356°-IL DIO VERNUK CATTURA KRONEL E IL FRATELLO LUCIEL

Il viaggio dei divini Kronel e Luciel era appena cominciato, allorché essi si erano sentiti prima arrestare di colpo da una forza arcana e poi sbalzare da essa su una rotta diversa da quella che stavano seguendo. Infine i due germani si erano ritrovati impigliati nelle maglie di una energia avviluppante ed imprigionante, dalla quale non riuscivano più a liberarsi. Difatti ogni loro sforzo, pur venendo compiuto con il massimo impegno, seguitava a risultare inefficace. Poco dopo, le due giovani divinità si erano anche viste attrarre verso un determinato punto dell’atmosfera terrestre. Il quale era quello da cui proveniva la forza avvolgente e trascinatrice. Essa non permetteva a nessuno dei due qualche divincolamento oppure una scappatoia. A quella trazione coatta e preponderante, Kronel e Luciel si erano convinti di essere caduti nella rete attanagliante di una divinità maggiore negativa, alla quale non potevano opporre alcuna resistenza. Ma se il fratello era apparso preoccupato, la diva Kronel non si era lasciata prendere da qualche tipo di inquietudine. Ella si sentiva tranquilla perché era consapevole che adesso il suo protetto sapeva come ottenere dall’anello ogni cosa che voleva. Perciò, non appena fosse venuto a conoscenza della sua cattura, egli si sarebbe precipitato in suo soccorso per toglierla dai guai. Prima, però, avrebbe impartito una lezione esemplare al suo infame e presuntuoso catturatore. Se la divina figlia del dio Kron si riferiva soltanto a sé stessa nel suo monologo mentale, è perché Iveonte non poteva sapere che con lei c’era già anche il fratello Luciel. Per cui l'intervento del suo amato pupillo all'inizio sarebbe stato diretto esclusivamente in suo soccorso.

Da parte sua, il dio negativo, dopo che li aveva fatti trovare in sua presenza, costringendoveli con la forza e con la prepotenza, si era dato a ghignare, mostrando verso di loro una espressione sgradevole, la quale si rivelava, nello stesso tempo, ironica e derisoria. Ma dopo qualche attimo, attaccandoli verbalmente, si era dato ad esclamargli:

«Che splendida sorpresa! Credevo di catturare una sola preda; invece vedo che al mio calappio energetico ce ne sono legate addirittura due! Devo dedurne che la diva è allo stato latente, poiché prima non l’avevo intravista; mentre adesso mi appare esistente. Perciò dico ad entrambi: Benvenuti alla vostra piacevole disavventura!»

«Vuoi dirci, arrogante ed incauto dio malefico,» Luciel si era rivolto a lui «chi sei e perché non ci hai lasciati andare in pace per la nostra strada? Inveendo contro di noi, non sai che ti stai mettendo in un brutto guaio? Al posto tuo, farei marcia indietro e rinuncerei ad ogni offesa nei nostri confronti! È proprio il caso di ricordarti: divinità avvisata mezza salvata! Ammesso che tu davvero voglia salvarti da chi ci protegge!»

«Ah, ah, ah! Il piccioncino crede di mettermi paura! Egli non sa che Vernuk, il dio delle tribolazioni, non si lascia spaventare da nessuna divinità esistente in Kosmos, siccome sono altrove quelle che potrebbero farlo! Adesso, furbastro divo della malora, vuoi chiarirti meglio e mi dici quale passo falso avrei fatto da incauto dio?»

«Hai catturato due divinità positive, Vernuk, le quali, se non ti affretti a lasciarle libere all’istante, ti possono creare un mucchio di grossi problemi! E non credere che io lo stia dicendo solo per finta! Comunque, sei libero di fare come desideri. Anche di non credermi!»

«Così voi due sareste capaci di mettermi in difficoltà? Se pensi che io ci caschi, mi fai davvero ridere, imberbe di un divo positivo! Eppure non mi era mai capitato che qualcuno venisse a riferirmi una panzana del genere! Allora mi spieghi come mai siete caduti nella mia insidia come due pivelli e perché dopo non siete riusciti a trarvi fuori da essa? Forse perché avete voluto farmi dono gradito della vostra collaborazione, ad evitare che mi sforzassi più del necessario, nel farvi prigionieri? Riflettendoci bene, potrebbe anche essere così, per cui dovrei sentirmi perfino in dovere di ringraziarvi! Invece ve ne sarò riconoscente a modo mio, improvvidi divi positivi!»

