Dal suo nascondiglio segreto, Zurlof aveva assistito all’atteggiamento assunto da Iveonte nei confronti della madre morta. Ma siccome il giovane aveva espresso le proprie considerazioni sottovoce, egli, mentre le ascoltava, ne era rimasto molto colpito. Da lui si attendeva esclusivamente indifferenza nei confronti della salma di sua madre. Per cui non avrebbe mai immaginato che egli, contrariamente ad ogni propria aspettativa, si affezionasse a quella immagine di donna, fino a provare per lei una sincera compassione. Allora il mago, in cuor suo, pensò che un essere come lui non meritava il suo rancore a oltranza, come stava facendo, durante la visita del giovane alla sua isola e al suo castello. Perciò, se non ci fosse stato Ghirdo ad essergli di impedimento, non ci sarebbe stato niente di male a concedergli il colloquio, che il principe non smetteva di chiedergli. Egli, però, era convinto che, se solo avesse accennato all’amico di volere mettere in atto quel suo proposito, costui si sarebbe dimostrato un tenace oppositore alla sua generosa offerta. Alla fine, nonostante avesse una tale opinione del protetto del parente, Zurlof ugualmente gli prospettò quanto si sentiva spinto a fare nel suo intimo nei confronti dell'eroe umano. Proprio come prevedeva, a tale suo chiarimento, egli ricevette dall’ostinato amico una dura reazione, la quale si esplicitò nella seguente risposta offensiva:

«Ma ti si è forse fuso il cervello, Mago dei maghi, a rivelarmi questo tuo proposito?! Come fai a riferirmi queste cose così assurde?! Sappi che il nostro nemico Iveonte va trattato con tutta la nostra irriducibile avversione. Ricòrdati che mi avevi promesso che avresti lottato al mio fianco, fino a quando non lo avessimo rovinato per sempre! Lo hai forse dimenticato, per venire a parlarmi come stai facendo?»

«Hai ragione, Ghirdo! Ma ti garantisco, amico mio, che stavo solamente scherzando, mentre ti proponevo tale mia idea! Per questo non dovresti arrabbiarti, a causa delle mie parole scherzose!»

«Ecco, adesso ritorno a riconoscerti come mio grande amico, Zurlof! A proposito di Iveonte, cosa ne pensi del fatto che egli sia rimasto così a lungo nella sua meditazione ascetica presso la salma di tua madre? Non ti è parso strano un episodio del genere? Mi domando perché mai si è comportato così, senza che ce ne fosse un vero motivo!»

«In verità, Ghirdo, ti so dire ben poco, in merito al suo strano atteggiamento. Se non mi sbaglio, penso che lo abbia interessato in modo particolare la storia della mia esistenza, soprattutto la parte che ha riguardato mia madre. Ecco perché ha voluto approfondirla interamente.»

«Invece ne dubito, Zurlof! Ma tu perché non hai cercato di assalirlo e distruggerlo, mentre egli era assorto in quella sua specie di trance? Così per te sarebbe stato più facile sconfiggerlo e liberartene definitivamente! Vuoi palesarmi perché non lo hai fatto, tradendo in questo modo la grande amicizia, che da qualche millennio si è instaurata tra noi due?»

«Dimentichi il suo prodigioso anello, Ghirdo? Sono sicuro che esso sarebbe intervenuto in sua difesa. Secondo quanto ho potuto comprendere, si tratta di un amuleto più potente della mia miracolosa onniap. Siccome esso vigila in continuazione sulla sua integrità fisica, la mia aggressione avrebbe fatto un altro buco nell’acqua!»

«Se ti va di pensarla in questa maniera, Zurlof, soltanto per giustificarti, sei libero di farlo, poiché non sarò io a vietartelo! Adesso però che egli è ritornato in sé, staremo a vedere come si metteranno le cose per lui e per noi due. Auguriamoci che esse comincino finalmente a svolgersi con una inversione di tendenza, considerato che abbiamo un gran bisogno che la vicenda venga a svolgersi a nostro favore!»

Non appena ebbe termine la sua meditazione, il nostro eroe deliberò di riprendere quelle ricerche che avrebbero dovuto farlo incontrare con Zurlof. Ma prima egli tentò l’approccio bonario con lui, senza essere costretto a scovarlo nel suo rifugio segreto, essendo fiducioso che il mago gli si sarebbe manifestato quanto prima di sua spontanea volontà. Infatti, Iveonte era convinto che il padrone del castello seguiva ininterrottamente i suoi spostamenti ed ascoltava qualunque espressione che gli uscisse di bocca anche con un filo di voce. Del resto, nel bosco era stata la sua divina protettrice a metterlo sull’avviso di una cosa simile. Per questo, avendo deciso di parlargli direttamente ed avanzargli così le proposte che considerava più opportune e giuste, egli si diede a fargli il seguente discorso:

«Zurlof, mi dici perché mai il Mago dei maghi scappa con la viltà del coniglio davanti ad un essere umano, il quale non è neppure venuto nella tua dimora con intenzioni ostili? Sappi che, agendo come stai facendo, danneggi unicamente la tua reputazione! Sono qui da te con l'unico scopo di avere una mano a ritrovare i miei genitori, il cui ricordo mi è stato rimosso dalla memoria nella mia infanzia da arcane forze oscure. Quando ho appreso che da te avrei potuto ricevere l’aiuto che mi abbisognava, non ho perso tempo a farti visita. Invece tu, da quando sono sbarcato sulla tua isola, non hai fatto altro che aggredirmi di continuo e con tutti i mezzi malvagi a tua disposizione, come i tuoi mostri e i tuoi tranelli! Per mia fortuna, ogni tuo provvedimento aggressivo contro di me è andato ripetutamente a vuoto! Adesso vorrei che tu mi spiegassi perché ti ostini tanto a trattarmi da tuo nemico e cerchi di farmi del male senza ragione; né credo di averti offeso in qualche occasione, dopo il mio sbarco! Invece dovresti già sapere che non ti serve agire in questo modo nei miei confronti, visto che ciò si avvererà senza meno, se il destino ha voluto che mi rivolgessi a te per scoprire le mie origini! E tu non potrai metterti contro di esso, con l'unico scopo di soddisfare un tuo capriccio! Perciò, Zurlof, ti prego di concedermi spontaneamente ciò che potrei ottenere con la forza, grazie al mio prodigioso anello, con il quale in Kosmos nessuna forza avversa può competere, come tu stesso hai nel frattempo sperimentato! Forse, in virtù del mio anello, potrei distruggere te e la tua isola; ma non oso farlo per una semplice ragione. Quando mi viene reso possibile, preferisco risolvere le mie questioni pacificamente e non ricorrendo alla forza. Ma poi come potrei perdonarmelo, al pensiero di aver fatto sparire dalla faccia della terra anche questo dolce volto di donna, il quale mi ispira soltanto compassione e tanta voglia di fare per lei tutto quanto mi è possibile?»

Le sincere parole del valoroso giovane indussero il mago ad un profondo esame di coscienza. Dentro di sé, adesso si andava convincendo che Iveonte non aveva torto a muovergli contro le sue giustificate accuse, rinfacciandogli l’acre ed incomprensibile astio, che si era messo a nutrire verso di lui da alcune ore. Probabilmente, un essere mortale come lui, il quale gli stava dando molto filo da torcere ed aveva perfino la protezione di qualche divinità potente, non meritava affatto la persecuzione che egli aveva messa in atto contro di lui con un forte accanimento. Soprattutto perché si era mostrato molto generoso verso la propria genitrice. Per la qual cosa, era opportuno che egli rivedesse la propria posizione nei suoi riguardi e venisse a più miti consigli nei rapporti con l'umano. Quindi, doveva smettere di perseverare diabolicamente nella sua intransigente condotta di rivalità senza fine. Al termine di tale sua considerazione, però, Zurlof si ricordò che l'amico Ghirdo non avrebbe mai digerito un suo atteggiamento di quel genere. Quindi, di nuovo si affrettò a ritornare sui suoi passi, cercando in pari tempo di giustificare la sua marcia indietro, che lo stava riportando ad assumere una condotta oppositiva verso il giovane. Perciò ritenne che le ultime parole pronunciate da Iveonte fossero tuonate quasi come una sfida ed una minaccia contro di lui. Per cui egli sarebbe ricorso ad ogni mezzo, pur di fargliela ringoiare. Anche Ghirdo si era accorto delle perplessità dell’amico, avendogliele lette sul volto ed indagate negli occhi. Allora ne ebbe un grande timore e, allo scopo di rimuoverle al più presto dal suo animo confuso e traballante, intervenne subito a parlargli in questo modo:

«Zurlof, come osa quel bellimbusto minacciarti nella tua stessa casa? Al tuo posto, eternamente non gli darei la soddisfazione di appagare il suo desiderio! Comunque, so con certezza che la pensi come me! Non è forse vero, amico mio? Anzi, giurami che non ci ripenserai mai e poi mai, per qualsiasi motivo! Soltanto dopo che me lo avrai giurato con schiettezza, ti prometto che continuerò a considerarti il mio più grande amico di sempre! Allora posso avere il tuo giuramento?»

L’intervento di Ghirdo, il quale questa volta gli era giunto non proprio gradito, mise in grande imbarazzo il padrone del castello. Si poteva affermare che venne quasi a sbalestrarlo del tutto, non essendoci in lui la totale convinzione che un giuramento ci stesse bene in quella circostanza. Ma poi, pur di non scontentarlo e di non rovinare l’amicizia di vecchia data che si era instaurata tra loro due, si decise a rispondergli:

«Ebbene, te lo giuro, Ghirdo! Oramai il dado è tratto e nessuno più potrà farci niente! Comunque, ci tengo a farti presente che potevi fare a meno di pretendere da me un tale inopportuno giuramento. In un certo senso, l’ho ritenuto perfino offensivo! Perciò, per il futuro, ti invito a non pretendere mai più da me che io ti giuri qualcosa, se non vorrai mandare a catafascio la nostra amicizia! Mi sono spiegato?»

Prima che Ghirdo avesse il tempo di rispondere all'amico e di scusarsi con lui, apparve ai due maghi la diva Kronel, la quale aveva deciso di intervenire a favore del suo protetto. Ella, quasi simultaneamente alla sua apparizione, volle esprimergli la propria opinione sull’ultima affermazione da lui fatta controvoglia, ma solo per accontentare l'amico.

