294°-NOLUP ED ELKES SI INCONTRANO E SI INNAMORANO

Dopo quel periodo nero della loro esistenza, Duzon e Felub videro i propri sudditi mostrarsi verso di loro con una certa avversione e qualche intolleranza. Allora, pur di riguadagnarsi la loro stima perduta, per anni essi hanno rinunciato ai loro sogni di gloria, quelli che erano soliti fare avverare unicamente sul campo di battaglia. Riguardo ai precedenti scontri campali da loro voluti a qualunque costo, c’era stato qualcuno che aveva iniziato ad insinuare che i due capi si fossero messi d’accordo per evitare che in esse avvenisse il loro confronto diretto. Infatti, nelle varie operazioni belliche, ogni volta ciascun capo aveva fatto sbollire la propria furia battagliera in quella mischia di combattenti nemici, dove non c’era mai stato l’altro a compiere la medesima impresa. Possibile che fosse stato sempre un caso? Essi si domandavano in merito a tale insinuazione. Così, alla stessa maniera di Duzon e di Felub, anche quei pochi guerrieri che in questi anni hanno aspirato unicamente a guadagnarsi i galloni sul campo di battaglia, loro malgrado, hanno dovuto rinunciare ai loro bei disegni. Con i quali essi avrebbero desiderato vedersi cingere il capo con ghirlande di gesta memorabili. Comunque, anche se i capi dei due villaggi, per un numero imprecisato di anni, hanno evitato di impegnare i rispettivi popoli in nuove cruente battaglie, ciò non vuol dire che essi hanno anche smesso di alimentare nei loro sudditi l’odio profondo di sempre verso l'altro popolo. Tale loro mania, al contrario, ha continuato ad esserci e non ha smesso di proibire ogni tipo di rapporto tra i singoli abitanti dei due villaggi. Perciò, se si tralascia l’attuale rada frequenza delle loro guerre, tra i Normuk e i Boios tutto è rimasto pressoché invariato.

Un anno fa, del resto come è oggi e come è stato sempre, nelle nostre Terre senza Pace tra il popolo boiosino e quello normukese si seguitava a respirare la stessa aria mefitica di rancore e di attrito. L’unico fatto positivo poteva considerarsi l’assenza di guerre tra di loro da quasi quattro lustri. Fu in quel periodo, infatti, che accadde l’episodio che sto per narrare e che deve essere considerato la continuazione naturale dei fatti precedenti, ai quali aveva dato luogo il movimento pacifista dei giovani. Di esso, anch'io mi resi uno dei quattro protagonisti, però non come personaggio di primo piano. Comunque, a tale episodio avrebbero fatto seguito altri eventi alcune volte di genuino amore, altre volte di evidente ingiustizia sociale e di insulsa prepotenza a scapito di due esseri umani fervidamente innamorati l'uno dell'altra. Ma adesso passo subito a raccontarvi la loro storia.

La fresca primavera oramai stava per passare le consegne alla calda estate, nel rispetto del perpetuo avvicendarsi delle stagioni. Allora io e il mio amico Nolup, che è l’ultimogenito del nostro capo Duzon, approfittando di una limpida giornata di sole, decidemmo di fare una galoppata attraverso i campi verdeggianti. In quel modo, potemmo renderci conto che, essendo la stagione primaverile in dirittura d’arrivo, la campagna cominciava a vivere il suo rigoglio più fragrante ed esplosivo. Difatti la vegetazione si mostrava con il suo abito lussureggiante, macchiettato di policromatiche e superbe fioriture, tra le quali primeggiavano i rossi papaveri e i gialli elianti, più comunemente detti girasoli. Inoltre, essa era ravvivata dalle molte specie aviarie, che la riempivano tanto di cinguettii e gorgheggi festosi quanto di trilli melodiosi. Essi non si astenevano neppure dai loro voli e saltelli, poiché li effettuavano felicemente sui rami degli alberi e sui prati fioriti.

Ebbene, noi due ci eravamo già allontanati di parecchio dal nostro villaggio, senza però uscire ancora dal nostro territorio, allorquando ci sfrecciò davanti una fanciulla in groppa al suo cavallo impazzito. La giovane amazzone, siccome non riusciva a controllarla in nessun modo, veniva portata via dalla propria bestia sfrenata, la quale si mostrava in preda ad una irrequieta ombrosità. Per questo la poveretta, che ci era apparsa anche assai spaventata, non smetteva di invocare aiuto a chiunque l'ascoltasse, volendo esserne salvata. Scorgendola in serio pericolo, il mio amico, in qualità di provetto cavallerizzo, montato in un attimo sul suo cavallo, si lanciò all’inseguimento della ragazza. Egli era intenzionato a raggiungerla, prima che l’ombroso quadrupede potesse metterla in un guaio molto serio. Così riuscì ad affiancare e a frenare il cavallo, pochi passi prima che esso si gettasse giù da una rupe con il suo delizioso carico umano. Allora, dopo essere stata salvata da lui, l’avvenente fanciulla si rivolse al suo giovane soccorritore e si affrettò a ringraziarlo, parlandogli in questo modo:

«Grazie, mio salvatore, per avermi strappata alla morte giusto in tempo! Tu non puoi immaginare quanto mi sono spaventata, nel vedere la mia bestia in procinto di piombare nel profondo precipizio, intanto che ero sulla sua groppa! In questa circostanza, per me è stato un vero miracolo essermi imbattuta in te! Anzi, se non ci fosse stato il nostro incontro, adesso sarei morta insieme con il mio cavallo, che sembrava quasi impazzito!»

«Invece me lo immagino, graziosa fanciulla. Eccome!» le rispose Nolup «Ma ora che ti ho sottratta al mortale incidente, non devi più temere alcuna morte! Quanto ai ringraziamenti, non c’è affatto bisogno che tu me li esprima, poiché c’è già lo sguardo dei tuoi splendidi occhi a rimunerarmi munificamente! In questo momento, esso sta estasiando l'intera mia persona, intesa sia fisicamente che spiritualmente! Perciò ringrazio io te.»

«Possibile, giovane sconosciuto, che tanto benessere riescono a procurarti i miei occhi? Prima però di andare oltre nell'esprimermi i tuoi sentimenti, vorrei che tu mi facessi conoscere il tuo nome. Così, nel seguito della nostra conversazione, che già adesso prevedo gradevole ad entrambi, potrò chiamarti con esso. Nel frattempo ti anticipo il mio, il quale è Elkes, sperando che ti piaccia almeno un poco e non ti procuri solo noia!»

«Sei molto gentile, Elkes, a concedermi la tua stima e la tua fiducia. Invece io ti invito a convincerti che il tuo nome è incantevole e di assoluto mio gradimento! Quanto al mio, esso è Nolup. Spero che anch’esso ti piaccia almeno la metà di quanto mi è piaciuto il tuo! Mi confermi che esso ti piace nella misura che ti ho detta, al fine di rendermi molto felice?»

«Devi sapere, Nolup, che è il minimo che posso fare per te, siccome da poco ti sono debitrice della vita! Ad esserti sincera, per natura sono stata sempre molto ritrosa a dare confidenza oppure a concedere un colloquio ad un uomo. Nel caso tuo, però, faccio volentieri una eccezione! Gli unici maschi, con i quali dialogo volentieri, sono i miei familiari, ossia mio padre Felub e i miei due fratelli, i quali sono Forkun, il più grande, e Lembor, il più piccolo. Invece con l’amico del mio fratello maggiore, il quale si chiama Darin ed è anche uno dei miei tanti spasimanti, non pronuncio neppure una parola. Con lui, non essendomi simpatico, vado avanti con i monosillabi "sì" e "no". Mammamia che sbadata sono stata! Ho dimenticato di dirti che anche il tuo nome è stato da me massimamente gradito! Ma sono sicura che vorrai perdonarmi, per questa mia sbadataggine di poco fa, dopo che mi hai salvata con il tuo tempestivo intervento, oltre che con il tuo filantropico gesto! Assicurami, Nolup, che ho già ricevuto il tuo perdono, se non vuoi farmi disperare per la parte restante del giorno, a cominciare da ora!»

«Non badare a questa sciocchezza, Elkes, poiché non ti devo perdonare alcunché! Anzi, debbo considerarmi fortunato, se la figlia del capo normukese mi sta rivolgendo la parola! Ti paleso che sono orgoglioso di averti salvata, ma non perché sei la figlia di Felub! A me interessi tu e non tuo padre o qualche tuo fratello! Ci siamo intesi?»

«Nolup, voglio chiarirti che non mi sono messa a parlare con te per privilegiarti rispetto agli altri; invece l’ho fatto unicamente per dimostrarti la mia gratitudine, dal momento che l’agire in questo modo è avvertito da me come un dovere. Adesso, però, mi accorgo che vado pure provando verso di te molta simpatia! Dunque, giacché ci siamo, perché non scopri pure tu le tue carte, rivelandomi da quale famiglia boiosina discendi? Così dopo saremo pari! Allora sei disposto a parlarmi della tua famiglia?»

«Elkes, sono convinto che, quando l'apprenderai, la notizia non ti risulterà per niente gradita. Perciò conviene troncare qui il nostro discorso e andarcene ognuno per la propria strada! Comportandoci nella maniera che ti ho suggerita, almeno nel nostro profondo intimo resterà dell'altro o dell’altra un bellissimo ricordo. Te lo garantisco!»

