355-L'INCONTRO DELLA DIVA KRONEL CON IL FRATELLO LUCIEL
Come abbiamo appreso in precedenza, la diva Kronel, essendole stato comunicato che il fratello Luciel stava per raggiungere il popolo lutrosino, per averlo esso scelto quale suo dio protettore insieme con lei, gli era andata incontro per riceverlo. Perciò adesso dedicheremo il nostro tempo a seguirla, fino a quando ella non aveva incontrato in volo il germano e non lo aveva accolto con il massimo affetto, come era avvenuto.
Giunta nei territori lutrosini, in prossimità di Lutrosiak, la diva Kronel si era messa ad attendere il fratello con un'ansia inverosimile, la quale la faceva mostrare in preda ad un'agitazione incontrollabile. La poveretta non vedeva l'ora di riabbracciarlo e di esprimergli l'intero suo amore fraterno. Al momento attuale, infatti, egli rappresentava per lei il parente stretto che, dopo averlo perduto per sempre, era ritornato ad esistere in virtù di un inatteso prodigio. Per la quale ragione, in quel momento erano tantissime le cose che entrambi avevano da raccontarsi, le novità che dovevano trasmettersi, le impressioni che bisognava scambiarsi e le sensazioni che venivano vissute insieme. La diva, già prima dell'arrivo del fratello uterino, si prefigurava i momenti incantevoli che li avrebbero trascinati in una fantastica realtà. Allora essa avrebbe permesso all'uno e all'altra di usufruire di una estasi meravigliosa, la quale poteva apportare a loro due unicamente il gaudio più bello. Oramai di quell'amore, che essi avevano giurato che sarebbe dovuto durare per sempre, non esisteva più alcuna traccia nel suo intimo. Specialmente dopo che ella aveva preso coscienza che si era trattato soltanto di un intenso sentimento affettivo. Ciò, alla luce del suo nuovo travolgente amore vissuto con il suo pupillo. In effetti, valutato nella sua obiettività, esso non era mai stato quello di due fidanzati autentici; ma poteva essere considerato nel solo legame viscerale esistente tra fratello e sorella. Nel fare tali considerazioni, Kronel si augurava che anche il germano Luciel nel frattempo fosse arrivato alla stessa conclusione ed avesse preso inoltre la consapevolezza che fra entrambi adesso poteva esserci esclusivamente quel nuovo tipo di rapporto. Il quale, alla fin fine, era da giudicarsi non meno gratificante dell'amore visto nell'altro senso! Ad ogni modo, nella nuova realtà, essi non potevano intenderlo altrimenti!
La grande attesa della diva non si protraeva da molto tempo, allorché c'era stato l'arrivo del suo caro Luciel. Il fratello, però, aveva potuto scorgerla, soltanto dopo che le si era avvicinato abbastanza. Difatti lo stato di latenza della sorella non gli aveva consentito di vederla da una distanza superiore ai cento chilometri. Quando poi c'era stato l'incontro tra le due giovani divinità, esso si era rivelato una esplosione di gioia e di emozioni, poiché gli abbracci erano risultati intensi ed interminabili. All'inizio essi avevano preferito non dirsi nulla, poiché le parole avrebbero potuto guastare il clima di festa e di incanto che stavano vivendo in silenzio, siccome esso si manifestava tra un alternarsi di giubilo e di estasi. L'amore fraterno, che adesso si godevano come non lo avevano mai vissuto, veniva avvertito dall'uno e dall'altra in una maniera particolare. Per cui si rivelava più una specie di suggestione incantevole che non un sentimento vero e proprio. Esso, non essendo potuto essere amore passionale, stava facendo gustare all'uno e all'altra i suoi frutti, i quali ugualmente erano da definirsi una delizia, se proprio non facevano assaporare il massimo piacere. Ma non importava ai due divini fratelli perdere tempo nel mettere in evidenza la differenza esistente tra i due diversi amori. Le ragioni? Essi, mentre si contemplavano silenziosi, si sentivano appagati dal tipo di amore che si ritrovavano a vivere in quel momento, ossia in forma febbrilmente e pateticamente partecipativa.
