282-PRESSO IL CONSIGLIO DEGLI ASSENNATI DEI SURCOS
Trasco ed Onco erano convinti di avere le carte in regola per neutralizzare l'imbattibilità del prodigioso guerriero, che prestava il suo aiuto alla tribù moianese. Inoltre, una volta avvenuta la sua eliminazione fisica, erano anche sicuri che avrebbero sconfitto facilmente i Moian. Costoro, da parte loro, erano già pronti per sferrare l'attacco contro i Surcos ed erano certi di poter battere i loro nemici in campo aperto. Ma il loro capo non era ancora intenzionato a muovere guerra contro il popolo surcosino, essendo contrario ad uno spargimento di sangue fra tante persone innocenti. Egli era del parere che i Surcos non avevano alcuna colpa delle scelleratezze del loro capo, il quale continuava ad appoggiare Trasco, essendo suo degno amico. Perciò occorreva evitare al popolo surcosino l'immeritata punizione, poiché essa andava inflitta ai due colpevoli dell'oltraggio subito da lui e dal suo popolo. Quindi, essendo di tale idea che era da reputarsi giusta ed esemplare, Gudra volle incontrare Iveonte, Tionteo e il suocero per esporre a loro tre il suo nuovo punto di vista su quel conflitto, che era sul punto di essere acceso. Quando il capo moianese ebbe finito di spiegare cosa ne pensava di quella guerra in procinto di esplodere, Iveonte interloquì:
«Gudra, ammiro i tuoi nobili sentimenti ed approvo la tua idiosincrasia per le uccisioni di massa. Allora, se ad ogni costo sei intenzionato ad evitare un bagno di sangue, vuoi dirci come intendi punire tuo fratello e colui che lo protegge, ossia l'amico Onco? I due malfattori di sicuro vorranno tirare in ballo l'intero popolo dei Surcos nella loro guerra privata, allo scopo di renderci più difficile la punizione che vogliamo infliggere ad entrambi. Secondo me, i due marpioni non esiterebbero a farsi scudo con i corpi delle proprie madri, pur di schivare un'arma scagliata contro i loro corpi! Figuriamoci se vorranno risparmiare gli ignari Surcos in questa circostanza!»
«Non c'è dubbio che è come dici, Iveonte; però c'è un modo di impedire ai due sciacalli di chiamare in causa l'intero popolo surcosino nella loro vertenza. Essa, essendo ancora in corso con me, dovrà essere risolta senza meno. Ammesso che mi verrà consentito, io ho in mente di affidarne la soluzione a due duelli separati: nel primo affronterei Trasco e nel secondo lo scellerato Onco. Così eviteremo un bagno di sangue, il quale deriverà senza meno da un'assurda guerra fra i nostri due popoli innocenti.»
«Allora vuoi spiegarmi meglio, Gudra, come vuoi riuscire a far sì che essi accettino i due duelli, dei quali hai fatto menzione poco fa? Con molte probabilità, non ti sarà facile conseguire quanto ingenuamente ti sei proposto, tenuto conto della loro insuperabile vigliaccheria e della loro innata ribalderia! Quindi, sono in attesa di conoscere la tua risposta!»
«Adesso te lo spiego subito, Iveonte. Tutti e quattro noi, sotto la protezione di mio suocero Bulius, ci presenteremo ai Surcos e chiederemo di parlare in pubblico con il loro Consiglio degli Assennati. Si tratta di un organo collegiale, il quale si trova presso tutti i villaggi della zona. Esso, che ha come suoi componenti lo stregone e i cinque abitanti più saggi del villaggio, è chiamato ogni volta a dirimere controversie di vario genere. Queste possono sorgere sia tra due cittadini sia tra uno di loro e il capo del villaggio. Voi due, che non siete delle nostre parti, dovete sapere ancora che in ogni tribù lo stregone rappresenta una figura di primo piano. Egli è considerato sacro non solo nel proprio villaggio, ma pure negli altri che si trovano nella zona. Perciò, quando ho accennato alla protezione che mio suocero ci avrebbe data, intendevo riferirmi esattamente a questo suo privilegio. Grazie al quale, mi sarà permesso di farmi le mie ragioni e di chiamare in giudizio Trasco ed Onco presso il Consiglio degli Assennati, senza incontrare l'ostilità e l'opposizione della popolazione locale. Invece l'altro tipo di protezione, mi riferisco a quello relativo alla nostra persona fisica, chi meglio di te potrà garantircelo? A mio avviso, nessuno che io sappia, essendo tu il guerriero che meglio di qualunque altro potrà farlo!»
