281°-TRASCO ED ONCO RICORRONO ALLO SCIAMANO TONK

Riuscito a scampare a malapena alla minaccia dei Moian, Trasco, venendo scortato dai venti Surcos superstiti, aveva raggiunto celermente il villaggio surcosino, dove si era incontrato con il capo dei Surcos, che era da definirsi il suo degno compare. Onco, dopo averlo accolto con un abbraccio cordiale, scrutandogli poi meglio il volto, ci mise poco ad accorgersi che qualcosa non andava nell'amico fedele. Perciò non aveva perso tempo a domandargli preoccupato:

«Mi riferisci che cosa ti è successo, mio caro Trasco, intanto che venivi da me? Hai l'espressione di uno che è stato appena assalito dai fantasmi! Ma che dico? Invece mi dai l’impressione che ce li abbia ancora appresso, desiderosi di rovinarti l'esistenza! Mi sbaglierò pure, amico mio; però io la vedo esattamente come ti ho detto!»

«I fantasmi non sono niente, caro Onco, se paragonati a ciò a cui mi è capitato di assistere! Sarebbe stato mille volte meglio, se oggi fossero stati degli spettri a prendermi di mira! Almeno quelli, oltre a spaventarti, non ti procurano nessun danno materiale; né te lo fanno temere per il futuro! Pensa che dei seicento uomini, che tu mi avevi messo a disposizione come guardia del corpo, me ne sono rimasti appena due decine, ossia quelli che mi sono condotto appresso fino al tuo villaggio e che puoi vedere! Gli altri sono stati tutti trucidati da un solo uomo. Si tratta di un guerriero forestiero, che combatte più disastrosamente di un demone scatenato! Tu mi devi credere, amico mio, se non vuoi considerarmi fuori d testa!»

«Chi sarebbe questo guerriero, Trasco? Da dove è sbucato fuori, con l'unico intento di renderti la vita tormentosa e di rovinarti la giornata? Ma sei proprio certo di affermarmi oggi cose veritiere? Io ne dubito!»

«Non so dirti niente sul suo conto, Onco. Ma posso assicurarti che egli non è delle nostre parti e che con la sua spada riesce a compiere dei prodigi inverosimili. E tutti reali! Inoltre, egli è capace perfino di intercettare con gli occhi le frecce che gli vengono lanciate contro e di bloccarle poi con le mani, evitando così di farsi colpire e trafiggere da esse! Non mi era mai capitato di assistere a un tale portento, durante l'intera mia esistenza vissuta fino a quel momento! Ti dico che non lo dimenticherò mai più!»

«Sei sicuro, Trasco, che egli non è qualcuno del tuo villaggio? Diversamente, non saprei quale concetto farmi di lui, essendosi egli presentato a te all'improvviso e per puro caso! Non sembra strano pure a te?»

«Non ci sono dubbi, Onco: egli non è un Moian! Nessun guerriero dei nostri due villaggi, anche se prendiamo il più forte, riuscirebbe ad operare magie con le armi, come quelle fatte dal misterioso armigero! Come vedi, le cose per noi hanno smesso di procedere a gonfie vele, dopo che la sua presenza tra di loro ha ringalluzzito i nostri nemici moianesi. Mi dici quale alternativa abbiamo adesso, per non soccombere sotto i suoi colpi funesti, i quali già si preparano a demolirci l’esistenza?»

«Trasco, credi forse che i tuoi compatrioti vorranno vendicarsi di noi, adesso che sono spalleggiati dal loro supercampione? Io non ne sarei così sicuro, al posto tuo! Magari egli adesso vorrà tornarsene dalle sue parti.»

«Invece ne sono più che persuaso, Onco! Anche perché ora essi desidereranno anche liberare il loro capo dalle tue mani. Invece mio fratello, come nostro prezioso ostaggio, rappresenterà per noi due la carta vincente. A tale riguardo, non dovremo esitare a farci scudo di lui, se sarà necessario; anzi, minacceremo di giustiziarlo all’istante, nel caso che i Moian oseranno attaccarci! Non sarà forse così, amico mio?»

