89-I FIGLI DI STIRIANA INTERVENGONO CONTRO RINDELLA

Un giorno, quando il tramonto si presentava rosseggiante ovunque, Francide riaccompagnava Rindella a casa sua. Essi ritornavano da una scampagnata, alla quale avevano preso parte anche i suoi due amici, la principessa Lerinda e una sua ancella. Quest'ultima era stata invitata allo scopo di farle intrattenere Astoride, non avendo egli contratto ancora alcun vincolo amoroso con nessuna ragazza dorindana. Francide era stato raccomandato dall'amico Iveonte di spicciarsi nel riaccompagnare a casa la sua bella, poiché dopo avrebbe dovuto raggiungerli alla reggia, da dove sarebbero ripartiti per raggiungere il loro campo. Egli non voleva che Lucebio continuasse ad attenderli ancora a lungo, siccome il vegliardo vi era stato lasciato solo per l'intero pomeriggio.

Ebbene, i due innamorati avevano già scantonato per tre volte consecutive, precisamente la prima svolta a destra, la seconda a sinistra e infine la terza di nuovo a destra. Perciò adesso essi stavano percorrendo il vicolo chiuso, in fondo al quale, sulla sinistra, era situata la scala che faceva giungere all'abitazione di Madissa. Essi ne avevano già superato la metà, quando all'improvviso scorsero la tutrice di Rindella che gli andava incontro con una certa sollecitudine. Come non era mai successo prima, la donna si affrettava a raggiungerli, mostrandosi preoccupata ed accaldata. Quasi la stessero inseguendo dei fantasmi! La qual cosa fece stupire i due giovani innamorati, per cui essi furono spinti a rivolgersi in segreto la seguente domanda: A cosa era dovuto il suo inspiegabile atteggiamento di quel tardo pomeriggio? Comunque, dopo che li ebbe raggiunti, Madissa, esternando parecchio affanno ed apparendo di una stranezza inspiegabile, si diede ad esclamare al giovane:

«Francide, lascia a me la mia Rindella, poiché stasera ci penserò io a ricondurla fino a casa nostra! Così vedremo se saranno capaci di portarmela via! Tu, invece, prima che il tramonto affoghi nel buio della sera, affréttati a ritornare dai tuoi amici. Essi di sicuro ti staranno aspettando nei pressi della reggia! Scusa il mio comportamento di quest'oggi, del quale non ho potuto fare a meno, e arrivederci a domani!»

«Grazie, Madissa,» le rispose il giovane «per avermi fatto risparmiare un po' di tempo. Oggi siamo molto in ritardo ed Iveonte non ha fatto altro che raccomandarmi di affrettarmi a raggiungerli! Ma sappi che nessuno intende toglierti la tua Rindella, se ti sei voluta riferire a me e ai miei amici! Al contrario, noi possiamo soltanto proteggerla e toglierla dai guai, ogni volta che venga ad averne!»

Dopo il giovane si rivolse alla sua ragazza e le disse amorevolmente:

«Allora a presto, Rindella! Stammi bene! Strada facendo, cerca di calmare la tua tata. Se non mi sbaglio, ella in questo inizio sera mi appare insolitamente agitata, per cui ha bisogno di essere rassicurata!»

Pronunciate tali parole, Francide prima fece voltare indietro il suo cavallo e poi si diresse di gran carriera verso la reggia. Egli era desideroso di raggiungere quanto prima Iveonte e Astoride, i quali lo attendevano davanti ad essa. Avanzando poi verso il palazzo reale, Francide notava in sé un cambiamento, che gli risultava davvero inconsueto. A un tratto, gli sembrò che il suo abituale animo, il quale di norma si mostrava sempre giulivo e spensierato, che avesse subito un brusco rannuvolamento. Per questo in quel momento esso lo faceva apparire tetro e malinconico. Nel congedarsi da Madissa, pur avendo giudicato il modo di comportarsi un autentico atto isterico, ugualmente lo aveva lasciato alquanto perplesso. Anzi, ora esso incominciava addirittura a preoccuparlo sul serio. Riflettendoci egli bene, mai la donna si era dimostrata nei suoi confronti così scorbutica ed intrattabile! Quindi, perché ella aveva assunto quell'atteggiamento da vera nevrastenica? Eppure al mattino, quando era andato a prendere Rindella, la donna gli era apparsa di tutt'altro umore. Avrebbe giurato che ella ne era stata felicissima e quanto mai soddisfatta!

