35°-IL CONFLITTO TRA LE DIVINITÀ POSITIVE E QUELLE NEGATIVE

Oramai le operazioni prebelliche si erano concluse in entrambi gli imperi, per cui in Kosmos si cominciava a respirare una maledetta aria di guerra. Le divinità benefiche si erano dedicate in modo preminente ad attività e ad esercitazioni più consone all’offensiva; invece le divinità malefiche avevano preferito quelle pertinenti alla difesa in genere. Comunque, se non fosse mancata l’occasione, queste ultime in pari tempo avrebbero tentato di sferrare saltuari e mordenti attacchi contro le divinità positive invaditrici. Esse erano convinte che in questo modo avrebbero arrecato consistenti perdite alla numerosa flotta nemica.

Il dio Iveon, da parte sua, aveva diviso le altre tre flotte dell’Impero del Tetraedro in dieci gruppi di volo. Ciascuno, che veniva comandato da un ammiraglio, era stato suddiviso a sua volta in dieci squadriglie, ognuna delle quali era sotto il comando di un caposquadriglia. A capo di ogni flotta circoscrizionale c’era un Primo Ammiraglio, il cui diretto superiore era il Comandante Supremo della flotta imperiale, carica ricoperta dal dio Iveon. Costui, nello stesso tempo, risultava anche Primo Ammiraglio della flotta della Circoscrizione di Zupes. A bordo dei soli Vurk ammiragli, navigava pure un divo esperto nella trasmissione telepatica. Egli doveva fare da ricevente e da trasmettitore dei vari ordini o messaggi che ogni Primo Ammiraglio inviava ai propri ammiragli subordinati. Tra gli ordini in arrivo, erano compresi quelli che il Comandante Supremo della flotta faceva pervenire ai Primi Ammiragli in campo.

Nell’Impero dell’Ottaedro, era stato nominato Comandante Supremo della flotta imperiale il dio Brust. Gli altri cinque kapius, invece, avevano assunto il comando della propria flotta circoscrizionale, però restando in subordine al dio della distruzione. Costui, che era stato da poco reintegrato nella sua carica di kapius, non aveva ritenuto opportuno suddividere le cinque flotte al suo comando in unità minori. Secondo lui, lo spazio cosmico che era stato scelto come teatro del nuovo conflitto, ossia il loro impero, si sarebbe rivelato una vera trappola disastrosa per gli ingenti Vurk e Pekad assalitori appartenenti alle divinità positive. Tali sue considerazioni nascevano dal fatto che nel loro spazio imperiale gli antimostri nemici sarebbero stati costretti ad intraprendere alla cieca le varie operazioni belliche. Ciò, perché essi non potevano fruire del prezioso ausilio degli oculum, il quale non sarebbe mancato ai loro Burkon e Samund. Difatti essi, nei confronti degli antimostri delle divinità positive, almeno all’inizio, sarebbero stati manovrati dai soprintendenti mediante gli oculum, potendo essi spostarli da un punto all’altro dello spazio, anche se la distanza fra i due punti fosse risultata immensa.

In quel modo, le divinità malefiche che sovrintendevano ai cinque kosmicon avrebbero garantito a ciascun loro mostro un intervento rapido al massimo, oltre che mirato e privo di errori. Il quale spostamento manuale lo avrebbe fatto trovare a diretto contatto di un ente opponente nemico, stando in una posizione quasi sempre vantaggiosa. Subito dopo sarebbe intervenuto il suo pilota a guidarlo, mettendo in azione le potenti armi che aveva a sua disposizione. In merito a tale modo di spostarsi, si fa presente che, quando i mostri e gli antimostri venivano manovrati dall’oculum nell’ambito del proprio impero oppure della propria circoscrizione, la loro velocità aumentava a dismisura. Essa diveniva qualcosa di impressionante, in quanto riusciva a superare distanze inimmaginabili in un tempo quasi nullo. Ossia, se lo spostamento di un mostro o di un antimostro operato dal sovrintendente all'interno dell’oculum appariva di pochi metri, nello spazio cosmico esso risultava reale. Per cui una simile operazione gli permetteva di bruciare enormi distanze intergalattiche in pochi istanti.

In virtù di tale vantaggio posseduto dai loro mostri, il kapius di Krop riteneva che gli antimostri si sarebbero trovati in grosse difficoltà. A suo parere, l'assalto da parte dei Burkon e dei Samund, rivelandosi istantaneo, nonché impossibile da prevedersi e da intercettarsi, li avrebbe disorientati e scombussolati al massimo, rendendoli facilmente vulnerabili. Il dio Brust, però, era all’oscuro che il dio Iveon aveva fatto installare a bordo del suo Vurk l’oculum prelevato dalla sua fortezza di Krop, prima di distruggerla. Adesso, attraverso tale visore dello spazio cosmico, egli poteva apprendere in tempo reale le varie manovre dei mostri nemici. Inoltre, il dio della distruzione ignorava che a bordo dei Vurk ammiragli in quella battaglia c'erano dei divi capaci di ricevere e trasmettere messaggi di ogni tipo. Perciò il dio dell'eroismo, tramite loro, poteva avvertire gli ammiragli dei gruppi di volo della sua flotta astrale dell’apparizione repentina dei mostri nemici ed inviare agli stessi delle disposizioni atte a permettere loro di difendersi quasi in tempo reale.

Anche il dio Iveon era a conoscenza del vantaggio, di cui godevano i mostri nemici nell’ambito del loro spazio imperiale, per cui non intendeva sottovalutarlo, poiché esso sarebbe risultato insidioso per i loro Vurk e i loro Pekad. I quali avrebbero potuto avvistare i mostri assalitori solo all’ultimo momento e quasi mai frontalmente. Per questo sarebbe mancato a tali loro enti opponenti il tempo necessario sia per effettuare una tempestiva intercettazione dei mostri nemici sia per dare loro una immediata ed adeguata risposta. Stando così le cose, l'eroico dio ne dedusse allora che la loro prima mossa doveva essere la distruzione dei rimanenti cinque oculum che si trovavano presso i kosmicon situati all'interno delle fortezze degli altri cinque kapius. Secondo lui, una volta distrutti i rimanenti kosmicon delle divinità negative, insieme ai pianeti che li ospitavano, nel medesimo tempo sarebbe venuto meno l'efficiente pilotaggio dei loro mostri tramite gli oculum in essi esistenti. Così la loro guida sarebbe risultata al buio e letteralmente allo sbando. Occorreva, quindi, che i primi bersagli della loro invasione fossero proprio i pianeti Ekpur, Surot, Frus, Sutr e Lerd, sui quali si erano stabiliti rispettivamente i kapius Fuat, Zerf, Sunk, Korz e Pren.

