226°-DUELLO TRA IL PRINCIPE GODIAN E IL FRATELLO VERRICIO

Una sera il nobile Adrino, amico del principe Verricio e nipote del Sommo dei Sacerdoti, dopo essere rincasato, aveva inviato un suo domestico a chiamare con urgenza il suo fedelissimo braccio destro nel suo alloggio. Egli intendeva averlo presso di sé al più presto, siccome aveva da riferirgli qualcosa che gli stava molto a cuore. Quando il suo uomo di fiducia gli si era presentato con la premura da lui pretesa, mostrandosi soddisfatto, il nobile era stato piuttosto felice di annunciargli:

«Finalmente, Sigrid, sono riuscito a sapere dove si trova la nostra colombella al momento attuale. Ella è stata affidata al medico Ipione, una persona che, come sai, non ci è affatto simpatica. Con lui abbiamo ancora dei conti in sospeso, dopo la perdita di uomini che ci ha procurato la rappresaglia che noi abbiamo fatto effettuare nella sua casa. Anche se allora gli è andata bene, quando meno se l'aspetterà, gli faremo fare la fine del genero Ilso! Adesso, però, voglio avere da te qualche suggerimento, circa la cattura della mia appetibile preda, la quale fino ad oggi è sempre riuscita a sfuggirci e a cavarsela senza avere problemi.»

«Mio nobile padrone, lo sai anche tu che, se non fossimo stati scalognati, la ragazza sarebbe già nelle tue mani da un bel pezzo. Quella sera il piano fu architettato da me a puntino. Solo che non ci sarebbe voluto l'incontro degli uomini da noi prezzolati con la milizia reale. Per fortuna, da parte nostra non si corse alcun rischio, poiché avevamo preso le debite precauzioni! Ora, riflettendoci bene, vedo che le cose si sono complicate parecchio. Fare irruzione nel palazzo di Ipione non sarà tanto facile, quanto lo è stato nell'entrare nella casupola della ragazza! Per i nostri uomini, accedere all'abitazione del medico di corte risulterà un grosso problema. Essa, da quando ha subito l'ultimo attacco dei nostri sgherri, avrà sempre il portone di ingresso sprangato a dovere! Né sarà facile sfondarlo! Perciò per noi da oggi le cose andranno tutte storte!»

«Hai proprio ragione, mio fedele Sigrid! L'impresa risulterà più ardua, quando essa verrà ritentata dagli uomini che prezzoleremo!»

«Non bastando ciò, nobile Adrino,» aveva aggiunto il suo uomo «nell'interno ci sarà ad attenderli l'indiavolato spasimante della ragazza, poiché Ipione senz'altro lo avrà assunto al suo servizio. Dovresti vederlo, mio illustre padrone: egli diventa una vera furia sbrigliata, quando si dà a maneggiare la sua spada! Ti confesso che non ho mai visto nessuno combattere con il suo ardimento! Sono convinto che in Actina non può esserci chi possa batterlo, almeno se ci riferiamo alla gente comune e a quelli che possiamo considerare suoi pari! Perciò egli per noi continuerà a rappresentare un problema non di poco conto!»

Poi Adrino, scherzando, aveva fatto la seguente considerazione:

«Se è come dici, Sigrid, bisognerebbe farlo affrontare dal mio amico, il principe Verricio. Così non ci ritroveremmo più tra i piedi lo scatenato difensore della ragazza, il quale ci viene sempre a rompere le uova nel paniere! Sono convinto che il mio amico lo sistemerebbe bene per le feste, in quattro e quattr'otto, senza dargli alcuna possibilità di salvarsi! Il guaio è che non è sua abitudine abbassarsi a duelli del genere. Anche se, a mio modesto parere, gli si potrebbe prospettare lo scontro in modo assai diverso, pur di spingerlo ad accettarlo senza problemi!»

