325°-SI METTE A PUNTO L’ATTACCO CONTRO LA MONOTRIAD

Erano passati appena pochi minuti, da quando la divina Kronel aveva lasciato la tenda di Iveonte per andare a compiere la sua missione nel posto stabilito. Secondo l’opinione del giovane, la quale non poteva essere diversa, sarebbe trascorsa una gran quantità di tempo, prima di vederla ritornare da Parakosm con le notizie di cui avevano bisogno. Volendo averne la conferma, egli domandò al divino eroe:

«Dio Iveon, hai qualche idea del tempo che la diva Kronel impiegherà a portare a termine la missione che conosciamo? Puoi dirmi, approssimativamente, quando ella si rifarà viva presso di noi? Ho timore che ne passerà di acqua sotto i ponti, prima che avvenga il suo ritorno presso di noi! Parlo così perché, come sai anche tu, ho da affrontare anche l’altra mia impresa. Essa è stata già da me rimandata per molto tempo, avendo dovuto soccorrere tante persone deboli ed oppresse, quelle che ho incontrate lungo il mio estenuante viaggio!»

«Non preoccuparti, Iveonte, perché la figlia dell’eccelso Kron farà in modo che non ti venga sottratto neppure un attimo del tuo tempo. Anche se l’intera vicenda della liberazione della mia Annura venisse a svolgersi in molti secoli, grazie al suo intervento, alla fine per te sarebbe come se fossero trascorsi appena pochi minuti. Ti garantisco che le cose andranno esattamente come ti ho detto! Ti senti più risollevato adesso, per averti spiegato come andranno in realtà le cose nei tuoi confronti?»

«Certo che lo sono, dio Iveon! Ma davvero dici che tutto avverrà, proprio come tu hai affermato? Se le cose si svolgeranno nella maniera che mi hai assicurato, allora non dovrò farmi soggiogare da alcuna assillante preoccupazione. In questo modo, eviterò di privarmi della calma, non essendoci un reale motivo per procurarmi tale privazione!»

Le parole del dio avevano appena fatto tirare un sospiro di sollievo al giovane, per avere smesso di essere preoccupato, allorquando Kronel riapparve all’improvviso nella sua tenda. Allora, dopo essersi presentata ai suoi due amici, con tono trionfalistico la diva si affrettò a comunicare ad entrambi, che apparivano palesemente assai sorpresi:

«Miei cari, rieccomi presso di voi, che sembrate due anime in pena! La mia missione è andata liscia come l’olio, per cui ha ottenuto i risultati che speravamo! Siete soddisfatti del mio successo, amici miei?»

«Ma che ci dici mai, Kronel!» le obiettò Iveonte «Come potrebbe essere vero ciò che hai affermato, se ti abbiamo vista partire dalla mia tenda appena poco fa? Vuoi forse prenderti gioco di noi, riferendoci che hai già portato a termine la tua missione con esito positivo? Per favore, vuoi spiegarmi come hai fatto a sbrigarti in così poco tempo? Se lo vuoi sapere, a questo punto non ci capisco più niente!»

«Di cosa ti meravigli, Iveonte? Dimentichi che ho viaggiato nel tempo? Se usi un po’ di logica, ti riesce facile convincerti che potevo anche raggiungervi prima di partire, sebbene la mia affermazione possa apparirti un paradosso! Devi prendere in considerazione il fatto che il tempo non è lo spazio; anzi lo rende del tutto inesistente! Se prima non lo sapevi, adesso ne sei venuto a conoscenza! Perciò non ti resta che convincertene, se non vuoi perdere la testa senza un valido motivo!»

«In quest'ultimo caso, Kronel, mi dici che cosa sarebbe avvenuto tra il tuo essere in arrivo e il tuo alter ego, che era presente nella tenda a farci compagnia? Sono proprio curioso di apprenderlo, considerato che tale ipotetico vostro incontro mi si configura molto dilemmatico! Oppure mi sbaglio, come si rivelerà ancora ovvio?»