Al di là di questi obiettivi primari, che andavano perseguiti con precedenza assoluta, l'accorto dio Iveon aveva voluto dotare i soli Vurk ammiragli di una caratteristica particolare, detta "proiezione istantanea". Grazie ad essa, l’antimostro riusciva a proiettarsi in una determinata direzione dello spazio per oltre un miliardo di chilometri, balzando ad una distanza inimmaginabile in un millesimo di secondo. Quella ulteriore tipo di spostamento, che era da considerarsi un'autentica fuga, veniva denominato "balzo proiettivo" e permetteva al Vurk di sottrarsi repentinamente ad ogni improvvisa apparizione di un mostro, prima che ne venisse puntato ed abbattuto. Inoltre, gli consentiva di distruggerlo facilmente, mediante un retrogrado balzo proiettivo a sorpresa, della durata di appena un istante. La proiezione istantanea, a seconda della sua direzione di spostamento, poteva essere anteriore, posteriore, laterale destra, laterale sinistra, superiore ed inferiore. Seguendo tali direzioni, essa tracciava sempre una linea retta perpendicolare, rispetto ai sei lati del veicolo astrale, i quali di conseguenza risultavano: quello anteriore, quello posteriore, quello destro, quello sinistro, quello superiore e quello inferiore.

Prima ancora che ci fosse l’attacco, il dio Iveon sistemò la flotta del gerark Vaulk, che era al proprio comando, lungo il confine della galassia di Lasef. Nello stesso tempo, ordinò alle altre tre di collocarsi pure lungo il confine imperiale rivolto verso l’Impero dell’Ottaedro. Precisamente, esse erano state disposte: nella galassia di Gestuk, quella del gerark Kavor, che era guidata dal Primo Ammiraglio Ekpos, il dio della riservatezza; nella galassia di Lasef, quella del gerark Neop, che era guidata dal Primo Ammiraglio Oklep, il dio della dolcezza; nella galassia di Lundar, quella del gerark Ponkar, che era guidata dal Primo Ammiraglio Bakret, il dio dell’allegria. Con un simile schieramento, il dio dell'eroismo aveva voluto coprire l’intero settore cosmico del loro impero confinante con le galassie neutrali di Oreap, Stank e Ulfast. Queste, a loro volta, espandendosi fino a ridosso dell’impero delle divinità negative, separavano i due imperi contrapposti. Inoltre, nello spazio cosmico, esse risultavano di transito tra gli stessi per miliardi e miliardi di chilometri.

Prima d'iniziare l’invasione totale, il dio Iveon fece staccare da ogni flotta astrale dieci Vurk ammiragli, i quali divennero così quaranta. Da essi ricavò cinque stormi di attacco, ciascuno suddiviso in due gruppi di quattro unità. Ogni stormo avrebbe dovuto raggiungere il pianeta-guida ad esso assegnato per colpirlo, disintegrarlo e distruggerlo. Il quale pianeta, per esattezza, corrispondeva ad uno di quelli in cui risiedevano i kapius ed erano forniti di oculum. Solo al ritorno dei cinque stormi attaccanti, le quattro flotte astrali avrebbero dovuto iniziare ad invadere con ferma determinazione il vastissimo Impero dell’Ottaedro. Ma essi, durante la loro scatenata incursione nello spazio nemico, avrebbero dovuto badare esclusivamente a distruggere i numerosi mostri avversari.


Gli stormi di attacco delle divinità positive si mossero, non appena fu loro pervenuto l’ordine del Comandante Supremo della flotta astrale. I loro obiettivi erano i seguenti pianeti: Ekpur, che era la residenza del kapius Fuat; Surot, che era la residenza del kapius Zerf; Frus, che era la residenza del kapius Sunk; Sutr, che era la residenza del kapius Korz; Lerd, che era la residenza del kapius Pren. I Vurk ammiragli erano stati scelti per quel tipo di operazione, considerato che essi avevano più possibilità degli altri di riuscire nell’impresa, poiché erano i soli ad essere dotati di proiezione istantanea. Quest'ultima avrebbe permesso loro di cavarsela con perdite minime, potendo essa consentire agli antimostri Vurk degli spostamenti che potevano proiettarli ad enormi distanze in un batter di ciglio, nel caso che fosse stato necessario. Un'ultima cosa da far presente sugli stormi di attacco è la seguente: essi erano numerati dall’uno al cinque. Per la precisione, il numero uno era diretto al pianeta Surot, il numero due a quello di Lerd, il numero tre a quello di Ekpur, il numero quattro a quello di Frus e il numero cinque a quello di Sutr. Inoltre, ogni messaggio inviato ad uno di loro risultava sincrono, ossia veniva captato nel medesimo tempo anche dagli altri quattro stormi impegnati nella rischiosa missione in svolgimento.

I suddetti antimostri partirono alla volta dei loro obiettivi con la massima velocità che era loro consentita. La quale permetteva ad ognuno di superare percorsi galattici lunghi milioni di chilometri in una manciata di secondi. Difatti i quaranta Vurk che vi prendevano parte, viaggiando per lo spazio cosmico come bolidi talmente veloci da risultare inafferrabili anche all’occhio divino, in un certo senso apparivano ai nemici praticamente invisibili. Prima che venissero scorti, essi erano già spariti, dileguandosi in spazi che appartenevano ormai al tempo passato. I cinque stormi di attacco, dopo essersi lanciati attraverso le tre galassie che si interponevano tra il loro impero e quello delle divinità malefiche, andarono incontro ad un viaggio non sempre tranquillo, poiché esso veniva disturbato ogni tanto da sciami di meteoriti. Tre di loro attraversavano la galassia centrale di Oreap; invece gli altri due sfrecciavano nelle galassie laterali di Ulfast e di Stank. Quando i potenti antimostri giunsero in prossimità delle tre circoscrizioni più avanzate dell’Impero dell’Ottaedro, divenne d’obbligo la prudenza da parte di tutti loro, per cui la corsa dei cinque stormi seguitò con la massima risolutezza.