«Vuoi dirmi in che maniera, mio nobile Adrino? Non hai detto che il tuo amico principe non accetterà mai lo scontro materiale con il fidanzato della ragazza, avendo una propria reputazione da difendere? Ma poi egli sarebbe in grado di sbarazzarsi senza difficoltà del nostro uomo guastafeste? Se devo esserti sincero, avrei i miei forti dubbi circa la sua sicura vittoria sul fidanzato della ragazza, che brami di possedere!»

«Stai scherzando, Sigrid? Se non lo sai, egli è la seconda lama di Actina, dopo il fratello Godian, il quale detiene il primato della scherma! Entrambi hanno avuto come maestro il padre Nortano, che per tantissimi anni è stato lui ad avere in detenzione tale primato, dopo averlo tolto all'antipatico medico Ipione. Riguardo poi alla mia precedente ipotesi, che ti ho soltanto ventilata, ti conviene ascoltare con attenzione ciò che avrei pensato in merito ad essa! Al riguardo, sono persuaso che dopo riscuoterò sicuramente pure i tuoi apprezzamenti!»

Prima che il nipote del Sommo dei Sacerdoti iniziasse a spiegare ogni cosa al suo uomo fidato, era giunto un suo domestico ad annunciargli la visita del principe Verricio. Allora Adrino si era astenuto dal mettere al corrente il suo Sigrid di quanto aveva in mente di fare, per un semplice motivo. Avendo intenzione di esporlo al diretto interessato, anche il suo guardaspalle ne avrebbe appreso i dettagli. Un fatto del genere sarebbe avvenuto, quando li avrebbe esposti all'amico, visto che una simile circostanza era prevista a momenti. Così, dopo che i due amici si erano incontrati e salutati con affetto e stima, era stato il secondogenito del re Nortano a parlargli per primo, dicendo:

«Adrino caro, puoi raccontarmi cosa ti è capitato di bello, dopo il nostro ultimo incontro, che c'è stato una ventina di giorni fa? Non ti nascondo che, da allora, ho sentito moltissimo la tua mancanza! Invece da parte mia posso soltanto riferirti pochi fatti, che in verità non vorrei assolutamente ricordare. Il motivo? Essi mi hanno messo ancora di più in cattiva luce agli occhi dei miei genitori!»

«Anch'io, amico mio Verricio, non ho un granché di bello da narrarti, siccome ciò che avevo in mente di attuare mi è andato disastrosamente storto! Ma se ci fossi riuscito, come mi aspettavo, in quel caso di sicuro avrei avuto da comunicarti delle cose deliziose e oltremodo gratificanti per me! Comunque, pazienza, se non ho potuto realizzarle!»

«Mi dici, Adrino, cosa avevi in mente di attuare e perché mai l'affare poi ti è sfumato? Non dimenticare che, come lo hai sempre saputo, puoi sempre contare sul mio incondizionato appoggio, tutte le volte che esso ti necessita. Perciò se ti abbisognasse ancora il mio aiuto, sul serio non esiterei ad offrirtelo. Allora comincia a parlamene!»

«Sono al corrente, Verricio, che la tua disponibilità verso di me è stata sempre totale e continua ad esserlo! Solo che non ho potuto e non posso ricorrere ad essa, poiché nel mio caso specifico non mi è stato possibile chiedere il tuo soccorso, come non lo posso fare tuttora! Trattandosi di una questione davvero di basso livello, mai oserei ricorrere a te per farmela risolvere. Come non l’ho fatto prima, neppure intendo farlo adesso, prevedendo che sarà inutile cercare di coinvolgerti in cose che giammai accetteresti! Per questo motivo, mio caro amico, mettiamoci una pietra sopra e non ne parliamo più!»

«Vuoi spiegarti meglio, Adrino? Per quale ragione mi è vietato aiutarti? Non mi dire che stai tramando contro i miei familiari, poiché soltanto in quel caso non potrei darti il mio sostegno! Naturalmente, sto scherzando, trattandosi di una semplice battuta! Adesso, però, se ti va di farlo, puoi tranquillamente parlarmi del problema che ti assilla.»

