207°-IL DIO ARANEO MEDITA LA VENDETTA CONTRO CHI LO HA OFFESO

Come se l'era presa il dio Araneo, dopo aver subito il grande smacco di fronte ai suoi devoti, ad opera dei tre giovani forestieri? Di certo, non con filosofia, visto che in lui non c'era neppure un pizzico della rassegnazione del filosofo! Più che l'incendio del tempio e la sonora batosta che avevano ricevuta i suoi Guerrieri della Morte, i quali erano rimasti neutralizzati dalla bravura dei loro tre giovani avversari, era stata la demolizione del suo simulacro a metterlo in uno stato di turbamento angosciante. Distruggendolo, Iveonte gli aveva precluso ogni altra possibilità di animalizzarsi e di far scatenare i suoi istinti sessuali, a discapito della specie umana. Perciò egli non avrebbe mai più assaporato quei godimenti che gli provenivano dal sesso nel suo rapporto con gli esseri umani. Con la distruzione del suo simulacro di pura giada, essi oramai erano venuti meno per sempre. In merito a tale vicenda, va chiarito che ogni divinità, nel trasferirsi in Kosmos, disponeva di un unico simulacro di natura ultraterrena, il quale le consentiva di avere determinate relazioni concrete con i Materiadi. Costoro, giova ripeterlo, erano le corporee e sensibili creature di Kosmos dotate di coscienza e di intelligenza, oltre che di sentimenti. Ma se tale simulacro diveniva oggetto di distruzione da parte di un dio di grado superiore, la divinità, che lo rappresentava, perdeva definitivamente la facoltà di far uso di manifestazioni concrete nel Regno della Materia e del Tempo. In questo caso, l'esistenza del dio rimasto privo del proprio simulacro, pur continuando a restare nel mondo materiale e temporale, poteva soltanto protrarsi nel regno dell'ultrasensibile. Quindi, adesso Araneo, nei confronti di tali creature cosmiche, delle quali facevano parte anche gli uomini e gli umanoidi, come già abbiamo appreso in precedenza, poteva condurre soltanto una esistenza puramente contemplativa, essendo impossibilitato ad influenzarli e a condizionarli in una qualunque maniera.

Dopo essere stato ridotto ad un semplice osservatore della realtà cosmica, senza aver potuto opporre neanche la minima resistenza a chi lo stava obbligando al nuovo tipo di esistenza, il dio Araneo passò a macchinare la sua vendetta. Ovviamente, essa sarebbe stata rivolta contro la divinità che aveva aiutato il proprio pupillo ad uccidere il figlio Korup e a frantumare il suo simulacro, precludendogli così ogni ulteriore rapporto empirico con gli esseri umani. Il dio del sesso era più che convinto che a proteggere il superbo giovane ci doveva essere senz’altro un nume tutelare; però egli non riusciva a rendersi conto di quale divinità potesse trattarsi. Per un fatto strano, il dio del sesso non era stato in grado di avvertire niente di lui: né la sua presenza né il suo grado divino.

