208-L'ARRIVO DEL DIO FUROR SUL PIANETA GEO

Perché si diceva che il dio Furor fosse privo sia della dimensione spaziale che di quella temporale? Inoltre, che cosa significava la mancanza di tali dimensioni in una divinità, la quale si ritrovava ad esprimere la propria esistenza in un regno dove in assoluto dominavano lo spazio e il tempo? Naturalmente, per avere la risposta a ciascuna delle due domande, bisogna risalire alle origini extracosmiche del dio negativo. Nello stesso tempo, occorre immergersi in Tenebrun, che era il Regno delle Tenebre, da cui avevano la loro provenienza le divinità negative, che non erano nate in Kosmos. Allora, mettendoci l'animo in pace, cerchiamo di apprendere anche questo particolare del dio della perfidia.

Ad imperare sulle tenebre non poteva esserci che lui, il cattivo per eccellenza, ossia il dio Buziur. Egli era la divinità malefica più autorevole del tenebroso regno, alla quale veniva rigorosamente interdetto l'accesso allo spazio cosmico. Ecco perché Splendor, perché non si verificasse mai un evento del genere, aveva posto a guardia dell'infinito Kosmos le due eccelse divinità gemelle, dotandole di iperpoteri primari. Esse erano Locus, il dio dello spazio, e Kron, il dio del tempo. Ciascun divino fratello, comunque, anche da solo sarebbe stato in grado di neutralizzare gli iperpoteri secondari del dio Buziur, nel caso che egli si fosse azzardato ad oltrepassare la barriera cosmica con l'intento di trasferirsi in Kosmos. Se poi essi facevano combinare le loro forze, in quel caso le cose si mettevano ancora peggio per l'Imperatore delle Tenebre, il quale si era insignito di tale titolo di propria iniziativa.

Ritornando al dio Furor, si trattava del quartogenito figlio di Buziur, che era il dio della superbia. Egli rappresentava la furia delle forze perverse. Inoltre, superando in malvagità le altre divinità di Tenebrun, risultava degno figlio del famigerato genitore. Si era voluto perfino autodefinire "dio della perfidia", poiché prevedeva che ogni suo atto si sarebbe ispirato al male e all'infamia. Infatti, egli avrebbe mirato esclusivamente ad arrecare al genere umano qualsiasi tipo di tribolazione. Anzi, si sarebbe comportato allo stesso modo anche nei confronti delle divinità benefiche minori, se in Kosmos in avvenire gliene fossero capitate allo stato latente. Per il semplice fatto che esse non comportavano alcun rischio per lui e per la sua esistenza in tale nuova realtà. Un giorno, quando oramai si ritrovava ad essere una divinità adulta di cento millenni, il dio Furor, avvertendo la necessità di parlargli di cose importanti a lui care, si era presentato al suo genitore. Costui, da parte sua, si era dimostrato assai disponibile a dargli udienza.

«Padre mio,» egli aveva cominciato a fargli presente «come sai, sono moltissime le divinità del Regno delle Tenebre che hanno già varcato l'ingresso che conduce a Kosmos e altre continuano a farlo tuttora, essendo desiderose di condurvi il tipo di esistenza che esso permette. Secondo quanto si vocifera, essa si presenta più interessante e più appetibile di quella che ci è permesso di esprimere nel nostro arido ed opprimente regno! A tale riguardo, devo rammentarti che sono già passati duemila anni, da quando anche il mio grandissimo amico Araneo volle trasferirsi nel Regno della Materia e del Tempo. Prima di mettersi in viaggio, egli mi comunicò che era diretto su Geo, il quale era, come lo è tuttora, un pianeta che orbita intorno ad Elios. Si tratta di una stella, la quale forma il suo sistema planetario nella galassia Lactica. Mentre egli era in partenza per Geo, promisi al mio amico che, prima o poi, lo avrei raggiunto senza meno, essendo quello un mio grande desiderio.»