Allora Adrino si era messo a narrargli tutti i suoi infruttuosi tentativi di rapire la bella Flesia, essendo intervenuto ogni volta a frustrarglieli uno sconosciuto ribaldo, il quale adesso era diventato il suo fidanzato. Egli, dimostrandosi nel maneggio della spada un vero diavolo, in continuazione aveva mandato a monte i numerosi suoi piani. Dopo aver terminato il suo racconto, il nobile Adrino aveva concluso:

«Come puoi renderti conto, mio caro Verricio, tu non puoi aiutarmi in nessun modo. Pur sapendo che riusciresti a battere quel furfante con facilità, è impensabile che tu lo possa affrontare ed eliminare, senza rimetterci la reputazione. Perciò, anche se volessi fare un favore al tuo migliore amico, in questa circostanza nel modo più assoluto non ti sarebbe possibile prestarti ad esso nelle tue vesti di principe!»

«Hai proprio ragione, Adrino, a pensarla in questa maniera. Ma ti confesso che in me si fa avvertire irrinunciabile il desiderio di dare una bella lezione a quella cagnetta, ammazzandole il caro fidanzato! Specialmente, se ripenso alla figuraccia che mi ha fatto fare a corte, davanti a mia madre e alle sue ancelle! In quegli istanti, mi sono sentito un vero verme schifoso, di fronte a tanti sguardi che stavano lì a colpevolizzarmi! In un secondo momento, mi sono dovuto anche sorbire una bella paternale da parte di mio padre!»

«Verricio, a parer mio, si potrebbe sempre trovare il modo di ottenere quanto agogniamo entrambi, senza doverti rovinare per forza la reputazione! Studiando meglio la cosa, forse ci sarebbe la soluzione! Così tu avresti la tua sospirata vendetta ed io finalmente potrei spassarmela con lei a mio piacere! Sei d'accordo con me? Oppure ugualmente continui a non sentirtela di provarci?»

«Non ne sono affatto convinto, Adrino. Cimentandomi con lui in prima persona, sarei obbligato a diffamare la mia reputazione. Un gran numero di persone assisterebbe senz'altro al mio scontro con quel tipaccio da strada. Ci mancherebbe che mio padre venisse a sapere sul mio conto anche un fatto del genere! Egli è già contro di me, a causa delle altre mie non poche porcate, come le definisce lui!»

«Questo sarebbe senz’altro vero, amico mio Verricio, solo se tu agissi allo scoperto nel batterti con il fidanzato della ragazza. Invece potresti affrontarlo e farlo fuori in incognito! Cioè, dovresti camuffarti in un suo pari, prima di attaccare briga con lui. Così nessuno potrebbe riconoscerti e propalare la notizia in città del tuo scontro con lui! Non ti pare?»

«In un certo senso, Adrino, hai proprio ragione. Dopo essermi travestito a dovere, non una persona riuscirebbe a ravvisare in me il principe che sono. Per cui potrei scontrarmi con il bellimbusto della superbetta Flesia, senza dare per niente nell'occhio. Ebbene, sai cosa ti dico, amico mio? Che mi divertirei pure ad umiliarlo, come mi detterebbe la testa, prima di assestargli il micidiale colpo al cuore! Ne sono certissimo!»

«Dunque, Verricio, da quanto ho potuto capire, sei disposto a darmi la mano che mi necessita, adesso che abbiamo trovato il modo di non farti esporre nella vicenda, pur prendendovi parte attiva! Allora posso considerarlo affare fatto, mio generoso amico? Oppure ho frainteso il senso delle tue parole? Ti invito a chiarirti meglio, per favore!»