«Forse dici così, Nolup, perché il mio casato non ha riscosso la tua simpatia? Voglio conoscere la verità! Secondo quanto mi hai fatto presentire, anche il tuo dovrebbe risultarmi antipatico, come ti è risultato antipatico il mio! Ma poi cosa c'entrano le nostre famiglie, se dobbiamo essere noi due a piacerci e a volerci bene, se decideremo di farlo? Non la pensi anche tu allo stesso modo mio? Spero proprio di sì, per il bene di entrambi!»

«In un certo senso, Elkes, dovrebbe essere come tu hai affermato. Ma ti assicuro che pure il mio casato ti risulterà odioso. Comunque, considerando come ti sei espressa poco fa, ho cambiato idea. Adesso mi sono convinto che ci sarà molto utile continuare la nostra bella conversazione! A tale riguardo, ti giuro che anche per me la famiglia rappresenta un fatto marginale e privo di qualsiasi valore. Lo dimostra il fatto che non ho smesso di provare nei tuoi confronti la stessa simpatia di prima, anche dopo che mi hai palesato i nomi di tuo padre e dei tuoi fratelli. Ti confesso che essa non si è fatta scalfire neanche un poco dall'apprendere la tua stirpe; anzi, è rimasta pressoché intatta nel mio animo! Sei contenta di averti parlato in questo modo?»

«Certo che lo sono, Nolup! Era questo che volevo sentirti dire: il resto non mi interessa! I tuoi sentimenti negativi verso la mia famiglia, ammesso che ci siano stati e continuino ad esserci, non mi fanno né caldo né freddo. Perciò pure tu puoi dirmi da quale famiglia discendi, anche se mi hai spinta ad immaginarla, poiché essa, qualunque sia, non potrà mai farmi mutare giudizio sul tuo conto! Adesso ti sono stata ancora più convincente?»

«Se la metti in questi termini, Elkes, allora passo subito a darti ogni notizia riguardante la mia famiglia. Ebbene, mio padre è Duzon, il capo dei Boios. E tu sai quale reciproco bene lui e il tuo genitore non smettono di volersi! Invece mia madre si chiama Dunia e i nomi dei miei fratelli sono Zeruk e Sulpus, i quali sono entrambi più grandi di me. Adesso ti consideri soddisfatta, dopo averti riferito ciò che volevi sapere da me?»

«Lo sono senz'altro, Nolup; comunque, lo avevo già facilmente intuito! È stata la tua contraria premessa a parlarmi dei tuoi familiari e a predispormi a quella che mi si presentava come l’ipotesi più accreditata. Perciò ti asserisco che la mia simpatia nei tuoi confronti non è affatto sfumata, dopo che mi hai rivelato chi sei. Al contrario, avverto che essa è accresciuta in me, come se all'improvviso si fosse messa a lievitare!»

«Elkes, come posso notare, oltre ad essere graziosa, ti dimostri anche perspicace ed intelligente, come lo sono soltanto pochissime donne al mondo. Nell'apprenderlo, me ne compiaccio immensamente, mia avvenente fanciulla, che ho appena conosciuta e già sento di amare!»

«Perché ti esprimi in questo modo, Nolup? Parli come se io ti appartenessi e fossi già la tua innamorata! È così che si mostrano i giovani del tuo villaggio nei confronti delle ragazze? Essi partono subito in quarta, senza neppure chiedersi se le medesime sono d'accordo con la loro gentile iniziativa? Oppure in esso sei il solo a comportarti come oggi stai facendo con me? Se non ti dispiace, vorrei saperlo ad ogni costo!»

«Hai ragione, Elkes. Perciò ti prego di scusarmi, siccome non rappresenti ancora niente per me. A spingermi a parlarti come ho fatto testé, forse sarà stato un certo qualcosa che dentro di me si è messo in moto e vorrebbe già che tu fossi mia e mi appartenessi. Perciò me ne pento e ti prego di perdonare la mia impudenza! Oppure dovrò cospargermi il capo di cenere, prima che tu esaudisca il mio desiderio?»

«Anche tu non mi devi alcuna scusa, Nolup, poiché non ho nulla da rimproverarti! Pure a me sta succedendo la stessa cosa nel mio subconscio. Non appena provo a sentirmi tua, già sento dentro di me qualcosa che mi procura sommo piacere. Al contrario, godo soprattutto, quando ti sento mio! In quel momento, infatti, si agita in me un impulso che mi spinge a legarmi a te sentimentalmente. Per la quale ragione, sono pronta a sfidare l’ostilità del mio genitore verso il tuo, pur di averti per sempre e riuscire a bearmi un giorno tra le tue braccia, al fine di potere sognare la mia esistenza più bella e più magica!»