A tali considerazioni dell'illegittimo capo dei Moian, il quale in quel momento vestiva l'abito del fuggiasco, Onco si era incupito nel volto. Poco dopo era intervenuto a contraddirlo in modo disperato e dispiaciuto:

«Invece, Trasco, puoi scordartelo quel maledetto di tuo fratello! Questa notte Gudra è riuscito a fuggire. Non si sa se con le sole sue forze, oppure lo hanno aiutato alcuni dei suoi Moian. Fatto sta che, nella tarda mattinata, alcuni miei uomini hanno trovato nella cella che l'ospitava i cadaveri dei suoi tre carcerieri, anziché il tuo astuto germano. Per questo non potremo ricorrere alle minacce da te prospettate un attimo fa, non essendo più Gudra nostro prigioniero e alla nostra mercé!»

«Allora ciò vuol dire che per noi le cose si sono complicate ulteriormente, Onco! Quindi, di chi possiamo farci scudo, adesso che ci è sfuggito mio fratello? Egli, nelle nostre mani, avrebbe costituito la nostra unica salvezza! Ma come hanno fatto quelli che lo guardavano a vista a farsi accoppare da lui, permettendogli così di scappare? Si vede che a sorvegliarlo avevi messo degli autentici babbei, i quali facilmente si sono fatti gabbare da lui, venendone perfino ammazzati, benché egli fosse legato nel modo più rigoroso che si potesse!»

«Adesso che ci penso, Trasco, può darsi che lo abbia liberato proprio il campione, di cui mi hai appena parlato. In tal caso, per non farsi uccidere e per non farlo liberare, mi dici cosa poteva fare la terna dei miei guerrieri, che erano stati posti lì da me a vigilare su tuo fratello? Naturalmente, proprio nulla! Non sei d'accordo pure tu? Perciò, al contrario, essi hanno dovuto soltanto subire la sua straordinaria prodezza!»

«Hai ragione, Onco. Contro l’imbattibile forestiero neppure cento guerrieri sarebbero bastati, come mi ha dimostrato questa mattina! Stando così le cose, dobbiamo adoperarci per approntare senza indugio un ottimo piano, se vogliamo salvare la pelle! Comunque, non credo che i Moian vorranno attaccarci oggi stesso oppure domani. Forse neppure dopodomani o negli altri giorni che seguiranno nell'arco di una settimana. Quindi, durante tale periodo di tempo, cerchiamo di spremerci le meningi al massimo e di far saltare fuori dal nostro cervello un piano strategico, il quale possa consentirci di non lasciarci le penne! Ma bisogna escogitarne qualcuno al più presto, siccome ci occorre sia per neutralizzare l’imbattibilità del forestiero sia per dissuadere i Moian dall’attaccarci!»

«Di noi due, Trasco, ogni volta sei stato tu la mente dalle idee sempre pronte e inappuntabili! Dunque, tocca a te elaborare un progetto adeguato, il quale poi ci permetterà di salvaguardare la nostra salvezza. Da parte mia, posso soltanto mettere tutti i guerrieri che mi rimangono a tua completa disposizione. Per cui potrai disporre di loro nel modo che vorrai, nonché utilizzarli come meglio credi! Durante la notte, però, se vuoi fare una cosa buona, cerca di concepire un ottimo piano, il quale sia in grado di tirarci entrambi fuori dai guai! Guarda che ci spero!»

Il giorno successivo Trasco si era presentato all'amico dell'infanzia con il suo primo progetto, mostrandosi convinto che esso sarebbe stato quello giusto. Perciò aveva iniziato a dirgli:

«Onco, ho pensato di fare intervenire, in sostegno dei tuoi guerrieri, pure quelli delle altre tribù vicine. Con i Patva, i Tucar e gli Sceican al nostro fianco, i Moian avrebbero ben poche speranze di vincere, anche se fossero guidati dal loro eccellente condottiere! Non ti pare una buona idea la mia, la quale non dovrebbe dispiacere neppure a te?»

«Trasco, se è questo l'attuale tuo progetto, ti consiglio di idearne subito un altro! Come hai potuto sperare che tali popoli, senza avere delle valide ragioni, si alleino con noi e si mettano contro tuo fratello? Lo sai anche tu che, dopo il torto da noi arrecato a Gudra, i loro capi, siccome anch'essi lo stimavano moltissimo, non ci vedono più di buon occhio! Oppure lo avevi già scordato, per giungere a pensare una stupidaggine simile?»

«Questo è anche vero, Onco! Ma noi forniremo ai loro capi delle buone giustificazioni, le quali di certo li persuaderanno a schierarsi tutti e tre dalla nostra parte, senza pensarci due volte. Vedrai che non avremo delle grosse difficoltà ad ingannarli, facendogli credere le nostre menzogne!»