In merito al suo grado, però, il divino Araneo non aveva fatto a meno di avanzare una sua personale teoria, secondo la quale, a giudicarlo da quanto era stato capace di fare nel proteggere il giovane, egli non poteva essere che una divinità maggiore. Ma nello stesso tempo, si era domandato: Perché non lo aveva pure indotto ad accanirsi contro di lui, fino ad ingabbiargli l'esistenza in una sfera di forza energetica, con il chiaro intento di catturarlo? Se lo avesse fatto, gliel'avrebbe resa incapace di ogni forma di manifestazione, trasformandogliela come se fosse inesistente. Invece ciò non era affatto avvenuto nei suoi confronti. Com'era noto, era in questa maniera che una divinità maggiore era solita comportarsi, ogniqualvolta si imbatteva in una divinità minore di natura differente, ossia impegnata a perseguire dei fini opposti a quelli propri. Quanto agli obiettivi che si prefiggevano le divinità, si ribadisce che essi erano di due specie: quelli tendenti al bene e quelli rivolti al male. I primi erano propugnati dalle divinità che provenivano da Luxan, le quali erano definite divinità positive o benefiche. I secondi, invece, erano sostenuti dalle divinità che derivavano da Tenebrun, le quali erano dette divinità negative o malefiche. Alla fine, risultandogli arduo darsi delle risposte probanti circa le domande che si era posto sulla ignota divinità, Araneo decise di rivolgersi all'amico Furor. Costui era il quartogenito del dio Buziur, l’Imperatore delle Tenebre, il quale era un dio maggiore e si era presentato in Kosmos senza né spazio né tempo. Infatti, era convinzione del dio del sesso che egli immancabilmente avrebbe ricevuto da lui tutte le risposte che intendeva avere sull'enigmatico caso in questione, il quale lo aveva privato di un grandissimo bene, soprassedendo invece sulla perdita del figlio Korup.

La sua visita risultò benaccetta al terribile dio Furor. Costui accolse l'amico molto cordialmente, benché nel recente passato ci fossero stati degli screzi tra loro due, senza un buon motivo; ma avremo modo di approfondirli più avanti, nel prosieguo della nostra storia. Ebbene, dopo essersi scambiati i convenevoli che erano adatti a due dèi, che erano amici da tempo immemorabile, il figlio di Buziur chiese al dio del sesso:

«Vuoi dirmi, Araneo, quale buon vento ti ha spinto a farmi una tua gradita visita? Spero che nessun problema serio sia sorto ad intossicarti l'esistenza, a causa del quale oggi sei ricorso a me per fartelo risolvere. Si sa che, in caso di bisogno, si ricorre sempre a qualche amico. Altrimenti gli amici a cosa servono? Comunque, se non proprio oggi hai necessità del mio aiuto, sappi che in avvenire potrai sempre trovare in me l’ottimo amico di infanzia che rappresento per te, interamente disponibile a darti una mano. Perciò tienilo a mente, senza scordartelo mai!»

«Invece è proprio oggi che mi occorre il tuo aiuto, Furor, siccome ho un difficile problema da farmi risolvere da te! Nel giro di pochi mesi, tutto mi è andato storto. Per cui mi ritrovo senza più niente, che mi possa mettere a contatto con i Geoni. Da quando mi è stato distrutto il prezioso simulacro, sono rimasto privo di tutti gli adoratori che avevo fra gli stessi. Pensa che prima avevo visto soccombere perfino il mio unigenito, il semidio Korup, senza aver potuto muovere neppure un dito per cercare di soccorrerlo nel modo che avrei voluto!»

«Araneo, quale dio è stato ad arrecarti un simile grave sfregio?! Sono pronto a mettermi a tua completa disposizione, al fine di darti il necessario aiuto per farti vendicare dell'affronto che hai ricevuto da lui, facendogliela pagare a caro prezzo. Avanti, mio intimo amico, riferiscimi quale divinità minore si è permessa di arrecarti degli oltraggi simili e raccontami in modo particolareggiato come i fatti si sono svolti!»

«Se lo vuoi sapere, Furor, invece non sono riuscito a capirci un bel niente su entrambe le vicende, la seconda delle quali mi ha ridotto sul lastrico. Non conosco neppure l'identità della divinità, che facilmente mi ha messo fuori gioco. Sono venuto da te, appunto per apprendere qualcosa di più su di essa, a partire dal suo grado. Inoltre, sempre contando sul tuo sostegno, intendo farla smettere di cantare vittoria e di ridere alle mie spalle pienamente appagata. Così le avvelenerò i successi conseguiti nei miei confronti fino a questo momento! Ecco quanto, di cui sono venuto a farti richiesta, mio carissimo amico di vecchia data!»

