90-ZIPRO E SUA MADRE CONTROLLANO I FIGLI DI STIRIANA
Poco tempo dopo che erano andati via Francide e Astoride dalla casa delle due donne, una dozzina di guardie regie si presentarono con urgenza su quegli alti casolari, dove da poco si era consumata la strage. Le accompagnava lo stesso giovane che era corso a chiamarle a scopo umanitario. Ma chi era costui che aveva messo al corrente i gendarmi di quanto stava succedendo a Madissa e a Rindella? A quanto pare, egli aveva voluto anche fargli strada, mentre si precipitavano ad intervenire in soccorso delle due donne, che si trovavano in serio pericolo.
Prima di interessarci a lui, bisogna precisare che in quel luogo sopraelevato ed appartato, oltre alle abitazioni di Madissa e di Stiriana, le quali per la verità si presentavano più decenti delle altre, vi erano altri cinque casolari. Essi appartenevano a famiglie che, essendo di infima estrazione sociale, a ragione o a torto, si pensava anche che fossero di indubbia moralità. Ebbene, uno di tali casolari era abitato da Feura, una donna che era rimasta anch'ella vedova durante l'occupazione di Dorinda, quando era incinta di otto mesi del suo unigenito. Il suo stato di gravidanza avanzata le aveva fatto risparmiare le violenze carnali subite da tantissime altre donne dorindane. Quando poi le era nato il figlio, ella gli aveva voluto dare lo stesso nome del povero marito assassinato, ossia Zipro. Dopo la sua nascita, la madre lo aveva tirato su, fra stenti e peripezie di ogni genere. Infatti, la poveretta ogni giorno era stata costretta a tirare avanti, adattandosi a fare tutti i mestieri, anche quelli più umili, a patto che non le intaccassero l'onestà e il pudore.
Al momento attuale dei fatti, era passato appena un anno, da quando la vedova era venuta ad abitare nella nuova casa con il giovane figlio. Perciò i suoi rapporti con Madissa e con Stiriana, essendo poco tempo che erano vicine di casa, non potevano ancora definirsi di buon vicinato. Al suo primo approccio con le due donne, essi risultavano quelli che le suggerivano l'educazione e la discrezione. Nei mesi precedenti, la perspicace Feura si era anche accorta dei dissidi che erano sorti fra le due intime amiche, senza però essere riuscita a comprenderne le ragioni. Ciò, perché ella frequentava la casa di entrambe solo occasionalmente, ossia quando aveva bisogno di chiedere all'una o all'altra qualche favore. Per il resto, la donna si limitava a rivolgere loro soltanto quel cordiale saluto, che la buona educazione consigliava tra persone civili. Riguardo al figlio Zipro, il quale non aveva ancora compiuto i diciotto anni, egli frequentava raramente la casa materna. Perciò la genitrice, durante lo scarso tempo della giornata che trascorreva nella propria abitazione, era costretta a vivervi quasi sempre come una eremita. Per la qual cosa, non le era consentito, come succedeva alle altre madri, di godere tutti i giorni della compagnia del proprio figliolo, il quale risultava anche unico. Fino all'età di quindici anni, il ragazzo si era fatto vedere molto spesso dalla madre; ma il suo rientro a casa era avvenuto ogni volta di sera, con il solo intento di cenarvi e di pernottarvi. Per questo, dopo la sua pesante giornata di lavoro, in quelle poche ore serali, il suo intrattenimento con il figlio era stato bastevole per risollevarle in parte il morale. Il quale, però, a causa di varie problematiche esistenziali, in lei si presentava quasi sempre basso.
In seguito, però, il figlio era diventato un uccel di bosco, ossia una specie di fantasma che, specialmente negli ultimi tempi, faceva le sue apparizioni nella propria casa assai di rado. Ecco perché le poche notti, nelle quali si conduceva in un mese a dormire nella casa materna, potevano contarsi sulle dita di una mano. Il qual fatto dispiaceva alla madre. Ella, per chi volesse esserne informato un po' di più, guadagnava a stento lo stretto necessario, esercitando il mestiere della fioraia ambulante. Si trattava di un'attività che aveva iniziato ad esercitare da una decina di anni, dalla quale, bene o male, riusciva a ricavare appena quel poco che le consentiva di sopravvivere senza troppi stenti.
