342-IL DIO KUSTOZ INVESTIGA SULL'UMANO IVEONTE

Anche gli Anacundios avvistarono l'arrivo di Iveonte, mentre volava in direzione del villaggio da loro sorvegliato. Convinti che si trattava proprio dell'umano eroe, del quale essi avevano già avuto qualche notizia dal divino genitore, i tre gemelli semidivini si astennero dall'avere con lui un confronto diretto. Inoltre, non essendo sicuri che la loro invisibilità funzionasse anche con la sua persona, essi presero la saggia decisione di sottrarsi alla sua vista. Invece lo avrebbero solo controllato, standosene a rispettosa distanza oppure nascondendosi tra il fitto fogliame della vegetazione sottostante. Nel frattempo, però, i mostruosi tre semidei si resero conto che il loro avversario, come avevano ipotizzato, aveva anche la facoltà di volare alla loro stessa maniera. La qual cosa venne a dissipare la loro precedente perplessità che avevano avuto circa la prerogativa volatile del loro rivale. Adesso dovevano soltanto appurare se egli, diversamente da tutti gli altri esseri umani, riuscisse a neutralizzare la loro invisibilità, rendendoli visibili ai suoi occhi. In caso affermativo, egli poteva affrontarli ad armi pari, privandoli nell'imminente scontro di ogni loro privilegio e di ogni loro vantaggio. Comunque, a loro parere, c'era sempre il fatto che essi erano degli ottimi combattenti aerei e possedevano delle potenti armi, le quali facevano parte del loro stesso corpo. Per la quale ragione, non sarebbe stato possibile al loro valoroso avversario disarmarli, sconfiggerli ed ucciderli. In seguito, però, mentre gli Anacundios controllavano accuratamente il loro prodigioso avversario, tenendosi a ragionevole distanza da lui e stando attenti a non farsi avvistare dal medesimo, uno dei germani, per l'esattezza Froet, propose ai suoi due consanguinei:

«Fratelli, cosa ne dite se, intanto che egli si presenta agli Zeiv, noi andiamo a scombussolargli il campo a modo nostro, ossia massacrando tutti i suoi uomini? Vi garantisco che, se agiremo in questo modo, ce la spasseremo; inoltre, gli daremo un nostro primo assaggio! Allora siete d'accordo con la mia idea oppure siete contrari?»

«La tua, Froet, potrebbe essere una bella idea;» acconsentì Lukut «però nostro padre ci ha ordinato di non prendere alcuna iniziativa, senza prima metterlo al corrente di essa e consultarlo in merito. Forse ti sei già dimenticato di tale divieto categorico, che egli ci ha imposto? Nel caso che fosse così, allora ti invito a rammentartelo!»

«Invece non l'ho scordato, Lukut!» lo contraddisse Froet «Ma l'ordine ricevuto dal nostro prudente genitore era riferito al solo eroe umano e non anche ai suoi uomini. Per questo possiamo intraprendere la nostra azione punitiva contro coloro che adesso sono rimasti nel suo accampamento, senza che egli possa intervenire a difenderli e a proteggerli!»

«Anch'io la penso come Froet, se lo vuoi sapere, Lukut.» approvò Empus «A noi è stato soltanto vietato di aggredire l'eroe umano, per cui ci è permesso di fare tutto ciò che vogliamo dei suoi uomini. Allora ci decidiamo a mettere in pratica quanto da lui ideato? Vi assicuro che non ce ne pentiremo! Anzi, vi propongo di presentarci ai suoi uomini allo stato visibile. In questo modo, prima ci divertiremo ad infondere in loro il massimo terrore. Dopo, quando la paura avrà cominciato a renderli degli esseri pavidi e miserabili, daremo loro il colpo di grazia! Se sei pure tu d'accordo, possiamo partire all'istante!»

Infine, essendo stata condivisa anche dal loro germano Lukut la proposta di Froet, il terzetto semidivino si lanciò alla volta dell'accampamento di Iveonte, volendo approfittare dell'assenza in esso dell'eroe temuto dal loro genitore. Il quale, in quel momento, stava atterrando nel campo zeivino, allo scopo di esprimere ai suoi abitanti la sua solidarietà e di recare agli stessi il suo aiuto. Naturalmente, gli Anacundios ignoravano che in quel posto li attendeva una sorpresa, che non avrebbero affatto gradita. Anzi, essa li avrebbe spinti senza indugio a metterne al corrente il divino genitore per averne da lui una spiegazione.

