56-LUTA RIESCE A FARE AMMETTERE TIO ALLE GARE DEL CIRCO

Nel fausto giorno della inaugurazione della loro città, i Dorindani, essendo desiderosi di assistere alle gare indette dal loro primo re, che era Kodrun, si erano accalcati numerosi nel grande circo. Il quale poteva considerarsi il più bello e il più capiente fra tutti quelli esistenti nell'Edelcadia. A una certa ora, però, visto che le gare tra i vari competitori tardavano ad iniziare, la maggioranza di loro si era data a gesticolare, a dar segni di impazienza e ad urlare follemente. Quasi volessero imporre di prepotenza l'avvio delle medesime! Alcuni dei presenti, per la verità solo una minima parte di loro, non si astenevano neppure dall'esprimersi con gesti e termini volgari. Così davano modo al resto degli spettatori di rendersi conto della loro scarsa urbanità di modi. Invece quelli della maggior parte dei presenti andavano interpretati come atteggiamenti di insofferenza e di protesta peculiari di quelle manifestazioni pubbliche, alle quali partecipavano grandi masse di popolo. Per cui essi erano da considerarsi, oltre che prevedibili, anche giustificabili. Ma non erano né da scusarsi né da perdonarsi certe gratuite espressioni triviali di un numero esiguo di persone. Le quali denotavano che in quanti ne facevano uso esisteva un degrado non indifferente di alcuni preminenti valori. Per cui in loro la dignità umana veniva svilita in maniera deplorevole. Allora ai loro emittenti doveva andare l'unanime condanna degli altri spettatori, i quali avrebbero fatto meglio ad isolarli. A ogni modo, l'emarginazione, che era da mettersi in atto nei loro confronti, sarebbe dovuta servire soltanto a farli vergognare di loro stessi e a condurli, nello stesso tempo, sulla via della sincera resipiscenza.

Chiusa questa breve parentesi di considerazioni a sfondo prettamente etico-sociale, che reputo sia stato giusto fare, possiamo ritornare al gremitissimo circo dorindano. Esso, in alcune sue parti, si andava caricando di diversi fermenti e anche di qualche esasperazione. Oramai la totalità dei suoi posti a sedere era stata già totalmente occupata da ogni tipo di persone, scorgendosi in ciascun suo angolo uomini, donne, vecchi e ragazzi di varie età. Invece sulla tribuna d'onore il re Kodrun vi si era già insediato insieme con la moglie Lurella e con l'amico Lucebio. La regina e il giovane si trovavano rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra. Per la verità, accanto alla madre, sarebbe dovuto esserci anche il figlio Cloronte; ma il principino non aveva potuto presenziare le gare. La ragione? Egli era stato colpito da una leggera forma influenzale, per cui la sua temperatura corporea aveva segnato alcune linee di febbre. Allora, per forza di cose, era rimasto vacante il posto che gli era stato assegnato in precedenza.

In relazione alle gare, il re Kodrun aveva voluto che esse fossero di cinque tipi e che, nel loro svolgimento, seguissero il seguente ordine: 1) la corsa delle bighe; 2) il lancio del giavellotto; 3) il tiro con l'arco; 4) il torneo di scherma; 5) il torneo di lotta libera. Inoltre, egli le aveva volute incruente, ossia i partecipanti non avrebbero dovuto provocare spargimenti di sangue sul campo degli scontri. Per questo la competizione con il giavellotto e quella con l'arco sarebbero dovute consistere in un semplice tiro a segno. Il lanciatore e il tiratore avrebbero dovuto semplicemente colpire un bersaglio, che si trovava collocato ad una certa distanza. Invece la gara con le spade sarebbe dovuta essere al primo sangue; oppure i contendenti, al massimo, si sarebbero dovuti limitare a disarmare i propri avversari di competizione. Quanto al torneo di lotta libera, era consentito al lottatore meno forte di arrendersi in qualunque momento dell'incontro. Così si evitava che il suo avversario lo conciasse bene per le feste, se proprio non riusciva a ridurlo in fin di vita.

