297°-NOLUP ED ELKES SI AVVIANO ALLA FINE DEL LORO DRAMMA

Eliun fu costretto a porre termine alla propria storia, quantunque essa non fosse ancora finita e continuasse a svolgersi in un clima disperato e tormentato. Non avendone vissuto il seguito in qualità di testimone, egli giustamente non poteva riferire su di esso. Inoltre, il giovane boiosino, anche se si fosse trovato a muoversi liberamente nel proprio villaggio, di certo non avrebbe potuto seguire i protagonisti della vicenda nel luogo della loro reclusione forzata, dove tuttora essi stavano vivendo dei giorni maledettamente terribili. Allora ci conviene andare avanti nella storia iniziata da Eliun, attingendo da altre fonti, tra quelle più attendibili. Così legittimamente il lettore sarà messo al corrente di essa fino in fondo e potrà valutarla anche nei suoi ultimi macabri scorci, i quali adesso stavano portando i due innamorati al loro tragico epilogo.

Ebbene, quando Duzon, con il capo Felub, si era condotto nella capanna del figlio e vi aveva rinvenuto le tre lettere che gli erano state scritte dalla sua Elkes e gli erano state recapitate dall’amico, si era sentito rodere dalla bile. Mentre se le teneva in mano, in preda alla sua ira, egli aveva asserito al suo ultimogenito:

«Nolup, vedo che non hai saputo apprezzare la mia indulgenza e, a mio dispetto, hai continuato a fare di testa tua, contravvenendo con persistenza ai miei ordini tassativi. Preso atto della tua caparbietà, mi obblighi a punirti con severità. In tal modo, la tua punizione servirà come esempio a tutti gli altri Boios, compresi i tuoi due fratelli maggiori. Anche Eliun, essendo stato palesemente tuo complice, espierà la sua parte di colpa! Te lo garantisco!»

«La tua è stata un'ottima decisione, Duzon!» aveva approvato il capo dei Normuk «Anch’io mi comporterò con Elkes e con la sua amica, come hai fatto tu con il tuo ultimogenito e con il suo compagno. Anche Nepda, sfidando la mia autorità, non ha esitato ad essere sfrontatamente complice della mia terzogenita figlia ribelle!»

Una volta che si erano condotti all’esterno della capanna del reo flagrante, essi si mostravano manifestamente amareggiati. Ma prima di congedarsi dal capo boiosino con una inevitabile stretta di mano forzata, Felub aveva anche voluto domandargli:

«Duzon, adesso mi dici come intendi procedere contro tuo figlio Nolup? Se troverò esemplare la punizione che hai deciso di infliggere al tuo familiare e all'amico di lui, ti prometto che l’adotterò anch’io nei confronti di mia figlia e della sua compagna!»

«In verità, Felub, se tu sei d’accordo, avrei stabilito di rinchiudere insieme Nolup ed Elkes nella stessa segreta, qui nel mio villaggio. Anche Eliun e la sua ragazza dovrebbero subire la medesima punizione in una segreta, però la loro segregazione dovrebbe avvenire nel tuo villaggio. Una volta relegate lì dentro, ad entrambe le coppie forniremo soltanto il primo pasto. In seguito, non faremo pervenire per sempre ai quattro giovani contestatori e ribelli né cibo né acqua. Ricorrendo a questi rigorosi provvedimenti nei loro confronti, vedrai che la morte sopraggiungerà per fame nei loro corpi, nel giro di una manciata di giorni! Allora approvi la mia decisione? In caso affermativo, l’attueremo subito!»

«La tua idea mi garba parecchio, Duzon! Perciò, già domani mattina, dopo l’alba, provvederemo perché essa venga posta in essere. La loro punizione esemplare ammonirà anche gli altri nostri sudditi che è permesso violare le nostre leggi solo a coloro che stanno per morire e a nessun altro. E i nostri due figli si trovano proprio in questa condizione!»

A causa di un contrattempo inatteso, si era dovuta rinchiudere nella segreta normukese la sola Nepda, siccome non si era potuto mettere le mani addosso al quarto condannato a morte e a punirlo di fatto insieme con la sua amata ragazza. Come già appreso da quanto narrato dal giovane boiosino Eliun, si era trattato precisamente di lui, essendo egli riuscito ad occultarsi in tempo, prima di essere preso e condannato.

