357-IVEONTE LIBERA KRONEL E LUCIEL DAL DIO VERNUK
Nel frattempo il dio Vernuk aveva deciso di diventare la divinità dei Lutros. Per tale motivo, egli si era anche presentato al loro capo Sitruo e gli aveva imposto di ordinare alla sua gente di cominciare ad adorarlo. Da parte sua, il lutrosoan si era rifiutato, facendogli presente che il suo popolo si era già impegnato con le due divinità Kronel e Luciel. Perciò non intendeva essere devoto di nessun'altra divinità. A tale sua risposta, l'infame dio delle tribolazioni lo aveva minacciato che, se non avesse ubbidito ai suoi ordini, avrebbe fatto una immane carneficina del suo popolo e tabula rasa del suo villaggio. Ma il capo lutrosino lo stesso non aveva ceduto alle sue intimidazioni. Pur di non tradire i divini germani, che avevano adottato spontaneamente come loro divinità tutelari, egli avrebbe messo volentieri a repentaglio la salvezza del suo popolo, senza temere la sua rappresaglia! A quel punto, il dio negativo, non volendo ancora ricorrere ad una punizione drastica, aveva cercato di conoscere dove si trovassero le giovani divinità venerate dai Lutros. Egli era intenzionato a farle sue prigioniere e ad umiliarle davanti al popolo che le adorava con autentica fede. Quando poi aveva scoperto che le divinità adorate dal popolo lutrosino erano proprio i due divi positivi da lui catturati di recente, si era ripresentato a chi deteneva lo scettro del comando in Lutrosiak e si era dato a parlargli in questo modo:
«Possibile, Sitruo, che ti ostini a non prendere sul serio in considerazione la mia proposta, che ritengo assai ragionevole, pur sapendo che in questo modo rischi la distruzione totale del tuo popolo? Se insisti ad agire in tale maniera, ne deduco che sei veramente un capo incosciente, il quale non ama neppure un poco la sua gente!»
«Al posto tuo, non ne sarei tanto sicuro, divino Vernuk! La mia convinzione è che, qualora tu decidessi di sopprimerci tutti, le nostre due divinità protettrici non te lo permetterebbero. Esse subito verrebbero in nostro aiuto ed eviterebbero al mio popolo il supremo sacrificio da te più volte minacciato! Ne sono abbastanza convinto!»
«Invece ciò che ti auspichi, Sitruo, non potrà mai avvenire, per il semplice fatto che le due divinità da voi adorate, ossia il dio Luciel e la dea Kronel, sono mie prigioniere! Le ho catturate da qualche giorno e adesso posso fare di loro quello che voglio! Tale fatto neppure ti fa accettare la mia proposta, che per voi Lutros è l'unica salvezza?»
«Non credo a quanto mi hai riferito, dio Vernuk. Potresti avermi mentito, al fine di rendermi consenziente a ciò che mi vai proponendo da giorni. Perciò, fino a quando non mi avrai dimostrato il contrario con i fatti, continuerò a ritenere fallace la tua asserzione; mentre il mio popolo non ti accetterà come suo divino protettore!»
«Allora, capo dei Lutros, domani dimostrerò al tuo popolo che ciò che ti ho affermato poco fa, in riferimento alle due divinità da voi adorate, è tutto vero. Le porterò davanti a voi tutti e vi farò assistere ad uno spettacolo eccezionale. Così vi renderete conto che sono in grado di punirle quando e dove desidero, senza che esse possano ribellarsi ai miei voleri, i quali adesso sono rivolti a fare di entrambe le mie vittime. Le scorgerete, mentre sono alle prese con la loro sofferenza più atroce, quella che gli arrecherò, senza farmi scrupolo di niente. Anzi, se ci tieni a saperlo, vederle soffrire in quel modo mi recherà una grande gratificazione e mi procurerà un godimento incontenibile, come tu neppure immagini! Mi hai inteso?»
«Non avrei mai pensato, dio Vernuk, che una divinità potesse essere così perversa, da essere spinta a provocare ogni sorta di patimento sia negli esseri umani come noi sia in altri esseri della sua stessa natura! Mi spieghi come è possibile una cosa del genere, che personalmente aborrisco e trovo davvero abominevole? Un dio cattivo di questo tipo non sarà mai adorato dal mio popolo. Esso desidera avere a che fare unicamente con divinità benefiche, nelle quali vengono coltivati il bene e la pietà, per mettere l'uno e l'altra a sua disposizione!»
«La spiegazione è molto semplice, lutrosoan. Io sono un dio negativo e, come tutte le divinità malefiche, ho il male radicato dentro di me. Il quale si presenta ancestrale ed inestirpabile nella mia essenza divina. Esso tende a trovare il massimo sfogo, quando ha davanti una divinità benefica minore, poiché allora cerca di farla soffrire nella maniera più inconcepibile. Comprendi adesso la mia condotta?»
