348-GHIRDO PRESENTE ALL'INAUGURAZIONE DELL IMPERO DI ZURLOF
Il castello, che il mago Zurlof aveva costruito sull'isola di Tasmina e che aveva denominato Keuatok, era un'opera eccezionale. Perciò i sovrani della Terra potevano solo sognarselo, senza mai riuscire a possederne uno uguale nella realtà. Ma prima di passare alla sua descrizione, va precisato che il territorio dove esso era situato aveva una superficie di settanta miglia quadrate; mentre il significato del nome dato alla fortezza era "La dimora di Keuà". Come anzidetto, nessun re avrebbe mai potuto farsi costruire un castello come quello del semidio Zurlof. Egli aveva corredato la sua ciclopica costruzione di arredi e di suppellettili, i quali erano da definirsi da mille e una notte. Anche gli affreschi e le decorazioni non risultavano di minore valore: gli uni e le altre rispettivamente abbellivano ed impreziosivano le sale e i lunghi corridoi. Quanto agli ambienti, che si incontravano numerosi sui tre livelli del castello, essi presentavano dei pavimenti marmorei pregevoli. La loro composita policromia, nel riprodurre le sue chiazze difformi e lucide, creava dei giochi di struttura inimitabili. Essi, a loro volta, ne rendevano la visione gradevole ed appagante agli occhi di coloro che avevano la fortuna di camminarci sopra e di ammirarli. Comunque, pure gli infissi, che rifinivano con eleganza i vani di porte e finestre, si rivelavano di altissimo pregio. Essendo lavorati ad intarsio, nonché decorati con lamelle d'oro e d'argento, riproducevano diversi e fitti disegni arborescenti, che si mostravano leggermente in rilievo. Ma il particolare che faceva distinguere maggiormente la dimora del mago dalle regge dei monarchi era la presenza in essa di varie immagini evanescenti, che erano sollecitate da incredibili effetti dinamici. Posizionate al centro oppure agli angoli di alcune sale, esse raffiguravano fontane, bracieri, esseri volanti, alberelli fruttificanti, nonché altre forme di diversa natura. I cui dinamismi multicolori avrebbero affascinato e divertito oltre ogni aspettativa i visitatori, se ce ne fossero stati a visitare il castello. Per il mago Zurlof, per la verità, l'ambiente più importante era la grande sala ovale, al centro della quale si scorgeva il sarcofago di vetro che custodiva il corpo imbalsamato della madre Keuà. In essa, egli poteva avere a disposizione anche tutti i diversi strumenti di propria creazione. Si trattava di sofisticate apparecchiature, le quali, tra l'altro, gli permettevano il controllo accurato della sua casa e dell'intera superficie dell'isola di Tasmina.
Adesso, però, veniamo alla parte esterna del castello. A tale riguardo, prima va fatto presente che esso era stato costruito dal mago nel punto centrale del bosco, dopo che si era adoperato per ottenervi una spaziosa radura. La sagoma del titanico blocco di pietra, più che mostrarsi all'esterno con un'armonia di forme, evidenziava la macchinosità dell'intera struttura. Essa metteva visibilmente in mostra un groviglio di torri e torrette, che abbondavano di elementi pinnacoliformi. I quali, con un coro di rabbia e di sdegno, si avventavano contro un cielo che dava di sé un aspetto sempre plumbeo. L'atmosfera intorno al castello, quindi, si presentava decisamente lugubre, come se si fosse di fronte ad un gigantesco mausoleo. Ad ogni modo, era stato il suo ideatore e realizzatore a desiderarlo circondato da quel clima funebre, dovendo esso fare da vero sepolcro alle spoglie della madre estinta. Ma in seguito Zurlof aveva voluto perseguire altri due obiettivi, i quali erano stati la permanenza di un cielo fosco sull'isola e la presenza di un mare burrascoso intorno ad essa. Con il primo, intendeva conferire al castello un aspetto più sepolcrale; con il secondo, invece, mirava a dissuadere tutti gli esseri umani dallo sbarcare nell'isola e dal profanarla con la loro presenza disturbatrice. Così essi non avrebbero arrecato alcun tipo di disturbo al plurimillenario sonno della genitrice, siccome egli preferiva immaginarla sempre come se dormisse, anziché priva di vita. Se poi qualche intruso fosse riuscito ad approdarvi, in quel caso lo avrebbe fatto pentire della sua arroganza sacrilega, ricorrendo a punizioni che erano molto rigide. In merito ad esse, il mago ne aveva ideato diversi tipi, tutti che procuravano agli intrusi una morte terribile, dopo essere andati incontro ad abbondanti tormenti! Perciò, una volta ultimata la totalità dei lavori che si era proposto di condurre a termine, il mago aveva esclamato: "Adesso che ho soddisfatto ciascun mio desiderio, decreto che Tasmina dovrà essere il mio impero fino alla consumazione dei millenni! Perciò proibirò a tutti gli esseri umani di questo pianeta di porre piede sulla mia isola. Se poi qualcuno di loro avrà l'ardire di violarla, egli dovrà pentirsene amaramente. Parola del mago Zurlof!"