Dopo un tempo ragionevole, nel divo e nella diva si erano affievoliti quel fervore e quell'esaltazione iniziali. Per questo in loro si era perfino svigorita l'esplosiva partecipazione alla loro ardente commozione. A quel punto, essi avevano avvertito l'esigenza di mettersi a comunicare tra di loro e di trasmettersi le più svariate notizie. Quelle che li avevano interessati, da quando Luciel si era gettato nell'Abisso dell'Oblio fino al momento dell'attuale loro incontro nelle terre dei Lutros. Una volta che si erano spenti in lei le dolci emozioni, era stata la diva ad aprire la conversazione con il fratello, cominciando a dirgli:
«Vuoi riferirmi, Luciel, cosa avvertivi dentro di te, dopo che ti sei ritrovato in Inesist a non esistere più? È vero che si ha l'oblio assoluto di sé stesso e degli altri suoi simili? Su, raccontami qualcosa in merito a tale luogo, poiché ho interesse a saperlo! Tu ti sei trovato in una situazione che non è mai capitata a nessuna divinità, per quanto io sappia!»
«Per prima cosa, sorella, comincio a farti presente che in un posto simile c'è unicamente la non-esistenza, per cui chi vi perviene smette di esistere, almeno se consideriamo il suo essere come un atto cosciente. Ossia, essendo noi degli esseri indistruttibili, nemmeno la realtà di Inesist può annientarci. Essa, però, fa in modo che in noi la coscienza ci abbandoni del tutto e ci costringe a non pensare per niente. Di conseguenza, ci obbliga anche a non agire più in un qualsiasi modo. Perciò la nostra trasformazione in esseri impotenti a pensare e ad agire sopprime in noi la capacità di vederci esistenti, di stimarci esistenti e di sentirci esistenti. Ossia, ci causa una inesistenza non di fatto, poiché in noi la fa soltanto apparire tale a tutti gli effetti. Dopo quanto ti ho riferito, in risposta alla tua specifica domanda, Kronel, ora ti è chiaro il concetto che ho cercato di farti avere su Inesist? Spero proprio di sì!»
«Certo che lo è, Luciel, dal momento che me lo hai illustrato così bene, che meglio non avresti potuto fare! Dunque, come ho potuto comprendere, una volta che ti sei trovato in Inesist, ti sei visto spegnere a te stesso e alla tua realtà. Non è stato forse così?»
«Esatto, Kronel! Per me è stato, come se avessi fatto un salto nel buio, anzi nel niente, per essere più preciso. All'improvviso, sono sparito a me stesso; non ho potuto neppure considerare o valutare il mio tempo passato nella nuova realtà, di cui non so dirti né come fosse fatta né quale influenza avesse su di me. Perciò, dell'intera mia esistenza trascorsa lì dentro, rammento meno di nulla. Essa è stata per me una parentesi vissuta nella piena incoscienza. Soltanto quando mi sono ritrovato fuori dell'Abisso dell'Oblio, ho ripreso coscienza di me e della mia realtà. Allora il mio pensiero, pur presentandosi basito ed ondivago, è volato subito a te. In quel momento, ti ho pensata non come sorella, bensì come la mia diletta amata, che volevo riabbracciare teneramente. Ma poi le divinità presenti, che stavano già aspettando la mia uscita dalla voragine, mi hanno distolto e mi hanno costretto a porre mente a tutt'altro. Il quale non aveva niente a che vedere con il nostro amore.»
«A proposito delle divinità che ti attendevano davanti all'Abisso dell'Oblio ed erano desiderose di vederti uscirne da un istante all'altro, mi fai il favore, Luciel, di dirmi chi erano? Avevo invitato mio padre ad avvisare i tuoi genitori dell'evento prodigioso, che presto ti avrebbe permesso di ritornare fra di noi, come in seguito è puntualmente accaduto.»
