92-ZIPRO VA DA FRANCIDE PER CONGRATULARSI CON LUI
Due giorni dopo, quando il sole aveva appena ridestato la città di Dorinda con i suoi tiepidi raggi, Zipro si era già alzato dal letto e stava consumando una sostanziosa colazione. Egli, però, non si trovava a casa sua, siccome veniva ospitato dall'amico Solcio nel palazzo del nonno, avendo avuto da fare il giorno prima per l'intera giornata. Entrambi avevano dovuto sbrigare un lavoro molto importante per conto di Lucebio. Esso, cioè, li aveva visti impegnati a fare delle ambasciate, da parte del loro capo, ai ribelli capizona della città. Ma pochi minuti più tardi, di buon mattino, quando le porte di Dorinda erano state aperte, lo si era visto sul proprio cavallo dirigersi alla volta del campo di Lucebio, mostrando una grande voglia di giungervi. Il giovane era impaziente di dare sfogo alla sua ansia di incontrarsi al più presto con Francide. Innanzitutto intendeva congratularsi con il suo maestro, per la brillante azione punitiva condotta un paio di giorni prima contro gli importunatori della sua Rindella. Dopo voleva anche metterlo al corrente che egli abitava da un anno vicino alla casa di Madissa. Infine gli premeva fargli sapere come si fosse adoperato per tirar fuori dai guai le due donne, senza essere a conoscenza che la fanciulla fosse la sua fidanzata. Anche se poi il proprio darsi da fare non era servito a niente, siccome era stato Francide stesso a togliere dai guai la propria ragazza e la sua tutrice Madissa.
Pervenuto così al campo di addestramento dei ribelli, Zipro lo trovò ancora deserto, visto che né il venerando suo capo né i tre valorosi giovani si erano ancora destati dal loro sonno. Il motivo? La sera precedente, tutti e quattro si erano attardati parecchio nella conversazione, per cui erano stati costretti a coricarsi a notte fonda, dopo essersi salutati in fretta e furia, a causa del ritardo. Il giovane allora, pur mostrandosi timoroso, alla fine ugualmente decise di condursi all'alloggio di Francide, non vedendo l'ora di svegliarlo e di parlargli. Egli si trovava già a pochi passi da esso, allorquando vide il suo maestro venir fuori dal proprio alloggio, sbadigliando e sgranchendosi le braccia. Costui allora, vedendolo presso la sua abitazione a quell'ora del mattino, gli domandò:
«Zipro, come mai quest'oggi sei così mattiniero? Non dirmi che sei qui per addestrarti a quest'ora del giorno! Oppure è stata tua madre a buttarti giù dal letto, poiché non ne poteva più di sopportarti dentro casa? Allora tu, non sapendo dove andare, sei venuto qui da noi. Ma sono più propenso a credere che qualcosa sia successo, per presentarti a quest'ora insolita del mattino! Non mi dire che mi sono sbagliato!»
«In verità, sono venuto pure per allenarmi, mio maestro d'armi; però all'ora consueta degli altri giorni. Invece, se sono qui così presto, è perché non vedevo l'ora di congratularmi con te. Sappi che sono al corrente di come hai sistemato, l'altro ieri al tramonto, i prepotenti figli di Stiriana. Quelle canaglie, che volevano abusare di due donne indifese, se la sono proprio meritata la lezione che gli hai impartita! Avrei voluto essere presente anch'io, in quel momento che li mandavi al Creatore, l'uno dopo l'altro! Così me la sarei divertita un mondo!»
«Ma tu come ne sei venuto a conoscenza, Zipro? Mi dici, per favore, chi ti ha riferito l'episodio che c'è stato l'altro ieri? A parte i miei amici e Lucebio, ero convinto che nessuno ne era venuto a conoscenza, essendo esso un luogo appartato! Invece sbuchi tu fuori dal nulla e mi fai prendere atto del contrario, spingendomi a sconfessare la mia stessa convinzione! Mi riferisci allora, mio bravissimo allievo, da chi lo hai appreso? Sto aspettando di sentirtelo dire, poiché mi preme apprenderlo!»
