52°-IL DIO BROXUN MANIFESTA LE SUE TENDENZE ANTROPOFAGHE

Giunta la fatidica data della cerimonia religiosa, nel primo mattino di quel giorno, il re Liosor e le tre partorienti, che erano accompagnate dai rispettivi mariti, si recarono al tempio. In quel luogo già li stavano aspettando i sacerdoti, i quali indossavano le loro vesti sacre. Da quel momento, gli uni e gli altri attesero che giungessero anche i trenta Paskuni, poiché essi avevano il compito di presenziare la funzione e gestirla, appunto come si era convenuto. Il suo svolgimento, però, restava ancora un mistero sia per i religiosi che per il sovrano salunnese e i mariti delle partorienti. Il re Liosor, da parte sua, continuava a mostrarsi pessimista sul conto di essa, essendo convinto che non ne sarebbe conseguito nulla di buono, a parte qualcosa di tremendamente inaudito. Ma si guardava dal darlo ad intendere ai tre consorti delle donne, volendo evitare di allarmarli e di scatenare del panico in mezzo a loro. Anche perché poteva ancora rivelarsi ingiustificato lo sconfortante pessimismo che covava nel proprio intimo verso la funzione religiosa, quella che a momenti si sarebbe svolta nel sacro tempio.

Circa mezzora dopo, anche i trenta Paskuni, capeggiati da Verust, fecero il loro ingresso nel sacro edificio. Il loro primo intervento consistette nell'invitare gli umani presenti a condursi nella parte anteriore del basamento, sul quale continuava ad esserci la dea Laxen nell'atto di dimenarsi nei suoi sofferenti atteggiamenti dovuti al suo parto in atto, che non si decideva a concludersi. Ottenuto il trasferimento delle persone nella zona da loro indicata, essi invitarono i sacerdoti a formare una doppia fila ai lati del basamento e ad incensare senza sosta lo spazio che era loro davanti, affinché esso venisse cosparso di continue e dense volute di fumo. Dopo aver rivolto tale invito alla componente religiosa, una ventina di Paskuni intimarono al sovrano e ai consorti delle gestanti di indietreggiare, finché non si fossero trovati a dieci metri dal basamento. A quel punto, da parte loro, iniziò ad esserci una sorveglianza accurata sui Salunnesi presenti, come se, da un istante all'altro, si attendessero da qualcuno di loro delle reazioni improvvise e violente.

Delle tre donne, invece, volle prendersi cura il loro capo, essendo il solo a sapere dove sistemarle e come disporle nella loro nudità. Verust, infatti, una volta che le ebbe fatte accostare fino ad un metro di distanza dal basamento, le fece svestire del tutto. Al termine del loro denudamento, che rese visibili le prominenti e rotondeggianti pance delle tre giovani incinte, egli le aiutò a salire sul basamento e a restarsene sedute in quel posto. Di lì a poco, il capo dei Paskuni si adoperò perché ogni partoriente, pur stando seduta, assumesse la posizione richiesta dal loro dio. Perciò innanzitutto le invitò a tenere la schiena rivolta allo spettacolo che veniva offerto dalla dea che partoriva e dalla testa dello scultore che sporgeva dal suo orifizio vaginale. Subito dopo le esortò a divaricare al massimo le gambe e a rendere ben visibile la loro regione pubica, siccome in essa si trovava il loro sesso. Ottenuto così dalle tre ubbidienti donne quanto gli aveva ordinato, le pregò di attendere l'avvento del loro dio. Il quale non avrebbe tardato a fare la sua comparsa nel tempio, dove l’incenso iniziava ad abbondare e a rendere nebuloso ogni spazio.

Nel frattempo, il re Liosor si andava domandando in che modo il dio Broxun si sarebbe manifestato a quelli del tempio e come si sarebbe comportato nei confronti delle donne in attesa di partorire. Egli stava aspettando esattamente quel momento, essendo intenzionato ad accertarsi se era giustificata la sua sfiducia nutrita verso la divinità malefica oppure era fasulla la sua cupa impressione nei riguardi della medesima. A ogni buon conto, il sovrano sperava che alla fine ogni suo tormentoso dubbio inerente al dio si rivelasse infondato. Egli non voleva vedere il suo popolo soffrire ancora, a causa di una entità perversa, la quale dimostrava di avere degli straordinari poteri divini e non aveva un briciolo di pietà verso gli esseri umani. Comunque, bisognava ancora prendere coscienza fino a che punto la sua speranza avrebbe trovato riscontro nella nuova imminente realtà dei fatti.

