93-LUCEBIO CERCA UNA NUOVA DIMORA PER MADISSA E RINDELLA
Un'ora dopo, Lucebio e Zipro già cavalcavano alla volta di Dorinda. Quando la ebbero raggiunta, essi oltrepassarono le sue mura ed entrarono in città. A quel punto, Zipro ritenne opportuno rivolgersi all'illustre personaggio che accompagnava e domandargli per quale strada bisognava proseguire, non conoscendo il luogo a cui il suo capo era diretto. Perciò, distraendolo dai numerosi pensieri che in quel momento gli si affollavano nella mente, gli chiese:
«Posso sapere qual è la nostra meta, nobile Lucebio, dal momento che finora non me lo hai ancora detto? Dopo che mi avrai messo al corrente della nostra destinazione, saprò regolarmi da solo, siccome conosco a menadito tutte le strade di questa mia amata Dorinda!»
«Zipro, siamo diretti al palazzo del mio amico Sosimo. Comunque, sono già al corrente che tu sai benissimo dove esso si trova.»
«Infatti, adesso che mi hai rivelato il nome di colui che stiamo andando a trovare, Lucebio, come già ne sei a conoscenza, conosco sia lui che l'ubicazione della sua casa. Egli è il nonno del mio carissimo compagno Solcio! Lo sapevi che suo nipote ed io siamo diventati intimi amici, da quando abbiamo cominciato ad allenarci al campo con i due invincibili campioni? Perciò ci stimiamo reciprocamente, come se fossimo fratelli!»
«Invece, giovanotto, ero già al corrente pure di questo particolare. L'ultima volta che sono andato a trovarlo, il mio amico Sosimo mi ha riferito che fra te e suo nipote Solcio è nata una grande amicizia, la quale può essere definita quasi fraterna. Devi sapere che le notizie qui a Dorinda, belle o buone che siano, a volte volano sul dorso dei pennuti ed arrivano ovunque! Per questo, qualche giorno fa, ho incaricato voi due a portare a termine la missione che conosci, essendoci tra di voi molto affiatamento, oltre che un rispetto reciproco.»
«Ora, Lucebio, posso chiederti perché ci andiamo, ammesso che sia lecito volerlo sapere da parte mia? Ma ho ragione di credere che, in questa visita che vai a fare al tuo amico di sempre, c'entrino la nobildonna Madissa e sua nipote Rindella. Non è forse vero?»
«Esatto, Zipro! A causa dei fatti di ieri l'altro, vado a domandare al facoltoso Sosimo se può ospitare nella sua casa Madissa e Rindella. Come puoi immaginarti, dove esse sono adesso potrebbero correre ancora qualche rischio. Tu, naturalmente, non farai parola con nessuno della nuova sistemazione delle due donne, la quale dovrà restare segretissima perfino alla tua genitrice! Ci siamo intesi?»
«La tua è proprio un'ottima idea, Lucebio! Sì, è meglio far cambiare aria alle due nobildonne, le quali sono state abbastanza provate, a causa di quanto è accaduto ad entrambe un paio di giorni fa! Stiriana potrebbe decidere, da un momento all'altro, di vendicarsi nei loro confronti. Magari prezzolando qualcuno, al fine di arrecare del male alle poverette! Invece, presso la casa del nonno del mio amico, Madissa e Rindella, oltre a stare al sicuro, troveranno anche un ambiente molto più accogliente e confortevole, soprattutto degno di loro due. Quanto a me, illustre Lucebio, non farò una sola parola con nessuno sul loro nuovo alloggio. Dopo che esso ci sarà, manterrò il segreto perfino con mia madre! Sappi che ogni tuo ordine per me è legge. Del resto, lo è per tutti i tuoi fedeli seguaci! Ma se posso darti un mio consiglio, sono del parere che Stiriana vada soppressa, prima che sia in grado di fare del male alle due donne. Se tu non sei contrario, Lucebio, posso incaricarmene personalmente. La farò sparire dalla faccia della terra, senza che nessuno si accorga della sua scomparsa! Allora sei disposto a darmene mandato oppure sei contrario alla mia proposta per qualche motivo che non conosco?»
