316°-IL POPOLO DEI TERCIPI

I Tercipi non erano nativi del pianeta Terra, ma erano originari di Ustron, uno dei tre pianeti orbitanti intorno ad Axest, la quale era una delle infinite stelle appartenenti alla galassia di Lactica. Si trattava di un corpo celeste spento, che aveva il doppio degli anni del nostro pianeta. Per questo le varie forme viventi erano attecchite sopra la sua superficie molto tempo prima che ciò avvenisse sulla nostra Terra, delle quali la forma più evoluta ed intelligente era risultata quella tercipina. I Tercipi, similmente agli esseri umani, erano Materiadi deimorfi della specie umanoide, la quale era detta anche androide. Essi consideravano gli uomini inferiori a loro sotto tutti i punti di vista. Difatti, se per noi tali esseri alieni potevano apparire dei ceffi orribili, ossia non differenti dai nostri progenitori trogloditi; a loro parere, invece, gli esseri umani erano da reputarsi molto negativamente. Secondo loro, essi erano fisicamente abbastanza deboli, biologicamente difettati, intellettualmente sottosviluppati, ed altro ancora, che qui è meglio non citare; comunque, ogni cosa sempre intesa in senso spregiativo. I Tercipi, quindi, se da un lato potevano apparire agli esseri umani alquanto ripugnanti, considerandoli secondo i nostri parametri estimativi della bellezza; dall’altro, invece, bisognava affermare che essi avevano un fisico possente ed immune da malattie. Quanto alla loro respirazione, essa si presentava qualcosa di eccezionale e doveva intendersi autogena, siccome tali esseri giunti dallo spazio respiravano la tuttina. Si trattava di una sostanza aeriforme prodotta dal loro stesso organismo, grazie alla quale gli esseri tercipini potevano vivere in un qualsiasi ambiente dell’universo, perfino negli spazi interstellari. I quali ambienti risultavano esiziali per tutti gli altri Materiadi di Kosmos. Inoltre, essi erano in grado di sopravvivere a temperature fino a più sessanta gradi e a meno venti gradi. Bisogna ancora far presente che i Tercipi, grazie alla loro preziosa tuttina, non avevano problemi di inquinamento. Perciò alla loro esistenza veniva risparmiata anche la lotta contro di esso, non essendoci la necessità di combatterlo per qualche buona ragione, ove si dimostrasse indispensabile.

Qualche lettore giustamente potrebbe chiedersi come mai i Tercipi erano morti annegati, durante la recente alluvione che aveva interessato una vasta area della regione? Non si è detto poco fa che il loro organismo aveva la capacità di adattarsi a qualunque tipo di habitat? Ebbene, l’inconveniente c’era stato per una questione assai complicata, che adesso gli verrà chiarita in forma molto semplice. Per un fatto davvero inspiegabile, la loro composizione molecolare, una volta venuta a contatto con l’atmosfera terrestre, si era ritrovata a gestire una situazione alquanto difficile. La quale era dovuta esclusivamente all’elemento ossigeno, la cui penuria in essa metteva in moto una specie di allergia aspecifica, che non poteva essere elusa in nessuna maniera. Essa, perciò, provocando nell’organismo degli alieni tercipini un’apprezzabile intolleranza, praticamente ne rendeva impossibile la giusta correzione a livello del loro DNA. Unicamente per questo motivo, da parte loro, il solo modo di condurre una esistenza normale sopra il nostro pianeta era stato quello di creare nella loro struttura organica una modifica temporanea, la quale permettesse alla medesima di elaborare l’ossigeno per fini prettamente respiratori. I Tercipi, però, in merito a tale fatto, non avevano previsto che in quel caso l’acqua esistente sulla superficie terrestre avrebbe potuto costituire una potenziale minaccia per la loro nuova struttura provvisoria. Essi ne avevano tenuto conto, deducendo che, per ovviare alla sua pericolosità, bastava non avere alcun rapporto con l'acqua, evitando cioè di venirvi coinvolti. Invece era stata una inondazione imprevista a farceli trovare proprio dentro senza volerlo, la qual cosa aveva procurato a tutti loro l’annegamento e la morte definitiva.

Riprendendo il discorso sulla loro storia, ebbene, sulla Terra gli esseri umani erano ancora agli albori della loro civiltà, quando i Tercipi avevano conseguito sul loro pianeta le più alte vette del progresso scientifico e tecnologico. Anche se sembra impossibile crederci, sopra Ustron essi non avevano mai conosciuto né malattie né guerre, contrariamente a quanto succedeva e sarebbe continuato a succedere sul nostro pianeta. Allora perché mai non c’era stato sopra di esso il sopraffollamento, a cui avrebbe dovuto obbligatoriamente dar luogo l'assenza sia delle une che delle altre? In effetti, la loro mancanza avrebbe dovuto condurre la popolazione ad un punto critico tale, da causarne con il tempo l’autodistruzione. Invece, sebbene il loro pianeta fosse grande quanto la nostra Terra, un fenomeno del genere non si era mai verificato, soltanto perché c’era stato, da parte dei Tercipi, un rigoroso controllo delle nascite. Esso si era attenuto a schemi scientifici, i quali in nessun caso gli avevano fatto superare la soglia di procreazione da loro prestabilita. Se poi qualche altro lettore ci tiene ad apprendere il modo in cui gli alieni erano riusciti ad evitare il sovraffollamento, passo subito ad accontentarlo. Essi avevano obbligato a turno gli abitanti del pianeta a fare uso di contraccettivi, per la durata di un intero anno. Inoltre, essendo degli ermafroditi, per loro era stato molto più semplice assolvere un simile obbligo e adeguarsi ad esso senza grandi sforzi e sacrifici!