Nella mente del re di Salunna, quindi, continuavano a frullare simili riflessioni, allorché il sepolcrale silenzio del tempio fu interrotto da un fragore prolungato di grande intensità, identico a quello che avrebbe emesso un gong di grandi dimensioni. Quando infine l'assordante rumore si smorzò e la cupa quiete ritornò a soggiogare l'ambiente templare, in tale luogo seguirono delle vibrazioni sonore, le quali racchiudevano in sé trilli, squilli e fischi che si manifestavano all’unisono. Nella loro reiterata esternazione vibratoria, quei suoni formavano un aggregato risonante, che si presentava omogeneo e bene assortito. Ma anche tali rumori, dopo aver consumato il loro tempo effimero, fecero ritorno a quel nulla da cui erano provenuti alcuni attimi prima. Una volta scomparse, le sonore vibrazioni non lasciarono nel sacro tempio strascico alcuno della loro precedente presenza. Comunque, seguì ad esse un soffio di vento repentino, il quale, venendo accompagnato da un urlio di modesta intensità, si diede a scarmigliare le tre gestanti, che se ne impressionarono parecchio. Simultaneamente esso, facendo anche rizzare la fitta peluria dei loro neri pubi, costringeva le tre donne a tenere gli occhi chiusi, quasi serrati. Il motivo? Se non li chiudevano, esse avvertivano un disagio ai globi oculari, poiché quella specie di folata, investendoli, pareva che li colpisse con una fina sabbiolina fastidiosa ed irritante.

Erano trascorsi appena tre minuti, da quando il refolo si era dato a soffiare sui corpi delle tre partorienti, allorquando apparve nel tempio il dio Broxun. L'incredibile divinità, nel fare la sua apparizione, non aveva preso alcuna forma umana e non si era presentata rasente il pavimento. La sua sagoma traslucida, tenendosi ad un'altezza di tre metri e stando frontalmente alle donne, appariva come pura energia multiforme, essendo in continua trasformazione. Insomma, la si scorgeva mentre si estrinsecava nell'aria, mostrandosi con una consistenza simile a quella rappresentata dalla dea Laxen, la quale adesso risultava sua prigioniera. A differenza di quest'ultima, però, la sua conformazione non assumeva alcuna immagine; invece seguitava a mostrarsi come un groviglio di energie che scorrevano le une sulle altre, senza mai interrompersi.

Dopo aver strabiliato con quella sua manifestazione la componente umana che era presente nel tempio, il divino Broxun avviò il suo intervento ostetrico sulle partorienti, a cominciare dalla prima che si trovava sul lato sinistro. Ad un certo momento, nonostante il fumo prodotto dagli agitati turiboli dei sacerdoti rendesse fosca la visione, tutti gli astanti scorsero l'orifizio vaginale della donna allargarsi a dismisura e lasciare fuoriuscire la testolina del neonato. A ogni modo, la partoriente prima non aveva accusato minimamente le doglie, che di regola precedevano il parto, pur nella migliore delle ipotesi. Allora due appendici fluttuanti della divinità, allungandosi ed afferrandolo con il capo, estrassero interamente il bambino dal canale vaginale della paziente. Anche questa operazione si svolse tra le fumose volute, che seguitavano ad inondare lo spazio in cui si agitava l'entità divina, come se volessero nascondere qualche sua malefatta agli occhi indiscreti dei genitori presenti. Sul conto di tale particolare, perfino il sovrano di Salunna, a torto o a ragione, arrivò a sospettare qualcosa di losco. A suo parere, la divinità aveva preteso l'esagerato incensamento del tempio da parte dei sacerdoti, con l'unico scopo di mascherare meglio agli occhi degli astanti qualche sua magagna. Ebbene, come vedremo tra breve, egli non si sbagliava nel modo più assoluto.

