188°-ASUROK, IL POTENTE SIGNORE GIUNTO DALL'OVEST

Un ventennio prima, sul territorio occidentale della Tangalia c’era stato l'arrivo di uno strano uomo, il quale, oltre ad amare la compagnia, si era presentato provvisto di ogni cosa possibile. Il nuovo personaggio era pervenuto nella nuova regione, che poi avrebbe scelta quale sua residenza, come nessuno mai si sarebbe immaginato. Al suo seguito, vi era giunto uno stuolo di persone così numeroso, da dare l'impressione agli abitanti del luogo di trovarsi al cospetto di un piccolo esercito. C'era poi da far presente che lo seguivano mille tra cammelli e dromedari, i quali si mostravano sovraccarichi di masserizie di ogni genere, alcune delle quali lasciavano intendere che erano di grandissimo pregio. Volendosi fare la conta dei soli uomini, essi superavano le quattro migliaia. Se i guidatori delle bestie risultavano un migliaio, quelli che fiancheggiavano l'interminabile carovana erano perlomeno il doppio di loro. Questi ultimi, però, avevano il compito di difenderla da attacchi improvvisi da parte di predoni famelici. Tali cavalieri fiancheggiatori erano degli autentici guerrieri che dimostravano una grande perizia nelle armi, per cui dovevano essere considerati degli strenui combattenti. Bisognava poi aggiungere gli altri uomini adibiti al trasporto delle lussuose portantine, otto per ciascuna di esse, sulle quali viaggiavano il padrone e cento bellissime odalische. Costoro, quando non si viaggiava, avevano anche altre mansioni, nelle quali venivano coadiuvati da altri duecento uomini, che di solito erano addetti alla manovalanza.

Insomma, obiettivamente parlando, si era di fronte ad un potente signore, il quale era padrone di una ingente quantità di roba ed aveva a sua disposizione un proprio esercito. Egli, in un certo senso, era da considerarsi un vero satrapo, che se ne andava in giro per il mondo, essendovi spinto dalla sua insaziabile sete di conoscenza. Come in seguito erano venuti a sapere gli aborigeni, il suo nome era Asurok e non era ammogliato. Comunque, ci pensavano le cento bellissime fanciulle accompagnatrici ad addolcirgli l’esistenza nel modo a lui più congeniale. Infatti, esse soddisfacevano appieno le sue strane voglie di uomo lussurioso e dedito a stravizi di ogni tipo. Contrariamente a quanto veniva sospettato da quelli che abitavano in zona, il ricco signore, che poteva considerarsi un nababbo a tutti gli effetti, non aveva manifestato intenzioni né di conquista né di permanenza transitoria. Invece aveva stabilito di sistemarsi in quel posto e di costruirsi lì una propria fortezza. Quella specie di monarca, a dire il vero, era intenzionato a convivere pacificamente con la popolazione locale, però ad una condizione. Essa avrebbe dovuto assecondarlo in ogni sua brama, ossia senza opporglisi in nessuna maniera, se non voleva che egli le dichiarasse guerra aperta. Riguardo alla sua enorme fortezza, una volta che era stata ultimata, considerata anche la folla di persone che l'abitava, era risultata imponente e considerevolmente ampia, cioè tale da riuscire ad ospitarle tutte nella massima agiatezza e nel massimo conforto.

