317-IVEONTE SI ATTIVA PER AIUTARE GLI STUCOS E GLI ALTRI POPOLI

Al termine del suo racconto, Arsia apparve ai suoi ascoltatori afflitta e sconsolata nel volto, poiché su di esso portava scolpito il dramma dell'intero suo popolo. I cui singoli individui venivano deprivati del corpo e della serenità di un tempo. Dopo aver fatto una breve pausa di silenzio, mostrandosi sfiduciata e senza speranza di salvare sé e i suoi conterranei, domandò ai suoi tre ascoltatori:

«Adesso che la nostra sciagurata vicenda vi è stata da me narrata dal primo giorno alla data odierna, credete di poter muovere un dito in nostro soccorso? In verità, dubito che voi possiate fare qualcosa per noi, siccome i Tercipi, oltre ad essere invulnerabili, sono fruitori di un progresso scientifico e tecnologico infinitamente superiore a quello umano. Ovviamente, gli alieni agiscono sempre negativamente nei confronti degli uomini, ai quali e possono procurare la distruzione parziale oppure totale, a seconda come desiderano effettuarla!»

«Speon ed io» le rispose prontamente Tionteo «senz'altro siamo impossibilitati ad essere utili a te e al tuo popolo. Ma il nostro amico Iveonte, infelice Arsia, sono sicuro che è in grado di darvi la mano di cui abbisognate. Ti garantisco che sulla terra non esistono ostacoli di sorta che egli non possa superare, per cui i Tercipi nulla potranno contro la sua inesauribile sete di giustizia, se deciderà di aiutarvi! Quindi, ti invito ad avere in lui la massima fiducia, senza neppure il minimo dubbio!»

«Confermi, Iveonte, ciò che ha affermato il tuo amico Tionteo?» chiese la ragazza al giovane eroe «Oppure, trattandosi di un tuo compagno, ha voluto esagerare superlativamente nel credere in te, magari in buona fede? Allora desidero che sia tu ad assicurarmi che egli ha detto soltanto la verità, senza alcuna esagerazione.»

«Con i casi che mi sono trovato a risolvere fino ad oggi, Arsia, non ho avuto mai inconvenienti o difficoltà di sorta. A ciascuno sono sempre stato in grado di dare la migliore soluzione possibile; ma ciò non significa che anche in futuro riuscirò a cavarmela a buon mercato, come è successo nel passato, sia in quello remoto che in quello recente. Conosco le mie effettive potenzialità e la resa che esse possono consentire al mio operato. Come pure sono cosciente che sono tante e svariate le situazioni ardue che ci capita di incontrare e di affrontare, durante la nostra esistenza materiale. Ma non è escluso che un giorno potrei imbattermi anch'io in quelle che sono da considerarsi circostanze ostiche e difficili da sbrogliare. Nel qual caso, sarei costretto ad arrendermi e a capitolare di fronte ad esse, contro la mia volontà di superarle, si intende! In questo sarai d'accordo anche tu: non è forse vero, bella ragazza?»

«Amico mio,» lo contraddisse Tionteo «non credo che ci possa essere qualche pericolo al mondo capace di procurarti delle difficoltà. Se poi lo dici per un atto di modestia, posso anche permettertelo. Ma mi opporrei a te decisamente, se tu tentassi di convincermi della tua impotenza a contrapporti da vincitore a determinati scogli, che ad altri possono risultare insormontabili. Per questo, già da ora puoi dare per scontato che ad Arsia e al suo popolo sarai capace di offrire la massima garanzia che unicamente da te gli Stucos potranno attendersi la salvezza!»

«Devo farti presente, Tionteo, che parlo sul serio e la modestia qui non c'entra. Come posso prevedere già da adesso che in futuro sarò ancora in grado di sconfiggere tutti i pericoli che si annidano in ogni angolo della terra, se oggi non mi è possibile fare una previsione del loro grado di rischio e della loro reale temibilità? Cerca di essere più realistico, senza pretendere da me l'impossibile!»

«Forse hai ragione tu, Iveonte. Anche questa volta mi sono lasciato trascinare dalla somma stima e dalla cieca fiducia che giustamente ripongo in te. Ad ogni modo, sappi che l'una e l'altra continueranno a restare in me immutate, fino a quando non sarò costretto ad ammettere il contrario! Secondo la mia convinzione, però, non potrà mai verificarsi in avvenire un caso del genere, cioè che tu possa mostrarti impotente a superare una determinata difficoltà oggettiva incontrata sul tuo cammino! Ecco quanto non smetto mai di pensare di te!»

