54°-HANDRUS PARLA DEL SUO VIAGGIO AL RE ELOST

Un giorno, durante il mio studio degli astri, da me condotto per conoscere se per noi Salunnesi ci sarebbe stato un domani senza problemi, venne fuori una scoperta sensazionale. Addirittura era previsto che ci saremmo liberati dal giogo del malvagio dio malefico e che un evento del genere si sarebbe verificato a breve scadenza. La qual cosa mi spinse a scandagliare di più quell'interessante previsione, che concerneva il nostro popolo e si prevedeva a suo favore. Dal suo approfondimento, che portai avanti con scrupolo, appresi così che saresti stato tu, re Elost, a liberarci dal dio. Comunque, anche se la cosa potrà sembrarti strana, secondo le stelle ci saresti riuscito unicamente con il tuo suicidio.

Appena venni in possesso di quelle notizie, senza attardarmi corsi a parlarne con tuo padre, il re Almun. Egli mi ricevette, manifestandomi la stima di sempre, siccome in precedenza c'erano stati altri incontri fra noi due. Essi avevano riguardato il campo delle premonizioni, nel quale lo avevo sempre soddisfatto oltre le sue aspettative. Per questo, quando mi trovai ancora in sua presenza, egli, memore dei miei passati responsi infallibili dati ad alcuni suoi sogni, si affrettò a domandarmi:

«Posso sapere cosa ti ha spinto da me, mio provetto indovino? Spero che questa volta la tua presenza a corte sia soltanto portatrice di buoni auspici, dal momento che di quelli cattivi io e il mio popolo ne abbiamo fin sopra i capelli! Ma tu questo lo sai! Su, mettiti a parlarmi, visto che, come sempre, sono qui ad ascoltarti con entrambe le orecchie aperte!»

«Ti annuncio che adesso dagli astri ci provengono degli ottimi presagi, mio sire!» fui lesto a rispondergli «Perciò, considerato che sei disposto ad offrirmi la tua massima attenzione, come mi hai fatto presente qualche istante fa, mi sbrigo a rendertene partecipe!»

«Se è come mi hai detto, Handrus, inizia pure a raccontarmi ogni cosa. Il mio ascolto sarà totale, ma solamente perché sei venuto a recarmi delle belle notizie e perché esse riguardano il mio popolo!»

«Ebbene, mio sovrano, seguendo l'attuale disposizione degli astri e cercando di ricavarne altri segni premonitori per la nostra città, alla fine sono giunto a due importanti conclusioni. Riguardo alla prima, in breve tempo ritorneremo ad essere un popolo libero, senza più essere oberati dalle cruente angherie del malefico dio Broxun. Stando alla seconda, invece, la nostra liberazione potrà avvenire esclusivamente mediante tuo figlio Elost. Anche se mi dispiace fartelo presente, il tuo primogenito potrà fare verificare un evento del genere, a patto che egli muoia in un determinato tempo. Volendo esserti più esplicito, egli sarà in grado di riscattarci dalla maligna divinità solo con la sua morte. Essa, inoltre, dovrà esserci durante un periodo stabilito della sua vita terrena!»

«Come è possibile una cosa del genere, Handrus? Non sembra anche a te un vero paradosso ciò che viene pronosticato dal tuo studio degli astri? Potrà mai un uomo morto salvare la nostra Salunna e il suo popolo tribolato dalla divinità che ci tiranneggia? A mio avviso, è impossibile!»

«Invece sarà così, re Almun! Infatti, questa è risultata la pura verità, dopo aver ripetuto per ben tre volte consecutive il controllo della situazione astrale nel firmamento. La quale non dà adito a dubbi e indirizza a pronosticare unicamente nel senso che ti ho appena riferito!»

«Lo sai anche tu, Handrus, che Elost è molto giovane. Come potrà mio figlio farsi venire la voglia di suicidarsi? Se egli si rifiutasse di porre fine da sé alla sua esistenza, dovremmo essere noi a forzarlo ad uccidersi, anche contro la sua volontà? Oppure dovrei essere io ad ordinare la sua morte, anche senza esserci una valida ragione?»

