94-MADISSA RIVELA A LUCEBIO IL SUO AMORE PER LUI

Dopo essersi incaricato di cercare un nuovo alloggio per Madissa e Rindella, che era riuscito a trovare presso la casa dell'amico Sosimo, Lucebio l'abbandonò in gran fretta, avendo sempre la compagnia di Zipro. Una volta che essi ebbero ripreso il cammino, il giovane credette opportuno domandare al carismatico uomo quale fosse la loro nuova destinazione. Perciò, intanto che constatava che il suo esimio capo appariva abbastanza soddisfatto, egli gli domandò:

«Posso sapere, illustre Lucebio, adesso dove siamo diretti, anche se ho già una mezza idea circa il luogo che stiamo per raggiungere? Ma forse non c'è neppure bisogno che me lo dici tu, dal momento che credo proprio di non sbagliarmi!»

«Come ti sei già reso conto, Zipro, stiamo andando a casa di Madissa, visto che Sosimo si è mostrato disponibile ad ospitare le due nobildonne! Quindi, questa volta dovrai essere tu a condurmi alla sua abitazione, siccome ignoro il luogo dove essa si trova!»

«Infatti, Lucebio, avevo già immaginato che ci stavamo dirigendo dove abitano le due nobildonne! In un certo senso, andiamo anche a casa mia, visto che i casolari di Madissa e di mia madre sono pressoché adiacenti. Perciò sei in buone mani nel recarti presso di loro e non potevi avere una guida migliore che ti accompagnasse alla loro casa!»

Dopo una buona mezzora di moderata andatura, essi giunsero dal maniscalco Fusso, dove lasciarono i loro cavalli tra la gioia incontenibile dell'artigiano, poiché egli si era sentito immensamente onorato di essere utile al capo dei ribelli. Il quale era la prima volta che andava a posteggiare il suo cavallo presso la sua bottega. Di lì poi Lucebio e Zipro si condussero sopra gli alti casolari, dove da molti anni avevano preso alloggio la principessa Rindella e la sua tutrice. In quel luogo, trovarono tutto tranquillo, poiché né si vedeva anima viva in giro, né si sentiva qualche voce provenire dall'interno delle poche case. Allora Lucebio, dopo essersi fatto indicare dal figlio della fioraia l'uscio di casa di Madissa, essendo sicuro di trovarla nella sua dimora, gli disse:

«Zipro, mentre mi trattengo con la nobildonna, che dovrò cercare di convincere a traslocare a casa del mio amico, tu aspettami in casa tua. In essa qualcosa troverai pure da fare per passare il tempo. Magari in essa potresti aver voglia di farti uno spuntino! Comunque, quando avrò finito con Madissa e sarà giunto il momento di andare via, verrò a bussarti alla porta per avvisarti. Ci siamo intesi?»

«Seguirò senz'altro il tuo suggerimento, nobile Lucebio. Perciò ora vado subito a chiudermi in casa mia, dove, come anche tu hai immaginato, di sicuro non me ne starò con le mani in mano. Forse mi darò a mangiucchiare qualcosa per tutto il tempo che aspetterò, come sono solito fare, quando rincaso e mia madre è ancora fuori a vendere le rose e altri fiori. Ammesso che nella credenza io riesca a trovare del pane e del companatico qualsiasi per farmi un tramezzino!»

Nei dintorni, come già accennato, c'era molta calma. Sia Stiriana che Feura erano entrambe assenti dalle loro rispettive abitazioni. Le due donne erano uscite, prima che Francide fosse andato a prendere la sua bella, allo scopo di condurla in giro e di farla svagare fino a mezzogiorno. Infatti, prima che il giovane lasciasse il loro campo, Lucebio gli aveva consigliato di raggiungere Rindella a casa sua e di condurla fuori città.

Una volta che fu davanti all'uscio di casa della donna, i cui battenti erano stati risistemati per bene il giorno precedente da Francide e da Astoride, Lucebio bussò con una certa moderazione alla sua porta. Alla sua bussata, però, egli non ebbe dall'interno una celere risposta. Ma dovette attendere un poco, prima che una voce di donna si facesse udire. Essa, a un certo punto, mostrandosi timorosa e quasi balbettando, si diede a domandare dall'interno dell'abitazione:

«Chi bussa alla mia porta? Se sei una persona sconosciuta, sappi che non ti aprirò! Se poi hai da chiedermi delle informazioni, fai pure le tue domande dall'esterno, poiché ci sento benissimo. Dopo averle ascoltate, ammesso che ne sia in grado, ti darò volentieri le risposte da dentro la mia casa. Potrò risponderti solamente in questo modo: mi hai inteso?»

«Sono un tuo amico, brava donna.» gli rispose Lucebio dal difuori «Non ho bisogno di ricevere da te alcuna informazione, ma ho soltanto necessità urgente di parlarti. Quindi, faresti bene ad aprirmi!»