Forse a casa sua, intanto che la donna era rimasta sola, era accaduto qualcosa tutt'altro che gradito? Ammesso pure che fosse stato un fatto spiacevole a ridurla in quello stato, come mai ella si era astenuta dal parlarne con lui, siccome in quella circostanza egli rappresentava l'unica persona che avrebbe potuto aiutarla in qualche modo? Dopo quelle sue due domande, iniziarono a farsi vivi nella sua mente i tanti discorsi che Madissa spesso gli aveva fatto, palesandogli ogni volta una grande preoccupazione. Essi avevano riguardato la sua ragazza ed avevano avuto tutti lo stesso contenuto, il quale la faceva apparire minacciata da qualcosa di brutto. Nell'ultimo suo discorso, ella era stata ancora più esplicita di quanto lo era stata le altre volte; però egli lo stesso non le aveva dato credito. Comunque, era stato questo il suo contenuto:

"Francide, giovane premuroso ed intraprendente, sei la sola persona, nella quale pongo la massima fiducia. Naturalmente, mi fido abbastanza pure dei tuoi amici Iveonte ed Astoride. Finché Rindella starà sotto la tua e la loro protezione, la ritengo al sicuro e lontana da ogni pericolo. Anche se non ci sembra, ella è stata molto provata dalla sorte e la sfortuna continua a perseguitarla tuttora. Ti prego di non considerare farneticanti le mie parole, se ti faccio presente che un pericolo la minaccia senza darle tregua. Perciò, quando le si presenterà, tu e i tuoi amici baderete a difenderla da esso, senza permettergli di nuocerle!"

Rievocando quelle parole della donna, l'amico fraterno di Iveonte si andava convincendo che esse non potevano essere state rivolte a lui personalmente e ai suoi due amici, poiché loro tre risultavano l'unica risorsa di speranze per le due sfortunate donne. Ma poi a qual fine andargli incontro e portargli via Rindella, quasi strappandogliela di mano? Ella avrebbe potuto benissimo attendere lui e la sua ragazza a casa loro, se intendeva fargli quel brusco ed ingiustificato affronto! Così, a mano a mano che egli si addentrava di più nello strano comportamento assunto da Madissa, Francide si andava convincendo sempre di più che la brava donna assolutamente non poteva avercela avuta con lui e con i suoi due compagni, nell'istante in cui gli aveva fatto intendere che degli individui volevano sottrarle la sua Rindella. Al contrario, ella si era voluta riferire ad altre persone, forse agli stessi ai quali aveva seguitato a fare accenno nei suoi oscuri discorsi. Inoltre, nell'esprimersi in quella maniera, aveva manifestato molto timore. Ma si poteva sapere quando essi si sarebbero presentati a far del male alla sua ragazza? Adesso egli si chiedeva. Dopo, ripensando all'infimo abbattimento della tutrice di Rindella e alla sua esclamazione ostinata "Così vedremo se saranno capaci di portarmela via!", Francide subito si preoccupò enormemente. Da quella frase, alla fine, egli arguì che quelli probabilmente già si erano fatti vivi a casa della donna. Allora se ne allarmò in modo indicibile e temette perfino per la sua amata.

Poco dopo il pensiero che la sua Rindella, indifesa com'era, potesse trovarsi nelle mani di loschi farabutti si diede a rimbombargli nella testa in modo ossessionante e senza dargli tregua alcuna. Si insinuò in essa come un tarlo rodente e trafittivo, fino a fargli sembrare che la sua scatola cranica volesse scoppiare da un momento all'altro, disseminando dappertutto le meningi che vi erano contenute. Anzi, il preoccupato giovane più si dirigeva verso la reggia e più quella ossessione gli si ripercuoteva nella mente con maggiore vigore, ossia più rafforzata e più insopprimibile. Infine, visto che non ne poteva più di quei pensieri assillanti, all'istante egli si voltò indietro e si diresse con la rapidità del vento verso la casa delle due donne, che ora credeva in serio pericolo.

Intanto che cos'era capitato a Rindella e a colei che le faceva da madre? Se i sospetti di Francide erano fondati, qualcosa già era successo oppure stava per accadere alle due poverette. Di preciso, cosa e da parte di chi? Per apprendere i fatti che le avevano coinvolte, bisogna andare a rintracciare il ritorno delle due donne a casa loro e seguirlo dal punto in cui esse si erano separate dal giovane. Il quale portava una gran fretta di raggiungere gli amici.