«Perché continui a fare dell’ironia, dio negativo, e non ci chiedi chi dovrebbe essere a crearti dei seri problemi, siccome non siamo in grado di procurarteli noi? Allora sappi che mi riferivo ai nostri genitori, i quali ti faranno ben pentire amaramente, se oserai maltrattarci in qualche modo anche con un solo dito, Vernuk!»

«Posso venire a conoscenza di quali divinità voi siete figli, borioso divo? Comunque, ricordatevi che esse giammai potranno risultarmi pericolose; ragion per cui l’apprendere i loro nomi mi risulterà del tutto indifferente! Dopo che me li avrai rivelati, infatti, ti assicuro che essi non potranno farmi né caldo né freddo, fino a quando me ne resterò in Kosmos! Nel caso poi che non ti andasse questa mia presa di posizione, me ne fregherei!»

«Adesso vedremo, Vernuk, se è come dici, dopo che ti avrò fatto i loro nomi! Ebbene, mia madre è Lux, la dea della luce, la quale è una divinità massima dotata di iperpoteri secondari; mentre il padre della mia compagna è l’eccelso Kron, il dio del tempo, che solo un dio inesistente non può conoscere. Dopo Splendor, il quale è l’onnipotente, lui e il suo gemello Locus, sono le due divinità più potenti di Kosmos. Entrambi, pur restandosene in Luxan, possono intervenire ed agire in esso a loro piacere. Adesso che hai conosciuto i nostri potenti genitori, ancora ti senti all’altezza di competere con loro due, dio negativo, ritenendoti sicuro da ogni loro minaccia?»

«Certo che no, ringalluzzito divo positivo; ma non comprendo la tua baldanza, visto che le cose per voi due non cambieranno e resterete lo stesso miei prigionieri! Tra breve vi condurrò con me nella mia dimora, dove potrò divertirmi con voi ogni volta che ne avrò voglia. Quanto ai vostri genitori, devi sapere che nessuno dei due sarà in grado di individuarvi in Kosmos e di rendersi conto della vostra disagiata condizione. Infatti, tua madre non ha la facoltà di rintracciarti nella realtà cosmica, finché se ne resterà in Luxan; mentre non potrà fare di meglio il dio del tempo per la figlia, poiché ella vi si trova allo stato latente. Per questo, finché resterete miei prigionieri, avrete ben poco da rallegrarvi del fatto che avete dei genitori così potenti!»

Il quartogenito della dea Lux non aveva più replicato alla divinità negativa; al contrario, si era chiuso anch’egli nel più assoluto silenzio, come già stava facendo la sorella Kronel. Allora il dio Vernuk, come già annunciato prima, non aveva perso tempo ed aveva condotto i due prigionieri nella propria dimora. Raggiunta la quale, egli li aveva confinati in un suo reparto ritenuto assolutamente sicuro. A questo punto, però, prima di proseguire oltre nella vicenda in corso, è opportuno avere dei ragguagli sulla nuova divinità negativa. La quale ci si è presentata durante l'atto di aggressione ai danni dei due germani positivi di nostra conoscenza. In questo modo, affronteremo la lettura del seguito di essa con maggiore consapevolezza e con più cognizione di causa, gratificandoci anche nell'apprenderla.


