310°-IVEONTE CERCA TOUK PER AFFRONTARLO

Dopo che Ansor ebbe finito di raccontare la storia del suo popolo e Tillia ebbe parlato della vita di Touk, avendola appresa dallo stesso campione nella circostanza a cui si è accennato in precedenza, Tionteo non poté fare a meno di stupirsene. Mentre poi veniva colpito dal grande stupore, egli si rivolse all’amico e si diede ad affermargli:

«Iveonte, questo Touk è una persona sommamente straordinaria! Egli è degno di competere con te alla pari! Ma mi dispiacerebbe, amico mio, se tu dovessi essere costretto ad ucciderlo, considerato che questo fenomenale guerriero, proprio come te, lotta per il trionfo della giustizia! Peccato che, nell'odierna sua lotta, Touk ignori di stare a combattere dalla parte sbagliata della barricata, cioè dove si fanno solo gli interessi della prepotenza e dell’ingiustizia! Perciò, dopo avergli aperto bene entrambi gli occhi, vorrei che tu gli facessi intendere quale popolo è degno di ricevere il suo aiuto! Non credi che dovresti farlo?»

«Hai ragione, Tionteo, a considerare Touk un guerriero impareggiabile, dal momento che egli racchiude in sé il binomio "nobiltà e giustizia", il quale può fargli soltanto onore. Per questo ti prometto che, quando mi scontrerò con lui, mi limiterò soltanto a disarmarlo. Dopo lo metterò al corrente del fatto che egli viene manovrato subdolamente da altri, per cui senza esserne a conoscenza agisce contro la giustizia, anziché difenderla, come gli dettano i suoi principi.»

«Mi pare che voi due» la ragazza si intromise nella conversazione «stiate facendo i conti senza l’oste! A mio avviso, Iveonte si rivela un autentico sognatore, se si illude di potere disarmare Touk, l’intrepido guerriero che nessuno mai potrà sconfiggere! Dunque, vi invito a fare dei discorsi più realistici e non a mettervi a sognare su fatti e situazioni che, a mio avviso, giammai potranno realizzarsi. Per favore, mi fate la cortesia di darmi retta, evitando così di parlare a vanvera?»

«Senza dubbio, Tillia,» la riprese Tionteo «è innegabile che Touk è un fenomeno vivente nell’uso delle armi e nelle arti marziali. Ma devi sapere che Iveonte, come lo è pure il suo amico re Francide, è il campione dei campioni in fatti d'armi e di ogni tipo di lotta a mani nude. Ben presto egli te ne darà la conferma, ossia non appena si scontrerà con l'eccellente Touk. Anche se per te egli continua a rappresentare il guerriero invincibile, che non teme confronti e non è secondo a nessuno!»

«Ammesso pure che io voglia credere a voi due, Tionteo, per avermi convinta, mi dite allora cosa state aspettando a mettervi in azione contro l’autocrate Ormus e a fare trionfare in questi paraggi la maltrattata giustizia? Come noto, pure voi la propugnate, con tutte le vostre forze e con tutta la vostra volontà. In pari tempo, vi rammento che bisognerà insegnare alla figlia Elan ad essere onesta con sé stessa e con gli altri, specialmente con la persona che l'ama, intanto che lei lo inganna!»

«Se ci tieni a saperlo, Tillia, attendiamo solo che questa nostra conversazione abbia termine.» le garantì il giovane eroe «Terminata la quale, vedrai che ci metteremo immediatamente all’opera e faremo il possibile per cercare di sistemare le cose in queste vostre parti nel migliore dei modi! Quindi, dovrai pazientare ancora un poco, se vuoi vedermi in azione contro Touk! Ma prima di scontrarmi con lui con le armi, ad evitare di ucciderlo, tenterò di farlo ragionare nella maniera giusta. Te lo prometto, ragazza giudiziosa!»