Quando Francide le aveva lasciate in strada e si era allontanato da loro rapidamente, Madissa e Rindella, da parte loro, si erano dirette verso la loro abitazione. Strada facendo, la ragazza non aveva perso tempo a rimproverare la donna, a causa del rude maltrattamento riservato al suo amato. Lungo il cammino, non riuscendo a mandare giù il boccone amaro in nessun modo, sbottando, si era messa a rinfacciarle:

«Devo farti notare, Madissa, che non mi è piaciuto affatto il modo con cui hai trattato il mio ragazzo! Ti sei scagliata contro di lui come una ossessa, quasi egli avesse avuto la peste! Mi dici che cosa ti ha presa, per comportarti così nei confronti del mio Francide? Non avresti mai dovuto trattare, nel modo che hai fatto, la persona, la quale si presta incessantemente a venirci in soccorso e ha anche portato nella nostra casa quel clima festoso, che in passato vi era sempre mancato! Se non mi sbaglio, fino a ieri hai sempre sostenuto che Francide rappresentava la nostra àncora di salvezza. Anche se, in realtà, non ho mai compreso, e continuo a non comprenderle tuttora, quelle tue strane fobie, che sovente ti prendono e ti fanno temere per la mia sicurezza!»

«Hai ragione, Rindella, non mi sono comportata bene con il tuo ragazzo. Trattandolo come sai, ho quasi ignorato completamente tutto quanto egli continua a fare per noi! Perciò ti chiedo scusa, piccola mia, e ti giuro che non lo farò mai più! Ma devi sapere che non ce l'avevo affatto con lui e con i suoi amici, quando mi sono espressa in quel modo; invece ero adirata per altri motivi. La mia collera, se lo vuoi sapere, era rivolta ad altre persone, le quali hanno deciso di dare concretezza ai miei timori, quelli che tu definisci fissazioni fobiche! Ecco: adesso sai perché ho agito in malo modo verso il nostro amabile Francide! A questo punto, però, mi pento di averlo fatto andare via!»

«Mi hai detto che ce l'avevi con altre persone?! Stai dicendo sul serio, Madissa? Ma esse chi sono e da dove sono sbucate all'improvviso?»

«Se lo vuoi sapere, mia cara Rindella, mi sono voluta riferire esattamente ai dieci figli di Stiriana, i quali sono rientrati questa mattina presto! Ecco: adesso conosci la verità!»

«Stai davvero parlando dei figli della nostra vicina di casa, Madissa?! Ma ti senti bene? Anzi, vuoi spiegarmi che cosa hanno essi da spartire con me? Avanti, sbrìgati a palesarmi ogni cosa, per favore, dal momento che non ci vedo alcun nesso logico!»

«In un certo senso, piccola mia, con te essi hanno da spartire niente e tutto. Ma non so come spiegarmi per farti capire meglio ogni cosa. Comunque, il fatto è che, riguardo a loro, so cose che tu ignori totalmente! Riesci a comprendermi adesso, Rindella?»

«Invece continuo a non seguirti per niente, Madissa! Perciò fammi la cortesia di rapportarmi ogni cosa che riguarda loro e me, se vuoi che io mi senta tranquilla! Le tue parole mi stanno già procurando molta inquietudine e parecchio nervosismo. Inoltre, considerato che sei entrata nell'argomento, mi dici pure perché, da un giorno all'altro, troncasti ogni rapporto di amicizia con la loro madre? Cosa avvenne di preciso fra te e la tua vecchia amica Stiriana? Sono sicura che i due fatti sono in relazione l'uno con l'altro. Non è forse vero che è come ho supposto, mia cara tutrice? Su, ammettilo!»

«Non ti sei sbagliata, dolce bambina mia! Adesso te ne faccio un resoconto, per farti apprendere l'intera verità. Ti ricordi che sei mesi fa decisi che noi due dovevamo togliere il saluto alla nostra vicina di casa, considerato che non lo meritava più? Ebbene, a quel tempo, ci fu un motivo validissimo a spingermi a tale decisione. Allora non volli spiegartene le ragioni, poiché intendevo evitare di allarmarti. Ti ringrazio per avermi ubbidito in quella circostanza, fidandoti ciecamente di me e rinunciando a farmi altre domande in proposito. Visto come stanno le cose, non posso più sottacerti la gravità della situazione. Rindella, sai cosa osò chiedermi, sarebbe meglio dire impormi, quella sfacciata di Stiriana, benché fosse la mia migliore amica?»

