23°-IL DIVINO IVEON CATTURA IL DIO NEGATIVO POUSUM

Una volta appresi alcuni tratti salienti del passato del dio Iveon, che abbiamo voluto ripercorrere per conoscerlo meglio, adesso è giunto il momento di riallacciarci al suo presente. Se il lettore ha buona memoria, sicuramente non avrà dimenticato che lo avevamo lasciato, mentre era intento a raggiungere il dio Vaulk presso la sua dimora, per essergli pervenuto dal gerark un cordiale invito. Ebbene, si era già all’imbrunire, quando il divino eroe si presentò nella fortezza della massima autorità della circoscrizione di Zupes, che lo stava aspettando con molta ansia. Il dio del coraggio, avvisato del suo arrivo, si affrettò a riceverlo nel suo appart, appunto per avere un colloquio informale con lui. Al riguardo, va fatto presente che, fin dalle prime ore pomeridiane, la sua mente era rimasta in apprensione per quel suo abboccamento con l'eroico dio. Come già si prevedeva, esso li avrebbe fatti discutere dell’argomento che in quel periodo gli stava molto a cuore. Ecco perché, una volta che il prestigioso suo ospite fu in sua presenza, il dio Vaulk lo accolse con una cordialità, la quale poteva solo mostrarsi calorosa al massimo.

Dopo essersi abbracciato con lui, lo invitò ad accomodarsi sulla scranna che gli stava di fronte. Sopra di essa, che era distante appena un metro dalla sua, era solita porsi a sedere la moglie Gedal. Ciò avveniva, quando i due divini consorti si davano alla conversazione oppure erano impegnati a discutere su qualche questione importante. Comunque, essi vi si conducevano anche, quando intendevano evadere dalla quotidianità, al fine di godersi qualche ora di svago e di tranquillità.

In quell'incontro privato tra le due divinità positive, il quale non perse tempo ad avere inizio, per primo prese la parola il gerark. Egli incominciò a dire al suo ospite, che per lui era molto speciale:

«Iveon, finalmente ti trovi nel mio appart! Visto che a te soltanto posso accordare la mia piena fiducia, ti ho invitato presso di me per affidarti un incarico a cui sono particolarmente interessato. Sono sicuro che tu, oltre a non ricusarti di accettarlo, cercherai allo stesso tempo di eseguirlo con un impegno ineccepibile! Non è forse vero che sarà come ho detto, mio ottimo amico?»

«Non potrebbe essere altrimenti, nobile Vaulk. Ma adesso vuoi dirmi che tipo di 'incarico intendi assegnarmi? Suppongo che esso sia parecchio delicato, se, a causa sua, leggo sul tuo volto apprensione e trepidazione! Intanto ti ringrazio per la straordinaria fiducia che riponi in me. Mi auguro soltanto che essa continui a restare tale e che giammai potrò deluderti e perdere così la tua stima!»

«Hai proprio ragione, caro Iveon, a pensarla nel modo che hai detto, poiché si tratta di un incarico della massima delicatezza, il quale per me ha una importanza capitale! Siccome non tutti sarebbero in grado di svolgerlo, ho pensato subito ad una divinità del tuo calibro, amico mio! Esclusivamente in te riesco a riscontrare quelle qualità positive, le quali saranno richieste da chi dovrà condurlo a termine in maniera ineccepibile. A questo punto, sono convinto che già avrai compreso benissimo qual è l'incarico che questa sera intendo affidarti!»

«Penso proprio di sì, egregio Vaulk! Perciò credo che sia anche superfluo domandarti se esso è attinente, direttamente o indirettamente, al tuo Ukton, considerato che lo sarà senza dubbio! Scommetto che ci sono state delle novità importanti che lo riguardano e che c'è bisogno della mia collaborazione per trarlo fuori dai guai in cui si trova!»

«Non ti sei sbagliato per niente, Iveon! Ti ho fatto chiamare per fartele conoscere e per discuterne insieme. Prima, però, voglio pregarti di esimerti dal fare accompagnare il mio nome da qualsiasi attributo deferente, quando ti rivolgi a me. Non posso pretendere delle banalità del genere da chi considero di cuore il mio migliore amico e stimo più di tutti! Per questo ti ordino di chiamarmi solo con il mio nome, quando mi parli, senza premettere ad esso alcun appellativo di riguardo. In merito, mi sono spiegato abbastanza, dio dell'eroismo?»

«Vaulk, perfino l’aria ha compreso il senso delle tue parole. Quindi, puoi essere certo che non mi rifiuterò di ubbidire all'ordine che mi hai testé impartito, il quale mi obbliga anche a ringraziarti! Adesso mi preme sapere quali notizie hai da darmi sul conto del tuo scomparso secondogenito. Per il suo bene e per quello della tua famiglia, il mio augurio è che esse siano aperte in qualche maniera alla dolce speranza!»

Fu così che il dio del coraggio si diede a narrare al suo invitato d'eccezione i fatti che si erano susseguiti nel recente passato, compreso l’idillio amoroso di suo figlio con la diva negativa Elesia. In modo particolare, cercò di porre l’accento su quanto ella di recente aveva architettato, allo scopo di salvare l'amato Ukton dall’infame genitore. Al termine del suo racconto, il quale era venuto a rasentare l'incredibile, il gerark si rivolse all’eroico dio, facendo le seguenti osservazioni:

«Hai visto, Iveon, che perla di diva è Elesia, anche se la sua natura è negativa? Ti confesso che non avrei mai ritenuto possibile un paradosso di questo tipo! Se fosse stato qualcun altro a riferirmi una roba del genere, ti dico che non ci avrei mai creduto, poiché lo avrei considerato un fatto assurdo! Non la pensi pure tu come me?»

«Devo ammettere, Vaulk, che questa diva negativa sfiora l’incredibile, visto che ha fatto e sta facendo per il tuo Ukton cose da non credersi, le quali meritano un rispetto incondizionato da parte nostra. Tanto più che non le ho mai viste realizzarsi presso il perbenismo di certe divinità positive da me conosciute! Cambiando discorso, nella situazione attuale cosa vorresti che io facessi per te, al fine di fare avere un indubbio successo al piano di questa Elesia? Sono convinto che hai mandato a chiamarmi principalmente per questo: nevvero? Dubito, però, che tu voglia usarmi come ambasciatore presso il padre di lei, allo scopo di trattare lo scambio dei due giovani prigionieri. Ma se tu me lo chiedessi espressamente, non avrei difficoltà ad accontentarti, nonostante io sia al corrente che andrei incontro a delle conseguenze imprevedibili, se mi avventurassi nell'Impero dell'Ottaedro, senza equipaggiarmi a dovere!»

