323°-SI DISCUTE SU COME AFFRONTARE ED ELIMINARE LA MONOTRIAD?

Dopo che il dio Iveon ebbe terminato il suo racconto, che aveva riguardato i fatti e gli episodi salienti degli ultimi mille anni della sua esistenza, i tanti ricordi del passato, per essere stati raccontati in modo accorato e pungente, lo spinsero anche ad osservare alcuni momenti di silenzio. Da parte loro, i suoi due ascoltatori non ebbero difficoltà a rendersi conto che egli si presentava parecchio provato. Ma di lì a poco, avendo ripreso a parlare, il dio dell’eroismo aggiunse:

«Adesso che mi sono imbattuto in voi due, Kronel ed Iveonte, sento rinascere in me la speranza di potere ancora portare a termine la mia importante missione. Con il vostro aiuto prezioso, come un tempo ebbe a garantirmi l'eccelso Kron, sono certo che finalmente l’avrò vinta contro la Monotriad. Così salverò la mia consorte Annura dalle granfie della mia odiosa rivale, la quale, per vendicarsi di me, si mostra restia a lasciarla!»

«Iveon, da quanto ci hai narrato,» gli obiettò la diva Kronel «il problema si presenta molto più complesso di come avevo immaginato. Ma se mio padre ti assicurò che Iveonte ed io saremmo stati sufficienti per aiutarti a risolverlo, vuol dire che avremo fiducia in lui e non ci tireremo indietro. Al contrario, ti garantiamo che avrai il nostro appoggio e il nostro sostegno assoluti per l'intero tempo che occorrerà per liberare la tua Annura, senza mai desistere!»

Per averne poi la conferma dal suo protetto, la diva gli chiese:

«Sei d’accordo pure tu, Iveonte, che noi faremo l’impossibile, pur di dare al nostro amico Iveon l’aiuto necessario per trarre dai guai la sua Annura, la quale da molto tempo si trova prigioniera della Monotriad?»

«Certamente, divina Kronel! Da oggi, il suo problema è diventato anche nostro e non avremo pace, fintantoché esso rimarrà insoluto. Ci attiveremo con le totali nostre forze, daremo il massimo di noi stessi, faremo ogni sacrificio possibile, al fine di fargli riabbracciare l’amata consorte! Così, alla fine, costringeremo la Monotriad a capitolare!»

«Grazie, amici miei, per il vostro interessamento alla mia travagliata vicenda e per i vostri generosi propositi di tirarmene fuori!» il dio Iveon si diede a ringraziare vivamente entrambi «Sappiate che la mia Annura ed io dopo ve ne saremo eternamente riconoscenti! Adesso sono convinto anch’io che l'eccelso Kron non si sbagliò quella volta!»

«Iveon, come non serve ora da parte tua e di tua moglie esprimerci alcuna forma di ringraziamento,» gli precisò la diva «allo stesso modo in seguito, ossia quando la missione sarà positivamente compiuta da noi tre, voi dovrete astenervi dal dimostrarci qualunque segno di sentita gratitudine. Tieni bene in mente che l’aiuto, che stiamo per darvi, è del tutto disinteressato; inoltre, siamo certi che vi è dovuto da parte nostra. Di esso beneficeremo anche noi stessi, poiché ci metterà nella condizione di potervi essere utili. A questo punto, avendo fatto chiarezza su alcuni dettagli che andavano chiariti, conviene iniziare a consultarci su come muoverci e su come agire nei confronti della Monotriad. Infatti, occorre preparare un piano preciso ed efficace, se vogliamo darle scacco matto, renderla nostra vittima e liberare colei che tiene come prigioniera, la quale è la tua stupenda consorte Annura.»

«Hai ragione, Kronel!» approvò il divino eroe «Quindi, diamoci da fare senza altro indugio e cerchiamo di azzeccare la strada giusta, ossia quella che riuscirà a condurci vittoriosamente alla risoluzione del nostro attuale problema. Essa dovrà evitarci nel contempo quei pericoli di sorta che potrebbero derivarci dall'ostica creatura aliena!»

