359°-LERUOB ACCOMPAGNA TIONTEO DA SUO NONNO, IL MITICO NURDOK

Sulla strada che conduceva alla regione della Sandar, dove era situato Geput, i perlustratori berieski erano riusciti ad avvistare i predoni da loro ricercati. Essi erano proprio quelli che si erano resi responsabili della razzia e della strage eseguite in uno dei villaggi satelliti del loro borgo. Messo al corrente dei risultati della loro ricognizione, Leruob immediatamente aveva organizzato una spedizione punitiva contro di loro. Così, con un centinaio di Berieski e con Tionteo, li aveva raggiunti, sorpresi ed assaliti, mentre bivaccavano in un’ansa del fiume Sundro. I banditi, i quali potevano essere poco più di cento, non avevano avuto neppure il tempo di reagire ai loro assalitori. In un battibaleno, costoro li avevano aggrediti ed annientati con grande sdegno e con inclemenza. Soprattutto Leruob si era scagliato contro di loro, mostrandosi una furia scatenata, uccidendone più di un terzo. Nelle file dei nemici, i colpi impietosi dell'implacabile campione si erano dati a scompigliare, a ferire, a mutilare e ad uccidere. Perciò, avevano reso la polvere del suolo intrisa del loro sangue, trasformandola in un sudicio impasto di colore vermiglio scuro. Alla fine, dopo aver fatto seppellire da una parte dei suoi uomini i cadaveri dei banditi in una fossa comune, Leruob aveva ordinato loro di unirsi agli altri. Comunque, si chiarisce che, in tale ritorsione berieska, il Terdibano era stato soltanto un semplice spettatore.

Dopo la ripresa del cammino, ci erano voluti cinque giorni, prima che si arrivasse a destinazione. Ma una volta giunti a Geput, Leruob, dopo aver assegnato ai Lutros la zona dove poter montare le loro tende, insieme con Tionteo si era condotto a far visita al nonno, che stava per compiere centotré anni. Essi lo avevano raggiunto nelle prime ore pomeridiane, mentre era nel suo ampio padiglione. Questo si presentava accessoriato di ogni comodità che la civiltà del suo tempo potesse fornirgli. Quando i due giovani vi erano entrati, il superum dei Berieski era seduto sopra un seggiolone, il quale aveva un soffice cuscino sul sedile. In quel momento, restando appoggiato allo schienale, con il capo quasi riverso sul petto ma spostato leggermente verso destra, egli stava facendo un po’ di siesta. Infatti, quella parte del giorno invitava sempre Nurdok a schiacciare un dolce sonnellino, poiché esso veniva favorito specialmente dalla sua digestione in atto.

Il longevo superum della Berieskania, prima che Leruob e Tionteo fossero ad un metro di distanza da lui, si era riavuto dal leggero torpore ed aveva subito aperto gli occhi. Essendosi poi accorto delle due visite inattese, egli immediatamente aveva cercato di ricomporsi alla meglio, volendo assumere un contegno più dignitoso, in presenza dei due ospiti improvvisi. In verità, il rispettabile vegliardo ci aveva tenuto ad apparire composto più per lo sconosciuto presente che non per il proprio nipote Leruob. All'apparenza, il mitico eroe del tempo trascorso se li portava proprio bene sulle spalle la caterva dei suoi anni. Qualcuno potrebbe immaginarselo scarnito, con gli occhi affossati e cisposi, nonché con il cuoio capelluto sfoltito dei suoi capelli nivei. Invece egli conservava ancora, anche se in forma modesta, i suoi pannicoli carnosi. I quali gli preservavano il corpo da una pelle secca, ruvida e rugosa, facendogli dare così meno anni di quanti ne avesse effettivamente.

Ebbene, nonostante i suoi occhi stanchi, che a volte gli si annebbiavano a causa della sua eccessiva vecchiaia, Nurdok, avendo inquadrato nitidamente la figura del nipote, se ne era rallegrato. Poi, con una certa lucidità di mente, si era affrettato ad esclamargli:

«Leruob, nipote mio preferito, dimmi che sei riuscito a stanare i predoni, impartendo ad ognuno di loro la lezione che si meritava! Su, dammi questa bella soddisfazione, la quale per me, nello stesso tempo, è anche una grande consolazione! Allora ci sei riuscito?»

«Puoi stare tranquillo, nonno, poiché alcuni giorni fa giustizia è stata fatta nei loro confronti! I nostri connazionali assassinati sono stati vendicati in modo appropriato; mentre i loro uccisori hanno ricevuto la severa punizione che si meritavano! Contento adesso, nonno?»

«Bravo, nipote mio! Da te non potevo aspettarmi alcuna delusione. Dopo aver imparato a conoscerti bene, pur essendo stato breve il tempo che ti ho avuto con me, posso affermare con certezza che al mondo non esistono campioni come te! Adesso, però, mio caro Leruob, mi dici per favore chi è il giovane che ti accompagna e che adesso può essere solo mio ospite gradito? Se la vista non mi inganna, egli non deve essere delle nostre parti. Forse proviene dall’Edelcadia!»

