24-BUSCUL INTRAPRENDE L'INVASIONE DELL'EDELCADIA
Dopo che c'era stata nel villaggio di Scuppo l'incursione litiosina, i suoi abitanti non avevano perso tempo a farne spargere la voce in alcune zone della Tangalia. Allora non c'era voluto molto, da parte dei Tangali, a ricollegare agli stessi autori le due stragi, ossia quella dei predoni e quella dei soldati. Per questo entrambe erano state imputate da loro ai Litiosidi, i quali le avevano compiute, dopo essere sconfinati nella loro regione. Come era da aspettarselo, l'impresa litiosina non era stata appresa dal capo tangalo con altrettanta manifestazione euforica, ossia allo stesso modo che era successo a Litios. Al contrario, egli l'aveva giudicata, oltre che una provocazione, una grave offesa al suo prestigio. Ma nonostante Kodrun e i suoi uomini avessero avuto i loro buoni motivi per operare oltrefrontiera, Buscul lo stesso, dopo essersi adombrato, si era dato a tuonare forte contro i Litiosidi. In verità, più che l'uccisione dei predoni, era stata la strage dei suoi soldati a farlo andare in bestia e a minacciare di aprire le ostilità, intenzionato a vendicarli a ogni costo.
Adesso, pur essendo consapevole che la sua dichiarazione di guerra a Litios avrebbe potuto farlo trovare in conflitto anche con tutte le città dell'Edelcadia, almeno all'inizio non aveva voluto intendere ragione. Infatti, a tutt'andare, il capo dei Tangali si era dato ad esprimersi con aperte minacce contro la gente litiosina. In seguito, però, egli aveva deciso di soprassedere ai suoi propositi di vendicare i propri connazionali, a patto che gli fosse stato riconosciuto da parte dei Litiosidi un congruo indennizzo per i cento soldati trucidati sul loro territorio. A tale proposito, aveva mandato a dire al capo di Litios che la sua ira si sarebbe placata, ossia avrebbe evitato di ricorrere alle armi, soltanto se gli fosse stato riconosciuto un adeguato risarcimento delle perdite umane subite. Esso sarebbe dovuto consistere in mille sacchi di farina, cento orci di olio, cinquecento otri di vino e duecento buoi ben pasciuti.
Ursito, pur di evitare la paventata guerra, avrebbe accondisceso alle richieste risarcitorie, che gli erano pervenute da parte di Buscul; ma il suo primogenito lo aveva sconsigliato dal cedere alle sue intimidazioni. A suo giudizio, il Tangalo stava bleffando, perché neanche a lui conveniva avventurarsi in una guerra dall'esito incerto e con il rischio di coinvolgere l'intera regione edelcadica. Dopo aver fatto dare dal padre un secco no alle pretese del capo dei Tangali, Kodrun, non volendo andare incontro ad eventuali sue sorprese, non si era astenuto dal prendere delle contromisure a titolo cautelativo. Perciò, come primo atto, aveva fatto sgombrare dai loro residenti le fattorie situate a ridosso del confine tangalo. In seguito, aveva inviato Cinciok nella Tangalia, insieme con i suoi due amici Mulor e Vesio. Il loro obiettivo doveva essere quello di studiare da vicino le intenzioni di Buscul, per poi trasmetterle a lui. Egli desiderava conoscere in anticipo le mosse di chi non si era ancora dichiarato apertamente un nemico del suo popolo. A Litios, nel frattempo, Kodrun aveva iniziato a dirugginire l'intera macchina bellica, allertando perfino i riservisti. Infatti, intendeva evitare che i Litiosidi venissero colti alla sprovvista ed impreparati, nel caso che ci fosse stata per davvero l'annunciata invasione tangala. Comunque, egli era del parere che essa fosse da considerarsi più probabile che certa. Intanto, però, stavano per raggiungerlo delle pessime notizie, le quali lo avrebbero intossicato parecchio e gli avrebbero avvelenato l'esistenza per lungo tempo.
