57°-NEL FRATTEMPO COS'ERA AVVENUTO IN SALUNNA?

Dopo aver riacquistato i suoi poteri soprannaturali, per essere rientrato in Kosmos, il dio Iveon intraprese il lungo viaggio che doveva condurlo sopra Suliut, che era il pianeta del defunto re Elost. Esso si trovava nella lontana galassia di Lasop ed orbitava intorno alla stella Xant. Ma noi, anziché seguire il dio nella sua traversata cosmica, precedendolo, perveniamo a Salunna con un largo anticipo. In questo modo, ci renderemo conto prima di lui di come vi stavano procedendo le cose.

Nella città di Salunna, dopo la morte del re Elost, la quale era avvenuta un mese prima mediante suicidio, gli era succeduto sul trono l’unico figlio maschio, ossia Kuton. A corte vivevano insieme con lui anche la madre Gradian e la sorella Celes. Riguardo all’immolazione che il padre aveva voluto affrontare per il supposto bene del suo popolo, il novello re era convinto che il familiare suicida non si era sacrificato invano. Perciò molto presto nella loro città sarebbe accaduto un evento straordinario, a tutto discapito del dio Broxun. In considerazione di ciò, egli aveva permesso all’indovino Handrus di prendere fissa dimora nella reggia, poiché intendeva averlo sempre a disposizione, ogni volta che reputava necessario chiedergli pareri in merito all'evento in arrivo.

Essendosi sparsa la voce in gran segreto del vaticinio dell’indovino, tutti i Salunnesi ora erano a conoscenza delle ragioni che avevano spinto il loro sovrano Elost a suicidarsi: esso c'era stato allo stesso modo e per lo stesso scopo del suo antenato Liosor. Ma la maggioranza di loro giustamente le aveva apprese, palesando un atteggiamento alquanto scettico. Essi erano persuasi che dalla sua morte volontaria non sarebbero scaturiti risultati migliori di quelli che si erano avuti dal suicidio del suo illustre capostipite. Le stesse persone non avevano mutato opinione, neppure dopo che il veggente Handrus aveva dato loro la massima garanzia che questa volta il suicidio del sovrano avrebbe avuto delle conseguenze fauste per il loro popolo, per il fatto che esso godeva del favore dagli astri. Per questo immancabilmente il suo esito sarebbe stato positivo, facendo avverare il miracolo sospirato da tutti i Salunnesi.

Suo padre era morto da tre giorni, quando il re di Salunna aveva convocato l’indovino presso di sé per una ennesima consultazione circa il futuro della loro città, dopo che il genitore si era immolato per il suo popolo. Perciò, quando il chiaroveggente era giunto nella sala del trono e si era presentato a lui, egli gli aveva rivolto le due seguenti domande:

«Adesso che mio padre è voluto passare a miglior vita, stimabile Handrus, desideroso di riscattare i suoi sudditi dal giogo del dio Broxun, come credi che si svolgeranno le cose? E attraverso quale fenomeno ci sarà permesso di comprendere che il suo sacrificio è andato a buon fine? Vuoi rispondere a queste mie domande, provetto indovino?»

«Re Kuton, a quanto mi hai chiesto non so dare una risposta subitanea. Secondo il mio parere, è ancora presto per domandarci cose di questo genere. Ammesso che il tuo nobile genitore nell’altra esistenza avesse un appuntamento con qualcuno, vogliamo dargli almeno il tempo di incontrarsi con lui e di parlargli del gravoso fardello, al quale veniamo sottoposti noi abitanti di Salunna? Non sei d’accordo pure tu con il mio pensiero, che dovrebbe risultarti giusto ed equilibrato?»

«Ciò che affermi è senz'altro vero, Handrus. Perciò non sarei dovuto essere così precipitoso nel rivolgerti le mie domande. Comunque, sono convinto che la tua preclara chiaroveggenza dovrebbe permettertelo, per cui potresti già in questo momento farmi qualche anticipazione sugli avvenimenti che in futuro dovranno accadere nella nostra città!»