«Zurlof,» si diede a dirgli «il dado da te tratto non ha alcun valore. Perciò puoi riporlo nel posto da dove lo hai tirato fuori. Pensa invece a come conquistarti la simpatia di Iveonte, se vuoi continuare a goderti la tranquillità, che hai trovata su questa isola e in questo castello! Se tu ti dovessi ribellare a quanto è stato già decretato dalla sorte, potrebbero provenirti da Iveonte dei danni irreparabili, quelli che nemmeno immagini e che egli ti ha pure annunciati! Nelle sue mani c’è un potere molto più grande di quello che ti proviene dall'onniap. Ma per tua fortuna, egli riesce ancora a pazientare e a non fartelo assaggiare! Se lo facesse, sarebbe in grado di far sparire la tua isola insieme con te!»

«Come osi, presuntuosa diva, parlarmi con un tono così minatorio?! Lo sai benissimo che neppure le divinità possono crearmi problemi di sorta sulla mia Tasmina! Dunque, come farebbe Iveonte, in qualità di Materiade, a cagionarmeli facilmente? Mi vuoi spiegare in forza di quale potere gli verrebbe poi la facoltà di procurarmi qualche tipo di danneggiamento? Avanti, vediamo cosa mi sai rispondere in proposito!»

«Anche se la cosa ti stupirà, Zurlof, ti faccio presente che anch'io sono al corrente dell'esistenza del Patto di Landipur. In base al quale, nessuna divinità esistente in Kosmos o un suo prodotto potrà mai risultarti nocivo! Come constato, neppure ti sei domandato come faccio ad essere a conoscenza dell'onniap, la quale sull'isola opera miracolosamente al tuo servizio! Al posto tuo, invece, io me lo sarei chiesto già da parecchio tempo, anche se soltanto per tranquillizzarmi!»

«Davvero mi suscita molto stupore il fatto che una giovane dea sia a conoscenza di tale patto e dell'onniap in mio possesso! Neppure il mio divino padre Dupros e tante altre divinità anziane erano al corrente della esistenza di Landipur al centro di Kosmos e del patto che avevo concordato con le Forze Oscure! Ma vuoi spiegarmi perché mai l’anello del tuo protetto è in grado di funzionare regolarmente anche qui e non si dimostra sottoposto alle disposizioni del Patto di Landipur? Mi chiarisci, inoltre, come hai fatto ad ottenere un'opera così prodigiosa, da superare perfino te stessa?»

«Per conoscere le cose che mi hai chiesto, Zurlof, ti tocca fare un altro patto molto semplice; ma questa volta dovrai farlo con me. Se tu mi prometti che dopo aiuterai il mio protetto Iveonte, io ti spiegherò ogni cosa su tale particolare. Allora accetti la mia proposta?»

«Invece una cosa simile non avverrà mai, insolente diva positiva! Non se ne parli neppure! Ma ti preciso che, piuttosto che conoscere la risposta alle cose che poc'anzi ti ho domandato, preferisco far perire la mia esistenza nell’oblio totale oppure nell’ignoto!»

«Ebbene, Zurlof, anche se la metti in questi termini, lo stesso ti darò le risposte alle tue domande. Ero venuta da te per riferirti su questo particolare, in modo che tu ti rendessi conto con chi stai avendo a che fare realmente! Per questo ti conviene starmi bene in ascolto, se vuoi apprendere le cose che intendi conoscere da me!»

«Allora ascoltiamo queste cose importanti che hai da dirmi, innominata diva! Se non ho inteso male, dopo averle apprese da te, in un certo qual modo dovrei sentirmi molto intimorito! Magari stai pure pensando che mi metterò in ginocchi ai tuoi piedi, chiedendoti di essere clemente con me! Non è forse questa la verità?»

«Questo sarà affare tuo, Zurlof, siccome la reazione che ne conseguirà dopo da parte tua non mi interesserà! Per me, ciò che conta è che adesso Iveonte, indipendentemente da come reagirai, si trova in una botte di ferro e continuerà ad esserci anche in seguito. La qual cosa lo rende idoneo a far subire agli altri le sue azioni e a nullificare le altrui aggressioni offensive. Dopo averti fatto questa precisazione, ora passo a chiarirti quanto ti ho promesso. Mago dei maghi, come dovresti sapere molto bene, nel Patto di Landipur, quando si parla di divinità, il riferimento non è esteso a tutte loro senza distinzione; ma soltanto a quelle residenti in Kosmos, insieme con i loro prodotti divini. Non ti risulta forse veritiero ciò che ti sto rammentando, mago Zurlof?»

«Certo che fu questo uno dei privilegi che mi fu concesso, diva! Credevi che non lo ricordassi, se una delle controparti dell’accordo ero stato proprio io? Con questa tua risaputa affermazione, perciò, dove vorresti arrivare oppure cosa avresti deciso di dimostrarmi? Io non ci vedo nulla di strano, contrariamente a come la pensi tu!»

«Voglio invece metterti a conoscenza che l’anello del mio protetto esprime la sua prodigiosità anche sulla tua isola, per il fatto che esso è un prodotto di due divinità che risiedono entrambe in Luxan e non in Kosmos. Ma vedo che la mia rivelazione ti ha già fatto adombrare, lasciandoti quasi di stucco! Quando poi verrai a conoscere chi sono le due divinità che lo hanno prima prodotto e poi messo a disposizione del mio pupillo, sono convinta che smetterai di aver fiducia nei tuoi poteri, nel paragonarli a quelli dell'eroe umano! Anzi, li riterrai unicamente fatui e del tutto inefficienti!»