La segreta era un locale sotterraneo, che aveva la forma di un parallelepipedo coricato su una delle sue due facce laterali maggiori; mentre le sue dimensioni misuravano dieci, sette e tre metri. Per cui, mentre il suo piano di calpestio era di settanta metri quadrati, la sua volumetria era di duecentodieci metri cubi. Tutte e sei le sue superfici, ossia le quattro laterali e le due di base, non risultavano rivestite da alcun materiale impermeabilizzante, ma erano formate dalla nuda terra, che era costituita da terreno idrovoro. Per questo era facile immaginare quanto fosse alto il grado di umidità in quell’abitacolo di ridotte dimensioni. La segreta, tra l’altro, non poteva essere raggiunta neppure dalla luce solare, da qualunque parte essa venisse considerata; ma vi dominava solamente il buio assoluto! Comunque, non mancavano tre collettori d’aria, i quali, mettendo in comunicazione il suo interno con l’esterno, avevano la funzione di aerarlo alla meglio. In tale maniera, i condannati, che vi venivano segregati per breve tempo oppure a vita, almeno non sarebbero morti per asfissia.

Tra la sua volta e la superficie esterna irradiata dal sole, c’era un compatto terrapieno spesso sette metri. Ovviamente, per tutta la sua altezza, lo strato di terreno era attraversato da un cunicolo, la cui forma era quella di un prisma quadrangolare con il lato di base lungo un metro. Esso faceva accedere alla buia prigione, dove si perveniva senza servirsi di una scala. Il condannato vi veniva calato e ne veniva sollevato mediante un canapo, che aveva un capo legato ad un argano, tipo verricello. Facendolo avvolgere intorno al cilindro rotante della rudimentale macchina, esso agevolava le operazioni di calo e di sollevamento delle persone che erano condannate alla segregazione, fosse essa temporanea oppure permanente. In quest'ultimo caso, però, la fuoriuscita del condannato avveniva per causa di morte.

In verità, si distinguevano tre tipi di punizioni segreganti. Per chi veniva riconosciuto colpevole, la prima punizione prevedeva il ristoro e l’illuminazione della segreta mediante una torcia; la seconda concedeva al condannato il solo ristoro; la terza, detta anche segregazione capitale, negava al recluso tanto l’illuminazione quanto il ristoro. In quest'ultimo caso, dopo un numero di giorni ormai previsti, i quali facevano dare per certo il decesso del condannato per inedia, il suo cadavere veniva portato fuori dalla segreta per essere seppellito altrove. Ad ogni modo, occorreva che qualcuno si calasse nella segreta col compito di legarlo e di farlo tirare fuori da essa. Per maggiore chiarezza, la persona che veniva fatto scendere nella segreta doveva tenersi afferrato ben stretto all’altro capo della corda, che formava un anello, fino a quando non appiedava sulla compatta superficie della prigione sotterranea, che si trovava a dieci metri dalla superficie esterna. Egli doveva fare la medesima cosa, dopo che era stato tirato su il cadavere o i cadaveri dei reclusi morti. Il condannato alla segregazione temporanea, invece, vi veniva calato e sollevato mediante la stessa corda, ma senza che fosse legato ad essa. Infatti, era lui stesso ad appendersi al canapo, durante la discesa e la risalita. Quest'ultima si aveva, dopo che egli aveva espiato la sua pena. Una volta effettuato il calo del condannato o dei condannati, il perpendicolare cunicolo veniva accecato per tutto il tempo che durava la condanna. Per ostruirlo ermeticamente, si ricorreva ad una grossa lastra rocciosa, il cui peso era di circa due quintali. Essa, dopo che il castigato era stato calato nella segreta, veniva sovrapposta sulla sua apertura da otto persone, le quali la reggevano due per lato, coprendola in quel modo interamente.

Prima di farsi calare giù nella buia ed umida prigione sotterranea, dove poco dopo lo avrebbe raggiunto anche la sua amata Elkes, la quale in quella circostanza era pure presente sul luogo, Nolup, non riuscendo in nessun modo a comprenderne la ragione, aveva chiesto al suo genitore, che assisteva insieme con il capo normukese:

«Vuoi spiegarmi una cosa, padre mio, dal momento che non riesco a darmi una risposta da solo ad un particolare, nonostante io faccia numerosi sforzi per cercare di ottenerla?»