«Comunque,» Iveonte fece osservare agli altri due dialoganti «bisognerà partire dal presupposto che la Monotriad è una rivale molto difficile da affrontare, per cui essa non si farà sconfiggere con facilità da noi tre. Inoltre, ammesso che non mi sbagli, il solo riuscire a scovarla ci metterà di fronte a moltissime difficoltà oggettive, le quali potrebbero risultarci quasi insormontabili. A meno che la nostra divina Kronel...»

«Senza meno è come tu dici, Iveonte.» acconsentì il divino eroe «Perciò occorre prendere in seria considerazione pure questo aspetto del problema, nell’intraprendere la nostra lotta contro la figlia della Deivora. Ma vuoi spiegarmi, per favore, umano Iveonte, a cosa volevi riferirti con la tua ultima frase, quella che non hai neppure terminata?»

«Intendevo precisare che la mia protettrice potrebbe calarsi nel passato e raggiungere uno dei pianeti sul quale la Monotriad ha già fatto scalo, seppure per breve tempo. Da quell'astro spento, subito dopo, ella inizierebbe a pedinarla, fino a quando l’aliena non perverrebbe alla sua dimora. Dopo se ne ritornerebbe su Geo per metterci al corrente di essa e del tragitto da seguire per raggiungerla. Che ve ne pare?»

«La tua è una brillante idea, Iveonte!» il dio Iveon approvò «Per questo la terremo presente, quando ci daremo a progettare il piano contro l'erede della malfamata Deivora.»

«Comunque, anch’io potrei rappresentare un serio ostacolo in ciò che stiamo per proporci di fare, a causa della mia natura umana.» aggiunse Iveonte «Nella vostra esistenza i millenni sono gocce in un mare; invece bastano poche decine di anni per consumare quella di un essere umano come me. Mi dite come potrò accompagnarvi nella fascia temporale della nostra missione, la quale avrà una dimensione spropositata, per la precisione infinitamente più lunga di una esistenza umana? Non vi sembra che io abbia ragione? Oppure c’è qualcosa che dovrei conoscere?»

«A ciò non devi pensare per niente, Iveonte!» lo rassicurò la diva «Alla fine della nostra missione, vedrai che il tempo da te trascorso in nostra compagnia, allo scopo di condurla a termine, risulterà nullo. Se lo vuoi sapere, ti sembrerà proprio come se esso non fosse mai passato! Perciò non ti deve affatto preoccupare quanto a cui ti sei riferito!»

«Se me lo garantisci tu, amabile diva, non ho motivo di dubitarne.» gli rispose il giovane «Ma resta sempre il fatto che il mio organismo, come quello di ogni Materiade, non è in grado di sopravvivere nello spazio cosmico. Inoltre, come farò a volare in esso, come fate voi divinità? Anche questi due particolari costituiranno per me degli handicap non di poco conto! Oppure sei in grado di smentirmi di nuovo, mia protettrice?»

Allora intervenne il dio dell’eroismo a tranquillizzare il giovane umano, facendogli presente:

«Queste tue osservazioni, Iveonte, anche se ti provengono da dati oggettivi giustificati, non devono darti alcun pensiero nel nostro caso. L’anello degli eccelsi gemelli, di cui disponi, saprà esserti utile in ogni circostanza. All’occorrenza, esso può mettere a tua disposizione le prerogative più impensabili, compreso il volo e la sopravvivenza nello spazio intergalattico. Presto ti renderai conto che esso farà diventare possibile l’impossibile e fattibile qualunque cosa che desidererai attuare. Non ti viene neppure negato di startene sott’acqua per tutto il tempo che vorrai. In riferimento all’ossigeno, di cui abbisognate voi Materiadi per sopravvivere, ti sarà fornito ugualmente dall’anello in qualunque ambiente cosmico ti troverai. Infatti, esso può consentire al tuo apparato respiratorio di funzionare anche senza inspirare ossigeno, permettendo al tuo sangue di ossigenarsi a livello dei polmoni con la sua preparazione in situ. Ritornando al volo, a cui hai fatto pure accenno, esso già fa parte di te. Anche se ne sei rimasto sempre all’oscuro, puoi volare benissimo, ogni volta che tu decida di farlo. Ti basterà soltanto manifestare un simile desiderio, perché tu diventi idoneo a volare, sfrecciando nel cielo assai meglio degli uccelli. Potrai aumentare o diminuire la velocità a tuo piacimento, a seconda delle tue esigenze del momento! Mi meraviglio che Kronel non ti abbia mai messo a conoscenza di queste cose che hai appreso da me! Sei tranquillo adesso?»