Nelle gare appena menzionate, Kodrun aveva voluto apportare una innovazione. Ogni combattente avrebbe dovuto gareggiare per la propria dama, la quale poteva essere la propria consorte o la propria fidanzata o la propria compagna convivente. In riferimento a ciò, durante lo svolgimento della gara a cui si era iscritto, egli doveva ostentare il contrassegno ricevuto nel circo dalle mani stesse della sua dama, il quale consisteva in una fascia colorata. Perciò tutti i competitori erano tenuti a cingersi i fianchi con essa; però pure le loro dame, alle quali era stato riservato un posto ai piedi della tribuna regale, dovevano apparire con i fianchi cinti di una fascia dello stesso colore di quella dei loro cavalieri. La sola regina Lurella era stata dispensata sia dallo stare seduta insieme con le altre dame sia dal portare ai fianchi la fascia dorata di contrassegno; però questa doveva essere legata in cima ad un'asta, la quale sporgeva obliquamente dalla tribuna in modo che tutti potessero scorgerla.

Ritornando al circo, in ogni suo canto la folla continuava a dare segni di insofferenza, ricorrendo a dimostrazioni di vario tipo; addirittura si era trasformata in una massa vociante, che non smetteva più di protestare. Allora il re Kodrun, forse perché anch'egli si era spazientito alla pari degli altri spettatori, si era rivolto a Lucebio e gli aveva comunicato:

«È ora, amico mio, di togliere questa gente impaziente da tanta attesa snervante, dando finalmente inizio alle sospirate competizioni. Il circo oramai già si presenta stracolmo e non c'è più posto per nessuno, neppure per un topo. Perciò esse possono benissimo avere inizio, non essendoci più motivo di fare attendere oltre le numerose persone!»

Quindi, il sovrano stava per ordinare ai suonatori di tube di annunciare con i loro clangori l'apertura delle gare, allorché era stato distratto da una presenza inattesa sulla tribuna. In un battibaleno, egli si era visto piombare davanti un'attraente fanciulla, la quale gli si era presentata tutt'ansante. Ella, dopo essere apparsa al sovrano simile ad un fulmine, si era messa a rivolgergli la seguente preghiera:

«O nobile e valoroso re Kodrun, dal momento che tu solo nella città di Dorinda puoi impartire ordini a chiunque e puoi porre rimedio ad ogni cosa, sei pregato di darmi ascolto. Sono sicura che, dopo averlo fatto, non te ne pentirai. Anzi, sono convinta che in seguito riceverò perfino il tuo ringraziamento, per essermi rivolta alla tua maestà!»

«Invece, mia cara, devo farti presente che non ho potuto impedire neanche l'influenza, di cui è rimasto vittima mio figlio Cloronte. Per cui egli, alquanto dispiaciuto, è dovuto restarsene a letto, anziché trovarsi qui a divertirsi insieme con noi! Come vedi, non è vero che mi è possibile ogni cosa, giovane fiduciosa! Adesso, però, affréttati a dirmi chi sei e che cosa pretendi che io faccia per te, dopo che mi sei apparsa improvvisa. Ma non ti sembra che questo sia il momento meno opportuno per presentarti a me e farmi le tue richieste? Esso non mi concede di fare niente per nessuno, anche se lo volessi!»

«Io mi chiamo Luta e sono la figlia del mercante Aiburno. Sono ricorsa a te, poiché gli organizzatori delle gare si rifiutano di far partecipare anche il mio Tio alle varie competizioni. Il mio ragazzo sa destreggiarsi molto bene nelle armi e desidera combattere per me. Ma se gli permetterai di prendere parte alle gare, sono certa che dopo ne sarai entusiasta! Vedrai che egli riscuoterà una montagna di ammirazione sia da parte tua che da quanti affollano questo circo. Perciò ti prego di farlo cimentare con gli altri e di farsi valere, essendo egli il più in gamba di tutti loro! Ti ripeto: se mi darai ascolto, non te ne pentirai.»

«Mi dispiace, splendida fanciulla; ma sul serio non posso accontentarti, se la tua richiesta consiste unicamente in ciò che mi hai detto. Essendosi le iscrizioni alle gare chiuse ieri a mezzogiorno, non si può fare più nulla per il tuo ragazzo. Sono stati formati perfino gli abbinamenti per le varie eliminatorie. Sappi che essi sono necessari per il loro regolare svolgimento. Ecco: ti ho detto ciò di cui non eri a conoscenza!»