Mentre svolgevano la loro pericolosa azione spionistica nel territorio tangalo, a un certo punto, la fortuna aveva voltato le spalle ai suoi due intimi amici. Essi erano stati scoperti ed uccisi da un drappello di soldati del luogo. Lo spiacevole episodio era avvenuto durante la provvisoria assenza di Cinciok. In quella circostanza, l'arrotino tangalo, d'accordo con i due compagni di missione che erano rimasti ad attenderlo nella taverna del villaggio di Vuosoz, aveva stabilito di raggiungere la roccaforte di Buscul e di intrufolarsi fra gli uomini a lui più vicini. La quale iniziativa, benché si presentasse estremamente rischiosa, lo stesso era stata presa da Cinciok. Il motivo? Siccome erano vari giorni che egli e i suoi compagni non riuscivano ad avere ragguagli significativi sulle reali intenzioni di Buscul, circa la sua strombazzata guerra, l'arrotino litiosino non aveva rinunciato a conoscerle realmente, conducendosi nel suo quartier generale. In quel luogo, dopo aver filtrato le varie informazioni raccolte, al fine di capire quali fossero le vere e quali le false, infine aveva avuto la certezza che il capo tangalo sul serio era intenzionato ad accendere il conflitto con i Litiosidi. Secondo lui, esso ci sarebbe stato molto presto, ossia non appena Buscul fosse riuscito ad armare un potente esercito. Contestualmente alla delibera dello stato di guerra, senza dubbio egli avrebbe aperto anche le ostilità contro coloro che aveva sempre ritenuti i suoi peggiori nemici.
Venuto in possesso di tali preziose informazioni, Cinciok si era apprestato a renderne edotti anche Mulor e Vesio, per poi ripartire insieme con loro alla volta di Litios. Alla taverna, però, il poveretto aveva avuto una terribile sorpresa. Egli era venuto a conoscenza che i suoi compagni di missione, non si sapeva in che modo fosse accaduto, erano stati scoperti dai soldati tangali ed erano finiti ammazzati per mano loro, dopo averli accusati di spionaggio, servizio che svolgevano sul loro territorio. Comunque, essi avevano venduto cara la pelle, siccome erano periti, dopo avere ucciso una dozzina dei loro assalitori. Cinciok aveva anche appreso che a condurre le milizie tangale in quel locale era stata la semplice voglia di tracannare un boccale di vino. Di tutto il resto, invece, era all'oscuro anche l'oste. Allora egli si era ben guardato dal fare altre domande sulla vicenda e dal far credere che le vittime fossero suoi amici. Inoltre, aveva fatto di tutto, perché dal suo volto non trapelassero né il disappunto né lo sgomento né la collera, ad evitare di tradirsi. Ma poco dopo, dando a divedere ai Tangali presenti che la morte dei due Litiosidi non lo toccava minimamente, anzi non gli faceva né caldo né freddo, il poveretto era uscito dalla taverna con molta disinvoltura.
Una volta che si era allontanato da essa di un miglio, il poveretto era scoppiato in un pianto dirotto, il quale era sembrato non volesse avere più termine. L'oriundo della Tangalia, che era divenuto Litioside di adozione, aveva imprecato duramente contro sé stesso, per avere incautamente lasciato soli i suoi due compagni di missione, mettendoli così in grave difficoltà di fronte ai soldati tangali. I quali li avevano facilmente scoperti ed ammazzati per via del loro linguaggio, non essendo nessuno dei due in grado di smozzicare neppure un po' di tangalo. Pensando poi al fatto che Mulor e Vesio erano i due intimi amici di Kodrun, la loro morte lo aveva maggiormente afflitto ed angosciato. Ma alcune ore più tardi, Cinciok, con un'afflizione inesprimibile nel cuore e un'ambascia terribile nell'animo, si era incamminato in direzione di Litios, il quale adesso era il villaggio dove erano nati i suoi tre figli. Essi, perciò, diversamente da lui, potevano considerarsi Litiosidi a tutti gli effetti di legge.
Quando era giunto al villaggio, egli aveva messo subito al corrente il suo capo di quanto era avvenuto sul territorio tangalo. Allora la notizia della guerra alle porte e quella della morte dei suoi due amici di infanzia, come era da attenderselo, erano giunte a Kodrun sgradite al massimo. A ogni modo, egli non aveva dubitato neanche minimamente della lealtà di Cinciok, il quale in passato aveva rinnegato la propria patria e si era rifatta una nuova vita nel loro villaggio. Il primogenito di Ursito, da buon conoscitore dell'animo umano, all'istante lo aveva ritenuto pulito e si era mostrato convinto di non sbagliarsi nei suoi confronti. Ma i familiari delle due vittime, diversamente da lui, non gli avevano creduto. Essi avevano ventilato al loro capo l'ipotesi che il Tangalo rinnegato avesse tradito i loro congiunti, consegnandoli intenzionalmente nelle mani dei suoi compatrioti. Allora Kodrun gli aveva risposto che, se Cinciok si fosse macchiato di un tradimento simile, avrebbe anche dovuto tenere celati i preparativi di guerra di Buscul. In questo modo, egli avrebbe fatto sì che i Tangali assalissero i Litiosidi di sorpresa, senza dare loro il tempo di preparare una valida difesa. Per questo motivo, la sua fiducia in lui continuava a restare immutata, sebbene i congiunti dei suoi due amici non lo approvassero e reclamassero da lui giustizia.