«Se proprio ci tieni che ti anticipi qualcosa in merito, sire, posso anche azzardartelo. Ma mi devi promettere che poi non avrai la pretesa che la vicenda in futuro avrà l'evoluzione che sto per prospettarti. Fin da ora, dovrai convincerti che si tratterà soltanto di un azzardo e non di un fatto che si verificherà nella nostra Salunna con assoluta certezza!»

«Non preoccuparti, indovino, perché considererò ogni cosa che tra poco mi anticiperai sulla vicenda come un semplice pronostico, che potrebbe anche non rivelarsi quale tra poco me lo esprimerai. Quindi, ti esorto ad andare avanti nel tuo discorso, rendendomi palese il tuo probabile pensiero circa i postumi del suicidio di mio padre!»

«Mio sovrano, insistendo a dichiararti che quanto sto per dirti è soltanto una mia mera ipotesi, per cui non bisogna attribuire ad essa la piena certezza, ti esprimo il mio pensiero in riferimento a quanto mi hai chiesto. Io non sono dell’idea che nella nostra città si avrà qualche fenomeno, che metterà a tacere l’insolenza del nostro divino despota dall’oggi al domani. Invece sono più propenso a credere che una divinità in grado di sconfiggere il dio Broxun farà la sua comparsa fra noi. Essa, stando sempre alla lettura degli astri, si presenterà in città, dopo che tuo padre l’avrà avvisata del nostro stato di bisogno, descrivendoglielo con una sintomatologia piuttosto grave.»

«Handrus, speriamo allora che la tua ipotesi sia esatta e che il sacrificio del mio genitore non si sia compiuto inutilmente! Così il nostro popolo cesserà di soffrire e non sarà più assoggettato alla malvagia e sadica divinità. La quale si diverte ad opprimerci spudoratamente, senza mostrare un minimo di pietà verso le proprie vittime!»

«Re Kuton, di solito gli astri non si sbagliano e predicono sempre il vero. Perciò abbiamo ragione di credere che alla fine la nostra speranza diventerà realtà. Dopo tale evento, gli angustiati animi dei Salunnesi si risolleveranno dalle terribili angosce che li torturano. Ma occorre che il dio Broxun non venga mai a sapere di questo mio studio degli astri e che esso abbia dato luogo al suicidio di tuo padre; altrimenti ne subiremo le conseguenze tutti quanti. Esse potrebbero dimostrarsi apportatrici di sofferenze peggiori di quelle che già siamo costretti a sopportare a causa sua. Quindi, acqua in bocca!»

Terminato il loro colloquio e avvenuti gli abituali convenevoli di commiato, entrambi erano ritornati ad occuparsi delle rispettive mansioni quotidiane. Il sovrano, però, prima aveva voluto mettere al corrente le due donne della famiglia della conversazione avuta con l’indovino e di ciò che era emerso da essa. A tale proposito, la madre Gradian non si era astenuta dal fare il seguente commento:

«Questa volta, figlio mio, vogliano gli dèi muoversi a pietà di noi Salunnesi e porre termine agli strazi di tanti genitori disperati! Così il dio antropofago cesserà di divorare tre neonati davanti agli occhi sbigottiti dei genitori! I poveretti non verranno più costretti a presenziare l’orribile fine a cui essi vanno incontro. Il perverso dio lo fa senza aver compassione di loro e gettandoli nello sconforto più indescrivibile! Anche tu, Kuton, presto sarai obbligato ad essere presente nel tempio, durante i soliti tre orrendi sacrifici. La qual cosa mi impensierisce moltissimo!»

«Lo so bene, madre mia, e me ne preoccupo che non ti dico! Mi toccherà presenziarli per la prima volta tra quindici giorni, una data che vorrei non arrivasse mai per me. Invece, come è stato per tutti i miei predecessori, non potrò eluderla e sarò obbligato ad assistere ad una nefandezza così disumana quanto inevitabile. Grazie all'olocausto di mio padre, mi auguro che per me essa sia la prima e l’ultima del mio regno!»