Il capo dei Lutros aveva evitato di replicare al suo divino interlocutore, poiché voleva porre fine a quella loro conversazione, la quale, in un certo senso, gli stava avvelenando l'esistenza. Le ultime parole del dio negativo lo avevano turbato tantissimo, poiché giammai avrebbe pensato che una divinità potesse arrivare a tanto! Il poveretto, lasciandosi prendere da una profonda commiserazione per loro, si era anche preoccupato per le due divinità benefiche, che il suo popolo aveva cominciato ad adorare. Ma per sventura esse ora erano diventate prigioniere del perfido dio. Nel medesimo tempo, si era augurato che l'indomani una divinità più potente del dio Vernuk e fautrice del bene sarebbe andato in soccorso dei due divini sventurati. Così, dopo averli liberati da lui, avrebbe inflitto all'iniquo dio una punizione appropriata ed esemplare. Peccato che, in quella occasione, fosse assente il Grande Eroe, potendo egli trovare per loro due la via di uscita dal loro stato precario! Ma poteva mai accadere un prodigio così meraviglioso, il quale li avrebbe fatti uscire dalla loro pesante angoscia?
Il giorno dopo, nel frattempo che Iveonte era in procinto di giungere su Lutrosiak, nel villaggio lutrosino, essendosi già a metà mattinata, si scorgeva un particolare fermento. Tutti gli abitanti, che venivano turbati da una mesta malinconia, attendevano l'arrivo del dio negativo Vernuk. Egli aveva annunciato al loro capo Sitruo che vi avrebbe condotto con la forza le due divinità che essi adoravano, facendole poi soffrire sotto i loro occhi. Per loro, naturalmente, lo spettacolo non si sarebbe dimostrato gradito, siccome si erano affezionati alle loro due divinità e non avrebbero voluto perderle per sempre. Infatti, se il dio malefico avesse mantenuto la sua malaccetta anticipazione, essi sarebbero stati obbligati a rinunciare a loro due. Inoltre, avrebbero dovuto cercarsi una nuova divinità da adorare, ma soprattutto per impetrare la sua benedizione. Di certo, egli non sarebbe mai stato l'odioso dio delle tribolazioni!
La comparsa del dio Vernuk non avvenne come i Lutros si aspettavano, cioè presentandosi a piedi e traendosi dietro i due divini prigionieri con le mani legate, visto che non si trattava di persone ma di vere divinità. Egli fece la sua apparizione dall'alto del cielo e si arrestò in stato di sosta ad una ventina di metri al di sopra del villaggio. Naturalmente, restava sospeso nell'aria a tale altezza, affinché la totalità degli abitanti di Lutrosiak potesse scorgerlo benissimo. Il dio negativo non era solo, poiché conduceva con sé i divi positivi, i quali si trovavano rinchiusi in una sfera energetica trasparente, che era situata a dieci metri al di sotto di lui. Quando infine ebbe accentrato l'attenzione di tutti i presenti su di sé, egli incominciò ad esprimersi a tutti loro con le seguenti parole:
«Come potete rendevi conto, Lutros, ho fatto quanto vi avevo comunicato e sono pronto a darvi la dimostrazione che le divinità da voi adorate valgono meno di niente, se paragonate alla mia potente essenza divina. Tra poco le scorgerete tribolare ed affliggersi come due impotenti entità, che si rifugiano miseramente nel loro terrore e nella loro pena. Le costringerò a sentirsi annientate, pur senza esserlo, facendole naufragare nel loro sconvolgimento psichico e nel marasma della loro coscienza. Esse, ad opera mia, saranno anche sottoposte al cataclisma più sconquassante e terribile. Sono convinto che, dopo aver assistito alla loro rovina, non vorrete più venerare nessuna delle due divinità, alle quali oggi vi mostrate dei fedeli devoti. Invece, con saggia decisione, finalmente delibererete di adorare un dio potente ed insuperabile, quale sono io. Vi assicuro che avverrà esattamente quanto vi sto anticipando!»