«Iveon, non ti chiederei mai qualcosa del genere, poiché entrambi siamo a conoscenza che per te sarebbe molto pericoloso entrare nello spazio controllato dalle divinità malefiche. Invece, come sarai pure tu d'accordo, avremmo maggiori probabilità di successo, se facessimo intervenire nella faccenda un dio negativo, il quale dovrebbe occuparsi della trattativa al posto di noi due, ossia di me o di te. Solo che non sarà facile trovarne qualcuno che si metta a nostra disposizione, pur costringendolo con la forza! Magari lo avessimo a portata di mano per catturarlo ed usarlo così come mio ambasciatore!»

«Dal momento che non ne abbiamo nessuno disponibile, Vaulk, mi chiarisci come faremo a procurarci un dio malefico, il quale sia disposto a fare da intermediario nello scambio dei due divi? A un primo esame, come mi avvedo, se seguiamo tale strada, il problema ci appare alquanto ostico da risolvere, se non addirittura irrisolvibile!»

«Proprio per questo ti ho convocato presso di me, amico mio Iveon! Sono del parere che solo tu, se ti adoperassi in tal senso, mi potresti rimediare una divinità negativa in qualche angolo di Kosmos che non si trovi all’interno dei due imperi. Come ti rendi conto, per il momento, il tuo incarico dovrà consistere nella cattura di una divinità malefica minore, la quale si trovi a transitare fuori dell'Impero dell'Ottaedro. Dopo, in cambio della sua liberazione, la costringeremo ad accettare di fare da mediatrice presso il dio Katfur per la richiesta di scambio dei due ostaggi. Se non mi venisse impedito dall’alto di intraprendere una rappresaglia nel loro impero, saprei io come regolarmi in questa situazione con le divinità nostre avversarie! Tu lo sai che non avrei paura di niente e sfiderei i pericoli più inimmaginabili, pur di liberare mio figlio! Invece sono costretto a sottostare al Regolamento Imperiale, che me lo vieta!»

«Nessuno lo mette in dubbio, Vaulk, considerato che l’appellativo di "dio del coraggio" ti calza a pennello! A ogni modo, puoi esserne sicuro che, nella tua legittima rappresaglia, mi avresti senz'altro al tuo fianco, poiché non ti lascerei andare da solo, anche se tu me lo proibissi! Ti assicuro che sarebbe l’unica volta che non ubbidirei al mio gerark e sarei perfino oltremodo soddisfatto di avergli disubbidito!»

«Certo che verresti con me, Iveon! Avresti il mio ragionevole consenso, poiché il tuo aiuto mi risulterebbe prezioso più che mai! Ma ora cerchiamo di trovare la soluzione al nostro attuale problema, anche se credo di averla già individuata, cioè quella che ti ho prospettata poco fa. Bisogna solo studiare i dettagli e metterci subito all’opera. A dire il vero, siccome sarai l'unico protagonista della vicenda, tocca a te farmi qualche anticipazione sull'iniziativa che avresti già deciso di prendere sul caso. Ti prometto che mi fiderò di te ciecamente e farò mia ogni tua proposta inerente a questa faccenda!»

«Come mia prima mossa, Vaulk, intendo chiedere ad Elesia se sul suo ex pianeta c’è qualche dio negativo minore. Se la sua risposta dovesse risultare affermativa, sono convinto che egli avrà avuto senz'altro un certo tipo di rapporto con il padre, se non proprio con lei e con la madre. In caso contrario, potrei pure considerare l’eventualità di un mio viaggio in Luxan per trasformarmi in divinità latente. Così avrei più chance di far cadere nella mia rete qualcuna delle divinità negative minori. Andrei a fare la posta a queste ultime nello spazio esistente tra la loro Circoscrizione di Ekpur e il tunnel che esse usano per immettersi in Kosmos oppure per far ritorno in Tenebrun. Come sai, tale punto costituisce il loro obbligato crocevia di afflusso e di deflusso, risultando esso di transito per tutte quelle divinità malefiche che dal Regno delle Tenebre si trasferiscono nel loro Impero dell’Ottaedro e viceversa. Allora cosa pensi delle mie intenzioni future che ti ho appena esposte, le quali sono da intendersi come nostra ultima spiaggia?»

«I primi passi che hai deciso di muovere, Iveon, palesano molta sagacia. Del resto, da te potevo solo attendermi l’optimum nella fase ideativa della missione. Sono convinto che darai anche il meglio di te stesso, quando passerai alla sua fase attuativa. Spero che la risposta di Elesia sia affermativa, assicurandoci che sul suo pianeta di origine c'è la divinità che fa al caso nostro! Se così dovesse essere, amico mio, voleresti subito alla volta di Elmud e vi svolgeresti la tua delicata missione nel più breve tempo possibile. Comunque, sono persuaso che tu sopra di esso sapresti muoverti nella maniera giusta!»

Dopo il gerark mandò a dire alla consorte di accompagnare la giovane figlia di Katfur in sua presenza. Quando la diva gli fu davanti, egli si affrettò a chiederle se fosse a conoscenza dell'esistenza di qualche divinità negativa minore sul pianeta dove abitava prima. Alla richiesta del padre del suo amato Ukton, la risposta di Elesia fu la seguente:

«Una divinità c’è senza dubbio su Elmud, nobile Vaulk. Essa alcune volte veniva a far visita al mio genitore dietro suo invito. Si tratta di Pousum, il dio degli imbrogli. Non ti so riferire cosa essi si dicessero fra di loro; però posso garantirti che i loro rapporti erano soddisfacenti. Mio padre non era il tipo da sciuparsi per gli altri; invece era disposto a sacrificarsi soltanto per l’amico Seurd, il quale è il dio dello sdegno. La dimora del dio elmudino, se ricordo bene, dovrebbe trovarsi in mezzo alla vasta Pineta delle Ombre, dove viene adorato ed appagato dal suo devoto popolo dei Ceuti. Questo è tutto, sperando di esserti stata utile.»