«Sono a tua completa disposizione, figlio, considerata la circostanza! Se mi dici ciò che vuoi avere spiegato da me, ti accontenterò immediatamente. Almeno questo te lo posso concedere, per essere stato il figliolo a me più caro, dal quale non mi sarei mai aspettato di venire tradito! Comunque, fammi lo stesso la tua domanda!»

«A chi di voi due, a te oppure al capo Felub, è venuta la meravigliosa idea di rinchiuderci insieme nella segreta? Così, dopo averlo appreso, Elkes ed io sapremo anche chi dobbiamo ringraziare! Allora mi dici chi di voi due lo ha proposto all'altro?»

«Se proprio ci tieni ad esserne messo a conoscenza, Nolup, l’idea è stata mia. Ma essa sarebbe rimasta inattuata, se non ci fosse stato anche l'assenso di Felub. Quindi, il vostro ringraziamento dovrà essere espresso a tutti e due, se proprio ci tenete ad esserci grati per la nostra generosa iniziativa a vostro favore! Adesso ti ritieni soddisfatto?»

«Visto che ci siamo e tu sei molto disponibile a rispondermi ancora, padre, è possibile conoscere altresì il motivo della vostra grande generosità? Ad esservi sinceri, io ed Elkes non ce la saremmo mai aspettata da voi due, dopo avervi gravemente disubbiditi!»

«Certo, figlio mio, ora te lo spiego! Secondo la prassi comune, ad un condannato viene sempre esaudito il suo ultimo desiderio, dopo che gli è stato domandato di esprimerlo. E siccome io e Felub non avevamo dubbi sul desiderio tuo e su quello di Elkes, non c’è stato bisogno di chiedervelo. Così, di comune accordo, abbiamo stabilito di accontentarvi, senza perdere tempo a farvi la nostra domanda. Oppure, figlio, non era questo il vostro ultimo desiderio? Ma se voi due non doveste essere d’accordo, possiamo sempre porvi rimedio, in virtù della stessa prassi!»

«Rispàrmiati questa tua gratuita ironia, padre mio! Piuttosto mi palesate quale sarebbe il vostro futuro umore, cioè il tuo e quello di Felub, se l'attuale nostro desiderio alla fine non si rivelasse l’ultimo, come voi pensate? Dovete sapere che i miracoli certe volte possono sempre accadere. E quando meno ce lo aspettiamo!»

«Stai forse scherzando, figlio mio degenere? Dovresti sapere che voi due sarete estratti da questa segreta, solamente dopo che sarete divenuti dei cadaveri putrescenti. Quindi, facci comprendere un poco a cosa ti sei voluto riferire! Sai che hai solleticato la nostra curiosità, per cui io e Felub intendiamo esserne messi subito al corrente?»

«Non mi riferivo a niente, padre, poiché stavo semplicemente fantasticando! Perciò, quando vuoi, puoi dare l’ordine di calarmi nella segreta, dove attenderò l’arrivo della mia dolce Elkes, contando i secondi che le occorrono per raggiungermi sottoterra!»

Dopo che anche la ragazza era stata calata nella cella sotterranea, la sua gola era stata accecata dalla pesante lastra rocciosa, la quale era stata a sua volta ricoperta da uno strato di terriccio. Per questo Nolup ed Elkes si erano ritrovati a vivere in quel luogo completamente al buio, nel silenzio più profondo e nella solitudine più totale. Quanto alle madri dell'uno e dell'altra, durante l'esecuzione della condanna, era stato loro proibito di essere presenti e di salutarli con un qualsiasi segno o gesto di affetto. Per la qual cosa, le due derelitte genitrici avevano dovuto soffrire due volte: da una parte, per la punizione inflitta ai loro ultimogeniti; dall’altra, per il divieto imposto ad entrambe di dare l’estremo saluto ai loro cari figli, prima che essi intraprendessero il sentiero diretto alla loro tragica fine.


