184-UNA DELEGAZIONE DEL NORD SI PRESENTA AL RE COTULDO

Sebbene avesse trascorso una nottata all'insegna dell'insonnia, la qual cosa lo predisponeva malvolentieri a presentarsi nella sala del trono e a darvi il via alle udienze fissate per quella giornata, il re Cotuldo lo stesso vi volle essere presente ed accordarle alle persone con le quali si era impegnato. In verità, quella mattina gli interessava in modo particolare l'udienza che risultava prima nella scaletta degli impegni presi. Con essa doveva ricevere una delegazione proveniente dai territori settentrionali del regno, quelli confinanti con la Tangalia. A tale riguardo, il sovrano si andava chiedendo quale serio motivo avesse spinto quei delegati a rivolgersi a lui e a chiedergli un incontro con urgenza. Ma si augurava che non ci fosse stata un'altra invasione da parte dei Tangali, poiché una roba del genere gli avrebbe creato dei seri grattacapi.

Si era ormai a metà mattinata, quando il re Cotuldo si trovava già assiso sul suo trono ed attendeva che il cerimoniere di corte, in ordine di prenotazione, iniziasse a fare entrare nella grande sala le persone che doveva ascoltare, avente ciascuna una propria motivazione. Come spesso capitava, quella mattina c'era con lui anche la sorella Lerinda, alla quale piaceva presenziare le diverse udienze del fratello. In quel modo, durante il loro svolgimento, si rendeva conto come egli se la cavava nell'amministrare la giustizia e se le decisioni da lui prese erano state giuste oppure inique. Comunque, in tale occasione, non mancava neppure la presenza di Gerud, il quale era il suo nuovo braccio destro. Egli aveva sostituito Croscione, dopo che costui era stato privato della vista dal falcone del semidio Korup.

Quindi, era trascorso pochissimo tempo, allorquando fu annunciato l'ingresso della delegazione del nord, la quale era composta da sette membri. Ma faceva da guida referente Siskum, siccome egli si mostrava il più loquace di tutti loro. Perciò, quando Gerud li invitò ad esporre le ragioni che li avevano indotti a farsi ricevere dal loro sovrano, il disinibito relatore della delegazione, rivolgendosi al sovrano, si affrettò ad esporre il loro caso con alquanta disinvoltura, dicendogli:

«Maestà, noi veniamo dagli estremi territori nordici, ossia quelli che confinano con la Tangalia. Se siamo ricorsi a te, è perché le popolazioni che vi risiedono non ce la fanno più a sopportare i continui rapimenti dei loro bambini maschi. Essi vengono sistematicamente compiuti da una banda di criminali tangali, dopo essere sconfinati ed avere arrecato ingenti danni alle fattorie locali. Inoltre, visto che non l'ho fatto ancora fino a questo istante, ti faccio presente che il mio nome è Siskum.»

«Se ho bene inteso le tue parole, Siskum, le scorrerie tangale sui miei territori non seminano morte tra la gente, ma si limitano esclusivamente ai soli rapimenti di bambini. Non è forse così? Oppure mi è sfuggito qualcosa, che dovrei ancora venire a sapere da voi?»

«Invece non è proprio così, sire, siccome non mancano le circostanze nelle quali, all'energica opposizione di alcuni coloni, i rapitori reagiscono brutalmente e li uccidono senza pietà. Ma poi, secondo te, cosa rappresenta la sottrazione di tanti bambini ai loro genitori, i quali se li vedono portare via per sempre con la forza? Non è forse vero che il rapimento di ciascuno di loro, per noi che vi abitiamo, rappresenta un'altra uccisione, per cui siamo costretti a piangercelo, come se fosse morto?»

«Può anche darsi che sia come affermi, Siskum, per la quale ragione non posso che rammaricarmi per voi! Constato che la malasorte vi perseguita con impietosità, senza che si possa fare nulla per togliervi dai guai, i quali continuano a piovervi addosso di tanto in tanto. Ad evitare di illudervi, però, è meglio che vi chiarisca subito che, oltre a dispiacermi, non potrò fare nient'altro per voi. Perciò, se speravate in un mio soccorso, il viaggio da voi intrapreso è stato del tutto inutile!»

«Possibile, re Cotuldo, che non sei in grado di difenderci dai Tangali sconfinatori, ridando la serenità ad una parte della gente, la quale vive in tali territori e subisce iniquamente un torto così grave? E noi che ci eravamo illusi che ti saresti fatto in quattro, pur di farci riavere i nostri bambini rapiti, dei quali è da alcuni mesi che non abbiamo avuto più notizie! Mi chiedo allora: Perché ci obblighi a far fronte ai tuoi gravosi balzelli, che ci obbligano a condurre una vita appena accettabile, se non proprio a vivere di stenti? Lo vorremmo sapere in piena onestà!»