Ebbene, una volta eseguita la rottura del cordone ombelicale dell'infante, che adesso si era dato ad emettere acuti vagiti, il dio Broxun non depose il neonato sul basamento accanto alla madre, come si attendeva la componente umana. Invece, dopo essersi impadronito del piccolo, lo avvicinò a sé per farlo fondere con la propria energia. Fu in quella circostanza che egli, senza che se ne ravvisasse il motivo, si diede a fare dilagare nel tempio il suo urlo bestiale, il quale risultò della massima intensità. Probabilmente, con quell'animalesco verso stentoreo, se esso non era la conseguenza di una sorta di eccitazione del momento da parte sua, si poteva affermare che la divinità malefica intendeva coprire il pianto dell’infante. Nel frattempo, espandendosi ovunque, l’urlo del dio faceva scuotere l'aria e la riempiva di versi ferini. I quali, nei pochi esseri umani presenti che li udivano, spegnevano l'ardore, infondevano terrore e producevano varie ambasce, se proprio non riuscivano a provocare in tutti loro dei mancamenti veri e propri. Nello stesso tempo, il neonato ne diveniva la vittima sacrificale, poiché la divinità cominciò a divorarselo con ferocia belluina. Mentre poi era intenta a finirlo a furia di morsi, che lo azzannavano e lo riducevano in brandelli sanguinolenti, essa faceva riverberare l'incredibile sua famelicità sul corpicino dell'essere umano appena nato. Intanto che si svolgeva quel sinistro e stomachevole episodio, il sangue del piccolo essere umano, il quale stava subendo una reale scarnificazione, si dava a tingere di rosso scarlatto la sagoma energetica del divino Broxun, fino a schizzare anche sul sottostante pavimento del tempio.

A tale cruento spettacolo, risultandogli esso di una riluttanza obbrobriosa e mostrandogli come il suo bambino veniva divorato dal maligno dio, il marito della donna che aveva appena partorito resistette fino ad un certo punto. Alla fine non ce la fece più a tollerare quello scempio di inammissibile crudeltà e decise di ribellarsi. Perciò, inveendo contro la sadica divinità, cercò di avvicinarsi al basamento su cui si trovava la prostrata consorte. L'uomo, però, riuscì a fare appena pochi passi, poiché fu bloccato da cinque dei Paskuni che tenevano sotto controllo lui, gli altri due mariti e il re Liosor. Allora, suscitando l'indignazione dei sacerdoti e delle altre persone presenti nel tempio, essi gli presero i quattro arti e il capo e glieli staccarono dal tronco senza alcuna difficoltà. Così lo condannarono ad una morte subitanea. Ma il cadavere dello sventurato, dopo essere stato dissezionato ed abbandonato sul pavimento in quello stato incredibile, poteva solo offrire uno spettacolo talmente impressionante, che alla fine spinse uno degli altri due consorti presenti a dare di stomaco.

Quella dimostrazione di forza operata dai cinque Paskuni convinse il sovrano e i due suoi sudditi che erano con lui a trattenersi dal reagire, non volendo andare incontro alla identica fine miseranda toccata al loro concittadino Finkur. Perciò essi continuarono ad assumere lo stesso atteggiamento, pure quando ci furono i restanti due parti. Al termine di ognuno, il dio antropofago seguitò a divorarsi gli escreti umani, com'egli li considerava, privando ciascuna delle tre angosciate mamme di quella gioia che sarebbe dovuta provenirle dalla nascita del figlio. Se non c'era stato nelle tre donne quell'esternato dolore, il quale avrebbe dovuto significare la massima tragedia, nel loro animo il dramma adesso si presentava di un'atrocità feroce. Inoltre, esso veniva vissuto da ognuna di loro come la calamità più disastrosa che le fosse mai capitata.

Quando terminò quello straziante sacrificio dei neonati, il quale c'era stato senza che nella scaletta della cerimonia fosse previsto, i Paskuni abbandonarono immediatamente il tempio. Allora i due mariti rimasti e il sovrano, che dovette occuparsi della novella vedova, mostrando un volto massimamente sconsolato, prima aiutarono le tre nude donne a rivestirsi e poi le accompagnarono alle loro case. Naturalmente, il feroce dramma delle tre fresche puerpere non poteva essere gettato nel dimenticatoio dopo breve tempo, ossia quando esso era appena all'inizio. In special modo, per colei che aveva avuto anche il marito straziato da una morte così orribile, esso si presentò letteralmente raddoppiato. Così le tre sventurate, almeno per un mese, sarebbero rimaste senza serenità, poiché l'atrocità della tragedia da loro vissuta nel tempio sarebbe stata indimenticabile, oltre che di una sofferenza inesprimibile, non potendo essere altrimenti.