Un attimo dopo, per curiosità, il re Kodrun aveva voluto domandarle:

«Posso sapere, simpatica fanciulla, quanti anni ha questo tuo valoroso Tio, del quale esalti tantissimo le prodezze, quasi fosse un combattente abbastanza esperto e scaltrito? Comunque, per essere il tuo ragazzo, sono certo che egli non deve averne parecchi!»

«Il mio Tio ne ha solo venti, re Kodrun! Egli li ha compiuti tre mesi fa. Ma ti prego di non farti ingannare e condizionare dalla sua età!».

«Egli ha davvero così pochi anni, Luta?! Si vede che ignori che i concorrenti ai vari tornei sono tutti soldati veterani. Ti posso assicurare che essi sanno destreggiarsi nelle armi come neppure immagini! Possiamo essere certi che hanno una dimestichezza incredibile con esse! Perciò è meglio che il tuo giovane spasimante se ne vada a giocare a moscacieca con i suoi coetanei. Ma sfortunatamente per lui, in questo momento egli non ne troverà neppure uno in città, visto che tutti loro già si sono intrufolati in quella ressa di gente assiepata nel circo! Per te, invece, sempre che tu voglia accettarlo, c'è qualcosa che posso fare volentieri. Ti concedo l'onore di sedere accanto alla mia Lurella, dove ci sarebbe dovuto essere mio figlio Cloronte. Come già ti avevo accennato, egli è rimasto vittima di un tremendo raffreddore. Da questa tribuna, potrai goderti lo spettacolo delle gare meglio che da un altro posto!»

Il re di Dorinda aveva appena finito di fare la sua generosa offerta alla giovane sconosciuta, allorquando c'era stato un nuovo contrattempo. Questa volta una delle guardie che vigilavano nel reparto adibito al raduno delle bighe, era sopraggiunta davanti al sovrano tutta trafelata e mostrandosi abbastanza preoccupata. Dopo aver ripreso un po' fiato per poter parlare, essa gli aveva annunciato:

«Nobile re Kodrun, nell'addetto piano interrato, tutte le bighe sono già pronte ed allineate; però manca quella del tuo prode Tedo! Ho inviato lo stalliere Traco alle stalle regie, ma ne è tornato con bruttissime notizie. Mi ha riferito che i due cavalli, che Tedo avrebbe dovuto condurre nel circo, sono stati ammazzati da mani ignote; mentre l'illustre auriga risulta irreperibile. Allora cosa ci consigli di fare adesso?»

«Così come stanno le cose, non si può fare assolutamente niente, soldato! A ogni modo, quando avranno avuto termine le gare, cercherò di vederci chiaro in questa sporca faccenda! Adesso puoi ritornartene dove presti servizio, poiché al resto penserò, dopo che le gare avranno avuto luogo nel circo. Ti garantisco che i colpevoli me la pagheranno caramente, poiché saranno puniti con molta severità!»

Di lì a poco, apparendo in preda ad un visibile nervosismo, egli si era rivolto alla consorte per esprimerle il suo rammarico per l'accaduto. Perciò aveva iniziato a dirle:

«Dolce mia Lurella, non sai quanto mi rattristi il fatto che non potrai più avere un campione che possa battersi per te nel circo di Dorinda. Come hai sentito, il mio valoroso luogotenente, il quale avrebbe dovuto rappresentarti in più di una gara, è stato fatto sparire dalla circolazione! Voglio sperare almeno che non gli sia successo nulla di grave. Se così fosse, la cosa mi arrecherebbe molto dolore ed una grande rabbia!»

Allora la regina, che era di opinione diversa, gli aveva risposto:

«Se non lo sai, mio caro consorte, non sono per niente d'accordo con te! Hai forse dimenticato che c'è ancora il giovane fidanzato della ragazza, il quale ha tanta voglia di mettersi in mostra nel circo e di battere tutti gli altri concorrenti, nessuno eccettuato? Quindi, potrebbe rappresentarmi lui, al posto del nostro valoroso Tedo!»

Poi, senza attendere l'opinione o la reazione del marito, ella si era rivolta alla giovanissima Luta e le aveva domandato con ansia:

«Simpatica ragazza, mi presteresti il tuo Tio nelle gare che si terranno tra poco nel circo? In questo modo gli daresti l'opportunità di farsi ammirare da tutti gli spettatori!»