«Possibile, Araneo, che non sei riuscito ad identificare la divinità che, dopo averti giocato e messo in ginocchio, ti ha fatto anche ritrovare in un mare di guai? Neppure ti sei reso conto del suo grado? Almeno di esso avresti potuto farti una idea, amico mio, visto che dovresti essere una divinità abbastanza navigata in Kosmos, per sbrogliartela da solo!»

«Invece non c'è stato verso di scoprirlo, Furor, perché essa non me ne ha dato la possibilità. Probabilmente, si tratta di una divinità minore, altrimenti adesso non starei qui a raccontarti le mie traversie, poiché essa non me ne avrebbe dato la opportunità. Anzi, mi avrebbe riservato lo stesso trattamento che tu destini alle dieci divinità positive che sono in tua balia, intanto che le tieni prigioniere nella tua superba fortezza!»

«La penso anch'io come te, Araneo. Ciò ci lascia ben sperare che avremo facilmente ragione di essa, dopo aver sferrato il nostro possente attacco. Ma è meglio sempre conoscere in anticipo l'avversario con cui si sta avendo a che fare, se si vogliono evitare brutte sorprese! Dunque, provvedo subito ad occuparmene io, servendomi naturalmente della tua collaborazione. Nel frattempo, auguriamoci che si tratti di una divinità latente, come quelle che catturai durante il mio viaggio cosmico diretto a Geo. Lo sai pure tu che in Kosmos esclusivamente in quel caso è possibile non andare incontro a delle seccature più o meno gravi!»

«Auguriamocelo per davvero, Furor, se ciò può significare un bene per noi due! Mi riesce però difficile capire come io possa esserti utile in questa operazione di identificazione. A mio avviso, puoi fare benissimo a meno di me nell'intrappolare la sconosciuta divinità, proprio come hai fatto con le altre, quando le hai catturate durante il tuo viaggio cosmico. Da solo, secondo me, basti ed avanzi in questa tua nuova cattura!»

«Certo, Araneo, che non ho bisogno del tuo aiuto per catturare la divinità, che ti ha tenuto in scacco senza problemi! Invece tu mi servi per un altro scopo, che adesso ti spiego. Solo mediante te potrò accostarmi a lei, senza essere notato e senza che la mia presenza possa metterla sul chi va là. Siccome non posso né essere intercettato né agire in qualche modo, quando vivo la mia esistenza contemplativa, fatto che già dovresti conoscere per avertelo spiegato nella prima visita che ti feci tempo addietro, sarai invece tu a condurmi presso la divinità tua rivale. Come ti spiegai allora, quando assumo il mio stato di esistenza invisibile ed inattiva, in quella circostanza divento impotente a fare ogni cosa, perfino a muovermi. Invece essa mi permette solo di osservare la realtà a me circostante e di rendermene conto; ma non posso fare altro!»

«È proprio vero, Furor! Tu me ne avevi già parlato ampiamente nel nostro primo incontro avvenuto nella mia dimora, il quale però risultò un po' brusco e quasi agitato fra noi. Invece me n'ero già dimenticato. Ma ora ti prego di andare avanti nel tuo discorso perché ti ascolto!»

«Tra poco, prima mi compenetrerò con te e poi deciderò di vivere la mia esistenza di inerzia, in modo che in te venga scorta la sola tua essenza divina e non anche la mia. Subito dopo, mi condurrai nelle vicinanze della divinità tua nemica. In questo modo, potrò mettermi a scrutarla con calma e mi renderò così conto di ogni particolare che la riguarda di persona. Condotta a termine l'operazione di sondaggio con la tua collaborazione, mi riporterai di nuovo presso la mia dimora. In quel luogo, dopo averti riferito ogni cosa in merito alla sconosciuta divinità, tirerò le somme e deciderò ciò che possiamo fare per danneggiarla o per farla mia prigioniera. Nel caso che fosse più conveniente catturarla da parte mia, ci darò ad approntare un piano coi fiocchi che possa facilitarmi la sua cattura, senza avere delle grosse rogne! Mi sono spiegato?»