«Parli così, mio sovrano, perché ho dimenticato di dirti altre cose, quelle che ora ti faccio apprendere. Il tuo primogenito dovrà suicidarsi, dopo che sarà incoronato re di Salunna. Anche il suo atto dovrà essere volontario, proprio come quello del re Liosor; ma non gli sarà consentito di uccidersi, quando ne avrà voglia lui! Invece il suo suicidio dovrà avvenire al momento opportuno; altrimenti esso risulterà vano, proprio come fu quello del suo illustre predecessore. Secondo me, adesso che ne sei venuto a conoscenza, dovresti già iniziare a preparare il tuo primogenito per il suo futuro olocausto, a favore del suo popolo disperato!»

«Ci proverò sena meno, Handrus; comunque, non sarà un compito facile il mio! Adesso, però, voglio sapere da te: per mio figlio, quale dovrebbe essere il momento più giusto di darsi la morte, perché essa si dimostri proficua per i Salunnesi? Naturalmente, io non ci sarò in tale circostanza, se egli dovrà farlo, dopo essere stato incoronato re. Difatti lo avrò preceduto già da parecchio tempo nella tomba. Allora mi chiarisci anche questo particolare, il quale mi si presenta torbido e non limpido?»

«A tale tuo quesito, sire, non posso ancora dare una risposta esatta. Essa non dipende dalle stelle, ma da qualcosa di più enigmatico, che andrà vagliato direttamente nel luogo dove ha la sua fonte. Di preciso stiamo parlando della prodigiosa Fonte dell'Arcano. Sappi che, solo se letto con gli occhi giusti e percepito con la psiche adatta, il mistero dell'universo ci viene rivelato nella sua maestosità. Così ci elargisce la comprensione dell'incomprensibile e la conoscenza dell'inconoscibile!»

«Mi sai dire, Handrus, in quale regione è situata la Fonte dell'Arcano e in che modo ci si può arrivare e la si può contattare? Oppure ignori tanto il luogo che la ospita quanto la strada che conduce ad essa? Anche questo vorrei apprendere da te, per sentirmi massimamente sereno!»

«A dire la verità, mio sovrano, io non ci sono mai stato; però ne ho sentito parlare da alcuni miei colleghi. Tale fonte si trova sull'Acrocoro dei Residuati Galattici, il quale si estende tra le eccelse vette della catena montuosa di Kripticon. Per arrivarci, intanto che si ascende in direzione dei picchi, occorre costeggiare scoscendimenti, percorrere anfratti tetri ed umidicci, arrampicarsi a pendii al limite della scalabilità. Perciò tale viaggio è sconsigliato a chi soffre di acrofobia, poiché la paura di cadere nel vuoto lo metterebbe in serio disagio. Potrebbe perfino farlo precipitare in qualche crepaccio, senza che egli se ne accorga!»

«Allora, Handrus, se questo è il nostro destino, dovrai andarci al più presto e scoprirvi il momento esatto, nel quale mio figlio dovrà cessare di esistere, se vorrà liberare il suo popolo dal dio Broxun. Dopo che avrai portato a termine la missione positivamente, ritornerai da me per relazionarmi sui risultati da te ottenuti. Anzi, partirai domani stesso per l'Acrocoro dei Residuati Galattici e farai in modo che il tempo non ci sfugga, permettendo così al mio primogenito di non giungere troppo tardi al suo appuntamento con gli astri. Nel frattempo, metterò al corrente mio figlio di ogni cosa e mi adopererò perché egli si capaciti che il suo olocausto futuro sarà indispensabile per la liberazione del nostro popolo dalla tirannia del malefico dio. Buon viaggio, mio egregio indovino, e che la fortuna ti assista lungh'esso, guidando i tuoi passi per sentieri sicuri!»