Un bel giorno, Zipro si era presentato in casa sua ed aveva riferito alla madre che era entrato a far parte del gruppo dei ribelli. Le aveva anche chiarito che i Dorindani, che ne facevano parte, agivano in incognito e il loro scopo era quello di opporsi al tiranno Cotuldo. Essi vagheggiavano il ritorno del giusto e nobile re Cloronte sul trono di Dorinda. Tra l'altro, egli si era mostrato abbastanza fiero di aver conosciuto il venerabile Lucebio, l'uomo che era stato il saggio consigliere prima del re Kodrun e poi del suo unigenito re Cloronte. La notizia aveva rallegrato la madre, poiché era venuta a rassicurarla che il figlio non frequentava cattive compagnie. Come pure non era implicato in nessuna delle attività losche, delle quali in città si sentiva parlare sempre più spesso. Nel contempo, essa l'aveva messa in grande apprensione, al solo pensiero che il suo Zipro, da un giorno all'altro, potesse essere arrestato ed incarcerato dai soldati del despota oppure venirne addirittura ucciso.
Le cose fra il giovane e sua madre procedevano, esattamente come sono state appena rapportate, quando Feura era venuta ad abitare vicino alle dimore di Madissa e di Stiriana. Nell'intero anno che ella aveva traslocato nella nuova casa, Zipro era andato a farle visita solo tre volte, ossia aveva fatto un'apparizione ogni trimestre. Ma la sera precedente, a distanza di altri tre mesi, il suo unigenito aveva voluto fare la sua quarta visita alla genitrice. Allora la donna, nel vedersi il figlio di nuovo in casa, aveva gioito immensamente. Così, dopo averlo abbracciato con immensa tenerezza e con caldo affetto, ella, per festeggiare il suo nuovo rientro, si era affrettata a preparargli una speciale cenetta, che sarebbe dovuta risultargli molto succulenta. A tavola, intanto che si mangiava con gusto, tra un boccone e l'altro, l'emozionata vedova si era data a rivolgere al figlio Zipro domande di ogni genere; ma tutte che riguardavano la sua nuova attività di ribelle. Esse erano state le seguenti:
«Zipro, Figlio mio, mi dici come procedono le cose fra voi che, vi opponete al tiranno Cotuldo? Ci sono state delle novità, dall'ultima volta che ci siamo visti? Oppure tutto è rimasto come mi riferisti allora?»
«Invece, madre mia, le cose procedono a gonfie vele nella nostra società segreta. Specialmente dopo che a noi si sono uniti tre formidabili guerrieri! Essi sì che conoscono la vera arte del combattere! La loro esperienza nelle armi non ha limiti; anzi, sono sicuro che essa è insuperabile! Dovresti vederli quali diavolerie riescono a compiere con la spada e con i movimenti del corpo! I nostri nuovi adepti hanno iniziato a dare lezione di scherma a tutti gli altri ribelli, facendoci esercitare nelle armi fino a stancarci che non ti dico! Ma noi ugualmente siamo felicissimi del nostro stancante allenamento, poiché esso ci permette di apprendere tutto quanto essi ci vanno insegnando nella scherma e nelle arti marziali. In entrambe le cose, indubbiamente i nostri maestri si dimostrano dei provetti professionisti. Ti posso affermare che nell'intera Edelcadia non ci possono essere dei combattenti più validi di loro. Talmente grande è la loro bravura nell'uso delle armi e nelle arti marziali!»
«Come ho potuto capire, Zipro, allora pure tu ti eserciti con gli altri uomini di Lucebio nelle armi e in quelle altre cose, che non so cosa siano! Allora, in merito a tali esercitazioni, mi riferisci come te la cavi?»