«Ma voi cosa pretendereste dal vostro sovrano, che ha già tanti altri problemi da risolvere, che egli armasse un esercito e lo inviasse nella regione tangalica, al solo scopo di recuperare pochi vostri bambini, che sono rimasti vittime di un ratto? Non sono ancora diventato matto, cari miei sudditi, per impelagarmi in una scabrosa situazione del genere! Sappiate che non ci voglio avere a che fare con quei barbari bastardi, considerato che essi sarebbero poi capaci di portarmi la guerra fino in casa! Dunque, non se ne parli neppure! Non è forse vero che di figli ne potete fare quanti ne volete, gratuitamente e anche divertendovi? Vi ho reso bene l'idea, rappresentanti della gente del nord, che fareste meglio a non importunare il vostro sovrano con simili lamentele piagnucolose? Per questo, data l'attuale situazione, la vostra banale richiesta è da me totalmente respinta! Perciò vi consiglio di far ritorno alle vostre case.»

«Non avremmo mai creduto possibile che a Dorinda ci saremmo trovati di fronte ad un re del tutto sordo ai bisogni del suo popolo, pur necessitando esso del suo aiuto per tirarsi fuori da guai tanto grossi! Ma egli deve rendersi conto che in questa vicenda, se da parte nostra ci rimettiamo la prole, che è cosa non di poco conto per noi, essendo essa sacra, da parte sua ci perde la faccia! Egli lo comprende oppure no?»

«Se vuoi il mio parere, fratello,» si intromise nella conversazione Lerinda «queste persone hanno perfettamente ragione! Un re non può tollerare che degli allogeni sconfinino impunemente nei propri territori e commettano anche dei reati così gravi verso i suoi sudditi, come il ratto di minori. Per questo ti sollecito a fare qualcosa in loro soccorso, inviando in quelle terre un nutrito nucleo di soldati in grado di recuperare i bambini e di farla pagare ai loro rapitori. Non dimenticare che i contadini del nord ti pagano le tasse, come ti ha rammentato il qui presente Siskum. Te le pagano perché tu, in contraccambio, li protegga dai ladri, dai prepotenti, dai rapitori e da altri individui senza scrupoli, i quali sono sempre pronti a commettere gravi reati di ogni specie!»

«Brava sorellina! Da quando hai deciso di ordinarmi ciò che devo o non devo fare nel mio regno? Sei diventata forse la protettrice dei deboli e degli oppressi, facendo diventare anche me loro nemico? Se lo hai scordato, sono io a decidere ciò che è da farsi nel mio reame, essendo l'unico in grado di stabilire qual è la cosa che giova di più al mio popolo. Sono stato sufficientemente chiaro a te e agli altri che mi ascoltano? Oppure c'è bisogno di un ulteriore chiarimento per farvelo comprendere? Faresti meglio, Lerinda, a non starmi più tra i piedi, quando do udienza al pubblico. Così eviteremo di dare spettacoli di questo tipo, i quali si dimostrano tutt'altro che edificanti, a scapito della nostra famiglia!»

«Al contrario, la principessa tua sorella, re Cotuldo, è molto saggia, per cui faresti bene a farti guidare da lei nel buon governo del tuo popolo! Ma ci rendiamo conto che da te non c'è nulla da sperare per sgravarci delle nostre disavventure. Perciò togliamo il disturbo e ce ne ritorniamo nelle nostre terre. Lì metteremo al corrente la nostra gente che la missione da noi intrapresa è risultata un buco nell'acqua, grazie al nostro insensibile sovrano! Di sicuro essa si dispererà, dopo che avrà preso atto che il loro dramma dovrà ancora continuare a rendere la loro esistenza un mare di atroci sofferenze!»

«Invece, Siskum,» Lerinda cercò di rincuorarlo e di invitarlo a sperare «non bisogna soffocare la speranza nella resa e nel dolore. Se mio fratello si è rifiutato di mettere a vostra disposizione uno squadrone di cavalleria per venirvi in soccorso, com'era suo dovere fare, ciò non deve indurvi a disperare e ad arrendervi, come ci hai fatto presente. Dalla vita ci possono sempre provenire delle sorprese che ci si presentano in extremis, appunto per darci una mano a risollevarci dai nostri mali e dalle nostre disgrazie! Per questo motivo, vi esorto a farvi animo e a non perdere completamente la speranza!»

«Dalle nostre parti, principessa Lerinda, sai cosa abitualmente si dice a tale riguardo? Ora ti riferisco il seguente detto a cui si ricorre: "Chi di speranza vive, disperato muore". Mai come in questo momento, ne sono convinto anch'io! Perciò mi domando perché mai noi gente del nord dovremmo vivere di speranza, se tuo fratello ha voluto sbarrarci ogni varco che conduce ad essa? Allora vuoi spiegarmelo? Oppure, contrariamente a tuo fratello, puoi aprircene tu qualcuno per continuare a sperare?»