Così, un semestre esatto dalla liberazione dei bambini da parte di un centinaio di Litiosidi, Buscul, a capo di un esercito di cinquantamila soldati, non aveva esitato a varcare il confine litiosino. Logicamente, lo sconfinamento dei Tangali non era stato un avvenimento piovuto dal cielo, ma era stato previsto da tempo e seguito da vicino dallo spionaggio litiosino. Kodrun, infatti, non appena aveva appreso da Cinciok che il capo dei Tangali si era incaponito a voler portare senza meno la guerra nei territori appartenenti a Litios, era ricorso all'attivazione di una rete spionistica nella regione dei nemici. Il compito delle sue spie era consistito nel sorvegliare le mosse del rivale Buscul e di trasmettergliele prima possibile. In quel modo, egli aveva potuto conoscerle e vagliarle tempestivamente, traendone le debite conclusioni.
Quando poi il capo dei Tangali era riuscito a formare un esercito che soddisfaceva appieno le sue previsioni, Kodrun ne era venuto a conoscenza con largo anticipo, grazie alle sue spie che operavano sul territorio nemico. Allora, per prima cosa, egli aveva fatto emanare dal padre una ordinanza, con la quale veniva imposto ai contadini di abbandonare le loro fattorie e di rifugiarsi nel villaggio di Litios. In quella circostanza, il figlio di Ursito non si era affatto sognato di richiedere aiuto ai regnanti di quelle città edelcadiche che risultavano più a portata di mano, ad evitare di farsi rispondere da loro: "Poiché vi siete cercati con le vostre mani la guerra, che oggi maldestramente vi trovate ad affrontare, fateci il favore di lasciarci in pace e di sbrigarvi delle vostre rogne da soli! Noi non ne vogliamo proprio sentir parlare né adesso né mai! E con questo, il nostro discorso è chiuso!" Perciò, non volendo avere una risposta del genere dagli insensibili monarchi edelcadici, Kodrun aveva badato ad arruolare quanti più uomini possibili fra la popolazione agricola. Alla fine era riuscito ad ingaggiarne cinquemila. Subito dopo, ricorrendo alla collaborazione di Tedo, senza perdere tempo aveva cercato di prepararli alla meglio nell'uso delle armi e nella lotta corpo a corpo. Il suo collaboratore era il valente uomo d'armi al servizio del padre da molti anni, il quale era stato allievo del maestro Crout, molti anni prima di Kodrun. Sempre per ragion di stato, il futuro capo di Litios, oltre ad imporre ai contadini il contributo umano che già conosciamo, aveva fatto requisire dal padre tutti i cavalli di loro proprietà. Tali quadrupedi, a conti fatti, erano risultati più di seimila capi. Secondo la sua teoria, per coloro che erano disposti ad accontentarsi, essi erano sempre meglio di niente.
Ursito avrebbe voluto affidare il comando del suo esercito a Tedo, che aveva una decina d'anni più del figlio. Inoltre, a suo giudizio, egli era molto in gamba ed aveva un'ottima preparazione in fatti d'armi. Allora Kodrun si era opposto alla decisione paterna, rassicurandolo che, in quella imminente guerra contro i loro nemici tangali, nessuno meglio di lui avrebbe potuto portare alla vittoria l'esercito litiosino. Ammesso che ci fossero state delle reali possibilità di vincerla! Il valoroso giovane aveva fatto notare al padre che anch'egli stimava moltissimo il valoroso Tedo; però la sua fiducia era limitata alla sua indiscussa perizia nell'addestrare validamente nelle armi i propri allievi. Dal suo addestramento, infatti, erano sempre venuti fuori degli ottimi combattenti. Invece, per quanto concerneva la sua competenza nella strategia militare, egli non dimostrava delle doti fuori del comune. Per tale motivo, toccava a lui prendere il comando dell'esercito, se si voleva condurlo ad una probabile vittoria. Dello stesso avviso erano stati anche i consiglieri del padre, i quali, a quell'epoca, continuavano ad essere Crout e Turoc. Si trattava dei due illustri maestri, i quali avevano seguito rispettivamente la formazione psicofisica e quella intellettuale di Kodrun. Le loro valutazioni, in merito, erano collimate con quelle del loro illustre allievo di un tempo. Quanto a strategia militare, essi avevano fatto presenti al loro capo la mediocrità di Tedo e l'eccellenza del figlio. Per questo entrambi si erano schierati dalla parte del suo primogenito.