Venuto in possesso delle ottime informazioni fornite dalla diva negativa, il dio Iveon, volendo guadagnare tempo, iniziò a fare i preparativi per l’imminente partenza. Una volta che li ebbe ultimati ed ebbe anche salutato la sua divina consorte Annura, senza indugio egli intraprese il viaggio che doveva fargli compiere la nuova impresa con successo. Volando per l’immenso spazio cosmico, il dio dell’eroismo, dopo essersi lasciato alle spalle la galassia di Astap, s'immise in quella di Oreap, la quale si trovava nello spazio neutrale. Giunto poi in quella parte remota di Kosmos, egli si diede a sfrecciare nell'universo alla massima velocità che gli era consentita, essendo desideroso di raggiungere al più presto la sua lontana meta.


Il divino Iveon arrivò sul pianeta Elmud, quando il giorno stava volgendo al termine sulla Pineta delle Ombre. Si poteva affermare che la giornata era sempre in declino nel rado sottobosco di quella pineta, a causa delle fitte chiome dei suoi pini. I quali non consentivano ai raggi solari di penetrarvi e di giungere fino al suolo. Perciò il nome, che era stato assegnato dalla gente locale alla grande distesa di tali alberi d’alto fusto e sempreverdi, era scaturito dal fatto che la luce scarseggiava sotto il loro folto fogliame. Al centro della pineta, i Ceuti avevano edificato un modesto tempio e lo avevano dedicato al dio Pousum, adorandolo ed offrendogli sacrifici incruenti. Questi erano costituiti esclusivamente da immolazioni di capre e pecore, poiché essi avevano appreso che egli prediligeva le carni ovine. Ma era poi vero un fatto del genere? Oppure era la leggenda popolare a spingere i Ceuti a crederci?

Tralasciando tale argomento, cerchiamo di conoscere dell’altro sulla nuova divinità. Ebbene, dalle poche notizie che si avevano su di lui, si era portati a ritenere che Pousum fosse un dio misogino, per cui evitava nel modo più assoluto i rapporti sessuali sia con le dee che con le femmine dei Materiadi. Inoltre, fin da quando si era stabilito su Elmud, era corsa voce che il dio fosse scopofilo. Ciò voleva dire che egli traeva godimento sessuale unicamente dall’osservare i rapporti e gli atti erotici altrui, in particolare quelli che avvenivano tra due esseri umani. Perciò tra i Ceuti era invalsa la consuetudine che, quando una coppia si univa in matrimonio, gli sposi dovevano trascorrere la loro prima notte nel tempio del loro dio. Così, intanto che si accoppiavano ed emettevano i loro sospiri amorosi, essi venivano seguiti con gusto da lui, che ne traeva un grandissimo godimento.

In verità, il dio negativo Pousum non sempre era presente nel tempio a lui dedicato. Vi si recava di giorno, durante i sacrifici che si svolgevano ogni decade; oppure di notte, quando degli sposi novelli vi andavano a consumare il loro matrimonio nella notte delle nozze. Per il restante tempo, il dio preferiva restarsene nella sua dimora, la quale si trovava in una specie di rifugio inaccessibile. Si trattava di un antro appartato, il cui ingresso era tenuto ben nascosto dalle fragorose acque di una cascata in caduta libera nel laghetto sottostante. Dunque, non si poteva affermare che egli era un voyeur impenitente, poiché non trascorreva tutte le notti a spiare i rapporti sessuali che avvenivano tra coppie di coniugi per trarne il massimo piacere. La sua perversione, se così possiamo definire tale suo vizietto, lo portava a godere dei soli rapporti sessuali, nei quali avveniva la deflorazione della sposa da parte del suo partner. Invece egli non si mostrava particolarmente interessato a quelli d'amore, che si avevano tra i restanti esseri umani.

Il dio Iveon, dopo avere raccolto varie notizie utili sul dio degli imbrogli, alla fine ritenne opportuno catturarlo durante una sua pratica di scopofilia. In quella circostanza, egli si sarebbe fatto sorprendere più facilmente alla sprovvista e gli avrebbe anche opposto una resistenza più fragile. L’eccitazione del momento gli avrebbe perfino scombussolato la mente ed appannato i riflessi, ottundendogli ogni presa di coscienza in rapporto alla realtà circostante. A tale scopo, il dio dell'eroismo volle informarsi nel villaggio ceutino quando ci sarebbe stato il successivo matrimonio. Per fortuna le nuove nozze sarebbero state celebrate dopo appena tre giorni. Quindi, gli toccava attendere pochissimo tempo, se voleva approfittare di quella circostanza favorevole e portare a buon fine la cattura del dio degli imbrogli, senza troppe complicazioni.

Nel giorno delle nozze, dopo esserci stati i previsti festeggiamenti diurni dello sposalizio, i due sposi si recarono a trascorrere le ore notturne nel tempio consacrato alla loro divinità protettrice. Come avveniva ogni volta, vi si erano condotti con l’intenzione di consumarvi l'atto della loro sacra unione. Essa, poiché era stata celebrata dall’autorità religiosa locale, era da considerarsi rata. Tale autorità era impersonata dallo stregone del villaggio, il quale si autodefiniva l’eletto della divinità.

Così, già al denudamento dei corpi degli sposi, con cui essi si predisponevano al loro primo coito, il dio Pousum diede inizio alla sua eccitazione sessuale. La quale andò accrescendo, a mano a mano che l’abbordaggio dello sposo si faceva più ardito e voglioso di penetrare la compagna. Anche lei, in verità, non stava aspettando altro, per cui cercava di assumere la posizione più adatta ad un’agevole penetrazione da parte del membro virile del suo partner. Infatti, prima c’era da superare lo scoglio dell’imene da parte del maschio; ma egli sembrava incontrare qualche difficoltà nel forzarlo e nello slargarlo con il suo organo della copulazione, sebbene fosse già diventato turgido. Tale preliminare difficoltoso faceva accrescere, nel guardone dio negativo l’eccitazione sessuale e il conseguente godimento. Da esso egli si lasciava coinvolgere a tutto campo e con la massima voglia, proprio come se fosse lui stesso il compagno della sposa da sverginare. Alla fine, però, ci fu il bramato squarciamento del velo verginale della sofferente ragazza, accompagnato da un lieve sanguinamento. Ma dopo l'imprevisto inconveniente, l'atto sessuale poté essere effettuato in modo fluido e senza sosta, fino al raggiungimento dell’orgasmo da parte dei due consorti, che si ritrovarono trionfalmente appagati. In pari tempo, pure il dio Pousum si era eccitato in modo considerevole, fino a provare un intenso piacere orgasmico. Il quale in seguito si andò protraendo in lui in ritmiche ed estasianti contrazioni, che sembravano non volere più aver termine.

