298-IVEONTE LIBERA NOLUP ED ELKES, POI CATTURA I LORO GENITORI

L'incredibile racconto del giovane Eliun aveva impressionato tantissimo Iveonte, Tionteo e Speon. Essi erano rimasti scioccati specialmente dal mostruoso massacro dei giovani pacifisti e dal massiccio suicidio operato dalle loro disperate madri. Infine i tre giovani si erano lasciati impietosire dalla patetica storia d'amore intrecciata da Nolup e da Elkes. Il loro drammatico atto finale li teneva ancora avvinti ad un tale senso di mestizia, che gli risultava quasi difficile distaccarsene o far finta di non averlo mai ascoltato. Ognuno di loro adesso continuava a riandare agl'ignobili fatti accaduti nelle Terre senza Pace, che il giovane boiosino aveva rivangato con dovizia di particolari. Perciò, soltanto al pensiero che in esse vi erano accadute quelle cose orribili, si sentiva friggere per lo sdegno. Il più risoluto a pronunciarsi in merito fu il giovane Terdibano, poiché il suo animo era apparso riboccante di aborrimento per simili ripugnanti vicende. Alla fine egli non riuscì a trattenersi dallo sbottare contro di esse. Così, manifestando il proprio totale ripudio verso le ingiustizie perpetrate ai danni sia della collettività sia dei singoli individui, non si astenne dallo sfogarsi in questo modo:

«Come avete ascoltato pure voi, Iveonte e Speon, nelle Terre senza Pace i misfatti e le infamie non si contano e sono sempre all'ordine del giorno! Duzon e Felub sono indegni di essere i capi rispettivamente l'uno dei Boios e l'altro dei Normuk, se ricorrono senza cessazione alle loro guerre insensate, provocando presso i propri popoli una continua falcidia di vite umane. Perciò bisogna intervenire senza indugio e fermarli, prima che essi si rendano responsabili della distruzione delle loro popolazioni!»

«Hai ragione, Tionteo: non possiamo assolutamente lasciare i Boios e i Normuk in balia della loro dissennatezza! Quindi, interverremo senza meno contro di loro e li faremo rinsavire con qualunque mezzo. Oramai è destino che io debba anteporre ogni volta il mio dovere verso gli altri a quello che mi riguarda personalmente, ritardando così la ricerca dei miei genitori. Secondo quanto ho potuto capire, mentre parliamo, ci sono tre giovani vite che hanno bisogno del nostro urgente aiuto, poiché la loro esistenza è appesa ad un filo. Il quale, se non interveniamo in loro soccorso, da un istante all'altro potrebbe spezzarsi e trascinarli verso la morte. Ecco perché il nostro intervento dovrà prima mirare alla loro salvezza e dopo dovrà badare a risolvere gli altri problemi che esistono nei due territori in questione!»

«È una decisione saggia la tua, Iveonte!» gli soggiunse Tionteo «Come anche tu hai fatto presente, si tratta del criterio più logico da seguirsi. Per prima cosa, quindi, andremo a salvare Nolup, Elkes e Nepda. Senza meno essi avranno bisogno di essere soccorsi da noi con priorità assoluta, se vogliamo evitare che la morte abbia ragione di loro e la nostra coscienza ne soffra poi tantissimo! Perciò sbrighiamoci ad intervenire in loro favore!»

«Scusatemi, voi due, se mi intrometto nella vostra conversazione.» li interruppe Eliun «Anche se ammiro le vostre generose intenzioni di liberare le tre persone che mi stanno molto a cuore, mi dite come farete a trarle fuori dalle segrete? Secondo me, si tratta di una impresa, la quale è da considerarsi praticamente impossibile! Come potete voi due soli pensare di compierla, senza andare incontro a nessuna difficoltà?»

«È molto semplice, Eliun.» gli rispose Tionteo «Venendo accompagnati da te, raggiungeremo i due villaggi, l'uno dopo l'altro, dove faremo fuori quelli che sorvegliano le segrete. Subito dopo, libereremo facilmente i tuoi amici! Trovi qualcosa di difficile in queste azioni, che ci si presentano semplici ed elementari? A me non sembra affatto!»

«Magari fosse facile, come hai detto tu, Tionteo! Ma sono convinto che hai parlato in questo modo, solo perché non conosci ancora un particolare, che adesso vi rendo noto. Dovete sapere che le segrete si trovano entrambe al centro dei due villaggi, per cui non occorrerà uccidere soltanto un esiguo numero di guardie per liberare i tre segregati; ma vi toccherà fronteggiare migliaia e migliaia di guerrieri. Per cui non sarò così incosciente da accompagnarvi, essendo matematicamente certo che si andrà incontro alla morte! Mi sono spiegato adesso? Inoltre, come farete a sollevare le lastre di pietra che vengono poste sopra le segrete?»