«Se me lo domandi, Iveonte, ciò vuol dire che non hai ancora afferrato bene il concetto di quanto si sarebbe verificato in quel caso. Una cosa è certa: io non sarei risultata doppia nella tenda; anzi, sareste stati tu ed Iveon a conformarvi alla nuova circostanza! Di preciso, ci saremmo ritrovati a parlare della Monotriad, come se nulla fosse accaduto prima. Allora vi sarei risultata come non ancora partita. Invece, tra la mia e la vostra esistenza, ci sarebbe stata una grande differenza. Mentre io sarei stata consapevole del viaggio da me intrapreso e della relativa missione già da me compiuta, voi sareste stati all’oscuro di entrambe le cose, essendo rimasti al tempo di quando dovevo ancora mettermi in viaggio per raggiungere il Parakosm e la Monotriad. Così vi avrei ragguagliati su quanto mi era successo in merito alla missione; né voi mi avreste vista più partire per andare in cerca della creatura aliena. Adesso sei appagato, mio eroe, oppure necessiti di una ulteriore spiegazione, anche se non avrei il tempo di fartela?»

«Sarebbe andato esattamente come Kronel ti ha spiegato, Iveonte.» gli confermò il dio Iveon «Se ci rifletti bene, ci troviamo di fronte ad una mera consequenzialità apodittica!»

«Forse per te e per Kronel, divino Iveon, un evento del genere si presenta del tutto normale, ossia evidente ed irrefutabile. Ma io, anche se in linea di massima sono riuscito ad addentrarmi in parte in un ragionamento simile, vado cauto nell’asserire che esso mi è entrato appieno nella testa. In questo istante, comunque, esso non viene a costituire per me il problema cardine dell’esistenza. Anzi, preferirei dedicare le mie attenzioni particolari allo stomaco, dal quale mi proviene un tremendo languore, che mi invita a mettere qualcosa sotto i denti. Se voi potete rinunciare al mangiare, io non posso fare altrettanto, non essendomi consentito, a causa di una delle esigenze dell'umano organismo. Perciò adesso ci lasciamo e vado a raggiungere il mio amico Tionteo, il quale mi starà già aspettando per il pranzo. Se non lo facessi, verrebbe lui qui a chiamarmi ed io non voglio che vi trovi nella mia tenda. Quindi, ci rivedremo dopo per discutere sui particolari che dovranno condurre a buon fine la nostra prossima missione.»

Il dio Iveon e la diva Kronel, comprendendo le sue buone ragioni, non replicarono alla decisione dell’umano eroe; né tantomeno si opposero ad essa. Al contrario, assecondando la naturale esigenza da lui citata, gli concessero una buona pausa per il pasto di mezzogiorno. Inoltre, avrebbero voluto garantirgli che il compagno non li avrebbe affatto scorti nella sua tenda, se fosse andato a chiamarlo; ma ormai egli era già andato via come un fulmine, avendo premura di non fare attendere oltre l'amico terdibano.

Quando l'eroico giovane si fu ritrovato in presenza di Tionteo, costui lo stava appunto aspettando da tempo, volendo evitare di pranzare senza la sua compagnia. Scorgendolo poi davanti a sé tutt'intero, egli non perse tempo a parlargli in questo modo:

«Ma dove ti eri cacciato, Iveonte, se poco fa non sono riuscito a trovarti in nessun angolo dell’accampamento? Vorrei sapere come fai a sparire a volte ai nostri occhi, senza che nessuno riesca a vederti!»

«Invece ero proprio nella mia tenda, amico mio! Se hai guardato pure in essa, mi spieghi come hai fatto a non vedermi nel suo interno? Non sarai mica diventato ad un tratto di vista corta? In quel caso, la cosa mi preoccuperebbe molto! Lì stavo discorrendo con …»

Poi il giovane tacque e se ne guardò bene dal fare i nomi dei suoi due interlocutori, essendo essi entrambi delle divinità. Avendo però già iniziato la frase che poteva metterlo in difficoltà a continuarla, egli tentò di dare ad essa una conclusione diversa ma plausibile, pur di non fargli sospettare nulla. Così, pur di evitare che l’amico si accorgesse di qualcosa, si diede ad esprimersi a lui in questa differente maniera:

«Sai, caro Tionteo, spesso mi piace dialogare con me stesso, dandomi a dei soliloqui, che sovente trovo abbastanza divertenti. Tu come hai fatto a non vedermi e a non sentirmi parlare, intanto che mi davo al mio monologo? Mi pare proprio una cosa impossibile!»