Così Madissa, pur con una certa ritrosia, aprì la porta e sporse il capo dall'uscio. A prima vista, però, Lucebio le risultò un perfetto sconosciuto, non avendo ravvisato in lui la sua fiamma di un tempo. Perciò, apparendo molto confusa, timidamente gli domandò:

«Posso sapere chi sei, siccome non ti conosco affatto? Anzi, sono certa di non averti mai visto ed incontrato! Dunque, come hai fatto prima ad asserire che eri un mio amico?»

«Ti ripeto: sono un tuo grandissimo amico. Mi lasci entrare, per favore? Noi due abbiamo molte cose da dirci; ma possiamo parlare solamente dentro casa tua, se non ti dispiace!»

«Io non ho l'abitudine di fare entrare degli sconosciuti nella mia casa. Specialmente quando sono da sola! Inoltre, cosa mai potremmo avere noi due in comune per doverne parlare? Perciò desisti dalla tua pretesa, se non mi dici prima il tuo nome! Esso soltanto mi farà decidere come comportarmi con te! Allora vuoi darmi ascolto, sconosciuto, dicendomi chi realmente sei? Oppure devo richiudere la porta e rientrare?»

«Ti assicuro, Madissa, che noi due, diversamente da come credi, sul serio abbiamo molte cose in comune! Se non lo sai, ho approfittato dell'assenza di Rindella per venire a colloquiare con te. Stamattina ho mandato Francide per condurla fuori con lui. Ciò non ti fa pensare a niente? Neppure ti suggerisce chi io possa essere?»

Le asserzioni di Lucebio stupirono Madissa, la quale non riusciva a spiegarsi come egli fosse a conoscenza di tali fatti. Dopo quanto aveva asserito l'uomo, ella si diede a bersagliarlo con le seguenti domande:

«Come fai a conoscere il mio nome e a sapere perfino dell'esistenza della mia Rindella? Inoltre, a quale scopo ti sei messo a controllare i movimenti della mia ragazza, per cui eri al corrente che non era in casa? Mi dici pure quali sono i tuoi rapporti con Francide? Avanti, rispondi a ciascuna delle mie domande, se vuoi fare una buona cosa per me!»

«Non c'è stato nessun controllo da parte mia nei confronti della ragazza, cara mia Madissa! Devi sapere che Francide vive presso il mio campo, dove ospito lui e i suoi amici Iveonte ed Astoride.»

«A quanto vedo, sai una montagna di cose sulla mia persona, sulla mia Rindella e sugli amici che la frequentano! Dunque, perché non mi riveli anche il tuo nome e così la facciamo finita?»

«Come potrei essere disinformato su voi due, Madissa! Vorresti affermarmi che Francide non ti ha mai fatto il mio nome, quando ti si è presentato? Non lo credo nel modo più assoluto! Perciò non puoi non sapere ogni cosa sulla mia persona!»

Alle nuove parole dello sconosciuto, la donna, anziché preoccuparsi di rispondergli, si affrettò a farlo entrare e si adoperò anche con premura per accoglierlo degnamente nella sua umile abitazione. Dopo aver richiuso la porta dietro di sé, ella non fece accomodare subito l'ospite e nemmeno lo invitò a mettersi a suo agio, come l'educazione consigliava. Invece se ne restò dritta davanti a lui a contemplarselo estasiata. Quasi volesse scorgere sul suo volto un caro ricordo lontano, poiché avvertiva l'esigenza di riviverlo come a quel tempo, con la massima intensità. Di lì a poco, man mano che la sua contemplazione si faceva più penetrante e più incisiva, si andò attuando in lei una profonda trasformazione interiore. Quel cambiamento, ad un tratto, non la fece più appartenere alla sua realtà presente. Anzi, la catapultò in quel remoto passato, che riusciva ad avere forma e sostanza esclusivamente nel suo subcosciente. Perciò, intanto che la donna si immedesimava con esso, una emozione sempre più viva e travolgente ne insidiava il normale iter esistenziale e le faceva trasfigurare il volto. Inoltre, la immergeva in un qualcosa che non poteva affatto definirsi una vaga reminiscenza, bensì un'autentica esplosione di forti stati emozionali. Essi, che fino a quel momento erano rimasti in lei repressi ed inesplosi, solo in quel momento trovavano il tempo e il luogo per esprimersi nella più completa libertà e per estrinsecarsi nella forma più ottimale. A ogni modo, ciò avvenne poco dopo, ossia quando ella divenne preda della passione.