Adesso i provetti piloti dei Vurk erano presi più dall’irrefrenabile voglia di raggiungere i pianeti indicati come loro bersagli, che non dalla preoccupazione di vedersi assalire da un momento all’altro dai mostri nemici. Essi mostravano quell'atteggiamento, sebbene fossero a conoscenza che, una volta pervenuti nello spazio dell’Ottaedro, per loro il quadro della situazione sarebbe radicalmente mutato. Anzi, sarebbe diventato addirittura scottante ed esplosivo! In verità, non si ebbe neppure il tempo di pensare ad esso, che già era avvenuto lo sconfinamento, con tutti i rischi che stavano per conseguirne, per le ragioni che sono state già esposte sopra. Quanto al dio Iveon, egli non viaggiava con nessuno dei cinque stormi di attacco. Ugualmente, però, stava prendendo parte alla difficile operazione, in veste di navigatore solitario poco esposto. Avendo il suo Vurk a bordo l’oculum trafugato al dio Brust, la sua presenza nell’Impero dell’Ottaedro poteva avere un unico scopo. Egli doveva avvistare gli spostamenti dei mostri nemici manovrati tramite gli oculum e metterne al corrente in tempo reale i piloti dei Vurk impegnati in quella missione. Grazie ai suoi avvisi e dietro le sue indicazioni, essi non si sarebbero lasciati colpire dalle divinità negative di sorpresa e a distanza ravvicinata. Nel caso poi fosse risultato loro impossibile alzare gli schermi protettivi, gli stessi avrebbero avuto il tempo di ricorrere alla salutare manovra della proiezione istantanea. Essa, in quella circostanza, sarebbe risultata la loro unica àncora di salvezza.

Il dio dell’eroismo, quindi, non volendo dare nell’occhio, si teneva in disparte, lungo il confine interno della galassia di Sariop. Egli, comunque, per sottrarsi meglio alla vista dei nemici, approfittò di un ammasso stellare densamente popolato da stelle giganti. La cui incessante turbolenza, la quale veniva prodotta dalle tante esplosioni termonucleari intestine, in un certo senso comportava per gli spazi circostanti un marcato stravolgimento della meccanica celeste. Con lui navigava pure Iovi. Egli, mediante una trasmissione telepatica simultanea e multipla, avrebbe dovuto inviare i vari messaggi provenienti dal Comandante Supremo della flotta delle divinità positive, i quali erano diretti ai divi che facevano servizio presso i diversi Vurk ammiragli per le varie comunicazioni.

Lo sconfinamento nel loro impero da parte degli antimostri più potenti fu intercettato con subitaneo anticipo dai sovrintendenti dei cinque kosmicon. Allora quelli del pianeta Ekpur ne comunicarono la presenza al loro kapius e al dio Brust, essendo costui il Comandante Supremo della loro flotta astrale. Il dio della distruzione, il quale in quel momento soggiornava presso la fortezza del fratello, non sapendo come pensarla, volle commentare la notizia insieme con lui:

«Non capisco, Fuat, come mai le divinità benefiche abbiano voluto attaccarci con un numero così esiguo di Vurk. Se essi sono intenzionati ad invaderci, bisogna ammettere che cinque stormi, ciascuno dei quali consta di appena otto antimostri, rappresentano un impegno di nessun valore da parte loro. Ad eccezione di quello che si aggira solitario in un’altra zona del nostro impero, senza uno scopo apparentemente preciso, tutti gli altri non ci possono fare preoccupare. Eppure sappiamo benissimo che le divinità del Tetraedro possiedono all'incirca novemila enti opponenti, tra Vurk e Pekad!»

«Conoscendo il tuo valido avversario, Brust, ed escludendo una velleitaria ambizione di invaderci da parte loro, tali stormi avranno sicuramente un obiettivo ben preciso. Per questo sono convinto che essi mirano a qualche impresa, che per il momento ci si presenta ignota, della cui riuscita faremo senz'altro le spese. Darei chissà che cosa per saperlo in tempo utile! Invece ci toccherà attendere, prima che ciò avvenga!»

«Ne sono convinto anch’io, Fuat. Ma ti prometto che gli antimostri delle divinità positive si pentiranno di aver sconfinato nel nostro impero con le loro larvate intenzioni di causarci dei danni a noi ignoti! Oramai la nostra trappola, che gli abbiamo riservato, sta per scattare. Così dopo per gli antimostri Vurk non ci sarà più via di scampo!»

«Spero che tu sappia il fatto tuo, Brust, e che sarai in grado di fermarli in tempo, prima che essi riescano a raggiungere il loro ignoto obiettivo. Ma poiché esso continua a restarci oscuro, non sappiamo cosa pensare a tale riguardo e come comportarci. Comunque, auguriamoci che almeno ci permetta di ricorrere a qualche ripiego, subito dopo che lo avremo individuato!»

Di lì a poco, il dio Brust, il quale sembrava tenesse gli occhi incollati sull’oculum che era situato nel kosmicon del pianeta Ekpur, a un certo punto, con un tono di voce piuttosto alto, si diede a parlare al fratello.

«Adesso mi è tutto chiaro, Fuat!» gli disse «Finalmente ho compreso dove sono diretti i cinque stormi di Vurk delle divinità positive. Essi mirano a distruggere gli oculum da noi posseduti! Perciò, prima che i nostri pianeti-guida che li ospitano vengano disintegrati, ci conviene abbandonare il tuo e trovare rifugio sopra il nostro Burkon. Vi lasceremo i soli soprintendenti del kosmicon a respingere l’attacco. Gli daremo anche l'incarico di invitare gli altri kapius a fare la stessa cosa, se vogliono evitare di essere attanagliati dalle energie deflagranti dei Vurk. Esse, se riuscissero a raggiungerli, potrebbero ridurli malissimo!»

«Ora che ci rifletto, Brust, la tua intuizione quasi di sicuro è esatta. Le divinità del Tetraedro, prima di iniziare ad invaderci, intendono toglierci ogni vantaggio che potremmo avere nello scontro che sta per esserci tra di noi. Per precauzione, quindi, faremo ciò che hai consigliato tu, lasciando qui solo i due sovrintendenti. Ci penseranno loro due a contrapporre ai potentissimi Vurk nemici una difesa efficace. Nel medesimo tempo, essi cercheranno di distruggerne il più possibile con una strategia che si inventeranno al momento!»