«Non c’è niente di male, Iveonte, farsi ogni tanto una chiacchierata con sé stesso, al fine di tirare fuori ciò che ci disturba dentro! Anch'io faccio la stessa cosa, quando lo ritengo necessario. Solo che la tua tenda, quando sono venuto a cercarti per pranzare, era totalmente vuota sia di persone che di voci! Credimi, amico mio, che ti sto parlando sul serio! E in nessun caso mi permetterei di dirti cose non vere!»

«Possibile, mio caro amico, che dentro di essa davvero non sei riuscito a scorgere nessuno e ad ascoltare neppure una parola? Possibile che nessuna voce ti è giunta all’orecchio e ti ha spinto ad appurare da chi essa provenisse? Se è stato come dici, sono portato a credere che non ci avrai guardato bene, a causa della fretta che avevi!»

«Ma cosa avrei dovuto scorgervi ed ascoltarvi, Iveonte, se la tua tenda era completamente vuota di persone e vi regnava il silenzio più assoluto? Per la quale ragione, in essa non erano individuabili né sagome di persone né le loro voci silenziose!»

«Allora posso farmi una idea di cosa sia potuto succedere nella mia tenda, Tionteo, quando sei passato da me. Anche se ci stavo, mentre mi intrattenevo con loro, essi hanno fatto in modo che non vi venissi scorto da alcuna persona, se fosse venuta a cercarmi. Inoltre, essi hanno reso le nostre voci non ascoltabili da nessuno!»

«A chi ti riferisci, Iveonte? Già, a chi, se non al dio Iveon e alla tua diva protettrice? Per favore, adesso cerca di non negarlo, poiché me ne hai date le prove! Comunque, sono convinto che voi tre avevate da discutere di problemi molto importanti, che io posso anche immaginare! Perciò vi auguro che riusciate a salvare la dea Annura!»

«Certo che non lo nego, Tionteo! Dopo la consumazione del pasto, dovrò ancora abboccarmi con loro due, essendo in ballo delle cose di vitale importanza, alle quali stiamo tentando di dare una svolta positiva. A proposito, amico mio, tu come fai a conoscerle? Me lo dici? Addirittura sai anche il nome della consorte del dio Iveon, la sfortunata dea che dobbiamo andare a salvare in un posto molto lontano da qui!»

«È stato lo stesso dio Iveon ad accennarmi qualcosa sulla faccenda, quando ci siamo incontrati e mi ha salvato dai trenta Saltisauri.»

«Adesso comprendo, Tionteo! Ad ogni modo, ti assicuro che non serve stare qui a parlarti di argomenti sui quali non ci capiresti un’acca, mostrandosi essi stratosferici per noi umani. Perfino a me sono apparsi tali, da esorbitare dalle mie facoltà mentali! Adesso mi capisci: vero?»

«Invece, Iveonte, ti garantisco che io sono un tipo sveglio, per cui comprenderei ogni cosa; ma questo già lo sai! Quindi, almeno un tantino potresti sbottonarti, se vuoi dimostrarti di essere mio vero amico! Allora mi riferisci qualcosa in merito?»

«Devi sapere, Tionteo, che l’intera vicenda dovrà abbracciare vari secoli ed io verrò ad esserne il protagonista principale, grazie all’anello taumaturgico che porto infilato a un dito! Adesso hai inteso bene quale sarà il mio ruolo in questa nostra missione, che si prevede assai difficile? Ma vedo che le mie parole ti hanno già reso imbambolato!»