Ad un certo punto, le mani di Madissa si protesero senza riservatezza verso Lucebio ed iniziarono a sfiorargli il volto e la lunga barba argentea, la quale gli scendeva fino a metà petto. Al tocco delle varie parti del suo viso, la donna provava una sensazione estasiante e si sentiva come se nelle sue membra fosse ritornato a vibrare il vigore giovanile di un tempo. Per tale motivo, avrebbe voluto riempire di baci e di carezze il suo Lucebio. Anzi, avrebbe desiderato stringerlo con forza a sé, al fine di fargli sentire il suo incontaminato amore, quello che per anni era stato provato da lei unicamente per lui. Si trattava di quell'amore intenso e stupendo che ella, senza mai smettere, aveva seguitato a serbare e a coltivare nel proprio intimo. Ma a causa della sua sciocca riservatezza, aveva sempre rinunciato a palesarglielo e a dimostrarglielo anche per un solo attimo! In verità, Madissa, più che amare Lucebio, lo aveva idolatrato, lo aveva considerato una pura astrazione metafisica. In un certo senso, egli aveva rappresentato per lei una luce sfolgorante, la quale riusciva ad inondarla con i suoi raggi apportatori di una rara delizia e di un raro appagamento. Per l'introversa e riservata damigella d'onore, quella gratificazione trascendente, che le proveniva dal suo strano modo di amare, era già fin troppo. Per questo ella non aveva mai dato un peso eccessivo al fatto che Lucebio fosse completamente all'oscuro dell'immensa venerazione da lei profusa per lui. Alla fine, la gioia divenne incontenibile nell'animo di Madissa ed ella stessa non riuscì più a frenare la sua travolgente bramosia amorosa, la quale aveva stabilito di non trattenersi più oltre. Allora, sotto la spinta di tale impulso irrefrenabile, ella circondò fortemente con le sue braccia il suo venerato uomo ed incominciò a dare sfogo a tutte le sue inibizioni del passato. Così, mostrandosi ancora palesemente pudica, ella si diede a rivelargli:

«Lucebio, mio carissimo Lucebio, quanto ho atteso questo magnifico momento! L'ho bramato per tanti lunghi anni, poiché non ne potevo più di vivere astrattamente l'immenso amore, che ho sempre nutrito per te. Che stupida sono stata, ahimè, nell'aver voluto tenertelo sempre celato, anziché pensare a dargli l'attuazione più manifesta e più concreta, più istintiva e più sentita, più gratificante e più prodiga di soavi dolcezze. Pensavo che, con il trascorrere degli anni, l'amore, specialmente quello non vissuto e non soddisfatto in concreto, tendesse ad affievolirsi, a smorzarsi e ad annientarsi. Al contrario, mi sto accorgendo che non è stato come credevo; ho scoperto che esso non conosce età e resta identico ed indistruttibile in ogni tempo della nostra esistenza! Nonostante io abbia sessant'anni, mi ritrovo ancora ad impazzire per te, mi sento ancora un vulcano di suggestioni e di entusiasmi da spartire con te, riesco perfino a provare sensazioni incantevoli e favolose. Esse irraggiano il mio animo di una indefinibile felicità, la quale riesce a spaziare significativamente oltre le frontiere del tempo e della ragione!»

Il saggio uomo, da parte sua, mentre Madissa si agitava nelle sue effusioni amorose, che esternava nello stesso tempo con un candore ed un calore inesprimibili, la lasciò fare e dire. Intanto, però, andava sfiorando la sua chioma con grande dolcezza e con molta tenerezza. In un primo momento, egli si considerò al di sopra di quelle estrinsecazioni passionali della donna. Provò quasi una certa commiserazione verso di lei, per aver sofferto così a lungo, a causa dell'amore che gli aveva dedicato per l'intera sua esistenza. Per tale ragione, la sua naturale bonomia non si oppose e le permise di sfogarsi e di vivere unilateralmente la passione e la gioia che la pervadevano in maniera meravigliosa e l'arricchivano di una gioia inebriante.

In seguito Madissa venne ad intensificare gli assalti e i martellamenti, che le scaturivano dalla sua passionalità, il cui ardore avrebbe liquefatto perfino un ghiacciaio. Allora Lucebio iniziò ad avvertire dentro di sé un certo qualcosa, che non poteva più definirsi permissiva pietà. Al contrario, si rivelava una sorta di sensazione nuova, a lui del tutto sconosciuta fino a quel momento. Essa contemporaneamente si manifestava travolgente ed esaltante. Perciò le parole della donna cominciarono a sciogliere nell'uomo quel suo atteggiamento glaciale ed impassibile, sostituendovelo con un sentimento che gli si rivelava del tuto ignoto. Egli incominciò ad aprirsi a nuove sublimi idealità, quelle che in modo esclusivo l'amore può suscitare in una persona che ne viene catturata. Infine, dopo che la donna ebbe terminato di parlargli, una insolita emozione si impossessò di Lucebio, lo attraversò da capo a piedi, gli fece sussultare l'intera sfera psichica, riuscendo perfino a strappargli due grosse e calde lacrime. Esse prima gli rigarono le gote e poi si dispersero tra i peli della sua folta barba. Per cui non riuscì neppure lui a resistere alla grande commozione, la quale finalmente aveva fatto breccia nel suo cuore in modo repentino. A quel punto, egli si lasciò impulsivamente guidare da essa, dandosi a cingere con le braccia la donna, che si mostrava oltremodo innamorata di lui. Inoltre, si diede a coprirla di caldi baci e a farle le dolci moine che l'amore gli dettava teneramente e in gran copia, in quegli attimi così meravigliosi.