«Se decidessimo di agire in pieno giorno, Eliun,» allora gli fece presente Iveonte «non ti biasimerei per il tuo rifiuto di guidarci alle segrete. Invece noi entreremo in azione stanotte, quando nei due villaggi sono tutti immersi nel sonno. Probabilmente, dormiranno anche le sentinelle poste a guardia delle cave, che sono adibite alla segregazione dei condannati. In questo caso, non potrai negarci la tua indispensabile collaborazione. Essa, per giunta, sarà rivolta alla liberazione delle tre persone che ti sono più care! Per questo il rifiutarti di seguirci equivarrebbe ad un vero tradimento, da parte tua! Quindi, se ti senti di tradirle, fatti pure da parte!»

«Se le cose dovranno andare come hai detto, Iveonte, in quel caso la mia decisione cambia, perché si tratta di un altro paio di maniche, che non mi fa più vedere a rischio la mia vita! Perciò stanotte sarò dei vostri, poiché non vedo l'ora di riabbracciare i miei amici migliori! Ma poi come faremo a sottrarci alla mia gente e ai Normuk? Già la mattina dopo, i Boios si metteranno sulle nostre tracce per farcela pagare. Anzi, essi non si fermeranno, almeno fino a quando non ci avranno catturati e puniti!»

«Ciò non ti deve angustiare, Eliun. Dopo aver messo voi quattro al sicuro, saremo noi a fare visita ai due capi nella nottata successiva. Sarete tu e Nepda ad indicarmi questa notte stessa dove sono esattamente ubicate le loro capanne. In questo modo potremo condurre a compimento anche la nostra nuova azione, che dovrà esserci in un secondo momento!»

«Iveonte, potrei sapere anch'io quale azione dovrà esserci dopo?»

«Con la nostra successiva mossa, Eliun, ci daremo a catturare i capi dei due villaggi, allo scopo di indurli alla ragione, affrancando la loro mente dalla mania di farsi ininterrottamente guerra. Vedrai, scettico ragazzo, che ci riusciremo senza troppa fatica e li porteremo via dai rispettivi villaggi!»

«Secondo me, Iveonte, tu e i tuoi amici siete dei veri matti da legare! Vi sarà senz'altro impossibile catturare vivi sia il nostro capo che quello dei Normuk. Inoltre, ammesso che voi ce la facciate a renderli vostri prigionieri, essi non si lasceranno mai piegare da voi, essendo due pellacce coriacee che non smetteranno mai di farsi guerra! Dubito pure che voi sarete in grado di prelevarli dalle loro capanne, poiché Duzon e Felub, oltre ad essere formidabili combattenti, hanno una mole gigantesca difficile da trasportarsi via dal villaggio! Perciò me lo spieghi come farete a farli vostri prigionieri e a portarveli nel posto che avete scelto in precedenza?»

«Nessun guerriero, Eliun,» gli fece allora presente Tionteo «può ritenersi un combattente fenomenale, se di fronte ha il nostro eroico Iveonte, perché ti garantisco che ogni sua bravura combattentistica è destinata a fallire! Hai scordato che già ne ha fatto le spese l'altro campione della tua gente, che è Traxos? Per sua fortuna, egli è stato risparmiato dal mio amico; ma non prima di essere stato umiliato da lui davanti ai suoi trenta guerrieri che lo accompagnavano! Non credo che te ne sei dimenticato!»

«Devo ammettere che, pur essendo Traxos nel mio villaggio secondo solo a Duzon nelle armi, poiché il suo livello schermistico quasi uguaglia quello del suo capo, Iveonte lo stesso lo ha facilmente battuto! La qual cosa mi fa supporre che egli sia anche superiore a Duzon e a Felub. Tionteo, però lo stesso dubito che il tuo amico voglia catturarli, combattendo con loro a singolar tenzone. In quel caso, si ritroverebbe a dovere affrontare migliaia di soldati, i quali accorrerebbero da ogni parte dei due villaggi per dare manforte ai loro capi! A quel punto, egli come se la caverebbe?»