Alle parole del dio negativo, il quale si era autoproposto come sua divinità protettrice, il popolo lutrosino non diede né il suo assenso né il suo dissenso. I Lutros preferirono attendere l'evolversi della situazione in silenzio, sperando intimamente che qualche cosa di soprannaturale, superiore alla potenza dello spregevole dio Vernuk, venisse in difesa dei divini germani da loro adorati. Quanto alla malefica divinità, essa, dopo avere annunciato macabramente che cosa intendeva fare nei confronti dei suoi prigionieri che erano altrettanto divini, senza perdere altro tempo, iniziò a dare effetto alle sue tremende minacce. Così intervenne sulla sfera con il suo potere impositivo e vincolante, il quale mirava a ridurne gradatamente e drasticamente le dimensioni. Allora, partendo dai suoi due metri di diametro iniziali, essa se li vide accorciare sempre di più, divenendo in pari tempo sempre più piccola e ritrovandosi con uno spazio interno progressivamente più ridotto. Di conseguenza, le due divinità, che vi stavano recluse, cominciarono ad andare incontro ad una esperienza negativa mai fatta prima, siccome in nessun'altra circostanza esse avevano avvertito lo schiacciamento della propria essenza psichica. Mentre lo vivevano con la massima sofferenza, i divi si trovavano a fare i conti con una realtà comprimente. La quale per loro risultava nel medesimo tempo grave oppressione e perdita della coscienza.
Per tale motivo, Luciel e Kronel, mentre venivano immessi forzatamente nell'infinitamente piccolo, si sentivano come pigiati nel parossismo del dolore. Inoltre, avvertivano che la loro esistenza andava allo sfascio, essendo divenuta oramai priva di ogni libertà di azione e di ogni atto basato sulla pura consapevolezza. A mano a mano che le dimensioni della sfera si riducevano, le loro psichi, oltre a divenire prede di sensazioni dolorifiche sempre più complesse, accusavano schianti esistenziali impossibili. A causa dei quali, anche il loro manifestarsi esteriore ne subiva le conseguenze più inquietanti. Perciò quella loro ostica situazione li faceva apparire ai loro devoti come due divinità fallite ed insignificanti, incapaci di essere di aiuto a qualcuno, neppure alle proprie essenze divine. Allora, non essendo in grado di proteggere perfino sé stesse, nel modo più assoluto non potevano essere atte a farlo nei riguardi dei loro devoti umani. Per la verità, mentre soffrivano, era il solo divo Luciel a disperarsi del loro pessimo stato. Invece la sorella Kronel era sempre in attesa di vedere spuntare dalla volta celeste, da un momento all'altro, il suo straordinario pupillo e, con lui, la sua ansia di liberarli e di castigare il loro altezzoso torturatore, da lei ritenuto una abietta divinità.
Poco dopo, facendo avverare i desideri della sua diva tutelare, finalmente Iveonte comparve infuriato ed altero nel cielo di Lutrosiak, giungendovi con un volo così magistrale, che i pennuti non avrebbero saputo fare di meglio. Non appena i Lutros lo ebbero intravisto nello spazio aereo, meravigliandosene e gioendo della sua apparizione, si misero a gridare forte: "Evviva! È il Grande Eroe, che un tempo ci ha riscattati da ogni nostra terribile sventura!" Dopo, però, essi subito si diedero ad implorarlo a gran voce:
«Iveonte, salva le nostre divinità protettrici e permettici di continuare ad adorarle! Non vogliamo che un dio malefico, come Vernuk, prenda il loro posto! Aiutaci, per favore!»
«Certo che vi aiuterò, Lutros! Sono qui appunto per ottenere ciò, se lo volete sapere! Farò pentire amaramente il dio malefico di avere aggredito le due giovani divinità positive da voi adorate, di averle fatte sue prigioniere e di avere iniziato a farle soffrire, come appunto sta facendo in questo istante! Egli me la pagherà: ve lo prometto!»
«Ah, ah, ah!» gli sghignazzò contro il dio Vernuk «Da quando un essere umano, solo perché si dimostra capace di volare, osa sfidare una divinità del mio calibro, che sono in grado di ridurre all'obbedienza perfino le divinità positive? Di sicuro ti si sarà fuso il cervello, se sei dell'opinione di poter fare quanto hai promesso a tutti loro, pur avendo contro un potente dio come me! Ma tra poco vedrai che frantumerò la tua spavalderia e la spazzerò via da questo lembo di cielo, spedendola per sempre nel regno del nulla! Prepàrati allora, folle Materiade!»
«Anche se ti risulterà assurdo, divinità malefica della peggiore specie, convinciti invece che quell'essere umano esiste per davvero ed è pronto a dimostrarti che egli mantiene sempre le sue promesse! Perciò faresti meglio a preoccuparti della tua salute, che al momento attuale si presenta cagionevole e prossima alla fine. Se prima ne eri totalmente all'oscuro, adesso ti ho offerto l'opportunità di saperlo; ma stanne certo che tra brevissimo tempo ti darò pure la possibilità di sperimentarlo realmente, in modo appropriato e definitivo!»
«Al contrario, miserabile essere umano, sarò io a darti un saggio della mia potenza e allora comprenderai cosa significa mettersi contro di me. Ti garantisco che verrai annientato, come se tu fossi un moscerino, e nessuno più saprà che sei esistito e che sei stato qualcuno su questo pianeta! Così il tempo cancellerà ogni traccia del tuo passato, per cui varrai meno di un granello di sabbia appartenente ad un esteso deserto! Tra poco lo sperimenterai!»