«Ehi, voi due!» ad un certo momento, volle interromperli la ragazza «Qui si sta perdendo di vista il problema principale della nostra conversazione, il quale è quello della mia gente ed appartiene al presente! Perciò mi rivolgo a te, Iveonte, e dimmi cosa realmente io e il mio popolo possiamo aspettarci da te. Così saprò finalmente quali speranze ci toccherà nutrire relativamente alla nostra travagliosa vicenda. Inoltre, mi renderò conto fino a che punto possiamo credere che esse un giorno diventeranno fatti compiuti ed idonei a farci recuperare la serenità che godevamo un tempo e di cui siamo rimasti defraudati in poco tempo. Allora te la senti di darmi una risposta inequivocabile in merito?»

«Arsia, i Tercipi non rappresentano per me alcun problema, anche se sono invulnerabili, dal momento che la mia spada non avrà difficoltà ad infilzare i loro corpi. Secondo me, l'ostacolo principale è costituito dai vostri corpi, i quali, essendo andati dispersi, attualmente non risultano più recuperabili. Ecco qual è il problema che mi preoccupa maggiormente, siccome con molta franchezza non vi scorgo una via di uscita. Ora ti sono stato assai chiaro, da non farmi più pronunciare su di esso?»

«Anch'io sono d'accordo con quanto mi hai fatto presente, Iveonte. Senza avere più i nostri corpi a disposizione, sono certa che neppure i Tercipi sarebbero in grado di ripristinare in noi le entità corporee che eravamo un tempo. Ma dacci almeno qualche fievole speranza, siccome non sei una persona come noi, a dare retta al tuo amico Tionteo! Per favore, mi attesti che non è ancora tutto perduto per noi Stucos, inducendoci a credere che la speranza è l'ultima a morire, come si suol dire?»

«Anche se oggi non posso darvi la garanzia che vi farò ritornare gli esseri di una volta, Arsia, comunque ti prometto che mi interesserò al vostro dramma, cercando di favorirvi quanto più possibile. A questo punto, però, dobbiamo lasciarci, siccome devo ritirarmi per studiare la vostra complicata situazione in modo approfondito. Ci rivedremo qui domani alla stessa ora, dovendo informarti fin dove i miei sforzi potranno aiutarvi. Ma sarò molto felice, se essi saranno idonei a recarvi l'aiuto necessario di cui necessitate! Arrivederci a domani allora!»

«Grazie, Iveonte, per la tua disponibilità a tentare di soccorrerci! Spero che, nel nostro nuovo incontro, mi porterai delle ottime notizie. Volesse il cielo che tu domani, per il bene del nostro popolo, venissi a riferirmi che hai trovato la giusta soluzione per farci anche riappropriare dei nostri corpi! Mi riferisco agli stessi che un giorno i Tercipi ci trafugarono, ricorrendo alla menzogna e all'inganno.»

«A proposito di favori, Arsia, dimenticavo di farti presente che anche tu potresti rendercene qualcuno non di poco conto. Esso ci risulterebbe di grande aiuto e ci farebbe risparmiare parecchia fatica nella prosecuzione del nostro viaggio. Nella tua attuale veste esistenziale, che ti consente pure di volare, dovrebbe esserti abbastanza facile ottenere ciò che a noi si presenta un compito alquanto arduo e di difficile risoluzione.»

«Di cosa si tratta, Iveonte? Se ciò che affermi risponde a verità, non sai quanto piacere mi farebbe potervi essere utile in qualche modo! Ti prometto che farò l'impossibile, pur di non deludervi e di favorirvi nella maniera che più vi aggrada!»

«Per giungere alla nostra meta, seguivamo la strada maestra che, dopo aver attraversato l'intera Regione dei Laghi, prosegue fino al Mare delle Tempeste. Ma poi, ad un certo punto, essa ci è venuta a mancare, poiché una sua parte è stata cancellata dalla recente alluvione, quella che ha spazzato via pure il vostro villaggio e tanti altri. Finora non siamo ancora riusciti a trovarla, pur avendola cercata disperatamente, percorrendo questa regione in lungo e in largo! Secondo me, con il tuo volo, potresti darci una mano a ritrovarla.»