«Se ci tieni a saperlo, Elkes, anch’io per te sono disposto a fare ingenti pazzie. Inoltre, pur di renderti soltanto mia, sono propenso a mettermi contro mio padre e a sfidare la sua autorità! Dunque, a questo punto, sono certo che hai appreso ciò che penso di te!»

«Posso rivelarti, Nolup, quanto mi è capitato un mese fa nel mio villaggio? Forse non ci crederai, se te lo dico; ma ti garantisco che non ti sto mentendo, poiché è la pura verità! Se vuoi esserne messo al corrente, ti racconto ogni cosa di tale episodio.»

«Perché non dovrei crederti, Elkes? Consideri forse così strano ciò che ti è successo, da spingermi ad essere scettico verso di esso? Invece, non attardarti a parlamene! Dopo che avrai finito di raccontarmi tutto, ti esprimerò la mia opinione sulla vicenda. Ti giuro che te la farò conoscere in piena sincerità, qualunque essa sarà!»

«Ebbene, Nolup, per puro divertimento, io e la mia amica Nepda siamo andate a farci svelare il nostro destino dall’anziana Cerla. La quale nel nostro villaggio fa l'indovina per mestiere. Ebbene, sai che cosa ella ha vaticinato sul mio conto, infondendomi molto ottimismo?»

«Come potrei saperlo, Elkes, se prima non me lo dici tu? Spero che l'indovina ti abbia riferito almeno la cosa più fantastica che può esserci per noi due, cioè che la tua sorte si sarebbe legata a quella mia per sempre! Ma se non dovesse essere così, non fa niente!»

«Nolup, la vecchia Cerla non ha parlato espressamente di te. Considerato però come sono andate oggi le cose tra noi due, sono convinta che sei proprio tu l’uomo, al quale ella si è voluta riferire con la sua divinazione! A mio avviso, non può essere altrimenti, se vuoi il mio parere in merito ad essa! Sono convinta che dopo sarai d'accordo anche tu!»

«Allora, Elkes, mi dici qual è stata la sua predizione? Così anch'io me ne farò una idea. Se sarà il caso, me ne beerò insieme con te, congiunti nello stesso meraviglioso destino! Quindi, affréttati a mettermi al corrente della stupenda profezia della tua conterranea Cerla!»

«Nolup, riferendosi al mio futuro, l'indovina mi ha detto queste sue testuali parole: "Grazie a te, figlia del nostro capo Felub, che tra poco ti innamorerai di un giovane boiosino autorevole, presto cesseranno per sempre le guerre che i Boios e i Normuk si fanno da secoli. Egli ti salverà la vita, quando meno te l’aspetti! Ovviamente, andrete incontro a parecchie peripezie, prima che il vostro matrimonio venga contratto con l’assenso anche dei vostri genitori. Sappi che sarà un illustre forestiero a darvi una mano, poiché egli saprà come imporlo all’ostile caparbietà dei vostri due genitori!" Allora, Nolup, dopo che l’hai ascoltata anche tu, vuoi manifestarmi il tuo parere, in merito a questa meravigliosa profezia? Sperò che lo troverai senz'altro positivo!»

«Non c’è dubbio, Elkes, che la veggente Cerla si sia riferita proprio a noi due! Ella ha perfino previsto il nostro incontro odierno, il quale mi ha permesso di salvarti. Perciò possiamo rallegrarcene, fin da questo momento! Ma adesso mi dici come sei giunta nei nostri territori tutta sola e in groppa alla tua bestia adombrata? Chi ti faceva compagnia nell’escursione campestre? Non credo proprio che tu fossi sola!»

«Ero insieme con i miei due fratelli e la mia amica. Ma tengo a precisarti, Nolup, che non stavamo nei vostri territori! Mentre Forkun e Lembor cacciavano nella zona neutrale, io e Nepda cavalcavamo nelle vicinanze. Ad un tratto, il mio cavallo, essendo stato punto da una vespa, si è messo a fare il bizzoso, dandosi poco dopo anche ad una folle corsa. Così ha sconfinato e mi ha trascinata con sé dalle tue parti, proprio come se il destino avesse voluto apposta metterci lo zampino nel nostro fortunato incontro! Non lo pensi anche tu che sia stato proprio esso a farci incontrare?»

«Lo credo, anch’io, Elkes. La buona sorte vuole darci una mano a costruire il nostro amore e, secondo l’indovina, anche il futuro dei nostri due popoli! Perciò non ci faremo scappare la bella occasione, la quale quest’oggi ci è capitata tra le mani! Nevvero?»

«Certo, Nolup! Ma adesso vorrei sapere da te se hai mai sentito parlare del movimento pacifista. In caso affermativo, vorrei conoscere la tua opinione sullo sconcertante crimine commesso ai danni dei giovani che lo promuovevano. Del quale, come nei nostri villaggi è risaputo, si resero responsabili i nostri due genitori venti anni fa.»