Ma questo Asurok da quale parte del mondo proveniva e perché mai, ad un dato momento, aveva statuito di cambiare aria, abbandonando la vecchia terra e trasferendosi nella Tangalia? Eppure era consapevole che in quella regione non gli sarebbero mancati dei grossi grattacapi, da parte della popolazione locale. Logicamente, c'era stato un serio motivo, se egli aveva stabilito di ricorrere ad una soluzione del genere, scegliendo di rifarsi totalmente daccapo quanto aveva costituito il risultato di una intera esistenza. Allora va fatto presente che era stato il dissesto idrogeologico della sua regione di origine che lo aveva forzato a prendere un simile provvedimento. Siccome in precedenza il potente signore si era fatta costruire la sua fortezza sul cocuzzolo di una collina, in seguito a forti e prolungate piogge, l'acqua meteorica aveva contribuito fortemente a rendere franoso il piccolo rilievo. La qual cosa aveva prodotto nelle sue mura delle crepe massicce e profonde. Esse, poiché lasciavano prevedere che la solida costruzione di pietra sarebbe crollata a breve termine, causando anche la morte di tutti i suoi abitatori umani ed animali, se non l'avessero abbandonata in tempo, a buon ragione egli aveva preferito farla evacuare da loro, prima che ciò accadesse. Con il trasferimento delle persone e degli animali, erano stati portati via pure gli arredi ed ogni altra cosa che era stata ritenuta utile nella nuova costruzione, la quale ci sarebbe stata in un secondo tempo in altro luogo.

Asurok aveva fatto costruire la sua prima fortezza in Zoandia, la quale era la terra dei Tolinni ed era scarsamente abitata. Essa gli aveva dato la possibilità di dominare come un vero re su quei pochi abitanti che vi risiedevano. Difatti la sua ingerenza negli affari interni di tale popolo non aveva mai avuto termine ed era stata sovrana. Ogni volta che aveva avuto necessità di cose e di persone, egli aveva mandato i suoi guerrieri a requisire le une e a prelevare le altre, senza farsi scrupolo del proprio iniquo operato. Invece i Tolinni, essendo prevalentemente agricoltori e cacciatori, non avevano avuto la forza di opporglisi in modo efficace. Quando infine l'oppressore aveva abbandonato la loro terra, lasciandoli finalmente liberi, grazie ad una natura che gli si era dimostrata favorevole, essi ne avevano gioito moltissimo ed avevano festeggiato l'evento nelle loro terre con un lauto banchetto.

Ebbene, anche nella Tangalia l’arrivo di Asurok e dell'intero suo sèguito, prima che si avviassero i lavori per la costruzione della fortezza, aveva impermalito la gente del luogo. Essa, sebbene non avesse osato opporsi alla presenza di tantissimi forestieri, non se n'era rimasta con le mani in mano. I Tangali della zona avevano immediatamente inviato delle staffette al più vicino concentramento di soldati per avvisarli della presenza sul loro territorio di numerose persone straniere, le quali non avevano alcuna intenzione di abbandonarlo. Allora, nonostante il presidio militare disponesse di appena cento soldati, costoro lo stesso si erano decisi ad intervenire contro gli allogeni invasori. Ma era loro intenzione soltanto di invitarli a sloggiare al più presto dal luogo in cui si erano stabilmente sistemati, se non volevano fare scatenare l'ira di Sungot, che era il loro attuale capo. Invece, quando erano pervenuti nei pressi dell'accampamento di Asurok, gli armigeri erano rimasti sconcertati nello scorgere una massa così ingente di persone, di animali e di cose. Ciò nonostante, Listodup, il quale era colui che li comandava, dopo averne appreso il nome, aveva cercato di contattare chi aveva il potere assoluto su quel campo enorme, essendo intenzionato ad alzare la voce con il potente forestiero. Per questo, non appena gli si era trovato davanti, mostrandosi impettito ed altezzoso, come se intendesse intimorirlo in qualche modo, il gendarme tangalo aveva incominciato a dirgli:

«Lo sai, Asurok, che questa terra appartiene ai Tangali e non puoi accamparti in modo definitivo sopra di essa? Perciò, se non vuoi pentirtene, ti consiglio di abbandonare nel giro di qualche mese questa terra appartenente alla Tangalia, insieme con tutti i tuoi uomini, le tue bestie e le tue masserizie! Credo di essermi spiegato per bene!»

«Se non lo facessi, Tangalo puzzolento, mi chiarisci che cosa potrebbe accadere a me e a quanti sono al mio servizio? Siccome non riesco ad immaginarlo in nessuna maniera, perché non mi fai il favore e provi tu a dirmelo cortesemente? Così dopo vedrò cosa posso fare per accontentarti nel migliore dei modi. Allora ti decidi a chiarirmi la situazione, prima che io perda la pazienza e te ne faccia pentire amaramente?»