«È proprio così, Iveonte!» la diva gli confermò «Solo che all’inizio ti troverai un po’ a disagio nella tua funzione di volatile. Perciò, prima di darti al volo vero e proprio nello spazio, dovrai esercitarti nei vari movimenti da compiere in esso. Dopo aver imparato a controllarne la velocità nei tuoi vari spostamenti, alla fine diventerai un provetto volatore! Mi devi perdonare, se prima non ti ho messo al corrente di tali due nuove prerogative, di cui potevi fruire facilmente. In verità, volevo parlartene da tempo; ma poi mi sono sempre dimenticata di farlo.»

«Ad ogni modo, a tale riguardo, non ti devi preoccupare, Iveonte, poiché baderò io a trasformarti in un eccellente volatile.» gli garantì il dio Iveon «Oltre ad impartirti le lezioni di volo, di cui avrai bisogno, ti insegnerò ad usare l’anello nelle sue varianti difensive ed offensive. Alla fine, vedrai, riuscirò a fare di te un eccezionale combattente celeste, per cui dopo nessuna divinità di Kosmos potrà sognarsi di affrontarti e di avere anche la meglio su di te. È ovvio che mi riferisco alle sole divinità negative, poiché contro quelle positive un fatto del genere non potrebbe accaderti in nessuna circostanza! Ti sono stato chiaro?»

«Te ne sono immensamente grato, dio Iveon.» con anticipata riconoscenza, gli rispose Iveonte «Da parte mia, ti prometto che la mia applicazione in tutto ciò che vorrai insegnarmi sarà totale; anzi, cercherò di conseguire i migliori risultati ottenibili! L’impresa che ci attende, come è noto, sarà talmente ardua, che non potrò permettermi di essere superficiale nel mio apprendimento. Inoltre, eroe delle divinità positive, se ci tieni a saperlo, l’arte del combattere mi è connaturale, proprio come risulta anche in te! Te lo posso assicurare!»

«Ne sono certo, Iveonte, se la tua fama di eroe è giunta fino all’eccelso Kron molti millenni prima della tua nascita ed ha calamitato dopo, con particolare fervore, l’interesse di Kronel!» si mostrò convinto il dio «Come ho potuto capire, noi due ci somigliamo moltissimo ed abbiamo in comune un sacco di doti positive. Perfino i nostri nomi sono così simili, da indurre l’eccelso Locus a confonderli più di una volta! Infine c'è una notevole somiglianza tra di noi, essendo alcuni nostri tratti fisionomici identici, quasi fossimo usciti da un parto gemellare. Lo avrà già notato anche Kronel, essendo ella una ottima osservatrice!»

«Iveon ha ragione, Iveonte.» approvò la diva «Perciò sono indotta a ritenere che sia stato proprio il destino ad aver voluto entrambi identici in ogni cosa. Tutto questo, nonostante le vostre nature siano diametralmente opposte, ossia divina l’una e materiale l’altra! Adesso, mio pupillo, prima che me ne dimentico, devo chiederti scusa per non averti mai detto che, grazie all’anello, eri in grado di volare. Bastava solo che tu lo desiderassi e ti dessi al volo. Ricordo anche che, in più di una occasione, una simile conoscenza da parte tua ti avrebbe giovato, senza ricorrere a me per risolvere taluni problemi che per te erano vitali.»

«È proprio come hai detto, mia dolce diva! Così non sarei ricorso a te, per proteggermi dalle sabbie mobili, e ad Arsia, per cercare la continuazione della strada maestra dall’alto. Ma non fa niente.»

«Adesso, però, è tempo di dedicarci a cose ben più importanti, come la definizione di un ottimo piano, il quale dovrà consentirci di sconfiggere la nostra nemica Monotriad! Soprattutto esso dovrà rendere libera Annura, la quale starà soffrendo parecchio! Voi due, miei cari Iveon e Iveonte, mi avete ascoltata per bene?»