Il dio Vernuk non si poteva definire un abitatore di vecchia data della regione, dove egli a quell'epoca risultava sistemato stabilmente, poiché lo si era visto frequentarla con una certa assiduità soltanto di recente. Comunque, il suo arrivo in Kosmos risaliva ad un tempo stimato intorno ai centomila anni prima. Era stato allora che egli si era voluto allontanare dai suoi genitori per trasferirsi nella nuova realtà cosmica, considerato che essa in Tenebrun veniva decantata come un vero bengodi. Si trattava del figlio del dio Zerf, che in passato era stato uno dei sei kapius dell’Impero dell’Ottaedro. Costui, a sua volta, risultava figlio del dio Osiep, il fratello dell’Imperatore delle Tenebre. Quindi, egli era da considerarsi un parente in linea collaterale del dio Buziur, che era la massima autorità delle divinità negative. Della quale parentela egli andava molto fiero. Prima di pervenire sul pianeta Geo, il dio Vernuk aveva fatto scalo sopra un’altra decina di pianeti, tutti compatibili con la vita. Su di essi aveva avuto modo di incontrare altri Materiadi di ceppo diverso; ma solo sopra due di loro vi aveva trovato la specie umana. Considerando il ceppo antropico di natura inferiore, i suoi rapporti con gli uomini di tali pianeti si erano basati sull’indifferenza e, soltanto raramente, su un bisogno di sterminio. Invece il dio aveva cercato di seguire la sua inclinazione innata, la quale lo spingeva a dare la caccia alle divinità positive minori per tormentarle alla sua maniera. Così non erano state poche le divinità minori che, dopo essere cadute nelle sue grinfie, avevano dovuto subire le sue violenze psicologiche. Esse erano state lasciate in pace, unicamente dopo che egli aveva deciso di ripartire dai loro astri spenti, quando avevano potuto riprendere la loro esistenza di un tempo. In verità, non era stato un suo atto di generosità ad invogliarlo a liberarle. Il dio, infatti, aveva evitato di condurle appresso, poiché le aveva considerate delle vere seccature. Perciò, come tali, esse gli sarebbero risultate solo un intralcio durante la sua traversata di Kosmos.

Il pianeta, che lo aveva ospitato prima di atterrare su Geo, era stato Spuntos, il quale era situato nella galassia di Citren ed orbitava intorno alla stella Necrit. Sopra di esso Vernuk non aveva incontrato dei Materiadi, ma si era trovato di fronte a degli strani esseri viventi, che formavano una specie da considerarsi chiaramente ibrida. Per esattezza, si trattava dei Fitzoi, i quali si presentavano, per un verso, animali e, per un altro, vegetali. Ciò, perché alcuni organi appartenenti al loro corpo erano di natura animale, mentre altri si presentavano arborescenti. Ossia, il loro intero tronco, il quale era ricoperto da corteccia, insieme con i suoi organi interni e quelli sessuali esterni, erano del tipo animale. Anche la loro testa, che si mostrava esageratamente villosa, era di origine animale. Invece i loro arti si presentavano arborescenti. In riferimento a quelli inferiori, essi erano senz’altro adatti alla deambulazione; ma questa poteva risultare solo lenta e difficoltosa. I Fitzoi, inoltre, al massimo potevano raggiungere un’altezza di due metri e nel cibarsi preferivano nutrirsi di rettili e di anfibi. Con molte probabilità, la loro origine si era avuta in seguito ad una simbiosi tra un essere vegetale ed un altro animale. Dopo, però, essa si era trasformata in un inconsapevole rapporto di natura sessuale, fino a portarli alla procreazione vera e propria. La quale, in questo modo, aveva dato luogo alla nuova specie ibrida, costituita dai paradossali Fitzoi. Va chiarito che i soggetti in questione, per la loro strana forma e per il loro ibridismo assurdo, avevano suscitato parecchia curiosità nella divinità negativa. Ma essa aveva voluto servirsene esclusivamente a scopo di diporto. Perciò cerchiamo di informarci in che modo il dio Vernuk si era divertito sul piccolo pianeta Spuntos, a tutto discapito delle poverette sue vittime.

Ebbene, trasformandosi alcune volte in un rospo, altre volte in una lucertola, infine in una biscia, il dio negativo si era fatto divorare da un esemplare dei Fitzoi. Una volta dentro il suo stomaco, egli, assunta la forma di una sfera energetica dilatabile, aveva cominciato ad aumentare di volume, provocando al poveretto un dolore sempre maggiore. In un tempo successivo, dopo avergli reso il corpo incredibilmente goffo, presentandolo ancora più sgraziato di quanto non lo fosse già, lo aveva fatto scoppiare. Cioè, prima gli aveva provocato lo squarcio gastrico, tra molteplici tormenti, e poi quello addominale. Quest’ultimo, com'era da aspettarselo, gli aveva causato perfino l’eviscerazione degli organi interni, oltre che la morte immediata. Ridotto infine il Fitzoo in quelle condizioni commiserevoli, la divinità malefica ne aveva gettato il corpo in un covo di serpenti, visto che essa provava uno speciale godimento nel vedere tali rettili divorarselo con grande voracità.