Il giorno dopo, ero già in cammino per raggiungere la remota mia meta. Da parte mia, non potevo quantificare il tempo che avrei impiegato per arrivarci. Sapendo che la catena montuosa di Kripticon si elevava nell'estremo nord, mi dirigevo in quella direzione con entusiasmo e senza temere pericoli di sorta. Mi auguravo soltanto che il dio Broxun non fosse venuto a conoscenza dei nostri piani; in caso contrario, egli non avrebbe esitato ad accopparmi durante il viaggio. Fui certo che egli ne era rimasto completamente all'oscuro, solo dopo che ebbi percorso metà della mia strada. Allora, avendo smesso di aver paura di un suo intervento punitivo, andai avanti nel mio cammino con alacrità e fiducia.

Re Elost, non starò qui a narrarti le tante peripezie e i diversi contrattempi che mi obbligarono a rallentare la marcia; altrimenti ne verrebbe fuori una storia interminabile e noiosa per te che mi ascolti. Invece, saltando le une e gli altri, da questo momento in poi il mio racconto riguarderà esclusivamente il mio arrivo sull’eccelso acrocoro e ciò che mi accadde sopra di esso. Ti parlerò pure del mio incontro con una persona speciale, la cui compagnia mi risultò assai giovevole e mi aiutò a risolvere il nostro rebus. Il quale era rappresentato dalla conoscenza della fascia temporale, in cui sarebbe dovuto esserci il tuo suicidio.


Erano trascorsi più di due anni, da quando mi ero allontanato da Salunna. Per cui adesso mi aggiravo per la valle che costituiva l'Acrocoro dei Residuati Galattici, dove sovente m'imbattevo in blocchi rocciosi rotondeggianti. Essi, che potevano avere un diametro di una decina di metri, si presentavano sforacchiati in diversi punti della loro liscia superficie sferica, dai quali fori usciva del fumo violetto. Ma le piccole volute fumose, a mano a mano che raggiungevano la distanza superiore ad un metro dai rispettivi massi, si diradavano e sparivano.

Ebbene, mentre perlustravo la zona, con l'intento di cercare la rinomata Fonte dell'Arcano, mi capitò di incontrare una persona non molto avanzata negli anni e dal nobile aspetto, che era da definirsi venerabile. Egli, che aveva dei capelli lunghi, candidi e ondulati, lasciava intravedere anche una folta barba nivea. Inoltre, indossava una candida tunica lunga fino alle caviglie, sulla cui parte anteriore, all'altezza del petto, era disegnata una stella di colore azzurro. Invece i suoi calzari, che si potevano appena scorgere sotto il lungo indumento, erano di colore argentato. Egli, non appena mi ebbe scorto, si diede a sorridermi dolcemente. Venuto meno il sorriso, l’eccezionale persona mi domandò:

«Mi dici chi sei, forestiero, e cosa sei venuto a fare su questo acrocoro? La stanchezza, che ti si legge in volto, mi fa pensare che tu venga da molto lontano. A ogni modo, mi ispiri abbastanza fiducia. Perciò, se ti fa piacere apprenderlo, io mi chiamo Ussilen e vivo da tempo immemorabile in questa valle. Ora mi è possibile conoscere il tuo nome?»

«Grazie, Ussilen, per esserti interessato alla mia persona e per avermi messo al corrente del tuo nome. Invece io mi chiamo Handrus e in Salunna, che è la mia città, esercito la professione dell'indovino. Rispondendo poi alla seconda delle tue domande, visto che alla prima ho già dato la risposta, ti dico subito che sono venuto a cercare la Fonte dell'Arcano. Ma anche ti faccio presente che non ti sei sbagliato, quando hai ritenuto abbastanza remoto il mio luogo di provenienza. Se ci tieni ad esserne informato, la mia città si trova ad una distanza da qui così enorme, da superare le tre migliaia di chilometri. Ora saresti disposto a dirmi qualcosa di più specifico su di te, simpatico Ussilen? Vorrei che mi chiarissi anche la funzione che hai in questo luogo sperduto, che penso sia abbandonato dalle divinità. A questo punto, ammesso che ci sia il tuo consenso, vorrei che tu mi dessi delle notizie precise che lo riguardano.»