Poco dopo, sazi per il momento delle loro prime effusioni amorose, ebbe luogo fra Lucebio e Madissa un lungo e serrato colloquio. Durante il quale, però, più che parlare di loro stessi e dilungarsi sul loro trascorso passato, essi preferirono fare incentrare il loro discorso sulla principessa Rindella, essendo la ragazza a cuore all'uno e all'altra. A parlare per primo di lei fu Lucebio, il quale, assai emozionato, chiese alla donna:

«Madissa, perché non hai mai pensato di contattarmi in tutti questi anni e di mettermi al corrente della vostra esistenza? Io avrei potuto aiutarvi, poiché ho molti amici in Dorinda; ma non immaginavo neppure che Rindella fosse ancora viva, prima che Francide me ne parlasse! Quando il giovane mi riferì il nome della sua ragazza, gli chiesi subito se per caso non fosse Madissa la donna che si prendeva cura di lei. Dopo averne avuto conferma da lui, mi fu facile arguire che voi due eravate proprio le persone che mi interessavano di più al mondo! Per te, invece, non era affatto così, mia cara, a quanto pare! Altrimenti mi avresti cercato e raggiunto immediatamente con la nostra principessa!»

«In verità, Lucebio, tu sei stato sempre nei miei pensieri. Ma in tanti anni, non avevo più sentito parlare di te. Ti ho sempre creduto morto, da quando nella necropoli mi imbattei nei corpi inanimati dei due principini, i quali ti erano stati affidati dal re Cloronte. Non sai come la loro morte mi straziò il cuore! Pensai anche a te, al tuo inconsolabile dolore, nel quale di sicuro ti aveva trascinato la loro immatura uccisione, ammesso che tu fossi sopravvissuto ai due ragazzi. Attraverso lo stesso sotterraneo segreto, ti avevo seguito una mezzora più tardi, cioè dopo che la regina Elinnia mi aveva affidato l'infante principessina. Ella mi aveva consegnato anche un sacchetto di monete d'oro, perché io e la piccola non avessimo a vivere di stenti nella nostra vita futura. Una volta fuori della necropoli, eludendo la sorveglianza dei conquistatori, riuscii a condurmi con la bambina all'esterno delle mura della nostra città. Allora me ne allontanai senza perdere tempo, mettendomi in cammino verso il bosco che non era lontano. Così lo raggiunsi, dopo un'ora di faticosa camminata.»

«Grazie al dio Matarum, Madissa, tu avesti più fortuna di me nel portare in salvo la principessina! Ma vuoi dirmi anche cosa vi accadde, dopo che lasciaste la nostra città? Desidero tanto saperlo!»

«Procedendo in quella direzione, Lucebio, ben presto mi ritrovai presso la famiglia del pastore Siuo, la cui moglie Clena, essendo una fresca puerpera, poté allattare anche la piccola Rindella, fino a quando non fu in grado di nutrirsi con il latte delle capre. Per circa tre anni, io e Rindella vivemmo con quelle persone umili e semplici, le quali si dimostrarono sempre molto gentili e premurose nei nostri confronti. Quando poi feci ritorno a Dorinda con la piccola, il maniscalco Fusso, che incontrai casualmente per strada, mi diede una mano a trovare questo alloggio, dove abbiamo abitato fino ad oggi. Questa casa mi piacque in special modo, poiché mi aveva fatto incontrare la mia grande amica Stiriana. La quale si è dimostrata sempre affettuosa nei nostri riguardi, dandomi nei primi tempi perfino una mano a superare il mio abbattimento morale. Ma non avrei mai immaginato che un giorno la nostra grande amicizia si sarebbe frantumata in mille pezzi e sarebbe sfociata in una tragedia così immane per lei! Oggi continuo a domandarmi perché, a un certo momento, Stiriana è venuta a perdere il lume della ragione e ha osato pretendere l'impossibile prima da me e poi dal destino! Un fatto del genere non riesco ancora a spiegarmelo in nessun modo, amore mio, per cui mi risulta tuttora davvero inesplicabile!»