«Nonno, l’ho incontrato nei pressi del Mare delle Tempeste, insieme con un centinaio dei suoi uomini. Così li ho costretti a seguirci a Geput. All’inizio ho creduto che essi fossero i predoni, ai quali stavamo dando la caccia; ma poi, fortunatamente per loro, mi sono reso conto di aver preso un abbaglio. Quelli veri sono stati scovati in seguito dai miei perlustratori. Per cui mi sono affrettato a punirli senza pietà alcuna, come ti ho già riferito poco fa in merito a loro.»

«Leruob, mi spieghi allora perché mai ugualmente li hai obbligati a fare tanta strada, fino al nostro borgo, sebbene fossero innocenti? Non capisco questo tuo ingiusto comportamento nei loro confronti, che da te non mi sarei mai aspettato! Allora come lo giustifichi?»

«Sebbene essi non si siano resi colpevoli di nessun atto lesivo avverso al nostro popolo, nonno, lo stesso ho dovuto farlo, anche se contro la loro volontà. Devi sapere che, se mi sono mostrato sordo alle loro legittime contestazioni, è stato per un motivo che era molto importante soprattutto per te. Altrimenti, non mi sarei mai permesso di agire nel modo antipatico, che ora conosci!»

«Allora, nipote mio, ti chiedo di riferirmi subito il motivo che ti ha spinto a sequestrarli, agendo ingiustamente nei loro riguardi. Sto aspettando la tua risposta, per favore!»

«Dal forestiero qui presente, caro nonno, il cui nome è Tionteo, durante la nostra conversazione, mi sono state date delle notizie che ti avrebbero interessato moltissimo. Ma ti preannuncio che esse non ti risulteranno per niente buone. Al contrario, ti recheranno soltanto un immenso dolore! Comunque, le giudicherai da te stesso!»

«Leruob, perché il forestiero avrebbe da darmi delle nuove, che dovrebbero interessarmi in modo particolare, anche se non buone? Proviene egli forse dall’Edelcadia, come avevo sospettato? Solo in questo caso, esse potrebbero suscitare il mio interesse! Dimmi che è proprio come ho supposto, nipote mio, se vuoi farti dare ragione e perdonare!»

«Infatti, nonno! Vedo che sei stato veloce a renderti conto della situazione! Una sola mia frase ti ha fatto afferrare subito il messaggio, che volevo trasmetterti! Adesso, però, veditela tu direttamente con lui e fatti dire quello che egli ha già riferito a me! Prima, però, devo farti presente che è il suo amico, il quale adesso è lontano da qui, colui che potrebbe ragguagliarti nel modo migliore sui fatti, di cui intendevo metterti a conoscenza, essendo essi molto importanti per te. Dopo tale chiarimento, puoi rivolgerti a lui!»

Una volta invitato dal nipote a parlare al giovane forestiero, senza esserci più la sua intermediazione, il longevo Nurdok non aveva perso tempo a farlo. Perciò, con molta ansia, aveva iniziato a rivolgergli la seguente batteria di domande:

«Tionteo, è vero che provieni dall’Edelcadia? E di quale città precisamente sei nativo? Sei stato mai a Dorinda? Mi dici pure le cose che hai riferito a Leruob, le quali, secondo lui, dovrebbero interessarmi in modo particolare? Attendo queste tue risposte, giovanotto, in merito a quanto ti ho chiesto! Perciò non indugiare a darmele, per favore!»

«La mia città è Terdiba, illustre Nurdok, dove un tempo regnava il mio nonno paterno Eleunto. Ma non voglio perdere tempo a narrarti le disavventure della mia famiglia, poiché esse, non essendo di tuo interesse, ti annoieranno soltanto. Invece sono altre le notizie che desideri apprendere presto da me. Non è forse in questo modo che dovrò agire?»

«Dal momento che già lo sai, Tionteo, allora sbrìgati a parlarmi di ciò che mi interessa personalmente. Per prima cosa, quindi, voglio sapere della città di Dorinda, dei suoi regnanti e della loro prole! Adesso sono sicuro di essermi spiegato per bene, giovanotto! Perciò puoi iniziare.»

«In verità, Nurdok, dell'una e degli altri possiedo solo notizie vaghe e frammentarie, dopo averle apprese per interposta persona. Il mio amico, il quale proviene esattamente da Dorinda, poiché vi risiede, le conosce con maggiore precisione. Ma quando gli uomini di tuo nipote hanno fatto irruzione nel nostro campo, egli era assente da esso per problemi personali. Riguardo a quelle poche cose, che sono in mio possesso e che ho già rapportato a tuo nipote, mi sono state riferite proprio da lui. Ecco come stanno veramente le cose!»

«Vuoi dirmi quali sono queste scarse novità, Tionteo, anche se le ritieni incomplete? Spìcciati a farmele conoscere, poiché mi interessano più di ogni altra cosa al mondo!»