«Invece ciò che hai iniziato a svelarmi, diva vanagloriosa, non mi sta facendo né caldo né freddo! Ti sei ingannata, mentre eseguivi il tuo studio sul mio quadro clinico! La sintomatologia del mio stato psichico assolutamente non può averti evidenziato un dettaglio del genere, se lo vuoi sapere! Ma adesso, giacché ci sei, puoi riferirmi anche chi sono queste due divinità, le quali hanno donato ad Iveonte un anello potente ed inattaccabile. A quanto pare, vorresti darmi ad intendere che si tratti di divinità che possono solo rappresentare il non plus ultra della potenza divina! Sono in errore forse?»

«È proprio così, Zurlof! Dopo Splendor, le due divinità in questione risultano le massime esistenti in Luxan, essendo state poste da lui a guardia di Kosmos. L'una e l'altra ne costituiscono i principi vitali, in quanto vengono a dominare sia il tempo che lo spazio in una creazione così mirabile! Ma forse cominci a supporre chi siano.»

«Diva, vorresti forse asserirmi che l’anello è opera del dio Kron e del dio Locus? E perché mai gli eccelsi gemelli avrebbero investito di tale potere eccezionale il Materiade Iveonte? Me lo puoi comprovare con argomentazioni valide, ammesso che tu possa esibirmele senza alcuna difficoltà? Se sì, inizia a dimostrarmi quanto asserisci!»

«Essi lo hanno dotato di tali poteri, perché Iveonte è il mio pupillo, Zurlof. La spiegazione è tutta qui e non c’è altro da aggiungere! Adesso ti è tutto manifesto?»

«Ma tu, diva, cos'hai da spartire con gli eccelsi gemelli di Luxan? Me lo vuoi far presente, senza che io abbia dei dubbi? Per il momento, sei e resti una diva comune!»

«La questione è molto semplice, mago Zurlof: Kron è mio padre e Locus, essendo suo fratello gemello, risulta mio zio! Adesso hai compreso bene, Mago dei maghi?»

«Certo che ho capito benissimo, diva! Ma ora che mi hai reso edotto che il tuo pupillo è protetto dalle due più potenti divinità esistenti, dopo Splendor, le quali non si trovano in Kosmos, secondo te come dovrei comportarmi? Dovrei forse tremare e concedere al mortale Iveonte il favore che desidera chiedermi? Se è questo che ingenuamente ti aspetti da me, ti rendo noto che puoi sognartelo! Il tuo eroe umano non potrà mai obbligarmi ad accondiscendere a ciò che gli farà più comodo, siccome sono abituato a decidere solo di testa mia!»

«Egli, però, grazie a quanto l’anello può permettergli, come già ti ho premesso, potrebbe far sparire all’istante la tua isola con tutto il tuo castello. Nello stesso tempo, gli sarebbe facile incapsularti in una sfera energetica ed ordinare poi ad essa di vagare in eterno per lo spazio cosmico. Naturalmente, con te rannicchiato nel suo interno a soffrirvi l’angustia e la disperazione. Sappi che Iveonte lo ha già fatto con divinità malefiche di grado maggiore, senza alcuna difficoltà: non smettere di dimenticarlo, mago Zurlof, se vuoi salvarti!»

«Sapendo adesso chi sono i produttori del suo anello, diva, non dubito che Iveonte riuscirebbe a fare quanto mi hai dichiarato. Nonostante ciò, lo stesso riferiscigli che fra noi due non ci sarà mai spazio per un compromesso. Quindi, faccia egli di me quello che vorrà, siccome questa è e resterà la mia decisione finale ed irremovibile! Mi dispiace per te e per il tuo pupillo, ma la mia testardaggine davvero non ha limiti!»

«Rassicùrati, Zurlof, che andrò a riferirglielo senza meno, non appena mi sarò congedata da te. Oramai il nostro colloquio può terminare qui, dal momento che non c'è più niente che possiamo trattare insieme noi due, allo scopo di contentare il mio protetto e di salvare te e quanto ti appartiene sopra questa Isola della Morte!»

Quando poi la diva Kronel si fu sottratta alla loro vista, il mago Ghirdo senza indugio volle congratularsi con l’amico per come egli aveva condotto la conversazione con la diva positiva. Perciò, visibilmente soddisfatto, si diede ad affermargli:

«Bravo, Zurlof! Hai saputo tener duro, nell’opporti a quella saputella di diva! Così adesso, protettrice e protetto, entrambi hanno capito con chi hanno a che fare. Sono sicuro che essi non ti importuneranno mai più con le loro continue richieste e minacce, avendo compreso che esse non riusciranno mai a piegarti! Te lo posso garantire!»