«Certo che sì, nobile regina! Non mi interessa per chi gareggi il mio ragazzo. Per me, la cosa importante è che gli si permetta di partecipare alle gare. In questo modo, egli avrà la possibilità di farsi valere da tutti coloro che assistono alle competizioni. Specialmente, poi, se il mio Tio metterà la sua valentia a disposizione della sovrana di Dorinda! Perciò, pensando ad un fatto del genere, già mi sento colmare di felicità! Spero che pure il tuo regale coniuge sia d'accordo con te, in questo momento!»

In verità, il re Kodrun si mostrava molto scettico sulle reali possibilità del fidanzato della ragazza. Per questo restava dell'idea che in quella maniera la consorte finiva per cacciarsi in una rischiosa avventura, quella che egli voleva evitarle. Ma poi, sempre a titolo di pura curiosità e unicamente per farsene almeno una idea, non si era astenuto dal chiedere alla fanciulla, che si mostrava molto fiduciosa nel suo ragazzo:

«Ma prima che io decida di accettare, vuoi dirmi, amabile Luta, a quali gare il tuo Tio avrebbe intenzione di partecipare? Spero non in quella della lotta libera!»

«Fatta eccezione di quella della corsa delle bighe, egli è intenzionato a prendere parte a tutte le altre, considerato che in esse egli è convinto di riuscire a trionfare su tutti gli altri concorrenti! Ti posso assicurare che il mio ragazzo è un vero portento e saprà imporsi senza difficoltà a tutti gli altri partecipanti alle gare.»

«Mi stai dicendo che il tuo fidanzato intenderebbe concorrere anche nella lotta libera, simpatica fanciulla?! Mi auguro proprio di no, se non vuole essere stritolato e ridotto davvero male dal lottatore che conosco io! Il mio amico Lucebio qui presente può confermartelo con assoluta certezza, se hai ancora dei dubbi a tale proposito!»

«Invece anche in quella gara egli vorrebbe concorrere, nobile re Kodrun! Il mio Tio mi ha assicurato che in tale competizione egli è un vero asso, per cui non ci sono dubbi che la vittoria gli arriderà pure in essa! Egli saprà dimostrarlo nell'arena del circo davanti a tutti quanti gli spettatori, per cui costoro lo applaudiranno senza meno!»

«Si vede, graziosa Luta, che il tuo Tio non immagina neanche con quali giganti avrà a che fare nell'arena! Devi sapere che la loro statura si presenta qualcosa di pauroso, per cui da essa proviene loro una forza spaventosa. Pensa un po' che il mio ex lottatore Afdo una volta staccò ad un mio soldato la testa dal collo con le sole sue manacce, le quali lavorano come se fossero due vere tenaglie. In quella occasione, gli feci solo mozzare le orecchie, poiché egli era stato provocato offensivamente dalla sua vittima. Altrimenti lo avrei condannato alla pena capitale. Oggi anch'egli partecipa alla gara della lotta libera. Secondo quanto mi hanno riferito, il suo obiettivo è quello di fare sfigurare la mia Lurella, poiché mi serba ancora rancore da quel giorno che gli feci mutilare il capo. In queste gare, egli rappresenterà la moglie di mio fratello Eminto. Allora sono riuscito ad infonderti spavento e a distoglierti dai tuoi grilli, i quali possono essere solamente sintomatici di leggerezza?»

«Neanche per sogno, sovrano di Dorinda! Il mio Tio è un vero campione e non ha uguali nell'intera Edelcadia. Perciò egli saprà cavarsela egregiamente in tutte le gare alle quali parteciperà. Inoltre, se avessi il permesso di guidare la biga reale, visto che poco fa ti hanno informato che l'auriga della regina viene dato per disperso, ti garantisco che saprei condurla io alla vittoria senza alcuna difficoltà! Come vedi, anche nella corsa la sovrana potrebbe avere un suo rappresentante, che sarei io.»

«Davvero, ragazza, saresti capace di guidare una biga?! Io ho i miei dubbi! Comunque, la cosa non può interessarci, siccome i miei due cavalli migliori sono stati ammazzati da mano ignota. Oppure vorresti trascinarti la pesante biga a piedi, magari trasportandola a spalle? Ti prego di non volermene, Luta, per la mia inopportuna ironia a cui sono ricorso! Forse sarà stata la rabbia del momento ad ispirarmela!»