«Una volta che sarai in presenza del Consiglio degli Assennati dei Surcos, mi dici, Gudra, quale atteggiamento assumerai? Vorrei anche sapere su cosa verteranno le tue argomentazioni e farai basare la tua forza di persuasione per riuscire a rivalerti su Trasco e su Onco del torto che ti hanno vilmente arrecato nel recente passato?»
«Farò solo presente ai suoi membri, Iveonte, come le cose sono andate realmente. Esse, di per sé, basteranno a dipingere il capo dei Surcos e mio fratello quali effettivamente sono. Inoltre, li presenteranno agli occhi di tutti come i più bastardi e i più abietti degli esseri umani. Infine aggiungerò che, se vorranno smentirmi, essi potranno farlo esclusivamente snudando la spada ed affrontandomi in singolar tenzone, poiché è così che si comportano tutti gli uomini d'onore. A questo punto, ti ho spiegato ogni cosa sul problema che ci troviamo a risolvere!»
«Hai proprio ragione, Gudra, perché è in questo modo che agiscono le persone che ci tengono alla propria dignità! Vedrai che i due ribaldi, dopo essere stati messi con le spalle al muro, non oseranno più rifiutarsi di battersi con te per non perdere la faccia. Perciò, già da questo momento, ti dico: "Che la buona sorte ti assista, capo dei Moian! Fagliela pagare cara ai tuoi due imbelli avversari, poiché essi sono indegni di restare in vita!" A tale riguardo, sono convinto che non sarò deluso da te.»
«Grazie, per la tua solidarietà, Iveonte! Ma ti ringrazio anche per le preziose lezioni di scherma che ieri mi hai impartite! Sappi che tutto quanto hai fatto per la mia famiglia, specialmente per i miei figli, non mi sarà sufficiente una intera esistenza per disobbligarmi con te. Ecco perché mi considererò tuo debitore a vita! Perciò, ogni volta che vorrai disporre della mia persona per qualsiasi motivo, ti basterà chiedermelo. Allora io eseguirò ciascun tuo comando, come un fedele segugio, che è felice di eseguire ogni ordine del proprio padrone! Tienilo sempre a mente, grande eroe!»
«Adesso non esagerare, Gudra! Nei riguardi della tua famiglia, ho fatto solo quello che faccio abitualmente pure per tutte le altre persone, che vengono a trovarsi in uno stato di bisogno. Per me, è importante far ritornare a sorridere coloro che tengono dipinti negli occhi il dolore e la disperazione. Trasformando l'uno e l'altra in un bel sorriso gioioso, vengo già ripagato di ciò che vengo a compiere per ogni bisognoso di questo mondo! Né potrebbe essere altrimenti!»
«Constato, Iveonte, che non sono soltanto le tue imprese leggendarie a farti considerare un super-eroe; ma contribuisce a renderti tale anche la beltà della tua anima generosa! Il tuo altruismo disinteressato, che di continuo viene messo da te a disposizione degli oppressi e dei deboli, fa brillare la tua immagine di una luce sfolgorante, superiore a quella del sole. Anzi, essa ti fa rappresentare la stella polare degli indifesi, dei derelitti e dei sofferenti, poiché indichi ad ognuno di loro la direzione per uscire dalla notte delle tribolazioni. Così li fai accostare al tuo giorno splendente che, in caso di necessità, si dimostra salvezza e speranza per tutti loro!»
«Ne sono convinto anch'io, Gudra!» Tionteo condivise le parole del capo dei Moian «Sei stato così bravo a descrivere Iveonte nel suo autentico valore e nella sua nobile missione, che neppure io sarei stato capace di farlo meglio, sebbene mi ritenga un suo conoscitore ed un eccellente oratore. Per questo convinciamoci che le persone empie giammai prevarranno su di lui e sulla sua incessante opera umanitaria; al contrario, esse saranno schiacciate e punite dalla sua spada, come nessun altro saprebbe fare!»