«Con quanto mi hai appena fatto presente, figlio mio, cosa vorresti darmi ad intendere?» lo aveva interrotto il suo autorevole genitore «Se lo vuoi sapere, faresti meglio a tagliar corto, dicendomi senza preamboli ciò che di preciso vuoi chiedermi! Mi sono spiegato abbastanza?»

«Padre mio, a dirla in breve, come tu stesso mi hai pregato di fare, anch'io vorrei raggiungere il pianeta che ti ho appena riferito. Esso è abitato da Materiadi deimorfi, i quali appartengono alla specie umana. Vuoi conoscerne il motivo? Avvertendolo come una esigenza, vorrei andare a procurare a tutti loro una caterva di disgrazie e qualche volta perfino dei crudeli supplizi. Se mi riuscisse, non ti nascondo che gradirei anche intrappolare, di tanto in tanto, qualche divinità minore di Luxan, che avesse scelto Geo come sua nuova dimora. Così le renderei l'esistenza il contrario di quella che ella aveva agognato di condurre su tale pianeta, prima di trasferirsi su di esso. Tu cosa mi consigli in merito a questo mio proposito? Sei d'accordo con questa mia ardente brama?»

«Figlio mio, come posso biasimare la tua decisione, dal momento che essa è quella che prenderei anch'io senza pensarci neppure un poco, se mi fosse possibile? Lo sai anche tu che Kron e Locus mi sorvegliano di continuo e non permetteranno mai di fare avverare questo mio grande sogno. Quando ci provai la prima volta, le due divinità gemelle, oltre che mandare a monte il mio tentativo di accedervi, mi fecero pentire amaramente di averci provato. Eppure credevo che i miei iperpoteri secondari mi avrebbero dato una mano a superare ogni tipo di ostacolo nella realtà di Kosmos. Al contrario, dovetti prendere atto che non era così. Fu allora che mi resi conto a mie spese che l'effetto degli stessi viene neutralizzato dagli iperpoteri primari dei due gemelli. Essi resero inefficaci quelli miei e mi rivelarono una realtà assai amara, che non avrei mai presunto che potesse esserci a mio svantaggio!»

«Mi racconti, padre, che cosa ti capitò in quella circostanza terribile? Essa, a quanto pare, ti si presentò per niente allegra e negativa oltre ogni tua immaginazione! Non è forse vero che si trattò di questo?»

«Avevo appena penetrato la barriera cosmica, figlio mio, allorquando venni attanagliato da una inopinata combinazione di forze, le quali mi resero impotente a reagire ad esse. Tutto a un tratto, mi sentii come immobilizzato, intanto che venivo preso da un senso di soffocamento e di nausea. Oltre a ciò, una sindrome vertiginosa, sballottandomi in un gorgo di nullità sprofondanti, mi ricacciò brutalmente in Tenebrun. Solo dopo essermi ritrovato nel mio impero, cominciai a sentirmi di nuovo rilassato come prima, del tutto a mio agio. Infatti, mi vennero meno quei numerosi e terribili disturbi psichici, che mi avevano assalito nello spazio cosmico. Pensa che essi mi avevano perfino frastornato l'essenza esistenziale, facendomi bramare che essi finissero al più presto. Sì, non vedevo l'ora di riprendermi la quiete, di cui godevo in Tenebrun!»

«Credi, padre mio, che anche a me, in qualità di tuo figlio, gli incontrastabili gemelli di Luxan potrebbero vietare l'ingresso nella realtà di Kosmos? In merito a ciò, sai dirmi qualcosa di più preciso, dal momento che ne sono totalmente all'oscuro? Avendo una gran voglia di avventurarmi in essa e di raggiungere Geo, ci terrei a conoscere la tua opinione in merito, ammesso che tu possa e voglia rispondermi!»