«Invece non sono della tua stessa idea, Ghirdo. Sono convinto che Iveonte non desisterà facilmente dal suo proposito di ottenere da me l’aiuto del quale necessita, al fine di giungere alla conoscenza dei suoi genitori. Perciò, nel caso che mi rifiutassi, egli, avendone la facoltà, non esiterebbe a forzarmi ad esaudire il suo desiderio. Con i poteri che si ritrova a gestire, l’eroe dorindano potrebbe anche plasmare la mia coscienza, rendendola docile ed acquiescente ad ogni suo volere! Questa è la pura realtà dei fatti, se non lo sai! Per questo motivo, se tu vuoi vedermi rimbaldanzito nella mia risposta data alla figlia dell’eccelso Kron, invece ho ben poco da gloriarmi di essa, come stanno le cose!»


Quando Kronel fece ritorno da Iveonte e si presentò a lui nel modo abituale, lo mise al corrente di quanto aveva appreso dal mago Zurlof e della sua ambasciata. Ma il suo pupillo, anziché dispiacersene, badò a rassicurare la diva che egli lo avrebbe convinto a non fare più il duro nei suoi confronti e ad accondiscendere alla sua richiesta. La ferma convinzione del giovane, la quale veniva ad esserci anche dopo il messaggio ricevuto dal mago che non prometteva nulla di buono, incuriosì moltissimo la diletta figlia del dio Kron. Allora, volendo saperne di più, ella cercò di farsi palesare dal suo protetto qualche particolare in merito, il quale probabilmente le era sfuggito. A tale scopo, la diva Kronel incominciò così ad intavolare con lui il seguente discorso chiarificatore:

«Mi dici, Iveonte, da cosa ti deriva la certezza che Zurlof alla fine si arrenderà a te e ti aiuterà a scoprire le tue origini? Invece io l’ho trovato molto determinato ed avverso a favorirti in tal senso. Se non fossi tu a garantirmi che riuscirai a conseguire il tuo scopo, dopo aver trovato una intesa con lui, avrei dei seri dubbi su quanto affermi! Dunque, come intendi agire nei suoi confronti? Vorrei saperlo!»

«Non ti do affatto torto, Kronel, a pensarla in questo modo, dopo che Zurlof ti ha espresso chiaramente che in nessun caso, tanto meno con le cattive, si sarebbe messo a mia disposizione; anzi, egli mi avrebbe sempre manifestato l’avversione più acerrima. Io, però, ho ancora il mio asso nella manica, che non è l'anello. Tra poco mi affretterò a tirarlo fuori e a giocarlo nella partita, che presto avrò con il mago di Tasmina!»

«Iveonte, qual è l’asso che ti resta da giocare con lui? Voglio conoscerlo anch'io! Allora me lo dici, per favore?»

«Davvero desideri venirne a conoscenza in questo istante, mia leggiadra diva? Ne sei proprio certa? Per te non sarebbe meglio attendere e rendertene conto al momento opportuno, ossia quando esso ti risulterà una gradita sorpresa? Da parte mia, perciò, ti consiglio di pazientare ancora un poco, prima di fartene una idea!»

«Iveonte, forse hai ragione tu. Sarà senz'altro più bello apprenderlo, mentre ti vedrò comporre positivamente la tua controversia con l'intrattabile ed irriducibile mago!»

Qualche attimo dopo, interrompendo la conversazione che stava tenendo con la sua diva protettrice, l'eroe si rivolse al signore dell'isola e si diede a gridargli:

«Ehi, Zurlof, è assolutamente necessario che noi due parliamo a quattr’occhi! Se non lo sai, ti garantisco che il nostro colloquio conviene sia a te che a me! Comunque, anche se te ne resti nascosto, ti riferirò lo stesso ciò che mi preme farti apprendere, poiché ho la matematica certezza che tu ne verrai a conoscenza con sommo gradimento! Finora, reagendo di conseguenza, hai creduto che soltanto io avessi bisogno di te e non anche tu di me. Invece adesso ti dimostrerò il contrario. Sì, ti convincerò che pure tu beneficerai del nostro accordo, una volta che esso sarà concluso tra di noi! Dunque, Mago dei maghi, ti decidi a degnarmi di una tua risposta oppure devo andare avanti ancora per lungo tempo con il mio monologo? Se non vuoi accontentare me, almeno fallo per la salma di questa santa donna, la quale mi sta davanti immobile e senza vita da alcuni millenni!»

Solo dopo che Iveonte ebbe rivolto al mago il nuovo invito a farsi sentire, la voce stentorea del mago si fece udire nella sala. Egli si mise a domandargli indispettito:

«Perché hai voluto chiamare in causa mia madre, Iveonte?! Mi dici cosa c’entra lei con la tua vicenda? Potevi lasciarla riposare in pace, la poveretta! Invece hai voluto disturbare il suo dolce sonno, come non è mai avvenuto fino a questo istante!»

«Allora si tratta della salma di tua madre, Zurlof?! Prima avevo intuito qualcosa su di lei; però ero ancora incerto se ritenerla la tua consorte oppure la tua genitrice. Comunque, per me è molto meglio, se ella è tua madre! Ciò vuol dire che l’affetto che ti lega a lei risulta più sentito e più profondo, come madre natura ci comanda!»

«Sì, si tratta proprio di mia madre, Iveonte, e non di mia moglie, non essendo stato mai sposato e, di conseguenza, neppure vedovo. Ella, anche da morta, non ha smesso di rappresentare per me l’essere più caro esistente in tutto Kosmos! Perciò a nessuno permetto di tirarla in ballo impunemente, come stai facendo tu adesso!»