Poiché l’altra sua passione era quella di dare la caccia alle divinità benefiche di grado minore, al fine di sottoporle ad un particolare strazio da lui stesso ideato, il dio Vernuk anche sul pianeta spuntosino non aveva rinunciato all’attività verso la quale mostrava un interesse notevole. In verità, aveva potuto fare ben poche prede su di esso, avendovi trovato una carenza di tali entità divine di natura positiva. Ma lo stesso siamo curiosi di apprendere qual era il supplizio a cui era solito condannare le sue vittime, ogni qualvolta che il dio negativo maggiore riusciva a farle prigioniere. La qual cosa ci permetterà di conoscere meglio quello che era il suo indubbio malanimo. Esso lo spingeva ad assumere un simile reprobo atteggiamento verso le divine entità positive minori.

Il dio Vernuk, quando catturava una divinità positiva, anziché darle addosso con interventi diretti e sottoporla a sevizie psicologiche inaudite, preferiva arrecarle un altro tipo di sofferenza, con la quale mirava a farle avvertire il senso dell’angustia fino al parossismo. Egli prima la racchiudeva in una sfera energetica, contro la quale essa non poteva nulla, e poi ordinava al suo prodotto sferico composto di energia di darsi ad un rimpicciolimento infinito. Mentre poi l’ambiente in cui era stata relegata diventava sempre più piccola, la divinità positiva si sentiva come schiacciare da una forza immane, la quale le faceva avvertire tutto il suo peso comprimente e soffocante. La poveretta la percepiva come una oppressione esistenziale, poiché la martoriava nella sua componente psichica. Insomma, questa si ritrovava a tribolare in una esistenza molto disagevole, siccome essa si andava comprimendo in modo allucinante in uno spazio infinitesimale. Così, venendo compressa e torchiata con intransigenza ed impietosità, la divinità positiva minore veniva a perdere il senso della realtà. Invece la sua coscienza si immergeva in un qualcosa che subentrava al termine della sua percezione spaziale. Esso, da parte sua, si identificava con un vago nulla, che non ammetteva alcun tipo di esistenza cosciente. Mentre si compiva ciò nella divinità prigioniera, il dio delle tribolazioni dava sfogo all’intera sua natura, che in quel momento era intrisa di sadismo tristo e compiaciuto. Alla fine egli ne provava un piacere che lo soddisfaceva immensamente, poiché esso gli recava un sacco di felicità.

Data una spiegazione accettabile a tale supplizio, a cui il dio Vernuk amava sottoporre le sue prede divine, adesso possiamo continuare ad occuparci del suo viaggio cosmico. Esso, in effetti, non aveva più fatto registrare episodi di rilievo ed aveva avuto termine soltanto su Geo, quando non erano trascorsi neppure tre mesi. Perciò adesso andremo a rintracciarlo durante il suo arrivo sul nostro pianeta, esattamente mentre egli tentava il suo primo approccio con esso, al fine di rendersi conto della nuova realtà, che stava per affrontarvi. Il suo atterraggio sulla superficie terrestre era avvenuto, una decina di giorni prima che catturasse i due divi positivi. Essendogli piaciuto il pianeta Geo, il dio malefico immediatamente aveva pensato di stabilirsi su di esso. Per questo si era dato a cercarsi una dimora nel territorio più adatto a soddisfare le sue esigenze. Alla fine egli l’aveva trovata nei territori circostanti al villaggio di Lutrosiak, avendoli trovati accoglienti. Per la precisione, aveva deciso di utilizzare come sua abitazione il dedalo di cunicoli dell’ex mostro Zikul. Egli lo aveva ritenuto un luogo dove non mancava la tranquillità, essendo esso situato fuori della portata di ogni occhio indiscreto. Quando poi il dio Vernuk si era imbattuto nei divi positivi Kronel e Luciel, dopo averli fatti suoi prigionieri, non aveva esitato a fare di quel posto pure il loro carcere di massima sicurezza, essendosi reso conto che esso si prestava benissimo a dare sfogo ad alcuni suoi istinti. Per questo, dopo averli incarcerati e trasformati in reclusi impossibilitati a sfuggirgli, si era prefisso di appagare al più presto la sua brama di vederli soffrire, a dispetto dei loro potenti genitori.


