387°-I RIBELLI UCCIDONO I TRICERCHIATI MESUOP E LICISTO

Essendo giunto il giorno dell’operazione ritorsiva, la quale era stata approvata anche da Lucebio, Solcio e Zipro, con il supporto di una decina dei loro uomini più validi, si erano incamminati verso il domicilio dei due Tricerchiati. Costoro erano stati condannati a morte da loro per pura vendetta, ossia come reazione ai loro capi, i quali avevano commissionato a Polen l’avvenuta uccisione di Zipro. Ebbene, raggiunta Via della Vendetta, i due giovani amici avevano dislocato i dieci ribelli accompagnatori, che risultavano armati anche di arco, cinque una ventina di metri prima dell’abitazione dei due settari e cinque al di là di essa. Essi invece si erano avvicinati con le loro bestie fino alla soglia della loro casa, avendo intenzione di punire quelli che vi abitavano. Ma avendo trovato presso l'abitazione anche un cavallo, il quale vi restava legato ad un anello di ferro fissato nel muro, Solcio e Zipro avevano giustamente supposto che in quel momento ci fosse con loro anche un terzo Tricerchiato. Il qual fatto li aveva alquanto impensieriti, se non proprio sconvolti. Allora si erano augurati che non si trattasse proprio del temibile Ernos. Secondo loro, se fosse stato lui il terzo uomo, avrebbero potuto rimetterci la pelle in quell'operazione, che avevano prevista senza rischi.

Un istante dopo, la loro energica bussata alla porta di casa aveva fatto uscire fuori tutti e tre i Tricerchiati con la spada in pugno. Ma con Mesuop e Licisto c’era Liciut e non il pericoloso capo dei Votati alla Morte. Egli era stato inviato da Ernos, allo scopo di trasmettere agli altri due l’ordine di agire, secondo il piano già comunicato a entrambi in precedenza dal loro maestro. Perciò il poveretto era capitato in quel posto nel momento sbagliato, ossia durante la ritorsione dei ribelli contro i due Tricerchiati, dei quali si servivano i capi della setta per dar luogo al rapimento delle ragazze. Quindi, avendo l’atto ritorsivo come obiettivo i due settari a cui aveva appena recato l’ambasciata del proprio maestro d’armi, Liciut ne stava venendo automaticamente coinvolto. In quella occasione, egli non aveva potuto fare a meno di schierarsi al fianco dei suoi due commilitoni, siccome, a suo parere, quello era il solo modo di salvare la pelle. Invece i dieci ribelli a cavallo, dopo essersi avvicinati abbastanza, erano rimasti fermi ad assistere allo scontro che i loro due validi maestri avevano ingaggiato con i tre Tricerchiati. Anzi, aspettavano che Solcio desse loro l’ordine di colpirli con una pioggia di frecce, nel caso che uno dei Tricerchiati fosse risultato Ernos. Ma egli, non avendo mai avuto a che fare con il pericoloso maestro d’armi, per cui non lo conosceva, non aveva potuto far pervenire ai suoi ribelli un tale odine.

Adesso i due amici, combattendo con animosità contro i tre avversari, si davano un gran da fare per terminare lo scontro con celerità. Mentre Solcio si stava impegnando contro Mesuop e Licisto; Zipro aveva come avversario Liciut, il quale, come sappiamo, era il migliore allievo di Ernos. Comunque, fin dall’apertura delle ostilità, i tre Tricerchiati si erano resi conto che i loro contendenti erano degli ottimi spadaccini, per cui di sicuro gli avrebbero dato molto filo da torcere, se non proprio il benservito. Inoltre, se anche fossero riusciti a batterli, non sarebbero poi stati risparmiati dagli arcieri, che li avevano accompagnati, i quali non smettevano di tenerli sotto controllo con i loro archi. Ma se Mesuop e Licisto non avevano compreso subito fino a che punto essi sarebbero dimostrati dei duri nei loro confronti, Liciut aveva afferrato all’istante come stavano veramente le cose. Egli non aveva avuto dubbi nel ritenere che i loro rivali fossero Solcio e Zipro, i due ribelli che avevano fatto da maestri a Polen. Anzi, mentre combatteva, aveva pure riconosciuto chi assurdamente sarebbe dovuto risultare morto, essendo stato trafitto in modo grave dal nipote di Stiriana. Ciò nonostante, il Tricerchiato ci metteva tutto l’impegno per difendere la propria vita e riuscire a cavarsela contro il forte avversario, non potendo fare altrimenti.