«Invece lo sai, Zurlof, che sei impotente a punirmi anche in questa circostanza; ma non me ne vanto. Intendevo solo farti presente che la salma di tua madre, non appena mi sono trovato davanti ad essa, mi ha commosso così tanto, da spingermi a provare una sentita compassione per lei. Ti è forse dispiaciuto questo mio generoso atteggiamento?»

«Me ne sono accorto, Iveonte. Perciò, almeno per questo tuo rispetto per lei, non posso esserti che grato! Ma non illuderti che il tuo comportamento compassionevole verso mia madre possa influenzare il mio animo ed indurmi ad aiutarti! Ciò è fuori discussione, come già l’ho fatto presente alla tua diva tutelare! Ed io ho una sola parola, che non mi rimangio per nessuna ragione al mondo! Ti sei reso conto, Materiade, di come la penso io?»

«Ne ero convinto anch’io, mago Zurlof! Invece l’avertelo fatto presente non intendeva essere una mia mossa strategica, allo scopo di farti cambiare idea e renderti bendisposto nei miei confronti. La mia diva protettrice mi ha messo al corrente che, per nessuna ragione al mondo, accoglieresti la mia richiesta di aiutarmi a ritrovare i miei genitori. Ma sono convinto che, nell'affermare ciò, ti è sfuggito un particolare assai importante; cioè hai tralasciato l’ipotesi più allettante per te nella nostra controversia. Altrimenti, non avresti mai parlato nel modo anzidetto. Te lo garantisco io, mago maldestro!»

«A quale ipotesi ti riferisci, Iveonte? Stanne certo che, se ce ne fosse stata qualcuna di un certo rilievo per me, l'avrei vagliata senza meno con la dovuta considerazione. Anzi, l’avrei valutata con la massima attenzione ed analizzata in modo millimetrico, prima di mostrarmi intransigente con te! Quindi, mi dici essa quale sarebbe?»

«Ti capisco molto bene, Zurlof. Allora vuol dire che in precedenza ti avevo compreso male. Eppure ero convinto che la tua genitrice significasse per te la cosa più preziosa e che per lei avresti fatto qualunque cosa. Avresti perfino sacrificato te stesso, pur di non arrecarle la minima offesa! Invece mi sono sbagliato, perché così non è, a quanto sembra!»

«Su questo non ci piove, Iveonte! Nessuno può dimostrarmi il contrario, visto che il bene che le voglio è immenso. Se tu hai motivo di dubitarne, sei invitato a dimostramelo. Ma sono certo che non potresti mai riuscirci, poiché il mio amore per lei non ha limiti, sebbene ella sia morta! Aspetto la tua dimostrazione, Materiade!»

«Mi dici allora, Zurlof, perché hai dichiarato che non mi avresti favorito per nessuna ragione al mondo? A mio parere, era implicito che in quelle tue parole ci fosse compreso anche il ritorno in vita di tua madre. Esse lo sottintendono chiaramente, per come la vedo io! Per questo ti ho dimostrato, con una prova inconfutabile, che non ci tieni per niente alla tua sventurata genitrice! Dunque, come la mettiamo?»

«La mia asserzione, Iveonte, non includeva affatto Keuà, ossia mia madre, poiché ella non può avere alcun ruolo nella tua vicenda. Visto che è da considerarsi ormai eternamente morta, tu non avresti mai potuto resuscitarla! Perciò non hai provato un bel niente!»

«Te ne do atto, Zurlof: non potevi pensarla altrimenti! Nello stato in cui si trova, ella ti ha indotto ad escluderla, quando ti sei espresso in quel modo nei miei confronti!»

«Quindi, Iveonte, visto che l'hai coinvolta, vuoi spiegarmi quale relazione dovrebbe esserci tra mia madre e l’aiuto che dovrei darti? Se devo esserti sincero, non riesco a vederla neppure un poco. Perciò attendo che sia tu a farmela individuare!»

«Se ho fatto vertere la nostra questione sull'esistenza della tua genitrice, Zurlof, vuol dire che una ragione c’è. Infatti, se fossi in te, non la riterrei estinta per sempre, poiché potrebbe sempre esserci per lei la resurrezione, a condizione che ci sia la persona giusta capace di operare un miracolo del genere! È tutto qui, mio caro mago, anche se eviti di comprendere i fatti quali realmente sono!»

«Perché non cerchi di essere più esplicito con me, Iveonte, in riferimento a mia madre? Sai che non tollero che si parli di lei, senza che ci siano dei validi motivi per farlo! Tu, se ne hai qualcuno che la riguarda personalmente, devi soltanto farmelo presente!»

«Volevo solo metterti al corrente, Zurlof, che io posso riportartela in vita, essendo in grado di fare ciò che a te non è riuscito. Adesso sta a te decidere se vuoi che io te la faccia resuscitare!»

«Ma come fai ad asserire una baggianata del genere, Iveonte! Le leggi del tempo e della materia giammai te lo consentiranno, come non lo permisero a me, quando tentai di ottenerlo con l’onniap. Eppure essa, è in grado di concedermi qualsiasi cosa esistente, quando gliela chiedo. Perciò non posso credere che tu possa fare qualcosa del genere!»