«Mi chiarisci, Iveonte, cosa dovrei fare al posto vostro, perché il mio operato vi risulti utile? Probabilmente vorresti che cercassi dall'alto il punto esatto dove essa si presenta ancora intatta e riprende da quel posto il suo normale tragitto? Così, dopo averlo trovato, dovrò indicarvi la sua posizione precisa e il modo di raggiungerla! Nevvero?»

«Precisamente, Arsia! Ma ora ti spiego meglio ciò in cui dovrai impegnarti. Prima dovrai volare verso nord, fino a quando non avrai avvistato sotto di te il nostro accampamento, che si trova a due miglia da qui, nel quale potrai scorgere anche i nostri uomini, che sono circa novanta. Partendo poi da quel luogo e spostandoti ad alta quota, dovrai individuare il luogo dove la strada maestra si ripresenta intatta e riprende regolarmente il suo corso senza ostacoli. Dopo avere assolto il compito che ti ho appena affidato, ritornerai da noi e ci dirai dove essa si trova e come possiamo raggiungerla.»

«Questo pomeriggio stesso, Iveonte, sfidando le minacce dei Tercipi, mi metterò subito al lavoro. Se il tempo non mi dovesse bastare a condurlo a termine, lo riprenderò domattina. Così vi riferirò i risultati della mia ricerca nel nostro nuovo incontro pomeridiano di domani. Arrivederci a presto, generosi amici miei!»

Abbandonata la caverna, Iveonte, Tionteo e Speon se ne ritornarono al campo da loro scelto per bivaccarvi. In esso, per la restante parte del pomeriggio, si soffermarono a discutere sull'ingarbugliata sorte toccata agli Stucos. Per questo motivo, non furono pochi i punti sui quali venne a vertere la loro nuova discussione. Sul tardi, però, dopo la consumazione della cena, Iveonte si congedò dai suoi due amici e si appartò nel fitto della boscaglia per un periodo di tempo imprecisato. Infatti, era sua intenzione avere un immediato colloquio con la diva Kronel. Egli intendeva sia rivolgerle delle domande sia essere ragguagliato da lei su talune cose, prima fra tutte la complessa e spinosa questione dei Tercipi, gli alieni che stavano facendo tanto penare gli Stucos.


Il giovane eroe si era appena addentrato nella folta vegetazione per un centinaio di metri, apparendo in un certo senso preoccupato, allorché una voce lo distrasse dai suoi numerosi pensieri, dicendogli:

«Dove vai, mio eroico Iveonte? Sei forse diventato cieco? Non vedi che sono già qui disposta a concederti il sospirato abboccamento, che intendevi chiedermi? Avendo appreso che mi cercavi, ti stavo appunto aspettando. Perciò puoi iniziare a domandarmi ogni cosa che vorrai!»

Iveonte subito rivolse il capo sulla sua destra, poiché era stato da quella parte che gli erano provenute le poche frasi udite prima. Le quali erano state pronunciate con un timbro di voce inconfondibilmente femminile. Così, a pochi passi da lui, con somma gioia scorse di nuovo la sua diva protettrice. Allora si affrettò a risponderle:

«Hai proprio ragione, Kronel! Stavo cercando appunto un posto più appartato con l'intenzione di conferire con te. Ma dal momento che per te questo luogo già può andare bene, per esserti voluta manifestare a me adesso, possiamo anche intraprendere all'istante la nostra conversazione! Dimmi che non mi sbaglio, amabile diva!»

«Certo che dove siamo già possiamo metterci a parlare indisturbati e a nostro agio, Iveonte! Perciò comincia pure ad espormi il tuo problema, poiché sono a tua completa disposizione.»

«Perché, Kronel, ogni volta che ci incontriamo, pur essendo già a conoscenza dell'argomento su cui dovrà vertere la nostra discussione, lo stesso ti fai chiedere da me quanto è mia premura domandarti? Non sarebbe meglio che mi dessi subito le risposte che desidero avere da te su di esso? Così facendo, ce la sbrigheremmo in quattro e quattr'otto!»