«Quando me ne ha parlato, il mio amico si è limitato ad accennarmi vagamente allo spodestamento del re Cloronte dal trono di Dorinda, il quale era stato operato da sette sovrani edelcadici, escluso quello di Actina. Sempre dalla medesima fonte, ho saputo che gli infami traditori, dopo essersi impadroniti con l'inganno della Città Invitta, avevano segregato il re Cloronte e sua moglie, la regina Elinnia, nella prigione cittadina, dove sono ancora viventi, secondo alcune indiscrezioni. Dei loro quattro figli, invece, mai nessuno ha saputo nulla, per cui si ignora se sono ancora vivi oppure morti. A questo punto, non potendo dirti altro, avrei terminato!»

Alle parole del giovane terdibano, il superum della Berieskania era diventato livido nel volto, sul quale adesso si potevano scorgere una grande stizza ed una voglia maledetta di strozzare con le proprie mani i sette bastardi sovrani edelcadici, uno alla volta. Essi, a quanto pareva, avevano ricambiato con il tradimento i benefici ricevuti prima dal formidabile re Kodrun e poi dal generoso figlio Cloronte. Cessati poi i momenti di ira e di sete di vendetta, Nurdok aveva esclamato al suo ospite:

«Mi occorrono maggiori dettagli sull’avvenimento, Tionteo. Peccato che proprio in questa circostanza doveva assentarsi il tuo amico dal campo! Se vi si fosse trovato, mio nipote avrebbe condotto pure lui davanti a me. Così, in questo momento, egli starebbe qui a raccontarmi con precisione i fatti che avevano travolto tanto tempo addietro mio genero Cloronte e la mia diletta figlia Elinnia! Questa sua assenza non ci sarebbe voluta proprio!»

«Invece, Nurdok, se nel campo ci fosse stato presente il mio amico durante l’irruzione dei guerrieri di tuo nipote, le cose sarebbero andate assai diversamente. Leruob, non solo non avrebbe appreso da me tali notizie, ma neppure sarebbe stato in grado di fare ritorno a Geput. Al momento attuale, inoltre, la Berieskania starebbe a piangersi la sua morte e quella dei duecento valorosi uomini che lo accompagnavano! Ti sembrerà assurdo, ma le cose sarebbero andate proprio in questo modo, se ci tieni a saperlo! Perciò è stato meglio che egli fosse assente, in quella circostanza, come puoi renderti conto!»

«Perché mai parli così, Tionteo, affermando delle sciocchezze simili? Stai scherzando forse? Eppure hai conosciuto mio nipote Leruob e il suo straordinario valore nel combattere! Io sono convinto che nessuno può batterlo, compreso il tuo valoroso amico!»

«Dico sul serio, Nurdok! Egli avrebbe fatto fuori sia tuo nipote che i suoi guerrieri di scorta. Come vedi, c’è un campione al mondo che è più forte del tuo Leruob, come già l’ho fatto presente anche a lui! Mi ci posso giocare la mia vita, se lo vuoi sapere! Da solo, egli è capace di sconfiggere pure un intero esercito, senza alcuna difficoltà! Te lo garantisco!»

«Se non lo vedo con i miei occhi, Tionteo, non credo che ci possa essere un guerriero così formidabile, da essere superiore a mio nipote! Egli mi ha dimostrato di conoscere dei modi di combattere con la spada e con il corpo libero che mi si sono rivelati straordinari. Io stesso, se fossi nel fior degli anni, non potrei stargli alla pari, non essendo alla sua altezza, grazie al suo nuovo modo di combattere con le armi e con il corpo! Te ne rendi conto?»

«Ne convengo, Nurdok! Leruob è un eccellente guerriero. Come lui, se ne trovano come le mosche bianche! Ma ve ne sono almeno due, da me conosciuti, che lo superano sia nelle armi che nelle arti marziali. Ritornando al mio amico, egli ha già affrontato e battuto un guerriero, il quale faceva uso delle stesse tecniche di combattimento conosciute dal tuo straordinario nipote. Penso che, se fosse vivo, anch'egli, secondo il mio parere, sarebbe senz'altro superiore a lui, anche se di poco! Il suo nome era Touk.»

A quel nome, Leruob aveva sgranato gli occhi, a causa dell'immenso stupore che esso aveva suscitato in lui; anzi, non voleva credere alle parole del Terdibano. Poi, non riuscendo a spiegarselo in qualche modo, subito aveva voluto domandargli:

«Davvero dici, Tionteo, che il tuo amico ha sconfitto Touk? Per la verità, mi riesce difficile crederci! Ma eri presente anche tu, quando egli lo ha ucciso? Oppure lo scontro ti è stato raccontato dal tuo compagno, per averlo sostenuto in precedenza?»

«Certo che ho assistito personalmente all'incredibile scontro, Leruob! Ma poco fa ho affermato che il mio amico lo aveva battuto e non che gli aveva anche arrecato la morte! Invece egli ha voluto privarsi della vita, dopo che il mio amico lo aveva graziato, poiché non meritava di essere ucciso. Adesso mi sono spiegato abbastanza?»

«Tionteo, perché mai Touk ha preferito morire? Conoscendolo bene, non avrei mai creduto che fosse da lui un gesto del genere! Possibile che egli non abbia accettato onorevolmente la sconfitta subita, decidendo perciò di fare harakiri? Assolutamente non credo alle mie orecchie, se lo vuoi sapere! Ma sei sicuro che le cose sono andate proprio come ci hai raccontato?»