«Mi hai compreso benissimo, Adrino! Perciò ti dico di sì, visto che è stato escogitato l’espediente affatto compromettente per me. Ti comunico espressamente che puoi considerare la mia risposta affermativa al cento per cento. La tua richiesta viene senza meno accolta da me!»

Dopo che il principe Verricio aveva manifestato l'intenzione di farsi implicare nell'illecita azione dell'amico, servendosi anche dei suggerimenti preziosi di Sigrid, i due amici si erano dati a mettere a punto un piano adeguato. Esso doveva prevedere, dettagliatamente, tutte le loro azioni che ci sarebbero dovute essere in quella vicenda. Alla fine avevano convenuto che il principe, dopo essersi truccato da autentico cialtrone, ricorrendo al mascheramento delle proprie sembianze, sarebbe dovuto andare insieme con Sigrid nei pressi del palazzo del medico Ipione. In quel luogo poi, previo appostamento, avrebbero atteso che ne fosse uscito il fidanzato di Flesia. Così, una volta che si fosse verificato l’auspicato evento, essi avrebbero dovuto seguirlo. Quando infine si fossero presentati il posto adatto e l'occasione buona, con un pretesto qualsiasi, Sigrid lo avrebbe spinto ad ingaggiare un duello con il principe. Il quale, in quella occasione, avrebbe dovuto figurare un comune scagnozzo muto alle sue dipendenze.


Il mattino seguente, Sigrid e il principe Verricio, dopo che quest'ultimo era stato travesti a modo in casa dell'amico, si erano avviati verso il palazzo dell'insigne medico. Pervenuti nelle sue adiacenze, si erano appartati in un luogo, che era poco in vista. Di lì avevano atteso al varco il loro uomo. Anche Sigrid era ricorso al camuffamento del proprio viso per non farsi riconoscere dal nobile Ipione, se per caso si fosse trovato pure lui presente. Infatti, mentre muovevano la loro azione punitiva contro il suo protetto, egli non doveva essere riconosciuto da nessuno. Ma soltanto nella tarda mattinata, Godian ed Ipione erano stati visti uscire dal palazzo insieme. In groppa ai loro cavalli, essi avevano intrapreso la via che conduceva al centro di Actina. Allora, senza perdere tempo, il principe Verricio e Sigrid si erano gettati al loro inseguimento, tentando di raggiungerli ad ogni costo. Il loro raggiungimento c’era stato, quando essi non avevano neppure fatto la metà della strada, che stavano percorrendo in quel momento. A quel punto, dopo averli tallonati per una decina di metri, Sigrid aveva incominciato a gridare offensivamente ad entrambi:

«Vi togliete di mezzo e ci fate passare, bifolchi della malora?! Oppure desiderate che vi costringiamo noi a farlo, travolgendovi con i modi che meritate? Badate che non siamo tipi con cui si può scherzare! Sarebbe sufficiente una sola vostra parola fuori posto a farvi ritrovare in un mare di guai, i quali sarebbero pure molto seri! Perciò, luridi pidocchiosi, fateci subito largo, se non volete pentirvi della vostra tediosa lentezza!»

A quel linguaggio tracotante e tagliente, Ipione si era indispettito a non dirsi. Così, dopo aver arrestato la propria bestia, non aveva perso tempo a voltarsi indietro, siccome intendeva rispondergli per le rime. Anche Godian si era affrettato ad eseguire le stesse manovre del medico, volendo essere al suo fianco e sostenerlo con tutto sé stesso, nel caso che dal contrasto fosse derivata una zuffa. Quando infine i quattro cavalieri si erano ritrovati di fronte, due da una parte e due dall'altra, l'uomo di medicina senza remora aveva stabilito di prendere di petto colui che prima li aveva insultati con modi villani e volgari. Per questo, rivolgendosi proprio a lui, lo aveva ripigliato nel modo seguente:

«Nessuno ti ha mai insegnato le buone maniere, villanzone, che non sei altro? Si vede che pure tuo padre è un poco di buono, se il figlio è cresciuto maleducato! Mi verrebbe la voglia di impartirti una memorabile lezione, per fartela rammentare per tutta la vita! Ma dubito che ne valga la pena, con un becero individuo della tua specie!»