«Invece, Iveonte, il nostro incontro deve avvenire esattamente in questo modo. Non sei forse venuto a colloquiare con me? Se ti dessi già le risposte, senza lasciarti parlare, mi dici che tipo di colloquio sarebbe il nostro? Inoltre, più parliamo più tempo avrò a mia disposizione per stare insieme con te, per godermi la tua presenza e per gioire del tuo parlare! A questo particolare tu non avevi pensato per niente: vero? La prossima volta, quindi, non dimenticarti che per me questo modo di fare è assai importante, per il motivo che ti ho specificato!»

«Hai davvero ragione, mia dolce Kronel; però non volevo fartene né un rimprovero né un torto! Desideravo soltanto evidenziare come si svolgono tutte le volte i nostri incontri e farti anche presente che tu conosci i miei pensieri, già prima che essi ti vengono svelati da me nella loro reale consistenza! Dunque, sia lungi da te il pensiero che intendo privarmi della tua piacevole compagnia prima possibile! Adesso che te l'ho chiarito per bene, puoi anche tranquillizzarti!»

«Invece ne ero già al corrente, Iveonte, per cui non serviva giustificarti. Lo dicevo solo per finta. Adesso, però, inizia ad espormi il tuo problema, insieme con i dubbi ad esso correlati, essendo già pronta ad ascoltarti e a dare le risposte alle tue domande! In pari tempo, avverto una grande voglia di esaudire i tuoi desideri, i quali, come sempre, mirano ad aiutare il tuo prossimo!»

«Ebbene, Kronel, come già sei a conoscenza della vicenda stucosina, non mi preoccupano i Tercipi, ma il recupero dei loro corpi da parte degli Stucos. La cosa, secondo il mio modesto parere, si presenta assolutamente impossibile da risolvere! Tu invece come la pensi a tale riguardo? Sei d'accordo con il mio pensiero, il quale risulta sommamente negativo, poiché non vi intravedo una via d'uscita?»

«Prima di tutto, Iveonte, ti comunico che non dovrai più occuparti dei Tercipi, almeno per il momento. I tormentatori degli Stucos e degli altri popoli vicini sono periti durante la scorsa inondazione. Non sapendo nuotare e non essendo riusciti a rifugiarsi sopra un'altura, essi sono tutti morti per annegamento. Perciò Arsia può stare tranquilla, almeno per quanto riguarda questo loro problema!»

«Resta però sempre quello relativo allo sventurato suo popolo, il quale sta conducendo una esistenza anomala. Gli Stucos sono privi del loro corpo ed io vorrei poterli aiutare, facendolo recuperare a ciascuno di loro. Avevo pensato perfino di ricorrere all'anello per operare un simile miracolo a loro favore! Ma mi sono astenuto dal farlo.»

«Invece, Iveonte, in questo caso, pur ricorrendo ad esso, lo stesso non avresti riscosso alcun successo. Per riuscirci, avresti dovuto disporre delle ampolle, ovviamente con dentro i loro corpi integri. Invece, come possiamo renderci conto, durante l'alluvione esse sono andate irrimediabilmente perdute con il loro contenuto corporeo! Per tale ragione, mio eroe, per questa volta l'anello non potrà esserti di nessun aiuto!»

«Allora, Kronel, a questo punto cosa ne sarà degli Stucos? Possibile che non si potrà fare più niente a loro favore, per la quale ragione mi toccherà rinunciare ad aiutarli? Oppure puoi suggerirmi tu qualcos'altro, che possa liberarli dalla loro atroce sventura?»

«I corpi marcescenti delle ampolle rotte, poiché in essi si è già avviato il processo di decomposizione, permetteranno alle loro essenze spirituali di esistere non oltre il novantesimo giorno dall'inizio della loro putrefazione. Quanto a quelli che si trovano nelle ampolle ancora intatte, essendo venuto meno il trattamento loro riservato dai Tercipi per tenerli in vita, anche sono da considerarsi putrescenti. Essi, poiché la loro decomposizione sarà più lenta, consentiranno ai loro spiriti una sopravvivenza doppia della prima. Ecco come stanno le cose, Iveonte!»

«Dunque, Kronel, gli Stucos e gli altri popoli viciniori sono destinati a scomparire per sempre dalla faccia della terra! Inorridisco, solo a pensarlo! Oppure, insisto a chiedertelo, puoi indicarmi un modo per salvarli? Sagace come sei, dovresti pure conoscere qualche strategia, la quale sia in grado di operare un simile miracolo! Non può essere che così!»