«Leruob, il mio amico lo aveva risparmiato, poiché Touk era convinto di stare a combattere dalla parte giusta, per averglielo fatto credere la sua donna. Quando poi è stato messo al corrente della verità da chi gli ha aperto gli occhi con le armi, il poveretto non ci ha visto più e ha deciso di morire. Perciò è stata la contrizione, la quale è sopravvenuta dopo l’uccisione di tanti innocenti, a spingerlo a procurarsi la morte! Il cavaliere senza macchia e senza paura ha ritenuto la propria soppressione una specie di espiazione! Ma voglio farti presente che non c’è stato alcun suicidio da parte sua.»

«Adesso capisco, Tionteo. Non poteva essere altrimenti, conoscendolo come un campione molto raro! Ma se egli prima ha cercato la morte e poi non si è suicidato, mi dici allora come è avvenuta la sua uccisione, dal momento che essa non mi è stata ancora chiarita del tutto? Su, spiègati meglio, poiché intendo arrivare a questa verità!»

«Leruob, il guerriero Touk si è fatto uccidere dalla stessa donna, che lo aveva ingannato per tanti anni, facendogli calpestare la giustizia a sua insaputa! Adesso, visto che mi hai dato l’impressione di conoscere bene Touk, mi dici dove lo avevi incontrato in passato? Mi farebbe piacere apprendere altre cose che lo riguardano!»

«Quando l’ho conosciuto la prima volta, Tionteo, io ero giovanissimo; avevo appena sedici anni. Era questa la mia età, quando lasciai Geput e raggiunsi la scuola dei Kulten, la quale si trova sui Monti del Silenzio ed è famosa per l’ottima preparazione che vi si raggiunge nelle armi e nelle arti marziali. Ogni anno, presso la suddetta scuola, si disputa un torneo, al fine di scegliere il migliore nell’uso delle armi e nelle arti marziali. Ebbene, per ben cinque volte, Touk aveva vinto il Trofeo Super, per cui il suo nome era stato iscritto anche nell’Albo d’Oro della scuola. Nell’onorevole albo, esso seguiva quello di Oksur, che pure aveva vinto tale trofeo per un lustro intero. Nel regolamento dei Kulten, c’è una norma, la quale vieta agli iscritti nell’Albo d’Oro di continuare a prendere parte al torneo. Gli ultimi tre trofei disputati sono stati vinti da me. Ma poi ho deciso di fare ritorno al mio borgo, da dove ero assente da oltre dieci anni. Per questo motivo mi è mancata l’opportunità di essere iscritto nell’Albo d’Oro. Invece, se vi fossi rimasto, ci sarei riuscito senza meno; ma non so se poi avrei rivisto mio nonno!»

A quel punto, Nurdok era intervenuto nuovamente nella conversazione, interessandosi ancora dell'amico del suo ospite. Perciò aveva domandato al giovane Terdibano:

«Mi dici, Tionteo, che cosa di importante aveva da fare il tuo amico, per lasciarvi in balia di malintenzionati? Pensa un poco, se fossero stati i predoni e non i Berieski di mio nipote ad intercettarvi! In quel caso, vi sarebbe andato davvero molto male!»

«Il mio amico, grande Nurdok, aveva da portare a termine una missione, la quale si presentava abbastanza importante per lui. Eravamo venuti dall’Edelcadia appunto per questa seria ragione! Probabilmente, a quest’ora egli l’avrà già compiuta e ci starà raggiungendo a Geput. Ma non so con quali intenzioni, se ci riferiamo a tuo nipote Leruob!»

«Davvero dici, Tionteo?! Non riesco però a comprendere perché mai egli avesse da risolvere in queste terre remote il suo problema, il quale per lui risultava anche di primaria importanza! Puoi anticiparmi qualcosa tu in merito ad esso, per favore?»

«Hai detto giusto, capo dei Berieski! La sua questione era, come lo è tuttora, di capitale rilevanza. Anzi, essa costituisce addirittura il fulcro della sua esistenza!»

«Vuoi dirmi allora, Tionteo, di cosa si tratta? Così dopo sarò anch'io in grado di farmene una idea. Nello stesso tempo, valuterò criticamente se gli è valsa davvero la pena avere intrapreso un viaggio così sterminato ed infido! Quindi, mettiti a raccontarmi tutto ciò che riguarda il viaggio del tuo amico, se vuoi fare una cosa buona!»

«Nurdok, il mio amico nell’infanzia fu colto da un’amnesia, che gli fece dimenticare tutto il suo passato vissuto in precedenza, compresa la sua famiglia. Ebbene, egli è venuto da queste parti con il solo scopo di recuperare quel pezzo della sua esistenza smarrito e venire così a conoscenza delle sue origini. Non ti sembrano giustificate le ragioni che lo hanno spinto ad affrontare la sua ardua impresa?»

«Certo che sì, Tionteo! Ma mi chiarisci meglio dove e come potrà essergli restituita la parte di memoria persa nella sua fanciullezza? A me non risulta che ci sia un luogo del genere dalle nostre parti. Mi riferisco, ovviamente, alle nostre zone finitime, le quali non lo prevedono affatto! Quindi, mi dici qual è questo luogo, dove gli sarà possibile recuperare la sua memoria perduta in tenera età?»