«Devi sapere, Francide, che la casa di mia madre è vicina alle abitazioni di Madissa e di Stiriana, anche se da appena un anno. È stata la mia attenta madre ad accorgersi di quanto stava succedendo fuori casa nostra, subodorando già da mezzodì di quel giorno che per Madissa e Rindella spirava una brutta aria. Verso il tramonto, poi, quando le cose si sono messe veramente male per le due poverette, ella subito mi ha inviato a chiamare le guardie regie. Ma quando sono ritornato insieme con loro, tu avevi già fatto piazza pulita dei loro ribaldi importunatori, raddrizzando ogni cosa che a un tratto era divenuta storta a causa loro. Per questa ragione, mi congratulo vivamente con te!»
«Come mai, Zipro, nei pochi mesi che frequento Rindella, non ci siamo mai incontrati su quegli alti casolari? Eppure lassù, in certi punti, due persone non possono neppure camminare stando l'una accanto all'altra, senza urtarsi a vicenda! Non ti pare strano il fatto che nessuno di noi due abbia mai scorto l'altro, pur essendoci uno spazio così esiguo, come ti ho fatto presente? Tu come giustifichi questo particolare?»
«Invece, Francide, non ci vedo niente di anormale in questo. Il motivo è molto semplice. Io non vivo con mia madre, ma vado a trovarla solo di rado; anzi, posso assicurarti che le mie visite sono trimestrali. L'altro ieri per caso ero andato la sera prima a farle una di tali rade visite, promettendole che sarei rimasto con lei anche il giorno dopo. Allora anche lei, avendo intenzione di festeggiare quel gradito avvenimento, è rimasta a casa per godersi la mia presenza e per prepararmi un pranzo di prim'ordine, come poi ha fatto, pur di compiacermi!»
«Se non sbaglio, non mi hai ancora detto da chi hai appreso che ero stato io ad uccidere i figli della vicina di casa di Madissa e che Rindella era la mia ragazza, dal momento che ne eri completamente all'oscuro! Quindi, vuoi parlarmelo adesso, per favore, senza più attardarti?»
«Lo appresi la sera stessa dal maniscalco Fusso, mio maestro, quando mi rivolsi a lui per avere notizie sul fidanzato della figlia di Madissa, essendosi dimostrato un ottimo combattente nel fare fuori tutti i figli di Stiriana. Così sono venuto a sapere da lui che eri tu. Egli, in quell'occasione, mi ha pure precisato che Rindella non è la figlia di Madissa. La cosa mi ha fatto molto piacere, ripromettendomi che stamattina, non avendolo potuto fare ieri per i motivi che Lucebio conosce, sarei venuto a complimentarmi con te. Perciò eccomi qui a farlo con infinita gioia e con grande sincerità! C'è qualcos'altro che vuoi aver chiarito da me?»
«Nient'altro, Zipro, poiché a questo punto mi è tutto chiaro. Ma essendo ancora presto per dare inizio al nostro addestramento, vado ad informare Lucebio di quanto mi hai rapportato. Se ti fa piacere, nel frattempo puoi iniziare a fare un po' di esercizi ginnici, di quelli che tre giorni fa ho insegnato al tuo gruppo, allo scopo di fare scaldare per bene i tuoi muscoli degli arti inferiori e superiori. Se non ci saranno contrattempi, ti prometto che sarò da te presto, al massimo entro un quarto d'ora!»
Una volta che Francide ebbe finito di raccontare ogni cosa a Lucebio, dopo averlo fatto svegliare prima del solito, l'anziano uomo invitò il giovane a condurre Zipro in sua presenza, siccome aveva bisogno di interrogarlo. Quando poi il figlio della fioraia gli fu ritto davanti, l'uomo, rivolgendosi al suo accompagnatore, gli disse:
«Adesso puoi lasciarci soli, Francide, perché qui non ho più bisogno della tua presenza. Ma intanto che rivolgo a Zipro qualche domanda su quanto mi hai raccontato, ti invito ad andare a rifocillarti con una buona colazione insieme con i tuoi amici. Se essi dormono ancora, sarai tu a svegliarli, per mettervi a fare colazione!»