Accompagnata la vedova a casa, il re Liosor fece ritorno a corte e, come già aveva convenuto con gli altri membri, convocò di nuovo il Consiglio dei Saggi. In seno al quale, gli toccò fare un dettagliato resoconto di quanto era avvenuto nel tempio; ma non gli fu facile rievocare l'orribile fine che il dio Broxun aveva assegnato ai tre neonati. Come pure gli fu altrettanto difficile parlare della pena efferata che i Paskuni avevano inflitto al loro concittadino Finkur, per avere costui cercato di protestare a causa della snaturata sorte toccata al figlio. Raccontando i vari particolari, spesso il sovrano era stato costretto a fare una piccola pausa, a causa di un malore che lo assaliva in modo frequente. Difatti, mentre incespicava nella indescrivibile narrazione, l'infelice uomo si mostrava come se volesse svenire. Quando poi il sovrano ebbe concluso la sua agghiacciante cronistoria della funzione che c'era stata nel tempio, ci fu lo sbigottimento generale dei presenti, i quali non volevano credere alle loro orecchie. Ma il saggio Sulios, messo da parte ogni smarrimento, si inviperì al massimo ed esclamò:

«Avevi ragione, nostro sovrano, a dubitare delle reali intenzioni del dio Broxun. Egli si è dimostrato di una perversione inaudita, peggiore di come la presentivi tu. Te ne diamo atto!»

«Il fatto che io allora avessi ragione, Sulios, purtroppo non potrà renderci giustizia, poiché ci troviamo ad avere a che fare con una divinità potente, qual è il dio Broxun. Per cui ugualmente ci sarà impossibile ribellarci e sottrarci ai sacrifici mensili, che egli è venuto ad imporci. Se osassimo opporci ai suoi voleri, il nostro popolo non avrebbe vita facile e si ritroverebbe a pagare, in termini di vite umane, un tributo molto più salato! È questo che mi chiedete, miei Saggi del Consiglio? Spero di no, per il bene dei nostri concittadini!»

«Certo che non è nostra intenzione chiedertelo, re Liosor!» gli si espresse con forza il saggio Drezes «Ma neppure dobbiamo cedere alla sua richiesta, che è di una esosità impossibile! Credi tu che il nostro popolo accetterà di buon grado la volontà del divino Broxun, quando verrà a sapere ciò che egli pretende mensilmente da tre delle sue donne gravide? Invece sono convinto che esso protesterà e respingerà la sua ignobile richiesta. Soprattutto le dirette interessate non ne vorranno sapere in alcun modo di immolare i loro piccoli neonati al perfido dio! Saremo forse noi ad obbligarle a sobbarcarsi a tale terribile sacrificio? Giammai oserò farlo io! In questo consesso, dunque, dobbiamo essere d'accordo unanimemente a favore di una resistenza a oltranza all'ingiusto e malvagio dio. Dobbiamo votarla senza remore, poiché essa dovrà fargli capire che non siamo più disposti ad offrirgli l'orrendo tributo di sangue che ci chiede! Spero che tutti i presenti concordino con me!»

L'energico intervento di Drezes, essendo risultato assai sensazionale negli altri cinque saggi, non ebbe difficoltà a suscitare grande scalpore in loro. Per cui essi, dopo essersi schierati dalla sua parte, dichiararono la loro disponibilità a votare la mozione presentata da lui. Anche il sovrano di Salunna, sebbene non la vedesse di buon occhio e come una soluzione accettabile, a causa delle tragiche conseguenze che ne sarebbero derivate, la votò esclusivamente per una questione di solidarietà. Di quella loro decisione, dopo furono messi al corrente anche gli altri Salunnesi, una parte dei quali, naturalmente coloro che in quel periodo non avevano mogli e figlie incinte, non la condivisero. Tali cittadini motivarono il loro dissenso, attestando che essa avrebbe fatto vendicare il dio Broxun contro l'intero popolo. Invece si poteva benissimo accettare il sacrificio di tre neonati, in cambio del benessere di tutti gli abitanti della città. Inoltre, ad evitare di essere abbastanza catastrofici e piangerseli inutilmente, si poteva mentire a sé stessi e considerare i tre bambini come morti in seguito ad un aborto spontaneo.