Dopo un imprecisato numero di anni, presi dalla voglia di vederlo e di abbracciarlo, erano andati a trovarlo il padre, che era il dio Dupros, e la zia, che era la maga Taler. Ovviamente, in precedenza Zurlof aveva fatto giungere ad entrambi le coordinate che avevano indicato ad entrambi l'esatta posizione geografica della sua isola sul meraviglioso pianeta Geo. A tale riguardo, giustamente, il lettore si starà chiedendo in che modo il mago aveva fatto pervenire ai due parenti le esatte indicazioni geografiche per raggiungerlo. Ebbene, visto che egli lo ignora, cerchiamo di chiarirglielo nella maniera più semplice possibile. Intanto cominciamo col dire che i suoi ritrovati magici potevano permettergli questo ed altro. Ad ogni modo, per la trasmissione di comunicazioni di tal genere, il mago si serviva della sua sfera di cristallo, la quale era enorme e si trovava al centro della sua sala ovale. Inoltre, ricorreva agli altri strumenti che costituivano il suo efficiente armamentario, al fine di muoversi e di agire nel campo della magia e dell'astronomia.
L'arrivo dei due parenti stretti aveva reso felicissimo il mago, il quale li aveva accolti con grande affetto e con sommo piacere. I suoi graditi ospiti, però, ancor prima di riposarsi e di consentirgli di disporre per loro un ottimo ristoro, avevano preferito visitare l'intero castello, intenzionati a rendersi conto di come si era sistemato il loro caro congiunto. Dopo aver constatato di cosa Zurlof era stato capace di attuare, il padre e la zia si erano stupefatti ed avevano voluto elogiarlo per gli altissimi meriti dimostrati nella creazione della sua dimora. I divini ospiti avevano anche apprezzato la profonda venerazione dimostrata verso la madre naturale, per la quale aveva fatto tutto ciò che era nelle sue facoltà. Perciò adesso poteva essere ammirata nella propria dimora. Ma se le parole paterne si erano limitate solo ai complimenti e agli elogi espressi con sincerità, quelle della zia erano volute andare ben oltre. Difatti ella, abbracciandoselo teneramente come un vero figlio, gli aveva aggiunto:
«Zurlof, essendo riuscito a strappare ad un passato remotissimo almeno le spoglie della tua genitrice, hai superato perfino te stesso. Anche la tua fortezza è un'opera che tutti i maghi di Kosmos possono solo invidiarti! Ma come hai fatto a conseguire l'una e l'altra cosa, figlio mio? Chiedo venia, Zurlof, se ho continuato a chiamarti figlio, poiché forse ora preferisci di più che io ti chiami nipote. Non è forse vero?»
«Non preoccuparti, zia: puoi chiamarmi come ti riesce meglio! Ma nel mio intimo continuerò a considerarti la mia affettuosa madre, la quale nel passato si è prodigata per me con tutta sé stessa! In merito alle cose che sono stato capace di creare, non dimenticare che sono il Mago dei maghi. In quanto tale, per questo, niente mi viene negato dalla mia insuperabile magia, compreso pure ciò che per gli altri è impossibile!»
«Hai ragione, mio diletto nipote, dal momento che lo dimostrano le tue opere ineguagliabili! Al posto tuo, le farei stimare anche da una buona parte delle divinità negative che risiedono su questo pianeta, ovviamente mi riferisco a quelle che trascorrono la loro esistenza nelle zone viciniori alla tua isola. Perciò evita di tenerle celate a tutte loro sopra questa sperduta isola, che esse anche ignorano!»