«Davvero dici, buono a nulla? Allora vediamo se alle parole sai fare seguire i fatti, mio emerito buffone! Comunque, non sono certo che ciò possa avvenire, a giudicarti dalla tua sagoma tragicomica! Invece ho la netta sensazione che tu sia bravo solo ad usare la lingua. Se poi hai fegato e vuoi convincermi del contrario, non devi fare altro che scendere da cavallo e adoperarti per dimostrarmelo concretamente con i fatti!»

Dopo che tutti e quattro erano smontati dai loro quadrupedi, il medico non aveva esitato ad impugnare la spada. Egli era intenzionato a dare la sua annunciata lezione all’ingiurioso spaccone, il quale in precedenza si era mostrato offensivo nei riguardi suoi e di quelli del suo accompagnatore. Sigrid, da parte sua, anziché assumere l'atteggiamento di chi si sta preparando a punirlo con la sua spada e a dare inizio al suo combattimento con il medico, aveva evitato di scontrarsi con lui, facendo meravigliare moltissimo il nobile Ipione e Godian. Invece gli si era rivolto, mettendosi a dirgli spavaldamente:

«Stai calmo e non avere fretta, compare, perché il duello fra noi due dovrà ancora aspettare! Innanzitutto pretendo da te una dimostrazione che sei davvero alla mia altezza. Solo dopo procederemo al nostro confronto diretto. Me lo potrai dimostrare, unicamente battendo il mio dipendente qui presente, il quale è muto dalla nascita!»

Nel medesimo tempo, egli aveva fatto cenno all'amico del suo padrone, che gli stava sulla sinistra, di pensarci lui a mettere fuori combattimento il suo fiacco avversario. Allora il principe Verricio all'istante aveva sguainato la spada ed aveva attaccato il medico, accendendo così una furibonda tenzone con lui. Quanto a Godian, egli non riusciva ancora a capirci un'acca in tutto ciò che stava succedendo sotto i propri occhi. Si andava solo domandando da dove fossero sbucati fuori quei due sconosciuti e se il loro incontro fosse stato veramente accidentale. Anzi, cominciava a dubitarne, considerata la strana circostanza. Vedendo poi che soltanto uno di quei due malandrini aveva attaccato il suo amico medico, egli si era astenuto dall'intervenire al suo fianco. Secondo lui, Ipione, essendo un'ottima lama, non avrebbe avuto alcuna difficoltà ad avere ragione dell'inesperienza del suo avversario da strapazzo. Ma se nello scontro era mancato l'intervento del principe, non altrettanto si poteva dire della sua vigilanza, la quale era seguitata ad esserci sull'avversario del medico. Costui, come faceva vedere, aveva tutta l'aria di sapere il fatto suo, come se la vittoria dovesse arridere di sicuro all’uomo che aveva presentato come suo dipendente.

Godian, ad ogni modo, senza mai smettere di tenerlo sotto il suo stretto controllo neppure per un attimo, vigilava perché non ci fossero sorprese da parte sua. Inoltre, intendeva prevenirlo, qualora egli avesse deciso all’improvviso di dare una mano al suo sgherro oppure si fosse azzardato a colpire il medico alle spalle, quando meno se lo aspettava. Invece, contro ogni loro previsione, già alle schermaglie preliminari del duello, Ipione e il principe si erano resi conto che lo stile schermistico dello sconosciuto non era affatto di basso livello. Al contrario, li aveva messi al corrente che non tanto facilmente egli si sarebbe fatto battere dall'avversario. Bisognava solo vedere fino a che punto egli gli avrebbe dato filo da torcere, evitandogli di avere il sopravvento su di lui.

