6°-LE DIVINITÀ NEGATIVE SUI LORO PIANETI OSPITALI

Ogni gruppo di divinità negative colonizzatrici, il quale era formato da ottantaquattro coppie, dopo aver raggiunto la prima meta rappresentata dal pianeta-guida della circoscrizione, volle concedersi un periodo di riposo. Su di esso si stabilirono solamente quattro coppie, delle quali una era quella formata dal loro kapius e dalla sua consorte. Invece le altre ottanta coppie, dopo avervi goduto un sufficiente riposo, ripartirono alla volta dei pianeti che erano stati assegnati ad ogni gruppo prima della partenza. Essi erano quelli che permettevano la vita e si trovavano nella galassia del kapius o nelle restanti appartenenti alla stessa giurisdizione. Quando li ebbero raggiunti, ciascuna coppia si sistemò sopra uno di loro e si diede ad abitarlo in modo stabile, non dimentica di procrearvi senza soste. Essa voleva diventare al più presto una famiglia numerosa.

La roccaforte di ciascuna colonia di divinità negative, per ovvie ragioni, divenne il pianeta-guida, sul quale risiedeva il kapius, ossia il dio autorizzato dal suo imperatore a governarla. Egli si diede a creare sulla sua superficie tutta una serie di opere difensive, fino a rendere il proprio suolo inattaccabile da parte di qualsiasi divinità positiva. Simili difese non erano limitate al solo pianeta, bensì coprivano l’intero spazio del sistema stellare di cui esso faceva parte. Forse sarà meglio conoscere in modo circostanziato le prodigiose opere di difesa, tra le quali non potevano mancare quelle a scopo offensivo. A questo riguardo, bisogna chiarire che esse a volte risultavano prodotti del kapius posto a capo della colonia. Altre volte, invece, rappresentavano l’espressione della potenza del suo imperatore, siccome le ottenevano con lo scettro da lui ricevuto. Al momento del loro commiato, infatti, il dio Buziur aveva consegnato ad ogni kapius uno scettro avente dei poteri straordinari. Tra le altre cose, esso era in grado di realizzare dei mostri potenti, i quali si dimostravano inattaccabili da qualunque divinità positiva che non fosse fornita d'iperpoteri primari o secondari. Alcuni di loro, inoltre, nei confronti della materia si rivelavano di una capacità distruttiva enorme, tale cioè da essere in grado di disintegrare perfino un astro spento di grandi proporzioni oppure una stella nana.

I pianeti-guida, quindi, erano quelli che ospitavano i comandanti dei singoli gruppi delle colonie spaziali, per cui erano sei. Ognuno costituiva il punto di riferimento delle divinità che risiedevano nelle altre postazioni planetarie; a condizione che esse risultassero nelle galassie appartenenti alla propria circoscrizione spaziale. Comunque, l'Impero dell'Ottaedro non comprendeva solamente le sei circoscrizioni spaziali governate ciascuna da un kapius. Invece vi faceva parte anche una galassia centrale autonoma, di nome Peloas, la quale non era sotto la giurisdizione di nessun kapius. Per tale ragione, dovevano considerarsi trentasette gli ammassi galattici che facevano parte dell’Impero dell’Ottaedro. Essi si presentavano cosparsi di un esorbitante numero di stelle, di infiniti pianeti e satelliti; però non mancavano altri corpi celesti, che erano differenti dai precedenti per natura, per forma e per costituzione.

Una volta preso possesso del pianeta-guida che gli era stato assegnato, ciascun kapius, ricorrendo anche allo scettro avuto in dono dal suo imperatore, si dedicò a produrre sulla sua superficie le opere che dovevano salvaguardare la propria famiglia. Ma esse avrebbero dovuto garantire una valida difesa pure alle divinità che vi risiedevano, nonché a quelle che lo avrebbero abitato in seguito, in qualità di loro discendenti oppure di nuove arrivate. Innanzitutto il kapius badò ad edificarvi la sua dimora, la quale risultò una specie di fortezza imponente. All’inizio l'avrebbe abitata soltanto con la propria compagna; in avvenire, invece, si sarebbero uniti a loro anche la loro prole e i loro discendenti. Essa faceva stagliare la sommità delle sue mura merlate in un firmamento che si andava tingendo di un colore mutevole, poiché esso assecondava il ciclo delle stagioni. Così, quando il cielo era brumoso, a causa del tardo clima autunnale, il suo slancio verso il cielo appariva una specie di sagoma tetra. In verità, essa finiva per nascondersi in una nebbia grigiastra e turbolenta, fino a conferirle un aspetto orrido.