«Invece, sono disposto ad accontentarti, Handrus; ma conviene procedere con ordine, siccome sono vari i quesiti che mi hai posto. Prima di passare a farti la descrizione della Fonte dell'Arcano, voglio parlarti di questo altopiano, che è circondato dalle irte cime dei monti, i quali lo preservano dalle intemperie e ne proteggono l'incanto. L'Acrocoro dei Residuati Galattici è così nomato perché il materiale astrale, che sfugge alle galassie e non ha modo di evolvervi secondo la sua natura, dopo diverse peregrinazioni attraverso lo spazio cosmico, finisce proprio qui. In questo luogo, esso assume la forma che lo fa assomigliare ad una sfera di pietra bucata in vari posti. Ma te ne sarai reso conto già da te stesso, intanto che te la giravi in questi paraggi!»

«Hai ragione, Ussilen. Infatti, lo avevo già notato; ma devo confessarti che non ho compreso perché mai tali materiali galattici finiscono in questo posto. La loro presenza quassù ha forse un significato particolare, per cui essi devono obbligatoriamente terminare la loro corsa raminga sopra questo esteso altopiano? Che cosa sai dirmi in merito?»

«Handrus, come era ovvio, tu sull'argomento sei riuscito a captare solo qualcosa e non poteva essere altrimenti. Perciò mi tocca erudirti in modo semplice in relazione ad esso, senza tirare in ballo delle ardue problematiche, le quali potrebbero soltanto confonderti le idee, oltre che annoiarti a morte. Perciò ti prego di porgermi l'intera tua attenzione!»

«Grazie, Ussilen, per la tua disponibilità a venirmi incontro, come hai stabilito di fare! In questo modo, potrò rendermi conto di cose che mi sarebbe impossibile comprendere senza il tuo valido aiuto. Quindi, adesso puoi iniziare a spiegarmi tutto ciò che non ho ancora capito finora sui residuati galattici, poiché sono vigile nell’ascoltarti!»

«Devi sapere, Handrus, che Kosmos è in continua espansione e, intanto che aumenta di volume, fa germinare nuove galassie, le quali sono in grado di lievitare e di assumere la struttura che esse hanno da adulte. Nella loro incessante evoluzione, però, non tutto il materiale astrale di cui dispongono allo stato primordiale finisce per trasformarsi in quei corpi celesti che le rendono degli spettacoli stupendi nello spazio cosmico. Una parte di esso si mostra impotente ad evolversi, per cui abortisce, cioè diventa materiale erratico privo di significato e condannato a vivere in eterno la propria stagnazione. Invece esso, da qualunque galassia provenga errabondo, alla fine fa rotta per il nostro astro spento e viene a collocarsi sul presente altopiano. Il quale, unicamente per questo motivo, fu chiamato Acrocoro dei Residuati Galattici.»

«Ma perché, Ussilen, proprio il nostro pianeta Suliut deve dare ricetto a tali relitti galattici? Dal momento che ne sei senz’altro a conoscenza, chiariscimi altresì questo particolare, per favore! Ti prometto che dopo me ne starò tranquillo e non ti darò più fastidio con le mie domande!»

«Anche se tu non mi avessi chiesto un chiarimento del genere, mio simpatico Handrus, ugualmente avrei dovuto fornirtelo, siccome l'argomento si ricollega proprio alla Fonte dell'Arcano, per raggiungere la quale hai percorso molte interminabili miglia di strada. Ebbene, dopo un certo periodo di tempo, i residuati galattici ricevono dalla fonte l'energia idonea a farli riprendere. Il primo sintomo dell'avvenuto rifornimento è il cambio di colore del loro fumo, il quale, da violetto, diviene rosso. A quel punto, essi abbandonano questo acrocoro e si rimettono in viaggio, intenzionati a raggiungere uno spazio molto particolare, il quale viene definito Spazio del Recupero. Esso è detto così perché è capace di avviare in loro l'attivazione del processo evolutivo e di farli diventare finalmente gli astri, che già avrebbero dovuto essere da molto tempo.»