Così la tenzone tra i cinque fieri combattenti, dopo che era esplosa senza essere stata preceduta da alcun tafferuglio verbale, si era andata accendendo di una ostilità acre ed insidiosa. I colpi si erano dati a grandinare poderosi e stancanti da entrambi i lati, combinandosi in una reciprocità di assalti e di intenti minacciosi. La loro pericolosità era più evidente, quando essi andavano a sbattere sugli scudi avversari, venendone ammaccati in più parti. I quali li ricevevano tra sgradevoli rumori di ferraglia e di schianto, non potendo fare altrimenti. Intanto che la terna dei Tricerchiati e la coppia dei ribelli giostravano con vari attacchi ardimentosi, con la speranza di infilare le loro armi in quei punti degli avversari che si fossero presentati scoperti, si era avuta in Solcio l'impazienza di concludere la contesa a mano armata assai presto. Infatti, egli non si mostrava più disposto a farla dilungare un minuto più del necessario. Per questo, a un certo punto, il suo impegno combattivo si era quadruplicato, fino a mettere con le spalle al muro i suoi due rivali.

A quel punto, essi, essendosi convinti che il duello aveva preso per loro una brutta piega, avevano tentato di sopraffare il nipote di Sosimo in contemporaneità e con la massima applicazione offensiva. Invece, mentre cercavano di attuarla, la bravura e l’ardimento del loro avversario avevano egregiamente frantumato la loro accresciuta aggressività. Inoltre, gli avevano anche permesso di trapassare i loro corpi con la punta della sua spada, in una sequenza di due affondi magistrali. Perciò, l’uno a brevissima distanza dall’altro, i due Tricerchiati erano crollati a terra senza vita, in una grande pozza di sangue. Dopo Solcio aveva evitato di dare manforte al suo amico, essendo convinto che egli bastava ed avanzava per battere il Tricerchiato rimasto. Anche se il rivale dell’amico stava facendo mostra di una scherma tecnicamente assai apprezzabile ed efficiente, che lo rendeva un combattente non da sottovalutare, poiché si mostrava potenzialmente rischioso. Andando poi avanti il confronto tra Zipro e Liciut, costui, ad un certo punto, facendoli meravigliare, aveva gettato la spada a terra e si era messo a dirgli:

«Non ho più intenzione di combattere contro di te, indipendentemente dal fatto che ti trovo più forte di me! Se vuoi, puoi anche passarmi da parte a parte con la tua spada, poiché io non reagirò. Il motivo del mio gesto è uno solo: non mi sento tuo nemico, come non dovresti esserlo tu nei miei confronti. Se non ti convincono le mie parole, allora non esitare ad ammazzarmi; ma ti avverto che, se tu mi uccidessi, faresti un torto alla giustizia! Pensaci bene, Zipro, se non vuoi calpestare la tua coscienza e venire aggredito dai rimorsi!»

«Come fai a conoscere il mio nome, Tricerchiato?! A parte la megera Stiriana, nessun altro della vostra setta dovrebbe conoscere il mio volto! Voglio sapere da te chi te lo ha indicato! Non mi dire che è stata proprio quella donna malvagia a farlo, a mia insaputa! Allora rispondi alla mia domanda oppure non mi resta che terminare la mia opera?»

«Dimentichi, Zipro, che c’è anche il tuo amico Polen a conoscerlo: te ne sei forse scordato? Non asserirmi che egli è davvero passato dalla nostra parte! A Liciut, cioè al qui presente Tricerchiato, niente passa inosservato, anche se a volte non riesce a spiegarsi certe cose che mi si palesano incomprensibili! Forse potreste essere tu e il tuo amico a spiegarmele in maniera che io le comprenda meglio senza equivoci!»

«Polen non può averti rivelato la mia identità: ne sono certo! Egli non tradirebbe mai un amico, essendo un uomo tutto d’un pezzo! Perciò non puoi incolparlo di un simile tradimento! Allora mi riferisci chi è stato, Tricerchiato, a rendermi identificabile da te, prima che passiamo a farti fuori? Voglio saperlo da te, a qualunque costo!»