«Non lo credo affatto, Furor, tenuto conto che ai tuoi tre fratelli maggiori, al tempo della Teomachia, fu consentito di trasferirvisi. Ma oggi come oggi, in seguito al conflitto che ci fu tanto tempo fa tra le nostre divinità negative dell'Ottaedro e quelle positive del Tetraedro, non conosco in dettaglio le nuove disposizioni date da Splendor alle due eccelse divinità. Perciò non saprei dirti se esse riguardano ancora soltanto me e tua madre oppure hanno incluso successivamente anche la mia prole, come ritorsione al nostro atteggiamento assunto a quell'epoca.»

«Spero che le cose non siano affatto cambiate dopo di allora, mio esimio genitore! Altrimenti mi toccherà rinunciare ai miei piani riguardanti il Regno della Materia e del Tempo.»

«Invece, figlio mio, tu non ti devi preoccupare di ciò, poiché ho ideato un modo sicuro per farti entrare in Kosmos, anche se non dovessero essere d'accordo i vigili Kron e Locus. Naturalmente, ti starai domandando perché mai allora non ne approfitto anch'io e non oltrepasso insieme con te i confini di Tenebrun, allo scopo di accedere alla realtà cosmica. Il motivo è molto semplice. Si tratta di un prodigio che posso ottenere solo in altre divinità; mentre mi è impossibile operarlo su di me, siccome l'essenza che lo procura e quella che ne beneficia devono essere di grado differente. E poiché la prima deve essere di grado superiore rispetto alla seconda, io non ne potrò mai approfittare, non essendoci in Tenebrun una divinità, che possa considerarsi superiore a me. Adesso mi comprendi come dovresti?»

«Padre, ti dispiacerebbe mettermi al corrente di quale prodigio si tratta? Inoltre, puoi darmi la convinzione assoluta di ciò che affermi? A ogni modo, nel caso che tu non abbia preso una bufala, per cui esso funziona davvero, mi devi promettere che mi renderai il primo beneficiario della tua scoperta. Allora posso contarci sul serio, senza che me ne provenga alcuna delusione? A tale riguardo, essendo io il tuo quartogenito, vorrei che tu mi dessi la più ampia garanzia!»

«Sono certo che non si tratta per niente di una panzana, figlio mio, perché il mio progetto darà i suoi ottimi risultati! Perciò ti prometto che sarai il primo a beneficiarne! A questo punto, se hai un po' di pazienza, passo a spiegarti il mio portentoso espediente, dal momento che non aspetti altro! Non è forse vero che muori dalla voglia di conoscerlo?»

«Hai ragione, mio mitico genitore. Perciò sbrìgati a ragguagliarmi su di esso! Voglio che tu mi metta a conoscenza della tua prodigiosa scoperta; ma soprattutto non vedo l'ora di sperimentarla, facendo da cavia ad essa! Così potrò andarmene in giro per Kosmos, senza il pericolo che i due mastini gemelli possano frustrare il mio sogno, costringendomi anche a passare un brutto quarto d'ora per mano loro, allo stesso modo che castigarono te! Né io vorrei restarne vittima, allo stesso modo tuo!»

«Come ti è noto, figlio mio, tutte le divinità, provengano esse da Tenebrun oppure da Luxan, per accedere alla realtà di Kosmos e condurvi una esistenza totalmente normale, hanno bisogno di tuffarsi in una energia assimilatrice. In Tenebrun, essa ci viene fornita dalla Fonte dell'Assimilazione; mentre in Luxan la medesima viene data sia dalla Nube Bianca che dalla Nube Nera. Tale energia riesce a produrre sinteticamente la qualità spazio-temporale e a trasferirla nelle divinità che vi si immergono. Come vedi, si tratta di una qualità che serve a fare assimilare dalla natura delle divinità il costitutivo cosmico, senza alterare in nessuna maniera l'essenza divina, evitando di sottometterla ai rigori del tempo e dello spazio. Essa permette di rilevare la presenza nello spazio cosmico della stessa divinità, rendendola identificabile da parte di altre essenze soprannaturali, anche se dovessero risultare di diversa natura.»

«Queste cose, padre mio, me le avevi già spiegate in un'altra circostanza, che adesso neppure rammento con precisione. Ma te ne sarei molto grato, se in seguito potrai fare a meno di ripetermi quelle cose che conosco, per averle già apprese da te in un remoto passato!»