«Elkes, secondo me, quella fu una sporca faccenda, che gettò molto fango sui nostri popoli, per cui deve far vergognare sia il mio genitore che quello tuo. Essi ne furono i veri responsabili, se non proprio gli esecutori materiali. Ti confesso che, se un movimento simile prendesse di nuovo l’aire nei nostri villaggi, mi schiererei dalla parte dei suoi fautori ed alzerei con loro le barricate per batterci e difenderci!»

«Mi fa piacere, Nolup, che pure sul pacifismo ci troviamo pienamente d’accordo. Senza dubbio, la guerra è una gran brutta bestia, per cui dovrebbe essere bandita da ogni popolo che si ritenga civile, considerato che fa pagare ad esso un ingente tributo di vite umane. Non capisco come mai i nostri genitori non se ne rendano conto e continuino a mostrarsi suoi strenui propugnatori a vita. Ci dovette essere il suicidio collettivo di tante madri disperate a limitare la loro smania bellicosa. La quale, per fortuna, è rimasta sopita da quasi un venticinquennio, procurando un po' di pace ad entrambi i nostri popoli!»

«Anche quel tragico episodio, Elkes, deve gravare sulla coscienza dei nostri genitori! Esso fu la diretta conseguenza del loro vituperoso atteggiamento nei confronti dei giovani pacifisti. Adesso speriamo che all’uno e all’altro l’idea di una nuova guerra sanguinosa arrivi il più tardi possibile, per il bene dei nostri due popoli, i quali ne hanno un gran bisogno! Ma tu ti sei chiesta in che modo noi due dovremmo contribuire al successo della pace? Da parte mia, non riesco ad immaginare niente di niente in merito. Ma forse la tua indovina si sarà sbagliata!»

«Per la verità, Nolup, neppure io so spiegarmi qualcosa su questo particolare. Ma adesso, per l'intero tempo che ci rimane, ci conviene parlare un po' di noi due, poiché bramo conoscere della tua persona più cose possibili. Così, prima di stringere con te delle relazioni sentimentali sincere e durature, ti conoscerò come il mio cuore e il mio spirito desiderano! Penso che pure tu la pensi come me!»

«Hai ragione, mia dolce Elkes. Anch’io sono ingordo di apprendere ogni cosa su di te, perfino quei particolari che ti possano risultare irrilevanti. Della donna, che presto inizierò ad amare con tutta la mia accesa passione, non voglio che mi si nasconda qualcosa, anche se dovesse essere la più insignificante. Come vedo, pure su ciò ci troviamo d’accordo!»

«Non ti sbagli, Nolup! Se a te non dispiace, posso cominciare io a parlarti di me. Così ti agevolerò il compito per quanto toccherà a te!»

«Ti garantisco che non mi dispiace, Elkes! Perciò inizia prima tu a riferirmi su di te e sulla tua vita, dal momento che voi donne avete lo scilinguagnolo sciolto più di noi uomini! Dopo che avrai finito di parlare di te, anch'io sarò ben lieto di darti tutte le notizie che mi riguardano, poiché esse potranno solo interessarti abbastanza!»

«Devi sapere, Nolup, che ho avuto una infanzia felice. Il motivo? Per l’intero periodo della mia fanciullezza, sono stata di continuo coccolata da entrambi i miei genitori. Perfino mio padre, benché si mostrasse a tutti un omaccione scorbutico, con me non faceva altro che profondersi in tenerezze, al fine di trastullarmi e di dimostrarmi il suo immenso bene. Non posso lamentarmi neppure della mia adolescenza, siccome mi regalò dei giorni indimenticabili, avendoli vissuti insieme con la mia amica Nepda. Durante tale fase evolutiva, mio padre affidò la mia educazione ad un aio, dal quale appresi i primi rudimenti dello scrivere e del leggere, oltre che quelli dell'ostica matematica.»

«Ecco perché, Elkes, ti trovo culturalmente molto preparata, come non mi sarei mai aspettato! Ma adesso chiudo la parentesi da me aperta e ti lascio continuare a raccontare di te, poiché ci sto provando gusto.»

«Se vuoi conoscere la verità, Nolup, ero più interessata alle lunghe passeggiate, che ogni giorno io e la mia amica facevamo allo scopo di divertirci e di distrarci. Esse rappresentavano anche dei dolci momenti di evasione, siccome ne approfittavamo per sognare e porci le domande più disparate e misteriose. Ad esserti sincera, riuscivano a sedurci più quelle sull’amore, poiché esse ci facevano chiedere soprattutto come sarebbe stato il nostro futuro marito. Spesso Nepda mi affermava che ero molto profonda nei miei pensieri ed avevo innato il senso della natura, per cui l'amavo in maniera particolare. Secondo la mia amica, da una parte, pensavo come una filosofa; dall’altra, avevo la sensibilità di una poetessa. Insomma, mi veniva facile coltivare sia la filosofia che la poesia. Non dirmi, Nolup, che anche tu sei portato a prediligere tanto l'una quanto l'altra, come capita a me!»