«Ti senti bene, Iveonte? Sai quello che dici? Come farai a campare per tanto tempo? Se è vero ciò che hai asserito, allora la tua missione personale, quella che hai intrapreso per conoscere i tuoi genitori, andrà a farsi benedire! Al termine della vostra lotta, se ti fai coinvolgere in essa, troverai sulla Terra tutti morti: parenti, amici e conoscenti. Saranno estinti da tempo perfino i tuoi amati genitori, per i quali fino ad ieri ti sei dato un gran da fare, allo scopo di cercarli ad ogni costo e di abbracciarteli alla fine tutti e due!»

«Invece non sarà così, Tionteo! All’inizio l’ho temuto anch’io. Quando tutto sarà finito e la dea Annura sarà stata liberata, verrò collocato di nuovo nell’attuale mio presente. Così potrò riprendere la ricerca dei miei genitori, fino al mio approdo sull’isola di Tasmina. Me lo ha garantito la diva e me lo ha pure confermato il dio Iveon!»

«Se è ciò che ti hanno promesso il tuo nume tutelare e il divino eroe, allora me ne sto zitto ed evito di dubitarne, amico mio! Essi sanno quello che dicono e non possono sbagliare in nessuna maniera e su nessuna cosa, come al contrario spesso capita a noi esseri umani. Ne sono convinto! Inoltre, sappiamo che la tua diva ti ha già fatto vivere qualcosa del genere, consentendoti di andare nel passato degli Stucos e facendoti poi ritornare nel nostro presente, senza che abbia fatto trascorrere il minimo tempo! Perciò non c’è motivo di allarmarci!»

«Non hai torto, Tionteo! Dunque, possiamo stare tranquilli che ogni cosa nella nuova missione si svolgerà, come essi mi hanno garantito. Ora, però, mi tocca lasciarti, poiché loro due mi stanno aspettando perché dobbiamo riprendere il nostro interrotto discorso.»


Nelle ore centrali del pomeriggio, quando aveva già pranzato e digerito, Iveonte andò ad incontrarsi di nuovo nella sua tenda con le due divinità amiche. Come stabilito, in essa avrebbe avuto con loro due un ulteriore colloquio privato, durante il quale si sarebbero definite le parti sostanziali dell’attacco da sferrare contro la Monotriad. Terminato il quale, dopo essi sarebbero scesi in campo contro l'immateriale aliena, con l'obiettivo di infliggerle la punizione che si meritava, ossia la fine della sua esistenza sia in Parakosm che in Kosmos. Quando poi i tre interlocutori si ritrovarono a stare insieme ed ebbero superato anche i convenevoli, toccò alla diva aprire la loro conversazione, essendo reduce dalla recente missione. Difatti i suoi amici attendevano, da parte sua, il resoconto dell'intero viaggio da lei affrontato. Invece Kronel, contrariamente ad ogni loro aspettativa, se ne uscì col fare ad entrambi una esplicita richiesta, quella che stiamo per conoscere anche noi qui appresso. Giustamente ella, rivoltasi ai due interlocutori maschi, si espresse così:

«Amici miei, prima che io passi a ragguagliarvi sulla mia missione, la quale riserverà anche una sorpresa per Iveon, vorrei che voi mi parlaste dell’allenamento che sapete. Mi avevate promesso che, durante la mia assenza, vi sareste applicati ad esso, naturalmente l’uno come maestro e l’altro come allievo. Oppure ve ne siete dimenticati, senza mostrare un minimo di responsabilità?»

«Non c'è stata alcuna dimenticanza da parte nostra, Kronel.» la rassicurò il dio «Esso si è svolto alla grande. Durante tutto il tempo che ho allenato il tuo pupillo, egli ha dato il meglio di sé stesso, dimostrando di avere nel sangue l’indole dell’irriducibile guerriero, nonché un temperamento guerresco ed eroico. Ora devo stare attento anch’io, se non voglio capitolare di fronte alla sinergia tra le varie attività fisiche ed intellettuali, che in lui si rivela innata. Ma essa si mostra più particolarmente significativa tra le sue abilità sia tattiche che strategiche. In considerazione di ciò, ho preso atto che le tue valutazioni su di lui erano esatte e che quindi, nell'imminente missione da affrontare, possiamo riporre nell'eroico Iveonte tutte le nostre speranze, senza temere qualche insuccesso da parte sua. Sei contenta, figlia dell’eccelso Kron, dopo che ti ho messa al corrente di ogni cosa riguardante l'allenamento di noi due?»