«Hai ragione, Eliun.» gli confermò Iveonte «Invece è mia intenzione catturarli di notte, sorprendendoli nel sonno. Dopo li porterò nel medesimo posto dove prima avrò nascosto te e i tuoi amici. In quel luogo, poi, inizierò la mia opera di persuasione. Così, volenti o nolenti, li obbligherò a seguire le mie direttive, quelle che riguarderanno l'istituzione della pace nei vostri villaggi. Ma ora, prima che il tramonto ritorni a rendere rosseggiante ogni angolo della natura, occorre che ci diamo da fare, approntando rapidamente ciò che ci servirà per l'impresa di questa notte. Dunque, mettiamoci subito all'opera, affinché nulla venga trascurato a tale riguardo!»

Le parole conclusive di Iveonte ebbero rapidamente il loro effetto sui suoi amici e sul giovane Eliun. Infatti, essi si affrettarono a completare ogni lavoro che era indirizzato al buon esito delle due incursioni notturne. Esse ci sarebbero state la prima nel villaggio dei Boios e la seconda in quello dei Normuk. Per primi, perciò, sarebbero stati liberati Nolup ed Elkes, poiché la loro segreta era situata nel villaggio boiosino, il quale si trovava nello stesso territorio in cui erano accampati Iveonte e i suoi Lutros.


A proposito del boiosino Traxos, egli che fine aveva fatto, dopo essere stato battuto sonoramente dal nostro eroe ed essere stato costretto ad abbandonare il campo dei forestieri con la sua scorta, senza portarsi dietro Eliun, come suo prigioniero? Naturalmente, il Boios era filato dritto dal suo capo per riferirgli sull'accaduto. Così, una volta che si era trovato al cospetto di Duzon, costui subito gli aveva domandato:

«Traxos, vieni forse ad annunciarmi l'avvenuta cattura di quel cane di Eliun e la sua consegna a Felub, prima di fare ritorno al villaggio? Ma chi ti ha conciato in quel modo spaventoso?! Vedo che hai un volto tutto ecchimotico e bitorzoluto! Il tuo cavallo ti ha forse costretto a fare un bel capitombolo a faccia in giù, dopo una sua improvvisa sgroppata? Su, raccontami tutto sulla tua rovinosa caduta dalla tua bestia impazzita!»

«Invece, Duzon, le cose sono andate diversamente. Il briccone, poco prima che lo catturassimo, era riuscito a rifugiarsi giusto in tempo nel campo di un centinaio di forestieri, dove ha trovato ospitalità e protezione. Quanto al mio volto disastrato, per il momento è meglio sorvolarci sopra. Perciò risparmiami dal parlartene, anche perché tra poco non potrò evitare di farlo, siccome ci sarò costretto dal racconto dei vari fatti!»

«Dov'è questo campo, Traxos, se hai evitato di entrarci e di farti valere, come si conviene ad un guerriero valoroso come te? Ma anche se si fosse trovato oltre i nostri territori, ugualmente avresti dovuto sconfinare, entrarci e catturare così l'amico di mio figlio!»

«Invece esso si trova proprio sul nostro territorio, Duzon, precisamente poco lontano dal confine occidentale. Ma poi cosa ti fa pensare che io abbia evitato di farvi ingresso? Io non te l'ho detto!»

«Allora, se ci sei entrato, Traxos, perché non ne hai fatto tabula rasa, ma ti sei astenuto dal catturare l'inaffidabile Eliun? Mi riesce davvero difficile comprenderti, se mi do ad approfondire l'argomento!»

«Invece, dopo la mia entrata nel loro campo, Duzon, subito ho badato a catturare Eliun! All'interno di esso, però, non mi è andata secondo il mio desiderio e le mie aspettative! Nel tentare di farlo, sono sorte delle difficoltà oggettive che non avevo affatto previste, le quali me lo hanno impedito. Con molte probabilità, le vorrai conoscere!»

«Vuoi spiegarti meglio, Traxos, visto che non ci ho capito un accidente di quanto hai cercato di dirmi? Inoltre, altroché se desidero conoscere le difficoltà, a cui ti sei riferito! Voglio addirittura che tu lo faccia alla svelta!»

«In verità, Duzon, c'è ben poco da comprendere in questa vicenda. Vanno soltanto conosciuti i fatti, che non ci sono stati per niente favorevoli in quel campo maledetto. Per cui siamo stati costretti ad abbandonarlo in fretta e con la coda tra le gambe. Ecco come si sono messe le cose per me e per i miei uomini, in quel lurido posto!»

«Posso sapere, Traxos, quali sarebbero i fatti ai quali hai accennato? Essi, secondo quanto hai voluto farmi credere, ti avrebbero anche vietato di arrestare quello sporco di Eliun!»