Più tardi, i due autorevoli fratelli erano già a bordo del loro Burkon per seguire dal suo abitacolo l’evolversi della situazione. Anche l'altro fratello e i loro tre cugini, che rivestivano lo stesso grado di kapius, una volta abbandonati i rispettivi pianeti, avevano raggiunto i propri Burkon. In sèguito si prepararono ad assistere dallo spazio a ciò che sarebbe successo poco dopo tra le flottiglie nemiche e i loro mostri, i quali sarebbero stati manovrati dai sovrintendenti degli oculum. Nel frattempo, essi non si astenevano dall'augurarsi che la prima fase della battaglia si risolvesse a vantaggio dei loro mostri Burkon e Samund.

In effetti, come operavano i sovrintendenti dei vari kosmicon che erano impegnati a sostituire i piloti nella guida dei loro mostri, pur essendo questi ultimi a bordo? Come si sa, essi erano intenti a far compiere ai mostri degli enormi salti spaziali non misurabili. Ma dopo esserci stato lo spostamento ad opera loro, toccava poi all’equipaggio scaricare le loro armi energetiche sul loro bersaglio. Se vogliamo essere obiettivi, si trattava di una operazione abbastanza elementare, della quale adesso passiamo a riportare le singole manovre che venivano eseguite tramite un congegno, chiamato spost. Avvenuta la sua attivazione, da tale aggeggio manuale veniva fuori un raggio verde, che era regolabile in lunghezza ed era anche in grado di muoversi senza difficoltà all’interno dell’oculum. Con quello stilo luminoso, il sovrintendente poteva agganciare un qualsiasi mostro appartenente alla circoscrizione e spostarlo nel punto dello spazio imperiale da lui desiderato, previo avviso al suo attento conducente. Allora costui, dopo averne preso atto, subito si preparava a lanciare contro il nemico la quantità di energia offensiva sufficiente per distruggerlo. In quel modo si precludeva all’antimostro, Pekad o Vurk che fosse, l’avvistamento dei mostri con largo anticipo. Allora esso se li vedeva piombare addosso all’improvviso, ossia quando già era stato fatto da loro oggetto di puntamento. Quindi, il tempo per una sua provvida reazione, almeno difensiva, risultava risicato oppure nullo, per cui esso vanificava ogni atto di difesa da parte del suo pilota.

Un altro particolare, il quale ha bisogno di delucidazioni, riguardava i Burkon e i Samund delle divinità negative. Una volta prelevati dagli spost e riposti nel nuovo spazio situato ad enorme distanza, a volte ultragalattica, non era detto che essi venissero a trovarsi per forza frontalmente all’obiettivo, che era stato scelto come loro bersaglio. Allora, quando ciò non si verificava, doveva essere il pilota del mostro a fargli assumere la giusta posizione frontale, ricorrendo all’acrobazia astronavale che egli stimava più appropriata per quella manovra richiesta.

Chiarito come stavano realmente le cose in quell'operazione bellica prossima a mostrare le unghie, prepariamoci ad assistere ad un'aspra battaglia da parte dei Vurk contro i mostri delle divinità negative. Essi sarebbero stati visti sbucare come funghi da dove meno erano attesi, con intenti che potevano risultare solo enormemente distruttivi. A ogni modo, il divino Iveon si mostrava piuttosto all’erta, non volendo farsi sfuggire nessuna delle manovre capziose effettuate dai sovrintendenti nemici, a discapito dei loro enti opponenti più sofisticati e meglio equipaggiati. Anche perché dopo avrebbe dovuto comunicarle con tempestività ai suoi stormi di Vurk impiegati in quella difficilissima missione. Secondo il suo parere, in essa ci sarebbe stata un'adeguata verifica della loro funzionalità. Quest’ultima sarebbe stata valutata sulla base della nuova risorsa tecnologica di cui essi erano dotati, ossia la proiezione istantanea. Per quanto concerneva le loro restanti prestazioni, c’era ben poco da criticare, poiché il loro collaudo aveva dato le migliori garanzie. Dopo che se n'erano conosciuti i positivi risultati, esse rappresentavano quanto di meglio potesse esserci in un veicolo astrale. Ciò, perché i poderosi Vurk erano forniti di un equipaggiamento di bordo, che si mostrava efficientissimo sia nell’attaccare con incisività sia nel difendersi con la massima accortezza.


Alle cinque flottiglie di Vurk che erano in navigazione nello spazio dell’Impero dell’Ottaedro ben presto iniziarono a pervenire senza cessazione le comunicazioni del loro Comandante Supremo, tramite il divo Iovi. A un certo punto, egli si diede a tempestarli di continui messaggi, come quelli che seguono qui appresso: "Attenti, voi dello stormo numero tre, poiché un gruppo di mostri nemici sta per apparire sopra di voi! Attenti, voi dello stormo numero quattro, poiché un gruppo di mostri nemici sta per apparire sotto di voi! Attenti, voi dello stormo numero uno, poiché un gruppo di mostri nemici sta per apparire sulla vostra destra! Attenti, voi dello stormo numero due, poiché un gruppo di mostri nemici sta per apparire sulla vostra sinistra! Attenti, voi dello stormo numero cinque, poiché un gruppo di mostri nemici sta per apparire alle vostre spalle!" Dopo l’arrivo di quei messaggi inviati dal dio Iveon, i piloti dei Vurk avevano pochi attimi a disposizione per studiare con grande rapidità la loro situazione ed intraprendere la reazione più idonea. In una evenienza del genere, essi potevano andare incontro ai tre seguenti casi: 1) essere colpiti, senza avere il tempo di rispondere attraverso qualche tipo di difesa; 2) avere il tempo di alzare gli schermi protettivi ed anticipare poi i nemici nel fare fuoco; 3) avere appena il tempo di ricorrere alla proiezione istantanea, allo scopo di sottrarsi all’istante all’intenzione offensiva del nemico. In quest’ultimo caso, i piloti potevano gestire la situazione in due modi diversi: a) sottraendosi soltanto alla vista del loro nemico; b) ricorrendo, subito dopo essersi defilati, ad un balzo proiettivo retrogrado. Un salto del genere veniva effettuato per contraccambiare la sorpresa al mostro che aveva tentato di farla a loro spese. Così lo liquidava, mediante un attacco fulmineo e risolutore del pericoloso confronto con il nemico che lo stava assalendo all'improvviso e con pessime intenzioni.