«Verrebbe in questo posto il mio capo Sungot e vi farebbe sgomberare da qui a pedate nel sedere! Adesso sai pure perché vi conviene sbrigarvi ad andarvene via dalle nostre terre! Quindi, Asurok, se non lo farete nel tempo che vi ho detto, senza meno andrò ad informarlo della vostra abusiva permanenza sul nostro territorio. Nel qual caso, per voi inizieranno dei grossi guai e non ci sarà verso di fare andare le cose altrimenti! Inoltre, non mi è piaciuto che tu mi abbia chiamato Tangalo puzzolento nel rivolgerti a me, visto che ho un nome di tutto rispetto: esso è Listodup! Per il tuo bene, cerca di usarlo, quando ti rivolgi a me!»

«Allora, Listodup, Tangalo merdoso della malora, se la vedi nel modo che hai detto nella nostra diatriba, ossia che hai deciso di informare il tuo capo della nostra presenza in questo posto che ho scelto come mia nuova stabile dimora, ti chiedo il seguente favore. Quando gli sarai al cospetto, dopo averlo incontrato e salutato servilmente, fagli pure presente ciò a cui ora ti darò l'opportunità di assistere.»

Una volta che gli si era espresso con tale parlare, Asurok prima aveva fatto allontanare l'autorevole gendarme dai suoi uomini, invitandolo a stargli al fianco. Dopo aveva ordinato a dieci dei suoi guerrieri di contrapporsi ai cento soldati tangali, ma pronti ad accendere con loro una zuffa indiavolata. Infine, rivòltosi a chi li comandava, gli fece presente:

«Listodup, anche se non ti farà piacere, tra poco ti farò vedere la differenza che c'è tra un mio guerriero ed uno schifoso tangalo!»

Di lì a poco, il potente signore venuto dall'ovest aveva ordinato alla decina dei suoi guerrieri, che erano già predisposti a farlo, di attaccare il centinaio di soldati, i quali si erano presentati al suo accampamento al comando di Listodup. Quelli allora, una volta recepito il suo messaggio, all'istante si erano scagliati contro i cavalieri tangali con una furia immane. Era parso come se un fiume in piena fosse straripato e dilagato per i campi, mettendosi a distruggere qualsiasi cosa e a fare annegare ogni essere animale incontrato sulla sua avanzata irresistibile! Allo stesso modo, c’era voluto pochissimo tempo perché i dieci fortissimi guerrieri di Asurok sbaragliassero e massacrassero i cento soldati tangali. Infatti, c’erano voluti solo cinque minuti, perché il loro intero squadrone di cavalleggeri venisse scorto sull'insanguinato terreno, dove giacevano tutti morti. La qual cosa aveva riempito di sdegno e di insofferenza il loro sbigottito comandante. Al contrario, la rapida ed eccellente vittoria dei suoi guerrieri aveva fatto inorgoglire il potente signore. Perciò egli si era rivolto di nuovo al Tangalo rimasto senza uomini e senza parole, affermandogli con baldanza e con orgoglio:

«Listodup, adesso corri pure dal tuo capo e riferiscigli ciò di cui sei stato testimone. Non dimenticare di dirgli che neppure dieci dei suoi soldati valgono quanto un mio guerriero! Per questo, se non vuole pentirsene, gli converrà evitare di mettersi contro di me. Nel caso poi che egli lo facesse, la sua sconfitta sarebbe fuori discussione!»