Riguardo all'evoluta civiltà tercipina, essa aveva raggiunto lo splendore, quando sul nostro pianeta si era cominciato a costruire le prime città cintate con mura ciclopiche. I Tercipi, i quali erano stati sempre contrari che la loro popolazione superasse il miliardo di persone in tutto il pianeta, vivevano in megametropoli abitate da circa cento milioni di abitanti. Sopra Ustron, perciò, si potevano contare solo una decina di città, le quali erano distribuite in aree geografiche da considerarsi ottimali, dal punto di vista del clima e dell’agricoltura. In riferimento alle loro comunicazioni, esse prevedevano soltanto mezzi di trasporto terrestri ed aerei. Non c’era alcun motivo che ci fossero anche quelli navali, mancando sulla superficie del loro pianeta l’esistenza di un mare e di una apprezzabile idrografia, come fiumi e laghi. Questi vi erano assenti, a causa della mancanza sulla sua superficie degli elementi costituitivi dell'acqua, che erano appunto rappresentati dall’idrogeno e dall’ossigeno. I loro mezzi di trasporto terrestri, tutti ad altissima tecnologia, si suddividevano in metropolitani, aerei e spaziali. I primi, che si spostavano per centinaia di chilometri, raggiungevano la velocità oraria di mille chilometri. I secondi, che si spostavano per migliaia di chilometri, raggiungevano la velocità oraria di diecimila chilometri. I terzi, che si spostavano per miliardi di chilometri, raggiungevano la velocità oraria di un milione di chilometri.

La razza tercipina contava cinquecento millenni, dalla sua prima apparizione sul pianeta Ustron, quando nel DNA dei nuovi nati era iniziata ad evidenziarsi qualche piccola anomalia. Essa, già allo stato fetale, li presentava costitutivamente differenti; ma quella loro diversità biologica, intesa come debolezza organica strutturale, ai suoi albori era da considerarsi ancora impercettibile e quasi del tutto trascurabile. In termini di grandezza, insomma, essa si esprimeva nell’organismo dei Tercipi in un rapporto uno a cento. Ma i ricercatori biologi della loro razza, i quali imputavano il fenomeno all’invecchiamento della loro specie, avevano precisato che tale anomalia non si sarebbe arrestata mai più nel loro organismo, se non si fosse posto un riparo efficace in breve tempo. Avevano perfino stimato che quella debolezza del loro corpo avrebbe interessato in ogni secolo la loro centesima parte. Perciò, nel giro di diecimila anni, i Tercipi si sarebbero ritrovati con una nuova struttura biologica, priva sia dell’apparato osseo che di quello muscolare. La qual cosa avrebbe causato ai portatori di una tale tara deficitaria dei seri problemi a vari livelli, con gravissime conseguenze per tutti loro.

In seguito, alcuni scienziati tercipini avevano assicurato che quel deficit congenito, considerato il modo in cui esso si era instaurato nel loro corredo cromosomico, senz’altro poteva essere bloccato. Anzi, era possibile anche intervenire sul suo processo, sollecitandovi una inversione di tendenza. Per riuscire ad ottenere un risultato del genere, però, bisognava avere a disposizione dei corpi appartenenti ai prototipi di un’altra specie androide, anche se si fossero presentati molto differenti nei loro tratti somatici. A quella loro promettente notizia, che faceva ben sperare, gli astronomi tercipini, facendo uso dei loro potenti rilevatori spaziali, si erano messi a ricercare nell’universo circostante quegli esseri viventi che facessero di più al caso loro. Alla fine essi, scandagliando minuziosamente lo spazio galattico di loro appartenenza, avevano scoperto che intorno alla vicina stella eliosina, che era il nostro Sole, orbitava il pianeta Geo, ossia la nostra Terra, sopra il quale si stava evolvendo una giovane razza, che era quella umana. Essa era stata ritenuta idonea a permettere nel loro organismo la regressione del gene responsabile della loro mutazione genetica in atto. Così gli addetti ai radiotelescopi avevano pure calcolato la distanza approssimativa esistente tra i due pianeti, la quale era risultata essere di circa cinque miliardi di chilometri. Per questo, considerato che la velocità oraria media di una loro astronave era di un milione di chilometri, stando alla loro stima, la si poteva coprire in meno di sette mesi della loro navigazione astrale.