Nel frattempo Pulgus, dopo aver abbandonato il campo di Iveonte con i suoi uomini superstiti, era pervenuto alla loro fortezza di Ecton, dove si era affrettato a raggiungere l’autorevole cugino. Una volta in sua presenza, gli si era espresso in questo modo:

«Ormus, qualcuno, il quale non è di queste parti ed ha osato arrecarmi un grave affronto, oggi si merita di essere punito dal nostro insuperabile Touk! A proposito, egli dove si trova in questo momento? Non mi dire che è intento a tubare con tua figlia Elan, come fa di solito! Se fosse così, al posto tuo, gli ordinerei di badare a compiere il proprio dovere senza mai smettere, difendendo maggiormente i tuoi interessi!»

«Mi dici, Pulgus, perché mai la cosa ti darebbe tanto fastidio, se davvero Touk fosse con la mia figliola? Hai forse già dimenticato che nessuno, compreso me, deve mai osare suggerirgli quello che egli deve o non deve fare, se non vuole poi pentirsene? Inoltre, non scordarti che l'invincibile guerriero è il fidanzato della mia unigenita Elan!»

«Non volevo farti immaginare una cosa del genere, cugino caro! Conosciamo tutti la sua suscettibilità, quando gli si pestano i piedi per qualche motivo qualsiasi! Mi scocciava soltanto pensare che, mentre un forestiero non molto lontano da qui ha l’ardire di uccidere molti nostri soldati, egli invece se ne resti qui in panciolle l’intera giornata, dedito a godersela con la mia cara nipote Elan! Ecco: la mia protesta è tutta qui!»

«Invece lo stesso non ti permetto di parlare così del formidabile Touk, anche se sei il cugino a cui tengo molto! Dovresti essere al corrente che senza di lui, che ci liberò di Bison tanti anni fa, oggi staremmo ancora alla mercé dei Cerdi. Essi, invece, grazie allo spasimante di mia figlia, da nostri cacciatori si sono ritrovati ad essere nostre prede. Per il tuo bene, perciò, ti consiglio di non farti sentire da lui esprimerti così nei suoi confronti, se non vuoi che egli te ne faccia pentire. Devi sapere che solo a mia figlia, siccome l’adora, il nostro forte difensore permette di rivolgersi a lui con un linguaggio simile. E da nessun altro!»

«Ti ringrazio di avermelo ricordato, Ormus! Così, per l'avvenire, lo terrò senz'altro presente! Adesso, però, Touk mi serve, poiché voglio invitarlo a dare una lezione al forestiero, a cui ti ho appena accennato. Egli si è azzardato perfino a prendere le parti di alcuni Cerdi fuggiaschi che avevamo appena scovati, ai quali poco prima davamo una caccia spietata. Egli ci ha messi in fuga e ci ha impedito di fare prigionieri i familiari di Croed, ossia i suoi tre figli. A questo punto, cugino, sei finalmente disposto a dirmi dove posso trovare il nostro campione, perché io lo faccia intervenire contro il baldanzoso guerriero forestiero?»

«Mio caro Pulgus, come vedo, hai già scordato che sono tanti giorni che Touk non si trova nella nostra fortezza. Ti avevo già riferito, subito dopo la sua partenza, che egli era dovuto partire per raggiungere i Monti dell’Oblio! Il suo sesto senso gli aveva fatto avvertire che il suo genitore putativo si stava spegnendo ed egli voleva ad ogni costo rivederlo vivo per l’ultima volta. Ecco come stanno le cose, mio smemorato cugino!»

«Invece, Ormus, non mi avevi affatto informato della sua partenza. Se devo esserti franco, lo sto apprendendo da te solamente in questo momento! Altrimenti, non ti avrei domandato di lui, se avessi saputo che era partito per raggiungere suo padre, che era in punto di morte! Vuoi dirmi almeno quando tuo genero ha lasciato Ecton, per la ragione che mi hai riferita?»

«Esattamente un mese fa, Pulgus: né un giorno in più né un giorno in meno. Ma adesso, visto che ti trovi qui da me, accòmodati pure e mettiti a parlarmi di questo prode forestiero. Egli, secondo quanto mi hai riferito poco fa, si è permesso di romperci le uova nel paniere sulle nostre stesse terre! Ad ogni modo, se lo ha fatto, non appena sarà ritornato Touk, lo faremo punire da lui come si merita, anche per avere egli sconfinato. Te lo prometto!»