«Si dà il caso, mia cara Elkes, che in me avviene la stessa cosa! Noi due siamo affini pure nella predilezione di tali discipline interessanti, la qual cosa dovrebbe renderci abbastanza orgogliosi di noi stessi!»

«In seguito, Nolup, sono andata crescendo con idee sempre più discordanti da quelle di mio padre, specialmente dopo che la mia amica mi ebbe raccontato dei giovani pacifisti e di ciò che era accaduto a tutti loro. Da allora, la mia vita non seppe più ritrovare la quiete e la serenità di prima, delle quali avevo goduto fino a quel momento. Una insopprimibile tristezza intervenne ad impossessarsi di me, tutto all’improvviso! Accadde come se il martirio di tanti giovani innocenti, colpevoli solo di aver difeso la pace, fosse entrato in me e mi avesse resa diversa. Esso venne a plasmarmi, secondo un nuovo modo di concepire l’esistenza umana e di interpretare la mia realtà. Posso asserire che ha continuato a prendermi fino ad oggi. Per questo, da allora, mi è parso che la mia vita si sia fatta carico dell’universale dolore, quello che la guerra, prima fra tutte le disgrazie umane, arreca all’uomo, in qualità di un oneroso fardello di lacrime e di disperazione! A questo punto, avrei finito, Nolup, e ti chiedo venia, se ho approfittato per parlarti anche di altro. Adesso tocca a te farmi conoscere le cose che ritieni abbiano segnato più marcatamente la tua esistenza.»

All’invito, che gli era stato rivolto dalla ragazza, da parte del mio amico, seguì un resoconto autobiografico, il quale più stringato non sarebbe potuto essere. Infatti, egli le si espresse con queste parole:

«Ti premetto, Elkes, che la mia vita rispecchia fedelmente la tua. In un certo qual modo, esse si somigliano, per cui tra l’una e l’altra scorgo un perfetto parallelismo. I fatti, i quali vi si snodano, sono gli stessi; come identiche sono le situazioni, che vi trovano posto e l’arricchiscono. Te ne potrai rendere conto da te stessa, appena inizierò a narrarti di me. Moine ed affettuosità, ovviamente da parte dei miei genitori, non mi sono mai mancate nell’infanzia, la quale è andata trascorrendo gaia e spensierata. Riguardo alla mia adolescenza, similmente alla tua, pure essa è stata aggraziata dal dolce sentimento dell’amicizia. Perciò quella del mio amico Eliun, che ho sempre considerata un dono inestimabile, mi ha gratificato di continuo e con prodigalità, senza mai venire deluso da essa! Del mio compagno mi fido ciecamente e per lui sarei disposto a fare anche enormi sacrifici, come tu li faresti per la tua amica Nepda.»

«Vedo, Nolup, che il tuo amico Eliun rappresenta per te ciò che la mia compagna viene ad essere per me. Mi fa piacere che anche nell'amicizia siamo stati fortunati nello stesso modo e nella stessa misura. Sono convinta che anche a questo proposito non puoi pensarla diversamente da me, ritrovandoci ad essere due anime gemelle!»

«Certo che è così, Elkes, e non potrebbe essere altrimenti! Con il mio amico ho condiviso i miei sogni più belli e, allo stesso tempo, ho discusso di progetti grandiosi, quelli che solamente la gioventù riesce ad ispirarci. Insieme, inoltre, ci siamo immersi nel mistero dell’amore ed abbiamo tentato di dare delle risposte ai tanti problemi della vita. Quanto alla guerra, essa è stata aborrita da entrambi i nostri animi, soprattutto alla luce del drammatico epilogo del passato movimento pacifista. A questo punto, Elkes, anch’io credo di averti detto ogni cosa di me e non saprei cos'altro aggiungere a quanto ti ho palesato per soddisfarti di più. Scusami, se sono stato un po' frettoloso nel riferirti sulla mia vita trascorsa, per cui il suo racconto è risultato parecchio succinto!»

Dopo che i due giovani si furono raccontati i fatti salienti della loro vita, la ragazza, mostrandosi molto soddisfatta di quanto si erano detti, riprese il discorso, dicendo:

«Nolup, mi piacerebbe tantissimo incontrarmi ancora con te ed approfondire la nostra conoscenza! Pensi che si possa fare e che non ci siano problemi di sorta, da parte tua?»