Dopo il breve intervento di Tionteo a pro dell'amico, anche lo stregone Bulius sentì l'obbligo di intervenire a dire la sua; però a proposito di ciò che intendeva fare il genero in relazione a Trasco e al capo dei Surcos. Commentandolo positivamente, volle chiarirgli:
«Hai scelto la strada giusta, Gudra, perché così si eviterà uno spargimento di sangue tra il nostro popolo e quello dei Surcos. Comunque, non avrei appoggiato la tua decisione, se non ci fosse stato Iveonte ad accompagnarci. Lo sai che non tutti i popoli sono disposti ad accettare la sacralità di uno stregone e a garantire l'immunità alle persone che si trovano sotto la sua protezione! Ci sono stati dei casi in cui entrambe le cose non hanno sortito alcun effetto presso certi malintenzionati. Essi, seppure nell'ombra, non hanno esitato a fare fuori tanto lo stregone quanto i suoi protetti.»
«Hai ragione, Bulius,» acconsentì il vedovo della figlia estinta «dal momento che in passato abbiamo assistito anche a dei tristi casi del genere. Ma noi non dovremo aver paura di un sacrilegio di questo tipo, siccome saremo accompagnati e protetti dal qui presente Iveonte e dal suo amico Tionteo. La qual cosa non dovrà farci temere alcunché nel nostro caso! Adesso, però, ci conviene già cominciare a prepararci per la partenza che dovrà condurci al villaggio dei Surcos, come da noi stabilito.»
Fu a quel punto che si sciolse la riunione, che si stava tenendo da un bel po' di tempo nella capanna del capotribù tra i quattro personaggi che conosciamo. In riferimento al capo Gudra, quando essa ebbe termine, nella sua mente prese posto il pensiero della partenza. Essa ci sarebbe stata l'indomani, dopo la consumazione del pasto mattutino.
Si era a metà mattina del giorno successivo, quando Iveonte, Tionteo, Gudra e Bulius si presentarono nel villaggio dei Surcos. Essi erano accompagnati da una decina di guerrieri Moian, uno dei quali, precedendoli, esponeva l'insegna del loro stregone. Così facendo, il mistico personaggio rendeva noto agli abitanti del luogo che la loro era una delegazione di pace, per cui anche quanti erano con lui godevano della stessa immunità. La loro presenza, come era successo le altre volte, non passò inosservata agli abitanti che incontravano lungo le vie del villaggio. Perciò alcuni di loro non si accontentarono di dare alla comitiva dei forestieri solo una semplice occhiata; bensì vollero perfino seguirla fino alla loro destinazione. Perciò la scia dei curiosi surcosini si andò ingrossando sempre maggiormente, fino a quando il gruppo dei Moian non raggiunse la capanna dello stregone locale. Davanti ad essa, Bulius, dopo uno scambio di saluti affettuosi con il suo omologo della tribù surcosina, essendo essi amici di vecchia data, gli espose le motivazioni che li avevano spinti nel villaggio dei Surcos. Allora Scopius, che era il nome dello stregone locale, si mise subito a sua completa disposizione. In poco tempo, egli convocò gli altri membri del Consiglio degli Assennati, allo scopo di dare inizio ad un pubblico processo a carico del loro capotribù e del suo amico moianese. Logicamente, furono invitati pure i due accusati, per permettergli di difendersi dalle accuse, che il capo dei Moian avrebbe mosso contro di loro durante il processo.
Onco, in quell'istante, si intratteneva con l'amico Trasco e con Tonk, il quale era giunto alla sua capanna proprio nella mattinata di quello stesso giorno. Venuto poi a sapere di quanto intendeva fare il fratello del proprio amico nei loro confronti, mostrandosi raggiante di gioia per la bella notizia, egli si rivolse allo sciamano e gli fece presente:
«Adesso, Tonk, non sarà più necessario che tu vada a scovare la tua preda nel villaggio moianese, dal momento che essa è venuta a mettersi in trappola da sé stessa in quello mio! Di sicuro Iveonte avrà accompagnato Gudra nella sua missione per difenderlo con la spada, nel caso che non fosse bastata la protezione del suo stregone. Perciò adesso raggiungeremo il Consiglio degli Assennati sul piazzale dei processi e lì farai pentire l'intero gruppo dei Moian di aver messo piede nel mio villaggio!»