Svolgendosi nella maniera sopradescritta, fin dalle sue prime battute, l'aspro scontro tra i mostri e gli antimostri si andò accendendo con un accanimento inverosimile, specialmente da parte dei primi. Essi insistevano nel moltiplicare gli assalti e nel renderli più spietati, soprattutto nel cercare di morderli con energie trafittive. Grazie al prezioso ausilio degli oculum, i Burkon e i Samund spuntavano come funghi da ogni parte intorno ai Vurk; inoltre, sbucando praticamente dal nulla, cercavano di arrestare l’avanzata degli antimostri. Essi non intendevano permettere agli enti opponenti delle divinità benefiche di raggiungere gli obiettivi che si erano prefissati. La loro opposizione scaturiva dal fatto che essi erano consapevoli che l’eliminazione degli oculum da parte degli stessi avrebbe significato per loro cadere nel buio totale e nella cecità di ogni loro azione, sia offensiva che difensiva. Di conseguenza, avrebbe causato la loro capitolazione alle flotte nemiche, le quali ben presto si sarebbero date ad invadere il loro impero. Per questo era indispensabile evitare che ciò accadesse, cercando di non farsi portare via il vantaggio che gli proveniva dal possesso degli oculum. Di tutt’altro avviso, invece, erano le divinità alla guida dei Vurk, poiché a qualunque costo non intendevano farsi fermare nella loro importante missione. Per la quale ragione, si adoperavano come meglio potevano, pur di condurla a termine nel migliore dei modi e senza deludere le aspettative del loro Comandante Supremo.

Come possiamo immaginarci, ne conseguì un teatro di lotta, dove le azioni e le reazioni dei mostri e degli antimostri non risultavano solamente dei voli acrobatici, arabescando lo spazio intersiderale con vertiginose volute. Al contrario, esse vi producevano soprattutto delle esplosioni di inaudita potenza e delle colossali fiammate. Le une e le altre coinvolgevano immense masse spaziali, che non era possibile circoscrivere in un settore definito. A considerare meglio gli sviluppi della battaglia con maggiore precisione, si era di fronte ad una belligeranza che era basata sul caos più appariscente e destabilizzante, oltre che sul collasso di interi mondi materiali, che erano prossimi a svanire. Questi, perciò, obbligatoriamente venivano a trovarsi nel vortice della macchina bellica degli animosi contendenti. Ma essa poggiava anche sull’acutizzazione di un aspro conflitto, il quale riusciva a provocare nello spazio cosmico devastazioni orrifiche di una durezza penetrante e raccapricciante! Procedendo l'iniziale contesa in quella forma efferata ed orripilante, in essa si vedevano soccombere decine e decine di mostri.

Alla fine, però, le cinque flottiglie di Vurk riuscirono ad avvistare sui loro interceptor i rispettivi pianeti, che dovevano essere i destinatari dei loro raid distruttivi. Allora, sebbene venissero ostacolati dai continui attacchi dei Burkon e dei Samund nemici, i loro piloti puntarono con precisione millimetrica gli astri spenti considerati e fecero fuoco, senza la minima esitazione. Fu così che i loro raggi energetici distruttori li raggiunsero, li investirono con la loro potenza demolitrice e li frantumarono. Allora, in un attimo, li si videro ridotti in ammassi sabbiosi. I quali ben presto si dispersero nello spazio cosmico circostante, divenendo pulviscolo cosmico oppure piccoli asteroidi. In principio essi avevano vissuto attimi di straordinario fulgore, poiché una luce abbagliante li aveva avvolti e fatti contrarre. In un secondo momento, invece, li aveva trasformati in una esplosione imponente, che facilmente era riuscita a smembrarli in una miriade di frammenti sfreccianti in ogni direzione.

Con la disintegrazione dei pianeti-guida, cessarono gli attacchi da parte dei mostri delle divinità negative contro i Vurk, essendo venuto meno agli stessi il proficuo apporto dei sovrintendenti dei kosmicon. Costoro erano quelli che prima riuscivano a collaborare provvidenzialmente con loro, facendoli trovare in presenza degli antimostri nemici, in un tempo che era da considerarsi irrilevante. A quel punto, il dio Iveon ordinò ai cinque stormi impegnati nell’Impero dell’Ottaedro di rientrare alla base, come fece anche lui. Il loro ritorno alle rispettive flotte non fu scevro di altri attacchi sporadici da parte dei Burkon e dei Samund. Ma questa volta per i mostri delle divinità negative le cose cambiarono. Essi, non disponendo più del vantaggio della sorpresa, la quale in precedenza li aveva favoriti grazie ai loro oculum, furono intercettati ed abbattuti, molto tempo prima che essi concretizzassero le loro intenzioni ostili. La qual cosa avvenne con grande rammarico di coloro che li pilotavano, poiché essi andarono incontro ad una brutta fine e furono costretti a riparare immediatamente in Tenebrun.

Al rientro delle flottiglie astrali, da parte delle divinità positive, si passò subito alla conta degli antimostri distrutti e dei piloti ritenuti dispersi. Esse poterono accertarsi che le perdite da loro subite risultavano per lo più insignificanti. Mancavano all’appello soltanto sette Vurk, dei quali alcuni piloti erano presenti. Infatti, tra gli equipaggi degli antimostri rimasti disintegrati, una parte, dopo avere abbandonato in tempo i loro veicoli spaziali, avevano trovato scampo a bordo di altri Vurk, poiché questi avevano proceduto a recuperali. Gli altri, dopo la distruzione dei loro veicoli spaziali da parte delle divinità negative, essendo rimasti coinvolti nelle esplosioni e non potendo più vivere in Kosmos senza problemi, erano stati costretti a lasciarlo per sempre. Quindi, per forza maggiore, essi avevano dovuto rifugiarsi in Luxan e sistemarsi in esso a tempo indeterminato. Confrontate con quelle dei Vurk distrutti, al contrario le perdite accusate dalle divinità negative furono molto consistenti. Non avevano fatto ritorno alla loro flotta imperiale novantanove Samund e trecento Burkon. Ciò lasciava supporre che essi fossero stati abbattuti nel precedente scontro con gli antimostri avversari.

Mentre ne discuteva con il fratello, mostrandosi alquanto contrariato, il dio Brust gli fece presente:

«Non so spiegarmi, Fuat, come facessero i Vurk ad eludere gli assalti dei nostri mostri. Ho avuto la sensazione che essi venissero informati del loro arrivo da qualcuno o da qualcosa! Secondo te, è possibile che sia avvenuto un fatto del genere? Oppure sei in grado di spiegarti tale particolare in qualche modo, che io non riesco neppure ad ipotizzare?»