«Certo che è possibile, Elkes! Se non te l’ho chiesto per primo, è perché non ero sicuro che tu potessi renderti disponibile per ulteriori nostri approfondimenti! Ma se mi confermi che ti viene concessa un’ampia disponibilità ad allontanarti dal tuo villaggio, senza che nessuno te lo vieti, allora anch’io farò il possibile per liberarmi da ogni impegno, pur di fruire della tua gradevole compagnia!»

«Io posso rendermi disponibile, Nolup; solo che non mi è consentito lasciare il villaggio, senza essere accompagnata dalla mia amica Nepda. Ciò significa che dovrò sempre condurla con me, come un fedele segugio. A tale riguardo, ho pensato che tu potresti farti accompagnare dal tuo amico Eliun. Così essi si faranno dolce compagnia a vicenda, mentre noi staremo teneramente insieme. Magari potrà sbocciare anche l’amore tra la mia amica e il tuo compagno! In merito poi ai nostri successivi incontri, suggerirei di farli avvenire nell’Antro della Pace! Non sei d'accordo?»

«Vedo che a te non mancano iniziative, Elkes! Perciò, proprio come hai pensato tu, ci faremo accompagnare dall’uno e dall’altra nei nostri incontri segreti. Concordo con te pure sulla scelta del luogo che dovrà ospitarci, mentre li avremo e ci faremo appagare da essi. Adesso, però, conviene che ti riaccompagni dai tuoi fratelli e dalla tua amica, i quali senz’altro staranno in grande pena per te. Tanto più che essi esitano ad azzardarsi a sconfinare nei nostri territori, per i motivi che entrambi conosciamo! Allora ci affrettiamo a raggiungerli e a non farli aspettare?»

«Sì, Nolup, probabilmente è come tu hai sospettato. Perciò occorre sbrigarci a raggiungere e a tranquillizzare i miei impensieriti germani. Una volta che saremo giunti presso di loro, gli racconteremo tutto quanto mi è successo mezzora fa.»


Poco dopo, Nolup ed Elkes già cavalcavano alla volta della zona neutrale, la quale distava un paio di miglia ed era il luogo dove si era accampato il piccolo gruppo dei Normuk. Pervenuti nel campo normukese, essi furono subito assaliti dai fratelli della ragazza e dal loro amico Darin. Fu Forkun a riceverli, mostrandosi nei confronti del giovane Nolup con un’aria minacciosa. Quasi se lo volesse addirittura divorare con gli occhi!

«Mi spieghi, Elkes, cosa ci fa questo sporco Boios insieme con te?» egli iniziò a dire alla sorella «Come hai osato farti accompagnare da un simile verme? Esigo da te delle valide ragioni, prima che io perda la pazienza!»

«Quello che non sai, Forkun, è che egli mi ha salvato la vita, ciò che non hanno saputo fare i miei fratelli. Dopo, anziché farmi del male, si è messo anche a mia disposizione per riaccompagnarmi nel vostro campo. Dunque, fareste meglio a ringraziarlo anche voi, anziché offenderlo e mostrarvi ostili nei suoi confronti! Allora siete disposti a farlo, dimostrandovi in questo modo delle persone ragionevoli e non selvagge?»

«Si vede, sorella, che non conosci uno degli ordini di nostro padre, riguardo ai nostri nemici. Vuoi che te lo rammenti in sua presenza, per rinfrescarti totalmente la memoria, che in te ha smesso di funzionare?»

«Non c’è bisogno, fratello, perché so a quale ti riferisci! Per nostro padre, un Boios, anche se ci ha salvato la vita, resta sempre un verme da spiaccicare sotto i piedi. Perciò non bisogna esitare a farlo! Ma io dissento categoricamente da tale suo ordine, trovandolo folle ed indegno degli esseri umani! Perciò, Forkun, ti faccio presente che nemmeno le bestie si comportano nella maniera che nostro padre ci ha insegnato!»

«Sorella, stai offendendo il nostro genitore, che è il prode capo dei Normuk! Perciò bada a come parli, quando ti riferisci a lui! Anche se per nostro padre rappresenti l’essere più prezioso della famiglia, potrebbe non perdonarti questo contegno manifestamente irrispettoso nei suoi riguardi! Per il tuo bene, ho voluto avvisarti, Elkes, perché tu ti ravveda!»

«Forkun, il giovane che mi ha accompagnato, è Nolup, il terzogenito di Duzon, il quale è pure considerato dal suo popolo un capo di tutto rispetto. Glielo riconosce perfino nostro padre. Adesso ti devo far presente che, allo stesso modo mio, anch’egli non condivide le idee bellicose del proprio genitore e saggiamente preferisce la pace alla guerra! Per finirla qui, ringraziatelo e lasciatelo andare via con stima e rispetto!»