Dopo essersi ritrovati nella prigione del loro catturatore, il quale era divino come loro ma dotato di una potenza energetica superiore, Luciel e Kronel non avevano accettato volentieri la recente svolta della loro esistenza. Inoltre, non si erano astenuti dal fare delle considerazioni sulla loro cattura, la quale era sopravvenuta repentina e malaccetta. Il primo ad esprimersi sul caso era stato il rappresentante maschio della coppia. Egli, palesando la sua disapprovazione, aveva avuto da ridire sull’atteggiamento assunto dalla germana in presenza di chi li aveva imprigionati, rinfacciandole:

«Brava sorella! Mi hai lasciato da solo a rintuzzare Vernuk, senza intervenire a darmi manforte nel nostro scontro verbale! Vuoi dirmi cosa ti ha presa? Eppure ti credevo fatta di tutt’altro temperamento! Dove è finita quella tua foga battagliera, la quale ti ha sempre contraddistinta? Non asserirmi che, pure durante la mia schermaglia con il dio malefico maggiore, stavi pensando al tuo pupillo!»

«Fratello, non scaldarti per così poco! Se non sono intervenuta a darti una mano nel battibecco che hai avuto con il dio negativo, tale mia condotta è stata dovuta al fatto che non ho ritenuto necessario il mio intervento. Non intendevo scoprire ancora le nostre carte, come hai fatto tu, la qual cosa lo stesso non ti è servita a niente! Non è forse vero? Avrei preferito fargli una sgradita sorpresa. Perciò volevo evitare di mettere sull’avviso il nostro avversario, consentendogli di ricorrere a rimedi più garantiti per lui, i quali lo hanno spinto al riparo da eventuali rappresaglie dei nostri due genitori!»

«Non ti do torto, Kronel. Mi accorgo soltanto adesso che dovresti tu rimproverare me e non io te, per come mi sono comportato! Ad ogni modo, pur dandoti ragione, non riesco a rendermi conto in che modo potremmo preparare una indigesta sorpresa al dio malefico. Perfino lui ci ha messo in evidenza che da parte dei nostri genitori non potrà derivarci alcun soccorso, per i motivi che egli stesso giustamente ha voluto farci presenti. Non ti ricordi, sorella? Oppure non hai condiviso la sua tesi ed hai in serbo qualche piano, il quale ci permetterà di averla vinta contro di lui? Avanti, chiariscimi per bene ogni cosa!»

«Non si tratta di nessun piano, Luciel. Io mi affido totalmente al mio protetto Iveonte. Per come si sono messe le cose per noi, soltanto lui potrà trarci dai guai in cui siamo caduti, quasi fossimo degli sprovveduti. Convinciti che egli lo farà senza meno, non appena si sarà liberato da qualche altra missione e ci avrà raggiunti!»

«Allora come mai, sorella, l’eroe umano non si è fatto ancora vivo, con l’obiettivo di venirci in soccorso e di liberarci da Vernuk? Egli avrebbe dovuto sospendere all'istante la sua nuova missione e venirci subito in soccorso! Ma poi sei sicura che egli è in grado di venire a conoscenza di una tua eventuale sventura, pur stando ad una considerevole distanza da te? Che mi dici a tale riguardo, Kronel? In verità, sono portato a dubitarne e non credo che egli verrà a liberarci!»

«Ciò non ti deve preoccupare, fratello, siccome Iveonte automaticamente ne viene messo a conoscenza dall’anello, ogni volta che vengo a trovarmi in una situazione di pericolo. In questo momento, dunque, egli sa che qualche divinità maggiore negativa mi ha presa in ostaggio contro la mia volontà. Ti chiedi egli come fa a saperlo? Il suo anello si è messo a lampeggiare, fin dall’istante in cui Vernuk ci ha catturati, segnalandogli il mio stato di precarietà. Se non lo abbiamo ancora visto correre in nostro aiuto, con lo slancio dell’eroe che gli è congeniale, il motivo è uno solo. Egli si è ritrovato a lottare contro qualche altro prepotente umano, se non proprio contro qualche dio, per affrancare qualche popolo dalla sua tirannia. Dopo che lo avrà sconfitto, egli volerà dritto da noi e ci libererà dalla divinità malefica che ci tiene prigionieri. Così le darà il fatto suo, senza nessun preambolo e senza nessuna cerimonia! Te lo posso assicurare senz’altro che egli si comporterà nel modo che ti ho fatto presente!»