«Ne sono convinto anch’io, Zipro, di quanto affermi su Polen. Io sono venuto a saperlo, unicamente perché ero con lui, quando ti ha colpito a morte in Via della Precisione. A proposito, come hai fatto a resuscitare? Mi spieghi a quale diavoleria sono ricorsi i tuoi amici, al fine di farti uscire indenne dalla mira infallibile del tuo compagno? Eppure ho visto con i miei occhi che Polen ti ha colpito proprio al cuore, facendo lordare di sangue anche la tua casacca! Adesso sono anche persuaso che è stato il vostro amico a darvi l’indirizzo dei due Tricerchiati, per cui oggi siete venuti a liquidarli. Si vede che l’altra volta egli mi ha seguito fino alla loro dimora e non se ne è andato direttamente a casa sua, come aveva voluto farmi credere! Comunque, a me ciò non interessa, poiché ci tengo al vostro amico, come ad un fratello.»

«Come mai sei al corrente di molte cose che concernono il nostro Polen? Scommetto che ti sei fatta pure una idea di chi possa essere il mio compagno d’armi che ha ucciso i tuoi due amici! Disgraziatamente per te, però, essere a conoscenza di alcune cose dei ribelli non ti gioverà per niente, poiché ti compromettono ancora di più e non ci predispongono a graziarti. Non sembra anche a te, Tricerchiato?»

«Di questo non mi preoccupo, Zipro, perché sono sicuro che tra poco vi farò cambiare parere! Quanto al tuo amico presente, egli non può essere che Solcio, l’altro campione che milita nelle file dei ribelli. Come vedete, ho appreso un sacco di cose su di voi dal vostro Polen, dopo che ho cominciato a considerarlo un mio vero amico. Mi dispiace solo che egli, senz’altro per distrazione, non vi abbia riferito di me un fatto molto importante, il quale ha avuto come obiettivo la tua incolumità. Forse lo ha tralasciato, poiché esso, come constato, non ha avuto alcuna efficacia ai fini della tua salvezza. Infatti, i suoi amici hanno potuto disporre di ben altra alternativa per salvarti la vita. Sarà stato proprio questo il motivo, per cui non ve lo ha riferito! Ma pazienza, se le cose sono andate così ed io adesso non sto qui a riscuoterne i meriti!»

«Mi dici, Liciut, visto che puoi essere soltanto tu a parlarci così, cos'hai fatto di così importante per evitare che il dardo di Polen mi nuocesse a morte? Io e il mio amico Solcio vorremmo saperlo!»

«Non appena mi sono accorto che la punta della freccia ricevuta da Ernos era intrisa di veleno, ho provveduto a sostituirla con un’altra non avvelenata. Così Polen ha potuto usare quella nel colpirti. Ma soltanto adesso, Zipro, mi sono reso conto che non era necessario che mi preoccupassi di salvarti la pelle, visto che non sarebbe servito, per avere voi già ideato un trucco per raggirare noi Tricerchiati!»

«Invece il mio amico ed io ne eravamo già al corrente, Liciut, perché Polen ci aveva già parlato della tua nobile iniziativa. Ti affermo anche che essa invece mi ha salvato la vita, siccome il nostro espediente non è riuscito perfettamente. La punta della freccia è stata lo stesso in grado di procurarmi una leggera ferita, che il veleno avrebbe potuto rendere mortalmente infetta. Perciò, stando così le cose, per il momento ci asteniamo dall'arrecarti la morte, ma faremo decidere al nostro amico Polen quale destino assegnarti. Sono certo che, più di noi due, egli saprà prendere un provvedimento equo nei tuoi confronti! Non sembra anche a te? Dunque, dovrai ancora attendere un po', prima che da parte nostra venga presa sulla tua persona una decisione definitiva!»