«Cosa dovrei fare, zia, per ottenere quanto mi stai suggerendo? Dovrei mettermi a spargere ai quattro venti la notizia dell'esistenza della mia isola e del mio castello? Se lo facessi, apparirei ridicolo alle orecchie di alcune divinità e presuntuoso agli occhi di altre! Non ti sembra che dopo avverrebbe proprio ciò che ho ti ho appena fatto presente?»
«Non intendevo spronarti a fare una cosa simile, mio caro Zurlof! Volevo invece consigliarti di inaugurare la tua dimora, organizzandovi grandi festeggiamenti ed invitando all'inaugurazione le divinità negative delle regioni finitime e di quelle più lontane. Mi sono spiegata adesso a cosa mi riferivo prima, caro nipote mio?»
«Zia, se non conosco le divinità che dovrei invitare all'inaugurale cerimonia, come farò giungere ad esse il mio invito di partecipazione? Cosa mi rispondi a tale riguardo? Già, tu hai sempre la risposta a tutto!»
«Se tu non le conosci, Zurlof, potrebbe darti una mano tuo padre a permetterti di fare la loro conoscenza. Essendo vissuto per oltre un millennio su questo stupendo pianeta, potrà indicartele lui. Magari potrà perfino andare lui stesso ad invitarle dove si trovano, al posto tuo!»
Allora il mago Zurlof, rivolgendosi al genitore presente, il quale in quel momento era soprappensiero e non aveva ascoltato affatto le parole della sorella, gli aveva domandato:
«Padre, mi dici quante divinità hai conosciuto sul pianeta Geo? A voler dare credito alla zia, di sicuro saranno state molte quelle con le quali hai avuto delle relazioni di amicizia!»
«A prescindere dal fatto che sulla Terra ci sono anche dei nostri parenti, figlio mio, ti posso assicurare che ne ho conosciute un gran numero. Con alcune di loro poi, che saranno più o meno una decina, ho perfino coltivato una bella e sincera amicizia, la quale non è mai venuta meno. Difatti vado ogni volta a trovarle, quando mi trovo a passare da queste parti di Kosmos. Esse mi ospitano volentieri, poiché ogni volta sono felici di rivedermi e di conversare con me!»
«Dunque, padre, se decidessi di seguire il consiglio di mia zia, che dopotutto è anche tua sorella a metà, non avresti difficoltà alcuna a far pervenire a tali divinità il mio invito? Se me ne dai conferma, all'istante procederò in tal senso, mettendo in moto la macchina dei solenni festeggiamenti, quelli che presto dovrebbero aversi nella mia fortezza!»
«Certamente, figlio mio! Perciò puoi appagare il desiderio di tua zia, facendo ciò che ella ti ha suggerito, poiché sarò lieto di mettermi a tua completa disposizione. Durante l'inaugurazione, vedrai arrivare nel tuo castello uno stuolo di divinità negative, tutte avide di fare bagordi e di conoscere quanto hai saputo strafare nel tuo castello! Sono certo che non mancherà, da parte loro, una normale punta di invidia!»
«Se mi dai tale assicurazione, padre mio, già da domani incaricherò la zia di allestire i vari preparativi, affinché nel mio castello ogni cosa si svolga senza alcuna pecca che potrebbe farmi sfigurare!»
Il resto della giornata era stato trascorso innanzitutto a soddisfare i vizi della gola, anche perché ognuno di loro aveva manifestato una fame da lupo. Quanto alle ghiottonerie preparate da Zurlof, esse erano state così prelibate ed appetitose, che i suoi due preziosi ospiti e lui medesimo non ne avevano potuto fare a meno di divorarne a più non posso. Dopo il primo boccone, che era servito di assaggio, ne erano seguiti numerosi altri, che essi avevano continuato a gustare con una particolare ingordigia. In tutto il pomeriggio e per buona parte della serata, i tre congiunti avevano parlato delle loro vicende, facendosi delle domande reciproche. Alcune avevano riguardato i loro ricordi, soffermandosi su quelli che li avevano visti impegnati insieme in vicende interessanti. Le rimanenti ore, invece, avevano avuto come argomento i fatti che erano accaduti ad ognuno, quando erano stati lontani. Perciò la terna dei congiunti aveva trascorso alcune ore gaie e piacevoli, avendo esse consentito a tutti e tre di rammentare avvenimenti di vecchia data, che erano stati vissuti in compagnia. Inoltre, ciascun parente non si era astenuto dal raccontare alcuni fatti che lo avevano visto come unico protagonista. Per cui gli altri due non potevano conoscerli, a causa dell'immensa distanza che era esistita tra uno di loro e gli altri due, mentre essi si svolgevano. Infine, siccome era calata la notte da parecchio tempo, Zurlof, il padre e la zia avevano deciso di andarsene a dormire. Allora, completamente in preda al sonno, essi si erano rifugiati nel loro soffice letto.