Quando poi il confronto tra i due contendenti si era andato intensificando, mediante attacchi più determinati ed intenti a spiazzare il rivale, il medico Ipione aveva iniziato a disperare della vittoria. Lo portavano a quell'amara considerazione due elementi importanti, i quali erano i seguenti: l’ottima scherma del suo antagonista, il quale si stava rivelando più forte del previsto, e la propria età avanzata, che non era più atta a resistergli a lungo. Quest’ultima, inoltre, lo rendeva tardo ed impacciato nelle mosse e contromosse, che egli si affannava ad eseguire durante il combattimento. Anche il principe Godian si era convinto che il medico di corte non navigava con il vento in poppa in tale scontro imprevisto. Perciò, prima che si verificasse l'irreparabile a danno dell'amico, era tentato di intervenire in suo aiuto e di toglierlo da quella difficile situazione, poiché essa lasciava prevedere il peggio per lui. Ma si tratteneva dal farlo, per il semplice motivo che temeva di ferire con il proprio intervento l’orgoglio del medico, il quale avrebbe potuto disapprovarlo. Adesso, quanto più il duello andava avanti, tanto più il giovane principe si andava rendendo conto che il tipo di scherma dell'avversario del medico presentava le caratteristiche tecniche di quella propria. La qual cosa lo stupiva grandemente, fino a fargli dare per sicuro perdente il povero Ipione, se non interveniva al più presto a privarlo del serio rischio che stava correndo. Il principe Godian, quindi, si era già deciso a rimpiazzare il medico nel combattimento contro il suo forte avversario, quando lo sconosciuto duellante era riuscito a disarmare Ipione. Nonostante Sigrid lo incitasse a trafiggere il suo rivale mortalmente con la sua arma che gli rasentava la gola, il vincitore dello scontro aveva fatto segno al suo rivale sconfitto di farsi subito da parte, non avendo alcuna intenzione di ucciderlo. Subito dopo, però, egli si era rivolto a Godian. Così, con un atteggiamento provocatorio, lo aveva invitato con vari gesti a farsi avanti, lasciandogli intendere che questa volta toccava a lui ricevere la sonora batosta oppure il colpo mortale, se lo avesse deciso.

Nel modo di fare dello sconosciuto schermitore, tanto l'erede al trono quanto il medico avevano ravvisato qualcosa di incredibilmente malvagio. Esso non lasciava prevedere alcuna misericordia verso il suo nuovo antagonista, da parte dello sfidante, se egli fosse risultato ancora vincitore dal secondo incontro di scherma. Da un attento esame, entrambi si erano convinti che egli mirasse proprio a liquidare l'accompagnatore del medico e non quest'ultimo. Il quale, per questo, era stato da lui risparmiato. Comunque, il primogenito del re Nortano, forte ed impavido com'era, non era il tipo da farsi intimidire con facilità da qualcuno. Perciò si era lanciato nel combattimento con foga e con il chiaro proposito di fare svaporare la presunzione a chi aveva umiliato l’amico medico.

Ipione, da parte sua, in qualità di esperto uomo d'armi che era stato e lo era tuttora, quale opinione si stava facendo dentro di sé, in merito al duello che il fidanzato di Flesia aveva appena ingaggiato con il fortissimo sconosciuto? A dire il vero, ne stava quasi tremando, temendo che egli sarebbe stato presto battuto ed ucciso dal suo sfidante, che aveva dimostrato apertamente di avercela proprio con lui. Pur sapendo che Peg aveva dato prova di essere un valoroso combattente, il medico non se la sentiva di fare un pronostico a suo favore, prima di vederli entrare nel vivo della tenzone. Dopo avere sperimentato personalmente la bravura schermistica del tanto misterioso quanto odioso suo contendente, venendone a sorpresa sconfitto, si sentiva sconsigliato dal farlo. Per tale ragione, sin dall'inizio di quella disputa che oramai si prevedeva all'ultimo sangue, il morale gli era precipitato molto in basso, fino ad abbacchiarlo completamente. Il poveretto si era sentito attanagliare da gelide sensazioni di preoccupazione e di spavento. Soprattutto pensava al dolore che avrebbe provato la sua sventurata Flesia, qualora il suo ragazzo fosse rimasto trafitto ed ucciso in quel combattimento con il fortissimo e sconosciuto rivale!