«Mio caro fratello, se dovesse capitare a me una cosa così tremenda,» anche la sorella era intervenuta nella conversazione «in qualità di futura madre del mio bambino, non riuscirei a sopportare una brutalità così inumana! Piuttosto preferirei suicidarmi, prima di essere condotta nel tempio, e non penserei affatto a ciò che ne potrebbe derivare! In quel caso, Kuton, mi dici come giudicheresti il mio gesto?»

«Da me avresti tutta la solidarietà immaginabile, mia cara Celes! Purtroppo, in una evenienza del genere, il mio giudizio sulla tua decisione presa non avrebbe alcun valore. Conterebbe invece la controreazione del dio Broxun, la quale ci sarebbe senza dubbio. Essa potrebbe scatenarsi sui tuoi familiari viventi oppure su tanti nostri concittadini innocenti, martoriandoli ancora di più senza esitazione! Per questo una simile eventualità rovinosa, che ne potrebbe derivare, dovrebbe deviarti dal prendere una siffatta decisione, con il solo scopo di fare un dispetto alla divinità malefica nostra torturatrice!»

«Sono d’accordo con il pensiero di tuo fratello, Celes.» la ex regina aveva condiviso le considerazioni del giovane figlio «Con una condotta di questo tipo, da reputarsi senza dubbio indice di ribellione, anche se giusta allo stesso tempo, faresti condannare un’altra gestante al posto tuo e indurresti il dio a recare ulteriori sofferenze al nostro popolo!»

«Riflettendoci bene, miei cari congiunti, ammetto che avete entrambi ragione! Allora vorrà dire che non mi sposerò e resterò per sempre nubile per evitare di correre il rischio di diventare madre. Pur restando zitella, però, non è detto che io in avvenire, seguendo l’orma paterna, non possa suicidarmi e farla finita per sempre con tanta ingiustizia che regna nella nostra città!»

«Che dici mai, figlia mia?! Non essere così drammatica! Lo sai pure tu che a momenti potremo disfarci del dio Broxun, grazie all’intervento di una divinità più potente di lui! Dunque, almeno per il momento che ci sono ottime prospettive per tutti noi, tieni lontani da te questi lugubri pensieri di morte! Se tu lo facessi sul serio, credi poi che tuo padre sarebbe fiero di te nell'oltretomba? Io non lo credo neppure un poco!»

«Nostra madre ha perfettamente ragione, Celes!» aveva approvato il fratello «Per ora conviene affidarci alla grande speranza che presto si avveri quanto è stato predetto dagli astri. Se poi ciò non si verificherà, allora dopo potrai decidere di testa tua, circa il tuo futuro destino. A ogni modo, mia dolce sorella, sono del parere che per noi la vita è sacra e dobbiamo tenercela ben stretta, almeno finché ci sarà possibile.»

A quel punto, aveva avuto termine anche la conversazione del giovane re con le due consanguinee, per cui egli se ne era ritornato nella sala del trono ad occuparsi degli affari di stato. Nei giorni che erano seguiti, le sue serie preoccupazioni non erano state meno assillanti di quelle già vissute da coloro, che avevano detenuto lo scettro regale prima di lui. Logicamente, ciò si era avuto sempre per la medesima ragione, quella che li obbligava ogni volta a fare i conti con la cruda realtà di sempre. Ci si riferisce a quella che costringeva i loro sudditi a versare un esoso tributo all'infame divinità che era sitibonda di sangue. La quale da secoli andava mettendo sotto torchio il popolo sventurato di Salunna e i suoi dibattuti sovrani, i quali si succedevano sul trono della città.