Dopo essersi ritrovati del tutto soli, per istinto i due giovani si erano dati ad un abbraccio intenso ed interminabile. Con tale iniziativa, i poveretti avevano voluto liberare la loro mente dall’ossessione del terribile evento e sgomberarla dai pensieri tormentosi. Essi avevano preferito stringersi forte l’uno all’altra, saziarsi dei loro baci e scambiarsi le loro mille carezze. Nell’oscurità, le loro effusioni parevano amplificarsi ed intensificarsi, dando origine a varie emozioni esplosive di una tale rilevanza, da non potersi affatto quantificare. In quei sublimi e travolgenti momenti, i loro spiriti avevano vissuto l’esaltazione più trionfante della carnalità, la trasfusione più intima e fantastica dei loro corpi, l’incantevole idillio della perfetta comunione dei loro animi, l'immedesimazione più riuscita dei loro spiriti insaziabili. Da parte sua, la ragazza aveva sentito il dovere di abbandonarsi al suo amato e di concedersi a lui totalmente. Così gli aveva fatto dono della sua verginità, aveva provato con lui la felicità del settimo cielo ed era divenuta la sua preda consenziente, senza farne un problema di pudicizia. Insomma, ella aveva voluto vivere la sessualità nella sua forma più piena, più libera e più disinvolta. Quanto al suo Nolup, egli era stato dell’avviso di avere le sue buone ragioni per privare la ragazza della sua illibatezza, possedendone l’inviolato corpo. A buon diritto, si era dato a battere quel sentiero che in passato aveva solamente desiderato di percorrere, ma che non aveva mai osato esplorare per non apparire un giovane sfacciato.

In verità, anche Elkes lo aveva invogliato ad agire in tal senso, incoraggiandolo a non farsi scrupolo di quella sua recondita voluttà e a dare più foga al suo arrembaggio sessuale. Il quale, all'inizio, era apparso non del tutto convinto e determinato, per cui aveva mostrato una certa esitazione a concretizzarlo. C’era stato così un reciproco incontrollato possedersi, il quale li aveva spinti ad ottenere il massimo dal loro ingordo rapporto intimo, come se avessero voluto evitare che esso si smorzasse nella vita dei defunti e si prolungasse oltre la morte. Se una memoria ci fosse ancora stata nella nuova esistenza e se proprio non avessero potuto riviverlo realmente, i due giovani avevano espresso un loro pio desiderio. Cioè, essi avevano bramato che almeno il ricordo di quel rapporto continuasse a sopravvivere incancellabile nella loro mente, con l'intera ingente gamma delle fragranti emozioni, quelle che esso aveva saputo suscitare nella loro interiorità estasiata ed appagata. Benché fosse avvenuto nel buio più pesto, il loro intenso ed inimitabile atto amoroso si era beato della luce della passione, aveva fruito dello splendore del giubilo e si era consumato al chiarore di un piacere mai pago. Il loro tripudio non aveva conosciuto soste, si era manifestato con ampi rasserenamenti dell’animo e dello spirito; ma soprattutto era avvenuto attraverso sensazioni giovevoli ed effervescenti del loro corpo. Alla fine, c’era stata una visione quasi idealizzata del loro rapporto carnale, siccome essi ne avevano fatto un’autentica apoteosi, celebrandolo come l'evento più straordinario della loro esistenza. La quale poco prima era stata condannata da autentici despoti a spegnersi prematuramente. Lo avevano vissuto con il fervore, con il candore e con la genuinità di due anime innamorate, che facevano della semplicità il loro emblema e la loro forza vitale. Per questo il loro soave rapporto era andato promuovendo in loro sia la serenità dell’animo sia l’appagamento dello spirito; ma principalmente esso li aveva condotti immaginosamente all’interno di una realtà nuova e beatifica. Essa, al momento attuale, si presentava dai contorni piacevolmente bucolici ed idilliaci, oltre che estasianti al massimo, come se non esistesse una gioia più appetibile e più gratificante di quella che stavano assaggiando in quella segreta.

In seguito, le effusioni amorose erano venute meno. Allora ciascuna manifestazione sentimentale aveva subito una battuta d’arresto; mentre la passionalità era stata soppiantata dallo squallore di una vita piatta, grigia e demotivata. All'improvviso, c’era stata la fine di quelle espressioni euforiche, le quali avevano avuto il loro peso nei diversi ambiti del sapere e del sentire umano, dopo aver raggiunto l’acme in ognuno di essi. In entrambi, perciò, si era assistito al crollo di un vissuto, al quale avevano partecipato con una intensità e con una emotività incandescenti, direi quasi sovrumane, in quanto depurate da ogni sobrietà e da ogni temperanza. Perfino il mondo delle pure idealità si era sfaldato nel loro intimo, aveva fatto registrare brutalmente il blocco totale, aveva lasciato calare il proprio sipario sul teatro della loro esistenza reale, la quale ormai si presentava assai fiacca, labile ed inconsistente. Da ultimo, la tenebra più fitta era ritornata a calarsi sui due giovani disorientati; mentre un pauroso stato depressivo aveva iniziato ad ammassarsi intorno a loro, come un dispotico vortice destabilizzante ed apportatore di forti giramenti di testa.

