51°-IL DIO NEGATIVO BROXUN ESCE DALL’ANONIMATO

Come aveva previsto il re Liosor, la divinità malefica, che aveva messo a dura prova i Salunnesi, alla fine si decise a farsi identificare da loro, inviando a Salunna tre suoi emissari. Essi, che per caratteri costituzionali non avevano nulla a che vedere con gli esseri umani, recavano una sua ambasciata al suo sovrano. Perciò, una volta fatto ingresso nelle mura, tali ambasciatori, senza fare domande di alcun genere a chicchessia, si diressero alla reggia per parlamentare con lui. Mentre essi vi si conducevano, l'attonita popolazione, scorgendoli nella loro bizzarra e grottesca complessione, veniva assalita dall'incredulità e dalla curiosità. Da una parte, essa stentava a credere che potessero esistere sul loro pianeta degli esseri di quella specie; dall'altra, era interessata a conoscere la loro destinazione. La quale, come sembrava, era ben nota agli alieni. A ogni modo, alcuni sfaccendati non esitarono ad andargli dietro, seguendoli fino alla loro ignota meta, dove finalmente si resero conto che essa era la reggia.

In relazione al tipo di esseri bizzarri, di fronte ai quali i Salunnesi ora si trovavano, divino Iveon, passo subito a descriverteli. La loro statura non eccedeva negli estremi, ossia la si poteva considerare né alta né bassa in modo eccessivo, per cui, in un certo senso, differiva di poco da quella umana. Essi, però, pur avendo un aspetto ed un corpo simili al nostro, presentavano una cute azzurrognola. Inoltre, dal centro della loro fronte sporgeva una specie di protuberanza di forma conica, probabilmente di natura ossea, la quale non superava i venti centimetri. Invece, nella parte apicale della loro colonna vertebrale, si scorgeva un codino a spirale lungo appena trenta centimetri. Senza dubbio, la caratteristica, che li faceva maggiormente distinguere da noi umani, era l'assenza nel loro corpo degli organi sessuali. A corte si sarebbe anche appreso che il loro apparato boccale era privo degli organi della fonazione. Essi, però, lo stesso riuscivano a fare uso di un linguaggio, il quale si esprimeva gutturalmente ed aveva il difetto di essere assai lento. Perciò facilmente riusciva a spazientire chi era costretto ad ascoltarlo.

Giunti all'ingresso della reggia, i soldati, che facevano la scolta in quel posto, gli chiesero chi fossero e cosa volessero. Quando infine riuscirono a comprendere che i tre strani individui, giunti da chissà quale mondo, erano stati inviati dal loro dio a parlare con il sovrano di Salunna, non esitarono a schernirli in modo piuttosto offensivo. Anzi, uno di loro, ridendosela a crepapelle, si diede perfino a gridare ai suoi commilitoni in maniera ingiuriosa:

«Amici, non li avete riconosciuti? Essi sono i prototipi della nuova specie di zucchini che il nostro sovrano intende trapiantare nel proprio orto! Non credete anche voi che sarebbero dovuti arrivargli già piantati in grossi vasi? Presentandosi al nostro re come li vediamo noi adesso, i poveretti rischiano di non attecchire nell'orto botanico della reggia, mandando a monte le sue attese! Comunque, con un po' di pazienza, possiamo aggiustarli noi adeguatamente!»

Gli altri nove soldati non ebbero neppure il tempo di fargli eco ed unirsi alla sua divertente canzonatura contro i tre strambi forestieri. Infatti, le loro risate, che sarebbero state di sicuro sguaiate, furono precedute da uno strabiliante fenomeno. Il quale, facendoli mostrare con un pallore cadaverico, subito li dissuase dal loro proposito altrettanto oltraggioso verso quegli esseri curiosi. Senza che se lo aspettassero, videro l'interlocutore alieno emettere dalla protuberanza della fronte un raggio azzurrognolo. Esso, dopo aver raggiunto il loro compagno che aveva voluto fare lo spiritoso più del dovuto, gli diede fuoco e lo incenerì. A quello spettacolo impressionante, il più autorevole di loro si affrettò ad accompagnare i forestieri a corte, perché fossero ricevuti dal loro sovrano. Inoltre, non si astenne dal raccontare all’autorevole persona, che li accolse poco dopo nel palazzo reale, l'incredibile episodio che quelli da lui accompagnati avevano inscenato all'ingresso della reggia.