«Non mostrarti terribilmente impaziente, Furor, solo perché sei preso dalla smania di conoscere le cose con molta fretta. A volte, prima di parlare di alcune di loro, non mi è possibile prescindere da altre, anche se da te risapute. Se mi hai compreso, ti invito ad avere pazienza!»

«Se è come tu dici, padre, allora ti chiedo scusa e ti prometto che non ti interromperò più, mentre mi spieghi le cose che mi interessano.»

«Ebbene, i potentissimi Kron e Locus riescono ad intercettare con un solo sguardo tutte le divinità esistenti nell'universo, a parte quelle che hanno deciso di trascorrervi la loro esistenza in incognito, ossia nell'anonimato. Queste ultime, definite divinità latenti, possono essere rilevate ed identificate, solamente se si entra nel loro raggio di avvistamento, il quale non supera i cento chilometri. Difatti talune divinità di Luxan, a volte per motivi del tutto banali, prima di trasferirsi in Kosmos, prendono la sciocca decisione di condurvi una esistenza non avvertibile da altre divinità. Ciò, in verità, finisce col risultare utile ad una divinità maggiore negativa. Infatti, nel caso che quest'ultima venga fortuitamente ad incontrarle in Kosmos allo stato latente e a farle sue prigioniere, esse non potranno sperare nell'aiuto di una divinità della sua stessa natura avente poteri superiori ai suoi.»

«Per ottenere in loro la latenza, padre, le divinità positive a quale marchingegno ricorrono? Come vedo, esso riesce a dare scacco matto perfino ai due eminenti gemelli! Visto che ci sei, mi riferisci anche come mai a noi divinità malefiche non è permesso ricorrervi? Non trovo per niente giusto che a noi manca questo loro privilegio!»

«Non si tratta di alcuna loro trovata ingegnosa, figlio mio. Sull'Empireo, la divinità che attraversa la Nube Nera automaticamente fa perdere ogni traccia di sé e diventa ipso facto invisibile a tutte le altre, siano esse positive o negative. Così nessuno più può individuarla, sia come essenza divina sia come identificazione della medesima. Al contrario, la divinità che attraversa la Nube Bianca, dopo essere passata attraverso la Nube Nera, riporta il proprio stato esistenziale alla normalità e smette di essere una divinità assolutamente non captabile dagli altri dèi. Adesso, caro Furor, hai assimilato sufficientemente bene questo concetto, il quale, a questo punto, dovrebbe risultarti niente affatto difficile?»

«Certamente, padre mio! A questo punto, riesco a spiegarmi anche perché le divinità malefiche non possono diventare latenti. Il motivo è che in Tenebrun non abbiamo una sorta di Nube Nera, in alternativa alla Fonte della Rigenerazione. Ciò, perché, da parte tua, non c'è stata la capacità di crearne una simile, altrimenti l'avremmo avuta pure noi. Comunque, adesso puoi andare avanti nella tua interessante trattazione, siccome ti sto ascoltando con la massima attenzione!»

«Esiste infine l'espediente della deicela, il cui effetto però si presenta limitato nel tempo. La divinità, che ricorre ad esso, diviene inavvertibile dalle altre divinità anche ad un metro di distanza. Ma poi come potrebbe una divinità venire in possesso di tale pianta, subito dopo essere entrata in Kosmos e senza trovarsi sopra un pianeta dove essa cresce? Se non sbaglio, pure di tale espediente ti parlai ampiamente a suo tempo. Perciò ci conviene ricollegarci al nostro vecchio discorso, il quale c'interessa in particolar modo. Non è vero, figlio mio?»

«Esatto, padre! Perciò non aspetto altro, intanto che ti ascolto!»