«Ti faccio presente, cugino Ormus, che pure il forestiero è un tipo da non sottovalutare! Da quanto ho potuto rendermi conto, per lo meno egli vale molto più di Bison; però mai oserei paragonarlo al nostro Touk. Comunque, da quel poco che ho potuto capire, egli è davvero formidabile nel combattere; inoltre, ha un suo modo di districarsi nelle armi, che è completamente differente dal nostro e da quello di Touk. È stato proprio lui ad impedirci di fare prigionieri Tillia, i suoi fratelli e la loro scorta residua. Noi li stavamo inseguendo da qualche ora, quando il nostro scontro con loro è avvenuto esattamente nel campo dei forestieri. Allora egli, da solo, ha sbarrato il passo a me e ai miei valenti cavalieri, intimandoci di sospendere la nostra strage contro quei Cerdi, che non erano ancora stati uccisi da noi. Stando così le cose, egli non sembra anche a te un osso duro, che potrebbe procurarci non pochi problemi?»

«Se le cose stanno come mi hai chiarito, Pulgus, senza meno egli è molto in gamba. Perciò ci toccherà attendere il ritorno di mio genero per liberarci di lui, specialmente se lo straniero decidesse di abbracciare la causa dei nostri nemici Cerdi. Fino a tale giorno, però, ci converrà evitarlo, se non vogliamo mettere a repentaglio la vita di molti nostri soldati. Inoltre, nel frattempo che il fidanzato di mia figlia non ritorni dal suo viaggio, può darsi pure che egli deciderà di andarsene per la sua strada con i suoi uomini, dal momento che non era solo. Adesso ti suggerisco di andare a tranquillizzare i tuoi familiari, i quali si saranno messi di sicuro in apprensione, dopo che sei uscito da Ecton a capo di un drappello dei miei soldati. Per il resto, ti invito a rimanere tranquillo perché, se l'inconveniente dovesse permanere sul nostro territorio, ci penserà il nostro Touk ad eliminarcelo, ovviamente al suo rientro!»

Come abbiamo appreso dall’autocrate di Ecton, sul serio Touk aveva avuto una strana sensazione, la quale lo aveva avvisato che il padre Oksur era prossimo a morire. Perciò, senza dare ascolto a nessuno e senza perdere un minuto di tempo, egli era partito alla volta della sua dimora, essendo desideroso di raggiungerlo al più presto. Così, benché il viaggio fosse durato vari giorni di lunghe e snervanti galoppate, Touk era riuscito a trovarlo ancora in vita, anche se agonizzante. Quando era stato presso il capezzale del padre, poiché era intenzionato ad ascoltare le sue ultime parole, prima di vederlo partire per il tetro mondo delle ombre vaganti, Oksur, il famoso personaggio di un tempo, all'istante si era accorto di lui. Allora, facendosi uscire qualche lacrima dagli occhi, si era rivolto al carissimo figlio adottivo e si era dato a dirgli:

"Touk, figlio mio, un male incurabile mi sta trascinando per i sentieri caliginosi della morte e non intende mollarmi più. Come si vede, per l’ineluttabile destino i miei sessant’anni sono già stati abbastanza, se è venuto a pretendere da me che io rinunci alla mia esistenza e mi adegui serenamente al suo volere. Forse esso non ha tutti i torti, considerato che la mia vita non è stata privata di nulla, né della gioia né della sofferenza. Se do una occhiata al mio passato, tra alterne vicende, mi è capitato di assaporare ora l'una ora l'altra. Da un lato, la vita mi ha donato grandi soddisfazioni, forti emozioni e gloriosi trionfi; dall’altro, invece, neppure ha lesinato nel procurarmi amare sventure, tristezze interiori e varie punizioni ingiustificate. Anche adesso che sto morendo, essa mi appare carica di felicità e di dolore. Vuoi sapere perché? Sono felice di morire, poiché sto per raggiungere la mia dolce consorte e il mio caro figlioletto; nello stesso tempo, sono anche dispiaciuto di lasciare questo mondo, poiché la morte mi allontanerà per sempre da te. Così facendo, essa verrà a creare nel tuo animo un grande vuoto e parecchia pena.