«Mi spieghi, Trasco, cosa intendi inventarti per trascinare tali popoli dalla nostra parte e per farli combattere contro i Moian? Ma ti avverto che faremo un bel buco nell'acqua, se tentassimo una cosa simile!»

«Manderemo qualcuno a dire a tali popoli che Gudra, dopo essere ridiventato capotribù, ha stabilito di muovere guerra contro tutte le tribù limitrofe. Inoltre, faremo presente agli stessi che egli, con la sua decisione, intende punirle a causa dell'atteggiamento neutrale da loro assunto durante il suo spodestamento da parte del fratello Trasco e del capo dei Surcos. In pari tempo, li inviteremo ad ingrossare le file del nostro esercito per contrastare la protervia del capo moianese. Perciò non perdere tempo ad inviare le staffette ai capi delle tre tribù citate con il messaggio che ti ho appena suggerito! Vedrai che esso non ci deluderà»

Onco aveva subito assecondato quanto gli era stato ventilato dall'amico, pur non sperando che essi ci sarebbero cascati. Infatti, nessuno dei loro messaggeri era ritornato con buone notizie. All'unisono, gli altri tre capi avevano risposto alle loro staffette che essi, conoscendo a menadito Gudra, mai e poi mai avrebbero creduto a tali maldicenze sul suo conto. Inoltre, apprendevano con sommo piacere che il capo dei Moian era riuscito a liberarsi da loro due e a riprendersi in tal modo lo scettro del comando.

Fallito il primo progetto, con il quale avevano tentato di coinvolgere le altre tribù situate nelle vicinanze, Onco e Trasco avevano cercato di pensare a qualcos'altro, pur di salvare la pelle. Invece essi non avevano trovato nulla che riuscisse a soddisfarli pienamente. Così alla fine i due ribaldi incalliti si erano rassegnati ad accettare lo scontro diretto con i Moian; però non avevano rinunciato a ricorrere a qualche altro infame inganno degno di loro due, al fine di conseguire la vittoria sui loro nemici Moian. In verità, da parte sua, Trasco aveva disperato fortemente che si fosse potuto ingannare il magnifico guerriero forestiero che, malauguratamente per loro, aveva abbracciato la causa dei Moian. Tuttavia occorreva che essi le tentassero tutte, anche quando sembrava che ogni possibilità di salvarsi li avesse definitivamente abbandonati. Oramai, dopo che c'era stato il netto rifiuto delle tre tribù vicine di schierarsi dalla loro parte e di combattere al loro fianco contro i guerrieri moianesi, si poteva asserire che essi avevano la sorte segnata. A quel punto, perciò, cercare una via di scampo in un qualsiasi modo, anche se disonesto, per tutti e due era diventato lo scopo principale della loro esistenza. Quello che più interessava ad entrambi era la loro incolumità, senza stare a sottilizzare sul modo più vantaggioso di procurarsela. Essa, per come adesso si erano messe le cose, si imponeva quale esigenza imprescindibile che bisognava soddisfare a qualsiasi costo, se intendevano uscire salvi dall'imminente rovina!


Il giorno seguente, una volta che essi si furono ritrovati di nuovo l'uno di fronte all'altro, fu il capo dei Surcos a proporre all'amico un piano. A suo parere, esso si sarebbe rivelato senz'altro vincente, se tutto fosse andato liscio. Così egli si affrettò a farglielo conoscere.

«Trasco, questa notte mi è venuta una idea luminosa,» egli iniziò a dirgli «la quale sicuramente ci permetterà di liberarci dell'inattaccabile eroe allogeno. Dopo aver messo fuori combattimento lui, per noi sarà più facile affrontare e sconfiggere i Moian. Non sembra anche a te?»

«Quale sarebbe questa tua idea grandiosa, Onco? Spero proprio che essa non sia una bufala, ma che te ne sia venuta una proprio come oggi ci occorre, allo scopo di salvarci la pelle! Per questo incomincia a parlamene senza indugio, amico mio, perché sto qui ad ascoltarti con attenzione!»