«Adesso capisco, Furor, cosa intendevi dirmi, quando hai parlato della mia collaborazione! Ebbene, trovo il tuo accorgimento molto sensato e totalmente in linea con le mie raccomandazioni di prudenza, che quel giorno ebbi a farti. Rammenti che volli fartele la prima volta che ci siamo incontrati nella realtà cosmica? Ma allora, avendomi tu frainteso, erroneamente le considerasti un puro rimprovero da parte mia!»

Avuta l'opportunità di condurre a termine la loro missione esplorativa sulla ignota divinità positiva, senza indugio il dio Araneo e il dio Furor se ne ritornarono nella dimora di quest'ultimo. In essa, dopo essersi messi a loro agio, sedendo su due comodi seggi, il dio della perfidia iniziò ad aprir bocca per fare il punto della situazione. Così si diede a dire al suo grande amico:

«Araneo, le cose per noi si prevedono ottime, poiché ci troviamo di fronte ad una divinità minore allo stato latente. Avevo individuato la sua latenza, già prima di compenetrarmi con te, allontanandomi da lei di oltre cento chilometri. Difatti, appena ho superato tale distanza, l'ho vista svanire ai miei occhi, dandomi la certezza che si trattava proprio di una entità che aveva attraversato la Nube Nera, prima di trasferirsi da Luxan in Kosmos. Anche se ha tutta l'aria di essere un osso duro, per me non dovrebbero esserci problemi a domarla e a dominarla, come ho fatto con le altre dee da me fatte prigioniere. Perciò la farò pentire di essersi intromessa nei tuoi affari privati e pubblici, rompendoti le uova nel paniere a tal punto da causarti la totale rovina. Adesso posso anche chiarirti perché non eri stato in grado di avvertirne la presenza e di identificarla! Si tratta soltanto di un vecchio trucco!»

«Vuoi dirmi, Furor, cos’ha in realtà di speciale questa nuova divinità benefica, rispetto a tutte le altre? Inoltre, amico mio, quando ti decidi a riferirmi ciò che voglio apprendere su di lei più di ogni altra cosa, cioè rapportandomi se si tratta di un dio oppure di una dea? Avanti, sbrìgati a parlarmene in modo chiaro, per favore, perché non immagini neppure quanto io sia ansioso di venirne a conoscenza al più presto!»

«Dal momento che vuoi saperlo, Araneo, adesso ti accontento subito. Ebbene, è stata una giovane dea ad osteggiarti e a sconfiggerti. Quasi tu fossi stato un dio totalmente grullo! Ma non capisco come mai i suoi poteri si sono rivelati superiori ai tuoi! Ciò dimostra che era giusta la tua teoria, secondo la quale, a parità di grado, le divinità di Luxan possono contare su una potenza maggiore, nei confronti di quelle di Tenebrun. In merito a tale particolare, anche mio padre mi aveva fatto un vago accenno. C'è poi da aggiungere che la nostra avversaria presenta una fierezza particolare, che non avevo ancora riscontrata nelle altre divinità che avevo fatto prigioniere prima di lei, fossero esse dèi o dee. Ella, inoltre, protegge un giovane Materiade in modo possessivo, quasi ne fosse innamorata. Anzi, secondo il mio parere, lo sarà senza dubbio!»

«È stato esattamente il suo protetto, amico mio, a distruggermi il simulacro e ad umiliarmi davanti a tutti i miei devoti! Mentre lo faceva, ha manifestato una potenza inusitata e ha mostrato una protervia insopportabilmente sfacciata! Che cosa puoi dirmi anche riguardo a lui, Furor? Chi è costui che ha osato sfidarmi con sfrontatezza, come se fossi stato un insignificante essere umano par suo, anzi peggiore di lui?»