Il giorno successivo, la sveglia c'era stata, quando il sole era già alto nel cielo, avendo il luminoso astro splendente raggiunto la metà del percorso che lo separava da mezzogiorno. Allora la maga Taler, da intraprendente qual era, facendosi aiutare anche dal nipote, si era data a mettere a fuoco le varie cose che erano da organizzarsi e da realizzarsi per l'ottima riuscita dell'inaugurazione del castello. Così, dopo avere avuto le idee abbastanza chiare su quanto era da allestirsi, ella era partita come una freccia nel dedicarsi ai vari preparativi della festa. Anche perché essa si sarebbe tenuta nella fortezza del suo caro nipote, nel giro di un trimestre e in pompa magna. Invece il dio Dupros aveva lasciato l'isola, dopo tre giorni di permanenza presso la dimora del figlio. Essendosi preso l'incarico di recare l'invito alle varie divinità di sua vecchia conoscenza, il quale avrebbe anche dovuto persuaderle ad aderire all'inaugurazione del castello, egli era andato appunto ad assolvere tale suo compito. Così facendo, il dio della magia aveva fatto contento il figlio ed aveva anche appagato il desiderio della sorella.
L'inaugurazione del castello era avvenuta tre mesi dopo. Infatti, a Zurlof e alla zia Taler era bastata quella quantità di tempo per portare a termine ogni preparativo, lavorando in un rapporto di febbrile collaborazione. La maga era stata brava ad impartire ordini e a fare proposte; mentre il nipote si era rivelato irreprensibile nell'eseguirli, attuandoli davvero nella maniera più impeccabile. Alla fine ogni cosa era stata approntata con la massima cura e con risultati inappuntabili.
In relazione al centinaio di divinità intervenute, esse erano state ospitate per un mese intero presso la dimora del mago Zurlof, che le aveva tenute in grande agiatezza ed aveva messo a loro disposizione ogni ben di dio. Le loro serate, oltre ad essere caratterizzate da abbondanti e squisite cene, erano state allietate da divertenti fuochi pirotecnici. I quali si erano dati a ricamare il buio cielo con disegni scintillanti e luminosi sempre diversi. Così le divinità da lui invitate presso la propria dimora, oltre a divertirsi un mondo, avevano avuto l'opportunità di ammirare le fantastiche meraviglie prodotte dalla sua insuperabile magia. Egli aveva messo a disposizione dei loro occhi un repertorio di capolavori d'arte, essendo stati ricavati con svariati artifici magici. Quei prodigi non smettevano di incantare quanti avevano la fortuna di ammirarli, poiché erano stati ottenuti con il beneplacito della portentosa onniap.
In quell'occasione, il dio Dupros aveva presentato a Zurlof tutte le divinità da lui invitate presso il suo castello, le quali adesso erano sue ospiti. Fra le tante presentazioni divine, però, sarà fatta menzione solo di quelle che hanno avuto e continueranno ad avere un ruolo importante nel nostro racconto. Il divino genitore di Zurlof gli aveva presentato per primi i suoi cugini Sartipan e Siroctu, i quali erano entrambi figli del dio Strocton. Quest'ultimo era la divinità maggiore negativa, la quale era stata messa a tacere da secoli dal dio positivo Matarum. Insieme con il primo dei due divini fratelli, era stato presentato anche il mago Ghirdo, essendo suo protetto e suo fedele servitore. Tra gli ospiti del castello, era risultato anche Araneo, il famigerato dio del sesso, che già abbiamo avuto modo di conoscere molto bene. Egli aveva partecipato all'inaugurazione insieme con il cugino Prefut, il quale era il dio dei sortilegi. Altre divinità di rilievo, che avevano aderito all'invito del semidio Zurlof, erano state le seguenti: Admur, il dio degli omosessuali; Loxus, il dio dei pedofili; Nundez, il dio dei delatori; Cecon, il dio dei traditori; Sufen, il dio dei seviziatori; Terbud, il dio del buio; Kursop, il dio dei permalosi; Patiuk, il dio degli incestuosi; Vilsod, il dio della pestilenza; Funduz, il dio dei fornicatori. Ognuno di loro, non volendo patire una grande noia in Keuatok, si era presentato con una dea accompagnatrice, la quale era la sua consorte oppure la sua compagna del momento, i cui nomi possiamo fare a meno di apprendere, non risultandoci di alcun interesse.