Messo al corrente di ogni cosa, il re Liosor si rese conto che essi erano davvero i messaggeri della divinità che stava mettendo a dura prova il suo popolo. In un certo senso, ne fu anche felice, pur senza celare una viva preoccupazione. A suo parere, adesso i Salunnesi avrebbero appreso quale entità divina li stava torchiando fino a quel momento senza un motivo apparente e cosa pretendeva in cambio da loro per lasciarli in pace. In base a tali considerazioni, il monarca ordinò di condurglieli presso il trono. Quando poi i tre stravaganti forestieri furono in sua presenza, egli aprì il discorso, domandando loro:

«Posso sapere chi siete, da dove venite e per quale ragione avete chiesto di essere ammessi in mia presenza? Anche se ho qualche idea in merito alla vostra visita, parimenti desidero che siate voi a chiarirmi ogni cosa, poiché trovo giusto che sia così. Intesi?»

«Re Liosor,» gli rispose il medesimo che aveva parlato alle guardie all'ingresso della reggia «noi rappresentiamo una minima parte dei Paskuni, i quali sono i fedeli servitori del dio Broxun. In totale, siamo trecento e abbiamo dei poteri straordinari, oltre ad essere invulnerabili. La nostra divinità ha voluto crearci così, appunto per terrorizzare meglio quelli che si oppongono alle sue pretese e alle sue disposizioni. Chiarito ciò, adesso sai a cosa andrà incontro il tuo popolo, se oserà opporsi ai voleri del nostro divino protettore! Pur senza farci intervenire, egli vi ha già dimostrato sia nel tempio sia in città i suoi imparagonabili poteri, facendovi assaggiare una parte della sua potenza. Se hai difficoltà a rivolgerti a me perché ignori come mi chiamo, ti faccio presente che il nome, che mi è stato dato dal mio dio, è Verust. Dunque, per tua comodità, puoi chiamarmi con questo nome adesso e in avvenire!»

«Secondo quanto ho potuto comprendere, Verust, noi dovremo solamente ubbidire al tuo divino padrone, anche se verrà a pretendere da noi cose impossibili oppure a calpestare i nostri principi morali! Spero che da lui non ci verranno avanzate delle richieste così inaccettabili, da costringerci a suicidarci in massa, anziché sottostare ad esse! In merito, devi sapere che ogni uomo è capace di annientarsi come essere esistente, se gli vengono imposti dei sacrifici immani ed assurdi. Di questo fatto dovrai farti portavoce presso il tuo potente dio!»

«Credi, sovrano di Salunna, che il dio Broxun si metterebbe a piangere, se vi suicidaste in massa? Non lo credo affatto! Ma vorrei proprio vedere quanti Salunnesi avrebbero il coraggio di affrontare il supremo sacrificio! Voi esseri umani temete troppo la morte e siete attaccati troppo alla vita, per essere tentati di farla finita per sempre con la vostra esistenza. Forse tu saresti l'unica mosca bianca a rinunciare ad essa, senza alcuna esitazione. Questo te lo riconosco!»

«Quanto affermi è da vedersi, Verust. Io sono convinto che il mio popolo non esiterebbe a seguirmi nell'olocausto! Adesso mi dici cosa il tuo dio pretende dal mio popolo, in cambio dei suoi favori o della sua rinuncia a maltrattarci, come ha fatto finora? A mio avviso, se egli ha cercato di mostrare i muscoli e di intimidirci con vari fenomeni minatori, prima ancora di farsi avanti e di palesarci le sue reali intenzioni, ciò può significare una sola cosa. Egli si appresta a farci pagare un alto tributo di qualcosa, che non sono riuscito a comprendere bene. Perciò vuoi essere tu a rivelarmi le sue esatte pretese, come egli te le ha riferite? Così dopo taglieremo la testa al toro e non se ne parlerà più!»