«Invece, Nurdok, gli hanno assicurato che potrà aiutarlo a trovare la sua famiglia unicamente il mago Zurlof, il quale è il signore dell'isola di Tasmina. Se sarà necessario, egli lo costringerà ad assecondarlo nel suo desiderio. Per questa ragione, egli si è allontanato dal campo e si è condotto nell'infame isola, quella che già ha procurato sventure a non finire a tantissime altre persone. Adesso conosci anche il posto! Contento?»

«Davvero il tuo amico ha commesso questo errore, Tionteo? Come è potuto essere tanto folle, da avventurarsi in una impresa, che si rivela per tutti una trappola mortale? Se non fu in grado un intero esercito scanudiano ad avere ragione del mago, come egli è potuto illudersi di farcela da solo? Ho il presentimento che il tuo amico, per recuperare una parte di sé, finirà per perdere tutto sé stesso! Pure il mio quintogenito figlio, l’incosciente Deloz, con un manipolo di uomini che erano tutti suoi amici, volle avventurarsi sull’Isola della Morte. Ma come era prevedibile, non ne ha più fatto ritorno! Tutti ormai sanno che sbarcare nell’isola di Tasmina e salparne equivale a morire e a risuscitare. Perciò hai mai tu visto ritornare in vita una persona morta? Te lo posso assicurare: da che mondo è mondo, non si è mai verificato un fenomeno del genere! A mio avviso, dovrai smettere di illuderti che il tuo amico ritornerà da quell'isola maledetta e dovrai iniziare a considerarlo morto per sempre!»

«Invece egli ha tutte le carte in regola per ritornare da Tasmina, grande Nurdok! Per lui non esistono ostacoli insormontabili e problemi di natura umana irrisolvibili! Ti invito a mettertelo bene in testa! Dici così, solo perché non conosci il mio insuperabile amico!»

«Tionteo, mi stupisce la tua infinita ingenuità. Parli di lui, come se egli fosse un dio! Per favore, cerca di essere ragionevole e di restare con i piedi per terra!»

«Nurdok, il mio amico è il più grande di tutti gli eroi e tale resterà in ogni tempo: nel presente, nel passato e nel futuro! Ecco perché egli vincerà la lotta contro il mago Zurlof, per cui l'obbligherà ad aiutarlo a recuperare il suo passato! Te lo posso garantire!»

«Tionteo, il contenuto della tua frase non mi è nuovo, mi pare di averlo già ascoltato in un remoto passato. Aspetta che cerco di ricordarmi quando e dove è avvenuto! Ecco: adesso ci sono, visto che inizio a rammentarlo bene! Ho l’impressione che i conti comincino a tornare per il tuo amico e che tu non stia blaterando sul suo conto!»

«A cosa ti riferisci, nonno?!» Leruob aveva chiesto all’autorevole parente «Vorrei saperne qualcosa di più anch’io, se per te non è un problema appagare il mio desiderio!»

«Tanto tempo addietro, nipote mio, nel giorno in cui nacque tua zia Elinnia, il famoso astrologo Burgior ebbe a dirmi: "Se ciò ti può fare piacere, valoroso Nurdok, sappi che gli astri sono molto favorevoli alla nascita della tua ultimogenita. Essi hanno previsto che ella un giorno sarà la regina di una potente città dell'Edelcadia e da lei nascerà l'eroe più grande di tutti i tempi, la cui gloria supererà perfino quella tua!"»

«Nonno, cos’ha a che fare il figlio della zia con l’amico di Tionteo? Non credi che stai esagerando? Forse sarà a causa del sonno, se trovi difficoltà a connettere!»

«Leruob, se è vero quanto Tionteo ha asserito su di lui, ti garantisco che essi sono la medesima persona, per cui l’attuale sfidante del mago Zurlof può essere solo tuo cugino! Né può essere altrimenti! Per la qual cosa, sono matematicamente certo che egli salperà dall'isola di Tasmina e verrà anche a farmi la sua visita, per avere appreso che io sono suo nonno per parte di madre. Comprendi ora che non sto blaterando?»

«Secondo me, nonno, è azzardato fare una simile asserzione a priori, poiché essi non possono essere la stessa persona! Per come la penso io, se un fatto del genere fosse stato vero, esso si sarebbe già saputo da molto tempo! Non ti sembra?»

«Leruob, ho sempre creduto senza discussione nella predizione dell’astrologo Burgior e sono convinto che il figlio della mia ultimogenita sarà il più grande eroe di tutti i tempi! Non te la prendere, caro nipote, se egli offuscherà parte della tua eccellente preparazione nelle armi e nelle arti marziali. Dopo averti visto all'opera, anche tu rappresenti per me un guerriero di grande talento e di straordinario valore!»

«Voi due dovete sapere che il mio amico si dimostra anche un grande stratega.» aveva voluto aggiungere il Terdibano «Egli riesce a condurre le battaglie sempre in modo vincente. Ne ha dato prova in più di una occasione, ricorrendo ad una tattica molto stupefacente. Essa non lo ha mai deluso e gli ha dato sempre ragione!»