«Di regola, fratello Brust, un evento del genere dovrebbe essere impossibile, non essendoci alcuna maniera che possa farci comunicare da lontano. A meno che…»

«A meno che. . . cosa, Fuat? Da parte mia, non so attribuirlo a nessun fenomeno che possa giustificarlo! Dunque, sbrìgati a dirmi cosa sospetti in merito ad esso!»

«Forse Iveon, prima di distruggere la tua fortezza, si sarà impossessato del tuo oculum. In tal caso, Brust, servendosene, egli avrebbe potuto controllare le mosse dei nostri sovrintendenti. Infatti, prima che iniziasse lo scontro tra i nostri mostri e gli antimostri nemici, non abbiamo forse scorto un Vurk solitario aggirarsi appartato nella galassia di Lasef? Probabilmente, a bordo di esso si trovava il dio dell'eroismo con il tuo oculum a disposizione. Anzi, adesso ne sono più che convinto!»

«Fratello Fuat, pur ammettendo che la tua ipotesi corrisponda al vero, riesci poi a spiegarti come facesse il dio dell'eroismo a trasmettere ai piloti dei suoi Vurk ciò che via via andava apprendendo dal mio oculum in suo possesso? In verità, anche questo nuovo particolare ci risulta impossibile da spiegare, poiché lo considero assurdo!»

«Brust, ciò è senz'altro vero, non potendo esserci una ragione logica che sia in grado di giustificarlo. Ma se Iveon ha conseguito tali risultati che non ci sono sfuggiti, sono convinto che avrà trovato un modo per farlo! Non hai notato anche tu che quasi sempre i potenti Vurk, nell'attimo stesso che venivano puntati dai nostri mostri Burkon e Samund, sparivano all’istante alla loro vista, come se qualcuno li avvertisse?»

«Sì, hai proprio ragione, Fuat! Pure questo particolare mi ha alquanto turbato. Esso mi ha pure persuaso che la tecnologia degli antimostri delle divinità positive è senz’altro superiore a quella dei nostri mostri. Inoltre, come ti spieghi, fratello, quella loro reazione subitanea, la quale ha giocato interamente a nostro svantaggio?»

«Hai dimenticato, Brust, che il nostro imperatore non è all'altezza delle due eccelse divinità del Regno della Luce? Dunque, non c’è di che rallegrarsi, se le cose stanno esattamente come poc'anzi abbiamo constatato! Adesso che hanno distrutto i nostri oculum, insieme con i pianeti che li ospitavano, vedrai che le divinità benefiche non tarderanno ad iniziare l’invasione del nostro impero. Ti posso anticipare che esse non si arresteranno, fino a quando non lo avranno ridotto in miseri ruderi affogati nel tempo! Ma sappi, disobbediente fratello, che in Kosmos la nostra fine avverrà unicamente per colpa tua!»

«Con molte probabilità, Fuat, finiremo come hai asserito; però non ho alcuna intenzione di rendere facili ad Iveon le prossime sue azioni. Perciò farò in modo che egli se la sudi la sua conquista, poiché gli minerò il sentiero che dovrà condurlo alla vittoria. Glielo renderò colmo di infinite tribolazioni! L'eroico dio si accorgerà con chi ha a che fare veramente! Gli dimostrerò che non sono un pivello, quale egli mi considera!»

«Vedremo, Brust, fino a che punto sarai capace di insidiargli il percorso che presto lo condurrà alla gloria. Ad esserti sincero, dubito che tu possa attuare qualcosa di insidioso contro di lui. A questo punto, conviene prepararci a resistere ai suoi antimostri, i quali presto dilagheranno nel nostro impero, simili ad ingorde cavallette in cerca di frumento da divorare! Vedrai che essi legittimamente vorranno fare piazza pulita del nostro impero!»


Ai confini del Tetraedro, nel frattempo, il dio Iveon aveva mobilitato le quattro flotte poste al suo comando supremo e le aveva istruite sul tipo di schieramento da adottare durante l’invasione. Egli aveva optato per quello a cuneo, poiché esso avrebbe consentito alle sue forze in campo di conseguire due risultati positivi. Da una parte, esso avrebbe assicurato ad una delle flotte, in questo caso a quella della Circoscrizione di Zupes, una più incisiva penetrazione nel cuore dei contingenti nemici. Dall’altra parte, invece, intanto che il conflitto apocalittico avvampava, il medesimo avrebbe permesso alle flotte delle Circoscrizioni di Antrus, di Pelen e di Osken di aggirarli e di sorprenderli su tre lati: quello di destra, quello di sinistra e quello superiore. Subito dopo, la flotta impegnata ad avanzare in profondità, portandosi più in basso, avrebbe dovuto costituire il quarto fronte, ossia quello inferiore, per completare finalmente l'accerchiamento. A parere del dio Iveon, una volta che fossero state effettuate quelle necessarie manovre iniziali, che erano da reputarsi strategicamente prebelliche, per la flotta delle divinità negative sarebbe stata la fine. Essa, infatti, compattata com'era in una massa unica rigidamente in assetto difensivo, avrebbe avuto poche possibilità di non avere la peggio. Quindi, la medesima sarebbe stata costretta a subire ingenti perdite, fino a ritrovarsi sull’orlo dello sterminio totale.

Dopo aver dato le ultime disposizioni sull’invasione ed avere definito i vari dettagli accessori, al fine di limare la strategia militare che egli stava per essere messa in campo, l'eroico dio diede l'ordine di invadere l’immenso Impero dell’Ottaedro. Allora le flotte astrali delle divinità positive, una volta che si furono dispiegate come aveva raccomandato il loro Comandante Supremo, presero celermente il volo verso lo sterminato spazio appartenente all’Impero dell'Ottaedro. La navigazione spaziale degli antimostri interessò un fronte così vasto, che spesso le quattro flotte astrali restavano separate da una moltitudine infinita di grandi e piccoli astri. La sua incredibile estensione si ritrovava a comprendere tre intere galassie, le quali, lungo il loro percorso, mediante la varietà dei loro astri, facevano mostra di spettacoli superbi ed inimitabili. Lo spiegamento di forze messe in campo dalle divinità benefiche, anche se ragguardevole nella sua imponenza, assumeva nello spazio cosmico un valore assai scadente, poiché vi si sperdeva come una goccia in una oceanica massa d’acqua. In verità, se si approfondiva meglio la cosa, il paragone esprimeva ancora insufficientemente la relazione reale esistente tra le due coppie di elementi summenzionati, cioè la quantità di acqua di una goccia e quella contenuta in un oceano.