Figlio mio carissimo, prima che io muoia e ti lasci per sempre, desidero comunicarti una cosa importante che ti riguarda; ma essa potrà arrecarti soltanto dispiacere. Devi sapere che il nostro amico mago, nella lettura delle pagine del tuo destino, non aveva visto tutto roseo per te. In quella circostanza, evitò di rivelarti la verità per non rattristarti. Secondo la quale, una grave minaccia pesa sulla tua testa; però Giroz dopo non seppe dirmi cosa avrebbe minato la tua esistenza. Egli precisò soltanto che la tua fine sarebbe potuta essere imminente. Perciò stai attento, Touk, e bada a non cadere in nessuna trappola mortale tesa da altri! Ti raccomando, figlio mio, guàrdati dalle false impressioni, poiché proprio esse potrebbero tradirti e farti capitare male!"

Quelle ultime parole avevano mozzato il respiro nella gola del genitore moribondo, chiudendogli per sempre gli occhi a questa vita terrena. In pari tempo, glieli avevano aperti a quella nuova realtà, che seguitava a rappresentare per l’uomo il suo insondabile mistero senza risposte. Allora, dopo la morte del suo sessantenne genitore putativo, l’afflitto Touk ne aveva tumulato la salma. Dopo la sua tumulazione, egli si era messo di nuovo in viaggio verso la remota Ecton, volendo raggiungere al più presto la sua adorata Elan. Questa volta, però, la sua mente non appariva più serena, siccome veniva a turbargliela la triste anticipazione del genitore. Secondo la quale, la sua vita adesso era minata dalla probabile rottura di quell'esile filo, a cui essa risultava attualmente appesa.


Intanto che Touk era sulla via del ritorno, Iveonte e Tionteo accompagnarono i Cerdi superstiti presso il loro nuovo villaggio, il quale, al momento attuale, era situato nella Selva Intricata e si presentava ben protetto da difese naturali. In quel luogo, essi fecero la conoscenza del loro capo Croed. Da parte sua, Tillia, dopo averglieli presentati, raccontò al padre ciò che i due forestieri avevano fatto per loro, difendendoli dagli Ectonidi comandati da Pulgus. Ma anche ella lo mise al corrente che essi avevano preso la decisione di aiutarli nella loro lotta contro Ormus. Alle belle notizie apprese dalla figlia, il saggio capo dei Cerdi prima ringraziò i salvatori dei suoi figli e della loro scorta superstite. Subito dopo, con l'intenzione di evitare ad entrambi una sicura morte, gli si espresse così:

«Magnanimi giovanotti, non c’è assolutamente bisogno che voi vi prendiate a cuore la nostra causa, anche perché gli Ectonidi non osano fare incursioni in questi impervi paraggi. Inoltre, ammesso pure che voi siate pari a lui, io non voglio altri due Bison sulla mia coscienza, considerato che la sua orrenda fine mi riempie ancora l’animo di grande tristezza! Penso che mia figlia vi abbia già parlato di Touk, l’impareggiabile guerriero che non può avere rivali al mondo. Egli, da solo, è in grado di far fronte ad un intero esercito! Già lo sperimentò a proprie spese il caro nostro campione, che per sbaglio stimavamo un eroe imbattibile. Invece mi ritrovo con la sua morte, che continua a far penare gli animi di tutti i Cerdi, specialmente quello mio! Ora mi sono spiegato come dovevo?»

«Se temi per la nostra salute, Croed,» Iveonte cercò di rassicurarlo «stanne certo che il tuo timore è fuori luogo, poiché dovrà essere Ormus a preoccuparsi di quella del suo campione! Comunque, non ho intenzioni ostili verso Touk, dal momento che egli persegue i miei stessi obiettivi, se si è proposto di combattere l’ingiustizia ovunque essa venga ad esserci. Al contrario, intendo esclusivamente convincerlo da che parte spira il vento capace di alimentare la verità e la giustizia! A questo punto, dovresti esserti tranquillizzato.»