Pervenuti sul luogo, i tre mostruosi gemelli iniziarono a volteggiare nel cielo sovrastante il campo di Iveonte, ora avvicinandosi ad esso ora allontanandosene. Intanto che si esibivano nella loro sarabanda di acrobazie aeree, essi si mostravano minacciosi e lasciavano intendere agli uomini del campo che presto avrebbero posto fine ai loro volteggi della morte. Allora avrebbero troncato tragicamente l'esistenza a tutti quelli che vi si trovavano. Così facendo, incutevano uno spavento incredibile ai Lutros, ai tre ospiti zeivini e perfino a Speon, non appena li scorsero. Solo Tionteo si mostrava indifferente alle loro patenti minacce, poiché l'amico Iveonte gli aveva garantito che nessuno e niente avrebbero mai potuto nuocere a qualcuno di loro durante la sua assenza. Già quando Ekuob era andato a chiamarlo e lo aveva fatto uscire dalla sua tenda per mostrargli il terribile spettacolo degli Anacundios, vedendolo in preda ad un folle timore, egli aveva domandato all'ospite zeivino:

«Mi dici, Ekuob, perché fai intravedere tanto sgomento sul tuo volto? Hai già scordato che nel nostro campo siamo al sicuro e superprotetti? Se Iveonte ci ha assicurato che in questo posto non ci accadrà nulla di brutto, dobbiamo credergli sulla parola, senza temere alcunché! Perciò cerca di ignorarli e di rasserenarti, tranquillizzando anche i tuoi fratelli!»

«Gli Anacundios sono sopra di noi, Tionteo. Essi le studiano tutte per intimorirci, ricorrendo perfino a vari gesti minacciosi. Soprattutto intendono manifestarci che tra poco verranno ad ucciderci come sanno fare soltanto loro! Per questo come possiamo non tenerne conto e mantenerci del tutto calmi, come tu ci stai consigliando di fare?»

«Invece tu lasciali agire nella maniera che vogliono, Ekuob! I tre mostruosi figli del dio Kustoz, oltre ai loro atteggiamenti ostili, non potranno farci pervenire nient'altro! Essi sono impotenti a raggiungerci e a farci del male, dal momento che Iveonte ci ha circondati di un qualcosa che è molto portentoso. Il quale non si lascia attraversare da nessun essere, sia esso umano, mostruoso oppure divino! Adesso ti sono stato chiaro abbastanza? Si vede che hai poca fiducia nel mio amico Iveonte!»

«Ciò che affermi, Tionteo, è vero! Io e i miei fratelli lo abbiamo già sperimentato di persona, dopo che il tuo eroico amico è partito. Volendo verificare quanto egli aveva dichiarato, abbiamo cercato di allontanarci dal campo. Ad un certo punto, ci è parso di sbattere contro un muro invisibile; ma per fortuna non abbiamo riportato alcun danno. Soltanto così abbiamo compreso che potevamo fidarci dell'eroico tuo compagno, prendendo coscienza che non bisogna mai dubitare della sua parola!»

«Allora perché continui a non essere fiducioso in lui, Ekuob? Ti prego di smettila di frignare come un adolescente e di tremare come una foglia, alla sola vista degli Anacundios! Se lo vuoi sapere, disapprovo nel modo più assoluto il tuo comportamento, il quale in questo momento appare sfiduciato e vile. Esso, se lo vuoi sapere, si palesa un'autentica offesa a colui che vi vuole aiutare, il quale è Iveonte. Perciò dovresti smetterla di comportarti, come stai facendo, se lo vuoi rispettare!»