Lo scontro tra i due fratelli, i quali ignoravano l'identità l'uno dell'altro, dopo una gragnola iniziale di colpi impetuosi che si era avuta da entrambe le parti, si era basato in seguito su un loro reciproco studio. Specialmente a Verricio il modo di combattere del suo avversario si era rivelato una sorpresa, poiché non si aspettava da lui uno stile di scherma identico a quello proprio. La qual cosa gli aveva fatto ridimensionare sia la presunzione di essere più forte di colui che stava affrontando sia la sicurezza di poterlo battere ed eliminare in breve tempo. Ammesso che fosse riuscito a colpirlo a morte! Adesso egli aveva assunto verso chi lo stava contrastando nel duello un atteggiamento non più ispirato alla provocazione e al cinismo. Al contrario lo faceva poggiare sulla prudenza e sul serrato controllo delle varie azioni offensive, che l'ottima scherma dell’uomo da lui sfidato stava mettendo in campo, talvolta più pericolose talaltra un po' meno. All'inizio, anche il principe Godian aveva assunto un atteggiamento meno impulsivo ed avventato nei confronti del suo avversario. Considerate la sua pericolosità e la sua evidente intenzione di ammazzarlo come un cane, egli aveva inteso evitare di commettere errori che sarebbero potuti risultargli fatali. Perciò, ricorrendo alla stessa cautela del rivale, aveva soppesato i suoi colpi d'assalto e le sue parate. Insomma, era stata sua intenzione saggiare il grado di rischio dei primi e scoprire i punti nevralgici delle seconde, per poi mettere in atto una offesa opportuna ed efficace.

Dopo i pochi minuti assegnati al reciproco studio, dall'una e dall'altra parte si era cominciato a dare il meglio della loro scherma. La quale era da considerarsi di ottimo livello, oltre che altamente professionistica. A quel punto, gli assalti di ciascuno erano andati diventando sempre più agguerriti ed insidiosi, causando problemi di difesa in chi li subiva, siccome il malcapitato si vedeva quasi ridotto allo sbando dalla loro potenza e dalla loro incisività. Anche la serie di attacchi serrati, che facevano diluviare colpi nell'unica direzione voluta, erano venuti a far traballare ogni salda opera difensiva che ognuno di loro poneva in atto con evidente bravura. In pari tempo, almeno per ora, essi facevano registrare una parità di merito, nella loro indiscussa professionalità schermistica, la quale risultava di alto valore. Quanto allo sdegno, invece, era Verricio ad avere il primato, poiché era sembrato che egli serbasse nei confronti del suo contendente un odio implacabile, dandoglielo a divedere manifestamente. Godian ne era venuto a conoscenza molto presto, ossia fin dal primo scambio di colpi, anche se non sapeva spiegarsene le ragioni. Per questo se ne guardava bene dal farsi sconfiggere da lui, essendo convinto che l'ostico avversario non gli avrebbe fatto sconti di alcuna sorta. Anzi, giammai gli avrebbe elargito la sua pietà e lo avrebbe risparmiato, come si era comportato con l’illustre medico di corte, appena una mezzora prima.