La fortezza di ogni kapius, ergendosi in mezzo ad uno slargo vallivo nebbioso e mostrandosi interamente avvolta da una lugubre atmosfera, offriva uno spettacolo tutt'altro che ammirevole e seducente. Semmai si presentava come un monoblocco orrendo e funereo, creato unicamente per spaventare i Materiadi. Le sue alte mura, in numero di sei e di uguale lunghezza, disegnavano un prisma esagonale regolare. Là dove esse a coppie sarebbero dovute congiungersi l'una all'altra, per formarne gli spigoli, sorgevano invece sei torri di foggia cilindrica. Le quali si elevavano verso l'alto, come se tendessero ad avventarsi contro il fosco firmamento. Ma ciascuna torre, nella sua parte terminale, presentava una struttura cupolare di forma troncoconica e di colore del fumo. Essa, inoltre, veniva sormontata da una sfera di media grandezza.

Per rafforzare meglio la difesa della fortezza, vi erano stati creati tre livelli di protezione, tutti di tipo energetico. Il primo livello protettivo era quello locale. Esso constava di una particolare energia, la quale avviluppava l'intero suo blocco eterogeneo e lo rendeva inaccessibile da parte sia di presenze materiali sia di entità spirituali. Il secondo era quello planetario ed era formato da una energia ancora più potente di quella locale. Essa avvolgeva l’intero pianeta e tendeva a contrastare l’accesso a quell’area da parte di entità metafisiche non appartenenti a Tenebrun. Il terzo, infine, era quello stellare ed era costituito da una energia di grado superiore a quella dei primi due livelli. Essa circondava tutt'intorno l'immenso spazio siderale, fino ad un miliardo di miglia dalla stella. Il terzo tipo di energia aveva il compito di vietare l’ingresso in tale vuoto spaziale a tutte le divinità benefiche di Luxan oppure di neutralizzarne ogni attività, nel caso che qualcuna di loro fosse riuscita ad accedervi. Per questo essa vigilava perché, in nessun tempo e in nessuna parte, potesse verificarsi un evento di quel genere nella circoscrizione da loro tenuta sotto una ininterrotta sorveglianza.

La fortezza di un kapius disponeva anche di strumenti distruttori molto efficienti. Si avevano quelli che intervenivano contro i Materiadi e quelli che agivano nei confronti delle divinità benefiche. Facevano parte dei primi i Capsi, i quali erano piccoli insetti artificiali simili agli scarabei; ma essi se ne differenziavano perché erano dotati anche di volo, pur essendo degli atteri. La loro peculiarità era quella di andare in cerca dell’essenza vitale insita negli esseri animali, compresi i Materiadi, per pietrificarla. Tali mostriciattoli, però, rispetto alla fonte energetica che li rendeva attivi, potevano agire entro un raggio d’azione ristretto. Invece gli altri strumenti distruttori intervenivano sia sulla materia vivente e non vivente, sia sulle essenze divine luxaniane e sui loro prodotti. Si trattava di mostri altamente sofisticati e lesivi al massimo. Essi comprendevano: i Vectus, che erano mostri stellari; i Samund, che erano mostri galattici; i Burkon, che erano mostri intergalattici o circoscrizionali.

I Vectus, in numero di dieci unità e con un'azione limitata al sistema stellare dove risiedeva il kapius, avevano una velocità pari a quella della luce ed erano dotati di una potenza distruttrice di primo grado. Essi erano mostri di media grandezza e avevano un'estensione in lunghezza di venti metri. Inoltre, possedevano delle braccia lunghe sei metri e un corpo alquanto tozzo, il cui diametro non era superiore ai cinque metri. Invece la loro testa poteva essere contenuta in un parallelepipedo verticale alto quattro metri, largo tre metri e profondo due metri, facendo occupare dal suo volto un'intera faccia laterale maggiore. La loro corporatura, siccome era orribile e raccapricciante, li faceva apparire come delle terribili creature infernali non facilmente imitabili nella bruttezza. Quasi fossero state vomitate dall’elucubrazione di una mente sconcertante e rivoltante!

Quanto al loro potenziale energetico distruttivo, esso si rivelava oltremodo impressionante. Una volta emesso fuori dalla loro bocca, la quale era ricolma di sostanza lavica ribollente, riusciva a disintegrare perfino intere montagne. Il suo lancio, che poteva risultare a getti o a diffusione continua, riusciva a colpire il proprio obiettivo entro una distanza massima di mille chilometri. Nei confronti di una divinità luxaniana, il loro prodotto energetico, non potendo essere distruttivo, diveniva esclusivamente costrittivo. Perciò si dava ad immobilizzarla, evitandole ogni manovra tendente a sottrarglisi.