«Oltre a mio padre Alcus e a mia madre Lux, mia dolce sorella, i quali si mostravano trepidanti ed impazienti di vedermi venir fuori dall'Abisso dell'Oblio, c'era anche tua madre Ebla. Oppure non vuoi più che la consorte di tuo padre venga considerata tale, Kronel? Comunque, anch'ella mi si è mostrata assai premurosa e carica di effusioni affettuose, abbracciandomi con la stessa intensità dei miei genitori. Secondo me, le faresti un gran torto, se la rinnegassi come madre, poiché per lei tu sei sempre stata più di una figlia! Anzi, se ricordo bene, ti preferiva perfino ai suoi tre figli naturali maschi!»
«Invece non ho deciso di farlo, Luciel! Come tu stesso mi hai ricordato, Ebla si è sempre dedicata a me con tutto l'amore possibile, pur sospettando che io non fossi sua figlia! Anzi, non ho mai dato torto a quelli che affermano che bisogna considerare madre più chi cresce un figlio dalla nascita che chi lo ha dato alla luce. Per questo, oltre alla tua genitrice Lux, per sempre considererò una madre pure la cara consorte di mio padre. Ella mi ha allevata dalla nascita e mi ha voluto bene più dei suoi veri figli, prendendo le mie difese ogni volta che litigavo con loro. A questo punto, fratello, vorrei sapere quando hai appreso la verità su noi due, venendo così a conoscenza del nostro rapporto di fratellanza uterina. Penso che sia stata nostra madre a metterti al corrente della vicenda, facendolo quando tuo padre non era presente al vostro colloquio riservato! Allora mi relazioni su questo particolare, che mi farebbe piacere conoscere?»
«Esatto, Kronel, è stata mia madre Lux! Ma la sua rivelazione non mi fu fatta, dopo che avevo lasciato il regno di Inesist. Prima venni a sapere come tu ed un essere umano eravate riusciti a liberare mio padre e altre divinità latenti dal dio Furor, il figlio dell'Imperatore delle Tenebre. Poco dopo appresi che ancora tu e il solito essere umano, essendo capitati presso il villaggio dei Lutros, per puro caso provocaste la circostanza che mi aveva permesso di farla franca contro la realtà di Inesist. Infine mia madre, vedendo che insistevo a chiederle di te, prese la decisione di raccontarmi ogni cosa su di te.»
«Secondo me, Luciel, ella fece bene a chiarirti quanto avevi da sapere sulla scabrosa vicenda, poiché soltanto così avresti rinunciato a me! Come constato, ella non si era sbagliato ad agire così!»
«Infatti, Kronel! Altrimenti non ci sarei mai riuscito! Dunque, ti stavo dicendo che ella un giorno, approfittando dell'assenza di mio padre, mi confessò il rapporto intimo a cui era stata costretta da tuo padre contro la sua volontà e con l'inganno, del quale ne eri risultata il frutto. Era stato per questo motivo che tutti si erano opposti al nostro fidanzamento. Mia madre, però, si fece promettere da me che non ne avrei parlato mai con nessuno, ad evitare tre cose: il grosso scandalo in Luxan, la collera di mio padre e la vendetta del tuo potente genitore, come già era avvenuto nei miei confronti. Ma ella poteva fare a meno di pretendere da me una promessa del genere, visto che quei fatti oramai mi importavano meno che niente, avendo stabilito di abbandonare l'Empireo per raggiungere te e il popolo che aveva deciso di adorarmi. Inoltre, avevo altri progetti per l'avvenire.»
«Perché mai dici così, Luciel? Cosa ti proponevi di fare, caro fratello mio? Se vuoi saperlo, non riesco a pensare a nulla, circa i nuovi progetti ai quali ti sei riferito. Vorresti chiarirmeli tu?»