«Onco,» lo riprese l'amico «hai scordato che in questo momento essi sono sotto la protezione del loro stregone? Perciò come faremo a farli fuori? Il tuo popolo giammai te lo perdonerebbe, se tu osassi arrivare a tanto nei loro confronti! Ti chiedo di pensarci bene, prima di agire avventatamente!»
«Certo che lo so, Trasco! Ma mica saremo noi due ad uccidere l'intera compagnia moianese! Stai tranquillo che non ci comprometteremo così apertamente, come hai creduto. Hai dimenticato che abbiamo assunto Tonk proprio a questo scopo? Egli dovrà fare il lavoretto sporco al posto nostro, massacrandoli tutti come cani rognosi, dal primo all'ultimo! Stanne certo che lo sciamano da noi assunto se ne frega della sacralità degli stregoni, della loro protezione e di qualunque altra stupidaggine, che viene contemplata dalle usanze dei nostri popoli! Per questo, amico mio, se non lo hai ancora compreso, noi ne usciremo con la faccia pulita, senza che qualcuno dopo possa incolparci di qualcosa, considerato che sarà Tonk a perpetrare la strage dei Moian e ad addossarsene personalmente ogni responsabilità! Adesso ti ho ben chiarito la questione!»
«Hai proprio ragione, Onco. Se non saremo noi ad ucciderli di persona, nessuno mai potrà addebitarci il grave misfatto e farci passare così per colpevoli di un delitto, che non è stato commesso da noi. Te ne do atto, amico mio: il tuo ragionamento fila come l'olio!»
«Allora vogliamo sbrigarci a raggiungere i vostri avversari?» lo sciamano si intromise alquanto seccato nella loro conversazione «Siccome ho le mani che già mi prudono, non vedo l'ora di dare una bella batosta allo straordinario guerriero, che voi considerate invincibile!»
«Invece io e Trasco» aggiunse Onco «siamo impazienti di liberarci dell'imbattibile Iveonte e di quanti si trovano con lui al processo, fidandosi della protezione del loro stregone! Perciò precipitiamoci da loro, senza perdere altro tempo, e diamo ad ognuno del gruppo la lezione che si merita! A fatto compiuto, festeggeremo la vittoria!»
Così il terzetto di malaffare si affrettò a pervenire sul piazzale, dove di solito si svolgevano i processi contro coloro che si macchiavano di gravi delitti. In quel luogo, era già presente anche l'intero Consiglio degli Assennati e un gran numero di Surcos, quelli che in precedenza si erano accodati alla delegazione dello stregone moianese. Si fa presente che questi ultimi erano felici di trovare il loro passatempo e il loro svago, tutte le volte che avevano una opportunità del genere. Ma va anche chiarito che, durante il processo, i membri del consiglio prendevano posto sotto un grande albero, da dove ascoltavano le ragioni delle controparti ed emettevano il loro verdetto finale. Sulla loro sinistra, si collocava la parte accusatoria, cioè quella che muoveva le accuse; mentre, sulla loro destra, si accomodava la sua controparte, quella che doveva difendersi da esse.
Per il momento, però, si scorgeva al completo la sola zona dell'accusa, essendo occupata da Gudra, che era l'accusatore, e dai suoi accompagnatori. Questi, come ci è noto, erano Iveonte, Tionteo, Bulius e dieci guerrieri moianesi. La zona della difesa, invece, si presentava ancora in difetto, poiché fino a quell'istante continuava a restare completamente vuota. Comunque, poco dopo anch'essa venne occupata, avendovi preso posto Onco e Trasco, che erano gli accusati. Insieme con loro era apparso anche lo sciamano, della cui presenza nessuno comprendeva il motivo. Ma qualcuno provò ad immaginarselo a modo suo. Non appena ebbe scorto il famigerato Triassino, lo stregone Bulius esclamò agli altri componenti del suo gruppo:
«Onco e Trasco, amici, sono ricorsi allo sciamano della morte! Ciò significa una sola cosa, ossia che essi hanno intenzione di farci eliminare tutti da lui, evitando così di sporcarsi le mani e di farsi considerare colpevoli del suo operato! Ne sono certo!»