«Madissa, poiché hai stabilito di non tenerti più il grande segreto e poiché esso mi riguarda personalmente, parlamene pure ora. Perciò dimmi cosa di così orribile quella volta la nostra vicina di casa cercò di importi, inducendoti subito dopo a nutrire per lei un odio implacabile e duraturo! Ma forse comincio ad immaginarmelo!»

«Quella sconsiderata della mia ex amica, Rindella, pretese che io ti dessi in moglie all'ultimo dei suoi figli, cioè a Partros, quell'antipatico libertino che non ho mai potuto digerire! Adesso che te l'ho detta, conosci anche tu l'intera verità su ciò che c'era stato tra me e Stiriana. Per cui puoi comprendere la mia reazione di quel giorno! Non credi anche tu che feci molto bene a rompere ogni amicizia che avevamo con lei?»

«Madissa, se questo fu il motivo che ti spinse a spezzare ogni legame amichevole con Stiriana, non posso biasimare la decisione che prendesti in quella circostanza. Ti do atto che quel giorno facesti la cosa migliore! Ad ogni modo, non capisco perché l'odierno ritorno dei figli di Stiriana a casa loro ti abbia procurato tanta agitazione nell'animo. Non ti pare che attualmente anch'essi, come la loro madre, non hanno nulla a che vedere con noi? Dunque, per qual motivo ti sei allarmata e continui a fartene una ragione? Ci basta assumere nei confronti dei figli lo stesso atteggiamento che riserviamo alla loro madre e tutto finisce lì! Non sembra pure a te? O forse c'è dell'altro, che volutamente mi hai tenuto nascosto? Sei pregata di spiegarti meglio su questa incredibile vicenda!»

«Hai ragione, Rindella! Subito dopo essere ritornati ed essersi visti con la madre, i dieci figli di Stiriana si sono armati di tutto punto e sono venuti fuori con molta arroganza. Dopo hanno cominciato ad andare avanti e indietro proprio dirimpetto a casa nostra, indirizzandomi delle vere occhiatacce. Quasi volessero esprimermi una grave minaccia! Dai loro gesti e dalle loro frasi, non mi è stato difficile arguire che essi stavano aspettando proprio il tuo Francide, desiderosi di dargli una bella lezione e di costringerlo a rinunciare a te. Per questo sono venuta giù dal lastrico e vi sono venuta incontro. La mia intenzione era quella di tenere lontano il tuo ragazzo dalla nostra casa e, come vedi, ci sono riuscita! Essendo i figli di Stiriana in dieci, non volevo che il tuo Francide li affrontasse da solo, poiché temevo che avrebbero potuto fargli molto male! Non dovevo forse comportarmi come ho fatto, Rindella, oppure credi che io abbia agito male? Voglia il cielo che il mio comportamento non sia stato invece del tutto errato!»

«In precedenza, Madissa, ho condiviso appieno la decisione che ti portò a rompere con la tua amica. Ma ora non posso che disapprovare la tua iniziativa, con la quale hai voluto estromettere Francide dalla nostra attuale disavventura. Essa è stata una mossa quanto mai incauta e a nostro detrimento! Se le tue impressioni non ti hanno tradita, mi sai dire chi ci difenderà tra poco dai figli di Stiriana, avendo mandato via il mio Francide? Tuo dovere, invece, per la nostra incolumità, sarebbe stato quello di metterlo al corrente di ogni cosa. Così egli si sarebbe adoperato per mostrarsi all'altezza della situazione. Si vede che non mi credesti quel giorno, quando ti riferii che neppure cento soldati avrebbero spaventato il mio valoroso ragazzo. Per cui oggi hai pensato che dieci uomini, i quali di sicuro sono anche digiuni nell'uso delle armi, avrebbero potuto fermarlo e procurargli del male. A questo punto, per come si sono messe le cose, mia cara, dobbiamo soltanto sperare che tu abbia visto male e che i tuoi sospetti siano completamente infondati!»