«Devi sapere, Trasco, che circa una decina d'anni fa la buonanima di mio padre mi condusse con sé nel villaggio dei Triassi. Lì avemmo l'occasione di incontrare lo sciamano Tonk, mentre era alle prese con una delle sue esibizioni strabilianti. Egli ci convinse all'istante che era uno stregone diverso da tutti gli altri. Mi riferisco a quelli che, pur ricorrendo ai loro miscugli nauseabondi, non sono in grado di guarire neppure un banale raffreddore! Ebbene, quell'uomo straordinario dimostrò a quanti erano presenti di possedere delle capacità magiche eccezionali, le quali avevano perfino il potere di intervenire sulle forze della natura. Inoltre, venimmo a conoscenza che, quando Tonk praticava la magia nera, era in grado di trafiggere a morte una persona, pur stando essa a grandissima distanza da lui: gli bastava solo pugnalare un fantoccio che la rappresentava! Non sembra anche a te portentoso, amico mio, il suo modo di destreggiarsi nella stregoneria? Poveri quegli sventurati che osano sfidarlo, poiché ne rimarranno presto uccisi nel peggiore dei modi!»

«Assolutamente non credo, Onco, che si possa ottenere con la magia nera quanto hai detto! Ma mi dici in cosa lo sciamano si stava esibendo, quando tuo padre e tu lo incontraste?»

«Stava riferendo alla folla degli astanti che egli poteva anche fare apparire la notte, mentre si era in pieno giorno. Ma essendoci tra i presenti alcuni molto scettici, essi subito gli contestarono ciò che aveva affermato e lo sfidarono a dimostrarlo con i fatti. Alla loro sfida, Tonk, prendendolo da sotto la sua tunica, trasse fuori un bastoncino, che in verità era un femore umano. Con esso poi si mise a disegnare nell'aria degli invisibili ghirigori, accompagnandoli con un frasario occulto ed incomprensibile. Alla fine egli si mise a gridare: "Notte, sebbene non sia ancora il tuo turno, ti ordino di subentrare al giorno!" Ebbene, amico mio, non appena ebbe pronunciato tali parole imperative, iniziammo a scorgere intorno a noi un buio pesto. Perciò invano cercavamo di convincerci che si trattava soltanto di una illusione ottica o, al massimo, di un'autosuggestione collettiva. Comunque, la notte durò appena qualche minuto. Quando ritornò la luce, i nostri occhi si presentavano alquanto arrossati. Inoltre, essi accusavano un senso fastidioso, come se vi fosse penetrata della fina sabbiolina!»

«Tonk davvero fu capace di fare quanto hai detto, Onco? Allora egli è un personaggio raro e potrebbe proprio fare al caso nostro! Ma rammenti se lo sciamano ebbe modo di dimostrare la sua bravura con altri prodigi di una certa rilevanza, con i quali egli potrebbe avere ragione dell'invincibile campione, che sta aiutando i nostri nemici Moian?»

«Adesso che mi sovviene, mio grande amico, egli si rese autore anche di qualcos'altro di incredibile, oltre che fare apparire la notte in quel pomeriggio. Si trattò di un raccapricciante episodio, il quale colpì ed impressionò la totalità dei presenti, che stavano seguendo a bocca aperta le sue incredibili diavolerie. Anzi, tutti ce ne spaventammo!»

«Allora raccontami ogni cosa, Onco, anche di tale episodio! Sono ansioso di sapere che cos'altro egli fu capace di compiere quel giorno! A leggerti bene nel volto, esso dovette rivelarsi in quel luogo così sconvolgente, da turbare in modo significativo il vostro animo! Anzi, se non sono in errore, quel fatto riesce ancora a sconvolgerti: nevvero?»

«È proprio così, Trasco. Dopo che il fenomeno dell'apparizione della notte ebbe termine, ce ne restammo a strofinarci gli occhi, poiché essi seguitavano a pizzicarci. Fu in quel momento che Kurb, lo stregone del villaggio, cominciò ad inveire contro di lui, dicendo: “Cialtrone Tonk, questo è uno dei tanti tuoi sporchi trucchi! Perciò finiscila di farti considerare dalla gente quello che in realtà non sei! Se non la smetti di ingannare la massa dei creduloni che ti circondano, uno di questi giorni inviterò il nostro capotribù a farti cacciare via dal nostro villaggio a pedate nel sedere! Quindi, stai attento, se non vuoi che io mi decida a farlo per davvero!” Noi, però non credemmo allo stregone, che ci apparve solo alquanto geloso.»