Il re Kuton doveva ancora fare la sua esperienza conturbante, ossia quella che lo avrebbe visto assistere nel tempio al sacrificio dei tre neonati. Quando infine egli si era ritrovato a viverla di persona, senza poterla eludere, essa gli era risultata immensamente traumatica. Per cui era svenuto, intanto che il dio Broxun divorava il primo corpicino, che era stato appena partorito da una delle tre donne incinte. Dopo aver ripreso i sensi, grazie all’intervento dei mariti delle partorienti, il sovrano aveva preferito tenere gli occhi chiusi, per il restante tempo che erano avvenute le altre due divorazioni, da parte dell’ingordo dio antropofago. Per il giovane re, purtroppo, quel giorno doveva dimostrarsi il più terribile della sua esistenza. Non bastando la penosa esperienza del mattino, nel pomeriggio il poveretto aveva ricevuto la visita da parte di soliti tre Paskuni. La delegazione del dio Broxun era ancora guidata da Verust. Costui, presentandosi con un volto accigliato, aveva fatto prevedere che era andato a recargli delle brutte nuove. Infatti, dopo che il sovrano gli aveva domandato il motivo della sua presenza pomeridiana a corte, egli con alterigia gli aveva risposto:

«Re Kuton, al dio Broxun sono pervenute delle voci che lo hanno fatto adirare moltissimo. Stando alle quali, non c’è ancora piena sottomissione a lui, da parte sia dei Salunnesi che del loro sovrano. Per tale ragione, essi seguitano ad agire da sfacciati incoscienti. Il mio dio vi manda a dire che nessun’altra divinità potrà mai competere con lui e scacciarlo da Salunna, essendo egli una divinità potentissima ed imbattibile. Adesso, poiché tuo padre si è suicidato allo scopo di fare intervenire un’altra divinità contro di lui, il dio ha deciso di punire il tuo popolo e anche la tua famiglia. Il suo suicidio, come vedi, oltre a manifestargli il vostro disaccordo con lui, si è dimostrato un atto inutile e ridicolo, il quale vi procurerà unicamente altri terribili guai!»

«Non so di cosa tu stia parlando, Verust. Invece ti affermo che mio padre ed io siamo stati sempre leali e fedeli nei confronti del dio Broxun, rispettando ogni volta i suoi voleri. Allo stesso modo, si è anche comportato il popolo di Salunna, dimostrandosi sempre devoto alla nuova divinità, che ha accettato volentieri. Ciò che sei venuto a riferirmi, dunque, può essere solo il frutto di pure fantasticherie!»

«Con il dio Broxun non serve fare lo gnorri, giovane e saputello sovrano! Chi ci prova rischia soltanto di prendersi una bella scottata: una di quelle che lasciano il segno. Te lo garantisco! Infatti, egli ha già stabilito di vendicarsi del torto subito. Perciò ha inviato me per renderti note le due punizioni che intende infliggere l'una al tuo popolo e l'altra alla tua famiglia. Ma prima ti annuncio che il principale responsabile di quanto c'è stato nel tuo palazzo ha già pagato con la vita!»

«Vuoi dirmi a chi ti sei voluto riferire poc’anzi, Verust, e quali provvedimenti il tuo dio intende adottare contro il mio popolo e contro la mia famiglia? Intendo assolutamente saperlo!»

«Dal momento che è stato l’indovino Handrus a mettere in testa al tuo defunto genitore le strane idee che lo hanno portato al suicidio, non poteva essere che lui la prima vittima della ritorsione del mio potente dio, facendolo perire per strangolamento. Ora il divino Broxun mi ha inviato alla tua reggia per far sapere a te e al tuo popolo quale ulteriore castigo esemplare intende assegnarvi. Esso è il seguente: ogni mese dovrete immolargli una giovane vergine che non abbia ancora superato i venticinque anni. L'immolazione dovrà esserci nella metà di ogni mese, ossia quindici giorni prima di quella dei tre neonati, la quale avviene a fine mese. In questo modo, i due tipi di sacrifici si avvicenderanno ogni quindici giorni. A tale riguardo, ti faccio presente che, per espressa volontà del mio dio, la sua prima vittima dovrà essere tua sorella Celes, considerato che ella ha i requisiti richiesti. Inoltre, sono qui anche per farvi la seguente ammonizione. Se per caso doveste rifiutarvi, l’ira del dio si scatenerebbe in modo tale, da arrecare al tuo popolo una ecatombe di vaste proporzioni, la quale interesserebbe perfino le vostre bestie domestiche! Detto ciò, me ne ritorno dal mio divino padrone.»