«Ma che stai dicendo, divino Iveon!» all’istante Iveonte intervenne a contraddirlo «Se il mio cervello non è diventato ancora bacato, mi risulta che non mi hai ancora sottoposto ad alcun allenamento! Hai forse dimenticato che Kronel, dopo la sua partenza, non ci ha dato neppure il tempo di scambiare qualche parola tra di noi, che già l'abbiamo vista piombare di nuovo nella mia tenda ed apparire ad entrambi in un solo istante? Per questo ti domando: Come potevamo noi svolgerlo, se non abbiamo avuto neppure il tempo materiale di iniziarlo? Allora sostieni ancora che esso c'è stato fra di noi, mentre Kronel era assente?»

«Invece, Iveonte, il nostro allenamento c’è stato, anche se di esso giustamente non ricordi più niente. Mi sai dire come avresti potuto conservarlo nella memoria, se adesso siamo ritornati al tempo di quando non lo abbiamo ancora cominciato? Il ritorno anticipato di Kronel ha cancellato totalmente il tuo futuro e ci ha riportati ad un recente passato. In esso, logicamente, non si sono ancora svolte le varie lezioni che ti ho impartite su come muoversi nello spazio durante un combattimento con una divinità. Questo giustifica la tua attuale amnesia, la quale, volendo ragionare a rigore di logica, in realtà tale non è. Non possiamo ricordare un episodio, che non ci è mai capitato, come appunto sta succedendo a te adesso in questo momento. Se invece Kronel si desse a viaggiare di nuovo nel tempo, scomparendo ai nostri occhi, e ci riapparisse poco più in là nel futuro, ossia ad allenamento concluso, allora sì che lo ricorderesti!»

«Ma tu, divino Iveon, al contrario di me, come fai a ricordare l’allenamento che c’è stato tra noi due? Non dovresti avere la mia medesima difficoltà a richiamarlo alla mente? Vuoi spiegarmi altresì questa che trovo una evidente contraddizione, per cui da parte mia non riesco a comprenderla in nessun modo? Attendo la tua risposta!»

«Essendo una divinità, Iveonte, nello stesso tempo posso intercettare i vari tempi, anche se non posso viverli attivamente, come può fare Kronel; mentre a te, come essere umano, ciò non è consentito. Comunque, adesso hai bisogno di ricordare perfettamente l’allenamento che c’è stato tra noi due, per poi trarne profitto nella nostra lotta contro la Monotriad. Perciò esorto la presente diva a farti rimettere in carreggiata. Ma non ti garantisco che dopo rammenterai anche quanto sta avvenendo adesso tra di noi; al massimo, ne avrai solo un vago ricordo. In merito, Kronel potrà esserti più precisa, essendo più ferrata di me su questa spigolosa materia che concerne il tempo!»

«Invece, Iveon,» volle precisargli la figlia del dio Kron «Iveonte non potrà conservare nella sua memoria il nostro attuale colloquio, come non ha serbato nulla del vostro allenamento. Inoltre, come anche tu gli hai fatto presente, egli ha bisogno di una mente che gli faccia rievocare lucidamente tutto quanto ha appreso da te, se vuole competere ad armi pari con la creatura aliena. Per tale ragione, ora provvedo subito perché ciò avvenga! Allora a tra poco, amici miei!»