Dopo che l'amico fraterno di Iveonte se ne fu andato e loro due si furono messi comodi nell'alloggio del vegliardo, costui incominciò a fare al figlio della fioraia Feura una batteria di domande, le cui risposte gli interessavano in modo particolare. Per la precisione, egli intendeva ricevere dal giovane quelle in merito all'uccisione dei figli di Stiriana, nella maniera più dettagliata possibile, oltre che esauriente.
«Mi sai dire qualcosa sulla vicina di casa di tua madre, Zipro? Logicamente, non mi sto riferendo a Madissa; ma all'altra donna, ossia a quella malvagia che hai conosciuto da poco. La quale giustamente è stata privata di tutti i suoi prepotenti rampolli. In verità, in quel maledetto giorno meritava anche lei di essere uccisa, insieme con i suoi figli!»
«Mia madre ed io sapevamo ben poco di lei, oltre al fatto che si chiamava Stiriana ed aveva una decina di figli, i quali si dedicavano al commercio e solo raramente facevano ritorno a casa loro. Il motivo è molto semplice, Lucebio. Come ho già fatto presente al mio maestro Francide, noi abitiamo in quel posto da appena un anno, senza un mese in più.»
«Hai detto proprio Stiriana, giovanotto, se ho udito bene? Questo nome non mi risulta nuovo! Perciò, se ella è davvero la donna, alla quale sto pensando in questo momento, devo considerare la sua azione ancora più inqualificabile, per certi fatti che conosco su di lei! Per la verità, non me lo sarei mai aspettato una vigliaccata simile proprio da lei! Non comprendo come mai Francide non mi abbia mai parlato di lei, in tutto questo tempo! Perciò glielo dovrò chiedere, non appena mi raggiungerà.»
«Savio Lucebio, è esattamente questo il suo nome! A sentire mia madre, Madissa e Stiriana alcuni mesi prima si trattavano come due sorelle. Avrebbe giurato che si conoscessero da sempre! Poi, all'improvviso, è iniziato ad esserci tra di loro una grande inimicizia. Ma siccome frequentava le loro case solo occasionalmente, mia madre non ha potuto appurare i motivi che avevano fatto sorgere fra le due donne un odio insanabile. Esse hanno iniziato a manifestarselo poco dopo alla luce del sole, senza nasconderlo a nessuno! Secondo mia madre, tra loro due qualche dissapore c'era stato senza meno. E anche grave, se erano arrivate ad odiarsi in quella maniera così palese! Ciò, a mio avviso, spiegherebbe anche il fatto per cui Madissa e Rindella non avevano mai parlato a Francide della loro vicina di casa.»
«Forse sarà stato questo il vero motivo, se il tuo maestro non è venuto a conoscenza della megera. Cambiando discorso, egli mi ha riferito pure che sei ricorso alle guardie regie e sei riuscito così a condurle sul luogo della strage: è vero pure questo? Comunque, stai tranquillo che non intendo biasimarti per esserti rivolto ai gendarmi del despota. Del resto, il nostro campo era molto lontano dalla loro casa, per poter chiedere aiuto in tempo utile ai nostri tre campioni! Ma sono convinto che il tuo primo pensiero siamo stati noi!»
«Infatti, venerabile Lucebio, ho pensato al mio fortissimo maestro. Ma come potevo rivolgermi a lui, se la sua lontananza da me era molta? Allora, come ripiego, mi sono rivolto alle guardie regie, essendo esse più a portata di mano; né mi è stato possibile fare altrimenti! Le due poverette, essendo abbandonate a sé stesse, ci facevano tanta pena e noi non sapevamo come trarle fuori dai guai, se non rivolgendoci ai gendarmi di Cotuldo. Io avrei fatto volentieri a meno di ricorrere a loro; solo che per le due donne il pericolo si faceva sempre più incombente e non si intravedeva altra soluzione al problema che le coinvolgeva. Avevo pure pensato di ricorrere al maniscalco di sotto; però subito mi sono reso conto che da lui poteva sperare ben poco in fatti d'armi e ho dovuto rinunciarci. Quindi, ho concluso che solo i gendarmi potevano farmi attuare tempestivamente i miei generosi propositi a vantaggio delle due sventurate donne. In serata, Fusso mi ha pure messo al corrente che Madissa e Rindella non sono donne comuni, ma delle vere nobildonne!»