Allora l'uomo, prendendo spunto dalla risposta che avrebbe dovuto dare alla domanda della sua donna, ne volle approfittare per riprendere nuovamente con lei il discorso precedente. Esso, infatti, era stato interrotto dall'analitico racconto della donna. Così egli iniziò a dirle:

«Non ci è dato di conoscere gli insondabili sentieri del fato, Madissa. Comunque, questa è acqua passata e cerchiamo di ricordarcene il meno possibile, per favore! Da te invece voglio sapere perché, dopo che hai avuto mie notizie da Francide e dai suoi amici, non ti sei precipitata da me per sfogarti delle tue pene amorose e quelle di altro genere? Se devo esserti sincero, ciò mi ha stupito, mi ha quasi amareggiato!»

«Non l'ho fatto, Lucebio, solo perché avevo paura di tradirmi e di non riuscire più a nasconderti l'immenso e bruciante amore che nutrivo per te. Invece, nel profondo del mio intimo, ero ancora renitente a rivelartelo e a fare di me la tua fedele schiava per pura passione. Ma anche tu ci hai lasciate sole con il nostro destino, pur essendo venuto a conoscenza della nostra identità. Mi vuoi spiegare perché lo hai fatto?»

«In verità, Madissa, mi ero già riproposto di farvi una mia visita. Inoltre, non puoi accusarmi di avervi abbandonate al vostro destino. Hai dimenticato forse il giovane Francide? Con lui e con i suoi amici come protettori, non vi siete forse sentite superprotette e trovate del tutto a vostro agio? Se non sbaglio, il coraggioso giovane vi ha sempre difese validamente e più di una volta ha tratto Rindella da guai molto seri! Puoi negarlo? Nelle sue mani, perciò, vi consideravo in una vera botte di ferro e al sicuro da ogni pericolo, come hai potuto constatare tu stessa! Perciò non vi avevo abbandonate neppure un poco; ma vi tenevo di continuo sotto controllo!»

«Sì, in questo hai pienamente ragione, Lucebio. Francide, per noi, si è dimostrato una vera àncora di salvezza, il faro luminoso dei momenti più bui della nostra esistenza e ci ha risparmiato i naufragi peggiori. Ma adesso, visto che ci siamo, sempre riguardo al giovane, ho da farti una domanda che reputo di primaria importanza. Sappi che sarei voluta venire a fartela di persona già da tempo, dal momento che per me essa era essenziale. In merito, volevo da te una risposta convincente. Ciò, perché non condividevo, e continuo a non condividerla, la tua inconcepibile presa di posizione nei progetti che riguardano la principessa Rindella. Se tu non fossi stato il Lucebio che conoscevo, il luminare della saggezza, l'uomo che più di ogni altro Dorindano era degno della fiducia dei regnanti di Dorinda, ti avrei ritenuto folle non meno di Stiriana, se non di più! Per questa ragione, oggi pretendo da te una valida spiegazione in merito. E tu sai benissimo a cosa mi riferisco!»

«Vuoi essere più chiara con me, Madissa, visto che non ci sto capendo proprio niente di quanto mi vai dicendo? Vuoi farmi intendere bene a che cosa ti sei voluta riferire, quando hai tirato in ballo Francide, che adesso rappresenta il vostro paladino?»

«Esattamente al suo fidanzamento con Rindella, mio caro Lucebio! Perciò, ora che conosci bene il nocciolo della questione, mi domando come tu abbia potuto permetterlo e caldeggiarlo. Quasi si fosse trattato di una cosa perfettamente normale! A questo punto, mi ti sono chiarita abbastanza? Comunque, non c'era bisogno di questo mio ulteriore chiarimento, specialmente ad una saggia e scaltra persona, quale tu sei!»

«Madissa, non essere sciocca, per favore! Cerca di scendere dalle nuvole e di stare con i piedi saldi per terra, mentre affermi certe cose assurde! Vorresti che Rindella rimanga zitella a vita, solo perché è una principessa? A tale riguardo, tengo a precisarti che Francide non è un giovane qualunque! Inoltre, se non fosse stato per lui, Rindella probabilmente sarebbe già morta. E se proprio la morte l'avesse risparmiata, ella sarebbe uscita dalle sue disavventure sicuramente violentata e disonorata dai soldati di Cotuldo. È questo che avresti voluto per lei? Inoltre, pur ammettendo per ipotesi che da domani sul trono di Dorinda ritornasse a regnare Cloronte, mi sai dire dove il nostro sovrano riuscirebbe a trovare un principe degno della sua Rindella? Stanne certa che mai egli lo sceglierebbe tra i figli di quei sovrani che si sono macchiati di infamia e di tradimento proprio nei suoi confronti! Francide, invece, per le sue straordinarie doti che lo fanno ben figurare in ogni campo del sapere, vale più di tanti principi fannulloni che sono cresciuti all'insegna del vizio e dell'inettitudine. Te lo garantisco io, Madissa mia cara! Dunque, hai ancora qualcosa da obiettare sul loro fidanzamento oppure adesso ti sei finalmente ravveduta e capacitata, una buona volta per sempre? Mi preme saperlo subito, se non ti dispiace!»