Era mai possibile una cosa del genere? Senz'altro sì, per chi ha l’esatta cognizione dei fatti. Perciò conviene anche a noi avere una simile conoscenza, se vogliamo essere in grado di comprendere un tale fenomeno. Per averla, ci occorre riprendere il discorso sul passaggio di una divinità positiva da Luxan o da Tenebrun a Kosmos. In quella occasione, abbiamo appreso che essa, prima di effettuare il suo trasferimento, aveva bisogno di riprogrammarsi nella Nube Bianca o nella Nube Nera oppure nella Fonte della Rigenerazione. Ma non ci siamo soffermati abbastanza su tale particolare, al fine di comprendere nel modo migliore cosa avveniva nella divinità, durante la sua riprogrammazione. Ebbene, ora porremo rimedio alla nostra conoscenza deficitaria. Così non ci mostreremo più digiuni dell'argomento in questione.

Le due nubi di Luxan e la fonte di Tenebrun operavano una piccola trasformazione correttiva sulla sola parte psichica della divinità, al fine di renderla conciliante con la realtà di Kosmos. Più che trasformarla, la irrorava con una nuova energia, che era da ritenersi una via di mezzo tra quella spirituale e quella materiale. Essa era definita "esistentina" e non era, al pari dell’essenza divina, inattaccabile da una divinità di grado superiore o da un suo prodotto. Quanto all'energia della Nube Nera, quella che privava la divinità benefica dei suoi dati identificativi, era detta "occultina" ed agiva, dopo che la divinità si era trasferita in Kosmos. I Vectus e i restanti due mostri, che tra breve conosceremo, non possedevano una valida energia in grado di contrastare l’efficacia del potere energetico delle divinità positive. Per cui essi si davano ad assalire la loro esistentina e creavano alla medesima dei seri problemi esistenziali. Ora, però, ci conviene ritornare agli altri due tipi di mostri annunciati, la cui descrizione ci risulterà molto utile.

I Samund, in numero di cento unità e con un'azione limitata alla galassia dove risiedeva il kapius, avevano una velocità dieci volte maggiore di quella della luce ed erano dotati di una potenza distruttrice di secondo grado. Essi controllavano lo spazio galattico relativo alla residenza del kapius. Si trattava di mostri, le cui dimensioni erano dieci volte maggiori di quelle dei Vectus. La loro presenza fisica si mostrava terrificante, minacciosa e bieca, poiché avevano gli occhi di fuoco, la testa crestata, le orecchie enormi e sventolanti. Dalla loro bocca fuoriusciva un fumo rosseggiante; mentre le braccia risultavano due serpenti sproporzionati aventi il corpo ricoperto di aculei. Il loro potenziale energetico era dieci volte maggiore di quello dei Vectus, con i quali avevano in comune le modalità di emissione. La sua gittata era superiore, potendo essa raggiungere un milione di chilometri. Bastava un solo suo getto per distruggere un pianeta anche di grandi proporzioni. Nei confronti delle divinità luxaniane, non poteva esprimersi con una efficienza maggiore di quella che si trovava nei mostri Vectus.

I Burkon, in numero di mille unità e con un'azione limitata alla circoscrizione dove risiedeva il kapius, avevano una velocità cento volte maggiore di quella della luce ed erano dotati di una potenza distruttrice di terzo grado. Essi controllavano gli spazi delle sei galassie che ne facevano parte. Si trattava di mostri, le cui dimensioni erano dieci volte maggiori di quelle dei Samund e cento volte più grandi di quelle dei Vectus. Perciò, similmente agli altri due tipi, si presentavano di una mostruosità incredibile. Il loro potenziale energetico era mille volte maggiore di quello dei Samund, con portata fino a cento milioni di chilometri. Perciò la loro potenza devastatrice, la quale era di terzo grado, si presentava illimitata e poteva disintegrare una stella molto più grande del nostro Sole. Anche le modalità di emissione del loro prodotto energetico non differivano da quelle delle altre due specie di mostri di categoria inferiore. Nei confronti delle divinità positive, essi non avevano nulla di diverso dagli altri mostri già descritti. Infatti, risultavano privi di prerogative tali, da consentirgli di arrecare dei danni maggiori contro le divinità benefiche.


Vediamo adesso come si erano sistemate le altre ottanta coppie di divinità malefiche appartenenti alla stessa circoscrizione, dopo aver lasciato con spirito pionieristico il loro pianeta-guida. Ci riferiamo al tempo durante il quale il loro kapius aveva portato a termine le varie opere difensive ed offensive all’interno del proprio spazio circoscrizionale. Ebbene, di queste coppie, dieci erano rimaste nella stessa galassia del loro kapius. Le altre settanta, suddivise in cinque gruppi, erano andate a colonizzare i rimanenti spazi galattici della medesima circoscrizione, superando distanze smisurate. La ricerca degli ottanta pianeti compatibili con l’essenza vitale, i quali avrebbero dovuto ospitarle, non era risultata una facile impresa da parte loro. Alla fine, però, esse erano riuscite a trovarli e li avevano presi anche come propria stabile dimora. Così ciascuna coppia, dopo esservisi insediata, si era ritrovata a vivere sopra un pianeta che, oltre alla loro, non ospitava altre forme divine. Né poteva essere altrimenti, poiché si era all'inizio delle migrazioni divine in Kosmos.