«Egli ragiona così, sorella, perché è un vigliacco! Ma tra poco lo costringeremo a battersi contro di noi. Altro che lasciarlo andare via come hai detto! Perciò lo ammoniamo a farlo, se egli non desidera perdere la dignità di uomo e mettere a repentaglio la propria vita senza arma in pugno! Perciò fatti da parte e lascia libero il campo a noi maschi!»

«Io non ve lo permetterò, fratello! Dovrete prima uccidere me e passare sul mio cadavere! Siete disposti a farlo e vedervela poi con nostro padre per il vostro imperdonabile atto?»

«Invece i vigliacchi» Nolup subito intervenne a contraddire il Normuk «furono i massacratori dei giovani pacifisti e coloro che ne ordinarono il massacro, ossia mio padre e il tuo! Solo essi persero la dignità di uomini, quando emisero quell’ordine infame! Poco alla volta, i nostri due popoli ne stanno prendendo finalmente coscienza, non potendo essi comportarsi altrimenti. Rammentalo!»

«Cerca di non tergiversare, imbelle di un Boios! Sappi che adesso non ti lasciamo altra alternativa, ma ti mettiamo alle strette. Per cui non puoi rinunciare a batterti con noi, dal momento che ne abbiamo una voglia matta! In caso contrario, ti uccideremo lo stesso, fregandoci del tuo atteggiamento fondamentalmente pacifista!»

In quel preciso istante, sbucammo alle spalle di Nolup io e i suoi due fratelli maggiori. Il più grande di loro, cioè Zeruk, fece la sua improvvisa ed inattesa apparizione. Allora egli, in preda ad una furia irrefrenabile che non gli faceva vedere l'ora di combattere, all’istante intervenne a rispondergli, al posto del fratello minore:

«Bene, adesso vediamo chi sono gli imbelli! Se avete tanta voglia di battervi, ci siamo qui noi ad accontentarvi! Ti proibisco di dare del vigliacco a mio fratello, il quale, come figlio del grande Duzon, non può assolutamente esserlo! Egli si comporta così perché, come tua sorella, ha le sue strane idee contro la guerra e contro ogni altra forma di violenza. Ma adesso ci siamo noi, che la pensiamo esattamente come te. Perciò non dovresti più avere problemi a dar sfogo alla tua combattività, quella che hai strombazzata fino a questo momento! Allora siete pronti a guerreggiare contro di noi? Oppure vi è venuta meno la voglia di mostravi baldanzosi?»

La gigantesca stazza del Boios, che uguagliava quella paterna, intimidì alquanto sia Forkun sia il fratello Lembor, oltre che il loro amico Darin. Ma ormai il dado era stato tratto e non potevano più tirarsi indietro, dovendo salvare la faccia. Perciò, da entrambe le parti, subito si passò a sguainare le spade, mostrandosi pronti ad accendere l’aspro scontro. Esso, considerato chi sarebbero stati i suoi contendenti, si faceva ritenere all’ultimo sangue. Per la qual cosa, lasciava anche già prevedere i bagliori di un nuovo conflitto imminente, siccome ci sarebbero stati dei vincitori e dei vinti.

Tra i contendenti dello scontro, si era al primo scambio di colpi, i quali erano da considerarsi più di studio reciproco che non di attacco vero e proprio, quando Elkes e Nolup, prendendosi per mano ed impugnando un pugnale, si misero a gridare forte ai loro fratelli:

«Se non la smettete di combattervi fra di voi, vi giuriamo che saremo noi a darvi uno spettacolo eccezionale, poiché non esiteremo ad ucciderci! Così ci avrete sulla coscienza e vi toccherà risponderne ai nostri genitori, per averci costretti a suicidarci! Allora siete pronti a correre tale rischio?»

La determinazione persuasiva manifestata dai due giovani, fece cessare le ostilità tra i cinque combattenti, i quali rimasero ammutoliti ed immobili. Stando le cose in quel modo, essi non sapevano più come comportarsi e si mostravano indecisi a riprendere il combattimento. Alla fine, però, temendo che i loro fratelli minori, i quali erano anche i pupilli dei rispettivi genitori, facessero sul serio nel minacciare di togliersi la vita, si piegarono al loro volere e decisero di dargli retta. Così, qualche attimo più tardi, Elkes e i suoi consanguinei da una parte, Nolup e i suoi parenti stretti dall’altra, insieme con Eliun e Nepda, si affrettarono a sgomberare il campo e badarono a rientrare senza indugio nei rispettivi villaggi. Ma due di loro, cioè quelli che presto sarebbero diventati dei fervidi innamorati, si presentavano compiaciuti di avere evitato un fatto di sangue proprio tra i loro quattro congiunti stretti.