«Certo che ti abbiamo sentita, senza farci sfuggire una sola parola! Kronel, sappi che non siamo sordi!» intervenne a risponderle il dio Iveon «A quanto pare, la tua sensibilità femminile non ti dà freno. Ecco perché vorresti subito trarre una divinità del tuo stesso sesso dalla sua millenaria prigionia! Ma chi più di me, quale suo fedele marito, può bramare la liberazione di Annura? Stanne certa, nessuno! D’altra parte, non potevo astenermi dal ragguagliare Iveonte sul potere che può derivargli dall’anello avuto in dono dal tuo illustre genitore! Come pure dovevo garantirgli la mia fattiva collaborazione, finché non avrà preso la piena dimestichezza con esso! Non pare anche a te, esigente diva?»

«Il mio intervento sollecitatorio, eroico Iveon,» lo rassicurò la figlia del dio del tempo «non ha voluto essere neppure lontanamente un rimprovero rivolto alla componente maschile del nostro terzetto. Se poi il mio carattere determinato ed impulsivo lo ha fatto apparire tale, chiedo venia tanto a te quanto al mio prezioso pupillo!»

«Non hai proprio nulla da farti perdonare, mia divina Kronel.» le precisò Iveonte «Il dio Iveon ed io abbiamo compreso ed ammirato la tua premura nel volere tirare fuori dalla sua sofferenza la dea Annura al più presto possibile. Perciò mettiamoci subito di buona lena ad escogitare il piano al quale hai fatto riferimento poco prima, essendo ognuno di noi parimenti interessato a perseguire il medesimo obiettivo!»

Dopo l’invito del giovane umano, tutti e tre si adoperarono d’amore e d’accordo per vagliare prima l’intricata situazione e tentare, in un momento successivo, di uscire dal punto morto in cui essi erano rimasti incagliati. Adesso anche Kronel ed Iveonte avevano una sommaria conoscenza della Monotriad e potevano esprimersi in merito con considerazioni e suggerimenti propri. La qual cosa veniva incontro al dio dell'eroismo, poiché non faceva pesare interamente su di lui il difficile compito di fare delle scelte oculate, circa la lotta che stavano per intraprendere contro la perversa creatura aliena.


Fu esattamente il divino Iveon a pronunciarsi in merito prima degli altri. Sottilizzando, egli preferì mettere a nudo la vicenda nel modo più opportuno. Così la si sarebbe focalizzata meglio, fino a trarne le debite conclusioni, ai fini dell'aspra lotta che presto avrebbero intrapresa contro la Monotriad. In relazione alla quale, volle infine chiarire:

«Come sappiamo, amici, abbiamo di fronte un’avversaria, che ci darà abbastanza filo da torcere in tutti i sensi. Un fatto del genere ci fa già prevedere che la nostra battaglia contro di lei sarà molto dura, anche se alla fine saremo noi a spuntarla. Ma se vogliamo conseguire una sicura vittoria, da parte nostra, ci toccherà approntare un piano d’attacco eccezionale e fare in seguito leva su di esso al momento del confronto. Agendo in questa maniera, non ci sono dubbi che riusciremo a sconfiggerla con minori difficoltà!»

«Perciò diamoci dentro» aggiunse la diva «e facciamo in modo che il piano, come abbiamo deciso di elaborarlo, venga alla luce prima possibile. Soprattutto esso dovrà essere quello che ci farà prevedere immancabili quei frutti, che avevamo fortemente sperato!»

«La Monotriad» volle ribadire il dio Iveon «avrà dalla parte sua due vantaggi, i quali la metteranno in una condizione favorevole rispetto a noi. Grazie al primo di loro, ella potrà rendersi facilmente invisibile, tutte le volte che deciderà di farlo. Con il secondo, invece, la malvagia creatura aliena potrà colpirci, senza andare incontro ad alcuna nostra reazione, per il fatto che in noi ci sarà il timore che essa potrebbe arrecare del male alla mia Annura. Non lo pensate anche voi, cari amici miei?»

«Allora, Iveon, dal momento che la vedi come ci hai fatto presente, cosa proponi?» gli domandò la diva.

«Innanzitutto il nostro piano dovrà mirare a privare di efficacia entrambi tali suoi vantaggi e a consentirci di catturarla senza scampo. Ma per ottenere un risultato di questo tipo, il quale sarà tutto a nostro vantaggio, bisognerà ponderare il problema in ogni suo dettaglio, senza farci sfuggire niente. Se riusciremo ad incastrarla mediante una nostra azione studiata ad hoc, prima che la Monotriad vesta l’abito dell’invisibilità, potremo affermare di avercela fatta. Se poi ci capiterà di catturarla, quando non viene scorta dai nostri occhi, bisognerà stare attenti che essa non ci sfugga nuovamente, a causa di una nostra leggerezza. La qual cosa si avvererebbe senza meno, se evitassimo di affrontare la lotta coi piedi di piombo e con la dovuta cautela!»