Stimata in termini di tempo, la trasvolata intergalattica delle flotte del Tetraedro durò parecchi lucet, prima di sconfinare nell’Impero dell’Ottaedro. In quello spazio, il divino Iveon si servì dell’oculum appartenuto al kapius Brust per conoscere l’esatta ubicazione della flotta nemica ed individuare quei pianeti che davano ricetto alle divinità negative. Venuto in possesso di tali importanti informazioni, oltre a lasciare invariata la strategia di attacco precedentemente preparata per distruggere la flotta nemica, egli elaborò un ulteriore piano per colpire e disintegrare i pianeti anzidetti in modo sistematico.

Mentre le cose procedevano come esposto in precedenza, in Kosmos iniziarono già a percepirsi i primi segni di un conflitto imminente, il quale avrebbe dato luogo ad una Teomachia eccezionale di massima imponenza. Difatti due erano i motivi che lo portavano a credere. Il primo dei quali era costituito dal largo impiego di mezzi portentosi a cui si sarebbe ricorso, come si dimostravano i numerosi mostri ed antimostri. Il secondo era costituito dalla pletora di divinità che vi avrebbero preso parte. Esse ne avrebbero fatto la battaglia più folgorante e più destabilizzante che fosse mai stata registrata nella storia delle divinità ormai radicate in Kosmos! Il dio Iveon sapeva benissimo dove cercare e scovare la flotta delle divinità negative, la quale per il momento si era annidata nella galassia di Serven. Si trattava di uno spazio che, per certi aspetti, era da ritenersi misterioso, siccome non dava di sé nessuna individuazione. Esso era situato agli estremi confini orientali dell’Impero dell’Ottaedro, precisamente nella Circoscrizione di Sutr.

Perché il dio Brust aveva voluto scegliere quel posto, allo scopo di ancorarci la sua flotta astrale? Volendo rendercene conto, egli lo aveva fatto per due buone ragioni. In primo luogo, tale galassia era la più densamente popolata di sistemi stellari, i quali si prestavano a meraviglia ad un tipo di guerriglia a cui egli intendeva ricorrere. Tra l’altro, essi avrebbero fatto ai loro mostri tanto da riparo quanto da ottimo nascondiglio. Ma la cosa più importante consisteva nel fatto che gli astri che vi abbondavano, trasformandosi in vere e proprie trappole insidiose per gli antimostri assalitori, avrebbero permesso ai loro mostri di sorprenderli in modo micidiale. In secondo luogo, nel caso che la partita si fosse messa piuttosto male per loro divinità negative, la sua stessa posizione confinaria avrebbe garantito alla loro flotta un immediato spostamento nell'adiacente spazio extraimperiale. Inoltre, nel nuovo spazio cosmico, il combattimento si sarebbe svolto senza avvantaggiare nessuno dei due schieramenti impegnati nel duro confronto bellico. Ciò era vero, almeno dal punto di vista dell’intercettazione, da parte di uno dei veicoli belligeranti del fronte avverso. Nel dio Brust, a dire il vero, non era venuto meno il sospetto che gli era stato ventilato dal fratello Fuat. Secondo il quale l’astuto suo omologo della flotta rivale si sarebbe servito del prezioso oculum che un tempo gli era appartenuto, con l'obiettivo di avvistare i loro potenti mostri e di attaccarli senza difficoltà.

Anche il dio Iveon, non appena era venuto a conoscenza del luogo di collocazione della flotta nemica, aveva fatto le medesime considerazioni. Perciò era intervenuto a modificare in parte la strategia militare da adottare nell’incombente battaglia. Al momento attuale, intanto che l’avanzata delle divinità benefiche procedeva nello spazio dell’Ottaedro, i piloti dei Vurk e dei Pekad, come da nuove disposizioni ricevute dal Comandante Supremo, andavano distruggendo tutti quei pianeti che facevano registrare sul loro suolo la presenza di essenze divine di natura negativa. A migliaia, così, tra giganteschi ed accecanti falò, li si scorgevano sparire nello spazio cosmico, causando traumi irreversibili alla componente psichica dei loro divini abitatori. Per questo essi venivano sollecitati a ritornarsene in Tenebrun dal loro nuovo stato di salute, il quale adesso si presentava gravemente compromesso. Nel Regno delle Tenebre, gli stessi avrebbero trascorso una esistenza priva di gravi disturbi, quelli che in tale momento derivavano loro dallo stato disagiato dovuto ad una prolungata permanenza in Kosmos.

Gli interventi radicali, che venivano operati dalle divinità positive nei confronti di tali pianeti, non provocavano soltanto dei disagi insopportabili alle divinità malefiche. Essi significavano pure, per tutti i Materiadi che li abitavano, la fine istantanea della loro esistenza. Per loro fortuna, anche se i loro corpi finivano bruciati e carbonizzati sotto l’azione lesiva dei raggi energetici degli antimostri, la sofferenza fisica che li coinvolgeva durava al massimo pochi attimi, poiché subentrava ad essa la morte immediata. Lo scontro finale, a quel punto, poteva dirsi alle porte, siccome l’invasione era proceduta e si stava ultimando a ritmo sostenuto. Nei due schieramenti astronavali fervevano i preparativi di tipo offensivo in quello delle divinità positive e di tipo difensivo in quello delle divinità negative. In ogni parte si respirava un’atmosfera conflittuale di massima sovreccitazione, la quale si mostrava di esaltazione nei primi e di stress nei secondi. Sembrava proprio che sugli uni si agitasse l’aspersorio della sicurezza e dell’ottimismo, mentre sugli altri operasse una cesoia intenta a sminuzzare sia l’una che l’altro.

Quando infine giunse l’ora X, la galassia di Serven cominciò a diventare uno sfavillio di bagliori, i quali nascevano e morivano di continuo, conferendo allo spazio cosmico interessato un fascino di rara spettacolarità. Eppure esso, nello stesso tempo, celava insitamente una drammaticità spaventosa. Quello spettacolo vivace e seducente gli proveniva, oltre che dalla disintegrazione di mostri e di antimostri, principalmente dalla morte di migliaia di stelle, di pianeti e di satelliti. A tali astri, nel loro atto di spegnimento, veniva consentito di accendersi di una luce abbagliante di breve durata. In quella maniera, si dava a tutti loro la possibilità di dare l’estremo saluto al padre Kosmos. Il quale, dopo averli amorevolmente generati, adesso se li vedeva portar via a brandelli dalle numerose forze energetiche che erano intente a lottarsi tra loro.