«Come ti dicevo alcuni attimi fa, Furor, le sole divinità di Luxan, diversamente da noi, possono decidere di condurre per un certo tempo la loro esistenza cosmica nell'anonimato, tramutandosi su Luxan da visibili a latenti, esistendovi come se non ci fossero. Secondo una mia teoria, che non ho ancora avuto modo di sperimentare, anche le divinità tenebrunesi, con un abile artificio, potrebbero ritrovarsi in una situazione del genere, pur non potendo disporre della famosa Nube Nera. Come vedi, contrariamente a ciò che mi hai rinfacciato poco fa, forse sono riuscito ad ottenere qualcosa di simile nelle divinità malefiche di Tenebrun!»

«Hai ragione, padre mio; per questo ti chiedo di perdonarmi. Adesso, però, se è lecito saperlo, vorrei che tu mi dicessi in che modo esse sarebbero in grado di procurarsi una tale caratteristica. Ma poi sei sicuro che i due tipi di esistenza, cioè quella della divinità positiva latente e quella della divinità negativa da te progettata, alla fine si equivarrebbero in Kosmos? Oppure si avrebbe qualche handicap nel nuovo tipo di esistenza da te ideato, il quale perciò, a confronto, risulterebbe inferiore? Sono convinto che saprai rispondere pure alla mia nuova domanda, che ti ho appena formulata! Non potrebbe essere altrimenti!»

«Ad esserti sincero, Furor, ci sarebbe una sostanziale differenza fra l'una e l'altra, ovviamente a tutto vantaggio dell'esistenza delle divinità di Luxan. La Nube Nera, oltre a riprogrammare in loro l'essenza divina, la rende anche non identificabile, cioè nascosta od invisibile. Per cui tali divinità, cosiddette latenti, non hanno alcuna difficoltà a condurre la loro normale esistenza, allo stesso modo di quelle visibili. Al contrario, nel caso che la mia teoria dovesse rivelarsi fondata, già adesso ti faccio presente che non ne deriverebbero delle divinità negative con latenza identica a quella delle divinità positive. Di questa differenza sono assolutamente certo, poiché non ho potuto renderla nulla nella sua effettiva applicazione pratica. Infatti, tutti i vari miei tentativi di superarla, attraverso l'ottimizzazione del mio progetto, sono andati sempre incontro a palesi insuccessi, per cui alla fine sono stato costretto a desistere.»

«Allora, padre mio, dal punto di vista esistenziale, quale tipo di divinità negative verrebbero fuori dalla tua scoperta? Spero che esse, dopo aver raggiunto Kosmos, saranno almeno in grado di autogestirsi, senza ritrovarsi nella realtà materiale e temporale con gravi menomazioni a livello psichico. Altrimenti per me le cose si metterebbero davvero male, per cui non mi varrebbe più la pena di tentare l'avventura cosmica!»

«Per la precisione, mio quartogenito, si avranno delle divinità transitoriamente avulse dallo spazio e dal tempo, cioè latenti sia da vicino che a distanza, ma non all'infinito; perciò saranno loro stesse a scegliere i momenti in cui vorranno risultare invisibili. Durante i quali, tali divinità tenebrunesi resteranno nell'inazione più assoluta, ossia diverranno di fatto inesistenti. Ecco perché, in una circostanza simile, esse risulteranno né rilevabili né identificabili da parte di altri esseri divini, pur trovandosi questi anche a due passi da loro. Logicamente, l'esistenza cosmica di una divinità non ha senso, se considerata immersa nella sola contemplazione e disgiunta dall'azione. Per questo tale essenza divina sarà tentata di agire in continuazione; ma la sua uscita dall'inerzia contemplativa la renderà intercettabile dalle divinità positive e negative. Nel caso poi di una divinità benefica di grado superiore, questa potrebbe attaccarla senza difficoltà e provocarle seri problemi di natura psichica.»

«Dunque, padre mio, come posso constatare, ci sarebbe una differenza sostanziale tra l'esistenza di una divinità positiva latente e quella di una divinità negativa avulsa dallo spazio e dal tempo, che definirei perciò semilatente! Non è forse vero che ho ragione?»