In verità, il mago Ghirdo era stato presentato al mago Zurlof non dal padre Dupros, ma dal cugino paterno Sartipan, essendo il suo protettore. In quella circostanza, pur essendo colleghi, essi si erano dette appena poche cose e non si erano scambiati neppure una sola idea sulla magia. Ma prima della fine del suo soggiorno castellano, lo zoppo Ghirdo era riuscito ad ottenere un breve colloquio privato dal potente e prestigioso mago dell'isola di Tasmina. Una volta al cospetto l'uno dell'altro, era stato il mago Zurlof ad aprire bocca per primo. Il suo intervento iniziale, se proprio lo vogliamo conoscere, aveva manifestato una nota di aggressività nei confronti del suo ospite. Infatti, il Mago dei maghi all'improvviso aveva incominciato a rivolgersi a lui in questo modo:
«Ehi, tu, che sei un essere inferiore, in quanto essere umano, lo sai che non dovresti essere sulla mia isola di Tasmina? Se ti ho permesso di partecipare all'inaugurazione, è stato soltanto per non fare un torto al dio Sartipan, il quale è un cugino di mio padre! Comunque, dal momento che adesso ci sei stato condotto, mi conviene lasciar perdere.»
«Perché mai, Zurlof, hai deciso di parlarmi in questo modo, che ritengo senz'altro sgarbato? Non siamo forse noi colleghi, come in precedenza ti ha riferito il tuo esimio parente? Intanto ti faccio presente che puoi chiamarmi benissimo Ghirdo!»
«Protetto del mio parente, devi sapere che avevo giurato a me stesso che giammai avrei permesso a qualche Materiade di porre piede sulla mia isola, senza punirlo esemplarmente. Per te, ho fatto una eccezione, consentendoti l'accesso alla mia isola! Hai compreso il mio aggressivo atteggiamento nei tuoi confronti? Perciò cerca di non prendertela!»
«Ti ringrazio, Zurlof, per la magnanimità che hai voluto accordarmi, pur non essendo una divinità. Ma prima di procedere nella nostra conversazione, dammi il tempo di congratularmi con te, per il tuo inestimabile genio artistico, il quale ha saputo dimostrare una magia straordinaria. Per questo non posso che complimentarmi con te, per le mirabili ed indefettibili opere che hai saputo ottenere nel tuo stupendo castello!»
«Grazie per avere apprezzato la mia magia, Ghirdo! Adesso, però, mi dici perché hai voluto incontrarmi in privato? Sono sicuro che non è stato solo per farmi i tuoi complimenti ed esprimermi le tue vive congratulazioni. Le quali cose potevi farmele senza difficoltà, anche in presenza degli altri miei preziosi ospiti. Non è forse così?»
«Hai proprio ragione, Zurlof! Se ti ho chiesto un abboccamento a due, è perché intendo proporti di diventare amici. Così parleremo di tante cose, visto che ne abbiamo molte in comune. Se accetti la mia proposta, in seguito ritornerò a trovarti con calma ed approfondiremo la nostra amicizia, come si deve. Tu che ne dici? Se ci rifletti a mente serena, i nostri incontri ti eviteranno la monotonia e la noia giornaliere. Le quali ti possono derivare soltanto dal condurre una vita solitaria in questo tuo enorme castello! Mi hai inteso dove voglio arrivare?»
«Se proprio ci tieni tanto che diventiamo amici, Ghirdo, non ci costa niente provare ad esserlo. Nel caso poi che dovessimo appurare che ne vale la pena, ci adopereremo per coltivare l'amicizia, come si conviene tra due grandi amici. Altrimenti, non eravamo amici prima e continueremo a non esserlo neppure dopo. Spero che la mia offerta ti abbia soddisfatto quanto desideravi, mago, avendoti concesso il massimo!»