Il dio Vernuk, subito dopo aver finito di riprendere il suo antagonista umano, cercò di colpirlo con una carica energetica potentissima. La quale avrebbe dovuto farlo diventare qualcosa inferiore perfino ad una delle particelle che componevano il pulviscolo atmosferico. Essa, però, finì per scemare dell'intera sua efficacia, dopo avere avviluppato il campo di forza che l'anello aveva posto in essere tutt'intorno ad Iveonte, allo scopo di difenderlo dall'aggressione punitiva del protervo dio negativo. La divinità malefica allora ne rimase molto stupefatta, non riuscendo a spiegarselo in nessun modo. Il suo stupore, però, non si sarebbe protratto a lungo ed ogni sua supposizione molto presto sarebbe annegata insieme con la sua vacillante esistenza. La quale stava per essere condannata ad un viaggio senza termine e senza quiete, attraverso le infinite e gelide regioni della realtà cosmica. Il dio negativo, infatti, era ancora intento a domandarsi come avesse fatto l'umano a far fronte al suo potente attacco micidiale, allorché fu investito da un ciclone energetico di una potenza spropositatamente impressionante. Esso, dopo essere stato eiettato dall'anello delle due divinità eccelse, per espresso ordine del suo possessore, lo contrattaccò con una violenza scombussolante. In quel momento, intanto che lo sopraffaceva senza dargli possibilità di reagire, lo stava sistemando bene per le feste. Così poco dopo il dio negativo fu visto venire imbrigliato all'interno di una campana energetica, la quale fu scaraventata nello spazio profondo dell'universo senza una meta prestabilita. Ad essa, infatti, fu ordinato di vagare nell'infinito Kosmos per un tempo illimitato con il suo infame carico divino, il quale non avrebbe mai più dovuto conoscere né sosta né pace.
Con la scomparsa del dio Vernuk dal cielo, i divi Kronel e Luciel ritornarono ad essere di nuovo liberi, senza sentirsi più soffocare dalla compressione della sfera che li teneva suoi ospiti, in qualità di miseri prigionieri. Allora li si scorsero correre immensamente felici verso Iveonte, volendo ringraziarlo del suo opportuno e provvido intervento. Una volta che lo ebbero raggiunto, specialmente da parte del divo, gli espressero la loro immensa gratitudine. Poi Kronel si affrettò a presentare Luciel al suo pupillo e costui al fratello. Entrambi fecero un'ottima impressione l'uno all'altro, per cui tra loro due ci fu parecchia simpatia e si stabilì una eccellente intesa; ma soprattutto, con la gioia di Kronel, nacque fra loro una viscerale amicizia.
Avvenuto il piacevole incontro con la diva Kronel e il suo germano Luciel, Iveonte si rivolse ai meravigliati e gaudenti Lutros, rassicurandoli che, dopo la sconfitta inflitta al malefico dio, essi finalmente non avevano più di che preoccuparsi. Per la qual cosa, potevano riprendere ad adorare la coppia di divinità che essi si erano scelte e che stavano a cuore a tutti loro, fin da quando avevano iniziato ad adorarle. Da parte loro, i Lutros lo ringraziarono vivamente e gli fecero anche domande sui loro conterranei partiti insieme con lui. Allora egli li rassicurò che stavano ottimamente; ma si astenne dal riferirgli che alcuni di loro erano periti. Alla fine, dopo aver tranquillizzato il popolo lutrosino che alle sue adorate divinità non sarebbe più successo niente da parte del dio Vernuk, Iveonte scomparve dal cielo di Lutrosiak con i due divi consanguinei. Ma in seguito essi dovettero separarsi, poiché la necessità lo imponeva. Allora la diva Kronel e il suo pupillo presero la direzione che li conduceva nel luogo dove li attendeva Speon. Invece il divo Luciel se ne ritornò presso la sua dimora, volendo iniziare a rendersi utile al devoto popolo che lo adorava. Grazie al quale, egli era riuscito ad averla vinta su Inesist ed aveva ricominciato ad esistere come divinità normale, uguale alle altre di Luxan e di Kosmos.
Nel frattempo che Iveonte non giungerà presso l'amico borchiese, ci conviene venire a conoscenza di ciò che era accaduto nel campo dove egli aveva lasciato Tionteo, Speon e i Lutros, visto che egli, al suo ritorno da Tasmina, a parte il figlio del defunto Vusto, non aveva trovato nessun altro, essendo stati condotti via da persone ignote. Ma si può sapere chi erano quelli che con la forza li avevano costretti ad abbandonare il loro campo e ad andare via con loro?