«Una volta nel campo dei forestieri, Duzon, ho preteso dal loro capo la consegna del giovane fuggiasco. Ma egli, infischiandosi delle mie minacce, per tutta risposta, mi ha chiarito che me lo avrebbe consegnato ad una sola condizione, cioè che prima lo battessi in un regolare duello. Altrimenti, potevo sognarmi la consegna del mio conterraneo, siccome essa non ci sarebbe mai stata da parte sua!»

«Ovviamente, Traxos, avrai accettato la sua sfida, poiché non avevi alcuna difficoltà a batterlo! Oppure ti sei rifiutato, lasciando così il nostro fuggiasco nelle sue mani?»

«Certo che l'ho accettata, Duzon, sicuro di sconfiggerlo facilmente, come anche tu hai supposto! Invece le cose sono andate in maniera ben diversa. Il mio avversario si è dimostrato un tipo dalle mille risorse; a dirla in breve, un vero osso duro, oltre ogni mia previsione! In un attimo, egli prima mi ha disarcionato e dopo mi ha impartito una lezione di scherma coi fiocchi, disarmandomi con molta facilità. Avresti dovuto vedere la sua bravura schermistica! Insomma, mi ha fatto fare una figuraccia davanti agli altri guerrieri boiosini presenti. Ma non è finito qui il nostro scontro, siccome esso dopo è continuato con una lotta a tutto campo, senza esclusione di colpi. Mi stai sentendo, capo?»

«Ti sto ascoltando così attentamente, Traxos, che ora mi è difficile dedurre che pure nella lotta il forestiero ti ha dato il benservito, sebbene tu fossi un ottimo lottatore! Basta vedere come egli ti ha pestato il volto! Se ci tieni a saperlo, esso già era inguardabile, prima del tuo scontro con lui. Figuriamoci adesso che egli, con il suo continuo pestaggio, te lo ha ridotto in quella maniera spaventosa, che appare da un miglio di distanza!»

«Duzon, hai proprio indovinato! Il forestiero, mettendo in mostra un tipo di lotta a noi sconosciuto, non mi ha dato la possibilità di raggiungerlo e di agguantarlo in alcun modo. Lui invece riusciva a fare del mio corpo tutto ciò che voleva, percuotendolo in continuazione con soli calci, che mi arrivavano da tutte le parti! Devi sapere che essi mi giungevano perfino da dove pareva che le sue agili gambe fossero assenti! Alla fine, per non farmi spezzare l'osso del collo dal mio avversario, ho dovuto promettergli che avrei rinunciato alla cattura del nostro Eliun. Del resto, cos'altro potevo fare, considerato che prima dovevo pensare a salvare la mia pelle? Non avresti fatto anche tu la stessa cosa fatta da me? Certo che sì!»

«Molto probabilmente, hai ragione, Traxos! Ma quando ti hanno visto in cattive acque, perché i guerrieri, che erano al tuo comando, non sono intervenuti a darti man forte? Chi glielo impediva di venirti in aiuto, mentre eri in evidente difficoltà? Anche di questo fatto vorrei che tu mi mettersi a conoscenza, dal momento che non riesco a spiegarmelo!»

«Invece i miei uomini di scorta, Duzon, erano stati neutralizzati. I cento forestieri del campo, stando alle loro spalle, li tenevano a bada con i loro archi, che erano già pronti a colpirli. Essi aspettavano solo un cenno del loro capo, per fare partire le loro micidiali frecce contro i miei uomini ed atterrarli come tanti salami. Alla fine, essendomi piegato al volere del forestiero, eccomi ritornato da te, scornato e a mani vuote!»

«Ad ogni modo, Traxos, dopo potevate sempre ritornare sui vostri passi e farvi valere finalmente! Come mai non avete preso una tale decisione, se posso saperlo? Non dirmi per pura paura! Se così fosse stato, mi vergognerei sul serio di te e di quelli che ti accompagnavano!»

«Invece, Duzon, è stato proprio così! Non mi sono fidato del capo dei forestieri, che avevano sconfinato nelle nostre terre. Egli era riuscito a mettermi addosso una sensazione di gelo, la quale poteva definirsi terrore bello e buono! In quel momento, sono stato convinto dalla sua bravura che, se ci avessimo riprovato, avremmo fatto un altro fiasco contro di lui. Anzi, questa volta ci avremmo perfino rimesso le penne! Per tale ragione, essendo convinto di ciò, ho deciso di lasciar correre, senza che ci mettessimo in guai abbastanza seri.»