Il dio Iveon fece la sua irruzione improvvisa nel tempio, proprio mentre la divinità negativa si scioglieva nel piacere più assoluto e si disinteressava di ogni altra cosa a sé circostante. Agendo in quella maniera, egli poté avere ragione di lui senza difficoltà. Infatti, in un attimo, lo avvolse in un campo di forza imprigionante, la quale fu in grado di evitargli ogni possibilità di fuga, facendolo diventare alla fine suo prigioniero e suo succube. Una volta avviluppato dall’energia coercitiva del dio positivo, che lo privava di ogni libertà d’azione, il dio Pousum all’istante perse la voglia di continuare ad eccitarsi e a vivere i suoi momenti inebrianti. Trovandosi in balia del suo catturatore, era divenuto impotente a provare sensazioni adatte alla circostanza e a compiere quei divincolamenti che gli permettessero di sfuggirgli e di scappare.

Quando si rese conto della sua impossibilità di operare qualche manovra tendente a liberarsi da lui, poiché il suo rivale era una divinità maggiore, il dio Pousum desistette e si arrese. Poi si rivolse a colui che lo aveva fatto prigioniero, parlandogli in questo modo:

«Perché mi fai questo torto, dio positivo? Non mi pare di averti recato una tale offesa, da scatenare giustamente la tua collera. Inoltre, non mi reputo un dio a cui piace brutalizzare l’umana specie, fatto che voi combattete, essendo esso contrario ai vostri principi. Quindi, vuoi dirmi quale capo di accusa mi si imputa da parte tua, per aver deciso di assalirmi come hai fatto? Attendo che me lo spieghi, divinità positiva!»

«Pousum, ti ho catturato, senza avere alcuna intenzione di punirti. Invece l'ho fatto, unicamente perché servi al mio gerark Vaulk per un suo scopo personale, che conoscerai a tempo debito. Ma ti anticipo che dovrai portare a termine una missione per suo conto presso una divinità negativa di tua conoscenza. Dopo che l’avrai compiuta, all'istante sarai rimesso in libertà dal lui!»

«Allora credo di capire! Di sicuro si tratta del dio Katfur e della cattura da lui operata a danno di un vostro divo. Non ti nascondo che, non appena egli me ne ha parlato, gli ho dato torto per quella sua bravata da vigliacco! Adesso mi dici come ti chiami e che cosa dovrei fare per l'autorevole divinità positiva, se è lecito saperlo?»

«Pousum, per ora devi stare soltanto zitto e seguirmi senza ribellarti. In seguito, quando saremo presso il mio gerark, sarà lui a dirti ciò che dovrai fare per conto suo. Ci siamo intesi? Riguardo al mio nome, esso è Iveon, il quale dovrebbe già esserti noto. Adesso sei soddisfatto?»

«Il gerark Vaulk addirittura ha mandato l'eroe delle divinità positive ad eseguire la mia cattura! Quindi, devo considerarmi onorato, per essere stato fatto prigioniero da te, che sei temuto da tutte le divinità negative, naturalmente fatta eccezione di Buziur, che è il nostro imperatore! Stando così le cose, posso solo seguirti acquiescente su Zupes.»

«Visto che sei a conoscenza della mia fama, Pousum, ti conviene evitare di tentare in qualche maniera la fuga, siccome essa non ti potrebbe mai riuscire! Ti sono stato chiaro?»

Più tardi, il divino Iveon, dopo aver preso ogni precauzione possibile per non farselo scappare, ripartì alla volta del suo pianeta. Sfrecciando per lo spazio cosmico, si traeva dietro, come se fosse un pacco, il suo prezioso prigioniero, che era il dio negativo Pousum.


Ritornato sopra Zupes e raggiunta la fortezza del gerark, il divino Iveon approntò una cella di tipo energetico e vi rinchiuse dentro la divinità negativa da lui catturata. Dopo egli si sbrigò a condursi dal dio Vaulk per annunciargli il compimento della sua missione, la quale era stata condotta a termine senza grossi problemi. Logicamente, se il padre di Ukton si fosse trovato in sede in quel momento, il sovrintendente al kosmicon di turno lo avrebbe avvisato molto tempo prima che il dio dell'eroismo era già di ritorno da Elmud e stava per mettere piede sul loro pianeta. Inoltre, lo avrebbe messo al corrente che egli si portava dietro una divinità negativa, come suo prigioniero. Ma poiché era rientrato da poco, per essere stato impegnato ad effettuare una perlustrazione in loco, il gerark stava per apprendere dalla bocca dell’eroico dio i positivi risultati ottenuti dalla missione che gli aveva affidata.

Il nuovo incontro tra il dio Vaulk e il dio Iveon si ebbe ancora nell’appart del primo e si sarebbe svolto con altrettanta espansività da parte di entrambi. Il gerark fremeva per l'ansia di apprendere dall'eroe divino ogni particolare sulla sua missione. Perciò, dopo averlo invitato a mettersi a suo agio, egli cominciò a chiedergli:

«Allora, Iveon, è andato tutto liscio sul pianeta Elmud? Sono certo che non avrai avuto problemi a catturare Pousum, che è il dio degli imbrogli! Oppure ce ne sono stati, contro le nostre previsioni? Avanti, raccontami ogni cosa, in relazione alla sua avvenuta cattura!»

«Non ce ne sono stati affatto, Vaulk, come avevamo previsto! Anche perché ho sorpreso il dio negativo in un momento particolarmente delicato per lui. E tu sai molto bene a cosa mi riferisco! Quando sono andato a catturarlo, egli, pur essendo del tutto in trance, lo stesso ha tentato di sfuggirmi e defilarsi in tempo, ma senza risultato.»

«Vedo che sei stato bravissimo pure nel cogliere il momento adatto per intrappolarlo, senza permettergli di darsi alla fuga, mio caro Iveon! Adesso vuoi farmi sapere se questo dio negativo ha un caratteraccio o meno? Inoltre, possiamo aspettarci da lui la sua piena collaborazione? Oppure non ti sei ancora fatta una idea plausibile sul suo conto?»