«Certo che esse lo sono, Zipro! Ma, come già ho voluto fartelo sapere, io non intendo fartene una colpa, per essere ricorso alle guardie regie. D'altronde, già abbiamo convenuto che quella era l'unica decisione sensata da prendersi in quella circostanza, la quale concedeva ben poco tempo per un'altra soluzione! Piuttosto voglio sapere da te qual è stata la reazione di Stiriana, quando si è vista davanti i gendarmi del tiranno. In tutta questa vicenda, essa è la sola cosa che mi interessa in particolarmente! Mi sono spiegato, giovanotto? Quindi, sii preciso e non tralasciare nulla, nel mettermi al corrente di essa!»
«A un tratto, assumendo un atteggiamento strano, Stiriana è rimasta completamente muta: pareva che fosse uscita di senno in quella circostanza! Per tale motivo ella non ha voluto rispondere a nessuna domanda di Pleos, che era il comandante delle guardie, benché egli la invitasse a farlo con una certa insistenza, fino a spazientirsi!»
«Possibile che, durante tutto il tempo che le guardie regie sono rimaste in quel luogo, la donna non abbia proferito nemmeno una parola? Zipro, cerca di ricordarti meglio! Di sicuro ella avrà pur detto qualcosa sull'incidente che c'era stato poco prima, in loro presenza!»
«Oltre che darsi a guardare atterrita i suoi figli ammazzati e lamentarsi della loro morte, illustre Lucebio, Stiriana non ha detto nient'altro in merito a nessuna cosa. Almeno così mi sembra, se non mi è sfuggito qualche piccolo dettaglio in quel momento! Ma ti assicuro che non mi sono distratto neppure un poco, mentre ero lì!»
«Vuoi dire che contro le due donne non ci sono state, da parte della perfida strega, minacce verbali, come propositi di vendetta od altro? Ne sei fermamente convinto, Zipro? Oppure, senza accorgertene, non ci hai fatto caso? Se devo esserti sincero, conoscendola bene, il suo silenzio mi sembra del tutto assurdo e non lo giustifico in nessun modo!»
«Ti garantisco, Lucebio, che, fino a quando sono rimasto io sul posto con le guardie, dalla bocca di Stiriana non è uscita neppure una virgola in tal senso! Come già ti ho fatto presente, ella è rimasta letteralmente muta, quasi fosse inebetita e senza più il senso della ragione! Perfino il comandante delle guardie, a un certo punto, si è meravigliato di ciò e alla fine si è perfino scocciato di interrogarla.»
«Zipro, che cosa hai inteso dire con le tue parole "finché sono rimasto io sul posto"? Che forse non sei stato sempre presente, per tutta la durata della permanenza delle guardie regie in quel luogo, mentre esse eseguivano le loro indagini preliminari? È stato questo il senso delle tue parole, giovanotto? Spiégati meglio al riguardo, per favore!»
«È proprio come hai pensato, illustre Lucebio! A un certo momento, dei forti dolori addominali mi hanno costretto a rincasare, poiché essi mi facevano avvertire un grande bisogno di evacuare. Allora fuori è rimasta solo mia madre a fare compagnia ai gendarmi, per tutto il restante tempo che essi sono rimasti sui nostri casolari, al fine di capirci qualcosa. Ha assistito anche all'interrogatorio di Pleos fatto alle due donne.»
«Per quanto tu sappia, neanche in quel lasso di tempo Stiriana ha aperto bocca per riferire una qualsiasi cosa alle guardie oppure per minacciare qualcuno o qualcuna? Nulla ti ha detto tua madre in merito, dopo che ella è rientrata e vi siete rincontrati dentro casa? Ho bisogno che tu rammenti il più possibile qualcosa a tale proposito, Zipro!»
«Adesso che mi sovviene, Lucebio, mi pare che la mia genitrice, quando è rientrata in casa, mi abbia accennato qualcosa in merito. Mi ha detto che, mentre le guardie se ne stavano andando, Stiriana, a un tratto, ha interrotto il silenzio e ha cercato di fare una rivelazione. Ma poi si è subito trattenuta e non è andata più avanti a parlare, sebbene Pleos la sollecitasse a rivelargli tutto quanto ella stava per dire. Secondo mia madre, che è una donna molto intuitiva, Stiriana si è ammutolita, non appena si è accorta della sua presenza. Quasi l'avesse ritenuta una testimone scomoda! Ecco quale fatto c'è stato in mia assenza!»