«Non ti sei sbagliato, caro Furor, poiché ciò è innegabile! Nel tuo caso, però, avresti tutto da guadagnarci. Attraversando la barriera cosmica come divinità inesistente o semilatente, come tu l'hai definita, sfuggirai senza dubbio al serrato controllo delle due eccelse divinità gemelle! Inoltre, non correresti il rischio di averle addosso per l'intera tua permanenza in Kosmos! Non sei anche tu della mia stessa idea?»

«In un certo senso, sì, padre mio! Se lo vuoi sapere, quanto mi hai fatto presente ugualmente mi affascina in maniera inverosimile. Inoltre, il pensiero che sarò il primo a sperimentare il tuo geniale espediente mi rende oltremodo felice ed orgoglioso di averti come genitore. A questo punto, però, ti esorto a riferirmi in quale modo mi sarà possibile tramutarmi in una divinità dotata della prerogativa che mi hai illustrata. Perciò dimmi subito come potrò essere fornito della facoltà di diventare inesistente per le altre divinità, tutte le volte che mi farà comodo oppure ci sarò addirittura costretto da una divinità positiva di grado superiore.»

«Mio caro ultimogenito, in base alla mia teoria, ecco quanto avverrà fra due divinità negative di grado differente, dopo che si sono prima compenetrate spiritualmente e poi, mentre operano tale compenetrazione, si immergono nella Fonte dell'Assimilazione. La divinità ospitante, ossia quella di grado superiore, essendo il soggetto attivo della compenetrazione, ne uscirà visibile. Ma in essa non ci sarà alcuna assimilazione della qualità spazio-temporale, per cui risulterà inidonea ad affrontare la nuova realtà cosmica. All'opposto, la divinità ospitata, cioè quella di grado inferiore, come soggetto passivo della compenetrazione, ne verrà fuori con una scarsa assimilazione della qualità spazio-temporale, siccome essa risulterà esauribile; ma sarà ricaricabile con l'inazione. Ovvero, una simile qualità tenderà ad esaurirsi nell'azione e a ricaricarsi nell'inerzia. Ti è stato alquanto chiaro il concetto che ti ho esplicitato?»

«Mi risulta avvincente e sensazionale la tua scoperta, padre mio. Ma è possibile conoscere in anticipo per quanto tempo una divinità dotata di tale potere può esistere attivamente in Kosmos, senza che succeda qualcosa di brutto alla sua essenza psichica? Anche questo particolare desidero apprendere con una certa ansia!»

«Circa la sua durata di azione, Furor, essa sarà uguale a quella trascorsa nell'inazione. Ciò vuol dire che, dopo la compenetrazione e l'immersione suddette, la divinità ospitata diverrà cosmicamente attiva al cinquanta per cento. Mentre, per la restante percentuale, sarà costretta a fare a meno della realtà cosmica, ritrovandosi a vivere una realtà del tutto anomala. Ossia, vivrà come incapsulata in uno squarcio esistenziale di Tenebrun, vale a dire assente di fatto da Kosmos. Per la qual cosa, la sua essenza divina sfuggirà sia ad una rigorosa ricognizione di un'altra divinità, sia a qualche suo attacco offensivo. Ovviamente, sarà prerogativa della stessa divinità la gestione dell'uno e dell'altro tempo, cioè quello di attività e quello di inattività, assegnando a ciascuno di loro la durata che riterrà più opportuna. La divinità negativa, dunque, dovrà stare attenta a gestire la sua esistenza e a fare pareggiare i conti nel recuperare con l'inazione il tempo consumato nell'azione.»

«Se le cose stanno come hai detto, padre, non ci resta che verificare questa tua teoria e valutarla alla luce dei risultati concreti. Comunque, ripongo in te la massima fiducia, per cui sono pronto a sottopormi come cavia alla tua prima grande prova, siccome sono convinto che i suoi esiti saranno portentosi. Prima di sperimentare la tua teoria, però, è nostro dovere metterne al corrente Clostia, la tua consorte, la quale è anche la mia genitrice. In questo modo, approfitterò del nostro incontro per salutarla, se putacaso l'esperimento, che presto faremo, dovesse funzionare per davvero e venisse perciò a mancarmi la possibilità di vederla di nuovo! Perciò raggiungiamola e permettimi di salutarla!»