Com'era da aspettarselo, Sungot, benché Asurok si dimostrasse un avversario non facile da sconfiggere, lo stesso aveva voluto armare un esercito di diecimila soldati ed aveva marciato contro il suo accampamento. Egli si era deciso a fare piazza pulita di tutto ciò che vi avrebbe trovato, comprese le persone, le bestie e le cose, facendole sparire per sempre dal loro territorio. Per ovvie ragioni, tale suo comportamento era scaturito più dal desiderio di difendere il proprio prestigio di capo, che non dalla ferma volontà di scacciare gli stranieri abusivi dal proprio territorio. Ma esso, come tra breve ci renderemo conto, gli avrebbe causato soltanto grattacapi a non finire, spingendolo a rimetterci perfino la pelle nella breve battaglia, che ci sarebbe stata con i guerrieri allogeni. Così, quando il mese dopo era avvenuto il sanguinoso scontro tra l'esercito tangalico e i duemila cavalieri di Asurok, sul campo dei combattimenti si era messo ad imperversare pure un forte nubifragio. Esso aveva maggiormente disorientato ed infiacchito i soldati di Sungot, essendo poco avvezzi all'uso delle armi. Invece i guerrieri al servizio del potente signore venuto da fuori non si erano lasciati impressionare per niente dalla battente pioggia a dirotto. Perciò avevano seguitato a combattere imperterriti, travolgendo i loro nemici e seminando massacri inverosimili nell'intero schieramento nemico. Perfino il capo Sungot non era stato risparmiato, siccome aveva trovato la morte durante l'eccidio di una delle ultime sacche di resistenza. A ogni modo, nell'aspra battaglia, oltre che il totale esercito tangalico, erano rimasti trucidati anche cinquecento guerrieri di Asurok. I quali, al termine del cruento scontro, erano diventati millecinquecento.

Dopo quell'eccidio immane ed impressionante, nella regione tangalica, considerato che Sungot non aveva eredi per succedergli, i Tangali non se l'erano più sentita di eleggere un nuovo capo. Per questo nella loro regione erano venuti meno un governo nazionale ed un potere centrale. La qual cosa aveva contribuito perché si costituissero nella Tangalia delle fazioni locali. Esse agivano autonomamente e spesso non mancavano vari scontri tra di loro, pur di contendersi anche una quisquilia, se esse la consideravano un vero affare. Ovviamente, il nuovo stato di cose era giovato parecchio al potente Asurok, dal momento che era venuto a favorirlo in tanti suoi progetti. Egli, sebbene apertamente evitasse di immischiarsi nelle loro faccende private; invece sotto sotto non si asteneva dall'influenzarle, facendosi temere da esse non poco, come se nella Tangalia adesso egli rappresentasse l'autorità in persona.

In seguito, dopo il mutamento politico avvenuto nella regione, che si era trasformato in una specie di anarchia, Asurok, in venti anni, aveva potuto portare a termine i suoi progetti. Essi avevano riguardato la costruzione nelle vicinanze del suo accampamento di una nuova fortezza, la quale era risultata la copia perfetta di quella che era stato costretto ad abbandonare in passato. Inoltre, vi aveva ripristinato il modo di vivere che era in vigore nell'altra, con tutte le sue vecchie consuetudini. Questa volta, però, i suoi capricci erano voluti andare oltre, fino a tralignare nel peggiore dei modi. Ma una volta che ebbe fatto edificare la sua fortezza con il contributo anche della popolazione autoctona, la quale aveva lavorato in cambio di due pasti giornalieri, ossia del pranzo e della cena, Asurok aveva permesso al suo personale di alloggiarvi. Prima di ogni altra cosa, egli aveva fatto condurre in essa tutte le bestie, insieme al trasporto della sua copiosa roba. La quale era quella che nel frattempo era stata tenuta ammassata nel suo accampamento.


Completata la prima parte del suo progetto, che era rappresentata dall'esecuzione delle opere a cui si è fatto riferimento fino adesso, Asurok aveva inviato una decina dei suoi guerrieri nel vicino villaggio di Nuskuf con l'incarico di prelevarvi Bulsot. Il motivo? Egli era il capo di una delle fazioni più potenti che si erano formate sul territorio tangalico. Quando poi il Tangalo si era ritrovato quasi timoroso al suo cospetto, Asurok non aveva perso tempo a parlargli francamente. Perciò gli si era espresso con le seguenti parole:

«Smaliziato Bulsot, ho saputo che sei il capo di una delle più potenti fazioni, che oggi si contendono il dominio della Tangalia. Ma se ti piegherai alla mia volontà e ti metterai a mia disposizione, vedrai che gli altri capi saranno obbligati ad ubbidirti in ogni cosa, a patto che quanto ordinerai loro non mi nuoccia. Allora sei disposto a farmi tale atto di sottomissione e a diventare una persona di spicco?»