In seguito, in ogni coppia di divinità, l’isolamento si era fatto avvertire in modo squallido e profondo, sebbene la natura si mostrasse verso quelli che la formavano provvida di bellezze di rara spettacolarità. Ma in entrambi i partner, più che il desiderio di riempirsi gli occhi di visioni leggiadre e ispiratrici di dolci tenerezze, era iniziata a farsi sentire preponderante l’esigenza di stare insieme con altre divinità e di confrontarsi con loro sia positivamente che negativamente. Nella psiche delle due divinità, il senso sociale aveva primeggiato sopra tutti gli altri sentimenti ed aveva cercato di non farsi mettere all’ombra dagli stessi. Il qual fatto le aveva spinte ad amarsi a più non posso e a procreare senza cessazione nuova prole, nascendo in loro il bisogno di vederla crescere a dismisura. Esse non vedevano l’ora di scorgere il loro pianeta popolato da una moltitudine infinita di divinità, le quali si rivelassero scherzose, loquaci, dedite a varie attività e, alcune volte, anche pettegole.

Quando ciascun kapius della circoscrizione aveva ultimato sul proprio pianeta le difese sopradescritte, presso tutte le coppie divine sparse per l'intero Impero dell'Ottaedro le cose procedevano ancora nel modo appena descritto. Ecco perché, a mano a mano che vi trascorreva il tempo cosmico, su ciascuno dei pianeti abitabili scelti dalle divine coppie capostipiti, si assisteva ad un intenso e continuo proliferare di divinità. Da ognuna di loro, alla fine, erano derivate numerose altre famiglie, le quali adesso pullulavano a ridosso dei monti e delle colline; come pure brulicavano presso fonti, fiumi e laghi. Era stata molto ambita da loro la frescura dei boschi e delle selve, dove spesso preferivano dimorare. Anche se la loro presenza si sarebbe rivelata totalmente silente ed impercettibile ai futuri Materiadi, a loro insaputa, tali divinità vi sarebbero state presenti in modo attivo e determinato. Inoltre, esse non erano intenzionate a cedere il passo alle divinità benefiche che erano in arrivo, qualora queste, dopo avervi fatto rilevare la loro presenza, avessero cercato di stabilirsi nelle medesime loro località. Ovviamente, essendosi trapiantate in esse per prime e avendole scelte da tempo come loro dimore, giammai da parte loro ci sarebbe stata una rinuncia pacata ed acquiescente.

In un tempo successivo, attenendosi alla loro preferenza, la quale poteva essere un’astrazione, un fenomeno naturale o un luogo geografico, le varie divinità avevano dichiarato di cosa intendevano diventare protettrici. Così, dopo essere venute al mondo le essenze intelligenti, come gli uomini e gli umanoidi, costoro avrebbero iniziato a venerarle con l’appellativo che esse già avevano apposto al loro nome in precedenza. Prima, però, le stesse divinità glielo avrebbero fatto conoscere in modo inequivocabile. In riferimento a tali appellativi, ci limitiamo a riportarne alcuni, come i seguenti: dio dei ruscelli, dea dell’avarizia, dio dei laghi, dio dei monti, dio dell’ozio, dea della fertilità, dea della costanza, dio dei serpenti, dea degli abissi, dio del mare; e così via dicendo. Siamo costretti a troncare la lunga fila di citazioni ad evitare di apparire prolissi più del necessario, se proprio non vogliamo risultare sgraditi.

A questo punto, siamo spinti a chiederci quale rapporto le nuove divinità, ossia quelle nate in Kosmos, venivano ad avere con Tenebrun e con il loro imperatore. Sostanzialmente, esso non era differente da quello che conservavano le divinità nate nel Regno delle Tenebre. A tale proposito, va chiarito che le nuove generazioni, durante la loro infinita esistenza, almeno una volta erano obbligate a condursi in quest'ultimo per fare all'imperatore Buziur il loro atto di sottomissione e di ubbidienza. Per agevolare la propria permanenza in Tenebrun, le medesime erano tenute a riprogrammare prima la loro essenza psichica nella Fonte della Rigenerazione, la quale le rendeva idonee a vivere nella realtà cosmica. Se la riprogrammazione non ci fosse stata in una divinità in partenza oppure in arrivo, la sua esistenza sarebbe risultata insopportabile sia nel Regno delle Tenebre che nel Regno della Luce.