La teoria dell'Imperatore delle Tenebre si era rivelata esatta al cento per cento, per cui il suo ultimogenito, rallegrandosene immensamente, aveva potuto procurarsi il lasciapassare per la realtà cosmica. Ma prima che il figlio abbandonasse Tenebrun e si mettesse a girovagare per l'immenso Kosmos nella più piena spensieratezza, il divino padre Buziur non si era astenuto dal dargli i seguenti preziosi consigli:

«Una volta che ti trasferirai in Kosmos, Furor, ti raccomando di essere molto prudente, evitando di metterti troppo in mostra. Stai bene attento a sceglierti le prede, visto che non è detto che le divinità minori di Luxan siano sempre dei facili bocconcini. Esse potrebbero risultare protette da divinità maggiori, le quali non esiterebbero ad intervenire in loro soccorso. Alla fine, perciò, oltre ad essere costretto a rilasciarle, daresti modo ad esse di intercettare la tua presenza e di individuarti, anche se di rischi non ne correresti nessuno. Se la divinità minore da te aggredita dovesse risultare protetta da Kron o da Locus, allora per te sarebbero guai molto seri. Essi non ti darebbero più tregua, ti costringerebbero prima a manifestarti nel tuo abito esistente e poi a capitolare davanti a loro. A tale riguardo, figlio, non posso precisarti per quanto tempo, nella realtà cosmica, potresti restartene annidato nel tuo guscio privo di spazio e di tempo, non essendoci stata la possibilità di testarlo in questo senso per le ragioni che conosci!»

«Non preoccuparti di tutto ciò che mi riguarderà, padre mio, poiché terrò a mente questo particolare; anzi, cercherò di restare nell'inazione per il tempo strettamente necessario! In riferimento poi alle divinità positive da cacciare nello spazio cosmico, quali consigli mi dai, ad evitare che io possa andare incontro a dei seri grattacapi?»

«Furor, se ci tieni proprio a fare il predatore nell'universo, ti consiglio di cercarti unicamente quelle divinità positive minori che vagano per lo spazio cosmico allo stato latente, prive cioè dei loro dati identificativi. Solo assumendo questo saggio comportamento, ti garantirai che per loro non potrà esserci la protezione di nessuna divinità di grado maggiore. Inoltre, ti sarà consentito di accanirti contro di loro a tuo piacimento, senza che qualche dio benefico assai potente possa intervenire a recarti un certo tipo di disturbo. Dopo averti chiarito ogni cosa, ora puoi trasferiti nella nuova realtà, senza temere alcuna cosa e nessuno.»

Fatto il suo ingresso in Kosmos, il dio Furor si era dato ad attraversarlo per milioni e milioni di chilometri, avendo come meta prima la galassia Lactica, poi la stella Elios ed infine il pianeta Geo. Durante il suo interminabile viaggio, però, spesso aveva fatto sosta sulla superficie di qualche pianeta, il quale era risultato abitato da Materiadi. Su di esso il dio della perfidia si era divertito a maltrattare i suoi abitatori con feroce sadismo, fino a scombussolare in modo incredibile la loro serena esistenza. Nella sua lunghissima traversata cosmica, aveva avuto anche molta fortuna nel dare la caccia alle divinità minori di Luxan. Ad ogni modo, si era occupato solo di quelle latenti, in osservanza alle raccomandazioni paterne. Per dieci volte, egli si era trovato casualmente all'interno del raggio d'azione di tali divinità minori. Allora esse, prima che potessero accorgersi di essere capitate male, si erano ritrovate già in sua balia, cioè a gemere sotto il giogo del potente dio negativo, non essendo esso più eludibile da parte loro. All'improvviso, ognuna si era sentita impaccare in un campo di forza elettromagnetica, che non aveva avuto alcuna difficoltà a sopraffare e a neutralizzare quella sua. Dalla quale, poi, erano iniziate a provenirle delle sensazioni sgradevoli e assai ripugnanti, come appunto il sadico dio Furor le andava somministrando nella sua psiche con truce ferocia, volendo vederla affliggersi e tormentarsi a non finire.