«Le tue osservazioni, Lucebio, sono giuste ed indiscutibili; però esse non hanno ancora dissolto in me tutti i dubbi, circa il fidanzamento in questione. Se devo esserti sincera, ce ne sta ancora qualcuno che mi perseguita con il suo contenuto spigoloso e non recede dal rodermi interiormente, simile ad un tarlo che non demorde nella sua azione invasiva. Anche se il tuo ragionamento non fa una grinza, non riesco proprio a persuadermi del fatto che la principessa Rindella possa andare in sposa ad un giovane qualunque. Perciò, nonostante le tue rassicurazioni riguardo all'ineccepibile Francide, un certo pessimismo ancora mi assale, mi invade e mi provoca una grande inquietudine nell'animo!»

«Smettila, Madissa, con questi tuoi scrupoli ingiustificati e cerca di mostrarti più ottimista! Inoltre, per tua norma e regola, sappi che Francide non rappresenta affatto l'uomo della strada, poiché sono convinto che le sue origini non possono essere che nobili! Egli e la principessa Rindella formano la coppia migliore che io abbia mai conosciuta. Perfino quella dei nostri sovrani Cloronte ed Elinnia non avrebbe retto al loro confronto! Perciò rassicùrati e cerca di dormirci sopra felice e beata! Piuttosto dimmi se, da parte di Stiriana, ci sono mai state delle concrete minacce di ritorsione e di vendetta nei vostri confronti. Ecco, adesso è questa la cosa preminente che mi interessa apprendere da te! E riflettici bene, prima di darmi la tua risposta!»

«Certo che ce ne sono state, Lucebio, da parte sua! La sera stessa che Francide ed Astoride uccisero i suoi figli, ella mi ha affermato palesemente che mi avrebbe fatto conoscere il sapore della sua vendetta. La qual cosa, perciò, mi impensierisce terribilmente. Anzi, temo che, da un momento all'altro, la vendicativa donna possa denunciarci alle guardie del re Cotuldo, facendoci mettere in prigione. Ma più che preoccuparmi per me stessa, sono in pensiero per la incolumità di Rindella!»

«A questo proposito, Madissa, ti assicuro che non hai più niente da temere. Ho già provveduto a sottrarvi ad una vendetta dell'insana Stiriana, la quale non potrà mai più riuscire a farvi del male. Posso garantirtelo! Se lo vuoi sapere, la mia visita di questa mattina ha esattamente questo scopo! Tra poco ti spiegherò ogni cosa.»

«Lucebio, hai forse già fatta eliminare la megera dai tuoi uomini? È proprio questo che hai voluto darmi ad intendere? In caso contrario, non vedo come tu possa vietarglielo, considerato che io e Rindella abitiamo così vicine alla sua abitazione!»

«Non alludevo a questo, Madissa. Anche se la malvagia donna se lo sarebbe meritato! Ad evitare di macchiarmi di un delitto, invece ho preferito sottrarvi alla sua perfidia in modo diverso. Quest'oggi stesso, tu e Rindella lascerete questa catapecchia. Così andrete ad abitare in un'altra casa, la quale, oltre ad assicurarvi una sicura protezione, vi risulterà più comoda e più accogliente. Adesso spero che ti sentirai molto più tranquilla, dopo averti fatto questo mio confortevole annuncio!»

«Davvero lo dici, Lucebio?! Allora devo ammettere che poco fa ti ho ingiustamente accusato di non esserti interessato di noi abbastanza. Ma come poteva essere che la principessa Rindella venisse ignorata proprio da te? Sono stata una sciocca egoista a ritenere che la figlia del nostro sovrano potesse ricevere soltanto da me le migliori attenzioni possibili! Adesso mi dici in quale nuova casa andremo ad abitare io e la nostra principessina? Sono ansiosa di apprenderlo! Comunque, spero che continueremo a restare nella nostra Dorinda!»

«Certo che il vostro trasferimento avverrà in un luogo, il quale non si trova fuori città, Madissa! Perciò oggi stesso voi due andrete ad abitare presso la casa di un mio amico. Il quale, oltretutto, è pure una tua vecchia conoscenza! Sei contenta adesso?»

«E chi sarebbe mai, Lucebio, questa persona che dovrei conoscere? Durante l'intera mia esistenza, non mi risulta di aver fatto la conoscenza di altre persone maschie, oltre a te e al re Cloronte. Ma se lo dici tu, sarà senz'altro così. Spero almeno che non si tratti di una persona antipatica ed intrattabile, che già nel passato non riuscivo a digerire!»