«Questa è un’altra dimostrazione inoppugnabile, nipote mio,» aveva esclamato Nurdok «che l’amico di Tionteo non può essere che il figlio della mia figliola. Chi, se non il nipote dei due più grandi strateghi esistiti nella storia, poteva ereditare dai propri nonni, paterno e materno, una ottima strategia militare? Nessuno, ti dico! Questa è un'altra prova che egli può essere soltanto mio nipote!»

«Sono stato sempre convinto, nonno, che le tue peculiarità strategiche e logistiche sono state (e lo sono tuttora) eccellenti e che mai nessuno le aveva superate! Vorresti forse farmi credere che io mi sia sempre sbagliato in merito alla mia convinzione?»

«Invece, nipote mio, anche se non le ha superate, qualcuno le ha di sicuro uguagliate. Mi riferisco al re Kodrun, il suocero di mia figlia. In verità, egli era uguale a me anche nel modo di pensare, per cui subito divenimmo grandissimi amici. Non puoi immaginare quanto piansi la sua morte, restandone afflitto a lungo. Essa mi risultò una vera pugnalata al cuore e mi fece disperare in modo incredibile!»

«Ma perché, nonno, non cerchiamo di dare un nome all’amico di Tionteo, visto che non lo si conosce ancora? In questo modo, apprenderemo qualcosa di più sul suo conto, oltre a sapere che è un eroe insuperabile!»

Così, rivolgendosi al Terdibano, lo sollecitò:

«Allora, Tionteo, ti decidi a riferirci il suo benedetto nome, una buona volta per sempre, considerato che non ce lo hai mai detto?»

«Eppure ero sicuro che vi avessi già fatto il suo nome: scusatemi! Comunque, sono a vostra completa disposizione, Nurdok e Leruob. A mio avviso, però, anche se vi dico il suo nome, esso non vi servirà nella maniera più assoluta per giungere alla sua identità. Almeno per ciò che voi volete ricavare da tale conoscenza!»

«Perché mai ti esprimi come stai facendo, Tionteo?» aveva chiesto Leruob «Un nome, invece, molte volte serve a chiarire un sacco di cose prima sconosciute.»

«Questo è valido per le altre persone, Leruob. Ma nel caso del mio amico, il nome non chiarisce un bel niente, per il semplice fatto che esso non è quello che egli ricevette alla sua nascita! Il nome attuale gli fu dato successivamente, quando era già un ragazzo. Comunque, poiché volete conoscerlo ugualmente, il mio amico si chiama Iveonte!»

«Hai detto proprio Iveonte, Tionteo?!» aveva domandato stupefatto il superum «Il primogenito della mia Elinnia si chiamava anch’egli così! Subito dopo la sua nascita, me lo mandò a dire mia figlia, tramite i piccioni viaggiatori che le avevo consegnato. A questo punto, giovanotto, sono convinto che Iveonte è il vero nome del tuo amico, ossia quello che ricevette dai suoi genitori alla sua nascita. Come preconizzato e come tu lo hai definito, soltanto mio nipote Iveonte, da grande, sarebbe diventato il più grande di tutti gli eroi! Perciò Iveonte è il suo vero nome! Che poi qualcun altro glielo abbia ridato, vedendo che egli non ricordava più il suo, per me è stata solo una coincidenza: te lo assicuro!»

«Quasi mi hai convinto, Nurdok,» gli aveva affermato il giovane «poiché ritengo le due cose possibilissime, come due più due fa quattro! Ma lo sapremo con certezza, non appena verrà a confermarcelo lui stesso, al suo ritorno dall'isola di Tasmina.»

«Mio caro nonno e mio simpatico Tionteo,» era intervenuto nel discorso ancora Leruob «ammesso pure che l’attuale Iveonte sia mio cugino, nessuno di noi tre se ne potrà più rallegrare. Dal giorno in cui egli è sbarcato nell’Isola della Morte, per tutti quanti noi è uscito di scena e dobbiamo cominciare a considerarlo praticamente morto! Ecco come la penso io, che sono molto più realistico di voi!»

«Ti sbagli, Leruob! Il mio amico Iveonte ritornerà dalla nefanda isola, vittorioso e consapevole delle sue origini. Di certo non sarà il mago Zurlof ad impedirglielo! Di noi tre, solo io so di che cosa egli è stato capace, per essergli stato accanto per l'intero viaggio dalla lontana Dorinda a questi luoghi sconosciuti! Le sue gesta memorabili non hanno fine!»

«Bravo, Tionteo! La tua fiducia in mio nipote, il figlio della mia figlia prediletta, mi risolleva e mi dà la certezza del suo ritorno da Tasmina! Altrimenti, perché sarebbe stato giudicato il più grande eroe di ogni tempo da più di un indovino? Infatti, come appresi nell’Edelcadia, anche al suo glorioso nonno paterno fu fatta la medesima profezia, ossia che egli sarebbe diventato il più grande di tutti gli eroi.»