«Sono qui, re Liosor, appunto per parlartene. Ci mancherebbe che lasciassimo la tua reggia, senza prima averti informato di ciò che il nostro dio, tramite noi, chiede formalmente al tuo popolo! Si tratta di una formalità, nella quale è insito il suo immancabile tono imperativo. Riguardo alla formale richiesta del dio Broxun, essa interessa esclusivamente le gestanti salunnesi, come tra poco ti preciso. Ogni mese dovete far trovare nel tempio tre di loro, quelle più prossime al parto. Il motivo? Il nostro dio ci penserà lui a farle partorire, una dopo l'altra, anche se dovessero mancare alcuni giorni alla scadenza naturale del loro parto. Ti garantisco che le partorienti non accuseranno alcun dolore nell'atto di mettere alla luce i loro piccoli. Inoltre, non ci saranno complicazioni post-partum, grazie al suo intervento taumaturgico!»

«Non lo metto in dubbio, Verust, che il tuo dio possa ottenere l’una e l’altra cosa. Ma non mi hai ancora chiarito perché mai egli si presterebbe ad aiutare le nostre gestanti a partorire i loro bambini senza alcun travaglio. Il divino Broxun saprà pure che noi abbiamo già le nostre ostetriche, le quali esplicano la loro attività con molta perizia. Perciò sono convinto che il suo aiuto si rivelerebbe assolutamente superfluo! Allora mi dici quale inganno nasconde l'interesse del tuo dio per i parti delle nostre donne? Anzi, mi chiedo se egli sia interessato più alle nostre partorienti o più ai loro neonati. Non riuscendo ancora a farmene un’idea da me stesso, mi dai tu una mano a capirlo nella giusta versione?»

«Per il momento, sovrano di Salunna, il nostro dio ci ha vietato di darvi spiegazioni in merito a ciò. Apprenderete ogni cosa nel tempio, quando il dio Broxun si adopererà per procurare alle vostre gestanti un parto eutocico ed indolore. Adesso il mio compito è quello di erudirvi sullo svolgimento della funzione, la quale dovrà esserci nel tempio ogni mese. Così saprete quali dovranno essere le vostre mansioni in tale cerimonia per accontentare il nostro dio. Ma prima vi viene ordinato da lui di dedicargli il tempio di Salunna e di cominciare ad adorarlo come vostra unica divinità protettrice, abiurando la dea Laxen.»

«Quale sarebbero i nostri compiti, Verust, perché tale funzione religiosa, la quale ci viene imposta come un atto tassativo dal vostro dio, si svolga con efficienza e lo soddisfi appieno nella maniera da lui desiderata? Avanti, sbrìgati a farmi presente pure ciò!»

«Ritornando alla cerimonia dei parti, re Liosor, all'alba del giorno in cui è prevista la sacra funzione, le tre partorienti dovranno già trovarsi nel tempio per attendervi il nostro arrivo. Infatti, baderemo noi Paskuni, che saremo in tutto una trentina, a presenziarla e a preparare le tre donne incinte. Ad essa potranno assistere soltanto i sacerdoti del tempio, il sovrano della città e i mariti delle donne prossime a partorire. Giacché ci siamo, ti avverto che il popolo di Salunna ha a disposizione soltanto tre giorni di tempo per dare la sua risposta al nostro dio. Scaduti i quali, essa dovrà essere già pronta, poiché noi ci rifaremo vivi a corte per conoscerla. Spero che la medesima sia in linea con le aspettative del divino Broxun, se non volete pentirvi in qualche modo della vostra stolida incoscienza! Giunti a questo punto, togliamo il disturbo.»