«Madissa, te lo ricordi Sosimo, il comandante della guardia d'onore? Sono certo che non hai potuto dimenticarlo facilmente! Il motivo lo conosci abbastanza bene!»

«Ti riferisci proprio a quel bellimbusto, che per quasi un paio d'anni mi importunò con il suo assiduo ed ossessionante corteggiamento? Possibile, Lucebio, che proprio a lui dovevi rivolgerti per ospitarci?! Fra i tanti tuoi amici, non ce ne stava un altro in tutta Dorinda a cui rivolgerti? Pazienza! L'importante è che ci troveremo bene nella sua casa!»

«Esatto, Madissa! Devi sapere che egli era l'unica persona amica che poteva darvi una ospitalità adatta a voi. Ti assicuro che nel suo palazzo vi troverete del tutto a vostro agio. Lì sarete trattate con i guanti bianchi, poiché gli squisiti padroni di casa sono al corrente della identità della ragazza, che vive insieme con te!»

«Se me lo assicuri tu, Lucebio, non posso che crederci! Ma occorre sbrigarsi a fare il trasloco. Esso dovrà avvenire, prima che Stiriana si rifaccia viva a casa sua. Quella sarebbe anche capace di spiarci e di seguirci per cercare di conoscere la nostra nuova abitazione! Noi non dobbiamo darle questa opportunità: mi capisci, amore mio?»

«Come potrei non comprenderti, Madissa! Perciò affréttati ad approntare quelle poche cose che ritieni preziose ed indispensabili. Così dopo ci incammineremo sollecitamente verso la casa di Sosimo. Ci darà una mano a traslocare il giovane Zipro, il figlio di Feura, la quale è l'altra tua vicina di casa. Egli, che è un giovane molto in gamba, si trova in casa di sua madre e sta aspettando che io vada a chiamarlo.»

«Mi dici, Lucebio, se Rindella è stata già informata del cambio di abitazione? Ti faccio questa domanda perché stamattina Francide non ci ha comunicato questa bella novità!»

«Neppure lui, Madissa, era al corrente di come sarebbero andate le cose in mattinata. Ma ho avvisato il giovane di non accompagnarla da te, al ritorno dalla loro passeggiata. Egli dovrà invece condurla al nostro campo, dove gli saranno date le disposizioni sulla vostra nuova dimora. Perciò non preoccuparti per la principessa Rindella. Ella verrà accompagnata a casa del mio amico dal suo stesso fidanzato.»


Prima di mezzogiorno, Madissa già si trovava sistemata nella casa di Sosimo. Lì era stato già liberato e messo a disposizione delle due importanti ospiti un comodo ambiente, il quale si presentava veramente raccolto e gradevole. Nel tardo pomeriggio, ella fu raggiunta anche da Rindella, poiché ce l'avevano accompagnata Francide e il suo allievo Zipro. A sera tardi, perciò, dopo la sontuosa cena, le due donne si ritrovarono da sole nell'appartamentino assegnato ad entrambe dai padroni di casa. In quell'occasione, la principessa Rindella ebbe a fare alla sua tutrice le seguenti considerazioni:

«Non avrei mai immaginato, Madissa mia cara, di trovare in questa casa un'accoglienza così calda e generosamente ospitale. Deisa e Sosimo sono due persone amabili. Nei miei riguardi, si sono dimostrati di una gentilezza rara; di continuo sono stati attenti che io mi trovassi completamente a mio agio nella loro casa. Nell'una e nell'altro, inoltre, ho scorto una dedizione assoluta ed incondizionata verso di me. Quasi fossi stata una vera principessa! Mi domando perché mai c'è stato tanto loro interessamento nei miei confronti! Comunque, anche con te, sebbene in misura minore, essi si sono dimostrati rispettosi e cordiali, come se ti conoscessero da parecchio tempo. Sono molto felice di esserci trasferite in questa nuova casa. Essa, oltre ad offrirci delle ottime garanzie di assoluta sicurezza, ci fa trovare a nostro agio, rispetto a quella dove abbiamo abitato fino a ieri. Non ti pare, mia affettuosa tata?»

«Non c'è proprio da fare alcun paragone, Rindella! Poco fa mi hai chiesto perché mai gli anziani e facoltosi coniugi hanno dimostrato nei nostri confronti un atteggiamento premuroso e quasi deferente. Possibile che tu non riesca ad immaginartelo? Ebbene, due sono i motivi che li spingono a comportarsi nel modo da te notato. Il primo è rappresentato dalla persona che li ha pregati di ospitarci, cioè da Lucebio. Egli, dopo essere stato il pupillo dell'illustre re Kodrun, era divenuto il consigliere del re Cloronte. Oltre a ciò, adesso Lucebio capeggia la cospirazione contro l'attuale sovrano di Dorinda. Il secondo motivo è rappresentato dal tuo valoroso Francide. Egli e i suoi due amici, non molto tempo fa, fecero grazia della vita al loro nipote Solcio. Ma ciò non esclude che la loro ospitalità possa essere del tutto disinteressata, essendo Deisa e Sosimo due persone nobili e fondamentalmente inclini alla generosità. Allora sei rimasta soddisfatta dai miei chiarimenti in merito?»