«Quasi non ti riconosco più, Traxos! Il più forte dei miei guerrieri, non soltanto si fa battere da uno sconosciuto; ma poi continua anche a portarsi addosso i segni della sconfitta, temendo perfino colui che lo ha sonoramente battuto e mostrandosi un pavido agnellino! Ciò è davvero incredibile e non me lo sarei mai aspettato da te!»

«Allora provaci tu ad affrontarlo, Duzon, e vedrai che dopo smetterai di stupirtene, come adesso stai facendo con me! Tu non immagini neppure quali miracoli egli riesce a far compiere alla sua spada, quando ce l'ha in pugno. Ma anche nella lotta non ha nulla da invidiare a nessuno. Sono convinto che molto presto anche tu ne farai esperienza a tue spese, se egli deciderà di dare ascolto ad Eliun!»

«Invece, Traxos, domani andremo a far visita ai forestieri, i quali abusivamente hanno sconfinato nel nostro territorio. Una volta nel loro campo, li faremo pentire di avervi messo piede. Quanto al campione tuo vincitore, vedrai come saprò aggiustarlo io per le feste! Tu stesso non lo riconoscerai più, per come sarò stato bravo a trasformargli il suo bel volto! Così smetterai di dirmi che anch'io non sono in grado di batterlo!»

«Staremo a vedere, Duzon, cosa sarai capace di fare più di me contro il formidabile forestiero! Già da ora, ti anticipo che, se oserai misurarti con lui a singolar tenzone, te ne pentirai senza ombra di dubbio. Ammesso che egli non ti uccida e ti permetta di pentirtene, come ha fatto con me qualche ora fa! A domani allora!»

Era terminato in quel modo l'incontro di Traxos con il suo capo Duzon, permanendo alla fine tra i due interlocutori il forte contrasto di opinioni, che avevano sul conto dell'eccezionale forestiero. Molto presto, però, i loro pareri su di lui sarebbero diventati esattamente identici per sopravvenute circostanze, le quali avrebbero convinto il capo dei Boios del contrario, dando ragione al suo fortissimo Traxos.


Quando Iveonte, Tionteo ed Eliun, insieme con sei Lutros, si mossero sui loro cavalli in direzione del villaggio boiosino, dappertutto era già notte fonda. Li sorvegliava lo sterminato cielo, il quale adesso appariva punteggiato di migliaia di stelle occhieggianti. A dire il vero, vi transitava pure una esile luna arcuata, la quale era al primo quarto della sua fase crescente. Essi giunsero in prossimità del villaggio dei Boios, un'ora dopo che era trascorsa la mezzanotte, cioè quando la quasi totalità dei suoi abitanti vi poteva stare soltanto a dormire profondamente. Allora Iveonte, prima di entrarvi, fece fasciare gli zoccoli delle loro bestie con dei cenci di panno, in modo che il loro avanzare attraverso le sue vie non desse luogo al consueto calpestio rumoroso. Non bastando quell'espediente ingegnoso, mentre procedevano verso la segreta accompagnati da un chiarore lunare appena accennato, la comitiva di coloro che si accingevano a liberare i due giovani si mostrava attenta ed accorta. Essa voleva evitare ogni più piccolo rumore, che potesse attrarre l'attenzione di qualche Boios. Magari egli nel villaggio era ancora sveglio, in quanto vittima dell'insonnia, oppure era intento a soddisfare un proprio impellente bisogno fisiologico notturno.

Ad un certo punto, Iveonte fece arrestare la loro avanzata, avendo stabilito di andare in avanscoperta con il solo Eliun. Secondo lui, un gruppo più numeroso di persone avrebbe potuto fare insospettire le eventuali sentinelle poste a guardia della segreta, spingendole a dare l'allarme. Per questo, in attesa che il giovane boiosino andasse a chiamarli in un secondo momento, lasciò in quel posto Tionteo e i sei Lutros accompagnatori. Lungo il percorso, egli approfittò per farsi indicare dall'amico di Nolup la capanna del capo Duzon. Arrivati poi cautamente nelle vicinanze della prigione sotterranea, Iveonte ed Eliun vi trovarono solamente due sentinelle a farvi la guardia. Esse, stando sedute per terra e tenendo la testa sopra le braccia appoggiate sulle ginocchia flesse, se la dormicchiavano con tranquillità accanto ad una torcia accesa. Questa era infilata in una buca, che era situata in mezzo ai due sorveglianti, pressoché alla medesima distanza da entrambi. Il giovane eroe, senza fare il minimo rumore, si approssimò alle due scolte e le tramortì una dopo l'altra, mediante una opportuna pressione delle dita effettuata sulla carotide del collo. Fatto ciò, incaricò Eliun di andare a recuperare il resto del loro gruppo, accompagnandolo sul posto.