Stando così le cose, quando giunse il giorno del nuovo sacrificio, nessuna gestante si fece trovare nel tempio ad attendere i trenta Paskuni. Allora costoro, non appena vi notarono la loro assenza, all'istante ne uscirono. Dopo, dilagando per le strade di Salunna, i protetti del dio Broxun si misero ad incutere terrore tra la popolazione, seminando parecchie morti tra le persone giovani, anziane e vecchie, prima dissezionandole e poi bruciandole. A quella loro brutale reazione, si cercò di porre fine alle stragi che essi mietevano con l'invio di truppe bene armate contro i Paskuni terrorizzatori. Ma siccome risultavano impotenti le frecce, le lance e le spade dei soldati contro gli invulnerabili corpi dei loro avversari, in brevissimo tempo lo scontro si trasformò in una ulteriore ecatombe di cittadini salunnesi. Quando ebbe ritenuto che la punizione per il momento potesse bastare, Verust ordinò ai suoi Paskuni di cessare ogni sterminio tra la popolazione di Salunna. Il giorno dopo, però, accompagnato da due dei suoi mostruosi esseri, raggiunse la corte e si ripresentò al sovrano della città. Una volta al suo cospetto, egli senza indugio ci tenne a rinfacciargli:

«Adesso è contento il tuo popolo ribelle, re Liosor? Per aver voluto risparmiare tre neonati, esso si è reso responsabile della morte di oltre trecento persone adulte! Intanto che essi si leccano le ferite, ti consiglio di ordinare ai tuoi sudditi di rinsavire, se non vogliono subire dei danni peggiori. Anzi, avvisali che, se non si sottometteranno alla volontà del dio Broxun e continueranno a trasgredire le disposizioni da lui impartite per mio tramite, le loro uccisioni saranno tremila! Adesso, prima di congedarci da te, ti faccio presente che, siccome l'odierna funzione è andata deserta a causa della vostra ribellione, essa è stata rimandata a domani. Dunque, fai in modo che questa volta il tuo popolo sia puntuale nel far trovare nel tempio le tre gestanti all'ora stabilita. Altrimenti esso subirà altre ingenti perdite umane! Ti sono stato chiaro abbastanza?»

Dopo che i tre Paskuni ebbero abbandonato la reggia, al re Liosor non fu difficile convincere il suo popolo a piegarsi ai voleri del dio Broxun, avendolo trovato intenzionato a non inimicarselo più. Infatti, esso non intendeva continuare ad espiare altre colpe con un tributo non indifferente di vite troncate. A ogni modo, ciò non impedì ai Salunnesi di considerare il giorno del sacrificio dei tre infanti un evento infausto per tutti e indicibilmente traumatico per le sole madri, le quali si vedevano privare dei loro figli con una atrocità spaventosa. Perciò, nei secoli avvenire, esso avrebbe seguitato a rappresentare un giorno di scombussolamento psicologico per tutti gli abitanti della città di Salunna, per colpa del perfido dio. Il quale non si stancava mai di farsi sacrificare mensilmente i tre piccoli umani appena nati.

Invece il re Liosor, che era costretto a presenziare ogni mese i tre mostruosi infanticidi, non riusciva a farsene una ragione. Così, poco alla volta, gli venne meno il sonno, essendo obbligato a trascorrere delle intere nottate a riflettere sulle morti di tanti bimbi innocenti. Ma ciò che lo atterriva maggiormente in merito ad esse era il modo in cui i tre neonati venivano divorati dall’iniqua e famelica divinità. Egli non riusciva a togliersi dalla testa la mostruosità della loro impietosa divorazione da parte del dio. Essa, nel cuore della notte, spesso gli procurava tremendi incubi, i quali gli vessavano l'animo e gli riducevano la psiche a pezzi.

Alla fine il sovrano, non sopportandosi più com'era diventato, ossia stremato nel fisico, fiaccato nell'animo, nonché con la mente dilaniata dai pensieri più foschi e tremebondi, decise di dare una svolta alla sua vita. In pari tempo, però, egli voleva che essa avesse un significato per il suo popolo e risultasse un autentico olocausto a suo vantaggio. In altre parole, intendeva coinvolgere una potente divinità benefica e tentare di propiziarsela, con l’obiettivo di smuovere la sua pietà e fargli soccorrere la sua sventurata gente. Prima di attuare il suo nobile gesto che gli faceva onore, egli volle però metterne al corrente i saggi della città. Per questo li convocò nella reggia e fece loro il seguente discorso:

“A voi, che rappresentate la saggezza di Salunna, voglio svelare un mio segreto. Non riuscendo più a tollerare questa mia esistenza ingrata, ho deciso di porvi termine. La mia idea, però, non ha come obiettivo il semplice mio suicidio, poiché esso dovrà costituire lo strumento per mezzo del quale, ammesso che vada in porto, si realizzerà un mio ambizioso progetto. A dirla in breve, gettandomi da una rupe, ho stabilito di immolarmi ad una divinità benefica che sia in grado di sconfiggere il dio Broxun, in cambio del suo intervento in favore del nostro popolo.