«I cavalli non rappresentano alcun problema, mio sire, perché posso disporre di quelli di mio padre, cioè di Cun e Ran. Essi formano una coppia affiatatissima e corrono più velocemente del vento! Non esagero, se ti dico che essi avrebbero fatto mangiare la polvere anche ai tuoi defunti corsieri, se non fossero stati uccisi ed avessero gareggiato con loro. Te lo posso assicurare senza ombra di dubbio!»

«Che le cose allora vadano come proponi, Luta!» aveva concluso il sovrano «Un giorno diedi retta ad un giovane, il quale non me ne fece pentire. Il mio Lucebio, che siede qui alla mia sinistra, ne sa qualcosa. Anche oggi voglio ancora dare ascolto ad una giovane, sperando di non pentirmene come allora. Sì, mi scoccerebbe vedere sfigurare la mia Lurella, davanti a una gran parte del popolo di Dorinda. Mi seccherebbe di più sapere che ciò darebbe gioia ad un'antipatica dama che conosco!»

Dopo la sua riflessione, il sovrano aveva pregato il suo pupillo:

«Vai con lei, mio caro Lucebio, e fai in modo che ella e il suo ragazzo non incontrino ostacoli di sorta nei reparti del circo! Se puoi, fai anche una capatina alle mie stalle. Già, dovrai andarci comunque con il ragazzo di Luta, dal momento che bisogna prendere la mia biga. Che la fortuna ci assista e premi la mia consorte, almeno in quest'anno, essendo quello di inaugurazione della nostra Dorinda!»

Dando poi una ulteriore occhiata alla platea, aveva soggiunto:

«Vi raccomando di spicciarvi, voi due, perché nel circo la gente sembra che stia friggendo sopra una padella, per cui si riesce a malapena a tenerla cheta sulle sue lunghe e semicircolari gradinate! Ma essa ignora le brutte cose che ci sono capitate, alle quali adesso stiamo ponendo dei rimedi alla meglio, pur di accontentarli!»


Lucebio e Luta avevano raggiunto ben presto Tio. Egli attendeva presso il reparto dove stavano gli organizzatori delle gare, i quali ne curavano il regolare svolgimento. Lasciata poi in quel luogo la ragazza, i due giovani erano andati a prendere i cavalli del mercante Aiburno presso la sua carovana. Dopo averli prelevati dal loro recinto, erano pervenuti subito alle stalle regie. In quel luogo, senza perdere altro tempo, avevano aggiustato le due stupende bestie nere alla biga del re Kodrun. Stavano infine per lasciare tale posto, allorché una ventina di uomini armati di spada avevano tentato di fermarli ad ogni costo. Essi, dopo essere sbucati all'improvviso dal reparto in cui si tenevano nascosti, si erano palesati dei veri lupi famelici. Allora Tio, aperto un varco fra quei malintenzionati con ampie e finalizzate mulinate di spada, aveva permesso a Lucebio di prendere il largo e di mettersi in salvo sopra la biga. Invece egli era rimasto ad ingaggiare da solo una furiosa lotta con quei furfanti, i quali intendevano liberarsi di lui per darsi all'inseguimento di Lucebio. Il giovane, sebbene il loro numero fosse consistente, non aveva avuto alcuna difficoltà ad avere la meglio su di loro e a farli fuori tutti. Infatti, mettendo in pratica la sua invincibile scherma e sorprendendoli con la sua incredibile tecnica delle arti marziali, se ne era liberato in poco tempo, annientandoli rapidamente dal primo all'ultimo.

Poco dopo, essendo entrato in una delle stalle, Tio aveva anche scoperto il valoroso Tedo, il quale, in quel momento, vi si trovava semisvenuto, imbavagliato e legato proprio come un salame. Egli, fatta eccezione di quella della lotta libera, avrebbe dovuto gareggiare per la regina Lurella in tutte le altre competizioni. Invece poco prima era rimasto vittima di una imboscata e non si era potuto presentare al circo. Scorgendolo in quello stato miserevole, Tio all'istante si era dato a soccorrere l'ex luogotenente del re Kodrun, facendolo rinvenire con un po' d'acqua, dopo avergliela versata sul viso. In seguito, lo aveva liberato prima dal bavaglio e poi dalle corde che lo tenevano legato. Essendosi infine accorto che le condizioni di Tedo necessitavano di ulteriori cure, a causa di un bel bernoccolo che gli fuoriusciva dalla regione occipitale, il giovane si era prestato a curarlo. Mostrandosi un vero esperto in materia, Tio si era accinto a sottoporlo ad una efficace terapia preliminare.