«Secondo la mia impressione, Vaulk, abbiamo a che fare con un dio malleabile. Pensa che egli non aveva neppure condiviso la cattura del divo Ukton da parte del dio dell'infamia, per cui lo aveva criticato apertamente! Ciò è quanto egli stesso ha voluto farmi intendere, dopo che l'ho catturato nel tempio a lui dedicato!»

«Se Pousum non ti ha mentito, Iveon, possiamo attenderci la sua collaborazione senza difficoltà! Ora però conviene che tu conduca qui da me il dio negativo. Così cominceremo da subito a trattare con lui, senza alcuna perdita di tempo. Speriamo che egli accetti la mia offerta, in cambio del grande servigio che dovrà rendermi! La sua mediazione presso Katfur mi è preziosa, poiché essa potrà far liberare il mio Ukton!»

«Non preoccuparti, Vaulk, perché il dio degli imbrogli si piegherà spontaneamente a quanto esigeremo da lui. Altrimenti, ci penserò io a convincerlo a modo mio, ossia ricorrendo alle maniere forti! A quel punto, non avendo altra scelta, egli sarà costretto a piegarsi alla nostra volontà, quasi fosse un vero agnellino! Te lo garantisco!»

Quando il dio Pousum fu introdotto da Iveon nell’appart del gerark, all’interno di esso c’era già stata condotta anche Elesia. La quale era stata preparata in precedenza, circa l'atteggiamento da assumere all’arrivo del divino conoscente di suo padre. Come convenuto, al suo ingresso ella doveva mettersi nei panni di un’attrice convincente, recitando la parte della diva in preda al più grande sconforto, per cercare di persuadere così il dio negativo. Perciò, non appena egli apparve nell'appart, rivolgendosi a lui, Elesia, esternando molta pena sul proprio volto, si mise ad urlargli:

«Pousum, per favore, conducimi via di qui! Voglio ritornare dalla mia mamma e dal mio babbo, poiché non resisto a restare in questo luogo un attimo di più! Devi sapere che quell’antipatico di Iveon mi ci ha trascinata con la forza, dopo avermi catturata sul nostro pianeta! Che l’Abisso dell’Oblio se lo ingoi per sempre, anche contro la sua volontà! Se lo farai, dopo te ne sarò per sempre riconoscente!»

«Càlmati, per favore, diva capricciosa!» la riprese per finta il dio Vaulk «Abbiamo invitato qui Pousum per trattare appunto la tua liberazione. Sappi che pure tuo padre sta arrecando molto dispiacere al mio povero Ukton! Ammesso che egli sia comprensivo con lui, come lo sono io con te! Ma la sua infamia potrebbe averlo indotto ad infliggergli delle sofferenze crudelissime, cosa che non faccio io nei tuoi confronti!»

«Il tuo non è stato un invito, Vaulk!» ci tenne a puntualizzare il dio negativo «Non puoi negare che mi hai fatto prelevare e portare su Zupes con la forza. Perciò non puoi dire che ci sono venuto di mia spontanea volontà. A ogni modo, visto che mi trovo in questo posto, anche se prigioniero, sento il dovere di fare qualcosa pure per la diva negativa!»

«Tanto non cambia niente, Pousum, se consideri che tra poco potrai riacquistare totalmente la tua libertà; inoltre, farai del bene alla qui presente Elesia, la quale rimpiange i suoi genitori! Come immagini, tutto dipende dalla tua ragionevolezza!»

«Come dovrei contraccambiarti la mia libertà, Vaulk, se mi è dato di apprenderlo? Ho sempre saputo che nessuno regala niente senza un proprio tornaconto. In cambio di un favore, si richiede sempre qualcosa, anche se si tratta di poco! Ne sono coscienti pure gli umani e le bestie, che sono esseri inferiori a noi divinità! Ad esempio, il cane è cosciente che, se il padrone gli dà degli ossi, egli pretende poi che esso gli guardi la casa. Allora mi dici a quali condizioni è soggetta la libertà che mi è stata defraudata senza un motivo?»

«Hai ragione, Pousum, a parlare così. Ma il favore che dovrai rendermi è molto piccolo, se paragonato alla tua liberazione! In pari tempo, inoltre, lo farai sia a me che alla tua vecchia conoscenza, che è Katfur. Tu dovrai proporti quale intermediario fra me e lui, avviando la trattativa dello scambio dei nostri due figli, ossia di Ukton e di Elesia. Oltre che chiederglielo a nome mio, dovrai pure adoperarti per convincere il dio dell'infamia ad accettarlo! Ecco il favore che ti chiedo, dio negativo, in cambio della tua libertà!»

A quel punto, continuando a fingere di essere oltremodo sconvolta, la diva Elesia, mostrando gli occhi pieni di lacrime, intervenne a dire al dio degli imbrogli:

«Te ne prego, Pousum, vai e convinci mio padre ad accogliere favorevolmente lo scambio che il dio Vaulk gli propone. Da parte mia, riferiscigli che, se non ha mai mostrato interesse per i miei problemi dell’infanzia e dell’adolescenza, almeno dimostri adesso di volermi bene e di tenerci alla mia felicità! Anzi, se vuoi fare una cosa buona, parlane anche con la mamma, invitandola a convincere il duro suo consorte!»

«Lasciami prima trovare un accordo con le due divinità positive qui presenti, graziosa Elesia.» cercò di tranquillizzarla il dio Pousum «Ti prometto che dopo farò il possibile, perché anche tu recuperi la libertà e te ne ritorni dai tuoi genitori, i quali ti amano tantissimo! Nel frattempo, però, ti chiedo di stare calma e di avere molta pazienza!»

Rassicurata la diva che egli avrebbe tentato ogni mezzo per favorirle il ritorno tra i suoi genitori, il dio negativo volle saggiare ancora meglio la situazione. Egli intendeva rendersi conto in che modo reagire ai suoi interlocutori, ad evitare di mettere a rischio la propria liberà con qualche sua reazione avventata. Allora disse al gerark:

«Come sai benissimo, egregio Vaulk, una volta fuori del vostro impero, potrei ripensarci e rifiutarmi di tener fede ai patti intercorsi tra noi due. Così dopo me ne andrei per i fatti miei senza mantenere la mia parola! Non mi dire che non hai messo in conto questa eventualità, la quale potrebbe anche verificarsi, se io lo decidessi!»