«Invece, Zipro, te lo proibisco categoricamente, poiché noi non siamo dei carnefici che uccidono a sangue freddo. Se ammazzassimo Stiriana, non saremmo diversi dal malvagio Cotuldo! Anche se ella resta un potenziale pericolo per Madissa e Rindella, per il momento ho deciso di non punirla, avendo ella già ricevuto il castigo che si meritava! In seguito, se la donna dovesse perseverare nel volere conseguire il suo obiettivo, divenendo così una concreta minaccia per loro due, allora, pur andando contro i miei principi morali, mi vedrò costretto a pronunciare contro di lei la sentenza che la condannerà alla pena capitale. Adesso, però, mi preme avvisarti che, quando saremo a casa del mio amico, ho bisogno di scambiare quattro chiacchiere con lui in piena riservatezza. Perciò ci lascerai parlare tranquillamente da soli, se lì non dovesse esserci il tuo compagno a farti trascorrere il tempo senza alcuna noia!»
«Lo avrei fatto senz'altro di mia iniziativa, venerabile Lucebio! Perciò potevi pure risparmiarti questa tua richiesta a me rivolta, poiché a certe cose riesco ad arrivarci da solo. Sebbene io sia molto giovane, mi sento già un uomo navigato. Smisi di fare il mammone, già nei primi anni della mia adolescenza, quando decisi di tuffarmi negli intrallazzi della vita mondana con la massima indipendenza. Ciò mi è stato assai utile, poiché mi ha permesso di diventare un uomo fatto con largo anticipo. Naturalmente, a causa di tale mia esuberante intraprendenza, ne ha sofferto tantissimo la mia povera madre, la quale avrebbe desiderato tutt'altro da me, come vengono sodisfate tantissime mamme dai loro figli!»
Zipro ebbe appena finito di fare le sue osservazioni e le sue precisazioni a colui che stava accompagnando, quando si giunse alla casa di Sosimo. La quale, a giudicarla dalla facciata esterna, si presentava come un palazzo davvero grande e sontuoso. Riguardo al proprietario, egli era un uomo dall'aspetto arzillo e dal viso rubicondo. Durante l'intera giornata, il possidente Dorindano non riusciva a stare fermo neanche un minuto. Insomma, era l'esatto contrario di Lucebio, il quale, durante il giorno, conduceva una vita sedentaria, contemplativa e meditabonda. Allora, non appena il suo amico e Zipro ebbero varcato la soglia del portone d'ingresso, avendoglielo aperto prontamente i suoi guardiani, Sosimo attese prima che egli smontasse da cavallo, naturalmente con l'aiuto del giovane accompagnatore. Ma subito dopo, si lanciò ad abbracciarlo, manifestando una gioia immensa ed esclamandogli:
«Quale buon vento ti ha condotto da me, mio carissimo Lucebio?! Le tue apparizioni mi risultano ogni volta delle fuoruscite di sole, attraverso un esteso strato di nuvole! La tua compagnia mi rallegra sempre e mi riempie di brio, amico mio! Grazie per la visita, che sei venuto a farmi! Ma spero che essa mi giunga con delle novità ottime e non cattive!»
Dopo esserci stato il caldo ed affettuoso abbraccio tra loro due, i quali erano amici di vecchia data, l'anziano Sosimo all'istante badò a farsi lasciare da soli dal giovane, dicendogli:
«Se non vuoi annoiarti con la nostra ammuffita compagnia, Zipro, puoi raggiungere il tuo amico Solcio. In questo istante, mio nipote si trova nella legnaia, dove si sta prestando a dare una mano al padre. Mio figlio Pilco da stamani è occupato ad aggiustare la legna acquistata ieri. Conoscendo i vostri solidi rapporti, sono certo che il tuo compagno sarà felicissimo di rivederti e di riabbracciarti con il solito caldo affetto!»
«Grazie, nobile Sosimo, per le notizie che mi hai appena date! Comunque, già ero a conoscenza di quanto mi hai riferito, siccome stamani già me lo aveva fatto presente tuo nipote. Forse non ne eri al corrente, ma io ho pernottato nella tua casa, dove stamattina vi ho fatto anche colazione insieme con Solcio. Adesso, visto che vi sono dovuto tornare, sarò molto lieto di dare una mano al suo genitore e a lui!»
Non appena il figlio della fioraia tolse il disturbo e li lasciò soli, Lucebio prese l'amico sotto braccio. Poi, dimostrandogli la massima cordialità, lo ringraziò per l'ottima accoglienza, che gli aveva riservata.