«Mi auguro che tu sappia quello che dici, sorella mia! Altrimenti, per noi sarà difficile sfuggire al nostro catturatore, essendo egli per nostra sventura una divinità maggiore. Inoltre, il dio mostra tutta l’intenzione di maltrattarci nel peggiore dei modi, come hai potuto rendertene conto pure tu! E lo farà, non appena ne avrà il tempo!»

«Certo che so quello che dico, caro Luciel! Qualora l'anello non dovesse avvisare Iveonte del mio disagio, ci sarebbe sempre mio padre a sentire puzzo di bruciato, siccome non mi vedrebbe in simbiosi con l’arma del mio protetto. Egli si allarmerebbe all’istante e si metterebbe sulle tue tracce, visto che non potrebbe mettersi sulle mie. Allora si renderebbe conto della tua prigionia presso Vernuk e passerebbe ipso facto a punire la divinità negativa che ha operato la tua cattura. Il mio genitore, salvandoti da Vernuk, sarebbe più che convinto di trarre in salvo anche me! Sei soddisfatto adesso?»

«Anche quanto hai detto è vero, Kronel! Io non lo avrei immaginato neppure lontanamente. Menomale che ci sei tu a pensare a tutto e a farmi riacquistare la serenità persa! Grazie, sorella mia, per avere fatta rinascere in me la speranza della nostra salvezza!»


Nel frattempo che in Kosmos, di preciso sul pianeta Terra, la vicenda dei due divini germani si andava svolgendo nel modo che abbiamo visto, la dea Lux, temendo che potesse essere successo qualcosa al figlio Luciel durante il suo tragitto cosmico, non si era sentita tranquilla. Dopo la negativa esperienza vissuta dal marito Alcus, aveva ritenuto probabile che al suo quintogenito fosse accaduto la stessa cosa. Il fatto che la sorella Kronel, servendosi del padre, non l’avesse ancora avvisata del suo arrivo presso di lei la preoccupava moltissimo e la teneva in grandissima agitazione. Alla fine, non riuscendo più a tenersi dentro quell’assillo terribile ed indomabile, si era precipitata dal dio del tempo, poiché egli era l’unico che avrebbe potuto appurare la verità su Luciel e sul suo ritardo nel raggiungere la meta. Perciò, una volta che si era trovata in sua presenza, apparendo nervosa, ella aveva cominciato a dirgli:

«Eccelso Kron, sono molto preoccupata per il mio Luciel, il quale avrebbe già dovuto essere arrivato presso la sorella, che lo stava aspettando. Come mai Kronel non ci ha ancora comunicato che egli l’ha raggiunta? Oppure ella te ne aveva già dato notizia e tu hai dimenticato di trasmettermela? Nel qual caso, scusa la mia preoccupazione, per esserci stata essa in me senza un valido motivo! C’è anche da temere che entrambi potrebbero essere caduti in una imboscata tesa loro da parte di qualche divinità negativa di grado maggiore! Per questo è sempre meglio controllare ed accertarci che nulla di questo è successo a entrambi!»

«Mi dispiace, Lux; ma mia figlia, almeno per il momento, non mi ha informato di niente. Ad ogni modo, non riesco a comprendere perché tu adesso debba apparire così abbattuta, senza esserci una ragione, la quale possa indurti ad una simile prostrazione!»

«Non so spiegarmelo, eminente Kron; ma ho il presentimento che una minaccia incombente stia per travolgerlo, se non lo ha ancora fatto! Perciò bisogna fare qualcosa per lui! Tu, che hai il potere di controllare ogni suo passo fatto dopo aver lasciato l’Empireo, puoi benissimo togliermi di dosso questa tremenda ansia, la quale ha iniziato ad opprimermi in modo tremendo. Ti chiedo, quindi, di dedicare un po’ del tuo tempo alla ricerca di mio figlio Luciel, il quale è pure il fratello della nostra Kronel. Inoltre, con lui potrebbe essere in pericolo anche la tua diletta ultimogenita! Non lo pensi?»

«Come potrei rifiutartelo, Lux, che sei una mia ottima amica? Ma prima lasciami controllare se almeno mia figlia non sta correndo alcun pericolo. Mi basterà sincerarmi che ella è insieme con il suo amato pupillo, poiché ciò significherebbe che la mia Kronel è in buone mani e non sta correndo nessun rischio. Altrimenti, sarei portato a credere che entrambi i fratelli siano incappati in qualche trabocchetto teso loro da qualche divinità negativa, come da te temuto! Nel qual caso, mi sarà facile anche trovare Kronel, mentre è con lui! Tra un istante controllerò.»