«Mi dici, Iveon, in quale maniera la creatura aliena potrebbe sfuggirci?» gli obiettò la quartogenita dell'eccelso dio Kron «Considerati i suoi poteri non speciali come i nostri, essi sarebbero completamente neutralizzati dalle nostre energie bloccanti. Queste ultime, a mio modesto parere, impedirebbero ad essa ogni genere di fuga dalla nostra prigione energetica, che risulterebbe appunto predisposta a tale scopo!»

«Quanto mi hai affermato, Kronel, è senz'altro vero.» fu la risposta del navigato dio «Ma io mi riferivo a ben altro. Ossia, ingannati dalla sua invisibilità, noi potremmo essere spinti a pensare di aver fatto cilecca e di non averla catturata nel nostro campo di forza. In tal caso, verremmo facilmente tentati di ritirarlo, permettendo così senza volere alla nostra nemica di tornare di nuovo in libertà. Ti sono stato chiaro adesso?»

«Se le cose stanno come hai detto, divino Iveon,» l’eroe umano gli espresse la sua opinione in merito «penso che sarà difficile renderci conto se la Monotriad è stata catturata da noi oppure no. Possibile che non ci sia nel caso specifico un modo, che ci consenta di individuarla all’interno di un nostro campo di forza? Mi sembra davvero strano!»

«Eppure è così, Iveonte. Per questo motivo, un particolare del genere costituirà per noi un vero rebus. A quel tempo, cioè quando mi si manifestò per la prima volta, mi convinsi che noi divinità eravamo impotenti a farla uscire allo scoperto. Una volta che la Monotriad mi venne meno alla vista, i miei poteri si dimostrarono poi inefficaci nel tentare di intercettarla di nuovo visivamente. Alla fine dovetti rinunciare a tale mio proposito, anche se in quel momento lo feci contro la mia volontà, che allora si presentava per niente rinunciataria!»

«Se provassimo invece a renderla visibile, ricorrendo al mio prodigioso anello, divino Iveon, non sarebbe una buona idea?» suggerì il pupillo della diva «Magari, in questo unico modo da me prospettato, saremmo in grado di raggiungere il nostro scopo. Tu che ne dici, in merito alla mia proposta? Comunque, varrà la pena tentare!»

«Iveonte, poiché la tua idea appare ottima, la sperimenteremo senza meno!» fu la valutazione positiva del dio dell’eroismo «La potenza dell’anello degli eccelsi gemelli è illimitata; ma restano ancora incerte le sue facoltà nell’operare in una simile ricognizione. Seguendo però la direttiva di un noto proverbio di voi umani, posso affermarti che tentare non nuoce. Perciò lo tenteremo, quando verrà il momento!»

«Invece, amici miei,» la diva Kronel intervenne e contraddirli «quanto proposto dal mio protetto avrà come risultato un bel buco nell’acqua. Il motivo è molto semplice. Se un simile esperimento non riuscì a mio padre, quando Iveon andò a chiedergli di individuare la moglie e la Monotriad nel profondo Kosmos, come potrebbe essere permesso ad un suo prodotto? Alla luce di tale mio chiarimento, non vi sembra del tutto assurdo cercare di perseguire tale obiettivo? Io credo proprio di sì!»

«Stando così le cose, dio Iveon e diva Kronel, cioè che siete sicuri che il mio anello fallirebbe in un tentativo simile, oggi come oggi, però la mia speranza resta ancorata ad un'altra mia supposizione. Probabilmente essa non è del tutto campata in aria, se ci ragioniamo sopra con molta attenzione! Se a voi è sfuggita, a me non di certo!»

«Mi dici cosa rimugini nella mente a tale riguardo, Iveonte?» gli chiese il divino Iveon «Soltanto dopo che ci avrai resi partecipi di quanto supponi, ti potrò esprimere il mio parere e dichiararti se la tua supposizione ha delle buone credenziali, allo scopo di essere ritenuta valida pure da noi! Dunque, sbrìgati a palesarcela, perché io la valuti per quella che effettivamente è! Se poc'anzi non l'ho detto, anche Kronel si farà la sua opinione in merito ad essa, non potendo agire in modo differente!»