Appena ebbe fatto tali chiarimenti e si fu proposta di rimediare all’handicap venuto ad aversi nel suo protetto, Kronel fu vista sparire dalla tenda e riapparirvi qualche attimo dopo. Ma adesso la realtà del giovane umano era cambiata, poiché egli si ritrovava a vivere un tempo diverso, ossia quello che gli faceva ricordare senza errori e con ordine il proprio strabiliante allenamento avuto insieme con il dio Iveon. All’inizio, non gli era stato facile riuscire a sollevarsi nel cielo, a spiccare il rapido volo nelle varie direzioni, a planare morbidamente, a cabrare e a lanciarsi in picchiata. Invece, dopo essersi allenato, seguendo alla lettera i consigli del suo eccellente maestro, per lui ogni movimento nello spazio era divenuto semplice, oltre che piacevole. Anzi, egli ci aveva preso talmente gusto, che non voleva più smettere di esercitarsi nelle diverse acrobazie di volo, alcune delle quali erano state totalmente prodotte al momento dalla sua incredibile inventiva. Anche per acquisire il modo di ottenere la massima fruizione dell’anello, Iveonte aveva avuto bisogno di fare molta pratica, sempre sotto la guida e la supervisione del divino eroe. I cui sforzi si erano incentrati principalmente sulla resa dell’anello nei differenti tipi di schermaglie e di attività belliche. Ciò, perché egli intendeva rendere Iveonte un fruitore ineccepibile della mirabile opera dei due eccelsi gemelli. Comunque, dopo avergli impartito le prime direttive ed averlo visto anche in azione, il dio Iveon si era reso conto che aveva di fronte uno straordinario allievo. Il quale, tanto nell’uso delle armi quanto nei combattimenti più impegnativi, era da considerarsi un vero asso. Perciò, ad allenamento avvenuto, non si era astenuto dal dichiararglielo apertamente con schiettezza e ammirazione, complimentandosi con lui e dimostrandogli la sua immensa stima. Soprattutto il dio dell'eroismo aveva iniziato ad avere una immensa fiducia nella liberazione della moglie Annura, da parte del suo validissimo allievo.

Con la sua nuova ricomparsa, Kronel si risparmiò di chiedere all’eroe divino circa l’allenamento, al quale avrebbe dovuto sottoporre Iveonte. Poco prima, come sappiamo, ella già era venuta a conoscenza da lui che esso c’era stato e che il suo pupillo non aveva smentito la sua fama di combattente invincibile. Invece si diede a resocontare ai suoi amici ciò che aveva riguardato il suo viaggio in Parakosm. Tralasciando però temporaneamente tutto il resto, innanzitutto Kronel volle mettere al corrente il dio Iveon di aver visto la sua Annura e di averle anche parlato, senza nascondergli che ella si martoriava tantissimo, per il fatto che non poteva trovarsi accanto a lui. Alla fine la diva lo rassicurò anche che non l’aveva scorta con una cera così pessima, come prevedeva; per cui ella non si era neppure preoccupata per lei, mentre le parlava. Quando poi Kronel ebbe finito di riferirgli sull’incontro avuto con la sua Annura, il quale c'era stato perché ella aveva approfittato di una temporanea assenza della Monotriad, il divino eroe si sentì obbligato a ringraziarla vivamente. Egli desiderò farlo senza meno, esprimendosi con le belle parole che vengono qui sotto riportate:

«Mi ha fatto un grandissimo piacere, audace figlia dell’eccelso Kron, apprendere da te che ti sei incontrata con la mia indimenticabile consorte. Secondo quanto mi hai riferito, hai anche avuto parole di conforto per lei, prospettandole perfino la sua liberazione da parte nostra a breve termine. Tale annuncio l’avrà risollevata di sicuro e le farà sopportare meno duramente la sua restante prigionia. Perciò te ne ringrazio immensamente. A questo punto, però, non tenerci ancora a lungo ad arrostirci sulla graticola e parlaci subito del tuo viaggio, riferendoci i risultati che hai ottenuto al termine di esso ed evitando di soffermarti su episodi che riterrai irrilevanti. In altre parole, vogliamo che tu ci faccia conoscere se sei riuscita a sapere dove dimora la nostra nemica. Lo sai anche tu che adesso la notizia, la quale può recarci il gradimento maggiore, è l’apprendere da te che la tua missione ha avuto un esito positivo, per essere tu riuscita a scoprire la dimora della odiosa Monotriad!»