«Relativamente al suo pupillo, Araneo, posso affermarti che egli si dimostra altrettanto fiero quanto la sua diva protettrice. Si tratta di un essere umano dal carattere adamantino, il quale non può avere rivali nelle armi e nelle arti marziali tra gli uomini del suo pianeta. Egli possiede queste doti, non per opera della sua dea tutelare, ma per capacità ed abilità personali. Inoltre, il giovane è munito di un anello, del quale non sono ancora riuscito a conoscere la natura. Forse si tratta di qualche amuleto, che avrà ricevuto in dono dalla medesima divinità sua protettrice. Per questa ragione, come opera della giovane dea, esso non potrà servirgli un bel niente, nel caso che egli tentasse di intralciare i nostri futuri piani, i quali dovranno mirare a farla prigioniera! Contento?»

«A che cosa ti sei voluto riferire, Furor, quando hai giustificato il fatto che non ero riuscito ad identificarla? In merito, hai forse scoperto qualcosa di anormale e di capzioso, che riesce facilmente a travisare la sua essenza divina, rendendola inavvistabile ed impercettibile anche mentre è in azione? Se la mia ipotesi dovesse risultarti giusta, ti prego di parlarmene senza tenermi sulle spine! Lo sai che le cose mi piacciono spiegate in ogni dettaglio, soprattutto spogliate di ogni lato oscuro che me le possa nascondere! Quindi, àrmati di molta pazienza e raccontami pure quanto di cui ti ho fatto richiesta!»

«Ti sei quasi avvicinato alla verità, sagace amico mio, in riferimento alla nostra diva dai molti espedienti. Sì, nonostante la sua giovane età, quanto a risorse, ella dimostra di averne davvero tantissime. La qual cosa mi fa domandare chi sarà stato mai a renderla così eccezionale! Sono convinto che l'avvenente diva avrà dei genitori molto potenti, se sono riusciti a tirarla su così egregiamente. Per nostra fortuna, però, il suo stato latente impedirà ad entrambi di aiutarla, dopo che l'avrò catturata e le avrò imposto il mio signoreggiamento. Giovane e bella com'è, non vedo l'ora di compenetrarmi con lei e di possederla anche sessualmente alla mia maniera, siccome ben presto ella sarà la mia prossima preda di conquista! Allora ti sono giunte gradite le mie nuove notizie?»

«Come vedo, Furor, ti sei ancora distratto per ragioni implicanti il sesso ed hai dimenticato di nuovo di parlarmi della cosa che riesce a celare la diva alle altre divinità. Allora ti decidi sì o no a parlarmene, una buona volta per sempre? Ammesso che alla fine tu riesca a staccare la tua mente dalle forme incantevoli e seducenti della sua immagine, senza far passare molto tempo, prima di riferirmelo!»

«Scusami, Araneo, se non mi sono premurato ancora di rispondere alla tua domanda, ma mi sono lasciato trascinare di nuovo dalla foga della mia loquela. Senza altre digressioni, adesso mi affretto a dare alla tua richiesta la tanto sospirata risposta, in modo che tu ne resti giustamente appagato. Devi sapere, amico mio, che la spada del giovane non è di fattura né umana né divina; ma è la stessa diva, che si è trasformata in quell'arma portentosa. A ogni modo, sono soltanto il giovane e gli altri Materiadi a vederla sotto l'aspetto di una comune lama a doppio taglio, come se non rappresentasse per niente la diva, che si cela sotto forma di un'arma. Ella, invece, non si vede come spada, ma per ciò che realmente è, ossia come viene vista dalle altre divinità. Esclusivamente se gli ostacoli che si oppongono al giovane si rivelano di natura ultracosmica, allora ella interviene a conferire alla spada dei poteri straordinari, ossia quelli idonei a permettergli di superarli e di sconfiggerli facilmente. Ti sono stato abbastanza chiaro adesso, Araneo?»