«Chi sarebbe costui, Bulius? E perché gli hanno affibbiato un simile epiteto, che definirei quasi funebre?» domandò il Terdibano al suocero del capotribù Gudra, mostrandosi molto incuriosito.
«Egli, Tionteo, è un superstregone, il quale pratica soltanto la magia nera. Con i suoi poteri malefici, Tonk può uccidere una persona a grande distanza. Inoltre, è in grado di far scatenare gli elementi della natura e di farli avventare contro la persona da lui scelta per punirla, distruggendole la casa. Lo sciamano triassino può perfino trasformare il giorno in notte e viceversa! Ecco chi è davvero Tonk, dal momento che vuoi saperlo!»
«Stai forse scherzando, Bulius?! Mica siamo nel mondo della fantasia! Ma anche se corrispondesse a verità quanto hai affermato, noi abbiamo Iveonte dalla nostra parte! Contro di lui i suoi poteri saranno destinati a fallire! Da oggi, perciò, ti assicuro che la sua magia perniciosa non nuocerà più a nessuno, poiché avrà termine per sempre in questo posto. Sono felice di garantirtelo e di rasserenarti! Contento?»
«Non temere, Bulius!» intervenne a tranquillizzarlo pure il giovane eroe «Se è come tu hai detto, contro di me i suoi poteri risulteranno assolutamente impotenti ed innocui. Ti prometto che oggi, come ti ha affermato il mio amico Tionteo, il temuto sciamano finirà di vivere i suoi giorni e cesserà di fare del male alla gente! Se ci tieni a saperlo, suocero di Gudra, qualche tempo fa ho già avuto a che fare con uno sciamano del genere; però il suo maleficio non ha potuto niente contro la mia imbattibile persona!»
«Ti esorto a credergli, Bulius!» aggiunse Tionteo «Il qui presente Iveonte ha sempre mantenuto ogni sua promessa, da quando ho avuto l'onore di incontrarlo e il piacere di essergli amico! Contro di lui non può averla vinta nessuno, neppure una divinità malefica!»
Gudra non si era espresso in quella breve conversazione; però anch'egli, come il suocero, si era preoccupato parecchio, non appena aveva scorto lo sciamano insieme con il fratello e con il capo dei Surcos. Comunque, le affermazioni di Iveonte e del suo amico dopo lo avevano rincuorato, per cui si era sentito di avere una grande fiducia nel temerario eroe. Il quale già aveva dimostrato di essere particolarmente prodigioso.
In realtà, quale piano perverso Onco e Trasco avevano architettato insieme con lo sciamano Tonk, ai danni tanto dei Moian quanto dell'intrepido guerriero forestiero, che li accompagnava con l'unico scopo di difenderli da un eventuale pericolo? Bisogna sapere che fra di loro si era convenuto che durante il processo, cioè quando essi lo avrebbero ritenuto opportuno, il diabolico sciamano avrebbe dovuto far piombare la notte in quel luogo. Essa, però, sarebbe stata avvertita da tutti i presenti, eccetto che dalle due persone che lo avevano assunto, le quali erano Onco e Trasco. L'una e l'altra, per non essere coinvolte dalla sua magia, un attimo prima che Tonk facesse comparire la notte, avrebbero dovuto bendarsi gli occhi con una fascia nera. Esse se la sarebbero dovuta togliere, dopo che lo sciamano le avesse invitate a farlo. Così, mentre per i soli Onco e Trasco sarebbe continuato ad esserci il luminoso giorno, sarebbero calate le tenebre per tutti gli altri che erano presenti. I quali, in presenza del buio, sarebbero stati impegnati a strofinarsi gli occhi senza mai smettere, come se essi fossero stati colpiti da una improvvisa e fastidiosa congiuntivite! Inoltre, in quel limitato lasso di tempo, i due amici farabutti, approfittando che nessuno poteva scorgerli, avrebbero dovuto far fuori a colpi di spada l'intera comitiva moianese, eccetto il formidabile forestiero. Lo sciamano triassino, infatti, ci teneva ad eliminarlo personalmente, avendo deciso di infliggergli una lezione memorabile e di destinargli una fine, che sarebbe dovuta risultare assai miserabile, ossia tale da riscuotere la pietà da parte degli altri.