Per Nolup ed Elkes, a giudicarli dalle apparenze, era iniziata la fase di declino di ogni rosea previsione sul loro immediato futuro. Inoltre, si era andato imponendo, su quasi tutti i fronti, il tetro pessimismo, che non lasciava intravedere degli spiragli di cambiamento a breve scadenza. Quell’inversione di tendenza nel loro iter esistenziale, ad un tratto, aveva provocato in ambedue gli interessati una specie di prostrazione, nonché di indubbio abbattimento psichico e spirituale. Li aveva deprivati di ogni serenità interiore, oltre che della capacità di reagire e di imbarcarsi in una ondata di ottimismo. Aveva addirittura spento in loro il gusto del vivere e la voglia di riconoscersi come soggetti volitivi e fattivi. Di conseguenza, il freddo incubo della morte incombente e l’attesa di un incerto nulla eterno li avevano sovrastati, avevano messo sossopra la loro psiche. Essa, perciò, era apparsa malfidente verso l’ignoto dell’oltretomba.

Infine i due innamorati avevano visto scadere il loro tempo destinato ai sogni incantevoli e ai progetti maestosi. Anzi, essi, per come si erano messe le cose, mai più avrebbero trovato posto nella loro mente arida ed avrebbero infiammato il loro spirito morente, tenendolo avvinto a speranze e a desideri di certezze. Ciò che c’era di buono e di positivo nel loro intimo adesso aveva iniziato ad andare rovinosamente a catafascio, si era messo a sprofondare vertiginosamente in una realtà quanto mai amara e priva di ogni tipo di soddisfazione. Per cui il loro futuro era risultato, oltre che incerto, indeterminato e disarmante, ottenebrato dalla scarsità di promesse, potendo contare solo su taluni mezzi insufficienti e risicati. Peggiore si era rivelato il loro presente, che stava per essere minacciato seriamente dalla grave precarietà del momento. La quale si era messa ad affilare le unghie per subissarli di infiniti disagi e strapazzarli nel modo più barbaro, come chiaro segno di ingiustizia e di sommo sopruso.

All'improvviso, Nolup ed Elkes si erano sentiti mancare la terra sotto i piedi; avevano visto crollare ogni fiducia nei valori superiori e nel loro prossimo; si erano rannicchiati nello sgomento più massacratore e nella incomprensione più sconcertante. Invano si erano chiesti perché mai li si puniva in quella maniera, se in loro non era stata riscontrata alcuna grave colpa, tranne quella di essersi amati e di avere odiato la guerra. Come se amarsi fosse costume di malfattori e di gente senza scrupoli, anziché di persone perbene e rispettose della sacralità della vita! Ma poi le due vittime innocenti avevano concluso che oramai non serviva più farsi domande del genere, poiché le risposte, che ne sarebbero derivate, di sicuro non avrebbero cambiato la loro grave situazione. Esse, quindi, ingiustamente e dispoticamente, avrebbero soltanto continuato a condannarli e a punirli con inesorabilità. A quel punto, non era restato altro da fare agli sventurati che affogare risentimenti ed ingiustizie ricevute nella loro impotenza, nella loro grande rabbia, nella loro folle disperazione, nella loro dolorosa sofferenza, nella loro vana protesta contro l’intero genere umano. Nel frattempo, essi si sobbarcavano ad un mondo che vedevano cascargli addosso catastrofico e sconquassante. Inoltre, esso si andava mostrando nei loro confronti pregno dei difetti peggiori, oltre che svuotato di ogni giustizia sociale e di ogni valore della persona umana. Quest’ultima, però, restava anche deprivata del grande rispetto, quello che ad essa immancabilmente si doveva! Dopo quelle loro considerazioni, erano risultate tantissime le pecche, le contraddizioni e le mostruosità che Nolup ed Elkes in quella circostanza scorgevano negli uomini. Per cui alla fine ne erano rimasti nauseati per un verso ed inorriditi per un altro. I due giovani avevano stimato che era meglio venir meno ad una umanità così malridotta ed insensibile, del tutto deprivata dei valori più nobili e delle virtù più nobilitanti. Che la morte, quindi, giungesse pure per loro due, poiché essi si erano rassegnati ad accoglierla come loro liberatrice e come l'annientatrice di tutti i mali, che si erano messi a piombare loro addosso!