«A quelle accuse e a quelle offese, Onco, invece quale fu la reazione dello sciamano? Credo proprio non bella nei confronti di chi lo aveva accusato ingiustamente ed offeso con termini oltraggiosi! Suvvia, vai avanti e raccontarmi anche il resto dell’episodio, perché non vedo l’ora di venirne a conoscenza e di vagliarlo personalmente!»

«Come hai immaginato, Trasco, la sua reazione fu assai violenta. Dopo essere stato redarguito e minacciato in quella maniera dallo stregone, lo sciamano innanzitutto si inviperì terribilmente, per cui tutti potemmo scorgere il disappunto che era palese sul suo livido volto. Esso presentava una fronte spaziosa, delle guance smunte ed un paio di occhi affossati, dai quali sprizzava la sua stizza furiosa. Qualche attimo dopo, egli iniziò a fissare il suo offensore, proprio come fanno alcune specie animali, quando adocchiano le loro prede per farne un massacro. Infine, mentre gli occhi di Tonk lo tenevano sotto il loro serrato controllo, ad un certo momento, scorgemmo il corpo dello stregone sollevarsi di un metro da terra, prendere il volo quasi rasente al suolo ed andare a spiaccicarsi contro il tronco di un albero secolare. Così lo vedemmo sfracellarsi, mentre il suo sangue sprizzava dalle molte ferite e le budella fuoriuscivano dall'addome, essendosi esso paurosamente squarciato. Adesso comprendi perché l'episodio suscitò molto scalpore e fece provare a coloro che erano presenti un senso di raccapriccio e di ribrezzo?»

«Certo che lo capisco, Onco! Anzi, ti riconfermo pure che Tonk fa proprio al caso nostro! Solo se riuscissimo ad averlo dalla nostra parte, magari con un lauto compenso, il forestiero non avrebbe più via di scampo! Quindi, ci conviene recarci senza perdere altro tempo nel suo villaggio, il quale è quello dei Triassi, contattarlo e convincerlo a qualsiasi costo ad intervenire contro i nostri nemici Moian.»


All'indomani del giorno seguente, Trasco ed Onco si misero in cammino alla volta del villaggio triassino, allo scopo di avvicinare il famigerato sciamano. Essi intendevano metterlo a loro completa disposizione per trascinarlo nella loro lotta contro i Moian. Dopo esservi giunti, quando era ormai mezzogiorno, i due amici prima si fecero indicare da un abitante del luogo la capanna dello sciamano e poi vi si diressero senza indugio. Quando raggiunsero la sua capanna, essi trovarono Tonk che si era appena messo a desinare tutto solo, non avendo egli una propria famiglia o altri parenti con cui pranzare in compagnia. Allora, essendo stato chiamato dall'esterno da Onco, lo sciamano smise di pranzare e venne fuori. Dopo averli squadrati da capo a piedi, si rivolse ai due signori forestieri con queste parole:

«Mi dite chi siete e che cosa volete da me? Ma prima di iniziare la nostra conversazione, sappiate che non sono un guaritore. Mi adopero unicamente per recare danni irrimediabili alle persone che mi vengono indicate da altri, al fine di farle cessare di esistere per sempre. Difatti la mia magia nera me lo consente senza alcuna difficoltà. A lavoro compiuto, però, pretendo che mi si dia il compenso pattuito da parte di coloro che mi hanno assunto!»

Le parole del suo interlocutore, essendo state conformi al loro desiderio, risultarono gradite ad entrambi i perfidi amici, fino ad infondere in loro parecchio ottimismo. A rispondergli, comunque, fu colui che gli si era rivolto per primo, in qualità di persona più autorevole. L'amico di Trasco, essendo rimasto molto soddisfatto, gli si chiarì, parlando in questo modo:

«Io sono Onco, il capo dei Surcos; mentre la persona, la quale mi accompagna, è un mio intimo amico. Ebbene, quanto ci hai voluto premettere ci incoraggia a sperare che fra di noi ci si possa intendere a meraviglia! Sappi che desideriamo sbarazzarci di un nostro irriducibile nemico, siccome egli costituisce per noi una grave minaccia. Come vedi, siamo venuti a chiederti proprio ciò che fai per mestiere. Riguardo al compenso da corrisponderti per il tuo lavoro, non ti devi preoccupare, siccome sarai remunerato profumatamente! Né devi temere, a lavoro compiuto, che ci possa essere da parte nostra un rifiuto di ricompensarti come pattuito, venendo così meno alla parola data! Ti garantiamo che un fatto del genere è fuori discussione! Allora, sei disposto a lavorare per noi, fino a compimento della tua missione, come ti abbiamo fatto presente?»