Quando infine tutti i componenti del commando furono di nuovo insieme, essi si diedero a liberare Nolup ed Elkes con la massima cautela. Essendo in nove, non fu loro difficile sollevare e spostare la lastra rocciosa che sbarrava l'accesso alla segreta. Ma prima essi dovettero alleggerirla, ripulendola di tutto il terriccio che vi era stato cosparso sopra. Infine Iveonte, reggendo una torcia, si fece calare nella cella sotterranea, dove trovò i due innamorati allo stremo delle forze. I due giovani non erano in grado neppure di rispondere alla sua chiamata. Quando essi ci provavano, il loro flebile filo di voce in nessun modo poteva essere ascoltato dal suo udito, sebbene esso fosse assolutamente normale. Siccome le loro condizioni di salute si presentavano molto gravi, il nostro eroe si affrettò a legare prima Elkes e poi Nolup al canapo che pendeva dall'argano a cui era annodato, facendoli sollevare su e tirare fuori dalla segreta uno alla volta. Alla fine della loro scarcerazione, egli ne uscì allo stesso modo dei due segregati. Così, qualche istante dopo che li ebbero liberati, Iveonte e gli altri caricarono i due ragazzi su due cavalli e sloggiarono in gran fretta da quel luogo.

Un'ora più tardi, essi si trovavano già assai lontano dal villaggio, in una zona che non faceva più parte del territorio boiosino. Per la precisione, dove Iveonte e gli altri stavano conducendo i due giovani, che avevano appena liberati e che versavano in uno stato di precarietà preoccupante? A tale riguardo, bisogna sapere che egli, prima di andare a liberarli, aveva convenuto con Eliun che, a liberazione avvenuta, li avrebbero portati nell'Antro della Pace. Secondo loro, in tale luogo appartato i due giovani sarebbero stati al sicuro al cento per cento. In quella stessa occasione, il pupillo di Kronel aveva disposto la rimozione del loro campo, invitando Speon e i rimanenti Lutros a lasciare alla svelta il territorio dei Boios e a fare sosta, solamente dopo aver raggiunto la via maestra. In seguito, dopo aver sistemato per bene le cose nelle Terre senza Pace, egli li avrebbe raggiunti insieme con Tionteo e con il resto dei loro compagni. I quali stavano per essere impegnati nelle quattro difficili missioni nei due villaggi.

Giunti alla loro meta, per prima cosa Iveonte ordinò che Nolup ed Elkes fossero trasportati nel profondo antro. Poi, lasciato Tionteo in loro compagnia con una scorta di acqua, di miele e di latte caprino, volò insieme con Eliun e i sei Lutros alla volta del villaggio normukese. In quel luogo, questa volta avrebbe dovuto liberare la poveretta Nepda, la quale pure versava in una situazione di pericolo. Dopo che vi furono giunti, in tale villaggio le operazioni di scarcerazione della ragazza non poterono che essere identiche. I suoi liberatori, però, subito si resero conto che il suo stato di salute si presentava molto meno allarmante di quello dei suoi due amici segregati già liberati. Perciò ella poté indicare ai suoi liberatori la capanna del proprio capo. Riguardo a Nepda, bisogna sapere che ella era stata rinchiusa nella segreta tre giorni dopo l'avvenuta segregazione di Nolup e di Elkes, poiché prima si era attesa la cattura di Eliun per segregarli insieme. Ma poi, vedendo che essa si protraeva troppo a lungo, il capo Felub non aveva voluto perdere altro tempo. Perciò, dopo un'ora, si era deciso a far rinchiudere la sola amica della figlia nell'umida e buia cavità sotterranea.

Nel frattempo che l'amico Iveonte era andato a liberare Nepda, Tionteo immediatamente si preoccupò di fare nutrire a spilluzzico Nolup ed Elkes, affinché cominciassero a riaversi dal loro estremo stato di denutrizione. Così si diede ad imboccare l'una e l'altro, facendo deglutire a ciascuno di loro ora un goccio d'acqua, ora un po' di latte, ora un pizzico di miele. Da parte loro, i due giovani, pur restando nella più piena incoscienza, eseguivano quell'atto fisiologico quasi meccanicamente, come se l'ingestione del cibo fosse stata per loro un atto involontario e coatto. In verità, era stata premura del Terdibano fare trangugiare ad entrambi quanto più latte possibile, poiché tale alimento ritenuto completo, oltre a nutrire il loro organismo che era massimamente deperito, gli avrebbe permesso di idratarsi in quantità sufficiente per sopravvivere.