Invece la donna aveva visto giusto. Perciò, ora che ci accingiamo ad immetterci nel loro presente, prepariamoci a prendere atto che per loro si stava profilando una sgradita sorpresa. La quale gli era stata preparata dai numerosi figli di Stiriana, intenzionati com'erano ad intervenire contro entrambe le poverette da spavaldi prepotenti.


Appena ritornate presso la loro dimora, Rindella e la sua tutrice si videro accerchiare da nove dei dieci figli della loro vicina di casa. Essi si presentavano armati fino ai denti. Mancava solo il loro fratello minore. Dai loro volti, comunque, si sprigionavano delle risatine sarcastiche, delle quali le due donne non riuscivano a comprendere il significato. Allora Madissa, protestando, cominciò subito a gridare a tutti loro:

«Lasciateci stare e fateci passare, se non è vostro desiderio di mettervi in guai abbastanza seri! Ma nel caso che vi rifiutaste di darmi retta, dopo ci sarebbe chi vi farebbe pentire dei vostri atti arroganti! In alternativa, potremmo sempre ricorrere ai gendarmi del re Cotuldo, i quali vi farebbero assaggiare i disagi e le sofferenze del carcere. Per il momento, il mio è soltanto un avvertimento!»

Alle parole di protesta della donna, essi proruppero in schiamazzi di risate, che valsero a fare uscire dal suo casolare la loro madre, la quale, da pochi mesi, era diventata l'acerba nemica di Madissa. La donna, da parte sua, dopo essersi fatta avanti con molta alterigia, con fine ironia si diede a rassicurare le due donne, dicendo loro:

«Non avete nulla da temere, mia dolce Rindella e mia cara Madissa. Ai miei figli piace soltanto scherzare un po'. Essi oggi hanno una gran voglia di fare un sacco di festa e tantissima baldoria. A tale riguardo, voglio comunicarvi che sta per sposarsi il loro fratello Partros. Il mio rampollo sta appunto aspettando con impazienza la sua indecisa sposina! Adesso che lo sapete, non dovreste più spaventarvi!»

«Illusa Stiriana, il tuo cocco di mamma può sognarsela la mia Rindella! Egli non l'avrà mai e poi mai!» le urlò contro Madissa «Colei che la pensa diversamente non può essere che un'autentica pazza! Quindi, ordina ai tuoi figli di stare lontani da noi e di farci passare!»

«Sarai forse tu a contendergliela, Madissa? Oppure sarà quel damerino che frequenta la vostra casa?» seguitò a dirle Stiriana «A proposito, come mai non è venuto lui ad accompagnare Rindella, come fa di solito? La ragione è molto semplice. Prevedendo guai per lui, non hai esitato ad andargli incontro e ad avvertirlo della situazione che si stava ingenerando quassù. Allora egli, pieno di fifa e colmandoti di mille vivi ringraziamenti, all'istante se l'è dato a gambe levate e se ne è ritornato a casa sua. Non è forse andata in questo modo? Certo che sì, non potendo essere altrimenti! Comunque, è stato meglio così, poiché egli ha fatto risparmiare ai miei figli un po' di fatica, non dovendo più suonargliele!»

«Invece sei pietosamente in errore, Stiriana!» le rispose Rindella, alquanto stizzita «Tu sei una bugiarda ed una calunniatrice. Se solo egli avesse immaginato ciò che attendeva me e la mia Madissa in questo luogo, neanche mille demoni lo avrebbero costretto a non accompagnarci a casa! Il mio Francide non è come i vigliacchi tuoi figli, i quali si dimostrano smargiassi perché hanno di fronte due donne. Egli, che è un prode guerriero, lo dimostrerà agli imbelli tuoi figli, se oseranno torcermi un solo capello! Te lo garantisco, donna folle e senza cervello!»

Le parole della ragazza furono motivo di nuove fragorose risate da parte dei nove figli di Stiriana, siccome essi le avevano considerate davvero esagerate. La madre, dal canto suo, visto che anche Rindella si era rifiutata di darle credito, cambiando destinatari, si diede a parlare alla sua prole, esprimendosi nel modo seguente:

«Avete sentito, miei cari, che è molto pericoloso toccare la colombella? Chi lo fa rischia la morte! Perciò, figli miei, vi conviene lasciarla rincasare indisturbata, senza recarle alcuna offesa. Madissa, invece, non avendo nessuno che possa proteggerla da voi, trattenetela in questo posto e non le permettete di rientrare! Ci siamo intesi?»