«La tua spiegazione, Ussilen, non poteva essere più soddisfacente. Per la verità, a me interessa apprendere di più dove è ubicata la Fonte dell'Arcano; ma, in un certo senso, tu questo già lo avrai capito. Perciò, visto che ti senti in vena di darmi ogni notizia, affréttati pure a rivelarmi dove essa si trova di preciso, se proprio non ti risulto troppo petulante!»

«Handrus, anche se tu fossi il migliore degli indovini del pianeta, lo sai che non potresti giovarti della fonte in nessun modo? Quindi, non comprendo la tua smania di pervenire ad essa a qualsiasi costo, se poi non potrai ricavarne un bel niente! Invece ti invito a riferirmi le vere ragioni che ti hanno spinto a cercare la Fonte dell'Arcano. Dopo, se le riterrò valide, totalmente o in parte, ti prometto che ti darò una mano a ricavare da essa tutte le notizie, di cui hai bisogno.»

«Ma tu chi sei, Ussilen, per parlarmi in questo modo? Visto che non lo hai fatto fino a questo momento, ti prego vivamente di ragguagliarmi sulla tua persona, che reputo di grande levatura morale! Difatti il tuo aspetto ieratico riesce solo ad ispirarmi fiducia e venerazione verso di te! Dopo che mi avrai soddisfatto anche in questa mia richiesta, sarò lieto di palesarti i motivi che mi hanno spinto a condurmi fin quassù!»

«Handrus, non ho da dirti molto su di me, a parte poche cose. Le quali, però, basteranno lo stesso a rassicurarti che potrò darti una mano nella tua missione, la cui riuscita, come prevedo, dovrebbe risultare di capitale importanza al tuo popolo. Esso, al momento attuale, può trovarsi soltanto in cattive acque, se hai deciso di affrontare un viaggio così lungo e non affatto scevro di pericoli. Allora, appagando il tuo desiderio, ti dico subito che sono il sacerdote di Lidrio, il quale è il dio degli astri. Egli, dopo aver dato origine ad essa sul nostro pianeta, gestisce la Fonte dell'Arcano. Questa si trova sottoterra, a oltre un miglio di profondità, e vi si perviene attraverso una spelonca, da cui si diparte un lungo sentiero. Esso ha una pendenza che lo fa abbassare gradatamente nel sottosuolo, fino a raggiungere il luogo dove è situata la portentosa fonte. Oltre a me, la divinità non consente a nessun'altra persona di arrivare fino ad essa. Chi provasse a profanarla, a un certo punto, verrebbe strozzato dal dio. Con ciò, penso di averti detto ogni cosa!»

«Giacché sei nell'argomento, Ussilen, mi parli in breve anche della Fonte dell'Arcano, chiarendomi come è fatta e di quali poteri può disporre? Attraverso lo studio degli astri, oltre alla sua esistenza e al fatto che essa può essermi di aiuto, non sono riuscito a scoprire nient'altro riguardo alla misteriosa fonte! Allora me ne vuoi parlare?»

«Vuol dire che il resto te lo parteciperò io, Handrus; ma dopo mi racconterai la storia del tuo popolo, come mi hai promesso! La Fonte dell'Arcano è situata al centro di una immensa caverna a forma di sfera, dove si presenta come una fiamma volubile e rosseggiante. In verità, essa non è di fuoco; ma è costituita da pura energia, la quale emana dalla stessa divinità. Anzi, possiamo affermare che è la divinità medesima, la quale si estrinseca in quella maniera. Quanto ai suoi poteri, non sono pochi; però ne posso usufruire solo io perché, grazie al dio Lidrio, mi viene consentito di entrarvi e di venirne inondato. Ma i benefici, che ne ricavo, sono di due tipi: la serenità dell'animo e una sorta di immortalità, in virtù della quale riesco a mantenermi in vita senza problemi. Devi sapere che l'energia rigeneratrice della fonte mi ha fatto raggiungere l'età di mille anni. Oltre a tale coppia di benefici, posso ricevere dalla Fonte dell'Arcano perfino l'afflato profetico. Esso mi rende capace di svelare gli enigmi più inaccessibili e di prevedere alcuni avvenimenti del futuro, sia prossimo che remoto. Con ciò, ti ho riferito ogni cosa.»