A dire il vero, lo stesso Tedo aveva dichiarato al capo Ursito, il quale gli dimostrava la massima fiducia, che soltanto la genialità bellica di Kodrun avrebbe potuto operare il miracolo in quella guerra, visto che essa si preannunciava completamente sfavorevole ai Litiosidi. Infatti, i pronostici di quello scontro armato incombente, considerati in ogni direzione, erano tutti a svantaggio dell'esercito litiosino. Le ragioni? Disponendo della metà dei soldati rispetto a quello tangalo, si prevedeva che esso in quel conflitto sarebbe stato di sicuro sconfitto. Quindi, solo dopo gli interventi di tali personalità di spicco, le quali unanimemente si erano pronunciate a favore del suo primogenito, Ursito aveva finito per recedere dalla propria decisione. Così, senza nessun'altra esitazione, aveva sciolto tutte le riserve ed aveva delegato Kodrun a comandare l'esercito litiosino. Il quale, in quel terribile frangente in arrivo, avrebbe contato soltanto quindicimila fanti e appena diecimila cavalieri.
Facendosi forte dei trentaseimila fanti e dei quattordicimila cavalieri al suo comando, Buscul alla fine aveva iniziato la sua campagna contro Litios, mostrando un ottimismo, che era alle stelle, e coltivando le migliori speranze. Egli aveva aperto le ostilità già all'indomani del suo sconfinamento, il quale era avvenuto durante lo scorcio di primavera, precisamente al tramonto di una splendida giornata. Fin dalle prime ore del mattino successivo, il capo tangalo aveva impartito alle sue truppe a cavallo l'ordine di razziare e bruciare tutte le fattorie che si trovavano su entrambi i lati della strada maestra. Essa era quella che la sua fanteria aveva iniziato a percorrere a marce forzate, puntando direttamente su Litios, poiché non vedeva l'ora di razziarlo e di distruggerlo.
I vari reparti di assalto della cavalleria, già nelle loro prime scorrerie, si erano resi conto che in quelle terre c'era ben poco da depredare. I contadini, avendo giocato di anticipo nell'abbandonare le proprie case coloniche, si erano portati via con loro sia le bestie che le scorte di generi alimentari, le quali si trovavano immagazzinate nei loro sili. Allora, venendo a mancare ogni possibilità di saccheggiare e di infliggere dei supplizi alle persone, i Tangali, presi dalla rabbia, si erano dati ad incendiare e a distruggere le vuote fattorie. Essi trovavano molto divertimento nel vederle bruciare e trasformarsi in cenere. Così, con quella loro iniziativa, essi avevano fatto tabula rasa di tutte le abitazioni rurali incontrate sulla loro avanzata, soltanto perché appartenevano ai coloni litiosini.
Nel frattempo, Kodrun non era rimasto a girarsi e a rigirarsi i pollici, in attesa che la terra, sprofondando sotto l'esercito tangalo, se lo inghiottisse e risolvesse così tutti i problemi dei Litiosidi. Al contrario, la sua mente era andata meditando come attirare la cavalleria nemica in qualche insidia e metterla così fuori combattimento, già prima che ci fosse la battaglia. Per l'esattezza, ciò sarebbe dovuto accadere senza neppure tanti sforzi, da parte dei suoi soldati! Egli aveva saputo che quanti facevano parte di essa invano andavano cercando ovunque l'opportunità di depredare e di ammazzare persone inermi. Anche perché la sopravvivenza del loro esercito dipendeva soprattutto dal riuscire a vettovagliare le truppe. Stando così le cose, a tutti i costi bisognava porre davanti a quegli assetati di sangue e di flagello la prospettiva di poter soddisfare la loro brama; ma non nella maniera che essi la intendevano e la stavano bramando. Per comprendere meglio le mire di Kodrun, egli era intenzionato ad offrire ai cavalieri nemici esattamente quella eventualità; però come un vero miraggio. Al contrario, per quegli scalmanati cavalieri tangali, in concreto essa si sarebbe dovuta rivelare un'autentica trappola mortale. Nella quale si sarebbe dovuto consumare il loro totale annientamento, senza far correre rischi a nessun suo soldato.
Dopo aver ponderato bene la situazione del momento ed aver valutato le possibilità di successo che esso gli prospettava, alla fine Kodrun aveva voluto tentare la sorte con un suo piano, il quale avrebbe dovuto fargli giocare bene le sue carte. Il suo punto di forza, però, secondo lui, poteva essere unicamente l'elemento umano, cioè un provetto commediante con una comunicativa ed un potere di convincimento eccezionali. L'uomo chiave di esso, nelle intenzioni del giovane stratega, esternando un atteggiamento simulatorio, avrebbe dovuto recitare magistralmente la sua parte di attore. Soltanto in quella maniera, egli sarebbe stato in grado di convincere pure quelli che per natura si mostravano refrattari a concedere la propria fiducia perfino a colei che li aveva generati.