Mentre le uscivano di bocca queste parole, Stiriana, esternando alquanto scherno, ammiccò ai figli di lasciar passare la sola ragazza, come si era stabilito in altra sede. Essi allora, ubbidendole, subito offrirono alla sola Rindella il libero transito. Invece stettero bene attenti che non approfittasse pure la sua tutrice di tale opportunità. Allora la ragazza, a quella nuova situazione, rimase assai confusa. Nello scorgere solamente per lei un varco, non sapeva come comportarsi. Ma poi, avendo scrutato il volto di Madissa, ella intese il suo pensiero. Cioè, doveva condursi con rapidità in casa loro e, una volta all'interno di essa, doveva sprangare bene la porta dietro di lei. Perciò, con passi timorosi, Rindella iniziò ad avanzare verso la soglia della loro abitazione, la quale, in quel momento, le appariva lontana chissà quante miglia!

Intanto che ella si dirigeva verso l'uscio di casa, avanzando però poco convinta, Burco, il quale era il maggiore dei figli di Stiriana, ebbe a commentare giocosamente l'evento:

«La colombella si mostra alquanto restia, mentre prosegue verso la piccionaia. Perciò, a causa della sua esagerata ritrosia, Partros si starà spazientendo moltissimo!»

Quelle parole del primogenito di Stiriana accesero all'istante la fantasia di Madissa, portandola ad immaginarsi il piano che aveva architettato la sua nemica. Per cui comprese che il suo ultimogenito, dopo essere riuscito ad entrarvi, doveva già trovarsi nascosto in casa loro, dove stava aspettando la sua vittima. Allora la donna, avendo scoperto il tranello che era stato preparato ai danni della ragazza, senza perdere tempo, si diede a gridarle con quanta voce avesse in gola: "Rindella, férmati e non entrare in casa! Invece allontànati da essa immediatamente, poiché all'interno ti sta aspettando..."

Madissa non era riuscita ancora a pronunciare il nome di Partros, allorché vide venire fuori dalla loro abitazione l'ultimogenito di Stiriana. Egli, dopo aver ghermito la fanciulla, la trascinò con la forza dentro il casolare. Proprio in quell'istante, comparve in quel posto anche Francide, a cui non era sfuggito nessun particolare di quella scena riluttante, la quale si era appena conclusa. Ma siccome l'accaduto gli risultò tremendamente turpe, il giovane venne preso da un'ira furiosa difficile da domarsi. Essa, in un attimo, gli fece brandire la spada e l'obbligò ad avventarsi contro uno dei figli di Stiriana. Costui, avendolo scorto poco prima che sopraggiungeva, si era già preparato a riceverlo con un discorsetto beffardo. Invece, dopo averlo raggiunto con molta baldanza, l'infuriato avversario lo trafisse a bruciapelo, fulminandolo sul posto e privandolo per sempre dell'organo vocale.

Il tempestivo intervento di Francide, che non aveva esitato a spargere sangue fra di loro, inferocì all'istante gli altri otto fratelli presenti, che gli assegnarono una fine ancora più orrenda. Ma bisognava vedere se il giovane glielo avrebbe consentito o se invece avrebbe fatto ritorcere la loro minaccia contro gli stessi che gliel'avevano destinata. Scoppiata così l'aspra zuffa, l'innamorato di Rindella non trovò alcuna difficoltà a freddare alla svelta altri due figli di Stiriana. Essi avevano voluto mostrarsi più faciloni e più capaci dei fratelli che li seguivano, poiché non immaginavano neppure lontanamente con quale esperto d'armi avevano a che fare! Nel frattempo, Partros tentava con ogni mezzo di violentare Rindella, la quale urlava ed invocava soccorso dall'interno della sua abitazione. A quelle grida di disperazione, Francide si sentiva spezzare il cuore, non potendo correrle in aiuto con celerità, essendo tenuto impegnato dagli altri sei figli di Stiriana, i quali pensavano più a sbarrargli il passaggio che a difendersi. Perciò egli faceva sfogare e scatenare la sua rabbia attraverso i suoi colpi di spada, che risultavano aggressivi e tremendi ai suoi nemici. Costoro, sotto il loro incalzare frenetico, si vedevano costretti ad indietreggiare di continuo, cedendo alla furia destabilizzante dell'avversario. La quale, mentre si scatenava contro di loro, si dimostrava qualcosa di incredibile.