«Certo che avresti la possibilità di farlo, Pousum. Del resto, non era possibile che non lo avessi pensato! Nel qual caso, ci andrebbero di mezzo Elesia e mio figlio Ukton. Faresti aumentare ulteriormente la disperazione dei due divi, i quali non hanno alcuna colpa in questa vicenda che li sta mettendo a dura prova! Ne saresti poi contento?»

«Invece, Pousum,» volle fargli presente il dio Iveon, intervenendo nella discussione «comportandoti come hai ipotizzato, ti garantisco che andresti contro i tuoi interessi. Tienilo bene a mente! Sono certo che tu sai a cosa mi sono voluto riferire! Per questo, dopo aver dato la tua parola al mio gerark, ti converrà filare diritto anche fuori del nostro impero, mantenendola nel modo migliore!»

«Perché credi a ciò, Iveon? Che cosa te lo fa pensare? A mio avviso, ti sbagli! Una volta uscito dall'Impero del Tetraedro, mi sentirei proprio come un uccellino fuori di gabbia. Per cui nessuna divinità positiva potrebbe più farmi niente, ignorando essa dove ripescarmi! Oppure la pensi diversamente da me? Vorrei saperlo.»

«Hai dimenticato, malaccorto Pousum, l’ottima posizione che ti sei fatta sopra il pianeta Elmud? Ebbene, dubito che tu sia disposto a privartene dall’oggi al domani, dopo aver impiegato tanto tempo per riuscire a fartela! Mi pare che essa ti soddisfi abbastanza, per voler rinunciarci volentieri e per sempre. Dunque, se tu cercassi di imbrogliarci, in qualità di dio degli imbrogli, dovresti poi dire addio al godimento che ricavi sul tuo pianeta, ogni volta che su di esso viene celebrato un matrimonio dallo stregone. Infatti, è lì che verrei a cercarti e a darti una caccia spietata, rovinandoti l’esistenza per l’eternità! Allora, ritieni ancora che io sia in errore a pensarla come sai? Oppure in questo momento ti stai ricredendo su quanto hai affermato?»

«Iveon, se hai inteso riferirti ai miei rapporti con il popolo dei Ceuti, ti dichiaro che mi hai senz'altro convinto. Perciò collaborerò senza meno con il tuo gerark. Ma se, putacaso, Katfur si mostrasse contrario allo scambio dei divi, ugualmente verrei incolpato del mio insuccesso? Spero proprio che il tuo gerark, per senso di giustizia, non la pensi in questo modo! Altrimenti sarei costretto a non recarvi neppure la sua risposta!»

«In questo caso, no, Pousum!» gli assicurò il dio Vaulk, intervenendo nella conversazione «Ma dubito molto che ciò possa avverarsi. Non esiste un padre così perfido, da opporsi alla liberazione della propria figliola dalla sua prigionia! Te lo garantisco! Perciò egli accetterà lo scambio, senza pensarci neppure una sola volta.»

«Secondo la regola, Vaulk, nessun genitore dovrebbe essere spinto a tanto! Comunque, non lo dico per scoraggiare te e la diva Elesia; ma il dio dell'infamia, per come lo conosco io, potrebbe fare questo ed altro di peggio, infischiandosi del tutto della figlia! Tienilo bene a mente, mio fiducioso gerark, se non desideri illuderti!»

«Se malauguratamente egli dovesse rifiutarsi di concedere lo scambio, Pousum, allora gli farai pervenire la mia seguente minaccia. A costo di scatenare una guerra totale tra i nostri due imperi, andrò a riprendermi mio figlio con la forza e gliela farò pagare salatamente! Inoltre, la serenità per tutti voi divinità negative cesserebbe di esserci in Kosmos. Vi scoveremmo in ogni suo angolo e vi ributteremmo nel Regno delle Tenebre! Dio degli imbrogli, gli annuncerai queste mie asserzioni minatorie, se egli osasse essere sconsiderato nella sua decisione! Nel caso di un suo netto rifiuto, ti suggerisco di mettere al corrente pure il suo kapius della prigionia di mio figlio. Così egli, sempre che non manchi anche a lui la ragionevolezza, saprà come gestire la situazione e quali provvedimenti adottare verso la divinità sua subalterna. Anzi, non potrà che intimarle il suo immediato rilascio! Te lo assicuro senza dubbio!»


Quando si fu ritrovato non più represso ed oppresso dalle forze attanaglianti del dio Iveon, il dio Pousum intraprese in piena libertà il suo viaggio verso il pianeta Luot, il quale orbitava intorno alla stella Keup, nella galassia di Sariop. Allora, visto che sulla medesima traiettoria si trovava anche il suo pianeta Elmud, egli volle farvi una breve sosta, allo scopo di appagare le solite sue insopprimibili esigenze, quelle che già abbiamo avuto modo di conoscere. In quel periodo, essendosi nella stagione primaverile, i matrimoni abbondavano e se ne celebravano quasi uno al giorno. Egli, comunque, non poteva trascorrere l’intera mite stagione sul suo pianeta, essendogli stato affidato un incarico di primaria importanza. Anzi, dal suo esito poteva dipendere lo stesso destino di tutte le divinità negative, che erano presenti nella realtà di Kosmos.

Così, dopo una decina di giorni trascorsi a soddisfare la sua perversione sessuale, che oggi viene indicata come voyeurismo, il dio Pousum a malincuore ripartì dal suo pianeta. Egli era costretto a raggiungere lo sclerotico dio Katfur, che adesso veniva ospitato con l'intera sua famiglia dall’amico Seurd. Costui era il nipote in linea retta di Brust, il dio della distruzione, il quale in tale circoscrizione ricopriva la carica di kapius. Fu assai breve la traversata che lo condusse sopra il pianeta Luot, dove raggiunse la dimora del dio dello sdegno. Una volta in sua presenza, il dio Pousum si fece accompagnare sollecitamente nel luogo dove si trovava il genitore di Elesia. Egli aveva fretta tanto di incontrarlo quanto di congedarsi da lui, per ritornarsene subito dopo sul pianeta Zupes. Quando poi se lo trovò di fronte, il dio Pousum si affrettò a dirgli:

«Lo sapevi, Katfur, che Elesia è stata catturata dalle divinità positive e in questo istante ella si trova prigioniera nella fortezza del gerark Vaulk? Esse avevano catturato pure me; ma dopo sono stato rilasciato. Ovviamente, non senza una ragione, che tra breve ti farò conoscere, essendo io qui proprio per questo!»