Così il dio Kron, invitata la dea della luce a pazientare per i pochi attimi che gli servivano per accertarsi della situazione della loro figliola, aveva immediatamente inquadrato l’eroe umano con il suo sguardo lungimirante, scorgendolo solo e con l’anello in stato di allarme. In pari tempo, aveva preso coscienza che egli era impegnato nella ricerca dei suoi uomini, non avendoli più trovati nel suo accampamento, dopo aver fatto ritorno sulla terraferma dall'isola di Tasmina. Allora egli, riprendendo il suo interrotto colloquio con la madre di Luciel, sconfortato le aveva asserito:

«Comincio ad essere del tuo stesso parere, Lux. La spada dell’umano eroe, in questo momento, non sta rappresentando nostra figlia, mentre il mio anello infilato nel suo dito si manifesta allarmato per qualcosa che minaccia la nostra Kronel. Dunque, senza alcun indugio bisogna arrivare a lei attraverso tuo figlio, poiché sono sicuro che essi stanno vivendo la medesima disavventura in Kosmos per colpa di qualche dio malefico. Il quale, dopo averli catturati, li tiene prigionieri nella sua dimora!»

«Allora, magnifico Kron, io presentivo il vero, anche se credevo che fosse il solo mio Luciel a trovarsi in un triste frangente! Ma adesso bisognerà accorrere in loro soccorso e trarli dai guai in cui si sono cacciati senza volerlo. Perciò, sublime dio del tempo, mettiti subito sulle tracce del mio quartogenito e seguilo fino al luogo dove è stato catturato insieme con la sorella Kronel. In questo modo, sapremo quale dio malefico li ha fatti prigionieri, allo scopo di farli tribolare. Così lo farai pentire dell’abuso che egli si prepara a commettere ai danni dei nostri due figlioli, intervenendo contro di lui con estremo rigore e con implacabilità!»

«Non ti preoccupare, amabile dea della luce, perché adesso provvedo immediatamente! Ma tu dovrai essere paziente ed attendere che io porti a termine la mia missione. La quale tra poco mi vedrà spaziare con lo sguardo per l’infinito Kosmos, mentre inseguo come un segugio la volata cosmica di tuo figlio. Vedrai che molto presto perverrò alla circostanza avversa che ha reso lui e Kronel prigionieri di un dio negativo maggiore senza scrupoli. I cui sogni di gloria si concretizzano esclusivamente con la cattura di divinità positive minori e col farle soffrire molto, dopo averle ridotte alla sua mercé!»

Quando infine il dio del tempo si era reso conto di ciò che era capitato ai due fratelli uterini e ne aveva messo al corrente anche la dea Lux, costei innanzitutto si era lasciata prendere da una grande stizza. Un istante dopo, invece, mostrandosi palesemente preoccupata e rivòltosi a lui, aveva esclamato all'eccelso dio del tempo:

«Se le cose stanno così, illustre Kron, occorre dare al dio negativo la lezione che si merita! Per me sarebbe una grande soddisfazione impartirgliela direttamente, se tu me lo consentissi, facendomi viaggiare all’interno di un tuo sguardo e facendomi raggiungerlo in brevissimo tempo. Ma sono certa che tu saprai sistemarlo meglio di qualsiasi altra divinità di Luxan! Non è forse vero che ho ragione?»

«Invece, graziosa Lux, non saremo né io né tu a punire il catturatore dei nostri figli con severità. Invece daremo tempo all’eroe umano di intervenire in loro favore e di sbrigarsela da solo, visto che egli adesso è in grado di farlo. Sono certo che la nostra Kronel vorrà essere liberata proprio da lui, poiché in questo modo se ne potrà gloriare ed inorgoglire con sommo gradimento! Perciò così dovrà avvenire!»

«Va bene, eccelso Kron, faremo come hai tu stabilito! Se mi confermi che questo è il desiderio della nostra figliola, neppure io intendo toglierle il gusto di venire salvata dal suo amato pupillo! Perciò che sia l'eroe umano Iveonte a liberarli, visto che egli sarà in grado di farlo in modo egregio, come mi hai assicurato!»