«Innanzitutto intendo premetterti che non è neppure da immaginarsi l’evenienza di un mancato pagamento da parte tua, capo dei Surcos! Se sei venuto da me, sai anche a cosa andresti incontro, se tu provassi a negarmi quanto mi sarà dovuto per la mia prestazione, sebbene tu sia un capotribù. Dopo averti chiarito questo particolare, ti comunico che accetto il tuo incarico. Per questo dimmi chi è la persona che desideri che io faccia sparire dalla faccia della terra. Ma non comprendo come mai la persona, che dovrei eliminare, riesca ad incutere timore perfino ad un capotribù! Si tratta forse dello stregone del villaggio? In quel caso, è pacifico che, se tu lo facessi ammazzare, finiresti per comprometterti con il tuo popolo! In tal caso è meglio fare intervenire me per ottenere la sua eliminazione!»

«Invece, Tonk, il nostro nemico non è la persona, alla quale tu hai pensato. Inoltre, non lo conosco neppure di persona. Ma è stato il mio amico qui presente, il cui nome è Trasco, ad avere avuto a che fare con lui ed è rimasto incredibilmente scioccato dalla sua eccezionale bravura nelle armi. Perciò, da questo momento, passo a lui la parola, per consentirgli di parlartene ampiamente e di farti subito dopo anche la nostra richiesta. Perciò adesso sei pregato di ascoltarlo!»

Una volta chiamato in causa, l'amico Trasco, senza perdere un attimo di tempo, si diede a dialogare con lo sciamano, il quale faceva paura soltanto a guardarlo in faccia! Egli aveva un viso emaciato e butterato, per cui era brutto come la peste. Di sicuro si sarebbe detto proprio così di lui!

«Tonk, la persona, che vorremmo farti eliminare, è un guerriero molto in gamba, il quale non è delle nostre parti. Sappi che, da solo, egli potrebbe sconfiggere un intero esercito! Non ho mai visto un uomo così forte ed invincibile, capace di compiere delle prodezze davvero straordinarie. Pensa che egli è stato in grado perfino di intercettare e di arrestare una freccia che gli avevo scagliato contro, afferrandola con la mano! Inoltre, è uno schermitore ineguagliabile, per cui con la sua magistrale scherma non teme di affrontare centinaia di nemici alla volta. Insomma, la persona, con cui dovrai avere a che fare, è un eroe nel vero senso della parola. Ma se gli eroi ti fanno paura, visto che egli si mostra il campione di loro, allora è inutile che stiamo qui a sprecare il nostro tempo. Allora ci dici cosa puoi fare di concreto contro di lui, allo scopo di compiacerci con la nostra liberazione da lui?»

«Sappi, amico del capotribù Onco, che la mia magia può stroncare perfino la vita di un eroe! Mica dovrò essere io a combattere contro di lui; ma saranno i miei Geni del Male a trasformarlo in una nullità, ad asservirlo al mio potere, a distruggerlo nel luogo e nel tempo che io vorrò. Come vedi, evocherò le Forze dell'Occulto, le farò scatenare contro di lui, facendolo schiacciare come una piattola! Mi hai inteso, dopo quanto ti ho chiarito?»

«Tonk, l’ho capito io e lo ha capito anche il mio amico Trasco! Ma per tale tuo disturbo, che per noi verrebbe ad essere un servigio prezioso» intervenne a chiedergli Onco «che compenso pretenderesti da me? Soltanto per avere una idea, sciamano. È meglio sempre conoscere prima la parcella che sei abituato a chiedere ai tuoi clienti per i tuoi servizi, se in seguito non vogliamo pentirci di essere ricorso a te! A tale riguardo, c’è un proverbio che dice: "Patti chiari, amicizia lunga!»