«No, non ero al corrente della cattura di mia figlia, Pousum. Mi chiedo come sia potuto succedere ciò, se ella si era già trasferita su Luot con la madre! Non so spiegarmelo in alcun modo!»

«Neanche io te lo so dire, Katfur. Posso soltanto affermarti che Elesia, mentre parliamo, è prigioniera delle divinità positive. Adesso dimmi: Non sei nemmeno al corrente che il divo da te tenuto prigioniero presso la dimora del tuo amico è il figlio del gerark Vaulk? Oppure almeno di ciò sei già venuto a conoscenza? È così forse?»

«Come facevo a saperlo, dio degli imbrogli, se il divo non mi ha mai rivelato chi sono i suoi genitori? Comunque, per il divo positivo ugualmente le cose non sarebbero andate in maniera diversa, se me lo avesse dichiarato subito! Tienilo a mente!»

«Neppure adesso che tua figlia è prigioniera del padre, possono cambiare le cose per lui, Katfur? Non ti salta in mente di scambiare tua figlia Elesia con il divo positivo Ukton? Per come la penso io, sarebbe tuo dovere di padre accondiscendere allo scambio! Allora sei d'accordo con me, oppure mi sono sbagliato sul tuo conto?»

«Non ci penso affatto, Pousum, a scambiare il divo positivo con mia figlia! Preferisco trattenere il figlio di Vaulk e non rimandarlo dal padre. Così potrò torturarlo ogni volta che ne avrò voglia. Invece a mia figlia Elesia non sarà torto un solo capello dalle divinità positive. Altrimenti, andrebbero contro i loro principi morali. Perciò rifiuto risolutamente lo scambio che mi viene proposto da Vaulk!»

«Il tuo non mi pare un ragionamento logico, dio dell'infamia! Quale padre assennato non preferirebbe tenersi vicina la figlia, anziché pensarla lontano da sé, priva di ogni libertà? Quando l'ho vista, la poveretta era molto demoralizzata. Ella mi ha perfino supplicato di adoperarmi per toglierla al più presto possibile dalla sua scabrosa esistenza. Elesia desidera assolutamente ritornare dai suoi amati genitori!»

«Come mai le divinità positive, dopo averti catturato, ti hanno lasciato libero di venire da me? Se non erro, avevi già accennato a qualcosa in merito. Me ne parli adesso?»

«Infatti, Katfur! Devi sapere che la mia cattura da parte loro ha avuto un unico scopo, cioè quello di invitarmi a fare da intermediario tra loro e te per condurre la trattativa dello scambio dei due divi. Ci trovi forse qualcosa di strano in questo loro logico comportamento? Io non lo penso per niente, se ci tieni a conoscere la mia idea in proposito!»

«Allora, Pousum, ti dico che le divinità positive hanno fatto un bel buco nell’acqua, se hanno creduto che potessi accettare lo scambio. Invece io non sono disposto a concederglielo, anche se c’è di mezzo mia figlia! Mi sono spiegato per bene, dio degli imbrogli? Dunque, puoi anche ritornare da loro e riferirglielo, senza perdere altro tempo!»

In quel preciso momento, si presentò anche il dio Seurd nell’ambiente domestico, che aveva assegnato all'amico Katfur per abitarci con la consorte e la figlia. Il dio ospitante, avendo ascoltato le ultime parole dell’amico intimo, si era alquanto incuriosito. Per la qual cosa, desiderando saperne di più, si affrettò a domandargli:

«Potrei sapere anch’io di quale scambio si sta qui parlando, Katfur? Oppure mi è categoricamente vietato venirne a conoscenza? Comunque, non lo credo possibile, essendo io un tuo caro amico!»

«Seurd, si tratta dello scambio del divo positivo Ukton con mia figlia. Sono venuto a sapere un attimo fa che Elesia si trova prigioniera nelle mani del gerark Vaulk. Egli ha inviato Pousum per propormi lo scambio, che adesso hai appreso anche tu. Ma io non sono disposto a concederlo a nessun costo!»

«Perché ti rifiuti di fare lo scambio, mio caro Katfur? Al posto tuo, io lo accetterei di corsa, se ci tieni a conoscere la mia opinione in merito! Elesia non significa forse niente per te? Ella non è forse tua figlia, per non desiderare di averla in famiglia presso di te?»

«Certo che Elesia è mia figlia, Seurd! Ma ella, allo stesso modo della madre, non ha mai rappresentato niente di niente per me. Quindi, perché la mia unigenita dovrebbe cominciare proprio da oggi ad avere un valore per me? Visto che non lo considero giusto, sarei uno sciocco ad acconsentire allo scambio che mi viene proposto da uno dei quattro gerark! Ecco come la penso in questa faccenda!»

«Se per te sta bene così, Katfur, allora non ho nulla da ridire a tale riguardo, se lo vuoi sapere. Perciò considera le mie precedenti parole come mai dette; anzi, dimenticale del tutto! Dal momento che Elesia è figlia tua e non mia, giustamente ogni decisione sullo scambio spetta a te soltanto e a nessun altro!»

«Invece io non mi astengo dal criticare parecchio il suo atteggiamento anormale, Seurd!» obiettò il dio degli imbrogli «Il padre del divo Ukton è il gerark Vaulk, il dio del coraggio. Egli non è il tipo che se ne starà con le mani in mano, sapendo che il proprio figliolo è vostro prigioniero. Presto, vedrete, reagirà in qualche modo che non sarà per nulla piacevole per voi! Ve lo garantisco! Egli ha perfino chiesto la collaborazione di Iveon, il dio dell'eroismo, il quale ha iniziato ad occuparsene di persona molto seriamente.»

«Davvero, Katfur, potrebbe succederci qualcosa del genere?» sconcertato, il dio Seurd si affrettò a chiedere all’amico conferma di quanto dichiarato da Pousum «Neppure ciò ti preoccupa? Non avrei mai pensato che il divo positivo fosse addirittura il figlio di un gerark dell'Impero del Tetraedro! Allora qui le cose cominciano a scottare!»