Non appena Verust e gli altri due Paskuni avevano abbandonato la sala del trono, il giovane sovrano era caduto in uno stato di profonda depressione. L’imminente immolazione della sorella Celes, alla quale era molto legato da bambino, come pure le altre che sarebbero dovute seguire ogni mese, lo avevano fatto diventare preda di un'agitazione spasmodica. Non sapendo risolversi in qualche maniera qualsiasi, alla fine egli aveva deciso di ricorrere al consiglio materno. Ma prima di rivolgersi alla madre e raccontarle ogni cosa, aveva atteso che la carissima germana andasse a conversare nel patio con alcune sue amiche, le quali erano andate a farle visita nel pomeriggio.

La ex regina, dopo avere appreso dal figlio ciò che Verust era andato a riferirgli da parte del dio Broxun, in un primo momento, la notizia le illividì il volto, a causa della terribile disgrazia che stava per colpire la sua secondogenita. In seguito, riprendendosi per qualche attimo, aveva suggerito al figlio interlocutore di darne immediata notizia al Consiglio dei Saggi. Così avrebbe interpellato i suoi membri su come affrontare e gestire il nuovo tremendo frangente, il quale, per volere del dio, stava per abbattersi sui Salunnesi. Ella era convinta che essi lo avrebbero consigliato saggiamente, ossia senza errori. Invece, una volta che li aveva convocati a corte, nessuno dei saggi della città aveva voluto esprimersi in una maniera qualsiasi sull’argomento, che il re Kuton aveva sottoposto al loro vaglio. Avevano perfino evitato di venirne coinvolti, temendo la vendetta del dio dei Paskuni. Qualcuno aveva anche osato rinfacciare al giovane sovrano che la colpa era stata soltanto del suicida genitore e dell’indovino Handrus, se adesso si trovavano a nuotare nella nuova costernante situazione. Il poveretto non aveva potuto neppure replicare all’accusa del saggio assalitore, siccome le sue parole avevano messo il dito sulla piaga. Infine egli era stato obbligato a sciogliere il consiglio, senza ricevere dai suoi savi membri nemmeno quell’appoggio morale, di cui egli aveva tanto bisogno. Esso gli abbisognava in modo particolare in quel momento in cui la sua famiglia veniva schiacciata dal doloroso frangente!

Sul fare della sera, il sovrano Kuton si era ritrovato di nuovo insieme con le sue due congiunte nel loro appartamento privato, dove erano soliti riunirsi e discutere sui vari fatti della giornata. La giovane sorella all’istante si era resa conto che qualcosa non andava e si era affrettata a chiedere le ragioni del loro sbigottimento. Allora si era offerta l'afflitta madre a risponderle, cercando di farlo con singolare tatto.

«Celes, figlia mia,» aveva iniziato a dirle «una nuova disgrazia si è abbattuta sulla nostra città. Non sappiamo come sia successo, ma il dio Broxun è venuto a conoscenza della predizione di Handrus e del conseguente suicidio di tuo padre. Perciò egli subito si è voluto vendicare a modo suo, naturalmente con la usuale ferocia che lo contraddistingue. Dopo aver arrecato la morte allo sventurato indovino, procurandogli un lento strozzamento, la divinità, mediante il suo portavoce Verust, ha comunicato a tuo fratello che il nostro popolo dovrà immolargli un'altra vittima ogni mese. Si tratta di una giovane vergine che non dovrà aver superato il venticinquesimo anno di età. Il suo sacrificio dovrà alternarsi con scadenza mensile a quello dei neonati. Ogni quindici giorni, quindi, dovrà esserci una volta l’uno e una volta l’altro. Ecco: adesso sai perché scorgi me e tuo fratello così tremendamente esterrefatti e rattristati!»

«Dopo quanto mi hai riferito, madre, comprendo il tuo sconforto e quello del mio germano. Se non erro, però, hai dimenticato di dirmi come il dio Broxun ha deciso di vendicarsi nei confronti di mio padre. Sono convinta che anche verso di lui egli avrà preso un drastico provvedimento. Allora posso sapere esso qual è stato?»