«Ho pensato, divino Iveon, che con ogni probabilità l’espediente della Monotriad, ovvero quello che la rende invisibile, risulti efficiente soltanto nei confronti di voi divinità. Invece, quando ha davanti dei Materiadi, esso potrebbe dimostrarsi totalmente inefficace. Per la quale ragione, almeno uno di noi, in questo caso il sottoscritto, riuscirebbe a non perderla mai di vista, anche dopo essersi tramutata nel suo essere invisibile. Che ne dite di ciò che ho pensato?»

«Potresti anche aver ragione, Iveonte, adesso che ci penso! Questa tua congettura è davvero brillante! L’entità aliena di sicuro non avrà ritenuto importante rendersi invisibile anche ai Materiadi, dai quali non ha motivo di temere alcuna minaccia. Per fortuna si trova in te il potenziale energetico più ad alta selettività, ossia l'anello, il quale sarà in grado di costituire per la nostra acerrima nemica l'insidia più micidiale!»

«Se quanto hai ipotizzato si dimostrerà esatto, Iveonte,» osservò Kronel «vorrà dire che il buon esito della missione dipenderà esclusivamente da te. Tu verrai ad esserne il protagonista principale e nelle tue mani saranno riposte le sorti del nostro scontro contro la Monotriad e della liberazione di Annura. Ma sono convinta che, fra tutti gli umani, sei il migliore per capacità e valore, in quanto risulti il benemerito eroe, che è il difensore dei deboli e degli oppressi! Perciò ti sarà chiesto di rifarlo, anche questa volta che la vittima della prepotenza è una divinità, anziché un disgraziato essere umano!»

«Kronel non si sbaglia, Iveonte.» approvò il dio Iveon «Scusami, se già adesso sono geloso del ruolo che verrai ad assumere nella nostra prossima missione contro la Monotriad. Sono certo che mi comprenderai, se ti affermo che avrei voluto essere io ad avere tale privilegio e a sconfiggere la mia rivale, considerato che dovrà essere la mia consorte a trarne il maggiore profitto in questa lotta!»

«Non preoccuparti, dio Iveon!» lo scusò l’eroe umano «Nei panni tuoi, anch’io non mi sarei comportato diversamente. Comunque, per te le cose importanti dovranno essere la liberazione della tua Annura e il suo rientro a casa per restarti accanto per l’eternità. Esse soltanto permetteranno a te e a lei di ritornare a sorridere e di riprendere a fruire della trascorsa vita di gioia e di incanto, quella che un tempo rendeva meravigliosi tutti gli attimi della vostra esistenza! Ecco come mi sento di ragionare in questa circostanza!»

«Noto con piacere, nobile Iveonte, che eccelli anche in saggezza. I tuoi consigli, opponendosi al mio rammarico, mi sono stati piuttosto utili. In questo istante, grazie ad essi, riesco ad accettare con un animo più rassegnato il fatto che con ogni probabilità sarai tu il liberatore di colei che mi sta tanto a cuore. Ora, però, dedichiamoci a ciò per cui ci siamo qui riuniti e che ogni volta, per un motivo o per un altro, finiamo per trascurare. Altrimenti, la nostra intransigente Kronel giustamente interverrà a riprenderci, se non lo ha ancora fatto fino a questo momento!»

«In verità, Iveon,» gli replicò la diva «dopo averci riflettuto abbastanza, non c’è più fretta di decidere alcunché, circa il nostro attacco alla Monotriad. Perciò siamo costretti a sospendere l’elaborazione di ogni piano tattico che lo riguardi. Ciò, almeno fino a quando non saranno rimossi tutti gli ostacoli che si interpongono tra noi e la creatura aliena! Se da una parte quello dell’invisibilità forse non costituirà più per noi alcun problema; dall’altra, a mio giudizio, ne restano ancora più di uno che potrebbero crearci dei seri grattacapi, se non badiamo prima a neutralizzarli fattivamente!»