«Se mi mostro così, Tionteo, una ragione ci sarà. Tu non hai visto ancora quale scempio la terna semidivina riesce a fare delle loro vittime, quando le aggredisce. Ecco perché essa non infonde alcun panico in te! Se invece avessi assistito ad una loro orrenda aggressione, adesso non staresti a parlarmi, come stai facendo; anzi, ti vedrei trepidare ancora più di me e dei miei fratelli: te lo garantisco! Ti confesso che mi sentirò completamente tranquillo, soltanto quando scorgerò gli Anacundios andare a sbattere contro la parete invisibile che ci circonda da ogni lato, senza riuscire a perforarla e a raggiungerci. Per adesso, a quanto pare, essi si stanno limitando soltanto ad instillarci un terrore folle; però quanto prima li vedremo dare inizio al loro terribile assalto. Se non te ne sei ancora accorto, la loro chiara intenzione è quella di fare di noi una cruenta carneficina, straziando impietosamente i nostri corpi!»

«Se è ciò che temi, Ekuob, allora gli orrendi mostri volanti inizino pure a concretizzare una simile loro intenzione perversa, poiché così si renderanno conto della loro impotenza a vittimizzarci! Ti garantisco che, quando essi si adopereranno per metterla in atto e li vedrai fare un grosso buco nell'acqua, ti libererai dal peso della paura, che adesso ti opprime e non ti fa vivere serenamente. La stessa cosa si avrà nei tuoi fratelli e in quanti si mostrano paurosi dei loro voli acrobatici. Dandotene atto, essi davvero non sono uno spettacolo da vedersi con piacere! Ma non dimenticare che anch'io ho visto come essi riescono a ridurre le loro vittime designate, dal momento che la notte scorsa lo hanno fatto pure con tre dei nostri Lutros. E tu dovresti saperlo!»

Intanto il personale del campo, eccettuato Tionteo, continuava ad assistere esterrefatto ai rapidi volteggi degli orribili Anacundios, che fendevano l'aria come se fossero impazziti. A volte gli uomini non riuscivano neppure a seguirli, talmente rapidi risultavano i loro moti effettuati nello spazio. Essi li scorgevano sia mentre puntavano verso il cielo infinito con scatti inverosimili e vi scomparivano, sia mentre ne riemergevano e precipitavano verso il vuoto sottostante ad una velocità supersonica. Ad ogni modo, pur comportandosi in quella maniera da far paura, la prole del dio Kustoz non palesava ancora l'intenzione di balzare in mezzo al gruppo che essi formavano, al fine di seminarvi una strage di corpi martoriati. Solo quando si convinsero che i tempi erano diventati maturi per attuarlo, avendo sgomentato i loro destinatari oltremisura, gli Anacundios stabilirono di dare l'assalto ai poveracci del campo. La maggioranza dei quali, sotto di loro, già se la stavano facendo addosso.

A quel punto, volando in picchiata verso i poveretti impauriti, capitò loro un fatto anormale. I tre mostruosi volatili avvertirono come se fossero andati a sbattere contro una solida parete rocciosa, per cui essa li fece rimbalzare all'indietro con un brusco movimento. In quell'urto tremendo, il duro contraccolpo da loro subito, anche se non li fece sfracellare a causa della loro semidivinità, dal punto di vista algologico, invece non li rese per niente indenni. Al loro impatto avvenuto in modo imprevisto, essi vennero investiti da un dolore intollerante nella parte superiore del corpo, di preciso quella che comprendeva l'intera loro testa. Dopo tale esperienza negativa, a nessuno dei tre fratelli venne più la voglia di riprovarci; anzi, preferirono rinunciarvi ed allontanarsi da quel luogo con la coda tra le gambe. Nei tre mostri, ora c'era soltanto una grande premura di raggiungere il loro divino genitore per metterlo al corrente di quanto gli era capitato e di farsi spiegare come era potuto succedere un fatto del genere. Al contrario, negli uomini del campo che avevano assistito ai loro deprimenti tre fiaschi, poco prima c'era stato un generale sollievo incontenibile, che lascio a voi lettori immaginare!