Una volta approdato sul pianeta Geo con il suo bottino di divinità positive, Furor si era recato dall'amico Araneo, che aveva raggiunto in un batter d'occhio sui monti che si trovavano a sud della città di Cirza. In quel luogo, già da vari anni il dio del sesso si faceva adorare da un numero di persone ancora esiguo, le quali avevano abbracciato l'araneismo da poco tempo. Esse avevano anche incominciato ad erigergli un modesto tempio, il quale risultava il secondo, poiché quello precedente gli era stato distrutto. La nuova costruzione templare doveva servire sia come dimora del suo simulacro sia come luogo di culto e di venerazione della sua divinità, da parte dei fanatici Araneidi.


In precedenza, già abbiamo appreso che le essenze divine erano indistruttibili ed immortali, per cui una divinità di grado maggiore non poteva causare la distruzione ad una divinità minore, facendola smettere di esistere. Ma essendo dotata di un tipo di energia più potente, essa era in grado di intervenire sulla divinità di grado inferiore. Così, rinchiudendola in un involucro energetico, ne vanificava ogni atto di resistenza. Una volta ottenuto l'incapsulamento della sua preda, la divinità maggiore poteva sconvolgerle l'esistenza, intervenendo su di essa con la messa a punto di una serie di allucinazioni terribili. Le quali finivano per bombardare tremendamente la sfera psichica della divinità fatta sua prigioniera. Per questo, pur restando integra l'essenza della divinità minore sopraffatta, il suo fattore esistenziale veniva a subirne gli effetti più indesiderati. I quali, anche se in una visione senza dubbio irreale, spesso si dimostravano di una drammaticità talmente inaudita, che era meglio non augurarla a nessuna divinità. Comunque, per infliggere delle sevizie di tale sorta alle sue divine prede, la divinità di grado maggiore era costretta a concentrarsi e a sospendere ogni altra sua attività.

La sua crudeltà su di loro non poteva risultare continuativa, come avveniva con l'emissione di flusso elettromagnetico con cui le teneva imprigionate. Per fortuna delle poverette, quindi, essa poteva essere solamente periodica, ossia quando ciò le veniva reso possibile. Ma siccome tre delle divinità positive catturate dal dio Furor erano risultate di sesso femminile, cioè delle dee, egli, tutte le volte che aveva voluto, le aveva costrette a compenetrarsi con lui e a possederle, come gli dettava la sua concupiscenza. In verità, una cosa del genere ci appare pure incredibile, dopo quanto abbiamo appreso qualche tempo prima sulla compenetrazione fra due divinità di sesso opposto. In passato, infatti, siamo venuti a conoscenza che a nessuna divinità, neanche agli eccelsi Kron e a Locus, sarebbe stato possibile costringere un'altra divinità di grado inferiore a compenetrarsi con essa, se la medesima non fosse stata consenziente. Invece, Furor, per ottenere una compenetrazione dalle dee positive, non aveva dovuto mica chiederglielo per favore. Gli era bastato non farsi scrupolo nell'estorcere loro il consenso nella maniera più ignobile che ci potesse essere. Le aveva cioè costrette a cedere, ricorrendo alle feroci torture psichiche, che gli aveva fatto pervenire tramite le allucinazioni. Servendosi di esse, egli si era fatto implorare dalle sventurate di cessare le sue vessazioni, poiché non ne potevano più. In cambio, però, le dee avevano dovuto promettergli ogni volta che si sarebbero compenetrate con lui anche sessualmente. Così, loro malgrado, gli avevano consentito di appagare ogni suo istinto, sebbene esso fosse improntato a pura lascivia.