«Asurok, non penso che io possa decidere diversamente. Sono convinto che chi ha sbaragliato l'esercito del nostro capo Sungot ed ha ucciso lui stesso non avrebbe difficoltà a schiacciarmi come un misero pidocchio. Quindi, oltre alla mia sottomissione, che già mi hai chiesta e che io ti accordo all'istante, passa subito a riferirmi cos’altro vuoi in effetti dal tuo qui presente servitore. Puoi negare che pretendi da me anche altre cose, le quali, a dir poco, risulteranno certamente poco pulite?»

«Bravo, Bulsot! Prendo atto che non ti mancano il giudizio e l'iniziativa, per cui riesci a comprendere a volo la realtà dei fatti. Ciò mi lascia credere che noi due ce la intenderemo a meraviglia, traendone entrambi un grande beneficio! Come anche tu sai, potrei servirmi dei miei guerrieri per ottenere quanto sto per demandare a te. Preferisco invece restare nell'ombra, intanto che accadono certi fatti, che molto presto ti verranno da me commissionati. Per questa ragione, mi sono rivolto a te per servirmi dei tuoi uomini, i quali non sono degli stinchi di santo!»

«Ti capisco perfettamente, potente Asurok. Ma spero che le tue commissioni non mi mettano esageratamente contro la mia gente, poiché vorrei evitare di essere troppo inviso ai miei conterranei. Ad ogni modo, a parte queste mie poche riserve, puoi incominciare ad elencarmele tutte. Così immediatamente dopo mi darò da fare, affinché io le possa eseguire come meglio ti aggrada, siccome il servirti sarà il mio unico scopo, oltre che il mio sommo piacere!»

«Ebbene, Bulsot, nella mia fortezza abbiamo bisogno di molte donne, le quali vi verranno impiegate per due obiettivi precisi: un gruppo di loro dovrà essere adibito al servizio di pulizia; mentre un altro gruppo dovrà accoppiarsi con i miei numerosi guerrieri e con gli altri uomini residenti nella fortezza. Sono sicuro che non ti riuscirà difficile trovarle, specialmente se prometterai sia alle donne che ai loro parenti del cibo e del vestiario. Per ovvie ragioni, dirai ai loro genitori e ai loro fratelli che nella fortezza esse dovranno svolgere solo servizi di pulizia e di bucato. Inoltre, farai presente alle une e agli altri che le uscite dalla mia cittadella saranno consentite ogni tre mesi, quando cioè verrà data alle donne lavoratrici la libertà di restare cinque giorni presso le loro famiglie. Per ora desidero soltanto questo da te, sperando che non mi deluderai!»

«A mio parere, mio potentissimo Asurok, ti è sfuggito un particolare, che considero molto importante. Esso, come prevedo, in poco tempo verrà a crearci un mucchio di problemi non indifferenti con la gente locale, ai quali difficilmente potremo far fronte!»

«A cosa ti riferisci, Bulsot? Hai forse già dimenticato che, quando non riesco ad ottenere qualcosa con il consenso altrui, passo a prendermelo con la forza, attraverso i miei invincibili guerrieri? Se lo hai già scordato, te lo rammento nuovamente!»

«Questo era fuori discussione, Asurok! Invece volevo ricordarti che le donne tangaliche che si congiungeranno carnalmente con i tuoi uomini, prima o poi si ritroveranno con un bel pancione, in quanto incinte, e non potranno nasconderlo ai loro familiari. In tal caso, mi dici come risolverai la questione, ammesso pure che esse si concederanno di propria volontà agli uomini della fortezza?»