«Ma Touk ha già una sua convinzione, Iveonte, e non vuole assolutamente persuadersi di una verità diversa dalla sua. Anche mia figlia cercò invano di fargli comprendere come in realtà stavano le cose tra noi e gli Ectonidi, quando ebbe l'occasione di trascorrere alcune ore con lui, in seguito ad un loro incontro casuale. Oramai egli è accecato dalla folle passione e chi diventa suo schiavo finisce sempre per scorgere la verità in maniera distorta. Ecco come stanno le cose, amico mio! Per il qual motivo, evita di affrontarlo e di rischiare la pelle!»

«Invece, Croed, ti assicuro che il campione degli Ectonidi, una volta che sarà stato prima sconfitto e poi risparmiato da me, non dubiterà più dove si trova la verità. Avrà finalmente la convinzione che la sua lotta, in questi lunghi anni, è stata sempre a favore della prepotenza e dell’ingiustizia, andando contro i suoi principi morali!»

«Forse è come tu dici, Iveonte. Ma sarai davvero in grado di frantumare prima l’invincibilità di Touk e di correggere poi la sua visione falsata dei fatti? Egli, a mio giudizio, supera ogni possibilità umana nel combattimento e nessuno mai al mondo potrà uguagliarlo oppure batterlo! Da parte mia, spero tantissimo di sbagliarmi, per il tuo bene!»

«Ti garantisco, Croed, che sei in errore! Sappi che la perfezione nell’uso delle armi e nelle arti marziali è stata raggiunta al cento per cento soltanto da me e dal mio amico Francide. Invece in Touk essa non può essere superiore al novanta per cento, siccome neppure il suo maestro avrà avuto una perfezione del massimo grado.»

«Spero che tu sappia quello che affermi, generoso Iveonte, prima per la tua salute e poi per il bene del mio popolo! Perciò, per il momento, mi limito solamente a formularti l’augurale espressione "In bocca al lupo!". Come prevedo, ne avrai una immensa necessità! Adesso mi dici anche quando hai deciso di affrontarlo e di farlo ragionare?»

«Ti ringrazio, Croed, per il tuo augurio. Ad ogni modo, voglio comunicarti che già domani mi condurrò davanti alle imprendibili mura di Ecton per vedere se riesco a provocare Touk, spingendolo a misurarsi con me. Ma per ottenere una cosa del genere, dovresti farmi accompagnare da almeno trenta dei tuoi uomini coraggiosi, poiché non ne potrò fare a meno in tale circostanza. Allora sei disposto a metterli al mio comando?»

«Mi spieghi, Iveonte, a cosa dovranno servirti i trenta Cerdi, se dovrai essere tu il solo sfidante di Touk? Se lo vuoi sapere, non riesco ad immaginare come da parte tua intenda usare i miei trenta uomini. Dunque, vuoi essere tu a spiegarmelo, per favore?»

«Essi, Croed, davanti alle mura, dovranno fare da specchietto per le allodole. Nello scorgerli, vedrai che una parte di Ectonidi usciranno subito dalla loro città, presi dalla brama di farli oggetto di una loro strage. Invece, contro ogni loro previsione, saranno loro a subirla dalla mia spada, la quale ne farà una grande ecatombe. Ne risparmierò soltanto uno, perché vada a riferire a Touk che lo attendo fuori le mura, essendo mia intenzione di affrontarlo a singolar tenzone. Perciò, se veramente ha fegato, egli dovrà dimostrarlo, accettando con coraggio la mia sfida!»

«Il tuo piano mi piace, Iveonte, anche se tremerò per te, quando ti troverai di fronte a Touk! Solo che sarà un vero problema riuscire a trovare i trenta Cerdi volontari, che saranno disposti a seguirti. Tutti nel nostro campo sanno di cosa è capace il campione di Ecton, per cui non c'è un solo Cerdo che non lo ritenga un tornado in piena attività distruttiva. Perciò temo che nessuno vorrà seguirti e correre il rischio di avere a che fare con la sua furia scatenata! Sappi che essi non verrebbero neppure, se ti accompagnassi io in persona! Non avevi forse preso in considerazione che essi si sarebbero potuti rifiutare di seguirti?»