«Possibile che non lo immagini, sorellina? La mia preoccupazione era quella di raggiungere al più presto il pianeta Geo ed incontrarmi con te, volendo iniziare a coltivare il vincolo fraterno che aveva cominciato ad unirci, dopo la mia uscita da Inesist. Perciò, una volta che avevo saputo la verità su di te, salutati i miei genitori e miei tre fratelli maggiori, intrapresi il mio lungo viaggio, il quale avrebbe dovuto condurmi dalle tue parti. Adesso eccomi presso di te, mia cara Kronel, a soddisfare il mio desiderio con l'animo che mi trabocca di immensa gioia. Dimmi che sei contenta pure tu! Naturalmente, ti porto pure gli affettuosi saluti e gli abbracci calorosi di nostra madre, la quale ti pensa senza mai smettere, siccome adesso occupi nel suo animo il posto migliore. Agli occhi suoi, sei diventata perfino più importante di me! Ti fa piacere apprenderlo, Kronel? Sono sicuro di sì. E anche con un certo orgoglio!»
«Certo che mi fa piacere, Luciel! Inoltre, come fai a chiedermi se sono contenta del tuo arrivo? Come potrei non esserlo? È da tempo che attendevo la tua venuta sul pianeta Geo, dove è anche tempo di metterci a proteggere il popolo lutrosino, che ha fatto tanto per te! Dovrai cominciare a cercarti un'agevole dimora da queste parti, in modo che tu possa seguire da vicino i tuoi devoti Lutros. Soprattutto perché non posso ancora stargli dietro a tempo pieno, essendo impegnata in altre faccende. Ma stanne certo che non ti farò sentire la mia mancanza. Ogni volta che mi sarà possibile, ti prometto che mi farò viva presso la tua dimora, facendovi ogni tanto una mia capatina! Sei soddisfatto?»
«Qui gatta ci cova, Kronel! Se mi è permesso chiedertelo, vuoi riferire al tuo curioso fratellino cosa bolle in pentola? A proposito di quell'umano con cui ti dedichi ad imprese egregie, non ti sei ancora degnata di accennarmi alcunché in riferimento a lui. Allora vuoi dirmi di chi si tratta, sorella? Ti giuro che non ne sarò affatto geloso, dal momento che noi due non potremo più essere fidanzati ed amarci come innamorati!»
«Si tratta, fratello, dell'umano Iveonte, che ha tutte le carte in regola per essere considerato un grande eroe e il migliore degli esseri umani! Egli rappresenta il mio pupillo e mi sento obbligata a fare tutto ciò che mi è possibile per lui! Ti sono stata esauriente, Luciel, o pretendevi da me che te ne parlassi più approfonditamente? Magari volevi anche apprendere i sentimenti che nutro per lui!»
«Non credo, sorellina, che l'umano Iveonte rappresenti per te solo il tuo protetto. Secondo me, qui c'è sotto qualcos'altro, che appositamente hai evitato di palesarmi! Me lo fa pensare l'espressione del tuo volto. Sai? Quando hai pronunciato il suo nome, non ti nascondo che ho scorto il tuo viso che non sapeva più come esprimersi: perfino i colori si agitavano su di esso imbarazzati! Anzi, per un attimo, ho creduto che esso stesse ponendo mente proprio a lui, suscitando in te delle reazioni che ti arrecavano un certo imbarazzo. Quindi, Kronel, mi dici francamente che cosa Iveonte significa per te e quali sono i veri rapporti che intercorrono tra voi due? Non potrai avere un'ottima relazione con me, se non mi dirai prima con tutta schiettezza ciò che l'umano rappresenta per te! Se ti sottraessi a tale obbligo nei miei confronti, in seguito non sapresti come giustificare alcuni tuoi inequivocabili comportamenti. In mia presenza, ci tengo a precisarti, ti sentiresti come attanagliata dal suo mancato chiarimento! Te lo garantisco!»