«Ti sono grato per il suggestivo paragone a cui sei ricorso, mio carissimo amico,» egli si diede a dirgli «per descrivere la mia presenza nella tua casa! Ma sappi che oggi non sono venuto da te per raccogliere elogi o altro di estimativo, poiché non sono in vena di accettarle. Sono qui per chiederti un grandissimo favore, che non potrai negarmi!»
«Invece, conoscendoti come le mie saccocce, Lucebio, sono sicuro che la tua richiesta potrà essere accolta da me senza difficoltà, qualunque essa sarà. Quindi, non ti resta che avanzarmela senza indugio da parte tua e permettermi di soddisfarla nella maniera che desideri!»
«Sosimo, però, intendo parlartene dove nessuno possa sentirci, trattandosi di un argomento abbastanza delicato! Inoltre, qui siamo disturbati in continuazione dal viavai fragoroso dei numerosi tuoi nipoti e nipotini. I quali non ci permettono di parlare con la dovuta calma, quella che quest'oggi ci occorre in maniera particolare! Mi comprendi?»
«Hai proprio ragione, Lucebio. Allora conviene andarcene nel patio. Esso, in questo momento, è l'unico ambiente che può considerarsi tranquillo, in tutta la mia spaziosa dimora. Perciò conduciamoci in quel posto! Una volta che ci saremo pervenuti, mi metterai al corrente del favore che hai deciso di chiedermi; anzi, consideralo già ottenuto. Solo dopo vedrò quanto mi sarà permesso di fare per te. Ma ti assicuro, amico mio, che potrà essere soltanto il meglio delle mie possibilità!»
Una volta lontani dal rincorrersi e dagli stridi chiassosi di tanti piccoli marmocchi, i quali non si sentivano di condurre altrimenti la loro esistenza, i due vecchi amici si ritrovarono seduti indisturbati davanti ad una fontana di foggia artistica. Mentre poi essi erano intenti ad osservare la sua acqua zampillante, la quale seguitava a venir giù senza mai interrompersi, Sosimo si affrettò a chiedere al suo amico:
«Adesso, Lucebio, vuoi dirmi di quale favore si tratta? Soprattutto voglio sapere perché l'argomento presenta la delicatezza, che mi hai fatto intendere! Se tu avessi attribuito ad esso una grande importanza, avrei potuto anche comprenderti; invece così mi hai messo nella condizione di non capirci un bel niente! Perciò sbrìgati a chiarirmi ogni cosa in merito e liberami dall'ansia, che da poco mi hai procurata con le tue parole alquanto misteriose!»
«Due donne, entrambe degne della mia massima stima, sono rimaste senza un'abitazione in cui dimorare. Perciò, Sosimo, sono venuto a chiederti un alloggio per loro presso la tua casa, la quale è abbastanza spaziosa e molto accogliente. Ma già ti avverto che non ti sarà permesso di rifiutarti, data la loro situazione, che non ammette alcuna dilazione!»
«Certo che non potrò ricusarmi di accoglierle, Lucebio, siccome sei tu a chiedermi il favore! Comunque, chi sarebbero poi queste due donne? Scommetto che sono madre e figlia! Non è vero che ho ragione, mio caro amico, avendola imbroccata giusta? Sarà senz'altro così!»
«Per il momento, Sosimo, facciamo finta che lo siano! Infatti, considerata la differenza degli anni che c'è fra loro due, esse potrebbero benissimo essere madre e figlia! Invece il loro rapporto non ti deve interessare, siccome esso non potrà influire sulla generosità con cui ti appresti a largire ad entrambe. Oppure mi sbaglio, a ragionare così?»
«Hai ragione, Lucebio, a pensarla in questo modo. Ma ciò non mi fa dispensare dal farti alcune domande su di loro. Perché mi dici che le due donne da te protette potrebbero essere madre e figlia? Forse esse non lo sono, almeno ufficialmente? In tal caso, vorrei sapere dove è finito l'uomo, il quale, sempre per finta, dovrebbe figurare in veste di marito dell'una e di padre dell'altra? Su, rivelami ogni cosa sulle due enigmatiche donne, per favore, e non farmi stare in ansia più del necessario!»