«Se la vedi in questi termini, Croed, vuol dire che mi accompagneranno i Cerdi che stamani ho salvato dagli Ectonidi e che dovrebbero già considerarsi morti e sepolti. Essi, per la riconoscenza che mi devono, non potranno rifiutarsi nel modo più assoluto, se hanno un pizzico di buonsenso! Oppure anche loro oseranno ricusarsi, dopo che glielo avrò chiesto? In quel caso potrei perfino costringerli a seguirmi!»

«Potrebbe essere una buona idea la tua, Iveonte. Essi, i miei figli compresi, avranno da perdere solo quella vita che in effetti non dovrebbero più avere, considerato che se la ritrovano ancora addosso, soltanto grazie al tuo immenso altruismo! Per questo speriamo che essi lo capiscano senza alcuna difficoltà e ti seguano spontaneamente!»

I superstiti del recente scontro del mattino, anche se qualcuno di loro aveva mugugnato, non si opposero al piano di Iveonte, il quale li vedeva come soggetti-trappola. Inoltre, la maggior parte di loro, avendo già apprezzato la straordinaria scherma del giovane forestiero, accettarono volentieri di seguirlo. Anche perché erano dell’idea che presenziare lo scontro tra i due sconvolgenti titani significava trascorrere il giorno più memorabile della loro esistenza. Parimenti Tillia espresse il desiderio di unirsi al drappello, durante tutto il tempo che non ci fosse stato il grande scontro tra i suoi salvatori Touk ed Iveonte. Ma per chi di loro due ella avrebbe parteggiato, in quel duello, il quale si lasciava prevedere di indubbia attrazione? In verità, la ragazza, pur essendosi invaghita in segreto di Touk, nel suo intimo aveva intenzione di tifare per Iveonte. Costui aveva dichiarato di volere solo sconfiggere il rivale, senza ucciderlo, al fine di convincerlo in qualche maniera che egli stava lottando dalla parte del torto. Secondo lei, questo era un ragionevole motivo per farle desiderare la vittoria dell'eroe di oltrefrontiera, poiché essa avrebbe garantito salva la vita ad entrambi i campioni. Inoltre, avrebbe aperto le porte ad un probabile innamoramento di Touk nei suoi confronti.


Il giorno dopo, il drappello dei Cerdi, che era guidato da Iveonte e da Tionteo, apparve davanti alle mura di Ecton. Allora le vedette, che erano di guardia sui torrioni della città, subito corsero ad informarne il loro capo Ormus. Alla notizia, egli si affrettò a raggiungere le mura per rendersi conto di quella strana evenienza, poiché era da una caterva di anni che i Cerdi non ardivano avvicinarsi più alle mura della sua città per non rischiare la loro pelle. Quando poi prese atto personalmente dell’esistenza del drappello cerdico, egli decise subito di fare impartire una bella lezione a coloro che lo componevano. I quali, con un'aria che sembrava indiscutibilmente di sfida, se ne restavano fermi dinanzi alle mura, alla distanza da esse di un centinaio di metri. Anzi, senza temerli e con gesti ingiuriosi, persistevano a provocare i suoi uomini, invitandoli ad uscire fuori, poiché così gliele avrebbero suonate di santa ragione.