«Infatti, Kronel! Oltre a quello che è rappresentato dall’invisibilità della nostra rivale,» ci tenne a specificare il dio «sappiamo che ci sono perlomeno due altri ostacoli. Il primo è costituito dal nostro passaggio nel Parakosm; il secondo, invece, ci si presenterà nell’universo parallelo di Kosmos, poiché lì avremo difficoltà a trovare il modo di rintracciare la Monotriad. Se poi qualcuno di voi due ne conosce anche un terzo, egli è pregato di farlo subito presente. Così ci renderemo conto pure di esso.»

«Io dubito» osservò Iveonte «che la Monotriad se ne resti allo stato invisibile per la maggior parte della sua esistenza. Il mio parere è che la creatura aliena lo diventi solo eccezionalmente, cioè quando ha intenzione di sfuggire agli occhi di qualche divinità da cui ritiene che le possa derivare un pericolo! Non pensate pure voi che potrebbe essere così?»

«Sarà proprio come hai riflettuto tu, eroe umano.» approvò il dio «Ma perché hai tirato fuori questa nuova osservazione? In merito ad essa, hai forse in mente qualcos’altro, che in qualche modo possa esserci utile? Se sì, parlacene immediatamente!»

«Intendevo soltanto farvi conoscere, dio Iveon, che, se ciò è vero, non ci sarà difficile in Parakosm scovare la Monotriad ed affrontarla con la massima visibilità!»

«Vuoi spiegarti meglio, umano Iveonte, dicendoci dove davvero vorresti arrivare? Se hai da regalarci un'altra tua ottima idea a tale proposito, ti invito a sbrigarti a riferircela!»

«Suggerisco di affidare alla nostra scaltra Kronel il compito di intercettarla e di scoprire dove essa si annida. Ella, come divinità allo stato latente, non potrà essere scorta dalla Monotriad, mentre la segue e la sorveglia a debita distanza. Questo lo sai anche tu! Del resto, una idea simile ve la stavo già proponendo prima! Se poi la mia ipotesi è errata per qualche ragione, potete anche scartarla!»

«La tua sarebbe un’ottima pensata, Iveonte, se sapessimo dove si trova la creatura aliena e Kronel potesse raggiungerla ed iniziare a tallonarla. Ma pretendere di mettere la nostra diva sulle sue tracce in Kosmos è peggio che cercare un ago in un pagliaio! Non risulta anche a te assurda una cosa del genere, eroe umano? Quanto poi alla sua latenza, chi ci assicura che essa ha effetto anche nei confronti di un essere immateriale? Così pure di un essere materiale? Non stiamo forse mettendo in dubbio l’invisibilità della Monotriad, se essa è riferita a te? Le due cose, in un certo senso, sono similari!»

«Riguardo alla tua seconda osservazione, dio Iveon,» gli chiarì il giovane umano «potresti anche non sbagliarti. Per il resto, secondo me, trovo fattibile la cosa, poiché alla diva Kronel dovrebbe essere abbastanza facile centrare l'obiettivo, come già ti avevo fatto presente in precedenza! Lo hai forse già dimenticato in poco tempo?»

«Mi dici come, Iveonte? Probabilmente sarò impedito a comprendere dalla spossatezza che avverto addosso, la quale non smette di soggiogarmi in questi ultimi tempi. Comunque, non riesco a rendermi conto come ella possa ottenere ciò! Anzi, neppure ricordo che tu già me ne avevi parlato prima! Per questo ti chiedo scusa, eroe umano!»

«Facciamocelo spiegare da Kronel stessa, dio Iveon. Ella, che ha compreso dove intendo arrivare, per essermi già espresso a tale riguardo, saprà farlo meglio di me!»

Allora, essendo stata chiamata in causa dal suo pupillo, la diva intervenne a chiarire al dio dell’eroismo quanto a cui Iveonte si era voluto riferire. Ella si rivolse a lui, essendo egli in quel momento l’unico a mostrarsi bisognoso del suo chiarimento sull'argomento in corso. Per questo con molta pacatezza si diede a spiegargli:

«Come adesso sai, Iveon, io posso muovermi nel tempo e mi posso spostare sia dal presente al passato che dal passato al futuro. In virtù di tale privilegio, che ho ereditato dal mio genitore, posso penetrare il tempo trascorso e pervenire così al luogo dove la Monotriad ha già sostato. Dopo che l'avrò agganciata in tale squarcio temporale, non mi sarà difficile pedinarla fin dove essa è andata a rintanarsi. Così, appresa l’ubicazione del suo rifugio, mi rifarò viva presso di voi per mettervi al corrente di quanto è stato da me scoperto. Poi ci ritorneremo insieme per attaccarla e sconfiggerla.»