Ma che cosa, in realtà, il geniale Kodrun stava facendo bollire in pentola, all'oscuro di tutti quanti, sia dei nemici che degli amici? Possiamo scommettere che si trattava di qualcosa di molto importante! Allora conviene affrettarci a venirne a conoscenza pure noi al più presto. Ebbene, a sei miglia ad ovest dell'altopiano, che in seguito sarebbe stato acquistato da Chiorro, il futuro padre adottivo di Lucebio, ci stava un avvallamento rettangolare, le cui dimensioni misuravano l'una due miglia e l'altra un miglio. Essendo esso profondo una decina di metri, vi si accedeva agevolmente per mezzo di un terrapieno. Il quale era largo otto metri e risultava lievemente digradante verso l'interno. Alcuni asserivano che quella discontinuità di livello del terreno era una naturale depressione del suolo, il quale in un tempo molto remoto quasi sicuramente era stata la sede naturale di un bacino lacustre. Ma poi, essendo andato incontro ad un continuo e lento prosciugamento, alla fine esso era scomparso per intero da quella fossa di modeste dimensioni.
La maggior parte dei Litiosidi, invece, era convinta che era stata l'opera dell'uomo a ricavare dal terreno quell'affossamento, per cui non doveva essere considerato naturale. Lo comprovava il fatto che la sua base e le sue pareti laterali presentavano superfici relativamente lisce e non erose dai dinamismi meteorologici, quali erano appunto la pioggia, il vento e la forza penetrante dell'acqua. La qual cosa lasciava intendere che, in una epoca recente, fossero stati il piccone a scalfire la prima e lo scalpello a levigare le seconde. Tra coloro che avanzavano tale teoria, alcuni ipotizzavano che in quel luogo, al tempo della costruzione di Terdiba, ci fosse stata una cava di tufo. Essa era servita appunto a fornire all'erigenda città le grosse lastre di pietra, al fine di cingersi di mura. Perciò, tenendo per buona quest'ultima ipotesi, in seguito si sarebbe continuato a scavare in tale cava per estrarvi altre pietre, quelle che sarebbero poi occorse per l'edificazione della futura città di Dorinda.
Kodrun voleva servirsi di quell'enorme buca, che aveva la forma di un parallelepipedo, per mandare alla malora l'intera cavalleria tangala. Ma prima doveva riuscire a farla entrare in essa di propria volontà, grazie ad un suo stratagemma. A tale scopo, egli intendeva far pervenire all'orecchio del capo dei Tangali che in quel luogo appartato e quasi nascosto si celassero le donne, i vecchi e i bambini di Litios, insieme con massicce scorte di vettovaglie. Il primogenito di Ursito era sicuro che, a quella notizia, il capo dei Tangali non avrebbe resistito ed avrebbe fatto di tutto per non lasciarsi sfuggire una opportunità così preziosa in quei giorni di carestia per il suo esercito. Per cui egli sarebbe stato preso dalla premura di inviarvi al più presto la sua cavalleria, con l'intenzione di farvi compiere da essa una grande carneficina di Litiosidi. In pari tempo, la medesima si sarebbe dovuta anche impadronire delle provviste alimentari che essi vi tenevano custoditi. Inoltre, Kodrun sapeva benissimo che il suo avversario Buscul, per quanto potesse essere inesperto nell'arte della guerra, se la soffiata non fosse provenuta da fonte sicura e se non l'avesse anche verificata con un riscontro oggettivo, giammai avrebbe dato ordine alla sua cavalleria di agire in tal senso. Anche perché, nel ricevere una informazione di quel tipo, fra le congetture che subito sarebbero venute a turbinare nella sua mente sospettosa, avrebbe occupato il primo posto quella dell'eventualità di un probabile tranello a regola d'arte. A ogni modo, egli era convinto che la grande difficoltà, più che provenirgli da come procurare al capo dei Tangali il suddetto riscontro capace di dissipare ogni suo dubbio, gli sarebbe invece derivata dalla scarsa possibilità di trovare la persona giusta che facesse al caso suo. Essa, prima che egli le conferisse quell'incarico di massima fiducia, avrebbe dovuto fornirgli le migliori credenziali possibili di potercela fare facilmente.