Iveonte era ancora sulla via di ritorno, allorché spuntò l'alba; ma Tionteo continuò a recuperare il sonno arretrato, per avere trascorso una buona parte della notte in bianco. Al contrario, i due giovani innamorati, i quali dormivano accanto a lui, si destarono all'istante. A fatica, allora tentarono alcuni movimenti del corpo, come l'aprire gli occhi, il muovere le gambe e il distendere le braccia. Inoltre, essi cercarono di rendersi conto del nuovo luogo che li ospitava, essendosi accorti che non si trovavano più nella segreta sotterranea. Nolup ed Elkes ebbero anche la sensazione di stare in una grossa spelonca, nella quale giungeva una timida luce dall'ingresso; però essi non riuscivano ad intravederla, essendo nascosta alla loro visuale. Infine entrambi presero coscienza che non erano i soli ad occupare quel posto, poiché accanto a loro giaceva pure un altro corpo; ma esso era in preda al forte sonno. Dunque, Nolup, dopo essere riuscito a raggiungerlo con il suo braccio destro, si diede a scuoterlo proporzionatamente alle sue forze. Perciò il suo movimento risultò appena uno sfioramento; ma esso lo ugualmente si rivelò sufficiente per svegliarlo. Tionteo fu felice di prendere atto che essi avevano tratto profitto dalle sue cure, siccome esse avevano operato il miracolo che egli aveva tanto sperato. Ma Elkes all'istante fu presa dalla preoccupazione di rivolgere qualche domanda allo sconosciuto, il quale, per un fatto strano, si trovava insieme con loro in quel posto ignoto. Per questo ella incominciò a domandargli con voce sottile:

«Per favore, mi dici chi sei e dove siamo? Vorrei sapere pure chi ci ha condotti in questo posto e perché lo ha fatto. Forse tu saprai spiegarci ogni cosa riguardante questa faccenda: non è vero?»

«Io sono Tionteo, un vostro amico. Esattamente, siamo nell'Antro della Pace, un luogo che voi conoscete molto bene. Inoltre, vi trovate qui solo perché vi abbiamo liberati giusto in tempo dalla segreta in cui eravate. Lì sareste morti di sicuro, se avessimo tardato a farlo, protraendo la vostra prigionia di un altro giorno! Ecco le risposte alle domande che mi hai fatto! Se poi vuoi conoscere qualcos'altro in merito alla vostra liberazione, ti basta farmelo presente ed io subito vi esaudirò.»

«Grazie, Tionteo, per quanto hai fatto per noi due! Sono certa che tu sei il famoso forestiero, a cui si è riferita l'indovina Cerla nella sua divinazione! Dicci che è così e che presto farai anche rinsavire i nostri due genitori, i quali non vogliono assolutamente smettere di farsi guerra! Secondo me, tu puoi essere soltanto l'uomo annunciato da lei!»

«Invece ti sbagli, Elkes! Non sono io la persona che hai menzionata. Senz'altro la tua indovina si è voluta riferire al mio eroico amico Iveonte. A lui solo dovete la vostra salvezza! Tra poco farete la sua conoscenza.»

«Ma egli come ha saputo di noi e della nostra sventura, Tionteo, correndo a salvarci, prima di ogni altra cosa? Vuoi chiarirci anche questo particolare, per favore?»

«Ebbene, è stato Eliun a parlargli di voi! Il vostro amico è capitato per puro caso nel nostro accampamento, mentre alcuni Boios comandati da Traxos lo inseguivano per catturarlo. Ma noi non abbiamo permesso ai guerrieri boiosini di operare la sua cattura. Così egli ci ha raccontato ogni cosa dei vostri popoli e della vostra esistenza!»

«Allora Eliun non era stato segregato con la sua ragazza, poiché era riuscito a fuggire! Per fortuna nostra e dei nostri popoli, durante la fuga si è imbattuto proprio in voi, che dovevate salvarci!»

«Esattamente, Elkes! Inoltre, siccome egli non è stato fatto prigioniero da parte dei suoi inseguitori, grazie all'intervento del mio amico Iveonte che lo ha difeso, tuo padre Felub, qualche giorno fa, è stato costretto a segregare la sola Nepda. Ma non dispiacerti neppure per lei, poiché il mio amico, il quale è il più grande degli eroi, è andato a liberarla, come ha fatto con voi. A momenti, sarà di ritorno con la ragazza!»