Non molto tempo dopo, i due giovani innamorati si erano dati ad un colloquio, nel quale non erano mancati il pessimismo di Nolup e l’ottimismo della sua compagna. Ma le loro tesi contrapposte si erano equivalse e non avevano permesso di creare nella buia segreta alcuna atmosfera di speranza. Ad aprire il discorso nella loro cupa cella, era stata Elkes. Ella, all’improvviso, aveva iniziato ad affermare al suo ragazzo:

«Nolup, mi risulta difficile credere che noi due moriremo in questa tetra ed umida prigione, senza più uscirne come persone viventi! Tu quale idea ti sei fatta a tale riguardo? Desidero tanto saperlo!»

«Non c’è dubbio che ciò accadrà, Elkes! Secondo me, al punto in cui siamo, non possiamo prefigurarci che gli attuali fatti possano andare in una direzione diversa, ossia controtendenza. Che la morte, perciò, ci giunga al più presto e ci faccia smettere di soffrire con i nostri disagi e con i nostri pensieri tenebrosi, i quali sono diretti unicamente all'ingorda morte. Essa, come è evidente, è lieta di fare di noi altre due sue vittime!»

«Ma io non ne sono convinta, Nolup! Ho il presentimento che qualcosa accadrà all’ultimo istante, prima ancora che il sonno della morte venga a sorprenderci, a travolgerci e a privarci per sempre dell’esistenza. Continua a farmelo sperare la profezia di Cerla, alla quale mi sento portata a credere fermamente e con tutte le mie estreme risorse!»

«Se vuoi cullarti in questa tua ultima speranza, Elkes, sei padronissima di farlo, poiché qui nessuno te lo vieta. Di certo non sarò io a privarti del tuo candido sogno, il quale, secondo te, ci vedrebbe entrambi vincenti, a dispetto dei nostri padri padroni!»

«Il mio non è un sogno, Nolup! Sono decisamente persuasa che il vaticinio dell’indovina della nostra gente si avvererà fino in fondo. Alla fine, vedrai, l'ignoto forestiero, oltre che farci uscire da questa segreta e salvarci la vita, ci permetterà anche di sposarci!»

«Come puoi dar credito ad una cosa simile, Elkes? Se ti guardi intorno, vi scorgerai ben altra realtà, ossia il buio più assoluto e una infinità di umidità, la quale ci penetra perfino nelle ossa! Riguardo poi alla profezia di Cerla, ti esorto a non dare alcun credito ad essa! Vedrai che tra poco la morte ti eviterà di disilluderti, farà crollare le tue convinzioni, le quali sono basate su assurde e vacue speranze! Ecco cosa avverrà, tesoro mio!»

«Il nostro incontro e il mio salvataggio da parte tua ci sono stati realmente, Nolup, proprio come l’anziana Cerla mi aveva vaticinato. Puoi negarlo forse? Per questa ragione, pure il resto si svolgerà secondo la sua predizione, poiché essa fa parte del nostro destino!»

«Certo che essi ci sono stati, mia cara Elkes! Ma devi metterti in testa che si è trattato di due pure coincidenze! Mi sono spiegato? E poi chi dovrebbe venire a liberarci, se posso saperlo? Colui che non sa neppure che esistiamo e che adesso stiamo addirittura morendo? Può mai avverarsi una cosa simile, la quale è fuori di ogni realtà?»

«Invece sono convinta che verrà a salvarci lo sconosciuto forestiero, del quale mi fece menzione la stimata veggente del mio villaggio. Egli, in questo momento che stiamo parlando di lui, dovrebbe già trovarsi sulle nostre terre, pronto ad intervenire a nostro favore! E noi non smetteremo di attenderlo fiduciosi, amato mio Nolup!»

«Ammesso che questo fantomatico eroe esista, Elkes, secondo te, chi dovrebbe parlargli di noi e dirgli che siamo qui sepolti, se anche i nostri due amici si trovano in una segreta dimenticata da tutti? Essa si presenta perfino nascosta allo sguardo benigno delle stelle e della luna. Le quali, perciò, non possono avere pietà di noi, che siamo diventati oramai i quattro disperati più scalognati delle Terre senza Pace!»