«Se lo vuoi sapere, Iveonte, un modo di farli continuare ad esistere ci sarebbe; ma esso ti sconvolgerà la mente, non appena te lo avrò fatto presente. Ma ne riparleremo tra poco. Innanzitutto voglio complimentarmi con te, per la tua luminosa idea circa il ritrovamento della strada maestra. L'essere ricorso ad Arsia, per fargliela ricercare, è stata una mossa veramente geniale, la quale può procurarti senz'altro onore!»

«Grazie per il complimento, mia magnifica Kronel! Adesso, però, vorrei che tu mi parlassi del modo che potrà permettermi di salvare la vita tanto agli Stucos quanto agli altri popoli che sono rimasti intrappolati nella rete dei Tercipi! Non sei forse d'accordo pure tu a preoccuparmi tantissimo dei poveretti sventurati? Lo sarai senza meno!»

«Approvo quanto mi hai richiesto, Iveonte! Ma se vuoi raggiungere il tuo scopo filantropico, dovrai calarti nel passato degli Stucos per essere nel loro villaggio, nel medesimo tempo in cui i Tercipi vi fecero la loro apparizione. Eliminando gli alieni, prima che trasformino gli Stucos in entità incorporee, cambierai il destino di Arsia e dei suoi conterranei. Così facendo, essi non incorreranno più nelle sventure che si ritrovano a gestire nel momento attuale. Lo so che ti apparirà assurdo, ma non c'è un altro modo per salvarli!»

«Ho udito bene le tue parole, Kronel?! Oppure l'immaginazione me le ha fatte fraintendere? Su, sbrìgati a chiarirmi secondo la mia comprensione questo particolare, il quale mi si presenta come un fatto paradossale ed assolutamente irrealizzabile da parte di un essere mortale come me! Allora me lo chiarisci meglio, per favore?»

«Iveonte, non hai dato alcuna interpretazione errata alle mie parole. Le hai colte nel loro vero significato. Ti avevo già anticipato che ne saresti rimasto stravolto, dopo che ti avessi riferito l'unico modo di non fare perire le sfortunate vittime stucosine! Per questo dovrai metterti l'anima in pace e cominciare a credere sul serio in ciò che ti ho riferito. Difatti non si tratta di nessuna assurdità, poiché sono io a garantirtelo!»

«Kronel, vuoi spiegarmi come farò a ritrovarmi nel passato degli Stucos, proprio nello squarcio temporale che a noi interessa, ossia quello dell'arrivo degli alieni Tercipi nel villaggio stucosino? Inoltre, mi dici come farò ad attuare il mio grande salto temporale retrogrado, se non posso farlo neppure nello spazio, come mi risulta?»

«Non preoccuparti di questo fatto, Iveonte, perché ti ci condurrò io stessa nel loro passato. A suo tempo, nel caso che deciderai di tentare l'impresa, ti metterò al corrente dei vari dettagli relativi al nostro viaggio nel tempo passato. Sei soddisfatto?»

«Kronel, desidero aiutare ad ogni costo gli infelici Stucos e gli altri popoli vessati dai Tercipi. Perciò mi avventurerò in questa nuova esperienza, solo per il loro bene. Ma prima vorrei che tu mi parlassi un po' di questi Tercipi, dal momento che non sono riuscito a comprendere alcune cose che li riguardano; mentre io sono ansioso di conoscerle.»

Fu così che la divina figlia dell'eccelso dio Kron si mise a raccontare al suo protetto ogni particolare che concerneva i misteriosi alieni. Noi, però, essendo venuti già a conoscenza della loro storia, non ci sarà bisogno di evocarla ancora una volta. Perciò andremo avanti nel nostro racconto, il quale adesso ci farà seguire il nostro eroe, mentre si conduce dalla ragazza stucosina insieme con i suoi due compagni.