Mentre curava Tedo, a un tratto, egli aveva scorto un uomo venir fuori da una stalla. Stando in groppa al suo cavallo, il fuggiasco si era dato ad allontanarsene. Allora il braccio destro del re Kodrun, non dando nessuna importanza al suo precario stato di salute, siccome era in grado di sopportarlo benissimo, aveva ordinato al suo valido salvatore:

«Smettila di badare a me, giovane molto in gamba. Invece segui l'uomo che un attimo fa ci è scappato sotto il naso, poiché esso ti condurrà al suo committente. Pedinandolo da vicino senza dare nell'occhio, non fartelo sfuggire e cerca di appurare la sua destinazione! Essa in seguito permetterà al nostro re Kodrun di conoscere chi vi abita!»

A quell'invito di Tedo, Tio, saltato subito in groppa al suo cavallo, si era messo ad inseguirlo, finché non lo aveva visto rifugiarsi in un grande portone, quello che egli si era poi fissato nella mente, senza che potesse dimenticarlo. Dopo aver preso nota di ciò, il giovane se ne era tornato di nuovo sui suoi passi; anzi, si era condotto direttamente ai reparti del circo. Presso il cui ingresso egli aveva trovato ad attenderlo Lucebio, il quale, avendo temuto per lui, era in preda ad una grande apprensione.

«Finalmente sei arrivato!» gli aveva esclamato il prediletto di Kodrun «Stavo trepidando per la tua salvezza! Ho pure inviato alla scuderia della reggia un drappello di soldati, affinché ti dessero una mano. Ma vedo che te la sei cavata da solo piuttosto bene con quei numerosi malandrini! Sei stato veramente bravissimo, Tio, per cui la regina potrà ben sperare nel conseguimento del titolo di "Primadonna dell'anno"!»

«Li ho uccisi tutti, Lucebio; ma è meglio fare a meno di parlarne, dal momento che il tempo incalza. Comunque, puoi riferire al re Kodrun che il suo luogotenente ed amico Tedo adesso si presenta sano e salvo. Egli ha soltanto qualche protuberanza alla nuca, la quale fortunatamente non è grave, e nulla di più. Tu, invece, dimmi qualcosa sulla corsa delle bighe; voglio sapere se essa ha avuto già inizio oppure si sta concludendo, essendo in stato avanzato.»

«Certo che è cominciata, Tio; però soltanto da poco! La tua ragazza, per nascondersi interamente i capelli ed annullare in sé ogni parvenza di donna, è dovuta ricorrere ad un elmo con la visiera. Non si poteva far vedere che la regina Lurella venisse rappresentata da un'amazzone. Quando la corsa sarà terminata, ella, se la vittoria le arriderà, ti raggiungerà nel reparto di partenza delle bighe e ti passerà la fascia dorata della regina. Abbiamo convenuto che dopo sarai tu a presentarti nel circo a viso aperto e ti condurrai a ricevere gli onori della vittoria relativa a tale gara. Da quel momento, Tio, sarai tu a rappresentare nel circo la sovrana di Dorinda. Mi raccomando, sappila onorare come le si conviene! Dopo quanto mi hai già dato modo di constatare, hai la mia piena fiducia e sono sicuro che tra poco riscuoterai molto successo nell'arena. Perciò la nostra regina non poteva avere un campione migliore di te a rappresentarla nel circo, senza togliere alcun merito al nostro Tedo!»