Alle giustificate sollecitazioni del dio, la diva si affrettò a dirgli:

«Tranquillìzzati, Iveon, perché non ho disatteso i risultati che vi attendevate dal mio viaggio e non ho deluso le vostre aspettative! Con un po’ di pazienza e costanza, il mio scopo alla fine è stato raggiunto. La dimora della Monotriad si trova sopra un pianeta di Parakosm, da me denominato Oblungus, per la sua conformazione fusiforme. Esso orbita intorno alla stella Irideab, che sta nella galassia di Verdania. Pure i nomi della stella e della galassia sono stati coniati da me, tenendo presente il loro modo di apparire nello spazio. Infatti, mi è anche piaciuto applicarmi a coniare i loro nomi!»

«A questo punto,» osservò Iveonte «più che la definizione di un attacco strategico che ci faccia debellare la nostra nemica senza rischi, bisogna superare lo scoglio che è rappresentato dalla distanza che ci separa da essa! Mi riferisco al mio handicap e a quello del dio Iveon. Chi sa proporre qualcosa in merito, adesso che il problema si è presentato non facilmente risolvibile? Presumo che sarà la diva Kronel a farlo!»

«Anch’io, Iveonte, mi sento di sposare la tua preoccupazione,» intervenne a chiarirgli il dio «dal momento che tanto a te quanto a me non è consentito viaggiare nel tempo, come può farlo la nostra amica. Quindi, dovrà essere Kronel ad illuminarci sulla questione da te giustamente sollevata, palesandoci come intende risolverla! Ma sono portato a credere che ella abbia già un rimedio a tale problema, se fino adesso ha voluto appositamente tacere ed ignorarlo, senza dargli peso rilevante, come stiamo facendo noi due. Perciò sentiamo ciò che ella tra poco vorrà palesarci in merito!»

«Divino Iveon, pure io sono convinto che a lei non mancano gli strumenti adatti per superare anche questo ostacolo, visto che a me e a lei è già capitato un caso analogo non molto tempo fa. Allora, facendomi viaggiare con lei prima nel tempo passato e poi in quello futuro, ella fu in grado di risolvere il nostro stesso problema brillantemente!»

«Ti sei forse voluto riferire alla compenetrazione, Iveonte: non è vero? A mio parere, solo essa potrà risolverci il problema!»

«Certo, dio Iveon, che mi sono riferito ad essa! Sennò sarebbe stato impossibile compiere una impresa del genere!»

«Ma questa volta, Iveonte, siccome siamo in tre, la cosa potrebbe creare qualche problema alla nostra compenetrazione. Anche se non so immaginare di che tipo, sono convinto che esso dovrà esserci. Comunque, ce lo spiegherà la stessa nostra amica come intenderà agire!»

Kronel, la quale li aveva lasciati parlare fino allora, standosene silenziosa e senza intervenire nel loro dialogo, ad un tratto, ruppe il silenzio e si diede a riprenderli:

«Voi due, la smettete di chiacchierare a vuoto e lasciate a me il compito di dipanare la matassa? Non vi rendete conto che i vostri commenti risultano del tutto fuori luogo? Dunque, se volete fare una cosa giusta, statevene zitti ed ascoltate ciò che sto per dirvi! Allora mi consentite di cominciare a parlarvi, cari amici miei?»

«Hai proprio ragione, intraprendente diva, a rimproverarci, come hai fatto!» le rispose il dio, sorridendo «Sono sicuro che ti siamo sembrati due comari intente ai loro cicalecci sull'uscio di casa! Perciò scusaci. Inoltre, in qualità di esperta in materia, informaci come intendi risolvere il nostro caso, quello che a noi in apparenza si presenta difficile! Ma ti anticipiamo che abbiamo la massima fiducia in te!»