«Altro che, Zurlof! Allora restiamo d'accordo, come hai suggerito. Ti anticipo che non vedo l'ora di venire a farti una nuova visita, quando nel tuo castello saremo solamente io e te, per cui non ci sarà più tanta baldoria in giro a disturbarci! Vedrai che la nostra amicizia sarà bellissima e prevedo che gioverà tantissimo ad entrambi. Arrivederci a presto, illustre mago, e stammi bene, nel frattempo che non torneremo ad incontrarci ancora nella tua magnifica dimora!»
A conclusione del mese di festeggiamenti, che Zurlof aveva indetto in Keuatok, le divinità invitate all'inaugurazione avevano lasciato con rincrescimento il castello del mago e se ne erano ritornate alle rispettive dimore. Anche il padre e la zia, dopo averlo abbracciato con affettuosa familiarità, avevano intrapreso dispiaciuti il loro viaggio alla volta del loro pianeta Quartior. Comunque, il dio Dupros, dopo avere accompagnato la sorella al suo castello, se ne sarebbe andato di nuovo in giro per Kosmos. Probabilmente la maga Taler, se non era per il fatto che non tollerava di avere tra i piedi dei maghi più esperti di lei, avrebbe accettato l'invito del nipote, che le aveva chiesto di trasferirsi in modo permanente su Geo per abitare nel suo castello. Ella, però, a differenza di lui, era anche una brava profetessa. La qual cosa spesso le consentiva di prevedere fatti che si sarebbero avverati senz'altro nel futuro. Il suo spirito profetico si era manifestato, anche quando si era ritrovata davanti alla salma mummificata della madre del nipote, che era Keuà. Dopo averla osservata a lungo e per bene, ella si era ispirata a lei, facendo presente al figlio del fratello:
«Zurlof, hai agito bene, nel proporti di recuperare il corpo della tua povera madre dal passato, ricomponendolo ed imbalsamandolo, come hai fatto. Lo sai perché? Un giorno ci sarà qualcun altro a ridarle la vita, completando così la tua opera iniziata. Ti assicuro che egli la spunterà dove tu hai fallito! Perciò ti toccherà essergli grato.»
«Non posso credere, zia, che ci possa essere in Kosmos un mago più in gamba di me! Nessuno mai potrà superarmi, poiché io sono il Mago dei maghi! Comunque, se egli sarà in grado di far resuscitare la mia genitrice, accetterò volentieri la sconfitta che mi verrà inflitta da lui! Inoltre, lo ringrazierò vivamente per la sua opera di magia a tutto vantaggio di mia madre! Che egli ben venga, quindi, sopra la mia isola e compia un simile miracolo, da me tanto sperato!»
«Invece sono certissima, Zurlof, che nessuno mai sarà in grado di toglierti il primato nel campo della magia. Infatti, chi ridarà la vita a tua madre non avrà nulla a che vedere con l'arte magica. Egli, però, sarà un insuperabile campione nel suo genere, anche se oggi non riesco a palesarti in che cosa egli eccellerà per davvero.»
«Se intendi asserirmi che sarà un dio o una dea, zia, ciò neppure potrà essere possibile. So per certo che nessuna divinità residente in Kosmos, come pure un suo prodotto, potrà restituire il soffio vitale ad un Materiade morto. Dunque, come è possibile che in avvenire si avvererà l'evento che mi hai vaticinato, circa il futuro di mia madre?»
«Ti ripeto che questo non te lo so palesare, Zurlof, essendoci il buio totale intorno a questo particolare. Con molte probabilità, l'esecutore di un simile miracolo non sarà neppure una divinità. Magari sarà un essere umano ad operarlo, contro ogni tua previsione!»
«Allora peggio che andar di notte, zia! Figùrati se un Materiade potrà compiere un prodigio di tale portata! Lo sai benissimo che posso tormentare l'esistenza ad ogni essere umano, come e nella misura che desidero. Posso anche ridurlo mio schiavo, facendogli eseguire ciò che mi passa per la testa! Per la quale ragione, lo ritengo impossibile che egli potrà riuscire dove io ho fallito in passato!»