«Invece, devo deluderti, carissimo Sosimo, poiché non esiste alcun rapporto di sangue tra le tue future ospiti, neppure ufficiosamente! Ad ogni modo, preferirei non parlartene almeno per il momento, visto che non è lui, ossia l'uomo, che dovrai ospitare nella tua accogliente casa.»
«Ho la netta sensazione, Lucebio, che tu non me la stia raccontando per niente giusta. Possibile che, in gioventù, tu sia rimasto impegolato in qualche tresca, per cui oggi spunta il frutto dell'amorazzo di allora? Non ci posso assolutamente credere, amico mio! Conoscendoti bene come nessun altro, ti confesso che da te non me lo sarei mai aspettato! Oppure ho continuato a sbagliarmi nel ritenere che tu fossi fatto, come avevo sempre creduto? Comunque, non riesco ancora a crederci!»
«Non scherzare su queste cose, Sosimo, per piacere! Tra poco, quando avrai saputo chi sono le due donne, capirai perché mi sono dato un gran da fare per loro presso di te. Vedrai che ti farai in quattro e forse pure in otto, nel metterti a loro disposizione. Ti avverto, amico mio, che cercherai di accontentarle, indipendentemente dalla mia intercessione! Del resto, non potrebbe essere altrimenti, trattandosi di loro due!»
«Perché, chi sarebbero in realtà le due donne, Lucebio? Dovrei forse conoscerle? Ma vuoi deciderti a parlarmi finalmente senza circonlocuzioni, mio benedetto amico?! Così facendo, continui a mettermi addosso un sacco di apprensione. Essa, se non te ne sei ancora accorto, mi sta portando via la ragione, facendomi sentire come un vero citrullo!»
«Non c'è dubbio che ignori la ragazza nel modo più assoluto, Sosimo; ma senz'altro conosci benissimo la donna, poiché si tratta di Madissa. Adesso che ti ho fatto il suo nome, dovresti ricordarti di lei senza meno. Come la penso io, assolutamente non puoi averla dimenticata, anche a distanza di tantissimi anni. Se così fosse, mi meraviglierei moltissimo!»
«Hai detto proprio Madissa, Lucebio? Chi sarebbe costei? Il suo nome, se devo esserti sincero, oggi come oggi, mi risulta del tutto nuovo! Ma ne sei certo che ella è una mia vecchia conoscenza? Ne dubito nel modo più assoluto! Probabilmente, ti starai confondendo con qualcun altro, il quale l'avrà conosciuta al posto mio! Sarà proprio così!»
«Certo che la conosci, Sosimo, se te lo dico io! Forse, in questo istante, essendo trascorsi parecchi anni, il nome di lei ti sfugge di mente e non ti dice proprio niente. Comunque, dopo che ti avrò rinfrescato la memoria, facendotela rammentare bene, vedrai che farai un sobbalzo per la sorpresa, amico mio, e non potrai che darmi ragione!»
«Allora sbrìgati a ricordarmela, Lucebio, perché sto proprio friggendo dalla curiosità di saperlo! Devi comprendere questa mia memoria, la quale, se non è quella di un settantenne, ci manca poco. Essa, come hai potuto constatare, inizia ad accusare dei grandi vuoti. A volte, mi fa pure dei brutti scherzi, poiché non è come la tua, la quale si presenta ancora ferrea e senza alcun difetto!»
«Va bene, Sosimo, pur di accontentarti, adesso do una bella rinfrescata alla tua vacillante memoria! Madissa è la donna, alla quale tu un tempo, prima di sposare la dolce Deisa, facesti il filo per un paio di anni. Ricordo benissimo, quasi come se fosse un fatto di ieri, la tua assiduità nel corteggiarla; ma senza riuscire a conquistarla. Debbo rendertene atto, però, amico mio, che il tuo insuccesso fu dovuto al fatto che ella già amava qualcun altro nel segreto del suo cuore. Anche se, pur coltivandolo dentro di sé, non osava dimostrarglielo apertamente in qualche modo! Dopo queste mie parole, hai capito a chi ci stiamo riferendo?»