La preoccupata Madissa, che nel frattempo aveva raggiunto il loro uscio di casa, si era messa a dare calci e pugni alle sue imposte, ma senza ottenere alcun effetto. Perciò continuava ad urlare dal difuori: "Vigliacco, lascia stare la mia Rindella! Guai a te se oserai arrecarle del male! Devi sapere che tre dei tuoi fratelli hanno già pagato con il sangue la loro tracotanza e presto farai la loro stessa fine anche tu. Rindella, resisti con tutte le tue forze! Il tuo Francide, che è giunto da poco, è qui fuori e sta finendo il resto dei fratelli di Partros. Egli appare una furia scatenata, per cui presto correrà da te e ti libererà da quel porco, che a ogni costo vorrebbe usarti violenza!"

Di fronte a quei giovani, che si mostravano completamente digiuni delle armi e non sapevano neppure cosa volesse dire combattere, Francide avvertiva una certa riluttanza a trafiggerli, quasi ne provava perfino compassione. Ma essi non gli davano altra scelta, siccome non desistevano e cercavano a qualunque costo di impedirgli di trarre dai guai la sua Rindella. La cui situazione, che richiedeva un soccorso urgente ed indifferibile, costituiva un ulteriore motivo per non farsi prendere dalla pietà verso quegli scellerati imbelli. Stando così le cose, egli passò a dimostrarsi ai suoi nemici come una vera catapulta, talmente accanita si rivelava la procella di colpi che andava sferrando contro i farabutti germani! Alla fine, sotto l'insostenibile suo assalto impetuoso, i restanti figli di Stiriana furono annientati come esili fili d'erba devastati dall'incalzante bufera. Subito dopo, Francide si precipitò al casolare di Madissa, essendo intenzionato a conciare bene per le feste il rapitore della sua Rindella. Sfortunatamente per lui, però, la porta era bene sbarrata dall'interno. Essa, nonostante egli la spingesse e la urtasse con tutto il peso del proprio corpo, non cedeva neanche di un millimetro.

Oramai non si scorgevano più nel cielo quelle rade nubi incendiate da fasci di intensa policromia e quindi cominciava ad imbrunire, allorquando su quegli abitati apparve pure Astoride. L'erculeo giovane era stato mandato da Iveonte, il quale, non riuscendo a spiegarsi il motivo del suo ritardo, si era preoccupato per l'amico Francide. Egli, pur essendo stato pregato di fare presto, stava invece facendo calare la notte, senza che si decidesse a tornare e a presentarsi alla reggia. Per questo giustamente aveva ritenuto che gli fosse successo qualcosa che gli ostacolava un celere ritorno. Astoride, quindi, giunse lassù, quando Francide si trovava in difficoltà ad entrare nella casa di Madissa. Allora egli, non appena si fu accorto della precaria situazione dell'amico, all'istante si propose di dargli una mano e corse da lui, dicendogli: "Francide, fatti da parte e lascia a me questo compito, il quale è più adatto alla mia stazza!"

L'amico, senza farselo ripetere due volte, subito gli diede ascolto, permettendo ad Astoride di incaricarsene. Così il Terdibano, dopo aver preso la rincorsa, andò a cozzare violentemente contro l'uscio di casa delle due donne. Esso, ovviamente, non resse all'urto prepotente di quell'ammasso di ossa e di muscoli del giovane, per cui lo si vide scardinarsi con uno schianto ed un fracasso inverosimili. Nello stesso momento, il forzuto giovane si trovò ad essere bel bello nell'interno dell'abitazione, nella quale Partros proprio in quell'istante era riuscito ad agguantare Rindella e cercava di stuprarla. La ragazza, infatti, essendo venuta in possesso di un coltello che aveva avuto a portata di mano, si era messa a maneggiarlo con fermezza, tenendo in scacco il suo rapitore fino all'accesso di Astoride in casa, che era avvenuto in modo violento. Da parte sua, l'inesperto giovane aveva perduto molto tempo, prima di riprendere il controllo della difficile situazione, la quale si era venuta a creare esclusivamente per la sua leggerezza. Avendo poi stabilito di rifarsi dell'errore nel quale era incautamente caduto, gli era mancato il tempo di proseguire la sua ignobile opera di stupratore, a causa della presenza di Astoride. Infatti, costui, mostrandosi intollerante di un tale iniquo spettacolo, fu subito addosso all'infame figlio di Stiriana e cominciò a stringergli sempre più fortemente il collo con le sue poderose mani. Durava così da qualche minuto la sua stretta intorno a tale parte del suo corpo, allorché vide l'ultimogenito di Stiriana accasciarsi per terra come uno stelo appassito. Allora i suoi occhi sbarrati ne manifestarono, senza ombra di dubbio, l'avvenuto decesso.