«Se è come tu dici, Furor, allora perché tu la vedi ed io no? Occorre forse essere delle divinità maggiori per riuscire a scorgerla? Oppure c'è sotto qualche altra sua furberia, la quale senza difficoltà la tiene nascosta al mio sguardo e su cui non mi hai ancora relazionato per niente? È quanto voglio ancora avere spiegato da te, se ciò non ti reca disturbo!»

«Invece, Araneo, non bisogna essere una divinità maggiore per vederla. Come ti dicevo, ella dispone di molte risorse. Fin troppe per l'età che ha! Ebbene, è stato il ricorso ad una di esse che le ha procurato sia l'invisibilità che l'impercettibilità da parte di un'altra divinità, maggiore o minore che essa sia. Ciò dovrebbe farti comprendere di quali capacità la diva è dotata, grazie ai passati ammaestramenti genitoriali!»

«Ma quale sarebbe l'espediente prodigioso da lei adottato per nascondersi a me sì e a te no, Furor? Inoltre, vuoi palesarmi perché nei tuoi confronti esso non funziona? Su, spiegami come ella fa a non lasciarsi scorgere da me, dato che sono impaziente non soltanto di conoscerlo, ma soprattutto di apprendere come posso ovviare anch'io all'inconveniente che mi impedisce di scorgerla! Così imparerò qualcosa, della quale sono stato sempre all'oscuro durante la mia esistenza!»

«La diva prima ha ottenuto la materializzazione del proprio spirito, trasformandosi in un metallo, nella fattispecie in una spada. In seguito ha spalmato l'arma con l'essenza della pianta denominata deicela, il cui nome vuol dire "nasconditrice di essenze divine". Infatti, essa ha la proprietà di celare l’entità di quelle divinità, le quali si sono trasformate in un oggetto inanimato oppure in un essere vivente. Mio padre me ne aveva già parlato, aggiungendo anche che l'unico modo per riuscire a neutralizzare gli effetti della deicela era quello di rivolgersi mentalmente alla pianta ed esclamare: "Se ci sei, deicela, non ti vedo!" Ed è stato quello che ho fatto io con lei, appunto per avere la facoltà di procurarmi la visione della sua immagine. Se pronuncerai questa frase, Araneo, anche a te sarà consentito di vederla. Comunque, dopo che l'avrò catturata e sottomessa alla mia obbedienza, i poteri della deicela su di lei svaniranno all'istante e qualunque altra divinità potrà vederla come ella si presenta nella realtà. Ovviamente, te compreso!»

«A questo punto, amico mio Furor, voglio essere messo al corrente da te se il giovane è a conoscenza della natura prodigiosa della sua spada. Come pure vorrei sapere se egli è all'oscuro della divinità che la materializza e la rende l’arma formidabile che gli si rivela. Allora puoi rispondermi pure a quest'altro particolare, che m’interessa conoscere?»

«Mi dispiace, Araneo, ma a ciò non so risponderti, poiché le mie investigazioni non sono state condotte anche in questa direzione. Suppongo, però, che egli sappia che la sua spada è un'arma eccezionale, anche se ne ignora il motivo. Anzi, dubito che la diva possa avergli dato le delucidazioni sull'argomento, fino ad arrivare a dichiarargli che la spada rappresenta lei stessa e non un suo prodotto prodigioso. Ad ogni modo, in seguito appureremo anche quest'altro particolare, il quale riguarda direttamente l’una e l’altro.»

«Adesso, Furor, vuoi dirmi quando intendi catturare la diva e di quale piano ti servirai, al fine di giungere alla sua cattura senza troppe difficoltà? Voglio sperare che tu non intenda agire troppo tardi, dal momento che le cose, con il tempo, potrebbero cambiare ed assumere un aspetto ben differente da quello odierno, magari totalmente avverso a noi!»