«Iveon, non c’è dubbio che per farvi intraprendere il previsto viaggio nel tempo, è necessario ricorrere alla compenetrazione. Come il mio pupillo ti ha già fatto presente, essa è già stata sperimentata con lui ed è riuscita alla perfezione. Questa volta, però, voi siete in due ed io non vorrei effettuare un doppio viaggio per trasportarvi nel Parakosm. Perciò ti chiedo se mi sarà possibile compenetrarmi con entrambi simultaneamente ed evitare in questo modo di compiere due viaggi distinti e separati. Tu, che sei l'eroe degli dèi positivi ed hai più esperienza di me in questo campo, dovresti potermi fornire una risposta esaustiva in merito alla fattibilità di una compenetrazione multipla. Altrimenti, adesso la sperimenteremo lo stesso per la prima volta!»

«Se devo esserti sincero, Kronel, il quesito che tu mi stai ponendo, dopo averlo posto a te stessa, non trova una facile risposta da parte mia. Essendoci sempre stata fra tutte le divinità la sola usanza di compenetrarsi in due, giustamente mi sorge il dubbio e non so dirti se l’atto compenetrativo possa aversi anche fra tre o più divinità in simultaneità. Perciò, come pure tu lo hai proposto poco fa, per fugare ogni perplessità su questa particolarità della compenetrazione ed essere certi della sua realizzabilità, saremo costretti a sperimentarlo in questa nostra missione! Ti sta bene, se proviamo a realizzarla?»

«Anch’io sono del tuo stesso parere, Iveon. Per cui ricorreremo a tale esperimento, prima di metterci in viaggio alla volta del pianeta Oblungus. A questo punto, però, ci conviene passare all’elaborazione del piano di attacco che dovremo adottare contro la Monotriad, dopo che l’avremo raggiunta. Non dubito, amici miei, che siate pure voi della mia medesima idea! Dunque, mettiamoci all'opera senz'altro indugio e facciamo in modo che esso risulti il migliore possibile nell’elaborarlo!»

La proposta della diva fu accolta anche dal dio Iveon e dall’eroe umano. I quali, insieme con lei, iniziarono ad elaborare l’imminente attacco, cercando di strutturarlo secondo uno schema ben preciso. Esso doveva dimostrarsi il più possibilistico nel conquistare la palma della vittoria contro l’infida creatura aliena. Così, dopo diverse proposte e correzioni, suggerite ora da uno di loro ora da un altro, alla fine il loro piano strategico di attacco fu messo a punto nel modo migliore. Bisognava solamente adoperarsi per mandarlo ad effetto. Esso, dopo essere stato vagliato in ogni dettaglio, prevedeva i seguenti quattro punti in successione: 1) Si sarebbe atteso che la Monotriad si allontanasse dal suo covo, per un motivo qualsiasi. Se ciò avesse tardato a verificarsi, il dio Iveon l’avrebbe costretta a prendere tale iniziativa con qualche diversivo, che egli avrebbe escogitato sul posto. 2) Approfittando della sua assenza, la diva Kronel ed Iveonte sarebbero entrati nella sua dimora ed avrebbero liberato la dea Annura. 3) Tutti e tre insieme, subito dopo avrebbero sferrato l’attacco alla perfida creatura aliena, senza darle la possibilità di sfuggire al loro assalto, pur ricorrendo all’invisibilità; 4) Iveonte avrebbe precluso alla Monotriad ogni possibilità di far ritorno in Kosmos, ingaggiando con essa un aspro combattimento, debellandola e spedendola in un tedioso viaggio senza fine per i gelidi sentieri appartenenti a Parakosm.

Approntato il piano in ogni minimo particolare, il divino Iveon, la diva Kronel e l'umano Iveonte poco dopo badarono a sperimentare se era possibile una compenetrazione ternaria fra di loro. Ossia, dovevano provare ad attuarla tra un soggetto attivo, che era impersonato dalla diva, e due soggetti passivi, i quali erano rappresentati dalla componente maschile. Alla fine, siccome l’esperimento diede esito positivo, essi non persero tempo a partire alla volta del pianeta Oblungus, il quale era situato nel Parakosm, e ad avventurarsi nell’insidioso viaggio che avevano appena intrapreso.