«Credevi che non ci avessi pensato, Bulsot? Ebbene, non ti devi affatto preoccupare di questa eventualità. Qualche ora prima del loro rapporto sessuale, farò bere a tutte loro una pozione ottenuta con erbe medicinali. Essa, avendo delle virtù afrodisiache e spermicide, da un lato accrescerà il loro desiderio sessuale e, dall'altro, non le farà fecondare dai loro partner. Adesso ti senti più tranquillo?»

«La notizia, che mi hai data, Asurok, senz’altro mi ha risollevato immensamente, poiché non desideravo mettermi contro la mia stessa gente. Inimicarmela per me sarebbe stato brutto! A questo punto, avendo assodato la prima questione tra noi due, se non ti dispiace, vorrei sapere quale altra ostica mansione vorrai affidarmi.»

«Vorrei che tu, Bulsot, mi procurassi dei bambini di età non superiore ai cinque anni. Se i loro genitori non vorranno cederteli con le buone, allora sarai tu a sottrarglieli con la forza. Per il momento, me ne occorreranno cinquecento. Allora ti senti in grado di procacciarmeli in breve tempo? O devo rivolgermi a qualcun altro, che lo faccia al posto tuo?»

«Mi dici, Asurok, a cosa ti serviranno i bambini? Non riesco ad immaginarlo neppure un poco. Sono convinto che i loro genitori non saranno propensi a cederteli con il loro consenso, senza essere ricompensati con una modica somma di denaro! Allora, in cambio della loro prole, ho il permesso di prometterglielo, ma senza fare il tuo nome?»

«Per mio puro capriccio, voglio renderli eunuchi, Bulsot. Un giorno, vivendo in mezzo a loro, avrò modo di vivere altre emozioni mai vissute da me prima! Quanto alla corresponsione di denaro da te proposta, non se ne parli nemmeno, non essendo abituato a comprare alcunché da chicchessia; ma prendo e basta: sappilo!»

«Non conosco, Asurok, il significato del termine “eunuco”, non avendolo mai sentito dire dalle mie parti. Dunque, vuoi spiegarmelo tu in parole povere? Inoltre, di grazia, vorrei che tu mi palesassi altresì in che modo un bambino può diventarlo.»

«L'eunuco è un uomo che, in età prepuberale, ha subito la castrazione, ossia l'asportazione dei testicoli. Per cui dopo diventa impotente ad avere una erezione ed un rapporto sessuale con una donna, a causa della sua mutilazione genitale. Come vedi, la mia risposta è venuta a soddisfare entrambe le tue domande. Non è forse così?»

«Secondo me, Asurok, è una crudeltà rovinare in tale maniera dei fanciulli. Perciò non so come me la caverei, se la mia gente venisse a sapere di un fatto del genere, che è stato perpetrato ai danni dei loro figli! Sei certo che non riesci a fare a meno di questo tuo abnorme capriccio? A tutti i costi, non vorrei farmi nemici i loro genitori, anche perché non sei disposto a ricompensarli con una congrua somma. Solo essa, probabilmente, li indurrebbe a cederti i loro bambini senza condizioni!»

«Nessuno, Bulsot, ti ha detto che i bambini dovranno essere per forza della tua stessa razza. Se ti fa piacere, puoi rapirli benissimo anche nei territori che si trovano oltreconfine. Così facendo, senza dubbio eviterai di inimicarti le loro famiglie tangale!»

«Se le cose stanno come adesso mi hai fatto presente, Asurok, allora per me non ci saranno problemi. Perciò, già da domani in poi, mi metterò all'opera e ti procurerò i bambini, perché pure questi altri tuoi desideri vengano appagati da me al più presto!»

Era stato così che il Tangalo collaborazionista aveva formato sei bande di rapitori, allo scopo di farli sconfinare nei territori dorindani e di farvi rapire i numerosi bambini richiesti da Asurok, fino al raggiungimento delle cinquecento unità. Ma dal momento che non era stato ancora raggiunto il ragguardevole numero che espressamente gli era stato ordinato dal potente signore, i rapimenti erano seguitati ad esserci oltrefrontiera senza sosta.