«Trattandosi di un eroe, come voi stessi mi avete fatto presente, pretenderò da voi solamente trenta cavalli, capo dei Surcos! Se poi siete dell'avviso che la mia paga è salata, allora potete rivolgervi a qualcun altro, il quale vi faccia lo stesso mio lavoro a minor prezzo. Ma escludo nella maniera più assoluta che egli poi potrà liberarvi per sempre dal vostro invincibile nemico. Dubito anche che voi possiate trovare altrove uno sciamano come me, a meno che non vi rivolgiate a mio fratello Turpov! Egli, però, per vostra sfortuna, si trova in un luogo, il quale è molto distante da qui!»

«La tua richiesta mi sta bene, sciamano e ti rispondo subito che non ci saranno affatto problemi a corrisponderti quanto hai chiesto per prestare la tua opera al mio servizio. Quindi, sarai tu a fare, al posto mio e del mio amico, il lavoro che conosci. Ma solo dopo che lo avrai portato a termine, ti saranno consegnati da me i cavalli che ti spettano, ossia secondo gli accordi che oggi sono intercorsi fra noi due!»

Alla fine del loro contratto, i tre patteggiatori stabilirono quando lo sciamano sarebbe dovuto andare a trovarli nel loro villaggio per mettere meglio a punto i vari dettagli del piano. Essi non erano all'oscuro che molto presto la loro vittima designata si sarebbe presentata nel loro villaggio ed avrebbe dato allo sciamano la possibilità di agire contro di sé con la sua magia nera. Ma essa sarebbe poi riuscita ad avere il sopravvento sull'eroe forestiero, senza deludere le aspettative dei due abominevoli amici Onco e Trasco? Lo vedremo in seguito. Ad ogni modo, durante il tragitto che li riportava al loro villaggio, essi apparivano con un animo meno abbacchiato e con una speranza in più. Le rassicurazioni di Tonk erano state assai incoraggianti, facendoli sentire più risollevati e più fiduciosi verso il loro ignoto futuro. Dei due amici, il capo dei Surcos era quello che più si gongolava per le promesse avute dal temibile sciamano. Inoltre, egli si faceva prendere dall’entusiasmo, considerato che già una volta lo aveva visto in azione. Invece Trasco seguitava a nutrire qualche dubbio sui poteri di Tonk, avendo assistito alle prestazioni insuperabili del guerriero che era giunto da fuori. Perciò, volendo far presenti al capo dei Surcos le incertezze che permanevano inalterate in lui, gli si espresse in questo modo:

«Onco, speriamo che lo sciamano triassino sappia il fatto suo! Non ti nascondo che continuo a temere che egli non possa farcela con l'eroe, il quale parteggia per mio fratello Gudra. La sua perizia nelle armi è fenomenale, ti dà l'impressione che, a metterla in atto, sia una divinità e non un essere umano! Anche la sua sicurezza lo differenzia da tutti gli altri guerrieri, perché essa lo fa apparire come il dominatore di ogni situazione. Quando poi passa ad agire, il proprio dominio sulla circostanza che lo coinvolge, da apparente come sembra all'inizio, immediatamente dopo diventa reale ed indiscutibile. Allora nessuna forza al mondo si mostra in grado di contrastarlo e di arrestare la sua furia devastatrice! Per questo motivo, dubito ancora che lo sciamano possa fare al caso nostro.»

«Non preoccuparti, Trasco!» cercò di incoraggiarlo l'amico «Se tu hai assistito alle dimostrazioni straordinarie dell'eroico campione di tuo fratello, io ho vissuto le truculente esperienze, che è capace di farti vivere l'insuperabile magia di Tonk. Non puoi immaginare i brividi di terrore che egli sa trasmetterti addosso, ogni volta che fa pratica della sua magia nera. Perciò smettila di dubitare del potere letale dei suoi malefici! Al contrario, ti invito a pensare assai fiducioso al nostro futuro, il quale, per opera sua, molto presto ci si paleserà di nuovo roseo e promettente. Te lo garantisco senza meno, abbacchiato amico mio!»

«Va bene, Onco, adesso ho deciso di farti contento. Per cui non metterò più in dubbio le facoltà diaboliche del nostro bravo sciamano; nello stesso tempo, cesserò di credere nel valore imbattibile del misterioso forestiero. Devo ammettere che il convincermi di quanto mi proponi farà bene anche a me stesso, poiché in questo modo dormirò sonni tranquilli. Anzi, abbandonerò per sempre il timore che egli possa obbligarci a subire a breve termine uno scacco matto. Il quale non ci darebbe neppure la possibilità di pentirci del nostro operato! Diciamoci allora: "In bocca al lupo!"»