Prima che da una parte dei Tercipi venisse intrapreso il lungo viaggio alla volta del pianeta Geo, i loro scienziati avevano dovuto costruire due strumenti molto sofisticati ed importantissimi per il successo della loro missione, ossia il trasmigrat e l’intensor. Il primo sarebbe stato in grado di trasferire in una piccola ampolla il corpo di un essere umano. Inoltre, durante il suo trasferimento, lo avrebbe trasformato in un concentrato organico vivente con le stesse caratteristiche del corpo normale. Tale strumento, comunque, sarebbe servito anche ad altri scopi nei confronti dei selvaggi Geoni. Il secondo, invece, apportando a tale concentrato le dovute modifiche, attraverso i loro periodici interventi correttivi, avrebbe dovuto renderlo assimilabile dall’organismo tercipino. Per cui si era stabilito che il trattamento modificatore non sarebbe dovuto durare più di un intero bimestre. I Tercipi viaggiatori prevedevano di approntare un milione di ampolle, ciascuna con un proprio concentrato, in un anno della loro missione terrestre. Una volta venuti in possesso di tali concentrati sul pianeta Geo, essi se ne sarebbero dovuti ritornare sul loro pianeta. Dove, servendosene, avrebbero dato inizio alla correzione del loro gene difettato, anche se esso già aveva cominciato a propagarsi nel loro DNA, al fine di trasformarlo negativamente.

Stando poi alle previsioni dei biologi tercipini, sarebbero bastate appena dieci gocce del concentrato umano a correggere nel futuro nascituro l’accertato difetto divenuto congenito. Comunque, esso andava inoculato opportunamente nel suo embrione fetale durante il suo primo mese di vita. Essi avevano altresì previsto che da ogni ampolla sarebbero state ricavate duemila gocce, le quali corrispondevano al quantitativo occorrente per curare duecento individui della loro specie. Sempre secondo i loro calcoli matematici da loro considerati infallibili, si sarebbe iniziato ad avere una prole sanata dal difetto costituzionale, a partire dalla quarta generazione dei soli Tercipi trattati mediante il concentrato organico umano, dopo che questo fosse stato ricavato dai Geoni, altrimenti detti Terrestri. I Tercipi, essendo un popolo ateo ed amorale, non si erano preoccupati del fatto che la loro missione avrebbe implicato la scomparsa dalla superficie terreste di un milione di vite umane, dal momento che essi ritenevano l’uomo una sottospecie degna di nessuna considerazione. Al termine del loro trattamento biochimico sui corpi delle loro vittime antropiche, le rispettive essenze incorporee avrebbero avvertito una sorta di soffocamento e sarebbero quindi decedute all’istante, sparendo per sempre nel nulla. Così, quando tutto era stato allestito per la partenza, erano stati poco più di un migliaio i Tercipi che erano salpati alla volta di quella meta, che rappresentava la loro ancora di salvezza. Per affrontare il viaggio, essi si erano serviti di una prestigiosa astronave, la quale era dotata di una strumentazione di bordo ad altissimo grado di perfezione tecnologica. Ma c’erano voluti tutti e sette i mesi previsti, prima di sbarcare sul suolo geoiano; invece lo sbarco sopra di esso era avvenuto mediante il teletrasporto. L’astronave, da parte sua, in attesa che la missione fosse portata a termine, era rimasta ad orbitare intorno al nostro pianeta a mo’ di un satellite artificiale. Perciò tuttora la medesima si teneva al di là dell’atmosfera terrestre e lungi dalla zona gravitazionale del pianeta, ad evitare di venire attratta da esso e di dare luogo ad un impatto catastrofico contro la sua superficie.

I Tercipi, una volta atterrati in una zona incolta ed abitata da popoli non particolarmente civili, si erano suddivisi in dieci gruppi, ciascuno dei quali era composto da cento individui e veniva comandato da un centuan. Essi, allo scopo di condurre a termine la loro missione, avevano scartato le città, essendo consapevoli che poi gli sarebbe stato molto difficile e quasi impossibile sottometterli e gestirli, non possedendo armi di alcun genere. Difatti il progresso scientifico e tecnologico dei Tercipi non si era interessato alle armi, non avendo essi mai avuto bisogno di combattersi tra di loro, alla maniera dei litigiosi esseri umani del pianeta ospitante. Per questo motivo, gli alieni ustroniani avevano preferito imporsi nei piccoli villaggi, dove l’esiguo numero dei loro abitanti e la limitata cultura non avrebbero costituito per loro alcun tipo di problema. Quel loro modo di pensarla sui Terresti aveva dato ragione ai Tercipi, poiché essi avevano incontrato nei piccoli agglomerati umani una resistenza quasi nulla. Così si erano fatti assecondare dai relativi abitanti in tutto ciò che avevano proposto loro, prima con l’inganno e successivamente con le minacce. La loro forza e la refrattarietà del loro corpo alle rudimentali armi degli indigeni terrestri erano bastate ad aver ragione di loro e a renderli acquiescenti alle loro varie disposizioni.