«Ti confermo, madre, che anch'io partecipo insieme con gli altri ribelli, a tali esercitazioni! Volevi che figurassi un semplice spettatore in mezzo a loro, intanto che essi si esercitano nelle armi e nella lotta? Io vengo allenato da uno dei due campioni, il cui nome è Francide. Pensa che egli un giorno mi ha dichiarato che ho una certa predisposizione per il maneggio delle armi; perciò riesco ad apprendere abbastanza in fretta il loro uso. Naturalmente, so già che non riuscirò mai ad uguagliarlo. Egli è un vero asso nella perizia delle armi, anche se il primato in tale campo e in quello delle arti marziali spetta al suo amico Iveonte. Probabilmente, la differenza tra i due encomiabili maestri, che sono amici fraterni, è così insignificante ed impercettibile, che bisogna considerare la loro bravura praticamente identica! Ecco come stanno oggi le cose tra noi ribelli, dolce ed affettuosa madre mia!»
«Invece sul saggio Lucebio, figlio mio, cosa sai dirmi? Penso che avrai avuto pure dei contatti con lui, se dimora proprio dove vi esercitate! Lo sapevi che egli è anche un illustre educatore, come ho appreso da alcuni miei ricchi clienti? In tutta l'Edelcadia, nessuno lo supera!»
«Certo che ho dei rapporti anche con Lucebio, madre mia! Da un mese, ogni giorno sono con lui e gli parlo direttamente, siccome riesco ad ispirargli molta simpatia. Egli impersona la saggezza ed è venerato dalla totalità dei ribelli. Dovresti vedere il suo aspetto! Con la sua lunga barba brizzolata, l'uomo appare a tutti noi proprio un essere sovrumano! Comunque, già avevo appreso dagli altri ribelli che egli è un eccellente educatore, che ha anche aperto una scuola nella nostra città.»
«Zipro, ora vorrei che tu mi mettessi al corrente di quanto accadde nella Piazzetta degli Antenati. Cosa spinse l'usurpatore a muovere una rappresaglia così feroce contro coloro che vi abitavano? In quella circostanza, molte case furono date alle fiamme, parecchie persone furono uccise e tante altre furono tratte in arresto! Insomma, come appresi il giorno dopo, all'improvviso in quel luogo si scatenò il finimondo!»
«Non è difficile rispondere a questa tua domanda, madre. Alcuni giorni prima, c'era stata proprio in quella stessa piazzetta l'uccisione di una cinquantina di cavalleggeri di Cotuldo, da parte dei tre campioni, ai quali ti ho accennato poco fa. Ma i tre soldati superstiti andarono a riferire al loro re che era stata la plebaglia dorindana a trucidare i loro compagni. Con la loro falsa notizia, essi fecero sbrigliare la stizza del tiranno. Allora egli, circa un mese dopo, decretò contro di essa la rappresaglia, la quale fu attuata tre giorni dopo dai suoi soldati.»
«Almeno si sa quanti siete in totale voi ribelli, figlio? C'è qualcuno di voi che ne conosce il numero esatto? Secondo me, per adesso siete troppo pochi per rovesciare il nostro tiranno! Per questo motivo, di sicuro ci vorrà ancora parecchio tempo, prima che riusciate a raggiungere un numero sufficiente e a farvi conseguire il vostro nobile obiettivo!»
«Alla tua nuova domanda, madre, non saprei affatto rispondere. Soltanto Lucebio in persona potrebbe senz'altro darci la risposta esatta. Ad ogni modo, posso asserirti con certezza che è dei nostri anche Fusso, l'uomo che ha la sua mascalcia qui sotto, esattamente in fondo al nostro vicolo. Perciò, tutte le volte che vengo a farti visita, è a lui che lascio in custodia il mio cavallo, che mi è stato regalato dal mio amico Solcio. Sai una cosa? Il maniscalco è una persona simpatica e cordiale, come ce ne sono poche! Adesso che ricordo, è stato lui che mi parlò per primo di Lucebio, poiché egli lo conosceva, fin da quando regnava il re Cloronte.»
In verità, anche Iveonte, Francide ed Astoride lasciavano i loro cavalli presso la mascalcia di Fusso, quando si conducevano da Rindella, allo scopo di invitarla ad andare a spasso con loro, insieme con la principessa Lerinda. La prima volta essi gli si erano presentati con una raccomandazione di Lucebio. In seguito, però, avendo appreso chi erano realmente i tre giovani, l'esperto di mascalcia si sentiva onorato di badare alle loro bestie, per il tempo che essi si intrattenevano presso Madissa.