«Come mi sto rendendo conto in questo momento, Ussilen, dovevo cercare te e non la Fonte dell'Arcano. Essa avrebbe rappresentato per me unicamente la morte; mentre tu, tra poco, costituirai la soluzione al mio problema. Ovviamente, sempre grazie alla prodigiosa fonte! Adesso, però, devo mantenere la promessa che ti ho fatta, per cui inizio all’istante a raccontarti ogni cosa del mio popolo.»

Quando infine ebbi terminato l'impressionante mio racconto, mostrandomi con gli occhi piangenti e lo sconforto tristemente scolpito sul volto, gli feci queste mie domande:

«Allora, Ussilen, hai sentito cosa sta sopportando il mio popolo da molti secoli, soltanto perché una potente divinità malefica ha decretato di strapazzarlo insieme con la sua adorata dea? Potrebbe il tuo dio fare qualcosa contro il nostro divino aguzzino, se glielo chiedessimo con profonda umiltà? Oppure gli è impossibile aiutarlo?»

«Direi proprio di no, Handrus, se ci atteniamo alla predizione degli astri. Tu hai solo bisogno di apprendere da me a che età il figlio del tuo sovrano dovrà sacrificarsi per il suo popolo, dopo che sarà diventato egli stesso re. Perciò adesso ti lascio e vado a raggiungere la Fonte dell'Arcano. Così, una volta che mi sarò fatto inondare da essa, ne verrò anche ispirato. A quel punto, verrò a conoscenza della data esatta in cui il futuro re Elost dovrà suicidarsi, se vuole conformarsi alle precise indicazioni degli astri. Quindi, attendi in questo luogo il mio ritorno!»

Quando scorsi il sacerdote Ussilen ritornare dalla fonte, subito mi avvidi che egli aveva un viso abbastanza soddisfatto. A mio parere, quel suo atteggiamento esteriore poteva significare soltanto che il devoto del dio Lidrio aveva buone notizie da darmi. Infatti, dopo avermi raggiunto, dandomi una pacca sulla spalla destra, egli mi disse:

«Gioisci, Handrus, perché sono riuscito ad ottenere la notizia che ti aspettavi da me! Il tuo futuro re Elost, se non vorrà perdere la bella opportunità che gli offrono gli astri, anche se stona nel suo caso usare l'aggettivo "bella", dovrà suicidarsi al compimento del suo cinquantesimo anno di età. Egli dovrà farlo nella giornata del primo equinozio di primavera che ci sarà, a partire dal suo compleanno. Perciò ritorna dal tuo sovrano Almun ed informalo di ogni cosa che hai appreso da me! Ora, però, dobbiamo darci l’addio, indovino filantropo!»

Così, dopo esserci scambiato un caldo abbraccio ed averlo ringraziato per il favore che mi aveva reso, mi congedai dal sacerdote del dio Lidrio.

Il viaggio di ritorno, più o meno, ha avuto la stessa durata di quello di andata, per cui sono rimasto assente da Salunna quasi un lustro intero. Soltanto quando sono entrato in città e sono pervenuto all'ingresso della reggia, con immenso dolore ho appreso la morte del tuo genitore e la tua conseguente incoronazione. Fuori, quando ho dichiarato alle guardie che il re Almun tuo padre mi stava aspettando, mentre alcune di loro giustamente si sono messe a ridere, il loro capo, che è un mio vecchio amico, prendendomi in disparte, mi ha comunicato entrambi gli avvenimenti. Ma adesso che conosci la storia concernente il mio vaticinio, re Elost, tocca a te decidere come comportarti nel futuro, allo scopo di aiutare il tuo popolo a liberarsi dal giogo del dio.