«Fratello, non c'era bisogno di tirarla tanto alla lunga, se desideravi sapere di me e dell'umano eroe Iveonte! Ti bastava chiedermelo espressamente, ma senza aggiungere delle tue considerazioni, le quali, ad un certo punto, hanno avuto il sapore di un pistolotto! Se non ho frainteso le tue parole, vuoi apprendere da me se lo amo e se già ci sono state tra noi due delle compenetrazioni di tipo sessuale. Ebbene, io lo amo e mi sono pure compenetrata con lui sessualmente, fino a sentirmi, nel farlo, inebriata nella maniera più completa ed ineffabile. Ti chiarisco, inoltre, che non mi farò mai indietro, se in futuro mi capiteranno altre occasioni del genere insieme con lui, poiché ricavo da esse la massima soddisfazione! Con ciò, ti ho detto ogni cosa su di lui.»
«Sorella, vuoi chiarirmi anche il concetto che hai dell'umano?»
«Luciel, io ammiro e stimo immensamente l'eroe Iveonte che proteggo, visto che egli lo merita. Superiori a lui non ce ne sono fra gli uomini, essendo egli dotato delle virtù e dei pregi migliori. Che ci posso fare, se me ne sono innamorata alla follia? Peccato che egli sia già legato ad una donna mortale, alla quale cerca di essere a tutti i costi fedele; altrimenti gli avrei anche chiesto di sposarmi. Ora che ti ho detto ciò che volevi sapere di noi due e della nostra relazione, sei soddisfatto, fratello? Se hai da chiedermi qualcos'altro sull'argomento, ti invito a farlo in questa circostanza, poiché con te non voglio avere alcun segreto, in qualità di mio germano. Ma poi basta con le tue domande su di lui! Intesi?»
«Kronel, non intendo apprendere da te alcun'altra cosa inerente alla vostra relazione, la quale, come mi hai palesato, è unilaterale. Invece vorrei che tu mi presentassi questo famoso Iveonte, siccome, dopo quanto mi hai riferito su di lui, avverto una grande voglia di conoscerlo, anche se inizio ad esserne un tantino geloso. Comunque, sorella, non temere che, in seguito ad un mio scatto di gelosia, io possa fartelo sparire, relegandolo in un posto ben nascosto, dove neppure tu potresti trovarlo. Adesso che io e te siamo diventati fratelli, ciò non è neppure ipotizzabile; anzi, è escluso nella maniera più categorica! Ti hanno tranquillizzata le mie nuove parole di rassicurazione?»
«Ah, ah, Luciel! Davvero credi che saresti in grado di fare una cosa simile nei suoi confronti? Si vede che non ti ho detto tutto quanto dovevi sapere sul mio pupillo! Allora prendi nota che neppure nostra madre Lux, nonostante sia una divinità massima e sia fornita di iperpoteri secondari, potrebbe mettere in qualche modo in difficoltà il mio Iveonte! Perciò inizia a renderti conto di questa realtà e ad abituarti ad essa!»
«Cosa mai mi stai asserendo, sorella! Hai forse intenzione di prenderti gioco di me, trattandomi da stupido? Lo sai che non potrei mai credere ad un'assurdità di questo tipo. Perciò, per favore, smettila di scherzare con me e sii molto seria, se ci tieni a non offendere la mia intelligenza! Allora vuoi ritornare a parlare seriamente con me?»
«Se credi che io non stia parlando sul serio, Luciel, tra poco ti convincerò di ogni affermazione uscita dalla mia bocca. Ma trattandosi di una lunga storia, ci conviene prima metterci a cercare un'agevole dimora per te. Dopo, nell'interno di essa, te la racconterò con comodo e con tutta calma. Alla fine ti convincerai di quanto ti ho affermato sul mio pupillo. Nel frattempo, però, sei pregato di pazientare ancora un poco!»