Ma noi siamo sicuri che il primogenito del capo Ursito, nello stesso tempo che aveva architettato il suo geniale piano, aveva pure pensato alla persona che era tagliata per esso, ad opera della quale, il suo disegno strategico si sarebbe dovuto attendere il massimo successo. Infatti, aveva fatto cadere la sua scelta su tale persona, benché fossero state lanciate accuse pesanti nei suoi confronti, da parte di coloro che la tacciavano di ignobile tradimento. Egli, però, si era sempre rifiutato di prendere perfino in considerazione simili accuse infamanti che le erano state mosse contro, ritenendole assurde e del tutto destituite di fondamento. Per questo la sua fiducia verso di essa era risultata maggiormente aumentata. Per ovvie ragioni, il lettore si sarà già reso conto che quella persona poteva essere soltanto il tangalo Cinciok. L'ideatore del piano, però, doveva ancora interpellarlo e sentire la sua opinione in merito, prima di affidargli la difficile incombenza. Infatti, una richiesta da parte dell'arrotino di esserne esonerato avrebbe mandato a monte il suo magnifico progetto. In esso, secondo Kodrun, il personaggio di primo piano non poteva essere che lui, lo scaltro Tangalo, il quale adesso era da considerarsi un autentico Litioside. A tale proposito, egli aveva mandato a chiamare l'artigiano tangalo, il quale non aveva perso tempo a presentarsi a lui. Allora l'illustre giovane, non appena l'arrotino gli si era trovato davanti, lo aveva accolto con molta cordialità. Invitandolo poi a mettersi comodo, aveva iniziato a parlargli in questo modo:
«Cinciok, ho da affidarti un incarico di fiducia abbastanza delicato. Sono convinto che solo tu potrai svolgerlo con eccellenti risultati. Nel medesimo tempo, non ti nascondo che esso si presenta massimamente pericoloso per colui che dovrà espletarlo. Ti premetto anche che non sei obbligato ad accettarlo, se, dopo avere ascoltato e compreso di cosa si tratta, non ti sentirai di affrontare i rischi che da esso potrebbero derivarti. Quindi, qualora tu dovessi ricusare di assumerlo, ti assicuro che il tuo rifiuto non verrebbe ad alterare tanto la fiducia che ripongo in te, quanto la stima che nutro nei tuoi confronti. Ma anche mi offenderei senza meno, se tu ti ci buttassi ad occhi chiusi, con la sola prospettiva di entrare nelle mie grazie, visto che già godi tutta la mia stima e tutta la mia fiducia da un sacco di tempo. Per questo, prima di precipitarti ad accettare il delicato incarico che sto per affidarti, esigo che tu venga a conoscenza dei suoi dettagli. Inoltre, pretendo che tu ponderi i gravi pericoli che potresti correre nel portarlo a termine, poiché potrebbero essercene senza meno. Mi sono spiegato abbastanza, Cinciok?»
«Certo che sì, valoroso Kodrun! Anzi, ti sei espresso a meraviglia! Quindi, puoi passare a parlarmi dei particolari dell'incarico che vorresti affidarmi, nel caso che tu dovessi avere una mia risposta affermativa. Tanto già prevedo che lo accetterò senza riserve, indipendentemente dai rischi che esso di certo comporterà! Ti sono stato chiaro anch'io?»
«Per il momento, Cinciok, lascia perdere la risposta; ma ti consiglio di darmela a tempo debito! Sì, me la farai conoscere, dopo che ti avrò chiarito ogni cosa in merito alla missione che ho deciso di assegnarti, la quale dovrà essere l'inizio della fase attuativa di un mio piano. Sappi che è mia intenzione attirare la cavalleria tangala nella cava, dalla quale furono estratte le pietre per la costruzione di Terdiba. Dopo essere riuscito a trascinarvela dentro, la farò sbaragliare e distruggere dai miei contingenti. Così ci garantiremo pure la vittoria sulla fanteria dell'esercito tangalo, contro la quale dopo eviterò di inveire, poiché permetterò ad essa di scamparla con la fuga. A meno che chi ne è al comando non intenderà risolvere altrimenti la questione, costringendomi a prendere un provvedimento più drastico nei confronti dei fanti tangali!»
«Ciò che non comprendo, rispettabile Kodrun, è in quale modo si potrà riuscire ad attrarre la cavalleria tangala dentro la cava da te citata. Essa, come tutti sappiamo in Litios, non ha niente di niente da offrire o che possa suscitare qualche interesse anche piccolo nei rapaci cavalieri tangali. I quali attualmente sono ingordi esclusivamente di grandi bottini e di stermini, dal momento che il tempo inizia a farli restare in secca!»
«È appunto per questo motivo che mi sono rivolto a te, Cinciok! Tu dovrai convincere Buscul ad impartire alla sua cavalleria un ordine simile, sempre che tu te la senta di assumerti quest'onere. Infatti, nessun obbligo di natura morale ti costringe a non rifiutarlo, compreso quello che possa esserti dettato dall'amor patrio, non essendo tu nativo di Litios! Ma prima voglio che tu sappia qual è il mio punto di vista, riguardo al meraviglioso piano che ho ideato per far fronte all'esercito tangalo. Sono convinto che soltanto da te potrà essere raggiunto l'obiettivo che esso si prefigge, per due soli motivi.»