«Sembra proprio di sì, Seurd! Comunque, anche se il divo ha un genitore così autorevole ed è stato coinvolto Iveon nella vicenda, ugualmente non mi smuovo di un centimetro e rimango sulle mie posizioni iniziali! Succeda pure il cataclisma in Kosmos, poiché non gliela darò mai per vinta al presuntuoso Vaulk. Te lo prometto!»

«Katfur,» gli fece presente il dio Pousum «così si rischia di accendere un conflitto intergalattico tra i due schieramenti divini. E non credo che noi avremmo la meglio sulle divinità positive! Devo ancora farti presente che, nelle previsioni di un tuo rifiuto, il gerark di Zupes ti ha mosso delle esplicite minacce. Ossia, egli te l'avrebbe fatta pagare caramente, anche a costo di scatenare un conflitto cosmico! Inoltre, ha aggiunto che essi avrebbero scovato ovunque in Kosmos tutte noi divinità negative, a cominciare da te, e ci avrebbero ricacciate nel Regno delle Tenebre!»

«Tu lascialo minacciare invano, Pousum. Le sue sono soltanto chiacchiere. Non conosci quel proverbio umano, il quale dice: "Can che abbaia non morde"? Ebbene, esso calza proprio a pennello al fanfarone genitore di Ukton! Te lo posso assicurare!»

«Al posto tuo, Katfur, non ne sarei tanto certo, poiché ho trovato il gerark Vaulk assai determinato e pronto a tutto. E chi non lo sarebbe nella sua condizione? Anzi, prevedo il peggio per tutti noi! Perciò, come egli stesso mi ha esortato in caso di un fallimento presso di te, dovrò andare a far presente la questione al nostro kapius Brust. Così sarà lui a decidere quale soluzione dovrà essere presa sulla vicenda del figlio.»

«Non puoi disturbare mio nonno per una sciocchezza simile, dio degli imbrogli!» lo riprese il dio Seurd «E poi sono sicuro che egli la penserà esattamente come il mio amico Katfur! Sappilo! Perciò il tuo nuovo viaggio sarà senz'altro inutile, considerato che non ricaverai niente da esso; anzi, sprecherai solo il tuo tempo!»

«Lo ritieni una sciocchezza il fatto che qui tra poco potrebbe esplodere l’intero Kosmos, insieme a tutti noi che ci siamo dentro? Seurd, a mio avviso, qui la situazione comincia a farsi incandescente di brutto, se voi due la pensate così. Perciò è mio dovere metterne al corrente l’autorevole tuo nonno, prima che sia troppo tardi! Comunque, ci vado anche per me stesso, che non voglio danneggiare la mia esistenza!»

«Fai ciò che credi opportuno, Pousum.» se ne infischiò il dio Katfur, manifestando molta tracotanza «Tanto la cosa non mi tocca minimamente! Questa è la mia immodificabile decisione e tale rimarrà in ogni caso! Ti faccio presente che nessuno potrà mai costringermi a fare il contrario di quanto ho stabilito di fare. Parola mia!»

«Non ti capisco, amico mio!» si mostrò alquanto sorpreso il nipote del kapius Brust «Vorresti dire che, se mio nonno ti dovesse ordinare di liberare il divo positivo, tu non gli ubbidiresti: nevvero? Dimmi che ho interpretato male le tue parole, le quali palesano dell'insubordinazione! Voglio saperlo, se non ti dispiace, amico mio!»

«Certo che ottempererei ai suoi ordini, Seurd! Ma sono convinto che il dio della distruzione, come anche tu ci hai fatto presente, sarà dello stesso mio avviso. Lo conosco abbastanza bene! Prima, quando mi sono espresso nel modo che sai, mi riferivo esclusivamente alle divinità positive, quelle che odio in modo mortale.»

Nel prevedere quale sarebbe stata l’opinione del dio Brust nella fattispecie, Katfur si era dimostrato molto lungimirante. Infatti, dopo che il dio Pousum si fu condotto da lui e gli ebbe riferito ciò che sarebbe successo a breve termine, a causa della cattura del divo Ukton, il kapius di Krop non batté ciglio. Allo stesso modo, egli reagì, quando il dio degli imbrogli gli prospettò l’apocalittico scenario, nel quale presto Kosmos si sarebbe potuto trasformare. Anzi, si può affermare che dentro di sé il dio Brust ne fu perfino contentissimo, per cui sperò che un tale scenario bellico si avesse quanto prima. Infatti, riferendosi a simile prospettiva che bramava da tempo come una vera cuccagna, egli non trovò difficoltà a rispondere al dio negativo, il quale faceva da intermediario:

«Almeno così, Pousum, le divinità negative avranno modo di sgranchirsi un poco, dopo il loro lungo torpore che dura da una eternità! Da parte mia, finalmente potrò soddisfare l’innata ingordigia di demolizione e di sfascio. Essa mi offrirà l’occasione di essere me stesso, cioè il dio della distruzione nel vero senso della parola, mentre si dà a demolire e a distruggere una quantità enorme di astri!»

Appreso come stavano effettivamente le cose, il dio Pousum cominciò a piangersi la serenità e il piacere, di cui da tempo si beava sul pianeta Elmud. Ai quali, come prevedeva, presto e suo malgrado, avrebbe dovuto rinunciare per sempre! Così, dimesso e deluso del fatto che non era riuscito a concludere un bel niente a favore del divo Ukton, il dio degli imbrogli fece ritorno sul pianeta Zupes, dove si affrettò a rendere edotto il gerark del suo completo fallimento.

Egli gli raccontò i fatti come si erano realmente svolti, mostrando il proprio rincrescimento di non essere riuscito a combinare niente di buono per i due sventurati divi. Soprattutto gli espresse il proprio dispiacere di aver trovato il kapius Brust ancora più folle e scellerato del nevrotico Katfur. Il cui atteggiamento, che non era riuscito a comprendere in nessuna maniera, lo aveva deluso moltissimo.

Preso atto di come si erano messe le cose, il gerark Vaulk stimò della massima urgenza un nuovo incontro con i suoi fratelli. Egli aveva bisogno di analizzare insieme con loro la questione del suo Ukton e decidere contestualmente ciò che andava fatto per liberarlo con la massima urgenza. Comunque, non gli andava nel modo più assoluto che essi continuassero a prendersela con comodo, senza muoversi a pietà del loro nipote e dei suoi disperati genitori.