Ritornando adesso alla sfilza di domande che la fioraia si era data a fare al paziente figliolo, senza mai prendere respiro, ne era rimasta ancora una che la fioraia voleva fargli. Essa, siccome le interessava in modo particolare, non intendeva affatto rinunciarci. Per questo ella si era affrettata a fargliela, chiedendogli:
«Zipro, credi davvero che un giorno ci sarà la restaurazione nella nostra città e che il nostro ex sovrano ritornerà a regnare su Dorinda? In verità, non me la sento di credere ad un evento del genere, dal momento che poi dovremmo fare i conti pure con gli altri sei sovrani edelcadici, che essi sono alleati del despota Cotuldo!»
«All'inizio, madre mia, pensandola come te, mi mostravo anch'io molto scettico in merito. Ma da quando pure i tre invincibili guerrieri hanno abbracciato la nostra causa, ho incominciato a nutrire qualche speranza. Quando mi esercito con loro, mi viene spontaneo sperare che un giorno Dorinda ritornerà ad essere libera come un tempo e governata nuovamente dal suo magnanimo re Cloronte!»
Soltanto a tarda notte, la madre e il figlio erano stati vinti dal sonno. Perciò, troncato l'interessante colloquio al quale si stavano dando con piacere da un paio di ore, entrambi si erano messi subito a letto per dormirvi e trovarvi riposo. Inoltre, siccome la sera precedente il figlio aveva comunicato alla madre che anche il giorno dopo sarebbe rimasto a casa per l'intera giornata, la mattina seguente Feura aveva preso la decisione di non andare al suo solito lavoro di fioraia ambulante. Per cui aveva stabilito di regalarsi un bel giorno di riposo.
L'indomani la fioraia si era svegliata più tardi del solito, per aver voluto riposarsi anche lei un po' di più. Ma al suo risveglio, vedendo che il suo giovanotto era ancora immerso in un sonno profondo, ella aveva preferito lasciarlo ancora a letto a dormire. Più tardi, dopo essersi vestita in silenzio, cercando di fare il minimo rumore, la donna se ne era uscita di casa. Ella, avendo intenzione di preparare al suo Zipro un pranzo coi fiocchi e non trovandosi in casa tutti gli ingredienti che le occorrevano a tale scopo, era andata a comprare quelli che gli mancavano, prima che il figlio si svegliasse. Quando poi era rientrata, era quasi mezzogiorno; ma il suo unigenito continuava a dormirsela. Allora, poiché doveva ancora accudire alle faccende di casa, per poi dedicarsi alla cucina subito dopo, Feura si era affrettata a destare il figlio dormiglione. Forse, se ella non lo avesse fatto, egli sarebbe stato capace di far calare di nuovo la notte, senza che si fosse deciso ad alzarsi dal letto!
Una volta che si erano ritrovati intorno alla tavola, poiché il pranzo era bell'e pronto, la donna aveva iniziato a far presente al figlio:
«Zipro, c'è qualcosa qui fuori che non mi convince per niente! Nel ritornare dalla spesa, ho visto una decina di uomini, che stranamente continuavano ad uscire e ad entrare dalla casa della nostra vicina Stiriana. Nel dedicarsi a tali azioni, però, essi mostravano un atteggiamento assai borioso, come se ce l'avessero con qualcuno del vicinato.»
«In questo non ci vedo nulla di strano, madre. Di certo saranno i figli della nostra vicina di casa. Non mi avevi detto la volta scorsa che la donna aveva un sacco di figli e che essi giravano per il mondo per dedicarsi al loro commercio? Si vede che saranno ritornati da uno dei loro viaggi ed ora ne approfittano per fare compagnia alla loro madre!»
«Zipro, anch'io sono altrettanto convinta che sono proprio i figli di Stiriana. Solo che ho notato qualcosa che mi ha insospettita parecchio. Come ho potuto notare, in loro c'era una espressione di cattiveria, anziché la gioia di ritrovarsi adesso con la loro genitrice!»
«Mi dici cos'è che non va, mia incorreggibile curiosona? Quale loro stranezza ha dato adito ai tuoi sospetti? Probabilmente, essi avranno avuto un contrasto proprio con la loro mamma, per un motivo qualsiasi! Per la qual cosa, ora non sanno come risolversi.»