«Stanotte, Araneo, il giovane e i suoi amici pernotteranno ai limiti della mia selva. Sarà quella l'occasione buona per rapirla e farla mia prigioniera. Vedrai che per me sarà una impresa facilissima e già domani all’alba avremo l'avvenente diva intenta a soddisfare ogni nostra brama! In attesa di tale evento, se tu volessi restare nella mia dimora ed essere mio ospite, non farti scrupoli, poiché la mia casa è a tua completa disposizione. Ti chiedo solo di scusarmi, se tra breve deciderò di darmi alla mia esistenza contemplativa, dovendo ricaricarmi dell'esistenza attiva, della quale avrò bisogno più che in abbondanza all'atto della cattura della diva. Devi sapere che l’essere stato in tua piacevole compagnia ha ridotto abbastanza il mio potenziale divino, di cui dovrò rifarmi al più presto, se voglio affrontare l'impresa nel pieno delle mie energie!»

«Ringraziandoti, Furor, accetto volentieri la tua ospitalità. Ma non c'è bisogno di scusarti, se tra poco dovrò fare a meno di te, poiché oramai sono al corrente che si tratta di una necessità, della quale non puoi fare a meno. Inoltre, essa mi permetterà di avere la mia rivalsa sull'antipatica diva, che è stata la responsabile delle mie disgrazie. Se ci tieni a saperlo, non vedo l'ora di vederla asservita al tuo potere e di gustarmi la mia vendetta fino all'ultima goccia. Per merito tuo, riuscirò a strapazzarla, come mi detta la coscienza, a farla soffrire fino ai limiti dell'impossibile, facendola pentire di ogni torto che mi ha arrecato, a ridurla infine in uno stato miserabile. Tali soddisfazioni mi ripagheranno delle mie disgrazie, permettendomi di sentirmi appagato almeno in parte!»

Quando il dio della perfidia si fu ritirato nel suo ambiente privato, per il recupero delle sue energie divenute quasi svigorite, il dio Araneo, anziché mettersi a riposare, optò per una sua visita alle dieci divinità tenute prigioniere dal dio Furor. Una volta davanti al reclusorio in cui l’amico teneva rinchiuse le dieci divinità benefiche da lui catturate nello spazio cosmico, egli si lasciò attrarre dalle sole divinità femminili, le quali erano soltanto tre. Su di loro fece posare il suo sguardo concupiscente; ma oltre a desiderarle, il dio del sesso non poté fare nient’altro nei loro confronti. Infatti, non era possibile ad una divinità minore arrivare fino a loro, a causa della potente barriera energetica che si frapponeva tra lui e loro. Essa non consentiva al dio malefico di attraversarla e di raggiungerle, come pure non permetteva alle divinità benefiche prigioniere di uscirne. Altrimenti esse si sarebbero liberate dal dio che le teneva prigioniere ed avrebbero così preso il lago immediatamente dopo. Ma pur ammettendo che il dio Araneo fosse riuscito ad avvicinarsi a tali divinità, di sicuro egli non sarebbe stato in grado di costringerle a compenetrarsi con lui e a possederle, essendo il suo grado di divinità uguale a quello loro. Allora, stando così le cose, gli toccò fare sesso con le tre dee soltanto con l'immaginazione. Di conseguenza, poté derivargli da esso solo un gramo appagamento, che riusciamo a prefigurarci facilmente, provando perfino per lui tantissima commiserazione.

Durante la conversazione di poco fa avvenuta tra le due divinità negative che si sono rivelate amiche intime, il dio Araneo ha fatto menzione al dio Furor di altri precedenti incontri che c’erano stati fra loro due. Perciò ci sarà piuttosto utile andare a recuperarli per sapere in quale occasione gli stessi si erano avuti e il motivo per cui erano avvenuti. Così facendo, come ci renderemo conto, verremo a conoscenza del loro contenuto, che ci risulterà davvero interessante. Anzi, dopo non ci dispiacerà affatto di averlo appreso in modo integrale e dettagliato.