«Essi quali sarebbero, Kodrun? E perché ti hanno indotto a fare di me il personaggio principale del tuo piano, mostrandoti pienamente convinto che sarò all'altezza del difficile compito? Non hai anche messo in conto che potrei fallire nella mia opera che neppure conosco ancora? Comunque, secondo me, sono certo che lo avrai già fatto!»
«Invece sono convinto che ce la farai, Cinciok! Quanto ai motivi, te li faccio conoscere all'istante. In primo luogo, essendo tu un connazionale di nascita dei Tangali, almeno per quanto riguarda la conoscenza della loro lingua e delle loro usanze, non ti sarà difficile dialogare con Buscul. In secondo luogo, hai il grande dono di riuscire sempre a persuadere la gente a fare o a non fare una determinata scelta. La tua favella suadente, per quanto mi risulta, non ha mai fallito nel penetrare a fondo l'animo umano e nel plasmarlo (evito di dire plagiarlo) secondo i tuoi voleri. In questo modo hai ricevuto da chiunque anche le risposte più riservate con la sua totale condiscendenza. Puoi stare tranquillo, in merito a tale tuo fare, poiché sono anche al corrente che hai sempre utilizzato l'arrendevolezza del tuo interlocutore, sempre e soltanto, per soddisfare la tua curiosità. A volte magari anche per dare un saggio consiglio subito dopo; ma giammai per un tuo larvato tornaconto oppure per ricattare qualcuno a breve o a lungo termine!»
«Ti ringrazio, esimio Kodrun, per la immensa fiducia che hai dimostrato di riporre sempre in me, nonostante alcuni, giustamente ingannati dalle apparenze, seguitino a nutrire nei miei riguardi molta diffidenza e ad insinuare cose orribili. Ma mi preme dichiararti con franchezza che davvero ha urtato la mia sensibilità e ha offeso la mia dignità la tua affermazione, secondo la quale in questa guerra non avrei obblighi né morali né di amor patrio. Ebbene, a tale proposito, mi permetto di rammentarti che la protezione e la salvaguardia dei miei figli e di mia moglie, che i miei ex compatrioti non esiterebbero ad uccidere se vincessero la guerra, costituiscono già per me due grandi obblighi morali, ai quali nessuna minaccia di morte riuscirebbe mai a sottrarmi. Adesso ti ho reso bene l'idea, al fine di fugare ogni tuo dubbio in merito?»
«Meglio di così non avresti potuto esprimerti, Cinciok! Per tale ragione, ti ringrazio a nome mio e di tutto il popolo litiosino, per aver dichiarato di sentirti più un Litioside che un Tangalo. Inoltre, la tua franca dichiarazione mi esorta a convincermi ulteriormente che tu sei la persona che più di qualunque altra nel nostro villaggio si presta al mio piano segreto, che ho rivelato solo alla tua persona. Te lo garantisco!»
«Volevo altresì farti presente, illustre Kodrun, che serbo soltanto un pessimo ricordo sia del mio villaggio natale che dell'intera Tangalia. Dove, nel trasferirmi nella nuova terra, non lasciai né genitori e fratelli, né parenti ed amici. Perciò solamente il villaggio di Litios può essere degno del mio amore e della mia venerazione. Di conseguenza, lo considero la mia nuova ed unica patria. Esso mi ha dato un lavoro, una famiglia e una numerosa schiera di amici, i quali mi hanno sempre stimato e sorretto nella mia attività. Tutti, a cominciare da te, mi avete sempre dato una mano nei miei momenti più duri e difficili! Come vedi, anch'io, da quando ho messo piede in Litios, ho degli obblighi sia morali che di amor patrio, per cui non esiterei a sacrificarmi per essi!»
«Ti chiedo scusa, Cinciok, se prima inavvertitamente ti ho ferito con le mie avventate parole, che adesso vorrei che non le avessi mai proferite. Ma ti assicuro che una cosa del genere non si ripeterà mai più da parte mia, dopo essermi reso conto di come la pensi nei tuoi rapporti con il nostro villaggio. Te ne ringrazio moltissimo!»
«Sei già scusato, mio nobile Kodrun. Ma ritornando al tuo piano, ciò che mi preoccupa in quella che dovrebbe essere la mia missione, è il fatto che non saprei come riuscire a convincere Buscul, senza potergli prospettare un ottimo affare. Tangalo o non Tangalo, se mi presenterò a lui senza proporgli qualcosa di concretamente redditizio, egli non ci penserà due volte a considerarmi un impostore o, peggio ancora, uno sporco rinnegato che si è venduto al nemico. Se poi propenderà per la seconda versione dei fatti, immancabilmente non esiterà a farmi impalare dai suoi sadici aguzzini!»
