IL MIO CANE

Avevo un bel cane,
quand'ero bambino,
che era solito farmi
un sacco di moine;
iniziava dalla mattina
il mio carissimo Billy
a saltarmi addosso
e a leccarmi le mani,
poiché era in quel modo
che era abituato a darmi
il suo buongiorno
sincero ed affettuoso.

Io gli ero affezionato
come a nessun altro
e per lui avrei fatto
chissà quale pazzia.

Si dava a scodinzolare
per la molta felicità,
quando si rendeva conto
che stavo per slegarlo
con il chiaro intento
di condurlo via con me
per permettergli di fare
tante corse sul prato.

I suoi grandi occhi,
sempre lucidi ed espressivi,
a volte sembravano
che volessero parlarmi;
anzi, in taluni momenti,
ero proprio convinto
che, se esso avesse avuto
la magica parola,
mi avrebbe ringraziato
con tutto il cuore
per il grandissimo bene
che gli dimostravo.

Sono certo che il poveretto
me ne voleva di più,
a giudicare i suoi gesti
assai eloquenti,
per cui posso affermare
che mai ho avuto
un amico uguale a lui,
capace di dedicarsi a me
con tutto sé stesso;
inoltre, se per caso
fosse stato necessario,
non avrebbe esitato
a sacrificarsi per me.

Ora spesso lo ricordo
con le lacrime agli occhi
e con quel sentito affetto
che per lui ho sempre nutrito;
perciò vorrei ancora
che fosse accanto a me
a manifestarmi ogni attimo
la sua schietta amicizia,
mentre io da parte mia
gli rifarei quelle carezze
che erano solite renderlo
contento come una pasqua!