Dopo essere stato messo al corrente dal loro stregone dei motivi che avevano spinto il capo dei Moian a ricorrere ad esso, sempre a mezzo di lui, il Consiglio degli Assennati stabilì che era giunto il momento di cominciare a celebrare il processo. Allora Scopius, rivolgendosi alla piazza, si diede ad esclamare ad alta voce: "Che si dia inizio al processo, il quale vede come controparti il capo moianese Gudra, in qualità di accusatore; nonché il nostro capo e il suo amico Trasco, entrambi come accusati. Adesso l'accusatore può presentarsi davanti a codesto rispettabile Consiglio degli Assennati ed iniziare a formulare i vari capi di accusa, che intende contestare ai suoi due accusati. Comunque, essi saranno chiamati subito dopo per difendersi dai diversi capi d'imputazione che tra breve saranno loro ascritti dal loro accusatore. Che la giustizia, dunque, abbia il suo corso regolare, senza che niente e nessuno tenti di intralciarne il cammino!"
Invitato a presentarsi davanti al Consiglio degli Assennati, Gudra si affrettò a raggiungerlo, intenzionato a far valere le proprie ragioni. Da quel posto, dunque, iniziò a lanciare le sue invettive contro il fratello e il suo amico Onco, mettendosi a far conoscere agli altri quanto segue:
"Onorevoli membri del Consiglio di questo villaggio, sono qui per muovere delle accuse molto gravi ed infamanti contro il mio gemello Trasco, nonché contro il suo amico di sempre, che è Onco, ossia il vostro capo. Dovete sapere che entrambi si sono macchiati di orribili delitti, poiché il primo è un matricida e il secondo è un parricida. Inoltre, essi hanno reso tutti i Moian vittime delle loro prepotenze, dopo aver posto in essere un ignobile piano. Comunque, ora passo a raccontarvi tutti i particolari della intera vicenda, a cominciare da quelli che sono avvenuti all'inizio di essa.
Avendomi ritenuto più degno di mio fratello nel governo del mio popolo, mio padre Vedio, grandissimo amico del vostro capo Usso, designò me a succedergli dopo la sua morte. Ma Trasco si oppose a tale sua designazione e decise di sbarazzarsi di me di nascosto, per non avere un rivale nella successione allo scettro paterno. Così, non appena gli capitò la buona occasione, per avermi sorpreso ad abbeverarmi presso un ruscello, deliberò di assassinarmi, colpendomi con la sua lancia. Egli, però, non si era accorto che con me c'era anche nostra madre Dulca. La quale, essendosi accorta della perfida intenzione del figlio Trasco, non esitò a farmi da scudo, prendendosi così il colpo mortale a me destinato. Mio padre allora decretò la sua morte; però la sua condanna non poté essere eseguita, solo perché i suoi guerrieri non riuscirono a catturarlo. Lo sapete perché? Per il semplice fatto che era stato Onco a sottrarlo a tutti, di nascosto dal padre Usso, tenendolo così occultato per molto tempo in un posto sicuro.
Alcuni mesi più tardi, mio padre fu colto da malore e morì. Allora, diventato capo dei Moian, mi sposai con la figlia di Bulius. Durante lo sposalizio, Trasco ed Onco, dopo essersi presentati nel nostro villaggio senza essere invitati, cercarono di provocarci e guastarci così la festa. Ma io, mantenendo i nervi saldi, alla fine li cacciai dal villaggio dei Moian e li diffidai dal presentarvisi di nuovo, se non volevano pentirsi di esservi ritornati. In seguito a tale fatto, Onco, sentendosi offeso ed umiliato, decise di vendicarsi; ma non avendo avuto la collaborazione paterna, intravide nella sua morte la propria nomina a capo dei Surcos e l'unico modo di compiere la sua vendetta. Così in seguito, una volta divenuto capo dell'esercito surcosino, senz'altro egli avrebbe mosso la sua guerra privata contro la tribù, di cui ero legittimamente a capo. Ma una decina di anni dopo, fu facile al vostro odierno capo catturare un serpente velenoso ed introdurlo nel letto paterno all'insaputa di tutti, causandogli le funeste conseguenze che ogni Surcos conosce. Chi non è al corrente dell'insuperabile perizia del vostro capo come cacciatore di serpenti velenosi, i quali possono definirsi animali davvero simili a lui? Ebbene, non era trascorso neppure un lustro dall'eliminazione del padre, Onco e mio fratello posero mente ad un valido pretesto, il quale giustificasse la loro guerra contro di noi e la facesse ritenere da tutti i Surcos un atto dovuto. A tale proposito, essendo sicuri che non avrei mai accondisceso alle nozze di mia figlia Kuanda con lo zio matricida, essi pretesero che facessi sposare mia figlia con mio fratello. Naturalmente mi opposi con tutte le mie forze a tale assurdo matrimonio. Allora, prendendo come scusa il mio rifiuto, fu facile al vostro capo Onco convincere il suo popolo ad accettare la guerra contro i Moian, che dopo condusse vigliaccamente, come tutti voi presenti sapete.