Una volta che i tre Paskuni si furono congedati, il re Liosor, non volendo decidere da solo la delicata controversia del momento che concerneva l'intero suo popolo, convocò subito il Consiglio dei Saggi di Salunna, del quale egli fungeva da presidente. In quella scabrosa situazione, il sovrano giustamente voleva corresponsabilizzare anche gli altri sei membri del consiglio. Così, quando l'importante organo collegiale si fu riunito nella sala consiliare di corte, il monarca salunnese, facendo trasparire chiaramente dal suo volto una certa inquietudine, si diede a parlare agli altri membri, come adesso udrete:

«Illustri consiglieri di questo autorevole organo, avrei fatto a meno di convocarvi ed avrei deciso da solo la questione che è venuta a gravare sul nostro popolo, se essa non avesse rivestito un carattere di primaria rilevanza per tutti i Salunnesi. Perciò non ho voluto rendermi l'unico responsabile nel prendere una decisione del genere. La quale si è presentata di capitale importanza, oltre che impellente, fin dal momento in cui ci è stato imposto di esprimerci intorno ad un problema abbastanza serio per noi, che non avrei mai voluto trovarmi ad affrontare. Allora dovrete essere voi, che siete le persone più sagge della nostra città e godete la stima dell'intero suo popolo, a consigliarmi in merito. Vi chiedo di suggerirmi come dovrò comportarmi, quando arriverà il giorno nel quale mi è stato intimato di dare una risposta, volente o nolente.»

«Ad esserti sincero, maestà,» gli fece presente il saggio Orenus «dalla tua premessa si è compreso ben poco. Per favore, vuoi farci capire quale questione è venuta a coinvolgere il nostro popolo e a causa di chi? Inoltre, che tipo di risposta ti si obbliga a dare da parte di emeriti sconosciuti? Fino a quando non ci parteciperai queste cose essenziali, noi non potremo darti né consigli né suggerimenti di qualche tipo!»

Ascoltato il giustificato intervento di Orenus, il quale era stato condiviso anche dagli altri cinque saggi, il re Liosor si diede a fare un succinto resoconto della visita ricevuta a corte da parte dei tre messaggeri del dio Broxun. Dopo aver messo al corrente gli altri membri del collegio sia della richiesta avanzata dai tre Paskuni sia della data che gli era stata imposta per dare la sua risposta, il sovrano alla fine concluse:

«Adesso, esimi saggi di Salunna, sapete come stanno realmente i fatti e mi attendo da voi proposte idonee al caso! Se vi è possibile darmele, gradirei che esse fossero condivise unanimemente!»

«Questo è tutto, nostro sovrano?» intervenne a dire ancora Orenus «E quale sarebbe il problema? Non so perché dovremmo preoccuparci della cosa! Se abbiamo un dio che si offre di far partorire ogni mese tre delle nostre gestanti senza farle soffrire, il nostro dovere è quello di accettare e di ringraziarlo. Sono convinto che saranno in molte le partorienti che si proporranno di avere come ostetrico il dio Broxun! Perciò sono dell'avviso che avresti dovuto dare il tuo assenso, già nel primo incontro avuto con i suoi tre messaggeri. Così non ti saresti preso la briga di convocarci e di interpellarci su un fatto così elementare!»

«A mio parere, Orenus,» lo riprese il saggio Sulios «il re Liosor ha fatto bene a diffidare dell'offerta del dio. In questa faccenda, pur non volendo essere eccessivamente sospettoso, sento puzzo di bruciato. Lo dimostra il fatto che Verust si è rifiutato di chiarirgli le ragioni di una simile generosità da parte del loro dio. Mi meraviglio che non sia sorto pure in te, come è avvenuto nel nostro sovrano, il sospetto di qualcosa di losco, da parte della divinità malefica! Hai già dimenticato com'egli continua a punire la nostra dea Laxen e lo scultore Elpisio, per aver scolpito la sua statua? Senza contare le vittime, che ha già mietuto tra la nostra gente, e i patemi d'animo suscitati in tutti i Salunnesi! A mio giudizio, onorevole collega, erroneamente hai peccato di faciloneria con il tuo intervento poco oculato, senza rifletterci neppure un poco!»