«Mi dispiace, nonno, ma a me non piace sognare ad occhi aperti. Sono abituato a guardare sempre in faccia la realtà. Perciò sono convinto che mio cugino Iveonte seguirà, se non è andato ancora incontro ad essa, la medesima sorte toccata al mio povero zio Deloz e all’esercito scanudiano. Il tempo mi darà senz'altro ragione!»

Leruob aveva appena terminato di esprimere la sua pessimistica previsione su chi poteva essere un suo cugino, allorché si era udita una voce che urlava di gioia:

«Padre, sono vivo! Eccomi ritornato da te! Finalmente sono riuscito a venire fuori dall’inferno di Tasmina! Sappi che non ci speravo più! Ho tanta voglia di riabbracciarti!»

Subito dopo esserci stato quel grido gioioso, gli occupanti del padiglione avevano visto lanciarsi nell’interno il quintogenito di Nurdok, intanto che si dava a piangere e a commuoversi. A quella bella sorpresa, il superum della Berieskania aveva gioito immensamente. Poi, in preda ad una forte commozione, gli aveva esclamato:

«Allora sei vivo sul serio, Deloz, figlio mio! Devo ammettere che sei stato bravo, perché se sei stato in grado di farla in barba al dominatore dell’isola, anche se hai dovuto impiegarci parecchio tempo! Ma ora vuoi riferirmi che fine hanno fatto tutti coloro che ti accompagnavano? Sono riusciti a salvarsi pure loro dal potentissimo mago?»

«Quelli sono morti tutti, padre mio! I mostri di Zurlof li trucidarono davanti al castello del loro padrone. Solo io fui risparmiato, ma venni rinchiuso in una cella della fortezza. Per fortuna, dopo venticinque anni di prigionia, la sorte ha voluto essere generosa nei miei confronti! L’arrivo al castello di un invincibile guerriero, che è stato in grado di far fuori tutte le creature mostruose del mago e di neutralizzare anche la sua magia, mi è stato assai salutare. L’eroe, dopo avermi liberato, mi ha invitato a lasciare subito il castello di Zurlof e l’isola di Tasmina, intanto che egli avrebbe affrontato il mago per motivi personali. Ma sono sicuro che egli ce la farà senz'altro!»

«Adesso sappiamo chi è stato il tuo liberatore, figlio mio; come pure siamo al corrente del perché egli si trova nel castello del mago Zurlof. Probabilmente, dopo tanti giorni che vi si è condotto, egli non si trova più sull'isola; ma ci starà raggiungendo!»

«Come fate a saperlo, padre? Se non sapeva chi io fossi, ciò vuol dire che non era passato da queste parti e non vi aveva informati dell'impresa che aveva intenzione di tentare!»

«A raccontarci ogni cosa su di lui, Deloz, è stato Tionteo, l’amico del tuo liberatore. Egli è il giovane che scorgi accanto a Leruob, il figlio di tuo fratello Celton!»

«Ah, ah, padre mio! Non ti sembra che mi hai invitato a fare ciò che non posso? Infatti, se ignoro ancora chi dei due giovani è mio nipote, mi spieghi come faccio ad individuare l’amico del mio generoso salvatore? Perciò dimmi prima chi è il figlio di mio fratello, che non vedo dalla sua nascita. Così dopo saprò pure chi è l'altro!»

«Hai ragione, Deloz! Quando ci hai lasciati, tuo nipote era appena un bamboccio. Ma ora passo subito a presentarteli entrambi. Quello a destra è Leruob, il figlio di tuo fratello Celton; invece quello a sinistra è l’amico del tuo liberatore. A proposito di lui, abbiamo ragione di credere che egli sia il figlio di tua sorella Elinnia. Ti ricordi che la mia ultimogenita andò in sposa al re Cloronte di Dorinda?»

«Certo che me lo ricordo, padre mio! Sono contento di essere stato liberato da un mio parente stretto, cioè dal figlio dell'unica mia germana. Fa sempre piacere venire a sapere di avere dei congiunti molto in gamba, in special modo poi se ti si mostrano utili oltre ogni aspettativa! Grazie, per avermelo riferito! Chi avrebbe mai immaginato un fatto del genere! È stato proprio un miracolo che egli mi abbia liberato!»

«Lo credo anch'io, Deloz! A proposito dei nipoti molto validi, sappi che anche Leruob è un guerriero di prestigio, forse secondo soltanto al cugino Iveonte. Mi dici adesso quando se la sbrigherà mio nipote con il Mago dei maghi? Non vedo l’ora di abbracciarlo e di congratularmi con lui per la sua impresa. La quale non è la prima e non sarà neppure l’ultima, dal momento che il destino ha stabilito così!»

«Secondo me, mio nipote Iveonte, valoroso ed intraprendente com’è, non ci metterà molto a perseguire il suo scopo, considerato che Zurlof non potrà resistergli a lungo. Può darsi che egli abbia già lasciato l’isola di Tasmina. Se poi ha appreso dal mago chi sono i suoi genitori e i suoi nonni, vorrà conoscerti e parlarti delle condizioni dei suoi genitori in Dorinda! Esattamente come anche tu me lo avevi anticipato!»