A questo punto, domando a tutti i Surcos se si sentono orgogliosi di ritrovarsi con un capotribù come l'ignobile Onco, il quale è diametralmente opposto al suo saggio genitore Usso. Infatti, mentre il padre era giusto, il comportamento del figlio è iniquo. Vorrei apprendere dai Surcos se sono fieri di avere un capo che ha per abito morale la perfidia; ma soprattutto è privo di dignità e di onestà, opera nell'illegalità, nonché disonora la sua gente. A mio avviso, un capo che, venendo spinto da ignobili ambizioni personali, non esita a mandare allo sbaraglio il proprio popolo, non è degno di comandare! Io mi vergognerei di avere un capo di tale risma. Egli, tra gli altri difetti, non si è fatto scrupolo di accoppare il proprio padre, pur di succedergli come capo, e di dare poi sfogo alla sua vendetta personale. Essa, per giunta, nasceva da un torto marcio! Per questo motivo, onorevole Consiglio degli Assennati, vorrei che egli e il mio gemello non la passassero liscia ed avessero il castigo proporzionato alle loro gravi malefatte! Con queste mie ultime parole accusatorie, dichiaro di aver terminato la mia requisitoria, rispettabili membri di questo saggio consiglio."
Quando Gudra ebbe finito di parlare, accogliendo il favore dei Surcos presenti, lo stregone Scopius, dopo essersi consultato prima con i suoi autorevoli colleghi, gli domandò:
«Adesso che hai formulato le tue gravissime accuse contro loro due, capo dei Moian, ci vuoi manifestare quali dovrebbero essere a tuo parere i giusti provvedimenti da prendersi da parte nostra contro il nostro capo e contro il tuo gemello Trasco? Ti si viene chiesto esclusivamente per avere una idea in merito ad essi, dal momento che dovranno ancora essere chiamati Onco e Trasco a difendersi dalle tue accuse oppure a discolparsi, nel caso che esse dovessero risultare del tutto fondate.»
«Io non sono venuto davanti a voi per chiedere la destituzione di Onco da capo dei Surcos oppure per implorare una sua punizione esemplare. Assolutamente non desidero né coinvolgervi né farvi emettere la giusta sentenza nei confronti suoi e di mio fratello. Ma vi chiedo di rimettere il verdetto finale a due prove ordaliche disgiunte, permettendomi così di sfidare singolarmente i miei due spietati nemici ad un duello all'ultimo sangue. In questo modo, la ragione apparterrà a chi sopravvivrà, mentre il torto sarà di colui che perirà nel leale scontro!»
«Bene, terremo conto delle tue ragionevoli proposte, valoroso capo dei Moian, nel caso che il nostro capo e Trasco difettassero di argomentazioni valide per controbattere le tue accuse. Prima, però, da parte nostra, c'è l'obbligo di convocare il capo Onco e tuo fratello per sentire anche le loro ragioni, in merito al caso da te sollevato.»
Così, qualche attimo più tardi, lo stregone Scopius, tenendo lo sguardo rivolto verso la folla dei presenti, la quale era assiepata davanti alla tribuna e si mostrava particolarmente interessata al processo, con voce squillante, si diede a gridare forte:
«Che il nostro capotribù Onco si presenti per primo davanti a questo Consiglio degli Assennati e, ammesso che sia in grado di farlo, confuti pure le accuse che gli sono state mosse dal capo moianese Gudra! Sappia egli che non si tratta di un invito, ma di un autentico ordine!»