«Liciut, il mio amico Zipro ha senza dubbio ragione a parlarti in questa maniera.» era intervenuto nella conversazione pure Solcio «Perciò, solo dopo che avremo contattato Polen ed egli avrà garantito per te, ci mostreremo propensi a risparmiarti la vita. Quindi, sarà il nostro amico a decidere della tua sorte. Se egli ci suggerirà di graziarti, lo faremo senza esitazione e tu sarai libero di ritornare tra gli altri Tricerchiati. In caso contrario, per te non ci potrà essere scampo e farai la stessa fine degli altri due già ammazzati da noi e che adesso giacciono morti per terra. Naturalmente, in attesa di avere il nostro incontro con Polen, il quale ci sarà a mezzogiorno, ti graziamo con riserva. Ma dovremo tenerti con le mani legate dietro la schiena, fino a quando non saremo giunti alla dimora del nostro amico, dove è fissato il nostro appuntamento con lui. Spero che ci comprenderai, se ricorriamo al tuo sequestro cautelativo e non ti diamo una certa libertà di movimenti!»

«Come potrei non capirvi, Solcio, se con esso vi proponete di salvaguardare l’integrità fisica del vostro Polen? Egli è una persona molto simpatica, per cui sto cominciando a stimarlo e a volergli bene quanto voi. Non dimenticate che il nipote di Stiriana un giorno mi ha fatto grazia della vita, prima che lo faceste pure voi oggi!»

Non appena Liciut aveva finito di rispondere a Solcio, costui aveva fatto un segnale ai loro dieci compagni a cavallo. Essi allora, raggiunti i corpi estinti di Mesuop e di Licisto, avevano trafitto ciascuno di loro con una decina di frecce. Così, una volta resa palese la loro condizione di giustiziati, tutti i ribelli e il loro prigioniero Liciut avevano abbandonato quel posto e si erano diretti alla casa di Polen. Prima di ripartire dall'abitazione dei due Tricerchiati ammazzati, Solcio era entrato nell’interno di essa ed aveva scritto sopra una parete: "Abbiamo vendicato il nostro Zipro, Tricerchiati della malora! Inoltre, vi diamo la nostra parola che, da oggi in poi, per ognuno dei nostri che verrà ucciso da voi, massacreremo dieci dei vostri senza nessuna pietà, essendo in grado di farlo!"


Quando Solcio e Zipro erano giunti alla dimora del loro amico insieme con gli altri, egli già vi era pervenuto e li stava aspettando, ovviamente da soli e con la medesima prassi seguita fino a quel giorno. La loro apparizione, che questa volta era avvenuta direttamente dall’ingresso di casa, lo aveva stupito molto. Il suo stupore era durato, finché non aveva scorto anche Liciut, il quale era tenuto legato nel modo che sappiamo. Infatti, dopo aver lasciato gli altri loro uomini di guardia all'esterno, essi avevano condotto il Tricerchiato dentro l’abitazione. Quando poi si era riavuto dalla sorpresa, Polen si era rivolto ai suoi camerati, parlandogli in questo modo:

«Amici, vedo che, avendo fatto prigioniero Liciut, non avete potuto avvicinarmi nel modo consueto. Ma adesso mi dite come vi siete imbattuti in lui e cosa vi ha spinti dopo a condurlo qui da me? Trovo strano anche il fatto che non lo abbiate ancora ucciso! Cosa ve lo ha impedito? Se lo volete sapere, amici miei, non mi dispiace che egli sia ancora vivo e il rivederlo mi procura più gradimento che repulsione! La qual cosa significa che egli per me incomincia ad essere qualcuno di rispetto!»

Si era offerto Solcio di rispondere alle varie domande dell’amico Polen. Egli innanzitutto gli aveva fatto la breve cronistoria di quando era avvenuto presso l’abitazione dei due Tricerchiati da lui indicati come i nemici da accopparsi al più presto, al fine di dare sfogo alla loro tremenda vendetta. Dopo, mostrandosi assai soddisfatto della positiva manovra punitiva condotta ai danni della setta religiosa, aveva concluso:

«Come puoi constatare, Polen, con l’uccisione di Mesuop e di Licisto, abbiamo dato una risposta esemplare ai nostri nemici Tricerchiati, i quali ci hanno dichiarato guerra, unicamente perché Stiriana ha voluto così. Adesso, però, vogliamo sapere da te come dobbiamo comportarci nei confronti di Liciut, dal momento che lasciarlo libero ti esporrebbe a grossi rischi. Inoltre, c'è il pericolo che Ernos, attraverso lui, possa venire a conoscenza della verità sulla morte del nostro amico Zipro. Allora come ci consigli di comportarci nei suoi confronti?»