«Non mi dirai, Lucebio, che stai parlando proprio di lei, cioè della prima damigella d'onore della regina Elinnia?! Mi dici da dove ella è saltata fuori tutto all'improvviso? E tu come hai fatto ad incontrarla, dopo una infinità di tempo? Come mai la ragazza non è sua figlia, pur vivendo insieme con lei? Sei sicuro di ciò che affermi? Io ne dubito!»
«Invece è proprio Madissa la donna, di cui stiamo parlando, carissimo amico mio! Altrimenti, di quale altra donna dovrebbe trattarsi? Né ti devono importare il quando, il dove e il come mi sono imbattuto in lei! Ma ti garantisco che la ragazza non può essere la figlia di Madissa, per la semplice ragione che non è nata da lei. Devi sapere che l'ex corteggiata da te non si è mai sposata ed è rimasta ancora scapola ed illibata!»
Alla conferma dell'amico Lucebio, Sosimo, nonostante la propria età avanzata, arrossì come un pubere. Nello stesso tempo, egli avvertì delle forti palpitazioni dentro di sé e si sentì scuotere tutta la sua sfera psichica. Sembrava che una improvvisa folata di commozione fosse venuta a scombussolargliela, da cima a fondo. Anche Lucebio si accorse del trambusto che era venuto ad aversi nella sfera sentimentale di Sosimo. Allora cercò di destarlo da esso e di riportargli l'imbarazzata esistenza nei limiti della normalità. Quindi, con l'intento di troncargli nell'animo l'intera gamma di emozioni, che in quel momento l'amico stava vivendo intensamente e non voleva più staccarsi da esse, egli cercò di cambiare discorso. Per tale motivo, di punto in bianco, volle affermargli:
«Comunque, Sosimo, non posso negare che, prendendo in moglie la secondogenita del famoso Tedo, senza alcun dubbio sposasti un ottimo partito. Non risulta anche a te, che l'hai sperimentata di persona per tantissimi anni? Certo che sei d'accordo, non essendoti mai lamentato di lei, ogni volta che ci siamo ritrovati e ci siamo goduta per qualche ora la nostra bella amicizia!»
«Assolutamente non posso asserire il contrario, mio buon Lucebio! La mia Deisa, in tutti gli anni del nostro matrimonio, si è sempre dimostrata una donna impagabile. Inoltre, anche tu sai di quale copiosa prole ella ha arricchito la mia casa! A questo punto, però, mio carissimo amico, dovrai rivelarmi il nome dell'altro pretendente di Madissa. Mi riferisco a quello che mandò a monte i bei sogni della mia giovinezza! Per questo non osare rifiutarti in nessun modo, se non vuoi farmi un grande torto!»
«Invece, Sosimo, ti posso assicurare che non c'è mai stato un altro pretendente. Poco fa, se ricordi bene, ti ho riferito che era stata lei ad invaghirsi nascostamente di lui; però senza avergli mai dichiarato il suo perduto amore per lui. Hai forse già scordato quanto ti ho detto un momento fa? Te lo rammenti oppure no?»
«Non l'ho dimenticato, Lucebio; ma ugualmente voglio conoscere il suo nome. Te lo chiedo, per la nostra fraterna amicizia! Altrimenti, non riuscirò a darmi pace e a trovare l'ambiente adatto per le due donne! Te lo dico, amico mio, non per ricattarti.»
«Sosimo, se davvero lo vuoi sapere, ero io l'uomo di cui la stupenda Madissa si era follemente innamorata. Il suo innamoramento, però, avvenne a mia insaputa e nel segreto del suo cuore. Adesso che lo hai appreso, ti senti finalmente tranquillo?»
«Ma se mi affermi che Madissa non si azzardò mai a manifestarti il suo amore, Lucebio, vuoi farmi comprendere in che maniera ne venisti a conoscenza? Oppure è stato soltanto da poco che ella te lo ha candidamente confessato? Secondo la mia opinione, soltanto così si può spiegare ogni cosa, non potendo essere diversamente!»
«Invece, Sosimo, fu la regina Elinnia a palesarmi l'amore sviscerato che Madissa coltivava verso di me. Ella era solita confidare a lei i suoi più reconditi segreti e un giorno le svelò pure l'amoroso sentimento che dentro di sé nutriva nei miei confronti. Da parte mia, invece, anche dopo esserne venuto a conoscenza, continuai a fingere di non accorgermi del suo amore per me. Almeno adesso ti è tutto chiaro, amico mio?»