Anche il maturo Ipione, da parte sua, fin dall’inizio dello scontro, non aveva fatto fatica a prendere coscienza che lo sconosciuto schermitore era intenzionato a sopprimere con ogni mezzo il suo prode Peg. Per questo i suoi continui assalti si stavano dimostrando feroci e brutali, oltre che impietosi e crudeli. Quasi si stessero scatenando contro il suo peggior nemico! Ma almeno adesso il medico si sentiva più risollevato, vedendo che il ragazzo di Flesia si dimostrava all'altezza della situazione e dava prova di un valore e di un ardimento eccezionali. La sua tenacia combattiva e la sua gagliarda animosità stavano facendo sciogliere e scomparire nel suo animo ogni senso di ambascia. La quale, nemmeno un quarto d’ora prima, si era insediata dentro di lui con una palese preponderanza. Soprattutto essa lo aveva azzannato con un angosciante ed oppressivo apporto di apprensione e di scoramento totale!

Ad un certo punto, Godian aveva iniziato a raddoppiare i suoi sforzi e la sua foga bellicosa, venendo quasi a somigliare adesso ad un demone infuriato. Per questo lo si era scorto irrompente e travolgente, come le acque rovinose di un torrente in piena, diventando per il suo rivale qualcosa di insostenibile e di incontrastabile. Anzi, a nulla era valsa ogni difesa che gli andava opponendo chi lo aveva sfidato, quantunque essa si presentasse solida e refrattaria ai colpi più possenti. Infine era stato proprio mentre dava sfogo alla sua furia incontrollabile, che egli era riuscito a disarmare la parte avversaria, ignorando che fosse suo fratello. Allora, nel ritrovarsi senza più arma in pugno, Verricio era rimasto di stucco, oltre che confuso ed abbastanza deluso. Egli non si attendeva neanche lontanamente di essere privato della propria spada da un avventuriero qualunque. Ad un tratto, perciò, il principe si era sentito, come se gli fosse crollato il mondo addosso. Anzi, gli era parso che la terra fosse venuta a mancargli sotto i piedi, facendolo rovinare in un baratro senza fondo. Psicologicamente, il secondogenito del re Nortano si mostrava del tutto distrutto ed appariva un vero schianto, se non proprio un autentico condannato al capestro. Egli si vedeva in quello stato, soprattutto perché si scorgeva umiliato sotto gli occhi di Sigrid, l'uomo del suo amico, il quale dava segni che non lo approvava! La sua presenza gli faceva pesare con maggiore amarezza la sconfitta, dato che egli, con il suo viso torto, sembrava rinfacciargli il proprio disprezzo, a causa della sua dimostrata incapacità di sconfiggere l'uomo odiato dall'amico Adrino. Per sua fortuna, il principe Verricio aveva trovato nella sua controparte la totale disponibilità a ricambiare il favore, che aveva reso al medico Ipione nel suo precedente scontro.

Difatti il principe Godian, nelle vesti di Peg, lungi dal pensare di punirlo con la morte, sebbene egli se la meritasse, aveva voluto assolvere la sua impudenza e la sua tracotanza. Ma non si era astenuto dal fargli presente il motivo per cui era stato clemente nei suoi confronti in quel combattimento inconcepibile ed assurdo. Così gli aveva fatto osservare:

«Considerato che prima hai graziato il mio padrone, adesso mi sento in dovere di essere altrettanto generoso verso di te. Ma fai attenzione a non capitarmi più tra i piedi, altrimenti mi vedresti riconsiderare il mio odierno atto di clemenza! In quel caso, per te sarebbe senz’altro la fine, siccome non mi troveresti più generoso e disposto a graziarti come adesso! Mi sono spiegato, emerito zoticone?»

Ascoltate le parole del principe Godian, Verricio e Sigrid avevano badato a lasciare prima possibile quel posto con la coda fra le gambe, affrettandosi poi a raggiungere la casa del nobile Adrino. In quel luogo, possiamo immaginarci i vari commenti che erano derivati dallo scontro, il quale si presentava ancora caldo. Essi avevano riguardato, oltre che la strabiliante scherma del ragazzo di Flesia, la sconfitta subita dal principe Verricio. La quale era destinata a lasciare ancora insoluto sul campo il loro arduo problema, che era rappresentato dall’irriducibile fidanzato della ragazza.