«Zipro, come vedo, tua madre è dotata senz'altro di un intuito formidabile! A maggior ragione, voglio che tu rammenti le parole esatte, anche se incomplete, che Stiriana ha pronunciato davanti a tutti in quella circostanza. Cerca di fare un ultimo sforzo di memoria, se vuoi essermi utile, dovendo io prendere delle decisioni molto importanti!»
«Se non sbaglio, Lucebio, mi sembra che Stiriana, mentre le guardie regie se ne andavano, si sia messa a gridare: "Lo sapete voi chi è la ragazza? Certamente, voi non sapete proprio niente di lei! Allora ve lo dico io! Ella è la figlia del..." Ma poi, all'improvviso, si è cucita la bocca e non ha più voluto né terminare la frase né rivelare il nome del padre di Rindella, come se la presenza di qualcuna l'avesse trattenuta dal farlo. A detta di mia madre, quella qualcuna non poteva essere che lei. E io le credo, conoscendo come è fatta e come sa giudicare la mia genitrice!»
«Anch'io sono convinto che Stiriana si è decisa a frenare la sua lingua, solo quando si è resa conto che c'era tua madre presente. Ella ha voluto evitare di essere tacciata come una odiosa spia del tiranno, da parte di tutti i Dorindani. Ad ogni modo, Zipro, le tue risposte, essendomi risultate molto soddisfacenti, mi sono state assai preziose. Per questo te ne ringrazio infinitamente. Adesso, però, vorrei da te un altro favore. Una volta uscito dal mio alloggio, dovrai dire a Francide di raggiungermi immediatamente, siccome ho bisogno di parlargli con urgenza. Quanto a te, ti anticipo che oggi non potrai essere impegnato nel solito allenamento! A questo punto, prima di congedarti da me, puoi anche relazionarmi su come tu e Solcio ve la siete cavata ieri nel compito che vi avevo affidato il giorno prima. Mi preme saperlo, giovanotto!»
«Esimio Lucebio, è stato svolto da noi come ci avevi raccomandato. Per questo la tua ambasciata è stata recapitata puntualmente alle persone che ci avevi indicate.»
Allora Lucebio si compiacque con lui e lo congedò, pregandolo di informare il suo maestro che lo attendeva nella sua abitazione. Così, poco dopo, essendo stato avvisato da Zipro, Francide si ripresentò al saggio uomo con le idee ben chiare sul colloquio che quest'ultimo aveva avuto con il suo allievo nei precedenti dieci minuti. Perciò, avendo già immaginato ciò che aveva da dirgli, prima ancora che egli iniziasse a parlargli e a dargli delle disposizioni riguardanti la faccenda di Stiriana, gli disse:
«Lucebio, non è forse vero che, da quanto hai appreso dal mio allievo, è emerso qualcosa che ti ha fatto allarmare? Me ne sono accorto dall'impellenza con cui mi hai fatto chiamare! Ma vediamo se ho ragione e che cosa del resoconto di Zipro ti ha fatto assai preoccupare! Ma sono sicuro di non essermi sbagliato sulla mia interpretazione dei fatti!»
«Francide, è proprio come hai intuito! Dopo quanto è successo ieri, Madissa e Rindella non sono più al sicuro nella casa dove abitano adesso. Perciò occorre sistemarle in un'altra abitazione, magari presso amici fidati, che siano anche in grado di difenderle giorno e notte, nel caso che occorresse. Anzi, oggi stesso mi occuperò personalmente del loro trasloco. Nel frattempo, ti suggerisco di andare a prendere Rindella per condurla in giro con te e farla distrarre un poco. La poveretta deve trovarsi in uno stato scioccante, dopo quanto le è accaduto ieri l'altro. Perciò un po' di distrazione le gioverebbe tantissimo. Al ritorno dalla vostra passeggiata, però, anziché riportare la ragazza a casa sua, verrete da me. Così saprò dirti quale nuova abitazione avrò trovato per le due donne. Inoltre, dopo essere uscito da qui, avvisa Iveonte ed Astoride di pensarci loro ad allenare le nuove reclute, poiché la necessità ti impone di assentarti. A Zipro, invece, dirai di approntarmi il cavallo alla svelta e di prepararsi ad accompagnarmi a Dorinda. Adesso, essendoci detto tutto quello che dovevamo, puoi raggiungere i tuoi amici!»