Una volta appresa sui Tercipi ogni cosa che c'era da conoscersi, alla fine Iveonte si congedò dalla diva e fece ritorno presso i suoi amici; ma li trovò entrambi già profondamente addormentati. Allora egli ritenne cosa saggia non svegliarli; anzi, considerata la tarda ora, preferì imitarli, dandosi al sonno ristoratore. Il giorno seguente, dopo pranzo, giunto il momento del loro incontro con Arsia, Iveonte, Tionteo e Speon si incamminarono verso la caverna con gli stomachi pieni, avendo essi già consumato il pasto di mezzogiorno. Dopo averla raggiunta, prese per prima la parola la ragazza, la quale si diede a riferire al giovane eroe:

«Iveonte, scrutando questa regione dall'alto, come tu avevi previsto, sono riuscita ad esplorare senza difficoltà l'intera zona circostante. Devo ammettere che, mentre la osservavo da sopra, temevo che i Tercipi potessero scorgermi e punirmi! Ebbene, se volete raggiungere la strada maestra, nel punto esatto dove hanno termine i dissesti geologici provocati dall'alluvione, naturalmente partendo dal vostro accampamento, dovete dirigervi verso nord per circa una decina di chilometri. In quel luogo, incontrerete poi una radura, dalla quale si diparte un sentiero di un paio di chilometri. Esso, che è diretto verso est, interseca proprio la strada maestra che stavate percorrendo voi, prima che ci fosse in questa regione la copiosa pioggia torrenziale. Mi sono spiegata abbastanza?»

«Certamente, Arsia! Comunque, ti siamo oltremodo riconoscenti per il grande favore che ci hai reso! Sono sicuro che esso non ci farà più perdere tempo nel ricercare la strada maestra. Dopo averla persa, non riuscivamo più a ricongiungerci ad essa!»

«Per me, Iveonte, è stata solo una piacevole volata, anche se non mi ha mai abbandonata una certa tremarella, quella che mi proveniva dal pensiero di essere avvistata oppure intercettata dagli odiosi Tercipi. Ti assicuro che essi mi avrebbero punita con durezza, se mi avessero sorpresa che volavo, contravvenendo al loro categorico divieto!»

«Arsia, invece potevi fare a meno di aver paura degli alieni, considerato che tutti i Tercipi, sia quelli del vostro villaggio sia tutti gli altri della regione, sono morti per sempre. Essi non vi vesseranno mai più, per il resto della vostra esistenza! Devi esserne felice!»

«Dici davvero, Iveonte?! Come sono periti gli odiosi Tercipi e chi ti ha fornito tale stupenda informazione? Per favore, raccontami il resto che conosci sulla loro morte!»

«Siccome non avevano alcuna dimestichezza con l'acqua, Arsia, gli alieni vostri oppressori, dopo essere stati trascinati via dalla sua corrente con forte impeto, alla fine vi sono annegati. Per il quale motivo, essi non potranno mai più nuocervi. Solo che…»

A quel punto, il giovane, non avendo il coraggio di riferirle il resto, smise di parlare e se ne restò mestamente silenzioso. Ma la ragazza, a quel suo atteggiamento, preoccupandosene parecchio, subito si allarmò e gli si espresse con le seguenti parole:

«Mi stavo già rallegrando dell'incantevole notizia, Iveonte, quando il tuo "Solo che…", ha spento in me ogni mia iniziale euforia, la quale era dovuta alla gioia! C'è forse qualcos'altro che ci è rimasto ancora avverso? Perciò, se è così, adesso mi dirai cosa è andata storta alla mia iellata gente, poiché intendo saperlo ad ogni costo!»

«Hai ragione, Arsia, a pensarla così. Insieme con i Tercipi, sono andate definitivamente perdute anche le ampolle, che contenevano i vostri corpi condensati. Ciò significa che, se non si interviene al più presto nell'unico modo possibile, la vostra esistenza è da considerarsi spacciata nel giro di un imprecisato numero di giorni. Come anche tu puoi constatare, si tratta di fare una corsa contro il tempo. Ma non immagini neppure che tipo di corsa!»

«Quale sarebbe l'unico modo possibile, Iveonte, al quale ti sei voluto riferire? Non dirmi che bisognerà recuperare tutte le ampolle in tanto pantano! Sarebbe una impresa assurda da parte nostra! E poi non hai detto che esse si sono perse per sempre? Oppure prima ho sentito male in merito? Ma non credo di essermi sbagliata, nell'udire le tue parole!»