Una volta facilitato al ragazzo di Luta l'accesso ai reparti del circo, presentandolo come il sostituto di Tedo, Lucebio di gran carriera aveva fatto ritorno sulla tribuna regale, dove il re Kodrun lo attendeva con ansia. Egli aveva avuto premura di essere sul palco, non solo per godersi la restante parte della corsa, ma soprattutto per riferire al suo sovrano ciò che di vergognoso era avvenuto presso la sua scuderia. In pari tempo, lo avrebbe invitato a prendere, dopo lo svolgimento delle gare, dei drastici provvedimenti contro l'ignobile mandante del raid, che c'era stato nelle stalle regie. Quando Lucebio lo aveva raggiunto, il figlio di Ursito era intento a godersi felice e beato la magnifica corsa delle bighe, nella quale stava eccellendo il rappresentante della sua Lurella. Inoltre, si poteva essere certi che ogni spettatore stava ammirando l'abile e destro auriga che gareggiava per la loro regina! Il quale stava guidando con grande perizia la sua splendida coppia di cavalli dal mantello giavazzo, distaccando di molto gli avviliti concorrenti che lo inseguivano. Ma non appena il suo pupillo gli si era seduto accanto, tutto soddisfatto, Kodrun si era affrettato a chiedergli con gioia:

«Insomma, Lucebio, vuoi dirmi chi è colui che rappresenta la mia Lurella nell'attuale gara?! Anche se i suoi cavalli rispondono magnificamente ai vari comandi da lui impartiti, bisogna ammettere che il loro auriga è davvero fenomenale! Per favore, amico mio, sbrìgati a farmi il nome di colui che è il provetto guidatore dei cavalli!»

«Li conduce Luta, mio re, la graziosa giovane che ti ha parlato poco fa! Altrimenti chi altro sarebbe potuto essere? Hai già scordato che ella ti aveva detto che sarebbe stata lei a guidarli nel circo? A volte bisogna anche aver fiducia nelle donne, senza alcuna offesa verso la nobilissima regina Lurella qui presente! Anche loro, quando si danno anima e corpo a qualcosa, sanno compiere miracoli!»

«Dici sul serio, Lucebio?! Ma dopo la corsa, chi la sostituirà nelle altre gare? Su, amico mio, raccontami ogni particolare su quanto avverrà in seguito e non farmi stare più a lungo sulle spine, comportandoti da autentico sadico nei miei confronti!»

«Dovresti saperlo, sire, che dopo le subentrerà Tio, il quale è il suo fidanzato! Possibile che non ricordi neppure questo? Si vede che stai invecchiando anzitempo!»

«Amico mio Lucebio, visto che hai conosciuto di persona il giovane Tio, poiché non è potuto essere diversamente, vorrei sapere da te se egli ti ha fatto un'ottima impressione.»

«Altro che ottima, amico mio! Essa è stata indubbiamente eccellente! Presso la tua scuderia, per permettermi di raggiungere il circo, prima che avesse inizio la gara delle bighe, egli intrepidamente ha affrontato una ventina di uomini che ci avevano aggrediti per impedirci di portar via il cocchio. Nonostante fosse solo, egli li ha fatti fuori tutti e mi ha permesso di arrivare in tempo al circo. Gli stessi già avevano assalito e tramortito il valoroso Tedo. Per fortuna, a detta di Tio, egli non corre più alcun pericolo e presto raggiungerà il circo con i soldati che sono stati inviati da me alla scuderia. Dopo avere avuto tali splendide notizie, sei contento, re Kodrun?»

«Se le cose stanno come hai detto, Lucebio, vuol dire che questo Tio promette molto bene, almeno nelle gare che dovranno mettere in mostra la perizia d'armi dei concorrenti! Perciò per il momento non ci resta che rallegrarcene. Dimmi ancora: Se dopo la vittoria il popolo pretenderà che il vincitore si mostri con il volto scoperto, che cosa accadrà in quel caso? Avete risolto a dovere anche questo problema?»

«È stata prevista pure tale eventualità, mio grande re. In merito alla quale, sono rimasto d'accordo con la ragazza che, dopo avere ultimato la corsa, ella rientrerà subito nel sotterraneo del circo, dove il suo Tio la sostituirà sulla biga regale. Un istante dopo egli ne verrà fuori con il volto scoperto e riscuoterà, al posto di Luta, gli applausi e gli onori che si leveranno dalla folla degli spettatori. Che ne dici, da parte tua?»

«Bravo, mio carissimo Lucebio, tutto è stato studiato e predisposto alla perfezione! D'altronde da te, preciso e meticoloso qual sei, non potevo affatto aspettarmi un lavoro abborracciato! Quanto poi allo spiacevole contrattempo che si è verificato presso la mia scuderia ai danni del mio luogotenente e dei miei cavalli, ti faccio questa solenne promessa. Una volta che ci sarà stato lo svolgimento delle gare, darò subito corso alle indagini. Vedrai che mi adopererò con ogni mezzo, perché venga fatta piena luce su di esso. I responsabili dovranno fare i conti con me e non la passeranno liscia. Parola mia!»