Invece Francide poté portare l'ambasciata soltanto a Zipro, dal momento che Iveonte ed Astoride dormivano ancora come due ghiri. Perciò più tardi avrebbe dovuto pensarci lo stesso Lucebio a giustificare ai due giovani l'assenza del loro compagno. Inoltre, prima della sua partenza per Dorinda, egli li avrebbe pregati di farsi carico anche della parte di lavoro spettante al loro amico assente, siccome costui si era dovuto impegnare altrove per necessità. Il saggio uomo era convinto che essi non se la sarebbero presa in qualche modo, dopo averli messi al corrente dell'assenza di Francide, a causa della quale quella mattina avrebbero dovuto farsi carico pure del lavoro che competeva all'amico. Anzi, a suo parere, l'uno e l'altro avrebbero ritenuto cosa giusta la sua iniziativa, dopo aver considerato che essa era volta a perseguire due nobili scopi prettamente umanitari a favore di Rindella e di Madissa.
Dopo la partenza di Francide, Lucebio non riusciva ad astenersi dal fare alcune riflessioni su Stiriana. Ma il solo pensare a lei lo esasperava moltissimo, gli conturbava l'animo, lo metteva in un'agitazione terribile e, in cuor suo, gliela faceva tenere a sdegno. Possibile che proprio lei, nonostante fosse stata un tempo damigella d'onore della regina Elinnia, spudoratamente si fosse permessa di istigare i propri figli contro Rindella, pur sapendo che era la figlia del re Cloronte? Come aveva potuto osare tanto contro la principessa, senza avvertire neppure un po' di scrupolo per il suo infame operato? La donna aveva forse perso la ragione, per essere arrivata a tanto? Egli poteva comprendere la sua reazione di madre all'uccisione dei suoi figli, denunciando la ragazza ai gendarmi di Cotuldo. Ma né allora né mai avrebbe potuto aspettarsi una canagliata simile proprio da lei! La vecchia amica di Madissa, dopo averla prima concepita con fredda determinazione, aveva poi tentato di portarla a termine con cinica spietatezza. Perciò, a causa di un'azione così spudoratamente iniqua, la morte era la minima pena che le si potesse assegnare. Ella non avrebbe riscosso la pietà di un solo Dorindano, dopo il suo imperdonabile gesto a danno della loro principessa!
Oltre all'epilogo della vicenda che si conosceva, Lucebio si andava domandando quali potevano essere state le ragioni, che avevano spinto Madissa a troncare ogni relazione di amicizia con la vecchia compagna. C'entrava forse ancora Rindella? Se sì, quale insulsa proposta Stiriana si era permessa di avanzare all'amica? A giudicarla dalle conseguenze che ne erano derivate, essa l'aveva adirata a tal punto, da costringere la compagna di sempre ad azzerare, tutta in una volta, un'amicizia che durava da più di un trentennio. Egli si era convinto che con molte probabilità ella le aveva ventilato la proposta di matrimonio tra Rindella e uno dei suoi figli! Magari prospettandole un bel ricatto! Alla fine, non avendo trovato consenziente l'amica a tale unione matrimoniale da lei pretesa, la perfida Stiriana aveva tentato di ottenere con le cattive ciò che non era riuscita ad avere con le buone. A suo parere, quindi, la scellerata donna era convinta che giammai Madissa sarebbe ricorsa al re Cotuldo, al fine di avere giustizia da lui. Infatti, così facendo, ella avrebbe aggravato ulteriormente la già precaria posizione di Rindella. Sempre secondo le sue congetture, la sua scelleratezza e la sua mania di grandezza avevano finito per spingere Stiriana ad ideare la perfida macchinazione. Della quale ella si era macchiata in un secondo momento, dopo che i suoi figli avevano fatto ritorno nel focolare domestico, facendoli partecipare al suo insano progetto. Ma nel fare ciò, la madre li aveva solo messi in una pessima situazione, causando la loro morte.