«Invece non credo, Sulios, che la forma di altruismo del dio Broxun sia larvata e che egli dissimuli con esso qualche obiettivo iniquo. Se il sovrano e tu volete scorgere gratuitamente nell'offerta del dio soltanto malignità, siete liberi di farlo, considerato che sarà lungi da me il pensiero di convincervi del contrario. Comunque, continuerò a restare della mia idea, giusta od errata che sia, fino a prova contraria!»

«La mia opinione in merito al nostro caso» interloquì il saggio Pestus, il quale era il più anziano di tutti, «discorda dalle due che sono state manifestate fino adesso. Secondo il mio modesto parere, sono errate entrambe, poiché intendono vedere nella fattispecie l'una solo il nero e l'altra solo il bianco, senza che nessuna delle due esibisca dimostrazioni incontrovertibili di stare dalla parte della ragione. Perciò, non essendoci per il momento delle prove irrefutabili che siano idonee a dimostrare le cattive oppure le buone intenzioni del dio Broxun, possiamo permetterci di vedere pure grigio in questa vicenda, che è sorta da poco!»

«Ci riferisci, Pestus, in quale maniera dovremmo vedere grigio nella questione che è venuta a coinvolgerci?» gli domandò il sovrano.

«Come vi indicherò tra poco, mio re. Io suggerisco di accettare l'offerta del dio, almeno per la prima volta. Così avremo modo di renderci conto dove egli intende arrivare con la cerimonia religiosa che dovrà esserci nel tempio. In seguito, dopo che avremo scoperto le sue reali intenzioni nel volere mettersi a disposizione delle nostre partorienti, ci uniformeremo ad esse, nell'ipotesi che dovessero risultare vantaggiose per le nostre donne. In caso contrario, nessuno potrà vietarci di smettere di accoglierle oppure di avversarle con recisione. Non risulta anche a voi che il mio ragionamento sia abbastanza logico e giusto?»

«Devo ammettere, Pestus,» intervenne nel discorso anche il saggio Voliost «che quanto ci hai proposto è molto sensato e merita, quindi, la nostra massima considerazione. Anzi, ti anticipo che sono disposto a caldeggiare la tua proposta, fin da questo momento. Comunque, consentimi di esserti sincero, hai peccato di estrema ingenuità, quando hai affermato che in seguito avremmo potuto rifiutarci di accettare l'offerta del dio Broxun, qualora avessimo preso coscienza che essa non è di nostro gradimento. Hai dimenticato che abbiamo a che fare con una potente divinità, la quale può fare di noi tutto ciò che desidera, con o senza la nostra volontà? Nonostante ciò, ugualmente invito gli altri membri del consiglio ad allinearsi alla tua assennata idea, anche perché sono convinto che la nostra situazione si presenta senza nessun’altra alternativa. Per il resto, dobbiamo soltanto augurarci che nel prossimo futuro non provengano dall'ignota divinità altre imposizioni gravose al nostro popolo, che già viene duramente vessato dalla divinità malefica!»

Alla fine, il Consiglio dei Saggi votò a unanimità la proposta del saggio Pestus, che aveva avuto l'appoggio di Voliost. Per questo, già prima che il sovrano desse la risposta positiva ai messaggeri del dio Broxun, i cittadini di Salunna cominciarono ad adoperarsi per la cerimonia religiosa. Essa doveva essere celebrata nel tempio in capo ad un mese.

Come previsto, non si ebbe difficoltà a trovare le tre gestanti da sottoporre al dio, che doveva farle sgravare con un parto senza travaglio. Infatti, dopo che i banditori reali ebbero annunciato a tutta la cittadinanza ciò che la divinità aveva proposto al loro re, furono almeno una decina le donne prossime al parto ad offrirsi volontarie. Per cui fu necessario ricorrere al sorteggio per la scelta delle tre candidate che, nel tempio e nel giorno in cui era prevista la sacra funzione, dovevano essere assistite dal dio Broxun nel loro parto indolore. Ultimata anche l'estrazione a sorte delle tre gestanti da far trovare nel tempio per farle partorire, si assistette perfino al rammarico delle donne che non erano state sorteggiate.