Una volta che avevano trovato un'abitazione decente, che non si presentava troppo malandata, la diva aveva messo al corrente il proprio germano dell'intera vicenda riguardante l'eroico Iveonte. Soltanto così il quartogenito della dea Lux si era capacitato di ogni cosa concernente l'eroe umano. Perciò, dopo avere ascoltato l'intero racconto, si era rivolto esultante alla sua amabile sorella e le aveva detto:
«Se le cose stanno come hai detto, Kronel, non ci sono dubbi che sia così! A maggior ragione, a questo punto esigo che tu mi presenti il tuo campione Iveonte al più presto. Siccome tuo padre lo ha fatto diventare più prestigioso perfino di una qualsiasi divinità, sia positiva che negativa, non vedo l'ora di incontrarlo e di abbracciarlo come un vero… Che ne dici, Kronel: posso usare il termine "cognato" oppure credi che sia ancora presto per considerarmi tale?»
Sorvolando appositamente sull'ultima domanda che le era stata rivolta dal fratello, la diva era rimasta contenta dell'intenzione fraterna. Allora subito gli aveva risposto:
«Certo che te lo farò conoscere quanto prima, Luciel! Ma prima di condurci da lui, è nostro dovere dare un'occhiata al villaggio lutrosino ed accertarci se i suoi abitanti hanno bisogno del nostro soccorso, a causa di qualche sventura che nel frattempo gli è capitata. Dopo voleremo alla volta del fantastico Iveonte! Te lo prometto!»
La loro perlustrazione del villaggio non si era protratta a lungo e, nell'eseguirla, essi erano rimasti molto contenti nello scorgere i loro devoti Lutros dediti alle varie attività, senza che si facesse notare sui loro volti alcun segno di sofferenza e di preoccupazione. Nel frattempo che i due divini germani si intrattenevano a condurre a termine il loro sopralluogo in Lutrosiak, Luciel aveva anche voluto chiedere alla sorella:
«Mi dici, Kronel, a quale delle divinità a noi note possono ricondurci i tratti fisionomici del tuo Iveonte? Egli avrà pure una rassomiglianza con qualcuna di loro! Perciò cosa mi rispondi in merito? Ti esorto a riferirmelo, se sei in grado di darmi la risposta! Che ci posso fare, se mi è venuto il desiderio di saperlo a qualsiasi costo?»
«Ebbene, Luciel, la sua fisionomia differisce di poco da quella del dio Iveon. Ma essendo convinta che non hai mai conosciuto il divino eroe, ne deduco che è stato inutile parlarti di somiglianza tra loro due. Ad ogni modo, sono del parere che anche tu, seguendo il mio ragionamento, mi darai ragione e rinuncerai a fartene una idea!»
«Invece, sorella, ho avuto modo di fare la conoscenza dell'eroico dio. Egli era appena tornato dalla sua ricerca della moglie Annura. Prima ne avevo sentito parlare da mio fratello Vaulk, il dio del coraggio, che non faceva altro che elogiare le sue imprese e il suo eroismo. In seguito è stato mio nipote Ukton, il quale è più grande di me, a farmi la sua apoteosi, esaltandone il valore, la scaltrezza e la determinazione. Così, quando egli e la sua consorte sono ritornati sul loro pianeta Zupes, ho chiesto al figlio di mio fratello di accompagnarmi da lui e di farmelo conoscere. Ma come possiamo rendercene conto, Kronel, anche i loro nomi si somigliano tantissimo. Chissà come mai nel dio e nel Materiade umano si siano trovate ad essere somiglianti varie cose: nome, fisionomia, carattere e valore! Inoltre, l'uno è il supereroe degli dèi e l'altro è il supereroe degli uomini. Trovo questo particolare molto interessante!»
«Già, Luciel, a volte me lo sono chiesto anch'io. Secondo me, sarà stato il destino a creare tale circostanza incredibile, che non avremmo mai immaginato che potesse accadere! Adesso lasciamo il villaggio dei Lutros ed affrettiamoci a raggiungere il mio protetto. Se tu brami di fare la sua conoscenza; invece io sento il bisogno di incontrarlo e di stargli vicina, poiché solamente così mi rassereno!»