«Invece, Zipro, tutti quanti dimostravano di avercela con l'altra nostra vicina di casa, cioè la ex amica della madre. Osavano perfino farle pervenire degli sguardi minatori! Essi non smettevano di atteggiarsi da chi vuole minacciare e lo facevano intendere molto eloquentemente. Forse Stiriana avrà riferito ai figli qualcosa che di sicuro non può definirsi di rappacificazione! Perciò essi, anche se non la vedevano, vigliaccamente seguitavano a mostrarsi ostili alla donna, come se volessero divorarsela con le loro occhiatacce! Per fortuna, Rindella è fuori con il suo ragazzo e può considerarsi al sicuro! Adesso che ci penso, sono certa che quei manigoldi staranno aspettando la ragazza con oscuri e turpi propositi. Essendo sole, come faranno le poverette a difendersi dalle loro grinfie, visto che essi non hanno delle buone intenzioni nei loro confronti? Il solo fidanzato di Rindella non potrà farcela contro tutti loro. Non lo credi pure tu, che ora sei diventato un po' esperto nel campo?»
«Madre, non credi che adesso inizi ad esagerare? Il consiglio che ti do è quello di cessare di interessarti dei fatti degli altri, senza una valida giustificazione. Specialmente poi quando fai basare le tue preoccupazioni su semplici supposizioni, le quali non sono neppure suffragate da ottime ragioni! Da parte mia, dovendo recuperare parecchio sonno perduto in passato, me ne ritorno subito a letto. Buonanotte, madre mia!»
Nel tardo pomeriggio, Feura, spiando da una delle imposte socchiuse, aveva scorto Madissa uscire di casa con una certa premura e manifestamente molto nervosa. Poco dopo, ella aveva anche visto il più giovane dei figli di Stiriana venir fuori dalla sua abitazione. Approfittando poi dell'assenza delle due donne dalla loro casa, aveva manomesso la serratura della loro porta e vi si era introdotto abusivamente. Invece gli altri suoi fratelli, venuti fuori pochi attimi dopo, si erano messi ad andare avanti e indietro, facendo intendere che erano in attesa dell'arrivo di qualcuno. Ma essi chi potevano stare ad aspettare, se non le due sfortunate donne e il fidanzato della ragazza? Dunque, avendo oramai delle prove inconfutabili, la fioraia Feura si era precipitata a svegliare il suo unigenito, che seguitava a dormirsela come un ghiro. Così, dopo avergli rapportato gli ultimi sviluppi della situazione delle due donne, ella gli aveva soggiunto alquanto preoccupata:
«Zipro, oggi qui le cose si mettono male sul serio e forse ci scappa pure il morto, se non si prendono dei provvedimenti per evitarlo! Ma noi che possiamo fare sia per le due donne che per il fidanzato di Rindella? Suggeriscimi tu qualcosa circa il da farsi, poiché non so proprio a cosa pensare in una circostanza del genere!»
«Anch'io, madre mia, mi sento incapace di una iniziativa qualsiasi, poiché non sono in grado di affrontare tanti avversari tutti insieme! Se intervenissi a favore delle due donne, probabilmente metterei a repentaglio anche la mia vita! Allora ti toccherebbe piangermi da morto, anziché godermi da vivo! È questo che pretendi da me?»
«Ma se ti rivolgessi al maniscalco Fusso, Zipro, egli non ti darebbe una mano? Facendolo trovare qui sopra al tuo fianco, la cosa già sarebbe assai diversa! Non sembra anche a te?»
«In tre, non basteremmo ugualmente, madre mia! Inoltre, so per certo che Fusso ha sempre avuto poca dimestichezza con le armi. Perciò, pur avendolo accanto, non riceverei alcun aiuto da lui! Inoltre, ignoro perfino come il fidanzato di Rindella se la sappia cavare con le armi. Per cui non vorrei essere il solo a combattere contro dieci uomini, dei quali neppure conosco la perizia d'armi. Adesso mi hai compreso?»
«Allora, Zipro, come possiamo trarre dai guai le due donne e il giovane, se non ci sono persone sufficienti a fermare coloro che hanno deciso di commettere dei soprusi nei loro riguardi? Comunque, a qualcosa bisognerà pensare senza meno, prima che sia troppo tardi e le poverette subiscano un loro sopruso!»