«Certamente, mio caro Lucebio. Ma tu perché non approfittasti della tua fortuna sfacciata? Madissa ti avrebbe fatto immensamente felice, considerate la sua bontà, la sua grazia e la sua splendida bellezza! A quel tempo, fossi stato io al posto tuo, amico mio! Invece, come si sa, la fortuna capita sempre a chi la rifiuta, senza approfittare proficuamente di essa! Né noi possiamo farci qualcosa per farla cambiare!»
«Ben lo credo anch'io, amico mio, che Madissa sarebbe stata un'ottima moglie per me! Ma se devo esserti franco, il matrimonio non era la mia aspirazione preminente, poiché volevo essere libero da ogni legame sia sentimentale che familiare. Anche la regina era al corrente che avevo già consacrato il mio amore alla mia Dorinda e avevo anche giurato che mi sarei dedicato alla mia città per l'intera mia esistenza!»
«Ritornando al discorso di prima, Lucebio, avevi proprio ragione, quando mi hai affermato che avrei accettato sotto il mio tetto le due donne, indipendentemente dal tuo intervento favorevole. Adesso che mi hai fatto presente ogni cosa, facendomi il nome di colei che dovrò ospitare in casa mia, te ne do atto! Ma tu questo lo sapevi già!»
«Ti prego di non correre troppo, Sosimo, ed evita di giungere subito a quelle conclusioni affrettate, alle quali non intendevo farti arrivare per niente. Difatti non mi riferivo mica a Madissa, quando ti ho fatto un'affermazione simile! Mi hai inteso?»
«A chi allora avevi fatto riferimento, se non a lei? Vuoi dirmi, Lucebio, quale altra sorpresa mi tieni in serbo?! Su, parla, amico mio; toglimi quest'altra curiosità, la quale, come immagino, forse è quella che mi sorprenderà maggiormente! Ma stamani dovevi proprio venire a scombussolarmi così tanto sia l'animo che la mente?»
«Sosimo, mi riferivo alla ragazza, la quale non è né la figlia né una parente prossima della nostra Madissa! Devi sapere che sarà lei che ti si rivelerà una indubbia sorpresa!»
«Eppure, mio caro Lucebio, fin dall'inizio del nostro discorso, ho creduto che ella fosse la figlia di Madissa e che il padre potessi essere solamente tu. Anzi, ci avrei giurato, amico mio, dal momento che vive insieme con lei! Invece ciò non può essere, da quanto hai detto!»
«Infatti, Sosimo, amico mio, ella non è figlia di nessuno di noi due! Se così fosse stato, non vedo quale grande sorpresa avrebbe dovuto ella rappresentare per te più di Madissa! A tuo parere, poteva mai la figlia valere per te più della madre? No, di certo! Allora sei pregato di tacere ed ascoltare quanto mi accingo a svelarti!»
«Come faccio, Lucebio, dopo che mi hai infuso tanta insaziabile curiosità nell'animo? Quindi, chi sarebbe questa benedetta ragazza? E come mai vive insieme con Madissa? Insomma, ti decidi a dirmi come si chiama? Sono sicuro che, dopo che me lo avrai detto, sarà proprio il suo nome a svelarmi il mistero da lei rappresentato! Perciò sbrìgati a riferirmelo, prima che io crolli per terra per l'ansietà!»
«La ragazza si chiama Rindella, Sosimo! Adesso che conosci il suo nome, non dovrebbero esserci più problemi per te per giungere alla verità su di lei! Allora esso ti ha fatto rendere conto di chi si tratta veramente oppure non ti sei reso ancora di lei?»
«Hai proprio detto Rindella? Adesso che ci penso, questo nome non mi giunge nuovo, Lucebio. Di sicuro devo averlo sentito in qualche parte. Ma dove? Ecco, adesso inizio a ricordare qualcosa, se la memoria non mi sta tradendo. Dimmi, amico mio: I regnanti di Dorinda non diedero il nome di Rindella alla loro ultimogenita? Per favore, non contraddirmi, rinfacciandomi che mi sto di nuovo sbagliando!»
«Invece, Sosimo, ti confermo che almeno adesso sei nel giusto! Con piacere constato che questa volta la memoria non ti ha fatto cilecca! Allora non posso ancora ritenere che tu sia già diventato un vecchio bacucco, come avevo temuto qualche attimo fa!»