«Adesso capisco, Kronel, che cosa intendeva farmi presente il nostro Iveonte. Come constato, la sua mente elastica e il suo acume non gli fanno perdere alcuna opportunità di dimostrarsi l’asso della discussione! Ma vorrei sapere da te in quale tempo passato di preciso andrai ad incrociarti con la creatura aliena nostra nemica.»

«Esattamente nel luogo più vicino a noi, Iveon, dove sappiamo con certezza che c'è stata l'ultima fermata della Monotriad, ossia sul pianeta Celiop, dove la medesima ti ha lasciato l'ultimo suo ricordo. Non potrebbe essere altrimenti, se ci ragioni!»

«Questa è un'idea brillante, Kronel. Per questo Iveonte aveva proprio ragione! Allora ti invito a metterti immediatamente in viaggio verso il pianeta Celiop, sperando che poi ne ritornerai con le belle nuove, delle quali abbisogniamo tantissimo!»

«Certo che partirò subito alla volta di tale pianeta, eroico Iveon! Anche perché non dobbiamo permettere alla figlia della Deivora di attuare quanto di orrido sta balenando nella sua mente, avendolo essa sognato da lungo tempo e con grandissima brama! Da parte nostra, invece, bisognerà impedirglielo a qualsiasi costo!»

«Pure tu adesso mi metti in difficoltà, Kronel! Mi vuoi dire cosa pensi che stia meditando la rapitrice della mia Annura, poiché non riesco a capirci un’acca? Secondo te, la malefica creatura non desiderava forse unicamente vendicarsi di me?»

«Per come la vedo io, Iveon, la Monotriad si sta preparando per tentare l’impresa materna e aspetta il momento giusto per dare inizio ad essa. La cattura della tua Annura, per lei ha rappresentato solo un fatto secondario per vendicarsi di te, in attesa di poterlo fare alla grande, dopo che si sarà trasformata nella mole materna!»

«A mio giudizio, Kronel, la Deivora era una entità di tutt’altro prestigio. Come potrebbe la figlia emularla, senza avere i mezzi necessari? Ecco perché ne dubito molto e non sono affatto d'accordo con te! Ad ogni modo, indipendentemente da questo fatto, per il momento i nostri obiettivi sono la sua definitiva distruzione e la liberazione della mia consorte; mentre i suoi progetti futuri non ci interessano!»

«Hai ragione, Iveon, nell’affermare una cosa simile. Ma chi ci assicura che la madre, in principio, non era stata come la figlia? Io sospetto che la loro trasformazione avvenga proprio nell’attraversare la profonda spaccatura, che periodicamente viene a crearsi tra Kosmos e Parakosm. Anzi, sono convinta che in quel punto si verifica lo straordinario fenomeno, il quale ora potrebbe trasformare senza difficoltà un essere come la Monotriad in un altro come la Deivora! Perché dovremmo dubitarne?»

«Riflettendoci bene, Kronel, sono spinto quasi a darti ragione, per la qual cosa non bisogna perdere altro tempo. Occorre arrestare la creatura aliena, prima che si tramuti in una nuova mostruosa Deivora! Nel frattempo che tu porti a termine la tua missione, io mi dedicherò ad Iveonte, dovendo avvezzarlo all’uso più appropriato dell’anello e alla maniera di districarsi nel combattimento contro una divinità malefica. Anche se so che sei una divinità combattiva, ti raccomando ugualmente di non farti scoprire dalla pericolosa Monotriad. Essa, essendoci le sue peculiarità interamente sconosciute, potrebbe rendere anche te sua prigioniera, come fece con Annura!»

«Non preoccuparti per me, Iveon! Non sono una sprovveduta come la tua consorte nell'autodifesa, per cui sono in grado di badare a me stessa! Mio padre non ha fatto altro che insegnarmelo di continuo durante il processo della mia evoluzione. Ma adesso vi lascio e ci rivedremo al mio ritorno, con le notizie che spero vi risulteranno alquanto utili!»