«Non so cosa dirti, madre. Per il momento, sono a corto di idee e non me ne viene in merito nessuna utile. Non posso neppure correre al campo di Lucebio per chiedere aiuto al mio maestro. Come sai, il nostro rifugio è parecchio distante dalla nostra città e non riuscirei a tornare in tempo insieme con lui. Ti assicuro che egli saprebbe travolgerli in un battibaleno quei birbanti farabutti con la sua ineguagliabile scherma!»
«Se invece ci rivolgessimo alle guardie del re, le quali sono più vicine a casa nostra? Esse potrebbero fare davvero qualcosa in soccorso delle due donne e del giovane, se noi le facessimo intervenire, prima che il peggio li travolga tutti e tre!»
«Senza che ci sia stata ancora alcuna minaccia, madre? No no, la tua è una pessima idea! Bisogna evitare il ricorso alle guardie regie, senza una motivazione ben precisa. Invece prima ci conviene aspettare e vedere che cosa i figli di Stiriana intendono fare realmente contro le due donne e contro il giovane loro accompagnatore. Soltanto in seguito ad un loro pretestuoso e malevolo gesto che non si presti ad equivoci, potremo sentirci in obbligo di prendere qualche iniziativa qualsiasi. Fino a quel momento, però, staremo abbastanza calmi! Intesi, mamma?»
«Dopo, però, potrebbe essere troppo tardi, figlio mio. Invece occorre fare in modo da prevenire quei malintenzionati! Secondo me, dovresti precipitarti all'istante a chiedere soccorso alle guardie regie. Non paghiamo forse tanti esosi balzelli, perché ci difendano anche da furfanti del genere? Allora che se la guadagnino anch'esse la loro giornata ogni tanto, visto che non hanno mai niente da fare tutto il santo giorno!»
Pochi minuti più tardi, Madissa e Rindella erano apparse da sole su quegli alti casolari. Allora Feura si era domandata come mai non le avesse accompagnate il fidanzato della ragazza. Secondo la sua osservazione, con molte probabilità la sua vicina di casa era andata ad avvertirlo di ciò che stava accadendo presso la loro abitazione. Così il giovane si era tenuto alla larga dai dieci malintenzionati figli di Stiriana. Non poteva essere stato diversamente, anche se il suo agire era da considerarsi un atto riprovevole! Nel frattempo, non appena le due donne si erano rifatte vive là dove si trovavano i cinque casolari, i boriosi figli di Stiriana le avevano accerchiate ed avevano iniziato a schernirle. A quel punto, Feura non aveva voluto più attendere il resto dell'evoluzione della faccenda. Per questo aveva ordinato all'indeciso unigenito:
«Per come si sono messe le cose, Zipro, adesso il quadro della situazione è molto limpido. Perciò esci immediatamente dal finestrino posteriore e, senza dare per niente nell'occhio, corri a chiamare le guardie in servizio presso la reggia. Mi raccomando, falle venire al più presto, se esse non vogliono arrivare a delitto commesso!»
Allora il giovane le aveva ubbidito senza pensarci due volte. Così, eludendo il controllo dei figli di Stiriana, si era lanciato a chiamare le guardie, che erano distaccate presso il palazzo reale. Correndo all'impazzata sul suo cavallo in direzione della reggia, Zipro aveva incrociato Francide, il quale ugualmente era lanciato a tutta velocità, però in senso opposto. Per tale motivo, nessuno dei due aveva intravisto e riconosciuto l'altro, in preda come erano entrambi alla loro giustificata fretta. Giunto infine al corpo di guardia, il figlio della fioraia era stato ricevuto dal comandante Pleos. Costui aveva cominciato a fargli un mucchio di domande, prima di decidersi a lasciarlo parlare e a consentirgli di spiegare le ragioni che lo avevano indotto a chiedere il loro soccorso. Era stata questa la causa, per cui il giovane non aveva potuto far intervenire le guardie sollecitamente in aiuto delle due donne in stato di pericolo. Perciò esse si erano presentate alla loro abitazione, quando ormai Francide e Astoride avevano già provveduto a salvare Rindella e Madissa dalla proterva prole di Stiriana.