«A proposito, che fine fece la poveretta, Lucebio? Mai più si è sentito parlare di lei, dopo la sventura toccata ai suoi genitori! Ma questa nuova Rindella cos'ha da spartire con la principessa? Come mai ella porta il suo nome? Lo trovo un fatto del tutto strano! Oppure vorresti asserirmi che ella è proprio la nostra principessa, la quale si è rifatta viva insieme con Madissa? Magari ella lo fosse per davvero!»
«Certo che te lo affermo, Sosimo! Neanche io avevo più sentito parlare di lei da allora. Invece, poco tempo fa, ho avuto notizie di Madissa e della principessina. In un primo momento, ho evitato di incontrarle, essendo già sotto un'ottima protezione. Ma ora che la loro vita è in pericolo, sono venuto da te a chiederti di ospitarle in casa tua, la quale è quasi un fortino. E tu non sarai così sciocco da rifiutare loro l'ospitalità!»
«Vu...vu...vuoi dire che la ragazza, la quale convive con Madissa, è proprio la principessa Rindella, la figlia del re Cloronte e della regina Elinnia? È questo che mi stai dicendo sul serio, Lucebio? Ed io dovrei ospitarla proprio nella mia casa?!»
«Precisamente, Sosimo! Fu la madre ad affidarla alla sua prima damigella d'onore, perché la mettesse in salvo dai falchi rapaci. Ma nessuno, oltre a noi due e a Madissa, deve venire a saperlo! Neanche Rindella sa ancora chi sono i suoi genitori. Per il momento, è meglio che ella non lo sappia. Glielo riveleremo a tempo debito, ossia quando la situazione in Dorinda ritornerà normale come prima!»
«Questa sì che è una bellissima sorpresa, Lucebio! Avevi proprio ragione! Per accogliere Rindella nella mia casa, sarei disposto anche a mettere fuori di essa tutti i miei familiari! Oh, quale onore sarà per me ospitare in casa mia la figlia del re Cloronte! Ma come giustificherò a Deisa la mia decisione di ospitare Madissa nella nostra casa? Ella è stata sempre al corrente del mio amore per la prima damigella d'onore della nostra sovrana e dell'assiduo corteggiamento che le feci in passato! Se non le diciamo pure della principessa Rindella, potrebbe farsi venire delle strane idee del tutto diverse dalla realtà!»
«In questo hai ragione, Sosimo. Neppure alla tua consorte possiamo celare la verità. Perciò le diremo come stanno realmente i fatti, pregandola, però, di non farne parola con anima viva: né con i figli e le figlie, né con le nuore e i generi! Da questa casa, non dovrà trapelare alcuna indiscrezione riguardante la principessa Rindella; altrimenti potrebbe andarci di mezzo la sua incolumità!»
«Grazie, Lucebio, per avermi tolto da tale imbarazzo! Tra poco darò immediatamente disposizioni alla servitù, affinché entro stasera approntino per loro un piccolo ma accogliente ambiente. A questo punto, amico mio, vorrei sapere perché solamente oggi hai deciso di venire a chiedermi di ospitarle. A mio avviso, avresti potuto farlo già prima, quando esse non correvano alcun pericolo, se la casa da loro abitata non era degna di loro due! Vuoi spiegarmi anche questa tua ingiusta presa di posizione nei loro confronti? Oppure una seria ragione prima te lo ha impedito in qualche modo?»
«Invece credimi, Sosimo, la risposta alle tue domande è una storia lunga e, in questo momento, non ho il tempo di raccontartela tutta. Ma ti prometto che non mancherà l'occasione di farlo, in uno dei nostri prossimi incontri. Adesso, però, devo andare a parlare del trasloco da noi predisposto proprio con la diretta interessata, cioè con Madissa, la quale ne è ancora all'oscuro. Pensa un poco che anch'io non la vedo da quella tragica notte che fu testimone di ignominie e di sciacallaggi di ogni genere! Perciò, come puoi immaginarti, il nostro incontro sarà patetico ed esplosivo allo stesso tempo. Intanto tu, se non ci saranno contrattempi, prepàrati a ricevere le due illustri e nobili donne entro la giornata odierna, poiché entro stasera esse saranno accompagnate a casa tua!»