Così, una volta davanti al loro autoritario genitore, fu Lukut ad aprire il discorso con lui, essendo il più intraprendente. Dopo averlo informato di ciò che era successo a ciascuno di loro, nel tentativo di sterminare gli uomini che facevano parte del convoglio del grande eroe umano, con grande apprensione gli rivolse la seguente domanda:

«Vuoi dirci, padre, che tipo di ostacolo si è frapposto tra noi e gli uomini del nostro misterioso nemico, il quale così ci ha impedito di raggiungerli e di falciarli alla nostra maniera? Siamo convinti che tu sei in grado di spiegarci ogni cosa a tale riguardo e di suggerirci qualche tuo espediente per neutralizzarlo e per superarlo senza la minima difficoltà! Oppure non ne sei all'altezza di spiegaci ogni cosa in merito?»

«Si tratta di una barriera energetica invisibile, Lukut, la quale vi è stata creata senz'altro da qualche divinità. Essa si lascia attraversare soltanto da una forza di grado uguale o maggiore. Non possono alcunché contro la medesima i Materiadi, i semidei come voi e le essenze divine di grado inferiore. Se è stato un dio o una dea minore a produrla intorno all'accampamento dei forestieri, io potrò superarla senza meno; anzi, potrò addirittura neutralizzarla ed azzerarla. In caso contrario, pure a me verrà negato l'accesso al campo da tale barriera energetica. È tutto qui, figlio mio! Ma non eravamo rimasti che dovevate avvisarmi, prima di intraprendere una vostra azione contro lo straordinario Materiade?»

«Certo, padre! Noi, però, abbiamo agito contro i suoi uomini e non contro di lui. Lasciando adesso da parte questa nostra iniziativa, come mai, padre, non ci avevi fatto riferimento ad una divinità che fa da protettrice all'eroe umano? Egli, inoltre, come abbiamo scoperto stamani, possiede anche la facoltà di volare, esattamente come noi! Mi sembra impossibile che un essere umano possa essere dotato di tali preziose prerogative dalla divinità che lo protegge!»

«Eppure, Lukut, è proprio così; né poteva essere altrimenti, trattandosi di lui! Quando ho condotto il mio primo studio sull'umano eroe, non ho avvertito nelle sue vicinanze la presenza di nessun dio. Ho solamente notato che egli aveva in dotazione una spada ed un anello, i quali non potevano essere di fattura umana. Inoltre, in lui c'erano delle doti straordinarie ed un valore di altissimo livello.»

«Allora la barriera energetica posta a difesa del suo campo, padre, ci fa supporre che ci sia pure una divinità in compagnia dell'eroe umano, pronta a prendere le sue difese. Stando così le cose, dobbiamo attenderci un conflitto con lui più ostico di quello che avevamo immaginato, se non proprio del tutto a nostro sfavore! Nevvero?»

«In un certo senso, Lukut, hai ragione. Ma prima di farvi aprire le ostilità contro di lui, intendo avere un ulteriore approccio con il nostro avversario ed approfondirlo anche in ciò che lo riguarda. Vedrete che apprenderò ogni informazione sulla divinità che lo protegge. Nel frattempo che mi occuperò di queste cose, tu e i tuoi fratelli ve ne starete tranquilli nella mia dimora fino al mio ritorno. Così non vi azzarderete più a commettere nel circondario imprudenze come quelle che avete già commesse, le quali vi hanno perfino messe in grande difficoltà!»

«Se ce l'ordini, padre, questa volta ti daremo ascolto e non ce ne andremo in giro a fare altre sciocchezze. Le quali potrebbero anche indurci a pentirci di averle fatte, come quelle compiute stamattina!»

Il divino Kustoz non perse tempo a lanciarsi nella sua nuova missione, siccome essa doveva servirgli per indagare più a fondo sulla vicenda riguardante il prestigioso eroe. Quella sua iniziativa scaturiva dal fatto che adesso erano sopravvenuti nella loro vicenda altri fattori, i quali andavano approfonditi ad ogni costo, prima di impegnarsi con i suoi tre Anacundios contro l'inossidabile eroe umano. In riferimento alla dimora del dio malefico, essa era situata a cinque miglia dal villaggio zeivino, precisamente all'interno di un vulcano silente, ossia inattivo, il cui cratere ne costituiva la porta di ingresso. Egli aveva voluto fare di tale cavità vulcanica la sua abitazione, poiché, essendo il dio dei vulcani, vi si trovava completamente a suo agio. Quando ritornò dalla sua missione, la quale gli aveva fatto appurare delle brutte notizie su Iveonte, il dio parlò alla sua prole in questa maniera:

«Figli miei, dopo una indagine accurata ed approfondita, dovrò rivedere le mie stime attinenti all'eroe umano. Questa volta, però, dovrò rifarle al rialzo, essendo salite le sue quotazioni in termini sia di offesa che di difesa. All'inizio ho cercato di avvicinarlo senza effettuare alcuna prevenzione; ma mi sono subito accorto che egli era in grado di vedermi. La qual cosa ci attesta che anche la vostra invisibilità non sortisce alcun effetto nei suoi confronti. Quindi, vi toccherà rinunciare ad essa, quando arriverà l'ora di ingaggiare contro di lui la vostra lotta all'ultimo sangue, per ricavarne un maggiore vantaggio. Ricorrendo poi all'espediente della deicela, non ho avuto più problemi nel perseguire il mio obiettivo. Infatti, dopo egli mi ha letteralmente ignorato, senza avvertire la mia presenza. Per questo ho potuto proseguire facilmente nella mia opera indagativa sulla sua straordinaria persona di sommo eroe.»

«Allora, padre,» gli chiese Lukut «quali altre cose hai scoperto su di lui, che dobbiamo conoscere per consentirci di sconfiggerlo senza difficoltà? Avanti, facci subito un loro resoconto!»

«Ebbene, grazie al mio studio condotto sul nostro rivale in modo più accurato, ho potuto appurare che il giovane giunto da fuori è qualcosa di eccezionale in ogni senso. Invece la sua spada e il suo anello sono prodotti ricevuti in dono da una divinità, la quale per il momento, per un caso strano, non bazzica da queste parti. Ma la sua lontananza gioca a tutto nostro vantaggio e ci sollecita a non perdere tempo ad attaccarlo, se vogliamo assicurarci una sicura vittoria. Comunque, ugualmente vi esorto a non peccare di faciloneria, quando giungerà il momento di dargli addosso, poiché egli è senza dubbio il guerriero più formidabile esistente al mondo e non manca di un ardimento fuori del comune. Perciò sono certo che egli vi darà assai filo da torcere, poiché non vi permetterà di agire secondo i vostri intendimenti; anzi, cercherà di condurre il combattimento come da lui voluto, senza darvi modo di sottrarvi ad esso.»

«Stando così le cose, padre, suggeriscici quale dovrà essere nei suoi riguardi il nostro atteggiamento. Così lo assumeremo, quando ingaggeremo la nostra lotta contro di lui. Essa ci sarà anche molto presto, essendo questa l'intenzione dell'eroe umano!»

«Bisogna cominciare a preparare un piano, Lukut, dato che non possiamo presentarci al nostro nemico ed assaltarlo, senza prima aver tirato fuori tutte le risorse a nostra disposizione. Per questo, anche se dovesse risultare di poco conto, dovremo ammannire una strategia comune, la quale ce lo faccia almeno prendere di petto come dovuto! Dunque, senza perdere altro tempo, diamoci sotto e cerchiamo di allestire qualcosa di speciale per il nostro osteggiatore, che ha deciso di non badare ai fatti suoi. Egli tra poco verrà ad affrontarsi e ci si dimostrerà un antagonista di particolare valore; nonché ci si rivelerà un vero osso duro, come non ne abbiamo mai avuti prima, fino ad oggi!»

Gli ibridi figli del dio Kustoz, che avevano ascoltato a bocca aperta il resoconto paterno sul loro avversario, all'invito del divino genitore di cooperare nella preparazione di un piano strategico da attuare contro il loro nemico, all'istante diedero la loro adesione. Così, trovata una soluzione unitaria del caso da parte di tutti e quattro i familiari, ci fu una collaborazione fattiva per dargli la massima concretezza. Essa avrebbe dovuto agevolarli nella loro progettazione di un eccellente disegno tattico, il quale, a loro parere, avrebbe dovuto spezzare le reni a chi li stava già preoccupando in modo abbastanza serio.