«Le obiezioni mosse da te, Cinciok, sono più che giuste. Lo so meglio di te che non potrai presentarti da Buscul a mani vuote, cioè senza una proposta che abbia il sapore di un affare appetibile. Ecco perché, facendola apparire un'autentica spiata, gli recherai la bella notizia che la cava è il nascondiglio di tutti i Litiosidi non abili alle armi e della gran parte del fabbisogno alimentare degli abitanti di Litios. Vedrai allora che la cosa lo interesserà tantissimo e lo spingerà ad affrettarsi a metterci le mani sopra. Così invierà all'istante la sua cavalleria alla cava con il proposito di farvi sia piazza pulita delle persone sia il prelievo di tutte le vettovaglie che vi sono depositate. Il capo tangalo ha un disperato ed urgente bisogno di rifornirsi di provviste alimentari. Con esse, egli dovrà sfamare il suo esercito, che assai presto si ritroverà a corto di alimenti, non avendo trovato ancora neppure una fattoria che glieli abbia forniti.»
«Ma Buscul, egregio Kodrun, non sarà così stupido da inviare alla cava la sua cavalleria, senza essersi preventivamente accertato di quanto sarò andato a riferirgli! Né tanto meno i cavalieri tangali saranno così sciocchi da dilagarvi ad occhi chiusi, senza prima scorgervi le persone e le cose che, secondo la mia spiata, dovrebbero esserci. Ammesso poi che il loro capo, fatto molto improbabile, li invierà alla cava, senza prima fare verificare la fondatezza delle mie notizie dai suoi ricognitori fidati!»
«Cinciok, questo è un problema che toccherà a me risolvere. Quando lascerai Litios per andare incontro all'esercito tangalo, la cava sarà già completamente occupata dalle tende che dovranno accogliere le nostre donne, i nostri vecchi e i nostri bambini. Quindi, se Buscul deciderà di inviare delle persone di fiducia a controllare, al loro ritorno esse non potranno che confermargli la fondatezza delle tue notizie. Solo che gli emissari, all'atto della loro conferma, ignoreranno che l'attendamento da loro osservato nella cava prima di ripartire, dopo la loro partenza non sarà più quello che hanno visto.»
«Perché esso dovrebbe essere diverso, valoroso Kodrun? Vuoi dirmi cosa vi accadrà, non appena i controllori tangali saranno andati via?»
«Intanto che essi se ne ritorneranno al loro accampamento, mio caro amico, io provvederò a farlo evacuare completamente con la massima celerità, lasciandovi le sole tende vuote. Perciò le persone, da loro scorte in precedenza aggirarsi per la cava, saranno ricondotte di nuovo nel nostro villaggio, prima che Buscul vi faccia intervenire la sua cavalleria. Quanto a te, Cinciok, non appena i cavalieri tangali si saranno mossi dal loro campo per raggiungere la cava, ammesso che te ne sarà data l'opportunità, ti consiglio di abbandonare l'accampamento nemico alla chetichella e alla svelta. Dovrai allontanartene, prima che Buscul sarà venuto a sapere dei gravi risultati riscossi dalla missione affidata alla sua cavalleria. Altrimenti finirai per mettere a repentaglio la tua vita. Con mio grandissimo cordoglio, oltre a quello dei tuoi cari familiari!»
«Il tuo piano, Kodrun, è stato ideato senz'altro alla perfezione e sono lieto di apprendere che sarò io ad avere in esso il ruolo del protagonista principale. Perciò mi adopererò con tutto me stesso, affinché quanto hai ideato abbia la riuscita che si merita. Sappiamo entrambi che il mio compito si presenta assai rischioso e non mi sarà facile svignarmela dall'accampamento tangalo. Ma se il mio sacrificio dovrà servire a salvare il nostro villaggio e la mia famiglia, che esso ben venga! Oramai sono già disposto ad accoglierlo con animo sereno e rassegnato!»
Le parole di Cinciok, che glielo presentavano votato al sacrificio supremo, avevano colpito molto Kodrun, facendolo commuovere in modo profondo. Perciò, alla fine di quel patetico momento, egli aveva avvertito il bisogno di abbracciarselo come se fosse un proprio fratello. Soltanto dopo la sua calorosa effusione, il figlio di Ursito gli aveva permesso di congedarsi da lui e di andare via. Ma prima della sua partenza, la quale lo avrebbe condotto dal capo dei Tangali, egli aveva voluto consentirgli di scambiarsi con i suoi familiari quello che molto probabilmente sarebbe stato il suo ultimo abbraccio di amore e di affetto.