«Infatti, Arsia, esse non sono più recuperabili. Ad ogni modo, rassicùrati che il problema non è più costituito dalle ampolle! E poi cosa ce ne faremmo, senza disporre della strumentazione dei Tercipi? Solo loro, infatti, sarebbero potuti intervenire su tali recipienti e farvi recuperare i vostri corpi mediante i loro strumenti. Stanne certa che in quel caso li avrei costretti a farlo! Comunque, essendo gli alieni deceduti, è meglio non tirarli più in ballo!»

«Allora, Iveonte, vuoi chiarirmi a questo punto cosa mai si potrà fare in alternativa, affinché il mio popolo ritorni ad essere quello che era in precedenza? Oppure è destinato a scomparire per sempre, insieme con gli altri della regione, senza che nessuno possa darci una mano a porre termine alla nostra disgrazia e a non farci estinguere per sempre? Desidero sapere ogni cosa sulla vicenda!»

«In verità, Arsia, non è facile farmi capire da te, al fine di renderti consapevole come intendo salvare il tuo popolo e gli altri. Sono certo che l'argomento ti risulterà molto difficile da comprendersi. Vedrai che perfino il mio amico Tionteo ne rimarrà stupefatto, quando cercherò di spiegartelo nel solo modo che mi sarà possibile!»

«Vuoi dirci di cosa si tratta, Iveonte?» gli chiese il Terdibano «Il tuo intervento a favore degli Stucos davvero si rivelerà qualcosa di incredibile, come hai affermato? Vuoi palesarci perché mai esso si dimostrerà tale? Per niente al mondo, adesso rinuncerei a conoscerlo dalle tue labbra, amico mio! Perciò mettiti a parlarcene.»

«È proprio così, Tionteo! Non potrai mai immaginare ciò che mi toccherà fare, allo scopo di salvare tante persone rimaste vittime dei vari marchingegni operati dai Tercipi! Per questo, quando ne verrai a conoscenza, fermamente ti rifiuterai di crederci!»

«Allora cosa aspetti a riferirci ogni cosa, Iveonte? Ma dubito che potresti stupirmi ancora di più, abituato come sono ad attendermi da te anche l'impossibile in questo mondo!»

«Sì, Iveonte,» aggiunse la ragazza «il tuo amico ed io vogliamo conoscere il tuo piano. Prova a riferirci come intendi fare recuperare i loro corpi agli abitanti del mio villaggio e a quelli degli altri villaggi. Può darsi che, contro ogni tua convinzione, noi riusciremo ad intenderlo benissimo! Possibile che ci credi così increduli o molto ignoranti?»

«Arsia, visto come stanno realmente i fatti,» l'eroe cercò di spiegarsi alla meglio «nel presente non mi è possibile fare niente per la tua gente e per gli altri popoli, per i motivi che già conosci. Per questo, se voglio risolvere i vostri problemi, sarò costretto a calarmi nel vostro passato. Dove mi toccherà cancellare un pezzo della vostra storia, che va dall'arrivo dei Tercipi nel vostro villaggio fino ad oggi.»

«In che senso, Iveonte?» gli chiese la ragazza «Come potrai cancellarlo? Ho capito bene ciò che hai detto? Nessuno può ritornare nel proprio passato e cambiarvi le cose che gli sono accadute per riviverle diversamente nel futuro. Questa è la mia convinzione!»

«Certo che hai compreso benissimo ogni cosa, Arsia! Il mio sarà un viaggio nel vostro passato. Dopo che mi sarò presentato nel vostro villaggio poco prima dell'arrivo dei Tercipi, io li aspetterò. Quando essi vi faranno il loro ingresso, li affronterò e li ucciderò, senza permettergli di rovinarvi l'esistenza. Trovandomi sul posto, vi proteggerò anche dall'alluvione, facendovi rifugiare sopra la collina che si trova nei paraggi. Alla fine farò ritorno al mio attuale presente e mi ricongiungerò ai miei due amici, ai quali non starai più facendo compagnia come adesso, essendo ormai cambiato il corso della tua storia. Sono convinto che tu e Tionteo, dentro di voi, giustamente già mi state dando del folle! Oppure non è vero che sta avvenendo in voi quanto ho pensato?»