Dopo aver fatto scontare la sua colpa a chi aveva tentato di violentare la scossa ragazza dell'amico, il giovane si voltò indietro per tranquillizzarla; ma si accorse che ella era già uscita di casa ed era in compagnia del suo Francide. Il quale, dopo averla abbracciata, non aveva esitato a darle anche un bacio. Poi, mano nella mano, si diressero verso Madissa. Astoride li seguì da vicino, avendo già trascinato il cadavere del giovane fuori dell'abitazione delle due donne. Una volta che ebbero raggiunto la donna, Francide si diede ancora ad abbracciare e a baciare la sua cara Rindella con immenso ardore, venendo imitato in quel suo empito amoroso anche dalla ragazza. Madissa, da parte sua, non facendo caso neppure un poco a ciò che essi stavano facendo, preferì rivolgersi alla sua ex amica Stiriana. Perciò, assumendo un'aria estremamente soddisfatta, non si astenne dal farle osservare:

«Come vedi, Stiriana, il tentativo da parte tua di mettere in atto le tue assurde pretese è fallito. Ti sono piaciuti i frutti che ti sono derivati da esso? Non credo proprio che il loro assaggio ti abbia soddisfatta, secondo le tue previste aspettative! Comunque, avresti dovuto saperlo che i frutti provenienti dalla prepotenza e dall'ingiustizia possono avere solo un sapore aspro ed amaro! Perciò sappi regolarti per l'avvenire!»

Redarguita dalla sua ex amica in quel modo acre, Stiriana le rispose:

«A te invece, Madissa, farò assaggiare i frutti della vendetta! Così dopo sarai tu a dirmi quale sapore di tribolazione essi avranno! Ti prometto che un giorno vendicherò la tragica morte dei miei dieci figli e allora, per la tua Rindella, ci saranno interminabili giorni di disgrazie e di tormento! Tienilo sempre a mente, miserabile donna!»

Il breve battibecco, che era avvenuto fra le due donne, era sfuggito interamente ai due giovani amici, essendo impegnati a fare altro. Infatti, mentre Francide era intento ad abbracciarsi e a baciarsi la sua ragazza, Astoride cercava di spostare i cadaveri per permettere il passaggio alle persone. Ad ogni modo, quando ebbe termine l'inattesa e brutta esperienza di Rindella, i due giovani furono visti emozionarsi e gioire. Oramai la pericolosa vicenda, che aveva coinvolto la ragazza da vicino, si era conclusa a lieto fine. Ma essa avrebbe potuto avere tutt'altro epilogo!

Era già quasi notte, quando Francide e Astoride raggiunsero l'amico Iveonte. Dopo, insieme con lui, si affrettarono ad allontanarsi dalla reggia e lasciare la città. Intanto che si incamminavano verso il campo di Lucebio, essi si misero a raccontare al compagno i riprovevoli fatti che erano accaduti presso la casa di Madissa. In quel luogo, i malintenzionati figli di Stiriana si erano messi in testa delle strane idee. Ma esse soltanto per un pelo non si erano rivelate lesive alla sventurata Rindella. In quel modo, grazie al loro pronto intervento, erano stati soffocati sul nascere l'abuso e la sopraffazione, che prepotentemente stavano per essere perpetrati da persone scapestrate ed immorali ai danni di due donne innocenti. Inoltre, non era stato permesso ancora una volta che la giustizia venisse presa a pesci in faccia da certa gente, che si era mostrata senza scrupoli e palesemente dotata di perfidia. A quel riprovevole episodio che c'era stato a casa di Madissa e di Rindella, Iveonte si indignò tantissimo. Ma poi provò una grande soddisfazione, nell'apprendere che i suoi due amici avevano soffocato, sul nascere e nel sangue, i propositi malvagi dei dieci figli della donna, i quali adesso avevano smesso di vivere. Anche Lucebio, quando venne a conoscenza dei recenti fatti che avevano coinvolto Madissa e la principessa Rindella, si amareggiò terribilmente e si vide anche intossicare l'intera serata.