«A questo non so risponderti, Nolup. Comunque, ho fede che l'insigne forestiero, eroe o non eroe che sia, si farà avanti quanto prima e ci tirerà fuori da questa buca oscura e malsana! Ti faccio presente che Cerla è molto quotata nel mio villaggio, perché ella non si sbaglia mai nei suoi vaticini! Te lo può confermare ogni suo abitante!»

«Elkes, se ammettiamo per ipotesi l’esistenza di questo eroe, poiché solo un eroe potrebbe essere capace di compiere un’impresa del genere, mi sai poi spiegare come riuscirà egli a cavarsela contro due popoli agguerriti come i nostri? Inoltre, come farà a piegare due capi inflessibili ed ostinati come i nostri due genitori? A ciò non hai pensato neppure minimamente? Dunque, alla fine come fai a non convincertene come dovresti senza troppa fatica? Me ne meraviglio enormemente!»

«Neppure a ciò so darti una risposta, Nolup. Ma in merito alla nostra sorte, insisto a dichiararti che essa si concluderà in conformità della chiaroveggenza di Cerla! Sappi che nessuno mai potrà togliermi dalla testa che un fatto del genere accadrà assai presto! Se ci tieni a saperlo, continuerò a crederci, anche dopo che sarò morta!»

«Invece ti ripeto, Elkes, che la nostra fine è segnata e la morte sta per sopraggiungere per noi; perciò anche tu devi prenderne atto. Ipotizzare soluzioni differenti, in merito al nostro destino, è fuori della realtà, è insensato! Né tu malaccortamente puoi stare dietro ad una simile speranza, la quale è destituita di ogni fondamento!»

Il colloquio tra i due giovani prossimi a morire si era concluso nel modo che abbiamo visto. Per questo, al termine di esso, ciascuno di loro era rimasto fermo sulle proprie posizioni, senza prendere in alcun modo in considerazione le obiezioni mosse dal proprio interlocutore. La qual cosa non aveva fatto modificare per niente il pesante clima, che si respirava opprimente nella segreta. Anzi, esso andava investendo i suoi due ospiti disgraziati quasi con dispetto e senza la minima moderazione! Dopo quello scambio di vedute che c'erano state fra loro sull’eroico forestiero, le quali erano apparse molto divergenti fin dal loro nascere, i giorni si erano dati a trascorrere al rallentatore l’uno dietro l’altro. Era sembrato che il tempo si fosse arrestato! Inoltre, colmo come era di drammaticità oppressiva, esso aveva voluto addirittura forzarli a vivere la loro pena senza sconto, con un accento brutale e straziante. Per tale motivo, in quei giorni che avevano a loro disposizione, Nolup ed Elkes avevano dovuto subire una evoluzione temporale, che si dimostrava di stare dalla parte dei prepotenti e dell’ingiustizia, poiché aveva badato solo a castigarli che peggio non si poteva. Incurante della loro sofferenza, intanto che il tempo trascorreva, essa si era trasformata in un’autentica tortura cinese. Oltre al patimento dell’animo e dello spirito, perciò, nel loro corpo si era assistito ad un decadimento di tutte le forze fisiche, psichiche ed intellettuali. Le quali si erano andate affievolendo di secondo in secondo, di minuto in minuto, di ora in ora, complicando ancora di più la loro già preoccupante sintomatologia. Alla fine, l’astenia, la spossatezza, la psicolabilità, dovute tutte al marasma nutrizionale attuale, avevano iniziato la loro campagna di disfacimento e di demolizione nei confronti del loro organismo, facendolo diventare quasi cachettico. Perciò aveva fatto aggravare il giudizio prognostico circa il loro stato di salute. Esso, quando ricorreva il giorno precedente all’incontro del boiosino Eliun con Iveonte e i suoi due amici, poteva ormai considerarsi ridotto a un lumicino, la cui fiammella in declino oramai era sul punto di spegnersi per sempre.

Giunti a questo punto altamente drammatico, non ci resta che ritornarcene al nostro invincibile eroe. In tale maniera, seguiremo da vicino e nel loro presente, gli ulteriori sviluppi che si stavano avendo nella sua tenda, dopo che c’era stato il racconto dettagliato e preciso, da parte dell’intimo amico di Nolup, che era Eliun.