«Certo che sì, Madissa! Ma adesso voglio sapere da te quali rapporti hai avuto nel passato con Lucebio. Tutte le volte che a tavola si faceva il suo nome, non mi è stato difficile accorgermi che l'espressione del tuo volto manifestava una grande agitazione interiore. Inoltre, arrossivi proprio come una fanciulletta. Scommetto che anche i nostri anfitrioni se ne sono accorti! A proposito di questi ultimi, ti è capitato di conoscere anche loro in passato? Ho avuto la netta sensazione che essi già ti conoscessero da molto tempo, ma se ne sono ben guardati dall'aprire il discorso sulla vostra remota conoscenza. Se poi ho visto male, sei pregata di correggermi!»

«Rindella mia, sono tante le domande che mi hai posto insieme, che non so da quale cominciare a risponderti. Perciò non potevi rivolgermene poche e non una valanga, come poco fa hai fatto? Con alcune di esse, posso cavarmela con uno scorcio chiarificatore. Invece tutte le altre mi fanno solo venire sonno, il quale già si sta facendo dolcemente strada dentro di me! Ma tu non senti il bisogno di dormire, come me?»

L'accondiscendente donna, non volendo scontentare Rindella che rappresentava la sua adorata principessa, stabilì di appagare la sua curiosità. Così si diede a riferire alla sua preziosa interlocutrice il periodo della sua vita che aveva riguardato appunto i fatti che la ragazza le aveva chiesto di raccontarle con particolare interesse.

«Anche se io non te l'ho mai detto, Rindella, al tempo del re Cloronte, ero la prima damigella d'onore della regina Elinnia. Sosimo, invece, era il comandante della guardia d'onore, per cui ci vedevamo a corte quasi tutti i giorni. Per alcuni anni, dovetti sorbirmi anche il suo serrato corteggiamento, essendosi perdutamente invaghito di me. Io, però, essendo innamorata di un altro uomo, non volli accettare le sue profferte amorose. Perciò alla fine egli ripiegò su Deisa, la figlia del nobile Tedo, facendo senz'altro una scelta migliore che se avesse sposato me. Io invece amavo Lucebio; ma preferii non rivelargli mai il mio amore, come pure mi esimetti dal dimostrarglielo in qualche maniera. Se lo vuoi sapere, lo confessai soltanto alla mia regina. Così me lo sono sempre tenuto serbato nel segreto del mio cuore, coltivandolo con tutto il mio candore e il mio fervore. Ecco: adesso ho risposto fedelmente a tutte le domande che mi hai fatte!»

«Possibile, Madissa, che da allora Lucebio non sia mai venuto a conoscenza dell'intenso amore che nutrivi per lui? Non posso crederci! Mi sembra davvero strano!»

«È stato proprio così, Rindella. Ma stamani è successo il grande miracolo. Quando Lucebio si è presentato a casa nostra, mentre eri con Francide, non sono riuscita a trattenermi in alcun modo. Allora ho perso il controllo del mio istinto passionale, il quale all'improvviso si è messo a ribollire e a fremere in me. Perciò gli ho confessato l'intero mio amore e ho finito anche per accendere il suo, facendo sciogliere quel suo carattere, che si era sempre dimostrato refrattario ad ogni passione amorosa. Alla fine ci siamo amati con l'ardore e l'intensità proprio di due ventenni, fino a pervenire ad una felicità estasiante, la quale ci ha travolti con un impeto smisurato. A questo punto, piccola mia, se non ti dispiace, vorrei tanto tuffarmi nel sonno e farmi una bella dormita. Gli avvenimenti della giornata, oltre a farmi beare, mi hanno stressata che non ti dico! Dunque, buonanotte, ragazza mia, e sogni d'oro!»

Fu così che le due stracche donne si misero subito a letto e si prepararono a fare la loro prima esperienza notturna nell'appartamentino, che il nobile e generoso Sosimo aveva messo a loro disposizione. Per ovvie ragioni, la nottata risultò ad entrambe più serena e più riposante. Ciò era dovuto al fatto che l'accogliente ambiente, che attualmente le ospitava, ispirava a Madissa e a Rindella un senso di tranquillità e di protezione. Allora esse, approfittandone, si sentirono più distese e quanto mai paghe della loro nuova esistenza, la quale, senza dubbio, era cambiata abbastanza e anche in meglio.