«Stai parlando sul serio, Iveonte, oppure ti stai burlando di noi?» sorpreso, gli domandò l'amico terdibano «Secondo me, neanche ad un dio sarebbe consentita una impresa del genere! E poi vuoi spiegarmi, amico mio, come farai a calarti nel passato e ad uccidere il migliaio di Tercipi invasori? Questa tua idea mi sconcerta, se lo vuoi sapere! Mica esiste un sentiero che penetra nel passato, per cui tu ti ci possa inoltrare e raggiungere il passato degli Stucos, nell'esatta circostanza in cui i Tercipi gli si sono presentati la prima volta!»

«Non preoccuparti di un fatto del genere, Tionteo, perché il mio tuffo nel tempo passato mi sarà permesso da chi è in grado di farlo! Esso, se vuoi saperlo, mi è stato già garantito!»

«Se le cose stanno in questo modo, Iveonte, non ci metterò più lingua! Una volta nel passato, visto che ti trovi a cambiare il destino al popolo stucosino e agli altri popoli della zona, perché non fai in modo che non si verifichi neppure l'inondazione? Non credi che la sua assenza ci tornerebbe utile, al fine di proseguire il viaggio in santa pace verso la nostra meta? Cos'hai da rispondere a questa mia bella pensata?»

«I fenomeni naturali, Tionteo, non possono essere arrestati oppure modificati. Come farei ad affrontarli e a sconfiggerli? Perciò, quando mi rifarò vivo a te e a Speon al mio ritorno dal passato, mentre noi riprenderemo il cammino verso la nostra meta, gli Stucos saranno impegnati a ricostruirsi il loro villaggio distrutto dall'alluvione. Logicamente, come già vi ho fatto presente, non ritroverò più insieme con te e Speon la qui presente Arsia, la quale sarà già sparita alla vostra vista, facendovi stupire con la sua sparizione improvvisa. Anzi, anch'ella sarà occupata alla ricostruzione del suo distrutto villaggio, totalmente ignara dei suoi due incontri avuti con noi in questa immensa e cupa caverna!»

«Ci terrei a sapere, Iveonte, se Arsia e i suoi conterranei saranno coscienti che sei stato tu a salvarli prima dai Tercipi e successivamente dalla grande alluvione. Oppure essi non rammenteranno questi tuoi due favori, dopo che ti sarai adoperato per salvarli dagli uni e dall'altra? Mi dai anche la risposta a questa mia nuova domanda?»

«Certo che i popoli da me salvati nel loro presente ricorderanno ogni cosa, Tionteo, e me ne saranno pure riconoscenti! Ma essi non sapranno mai di essere stati sottratti da un futuro che li aveva già visti vittime di un destino impietoso, quello che già gli avevano riservato i Tercipi e l'alluvione. La stessa Arsia, se mi incontrasse al mio ritorno dal passato, non potrebbe essere a conoscenza dell'attuale circostanza e dell'odissea futura, che sarebbe toccata alla sua gente senza il mio intervento. Neanche se io gliene parlassi, ella potrebbe ricordarsene, non essendo ancora esistita la sciagura che avrebbe dovuto colpirli in seguito e che invece, solo per merito mio, non li colpirà mai più. Potrò soltanto stupirla, allo scopo di giustificare il mio racconto, che io so che lei ha nella regione soprapubica una voglia azzurrognola somigliante ad un pesce. A questo punto, però, dobbiamo troncare questa nostra conversazione, poiché dovrò prepararmi ad affrontare la nuova eccezionale impresa. La quale mi farà vivere una esperienza nuova e, per una circostanza incredibile, fuori del mio tempo presente, quello che mi sta facendo stare con voi!»

Venuti fuori dalla caverna, Arsia volò immediatamente a riferire alla sua gente che i Tercipi erano tutti morti, poiché essi erano periti durante la recente alluvione. I tre giovani amici, invece, se ne ritornarono al loro accampamento, dove furono accolti festosamente dai Lutros, siccome essi non avevano visto l'ora del loro rientro. Quando poi calò la sera, Iveonte, dopo essersi congedato da Tionteo e da Speon, ai quali non aveva saputo annunciare quando sarebbe ritornato dal suo viaggio nel tempo, abbandonò l'accampamento e si eclissò nel bosco circostante. Egli aveva premura di incontrarsi con la sua divina Kronel e di farsi condurre da lei nel passato degli Stucos.