Il confronto, dunque, si andò effettuando in una zona infida, la quale si prestava ad insidie di ogni sorta contro gli enti opponenti assalitori. I mostri, da parte loro, erano soliti celarsi dietro i numerosi astri, allo scopo di rivelarsi una sorpresa sgradita ai Pekad e ai Vurk, intanto che erano intenti a scovarli. Di questi ultimi, solo quelli ammiragli non correvano un simile pericolo, siccome essi potevano ricorrere alla proiezione istantanea. Mediante la quale, essi innanzitutto si sottraevano alla situazione scabrosa in cui venivano a trovarsi; però subito dopo, con un balzo all’indietro, si conducevano alle spalle dei mostri che li avevano messi in difficoltà. Così si davano a punirli con severità, facendoli esplodere e trasformare in una immensa fiammata. Per gli altri Vurk e per i Pekad, invece, l’insidioso agire dei mostri poteva anche rivelarsi esiziale. Per il qual motivo, nella maggioranza dei casi, essi preferivano fare tabula rasa del luogo in cui svolgevano la loro minuziosa ricerca. Costringendolo allo scoperto, si sentivano più sicuri di confrontarsi con un pericoloso nemico in agguato, abbattendolo senza la minima esitazione.

Quindi, più che ad uno scontro fra due differenti nature divine, si assisteva ad una caccia spietata che le divinità positive conducevano contro quelle negative. Pur ricorrendo le divinità malefiche a quel genere di combattimento, la battaglia infuriava a pieno vantaggio della flotta delle divinità benefiche. La qual cosa indusse il dio Brust ad ordinare ai loro mostri ancora operativi di abbandonare lo spazio imperiale e di spostare il combattimento nella limitrofa e neutrale galassia di Olces. In tale spazio, essi si sarebbero dovuti attivare in una lotta senza quartiere contro gli antimostri nemici. Allora ne scaturì uno scontro acuto e violento, che cacciò fuori i suoi artigli più graffianti e deturpanti. L’acuirsi del conflitto incominciò a rappresentare la distruzione di parecchi veicoli spaziali, la maggior parte dei quali apparteneva alle divinità negative. Essi, infatti, più degli altri, subivano inseguimenti, puntamenti ed abbattimenti, tra vampe ed esplosioni di enormi proporzioni. Per cui, in breve tempo, lo spazio galattico di Olces finì per trasformarsi in un vero teatro di sconvolgimenti, di perturbazioni e di operazioni demolitrici, senza avere dei limiti nella durata e nell'eccesso.

Si assisteva ad attacchi e a contrattacchi tra mostri ed antimostri, senza sosta e in preda alla furia più terribile. In entrambi gli schieramenti, ma di più in quello delle divinità positive, venivano scorte numerose schiere agguerrite in cerca di una nuova preda. Esse, che erano lanciate nella competizione bellica a tutta furia e alla ricerca della supremazia totale, rendevano sempre più sfoltite quelle nemiche, facendo assottigliare a vista d’occhio il numero dei loro mostri. Ma anche ci si muoveva in uno spazio, il quale aveva perduto la sua pacata serenità e viveva adesso il suo caos di reiterati brillamenti, di luci sinistre e di sconquassi scombussolanti. Infatti, si scorgevano astri che andavano in malora; si notavano essenze divine boccheggianti, che si ritrovavano naufraghe in un cosmo consegnato oramai alla barbarie del conflitto. Si avvistavano energie virulente, che erano dedite strenuamente a dilaniare uno spazio impotente a sottrarsi ai loro barbagli e ai loro disfacimenti, finendo a volte per collassare e per scomparire nel nulla.

Quando tutti i Burkon e i Samund furono abbattuti, ogni eco disastroso della battaglia si smorzò in una quiete immota e senza respiro. Tacquero allora i clamori dei mostri e degli antimostri sfreccianti; inoltre, cessarono le agonie di mondi senza pace. In nessuna parte della galassia, ora si rilevavano umori di stizza e di voglia distruttiva; ovunque iniziò a spadroneggiare un senso di attesa spasmodica. Ormai il conflitto si poteva considerare definitivamente concluso, dal momento che l’Impero dell’Ottaedro era stato smembrato e cancellato per sempre dalla faccia di Kosmos. La qual cosa era stata ottenuta, grazie soprattutto alle brillanti doti strategiche del dio Iveon. Egli, in tale indimenticabile Teomachia, aveva impiegato il meglio di sé stesso, facendo ottenere alle divinità positive un successo clamoroso, il quale era da reputarsi grandioso e trionfale. Allora, essendo cessato il conflitto, tutte le divinità negative dell’Ottaedro, le quali si erano ritrovate senza più il loro pianeta ospitante e con una psiche conciata davvero male, si affrettarono a raggiungere Tenebrun. Altrimenti, non avrebbero posto fine ai loro danni e disturbi psichici. Per esse, non ci sarebbe stata mai più la possibilità di ritornare in Kosmos, essendo stata rovinata irrimediabilmente la loro essenza psichica.

Dopo che il gruppo delle divinità di Zupes ebbe fatto ritorno in patria, il primo pensiero del gerark Vaulk e del dio Iveon fu quello di correre subito in soccorso di Ukton e di Elesia. Ma prima di avviare i preparativi per la nuova spedizione, il dio Iveon aveva deciso di concedersi un breve periodo di riposo. Durante il quale, egli poté riposarsi e trascorrere con la moglie Annura degli attimi dolci e rilassanti. In quel modo, ebbe la possibilità di rifarsi insieme con lei almeno in parte delle delizie non godute in passato. Quando infine il riposo lampo ebbe termine, il dio dell'eroismo si diede ad allestire immediatamente i preparativi per la nuova partenza, siccome non vedeva l’ora di andare a recuperare i due sventurati divi lontani. Una volta che li ebbe ultimati, egli si condusse dall’amico Vaulk per comunicargli che era già pronto per ripartire.

Il dio Iveon si era appena salutato con il gerark, allorché si presentò ad entrambi Iovi. Egli recava al dio del coraggio un altro messaggio da parte della diva Elesia, il quale risultava il seguente: "Accorrete al più presto in nostro soccorso! Una forza oscura, della quale ignoriamo la natura e l’ubicazione, ci impedisce di raggiungere Zupes; anzi, sta tentando di risucchiarci con la sua attrazione fatale! Venite a liberarci, per favore, senza perdere un attimo di tempo! Vi stiamo aspettando!"