«Secondo me, mio sovrano, si è trattato di un chiaro tentativo di privare la tua consorte del suo valido campione e farla sfigurare davanti al tuo popolo nelle odierne gare. Il bravo Tedo avrebbe dovuto partecipare a quattro di esse, nelle quali avrebbe primeggiato di sicuro sugli altri contendenti. Probabilmente, chi ha attentato all'onore e alla gloria della regina Lurella deve essere senza dubbio qualcuno che sta facendo di tutto per vincere il primo premio nelle gare odierne. Esso farebbe anche guadagnare alla sua donna il titolo di "Primadonna dell'anno", quello che hai introdotto insieme con le annuali competizioni. Sono più che convinto che i recenti fatti perseguivano un obiettivo del genere!»

«Dici davvero, Lucebio, che le cose stanno come affermi? Vorrei sapere chi ti dà una simile certezza! Potresti anche sbagliarti a tale riguardo, siccome non c'entra per niente con le gare quanto è avvenuto presso la mia scuderia! Invece sono propenso a credere che le due cose non abbiano nulla in comune fra di loro e che ognuna abbia avuto invece uno scopo completamente differente dall'altra! Ma sapremo chi di noi ha ragione, solo dopo che la verità sarà venuta a galla e sarà appurata!»

«Invece, mio re, sono anche persuaso che, se questa persona ha agito contro Tedo, vuol dire che era matematicamente certa che soltanto il tuo luogotenente poteva superare in valore il rappresentante o i rappresentanti della sua donna. Inoltre, essa non può non occupare una posizione sociale molto elevata! Perciò stiamo a vedere i combattenti di quale dama si meriteranno il primo o il secondo posto nelle varie gare previste. A mio avviso, tali vincitori ci indirizzeranno verso il vero colpevole e ci indicheranno chi ha congiurato contro il prestigio e l'onore della regina tua consorte!»

Nel frattempo la corsa delle bighe era proseguita brillantemente a favore dell'esperta Luta. Ella, infatti, era riuscita a precedere di un giro completo l'auriga arrivato secondo, il quale si chiamava Veldo e, nella gara appena svolta, rappresentava Clinta, la moglie del fratello del re Kodrun. Tagliato vittoriosamente il traguardo, la ragazza si era diretta rapidamente ai reparti sotterranei del circo, dove senza perdere tempo aveva ceduto il suo posto al fidanzato e gli aveva anche consegnato la fascia dorata. Subito dopo, ella era corsa ad occupare il posto che le era stato offerto dal re Kodrun, cioè quello che si trovava accanto alla sua consorte. Di lì poi aveva gongolato di gioia davanti all'euforica ed osannante platea dei numerosi spettatori, che ella aveva saputo mandare in solluchero. Le acclamazioni della folla presente verso il vincitore erano state infinite e strepitose. Essa aveva pure reclamato che il vittorioso auriga si presentasse a viso scoperto nel circo, come avevano previsto il re Kodrun e Lucebio. A quel punto, il giovane Tio, indossate le vesti della fidanzata, non aveva tardato a rientrarvi. In quel luogo, prima di tutto, egli si era presentato davanti alla regina Lurella per renderle i suoi omaggi e per essere insignito da lei del titolo di migliore auriga dell'anno. A proclamarlo tale, però, era spettato al re di Dorinda. Al termine di tali atti dovuti, il giovane, standosene impettito e soddisfatto sulla propria biga, aveva fatto un giro completo del circo, salutando con calore quanti lo acclamavano degno vincitore ed imparagonabile auriga.

Anche l'entusiasmo del re Kodrun non era stato da meno, mostrandosi anch'esso enorme. Invece non era mancato, nel medesimo tempo, chi era apparso sulla tribuna con un volto deluso ed avvilito. Egli era stato Eminto, il fratello del sovrano. Il suo stato d'animo, che gli si leggeva in modo manifesto sul volto trasfigurato, non era sfuggito all'acuto Lucebio. Costui subito ne aveva preso nota, appunto per farlo presente al re Kodrun in un secondo momento, cioè al termine delle gare.