Venendo indispettito dal loro comportamento spavaldo, Ormus ordinò a duecento suoi soldati di uscire da Ecton, di raggiungerli e di trucidarli nel modo che si meritavano. I cavalieri ectoni avevano lasciato da poco la città, quando l’autocrate fu raggiunto da Pulgus. Allora il cugino, dopo aver dato una occhiata ai vari Cerdi che si trovavano all’esterno delle mura, riconobbe subito Iveonte in mezzo a loro e lo additò all’autorevole parente. Ma ormai i loro gendarmi si trovavano già fuori le mura e non si poteva più farli tornare indietro per evitare la carneficina, che il guerriero forestiero gli aveva destinata. Così, dopo che i cavalieri ectoni si furono avvicinati abbastanza ai Cerdi, avvenne un fenomeno strano. Essi, a un tratto, lasciando sul campo i soli Iveonte e Tionteo, si allontanarono da loro di trecento metri. Perciò rimasero soltanto i due forestieri a sostenere l’urto dei cavalieri ectoni. Costoro, però, da attaccanti, si ritrovarono ad essere assaliti in modo disastroso da coloro che intendevano punire. Perciò la tempesta di colpi, la quale all’improvviso venne ad investirli, non si mostrò né indulgente né di lunga durata. Essa, infatti, badò a fulminarli in modo cruento e nel più breve tempo possibile. Nello scontro, se Tionteo faceva la sua parte di guerriero martellante ed incrollabile, uccidendone parecchi; Iveonte era l'unico ad infierire contro gli Ectonidi, senza sosta e con una foga demolitrice. Operando nel mucchio, egli scardinava le loro difese, irrompeva come un fortunale, travolgeva a guisa di un fiume in piena, mutilava e sfasciava corpi. Così agendo, falciava i suoi avversari, come se fossero di bambagia, e li spazzava via dalla loro esistenza, simile ad un vento che strappa le tentennanti foglie ai rami di un albero da esso sbattuto. Infine rimase un solo cavaliere ectone ad opporsi ai due giovani; ma Iveonte lo risparmiò, perché andasse a riferire al loro campione che egli lo stava aspettando fuori per affrontarlo.

Dopo essere volato alla volta di Ecton, colui che era stato graziato da Iveonte ne ritornò entro una decina di minuti e gli riferì che Touk, essendo dovuto partire, per il momento non si trovava nella fortezza. A giorni, però, egli vi sarebbe senz’altro ritornato e allora, come gli aveva garantito il capo Ormus, sarebbe stato il loro campione ad andare a cercarlo in ogni luogo, al fine di fargliela pagare con gli interessi. Da quel giorno, però, i soldati ectoni non osarono più uscire dalle mura, allo scopo di cercare di distruggere il drappello dei Cerdi, essendo consapevoli che in mezzo a loro si annidava la terribile insidia mortale, la quale era rappresentata da Iveonte. La loro ritrosia nei confronti dei nemici sarebbe cessata di sicuro, soltanto dopo il ritorno dell’invincibile Touk ad Ecton. Così egli, come erano convinti Ormus e i suoi soldati, avrebbe sistemato le cose con il fenomenale straniero.

Anche la nuova prova di alto valore offerta da Iveonte aveva entusiasmato i Cerdi, li aveva infiammati come al tempo di Bison, quando le loro vittorie contro i nemici ectoni si susseguivano nel giro di pochi giorni. Ovviamente, il defunto loro eroe non era da paragonarsi neanche lontanamente ad Iveonte. Costui si dimostrava un guerriero di calibro molto superiore, forse della portata di Touk, il quale aveva eliminato il loro Bison senza un minimo di difficoltà. Anzi, il loro eroe, al suo confronto, era apparso un ramoscello in balia di una raffica impetuosa, per cui lo aveva estirpato con facilità dal proprio terreno. Nel frattempo, Iveonte continuava a mostrarsi instancabile nella sua costante ricerca di Touk, siccome intendeva affrontarsi con lui a qualsiasi costo e quanto prima. Allora la sua ragazza Elan, impensierita da quella sua perseveranza, si rivolse al padre per avere da lui ragguagli più significativi sul conto del giovane sfidante venuto da fuori. Il quale dimostrava di non avere neppure un pizzico di paura del suo amato. Ma egli, con il solo scopo di tranquillizzarla, le rispose con queste parole:

«Figlia mia, non c’è bisogno che tu ti lasci intimorire da uno sconosciuto guerriero, che non vale neanche un dito del tuo adorato Touk! Ti ricordi di Bison, l'uomo che i Cerdi e parte dei nostri osannavano come un eroe invincibile e che osò farti prigioniera insieme con la tua amica? Ebbene, questo giovane, che adesso osa sfidarlo solo perché egli non c'è, non vale più del defunto campione cerdico. Perciò egli farà la sua stessa fine, non appena si ritroverà faccia a faccia con il nostro campione, che è il tuo fidanzato. Quindi, non allarmarti senza alcun motivo!»