A quel punto, facendo un estremo sforzo che le costò molta fatica, Elkes si rivolse al suo fidanzato e gli disse:

«Vedi, Nolup, che la profezia di Cerla si sta avverando e che tu ti sbagliavi nel non volere credere a quanto ella aveva vaticinato a favore nostro e dei nostri popoli?»

«Sì, dolce amore mio, per nostra buona ventura non eri tu in errore sull'argomento, ma io! Perciò devo prendere atto che la tua fede nell'indovina ti è stata ampiamente ripagata!»

Proprio in quell'istante, Iveonte si fece vivo nell'antro. Con lui c'erano anche Eliun e la sua innamorata, che era stata liberata nel villaggio dei Normuk nella notte appena trascorsa. Per i quattro amici, naturalmente, fu bello ritrovarsi ancora insieme e trasmettersi una raggiante gioia, che sembrava volesse esplodere a momenti nei loro cuori. Eliun e Nepda aiutarono perfino i loro amici debilitati ad alzarsi in piedi, ma sorreggendoli con particolare cura. Dopo aver fatto la qual cosa, i due giovani fidanzati poterono anche abbracciarseli intensamente e dimostrare all'uno e all'altra il loro verace affetto, il quale era ritornato a fiorire di nuovo sui loro volti e nei loro animi! Mentre i quattro giovani amici si rallegravano per la svolta positiva fatta registrare da quella che si era preannunciata come una tragica disavventura, nei rispettivi villaggi i capi Duzon e Felub facevano la sgradevole scoperta della loro evasione dalle segrete. Per questo entrambi si infuriarono ed inviarono sulle loro tracce un numero consistente di guerrieri a cavallo; in serata, però, essi rientrarono, senza essere riusciti ad acciuffarli insieme con i loro salvatori.

Nel villaggio dei Boios, Duzon non aveva avuto dubbi che l'evasione era stata operata dai forestieri accampati sul loro territorio. Perciò le ricerche dei suoi soldati, i quali erano guidati ancora da Traxos, si erano orientate proprio in quella direzione. Essi, però, lo avevano trovato già sgomberato dalle persone, dalle bestie e dalle masserizie; inoltre, si erano resi conto che i forestieri avevano perfino abbandonato le loro terre. Allora Duzon si era ripromesso che l'indomani all'alba, alla testa di un plotone di cavalleria, li avrebbe inseguiti anche oltrefrontiera. Invece il suo proposito sarebbe rimasto solo lettera morta, poiché nella tarda nottata egli avrebbe addirittura subito un sequestro da parte degli stessi liberatori dei due reclusi. Per questo non ci sarebbe stata la caccia spietata che intendeva dare loro, fino a quando non li avesse raggiunti e fatti suoi prigionieri.

Come aveva già deliberato, Iveonte, insieme con Tionteo e i sei Lutros accompagnatori, nel cuore della notte raggiunse il capo Duzon nella sua tenda, dove fu trovato che se la dormiva beatamente, russando come un caprone. Qualche ora prima, egli aveva trascorso dei dolci momenti, essendogli stati donati da un appagante rapporto intimo, che aveva avuto con la propria consorte. Una volta all'interno della sua dimora, Iveonte prima lo tramortì, facendogli respirare una essenza dalle proprietà narcotiche. Di lì a poco, dopo averlo imbavagliato ed avergli legato i polsi e le caviglie, lo aveva fatto caricare sopra un cavallo dai sei Lutros che erano con lui. Ovviamente, per lavorare indisturbati nella capanna, il nostro eroe aveva dovuto narcotizzare anche la consorte del sequestrato, per essere sicuro che neppure la donna si svegliasse quando non doveva. Fatto infine ritorno con i suoi sette accompagnatori all'Antro della Pace, Iveonte fece legare Duzon al tronco di un albero, nonostante egli fosse ancora svenuto. Comunque, il capo dei Boios non era ancora rinvenuto, quando Iveonte ripartì alla volta della sua nuova meta, che era rappresentata dal villaggio dei Normuk. Dove aveva intenzione di far ricevere a Felub l'uguale trattamento riservato a Duzon in precedenza. Egli non venne meno al suo proposito, poiché nella stessa nottata riuscì a fare prigioniero pure il capo normukese e a condurselo via svenuto, senza che un solo abitante del villaggio se ne fosse accorto.