«Non metto in dubbio, nipote mio, quanto affermi. Ho voluto unicamente ventilarti una mia ipotesi, dopo quanto mi avevi asserito sulle divinità. Ossia, ho tentato di trovare un'alternativa ipotetica, al fine di dare un volto a colui che in futuro farà ritornare in vita tua madre. Ma siccome non è permesso alla mia arte divinatoria conoscere in anticipo la sua natura, non serve stare qui a lambiccarci il cervello inutilmente. Conviene soltanto bearci del fatto che in futuro ciò accadrà senza dubbio e niente potrà impedirlo! Quindi, cerca di esserne solo contento!»
«Hai proprio ragione, zia cara. A questo punto, noi due dobbiamo sperare che le tue doti di pitonessa non abbiano preso alcun granchio e che ancora una volta ti abbiano fatto predire il vero! Ti ringrazio infinitamente per avermi risollevato un po' con la tua profezia. La quale, a quanto pare, mi sarà favorevole. Essa, se lo vuoi sapere, già comincia a farmi sognare, incanalandomi verso una dolce e bellissima speranza!»
Si era concluso così il presagio che la maga Taler aveva rivelato al nipote, il quale non lo aveva accolto con scetticismo. Anzi, con esso il mago Zurlof aveva preferito porre una seria ipoteca sulla futura resurrezione della madre Keuà. Dalla quale adesso gli provenivano un sacco di sogni, che un giorno di sicuro si sarebbero realizzati.
Rimasto poi nella sua solitudine, egli aveva cercato di rifarsi della sua serenità di un tempo. Si trattava di quella che non aveva più assaporata da oltre tre mesi, a causa dei recenti festeggiamenti inaugurativi, che la zia Taler gli aveva consigliati. Alla fine, quando tutto era ritornato tranquillo nel suo castello, Zurlof aveva avvertito un gran bisogno di darsi alla meditazione. Essa gli avrebbe fatto evitare il turbinio caotico di alcuni pensieri, il cui obiettivo era quello di guastare la giornata a chi non intendeva lasciarsi coinvolgere in certe situazioni e in alcuni fatti, che provocavano esclusivamente rincrescimento. Questa volta, però, il suo atto meditativo non aveva dato i frutti sperati. Infatti, lungi dal renderlo estraneo a qualsiasi vicenda che lo ricollegava a sé, esso lo aveva dato in pasto ad un episodio ancora caldo, che gli era accaduto da poco.
Si trattava del bel vaticinio della zia. Esso gli aveva presagito che la madre, in un futuro poco lontano, sarebbe stata riportata in vita da un essere ignoto, di cui non si conosceva neppure la natura. A quanto pareva, si ignorava di lui perfino se egli sarebbe stato un essere divino oppure un comune mortale. Adesso, per la verità, più che interessarsi dell'autore della futura resurrezione materna, il mago Zurlof stava riflettendo su come sarebbe stata stupenda la propria vita, vivendola accanto alla madre rediviva. Al pensiero di quella nuova realtà, intimamente egli si sentiva giocondo e beato come un bambino. Anzi, voleva già festeggiare l'avvenimento futuro. Inoltre, ritenendo doveroso da parte sua custodirlo dentro di sé come il più grande dei tesori, il poveretto si era già messo in ansia per esso. Trepidava, al solo prefigurarsi lo straordinario evento, il quale era prossimo ad arrivare; anzi, moriva dalla voglia di vederlo realizzare al più presto, magari il giorno seguente.
Al termine delle sue emozioni e dei suoi cambiamenti umorali, però, il mago aveva stabilito di riposare ai piedi del sarcofago della madre. Così facendo, egli voleva quasi sfogarsi con lei e metterla in quel modo al corrente che presto ella avrebbe rallegrato le sue giornate grigie e noiose con la sua presenza da viva nel castello. Quel suo atteggiamento, comunque, c'era stato, pur sapendo che il suo annuncio e l'estrinsecazione del suo stato d'animo, l'uno e l'altra rivolti all'amata genitrice, non potevano essere né ascoltati né condivisi da lei! Ma per lui l'averlo fatto aveva avuto un significato profondo, per cui lo aveva colmato di gioia. Difatti, grazie ad esso, egli era riuscito ad immedesimarsi con una preziosa realtà, quella che adesso non smetteva di bramare ardentemente.