«Amici, nessuno può entrare nella mente di una persona ed indagarla per scoprirvi la verità. Ma in certi casi dobbiamo dare ascolto alla nostra coscienza, che quasi sempre ci illumina la strada che conduce al vero. Ebbene, io sento di potermi fidare di Liciut, ritenendolo una persona corretta, oltre che incline al bene e alla lealtà. Per questo motivo, se lo risparmiamo, il nostro atto risulterebbe molto giusto da parte nostra.»

«Solo per questo, Polen, intenderesti risparmiare la vita al Tricerchiato presente? Sei sicuro che ciò basta per farcelo risparmiare?»

«Invece va risparmiato anche per altre cose, Solcio. Come possiamo dimenticare che lo dobbiamo a lui, se il nostro amato Zipro si trova ancora vivo in mezzo a noi? Non avendo il marchingegno dell’artigiano Seliot funzionato efficacemente fino in fondo, per aver permesso alla mia saetta di perforare per un millimetro la sottostante protezione, è stato il cambio di freccia operato da Liciut a salvargli la pelle. Lo so che potrebbe trattarsi di una mossa concordata con il suo maestro Ernos, allo scopo di guadagnarsi la mia totale fiducia e venire a sapere ogni cosa di noi per annientarci. Ma io mi fido ciecamente di lui e non lo considero capace di una simile vigliaccheria, avendo iniziato a conoscerlo nel suo intimo. Anzi, se non lo ha ancora fatto, invito Zipro a mostrargli la sua dovuta riconoscenza!»

Avendo preso coscienza che effettivamente Liciut gli aveva salvato la vita con il suo nobile gesto, per essersi messo contro l'agire disonesto del suo maestro d’armi, il figlio della defunta Feura non aveva esitato a raggiungere il suo salvatore e ad abbracciarselo con affetto. Inoltre, gli aveva rivolto le seguenti parole di gratitudine:

«Ti sono grato, Liciut, per ciò che hai fatto a mio vantaggio, che è valso a non spegnere la mia esistenza! Insieme con me, ne sono certo, ti ringraziano e ti mostrano la loro riconoscenza anche Solcio e Polen. Vorrei tanto che un giorno diventassi anche tu nostro amico, smettendo di stare dall’altra parte della barricata! Fra i Tricerchiati, ci sono persone invasate ed imbevute di fanatismo religioso, il quale riesce esclusivamente ad esprimersi nei confronti di ragazze innocenti con una spietatezza inusitata. A detta del defunto genitore di Polen, le poverette, prima di essere sacrificate, sono state stuprate per vari giorni dalle persone più insigni della setta, ossia da Olpun, da Ernos, da Ciron, da Mesuop e da Licisto. Ma i primi tre individui di sicuro hanno stretto un accordo tra di loro per approfittare della buonafede degli adepti e per sfruttarli in diversi modi, pur di ricavarne un pingue guadagno ed un sicuro svago! Tu lo sapevi, Liciut, che è sempre avvenuto tutto questo?»

«Invece ero all'oscuro delle cose che mi hai rivelate, Zipro! Se è vero questo particolare riguardo alle vittime, è molto grave, poiché un fatto del genere mi convince che per tutti e tre la loro religione rappresenta solo un autentico bordello ed un modo di fare soldi senza sudore!»

«Certo che è vero, Liciut! Comunque, di sicuro avrai sentito parlare anche tu del primo giorno che Olpun si presentò ad un gruppo di persone, tra le quali c’era anche Ernos. A mio avviso, lo spettacolo da loro inscenato in pubblico, era stato già combinato in privato. Sono convinto che in quell’occasione avvenne qualcosa non differente da ciò che c’è stato l’altro giorno tra me e Polen. Esso poté avvenire soltanto grazie alla competenza di Ciron nell’arte dell’incisione. Egli dovette prima incidere delle piastre metalliche e poi sistemarle sul Prediletto, nei punti dove l’infallibile Ernos avrebbe dovuto colpirlo per non correre rischi e per strabiliare i numerosi spettatori presenti, i quali, da veri allocchi, non se ne accorsero.»