«Invece, sorella,» l’aveva interrotta il fratello «adesso è tempo di chiudere immediatamente questa discussione, poiché essa mi sta facendo venire la nausea. Perciò, se sei pure tu d'accordo, nelle prossime ore cercheremo di pensare ad altro di più allegro!»

Dopo, rivolgendosi alla sua triste genitrice, aveva domandato:

«A proposito, madre, mi sai dire cosa è stato preparato per cena questa sera? Anche se ne ignoro il motivo, in questo momento ho iniziato ad avvertire un manifesto languorino allo stomaco. Anzi, esso mi sta perfino facendo venire un grande appetito!»

«Eh, no, caro Kuton, tu non me la dai a bere!» la sorella si era ribellata al fratello «Saltando di palo in frasca, non crederai mica di riuscire a farmi nascondere la verità dalla mamma! Se non lo sai ancora, anche senza volerlo, ella me la dirà chiara e tonda, come la pretendo in questo momento! Mi ti sono spiegata?»

«Hai proprio ragione a reagire come hai fatto, figlia mia sventurata!» la madre si era mostrata favorevole ad accontentarla «Anche perché, prima o poi, avresti dovuto apprenderla lo stesso, non potendosi fare altrimenti! Perciò tanto vale che tu ne venga a conoscenza senza indugio! Ebbene, il dio Broxun, che ha inteso così vendicarsi del tuo defunto padre, ha fatto sapere a tuo fratello che dovrai essere tu la prima vittima del nuovo sacrificio istituito da lui. La qual cosa è venuta a scombussolarci l’animo e la mente! Né potevamo reagire diversamente, figlia mia!»

«Vi faccio presente, miei cari congiunti, che preferisco questo tipo di morte, cioè venire bruciata viva sopra un rogo, anziché essere costretta ad assistere alla divorazione di un mio figlio appena nato, da parte dell’antropofaga divinità. Essa oramai ha preso la mania di affliggerci e continuerà a farlo per sempre. Dovete esserne certi!»

Le parole della giovane Celes avevano tranquillizzato in parte il re Kuton e sua madre, non essendoci stata la sua temuta reazione, secondo la quale ci sarebbe stato da parte di lei un isterismo incontrollato. Perciò l'uno e l'altra, pur senza essere abbandonati da un dolore interiore immane, avevano cercato di affrontare la tragica vicenda con più filosofia e con maggiore rassegnazione. Quanto alla ragazza, se in quel momento aveva percepito la bufera in modo blando, per cui non aveva fatto allarmare i suoi consanguinei, nei giorni che erano seguiti ella aveva assunto tutt’altro atteggiamento verso la disgrazia che l’avrebbe colpita quanto prima. In lei, giorno dopo giorno, si era andato insinuando una specie di pessimismo, il quale si era messo a devastarle la psiche e a darla in pasto ai pensieri più terribili. Allora essi avevano seguitato a torturarle la mente, fino a gettarla in un’ambascia che le conflagrava nello spirito con un’atrocità intollerabile. Ormai la serenità e la gioia erano diventate due ricordi remoti ed inafferrabili in lei; anzi, nell’attuale sua situazione, si lasciavano considerare non più recuperabili.

Versando il suo spirito in quel dramma tempestoso, alla sventurata, la quale non manifestava alcuna intenzione di piegarsi al suo destino crudele, non era restato altro da fare che imboccare la via che conduceva dritta al suicidio. In quel modo, avrebbe seguito le orme del padre Elost e quelle più gloriose del suo antenato Liosor, a dispetto dell’odiosa divinità che soverchiava il suo popolo. Da parte sua, però, non c'era stato il minimo ripensamento oppure il più piccolo sforzo, allo scopo di allontanare da sé un proposito di quel genere. Invece, accettando la morte dentro il suo intimo con tutta sé stessa, l'aveva accolta come sorella consolatrice, oltre che come un'azione lenitiva alla sua dissestante afflizione fisica e psichica.