«Come fai ad esserne certo, padre? L’altro giorno tuo cugino Pulgus lo presentava sotto tutt’altra luce e non era convinto che Touk potesse batterlo. Egli, che lo ha già visto combattere un paio di volte e conosce bene il mio eroe, è quasi sicuro della sua vittoria. Padre, ho paura di perdere il mio amore! Mi sai dire cosa si potrà fare per evitarlo? Se dipendesse da me, sarei disposta a fare qualsiasi cosa possibile!»

«Per averti parlato così, Elan, di sicuro Pulgus doveva essere alticcio. Hai notato per caso se egli avesse gli occhi brillanti e il viso alquanto rubicondo? Ma può darsi che non ci avrai fatto caso, in quella circostanza, poiché tu venivi presa interamente dalla paura! Non credi?»

«Non lo credo per niente, padre. In quella circostanza, Pulgus mi è apparso del tutto sobrio! Inoltre, lo sai bene anche tu che egli è astemio! Comunque, se proprio lo vuoi sapere, sono preoccupata da qualcos'altro che non mi fa più dormire serenamente di notte, quando mi distendo sopra il letto! Ma spero di sbagliarmi a pensarlo!»

«Cosa ti turba, figlia mia? Ti garantisco che non c'è alcuna cosa che possa esserci di turbamento in questa vicenda! Invece dovrebbe preoccuparci la sola sconfitta del tuo forte Touk, poiché essa sul serio ci creerebbe dei grossi problemi, in questo caso avverso! Ma auguriamoci che egli vinca ed uccida il nuovo campione dei Cerdi!»

«Siccome entrambi perseguono l’ideale di giustizia e si vantano di esserne i baluardi, essi potrebbero chiarirsi durante lo scontro. In questo caso, il mio Touk aprirebbe gli occhi e si renderebbe conto da quale parte è radicato il marcio. Così, una volta scoperto che io e te lo abbiamo sempre ingannato a proposito dei Cerdi, potrebbe essere spinto a ripudiarmi. Magari si innamorerebbe proprio di Tillia, la figlia del tuo nemico Croed, quella che egli ebbe a salvare dalle grinfie di alcuni suoi soldati. Il suo ricordo non è mai svanito in lui, dal momento che ogni tanto mi parla di lei, ma sempre in senso bonario, come se l'ammirasse!»

«Non ti pare, mia graziosa Elan, che stai volando troppo, mentre cavalchi la tua fantasia? Per favore, cerca di restare con i piedi per terra, se vuoi vivere felice e serena! Al resto non devi assolutamente pensare. Fai come ti ho consigliata, figlia mia, se non vuoi autopunirti senza un valido motivo, mediante delle ipotesi assurde! È proprio il caso di dirti: “Non fasciarti la testa, prima di rompertela!”»

In attesa che il campione degli Ectonidi si facesse vivo nella città di Ecton, Iveonte aveva fatto trasferire i suoi uomini nel nuovo villaggio dei Cerdi. Perciò adesso vi si conduceva vita comunitaria, come se gli uni e gli altri si conoscessero da sempre. Il loro capo permise perfino alle donne del villaggio, che erano disposte a concedersi volontariamente, di allacciare dei rapporti amorosi con i forestieri, visto che essi da tempo erano impediti nei loro sfoghi di natura sessuale. Nel frattempo, però, Iveonte ogni giorno continuava a condursi davanti alle mura della città ectone, al fine di vedere uscirne finalmente il guerriero Touk, intenzionato ad affrontarlo. Invece altri giorni trascorrevano e portavano via altro tempo al nostro eroe. Il quale aveva premura di giungere a Tasmina, la maledetta Isola della Morte, dove avrebbe appreso l'identità dei suoi genitori. Comunque, egli pazientava senza scoraggiarsi, poiché era sicuro che anche quel giorno sarebbe arrivato prima o poi, portando a termine la sua nuova missione altruistica.