«Sarà stato senz’altro come hai detto, Zipro; però io non me la sento ancora di staccarmi dalla setta dei Tricerchiati. Beninteso, non perché credo alle loro fandonie; ma solo perché, se lo facessi, dopo Ernos mi darebbe una caccia spietata e me la farebbe pagare cara. Già devo stare attento che egli non si insospettisca dell'odierna uccisione di Mesuop e di Licisto, addebitando a me la loro morte. Adesso come gli giustificherò il fatto che essi sono stati uccisi ed io no? Mi riuscirà difficile farlo!»

«Mica dovrai per forza raccontargli come sono andati realmente i fatti presso la loro abitazione, mio caro Liciut!» gli aveva fatto osservare Solcio «Invece ti converrà riferirgli che, quando ti sei presentato a casa loro, hai trovato i loro cadaveri già trafitti da molte frecce e che all’interno dell’abitazione hai trovato il nostro messaggio. In verità, non mi risulta che abbiamo già deciso quali provvedimenti prendere nei tuoi confronti. Quindi, aspetta prima di conoscere il nostro verdetto finale sul tuo avvenire. Esso dovrà stabilire se dobbiamo giustiziarti come gli altri oppure liberarti e permetterti di fare ritorno presso il tuo capo! Io e Zipro affideremo al nostro compagno questo compito ingrato, dal momento che il tuo rilascio potrebbe compromettere soltanto la sua incolumità. Come sai, la nostra preoccupazione è assai giustificata!»

Alla dichiarazione dell'amico, Polen, senza esitazione, si era affrettato a slegare l'amico Tricerchiato. Un attimo dopo, se l’era abbracciato con affetto, dicendogli:

«Siccome i miei amici mi hanno dato la facoltà di decidere sulla tua sorte, Liciut, io ti libero senza tentennamenti, indipendentemente dal tuo comportamento futuro nei nostri riguardi. Ossia, ti avrei liberato lo stesso, anche se fossi stato convinto che tu, dopo essere andato via da qui, saresti corso a raccontare ogni cosa di noi ad Ernos. Mi interessa solo sapere se tu hai deliberato di farlo oppure no, dicendomelo francamente. In questo modo, saprò se dovrò continuare a fare la spia in seno alla setta a vantaggio dei ribelli oppure sarò costretto a ritirarmi da essa per continuare a combatterla dall’esterno. Allora, Liciut, sei disposto a farmi tale favore? Se mi dai la tua parola che sarai neutrale per tutto il tempo della mia permanenza tra i Tricerchiati, ti crederò e non esiterò a far dipendere da te la mia vita. Oggi ho una grande reputazione verso di te, per non credere alla tua parola!»

«Allora, Polen, ti garantisco che la tua vita sarà custodita da mani sicure, le quali veglieranno sulla sua sicurezza giorno e notte, senza mai distrarsi o mostrarsi malaccorte nella loro vigilanza. Non puoi immaginare la felicità che mi procurano l’averti vicino e il sentire di poter contare su una persona eccezionale come te. Quindi, rimani quanto vuoi nella nostra setta, senza temere alcunché di male da parte mia. Anzi, all’interno di essa, sarò la tua ombra, pronta ad intervenire in tuo soccorso, se tu dovessi averne bisogno. Questa è la promessa che ti fa Liciut, che puoi iniziare a considerare un tuo amico sincero! Da oggi, visto che ti renderà felice apprenderlo, considererò miei amici anche Solcio e Zipro, poiché li ritengo degni di esserlo.»

Con le ultime parole del Tricerchiato, c’era stato anche l’abbandono, da parte di tutti, della casa del defunto Trisippo. Allora, se Solcio e Zipro avevano fatto ritorno con gli altri ribelli al campo di Lucebio, le destinazioni di Polen e di Liciut erano state altre. Se non ci è dato di conoscere quella del primo, invece quella del Tricerchiato aveva avuto come meta il tempio. Quanto alla morte dei suoi commilitoni, egli aveva premura di riferire ad Ernos la versione che gli era stata suggerita dal nipote di Sosimo, considerato che anche a lui essa era apparsa la più credibile.