«Invece al mio anello, Zurlof, niente può essere negato, compresa la resurrezione di un Materiade morto da chissà quanto tempo. Inoltre, tua madre non sarebbe la prima persona che farei resuscitare! Ricòrdati che i divini gemelli Kron e Locus hanno il dominio rispettivamente sul tempo e sulla materia. Perciò il loro prodotto non avrà difficoltà ad ammansire l'uno e l'altra, facendosi ubbidire da loro. Nel nostro caso, esso permetterebbe con facilità alla tua genitrice di tornare per sempre in vita!»

«Questo è anche vero, Iveonte! Non avevo pensato alle prerogative che hanno le due eccelse divinità di Luxan. E tu saresti disposto a fare questo per la mia povera madre, dopo le avversità che ti ho dimostrate fino a questo momento? Avanti, rispondimi lealmente!»

«Perché non dovrei farlo, Zurlof, se suo figlio mi aiutasse a scoprire le mie origini, offrendomi la possibilità di riabbracciare i miei genitori? Come vedi ci ritroviamo ad avere l'identico problema da risolvere, la cui risoluzione ci permetterebbe di fruire del medesimo vantaggio, poiché ci farebbe vivere accanto ai nostri genitori!»

«Ti comprendo, Iveonte! Giustamente, tu pretendi da me il contraccambio del favore, cioè esigi l’applicazione della permuta che è eloquentemente esplicitata nel detto "do ut des". Ma prima di darti la mia risposta definitiva, ho bisogno di pensarci sopra almeno qualche oretta. Dopo la quale, se mi vedrai ripresentarmi in sala, vorrà dire che c’è stata da parte mia la totale accettazione del compromesso di mutuo beneficio, quello che tu mi hai razionalmente proposto appena un momento fa!»

In verità, se non ci fosse stato il mago Ghirdo di mezzo, l’affare che Iveonte gli aveva proposto si sarebbe concluso lì per lì tra le due parti interessate. Invece Zurlof aveva sentito l’obbligo di avvertire prima l’amico di quanto intendeva fare; ma non per chiedergli l’autorizzazione, avendo egli già fatto la sua scelta in modo irreversibile! Invece, com’era da prevedersi, la sua decisione fu accolta con sfavore da parte di colui che godeva della protezione del cugino del padre, che era il dio Sartipan. Essa, dopo averlo fatto divenire burbero per lo sdegno, lo spinse a manifestargli tanta scortesia e parecchia acrimonia, mentre si dava a rispondergli con amarezza in questo modo:

«Tu non puoi farmi questo torto, Zurlof, dopo che mi hai giurato il contrario nei confronti di Iveonte! Non posso credere alle mie orecchie e ai miei occhi! Se ti comporterai come hai detto, non farai altro che mandare in frantumi la nostra millenaria amicizia! Comunque, non mi sarei mai aspettato che ti saresti trasformato, all’improvviso, in un pauroso, in un codardo e in un fedifrago! Io ti affermo che, se arriverai a tale compromesso con il mio nemico giurato, perderai ogni dignità di semidio, mi farai ricredere negativamente sul tuo conto e potrai iniziare a considerarti un mago fallito! Perciò pensaci bene, prima di accettare quello che considero un ricatto, da parte del principe Iveonte!»

«Non puoi trattarmi in questa maniera, Ghirdo, perché non sto facendo niente di male! Cerco soltanto di rendere concreto il mio sogno di sempre, cioè quello di vedere mia madre ritornare in vita e tenermela per sempre accanto in questo mio castello. Adesso che mi si dà l’opportunità di realizzarlo, come potrei rinunciare ad esso? Lo sai anche tu che mia madre Keuà è al di sopra di tutti e di ogni cosa, perfino di me e della mia amicizia con te! Per questo niente e nessuno potrebbe mettermi contro di lei. Ora, pur di permetterle di risuscitare, ogni mia promessa ed ogni mio giuramento possono andare a farsi friggere! È strano che non ti fossi ancora accorto che per mia madre sarei stato disposto anche a sacrificarmi e a rinunciare alla mia stessa esistenza! Se lo vuoi sapere, mia zia, che a volte è ispirata da spirito profetico, già mi aveva vaticinato che un giorno mia madre sarebbe risorta, grazie all'intervento di un Materiade della specie umana. Allora non le credetti; ma oggi le do ragione! Perciò non sarò così matto, da lasciarmi sfuggire la bella occasione che mi si presenta! Quanto a te, Ghirdo, se non sei d’accordo che io finalmente mi ritrovo con mia madre accanto ritornata a vivere, ciò vuol dire che tu non mi sei mai stato un vero amico, come lo sono stato io con te. Perciò non meriti la mia amicizia e reputo le mie promesse e i miei giuramenti fatti ogni volta ad un falso amico, per cui posso venir meno alle une e agli altri senza vergognarmene.»

«Bene, Zurlof, se intendi infrangere il tuo giuramento, automaticamente ne conseguirà l’affossamento della nostra millenaria amicizia! Inoltre, si alzerà tra di noi l’insormontabile muro dell’incomprensione e del contrasto a tempo indeterminato. Ti auguro di non dover mai rimpiangermi, poiché, se ciò dovesse succederti, non potrei più donarti la mia amicizia, dopo essere stata da te infranta! Addio, traditore Zurlof!»