«Ne sono convinto anch’io, zio.» aveva aggiunto Leruob «Sono certo che mio cugino, approfittando della sua visita al nonno materno, anche gli chiederà l'aiuto necessario per sconfiggere i sette sovrani traditori, i quali hanno agito subdolamente contro il padre re Cloronte. E noi glielo daremo: è vero nonno? Dovrai mettergli a disposizione un grande esercito, perché egli attui la sua vendetta contro quegli sporchi traditori. Io gli sarò al fianco, anche se non come capo supremo, come avrei voluto!»

«Sarà fatto proprio come hai detto, caro Leruob! Cloronte ed Elinnia non resteranno invendicati, né i traditori rimarranno impuniti! Te lo prometto, nipote mio! Ti ringrazio per il fatto che hai già compreso che spetterà a tuo cugino Iveonte guidare, come capo supremo, l’esercito beriesko, che in seguito gli metterò a disposizione. Così mi hai agevolato il compito nella sua designazione. Grazie ancora, nipote mio!»


Giunti a questo punto, anche se a grandi linee, vorremmo entrare nella personalità di Leruob, seguendola ed evidenziandone i suoi tratti salienti. Da quanto abbiamo potuto capire, egli ci si rivelerebbe senza dubbio un personaggio carismatico, forse della portata di un Touk e di un Oksur, i quali si sono impressi nella nostra mente in modo indelebile, senza alcun pericolo che un giorno potremmo dimenticarci di loro. A dire la verità, sarebbe doveroso da parte nostra vivere alcuni squarci dell’esistenza dell’eroe beriesko. Il tempo, purtroppo, essendo tiranno, non ce lo consente e ci costringe a rinunciarci. Ma anche se non ci è possibile godere del suo svolgimento né integrale né parziale, ci viene fatto obbligo di considerare la sua vita trascorsa come segnata da atti di grande abnegazione e di eroismo esemplare. I quali l’avevano contraddistinta, senza ombra di dubbio, da quella di tutti gli altri comuni mortali.

Adesso, però, prima dell’arrivo di Iveonte nel borgo di Geput e della sua visita al mitico nonno materno, ci conviene passare in rassegna i dodici figli maschi e la figlia femmina di Nurdok, naturalmente insieme con i rispettivi coniugi e la rispettiva prole. Ad ogni modo, tanto i genitori quanto i figli, saranno presentati in ordine di nascita. Invece accanto ai nomi dei nipoti dello stratega, sarà riportata tra parentesi la lettera m, per indicarne il sesso maschile, oppure la lettera f, per indicarne il sesso femminile. Possiamo consultare il loro elenco completo qui appresso, essendo esso il seguente:

1) Feron, aveva sposato Lussen, la quale gli aveva dato i seguenti sei figli: Giasput (m), Selop (m), Zopun (m), Casten (f), Mosten (m) e Nelek (f);

2) Sultek, aveva sposato Londes, la quale gli aveva dato i seguenti sei figli: Kastus (m), Selcun (m), Busen (f), Feduz (m), Panken (m) e Lebiut (m);

3) Zefrus, aveva sposato Merges, la quale gli aveva dato i seguenti sei figli: Taliop (m), Felten (f), Geruon (m), Almeos (m), Patterk (m) ed Ereus (m);

4) Pamur, aveva sposato Selan, la quale gli aveva dato i seguenti sei figli: Loifen (f), Marsek (m), Korpel (f), Ceduon (m), Sistrus (m) ed Arcupes (m);

5) Deloz, aveva sposato Lakler, la quale gli aveva dato i seguenti sei figli: Paciet (m), Vestruk (m), Lorinop (m), Karest (f), Sensul (m) e Feciel (f);

6) Leciop, aveva sposato Argael, la quale gli aveva dato i seguenti sei figli: Faidez (f), Arkason (m), Lifodez (m), Kasped (m), Burlum (m) e Lamnic (m);

7) Vuriast, aveva sposato Estrel, la quale gli aveva dato i seguenti sei figli: Manzer (m), Elipus (m), Kusten (m), Banden (m), Kalpuos (m) e Dandel (f);

8) Celton, aveva sposato Elbav, la quale gli aveva dato i seguenti sei figli: Salcep (m), Buslor (m), Cussot (m), Paven (m), Leruob (m) e Bistev (m);

9) Romsuk, aveva sposato Urdal, la quale gli aveva dato i seguenti sei figli: Zoreot (m), Budren (m), Farlup (m), Sensot (m), Lodkas (m) e Gesuet (f);

10) Basten, aveva sposato Zelies, la quale gli aveva dato i seguenti sei figli: Dalpet (m), Eroud (m), Pastren (m), Ciostul (m), Feukos (m) e Sastrel (f);

11) Nestov, aveva sposato Mailez, la quale gli aveva dato i seguenti sei figli: Bondug (m), Oleup (m), Purces (f), Kustran (m), Legiat (f) e Farten (m);

12) Allemb, aveva sposato Firam, la quale gli aveva dato i seguenti sei figli: Vedos (m), Kostren (m), Lapriel (f), Urfel (f), Palsan (m) e Ralend (m);

13) Elinnia, aveva sposato Cloronte, al quale ella aveva dato i seguenti quattro figli: Iveonte (m), Londio (m), Nucreto (m), Rindella (f).