Sono sicuro che il sacrificio di un re basterà ad invogliarne qualcuna a venire in soccorso dei Salunnesi e a liberarli dal dio malefico. A parte voi, nessun altro, compresa la mia famiglia, dovrà sapere quanto ho deciso di mettere in atto, almeno fino a quando non ci sarà stata la mia immolazione. Penserete voi stessi ad informare ogni Salunnese del mio gesto altruistico e a far raccogliere i miei resti mortali nel luogo dove sarò precipitato, perché essi ricevano le estreme onoranze dal mio diletto ed amato popolo!”

Dopo che il sovrano ebbe esposto la sua idea, nessuno dei saggi osò proferire parola alcuna per cercare di distoglierlo da quanto si era ripromesso di attuare a favore i suoi sudditi. Ognuno, ritenendolo un gesto nobile ed ammirevole che non doveva essere assolutamente ostacolato, si augurò nel contempo che esso riuscisse davvero a vestire le loro speranze con il bell'abito della concretezza, facendole così realizzare.

Il giorno seguente, montato a cavallo, il re Liosor abbandonò la città e si diresse verso il colle situato a due miglia dalle mura. Il modesto rilievo era alto appena trecento metri e, a metà del suo percorso, una rupe sporgeva da esso. Il sovrano aveva deciso di buttarsi proprio da lassù nel vuoto sottostante. Così, dopo che la ebbe raggiunta, egli prima lasciò andar via la sua bestia e poi si sporse dallo sperone di roccia. Stando poi sopra di esso ritto e tenendo le braccia sollevate in segno di preghiera, si diede alla seguente invocazione: "Mi rivolgo a te, ignoto dio, che rappresenti la più potente delle divinità benefiche, e ti supplico di muoverti a pietà del mio sfortunato popolo, liberandolo dal giogo crudele che ci viene imposto da una spietata divinità malefica. In cambio del tuo aiuto, che spero ci sarà senza meno, volontariamente oggi ti offro in sacrificio la mia vita. Sappi, o benefica e prodiga divinità, che è un sovrano a chiedertelo, siccome puoi l'impossibile. Egli ti implora perché tu riscatti i suoi sudditi dal giogo vessatorio del dio Broxun!"

Pronunciate quelle frasi in forma invocativa, il re Liosor non esitò a gettarsi dalla rupe, facendo un bel tuffo nel vuoto sottostante, al termine del quale il suo corpo si ritrovò al suolo sfracellato ed esanime. Allora, ad evitare che esso divenisse pasto di avvoltoi affamati, i sei saggi, che si trovavano già sotto ad attendere il suo imminente salto nel vuoto, lo raccolsero e lo rinchiusero dentro un sacco per portarselo via. Giunti a corte, essi svelarono ai suoi familiari e a tutti i cortigiani la verità sul loro sovrano e si adoperarono per fargli ricevere quelle esequie che spettavano ad un grande re come lui.

Ben presto tutti i Salunnesi vennero messi a conoscenza del suo olocausto, per cui ne soffrirono tantissimo. Ma il ricordo dell'illustre monarca iniziò a brillare intramontabile nella loro memoria. Essi se lo sono tramandato di generazione in generazione, senza mai farlo spegnere o svigorire nel loro intimo. In seguito, gli stessi si sono preoccupati di additare il re Liosor ai loro posteri come il sovrano che aveva amato il suo popolo più di tutti gli altri re che avevano regnato sulla città di Salunna, sia prima che dopo di lui. Purtroppo il suo sacrificio si rivelò inutile, dal momento che la divinità, a cui egli si era rivolto, non gli diede alcuno ascolto e non si è mai presentata a mutare le sorti della nostra gente. Ma essa, malgrado il sacrificio del suo nobile re, incessantemente è rimasta vittima di quella divinità spietata, che tuttora seguita a maltrattarla nella maniera più barbara e straziante!