In precedenza, non appena il mago di Tasmina aveva smesso di fare udire la sua voce nella grande sala ovale, la diva Kronel, senza perdere tempo, era apparsa al suo eroico pupillo, avendo intenzione di congratularsi con lui, poiché alla fine egli era riuscito a convincere il mago. Visibilmente raggiante di gioia, gli aveva esclamato:

«Bravo, Iveonte! Mi congratulo con te per come hai portato in porto la vertenza aperta con il mago! Non mi sarei mai aspettata che avresti condotto la tua battaglia, ricorrendo al fattore sentimentale. Ho visto che hai scelto l’argomento che stava più a cuore a Zurlof! Mostrandoti sagace, hai individuato il suo punto debole, che era rappresentato dall’amore viscerale da lui nutrito per lei, sebbene fosse morta da un sacco di tempo. Così te ne sei servito utilmente per piegarlo alla tua volontà!»

«Ho fatto ciò che mi ha dettato la coscienza, Kronel, senza ricorrere ad alcuna sagacia per convincere il mago, come tu hai affermato; né ho usato la madre, come mia mossa strategica, allo scopo di ottenere il risultato da me sperato. Inoltre, non conosciamo ancora la risposta definitiva, che il mago Zurlof vorrà darmi tra breve!»

«Hai ragione, Iveonte: scusami! Sei sempre il solito uomo fatto tutto d’un pezzo! Non rinunci mai alla tua inclinazione per l’integrità morale e alla tua avversione verso ogni forma di opportunismo, anche quando esso ti farebbe comodo! Quanto alla risposta del mago, sono propensa a credere che sarà positiva. Perciò invito pure te ad attenderti da lui buonsenso ed un grande desiderio di aiutarti a riacquistare la memoria!»

Più tardi, infatti, mentre essi aspettavano il suo ritorno, ricomparve Zurlof nell'ampia sala ovale. Egli vi pervenne, dopo che il suo ex amico Ghirdo si era congedato da lui abbastanza bruscamente, non avendo gradito la sua intenzione. Così, dopo essersi presentato a loro due, egli si rivolse contento al giovane, asserendogli:

«Adesso, Iveonte, possiamo concludere i nostri affari, quelli che tu conosci molto bene, dal momento che non vedo l’ora di riabbracciare la mia carissima mamma! La prima volta non fu un vero abbraccio, poiché ella mi venne meno, mentre la tenevo stretta a me e l'abbracciavo con tanto amore. Non puoi immaginare quanta amarezza allora mi prese!»

«Zurlof, desideri che diamo subito luogo al suo risveglio dal sonno eterno? Se è ciò che vuoi, procedo in tal senso all’istante! Così realizzerò prima il tuo sogno incantevole!»

«No no, Iveonte, a mia madre penseremo dopo! Se tu la facessi risuscitare adesso, non sarei più in grado di dirigerti nella ricerca dei tuoi genitori! Sono convinto che gli stati emotivi che mi deriverebbero dalla sua resurrezione sarebbero tanti e tali, da trasformarmi in un essere imbambolato ed incapace di indicarti le varie operazioni alle quali dovrai applicarti per conoscere i tuoi genitori! Perciò ci conviene risolvere prima il tuo problema, il quale, per certi aspetti, mi richiede una particolare attenzione. Intesi?»

«Zurlof ha perfettamente ragione.» anche la diva approvò la decisione del mago «Perciò, Iveonte, facciamolo prima impegnare nel tuo caso, quando cioè si ritrova ancora con un animo sereno. Così, dopo che avrai fatto risuscitare la madre e noi avremo lasciato l’isola di Tasmina, egli avrà tutto il tempo per dedicarsi a lei. Lo potrà fare nel modo e nella forma che vorrà, senza averci tra i piedi come due incomodi. Inoltre, stando solo con lei, la fantastica atmosfera sarà più gradevole da gustarsi tra madre e figlio!»

«Da parte mia, Kronel, non ci sono problemi di alcun genere. Seguirò, quindi, il consiglio del Mago dei maghi. Anche perché ci sono le validissime ragioni da lui fatte presenti, le quali obbligatoriamente ci spingono ad interessarci innanzitutto al mio caso!»

«Bene, Iveonte,» aggiunse Zurlof «visto che dobbiamo iniziare dai tuoi genitori, trasferiamoci nella sala azzurra, dove si trova il deoblion. Sarà esso a svelarti le tue origini! A me spetterà solo fornirti quelle istruzioni, attenendoti alle quali potrai scoprire la verità sulla tua famiglia. Sappi che è la prima volta che mi presto a questo tipo di operazione, al fine di favorire un Materiade! Approfondendo meglio la cosa, oso pensare che il deoblion mi sia stato dato in consegna, appositamente perché un giorno servisse a farti recuperare la memoria di una parte della tua fanciullezza. Ma se questi sono stati sempre i disegni del destino nei tuoi confronti, indirettamente essi stanno per favorire pure me. Infatti, la tua presenza in Keuatok presto ridarà anche la vita alla mia povera madre. Dopo quanto è avvenuto, sono portato ad ammettere che sono stato un vero stupido a contrariarti serratamente fino a pochi istanti fa! Ma ti garantisco non per colpa mia!»