«Certo che sono in grado di farlo, Siskum! Perciò adesso avrete da me non solamente la speranza, ma anche la certezza che ben presto i rapimenti cesseranno tra la popolazione che risiede lungo il confine nord di Dorinda! E ciò, anche senza l'intervento dei soldati del vostro sovrano! Sono pronta a dimostrarvelo con i fatti, se dubitate delle mie parole!»

«Mi dici in che modo, generosa principessa? Sei sicura di stare bene, per parlarci come stai facendo? Se devo esserti sincero, non riuscirò mai a convincermi di quanto vorrai renderci partecipi con le tue imminenti assicurazioni! Vedo che anche il re tuo fratello ti sta guardando sbalordito, non sapendo in quale maniera interpretare le tue assurde promesse! Te ne sei accorta pure tu o lo stai ignorando appositamente?»

«Il suo atteggiamento lascia il tempo che trova, Siskum; ma ti do per certo che tra poco anch'egli smetterà di stupirsi. Ciò, anche se lo stupore giustamente continuerà ad esserci in te, dopo avervi riferito da chi riceverete l'aiuto necessario, allo scopo di liberarvi dai Tangali rapitori. A tale proposito, voglio esortarti, già da adesso, ad avere molta fiducia nelle mie parole e a non considerarle del tutto folli!»

«Beh, principessa, tutto dipenderà da cosa vorrai farci credere o proporre. Per questo, se non ti dispiace, intendo valutare da me stesso quanto di cui vorrai convincerci! Dunque, affréttati a svelarci questo toccasana che, a tuo giudizio, sarebbe capace di risolvere la nostra difficile situazione. Soltanto dopo che ce lo avrai fatto conoscere, ti saprò dire come considerarlo e quale valenza attribuire ad esso nel campo della concretezza! Mi sono spiegato?»

«Ebbene, Siskum, si tratta del mio ragazzo e dei suoi due amici. Sono sicura che bastano soltanto loro tre, sia per dare una lezione ai Tangali che rapiscono i vostri bambini, sia per andare nella Tangalia a recuperare quelli che sono stati già rapiti. Perciò, nel caso che tu fossi d'accordo, potrei parlare con loro ed invitarli a darvi l'aiuto che vi necessita. Sei soddisfatto oppure le mie parole non ti hanno infuso nemmeno un pizzico di fiducia in me?»

«Tre uomini soltanto, nobile principessa, dovrebbero darci l'aiuto di cui abbiamo bisogno!? Ma sei cosciente di quello che stai asserendo? Non è possibile neanche immaginarlo un fatto del genere! In pochissimo tempo, essi verrebbero massacrati dalla banda dei predoni tangali, che operano i ratti sulle nostre terre! Te lo potrà confermare anche il tuo germano re che la tua idea è immensamente pazzesca! Lo immaginavo che da te non poteva provenirci nulla di buono, per cui sarebbe stato meglio, se non ci fossimo fermati ad ascoltarti, perdendo altro tempo!»

«Al contrario, Siskum, confermo ciò che ti ha riferito mia sorella! Il suo ragazzo Iveonte e i suoi due amici valgono più di un mio esercito, se ci tieni a saperlo! Per questo vi conviene accettare la sua proposta. Posso garantirvi che non ve ne pentirete a considerarli l'unica vostra ancora di salvezza! Per cui vi invito a darle retta, per il vostro bene! E visto che ti piacciono i detti, “tentare non nuoce”.»

«Per come la vedo io, voi due vi state prendendo gioco di me e dei mei conterranei qui presenti; però non ci caschiamo! Nessuno crederebbe mai che solo tre uomini siano in grado di sconfiggere una numerosa banda, della quale non si conosce neppure la consistenza numerica. Dovete sapere che essa, secondo le nostre ultime stime, vanta non meno di duecento-trecento membri. Inoltre, si è impiantata sul territorio tangalo con una fitta rete capillare, operando su di esso con tempestività e con una solida efficienza.»

«Che tu ci voglia credere o meno al loro prodigioso intervento, scettico Siskum, questi sono affari vostri! Se non altro, mia sorella vi sta offrendo l'opportunità di poter contare su un aiuto concreto ed indubbiamente valido: posso assicurarvelo! Dunque, miei sudditi, come si suol dire in una simile circostanza, prendere o lasciare!»

«Ammesso pure che la proposta della principessa tua sorella sia efficace, come entrambi ce la state presentando, ad ogni modo, prima di accettare il loro aiuto, vorrei conoscere queste tre straordinarie persone. Le quali, come ci garantite, sono in grado di operare simili prodigi. Non vorrei che esse ci creassero invece più guai di quanti già ne abbiamo! Almeno ciò che chiediamo ci è consentito oppure no? A proposito, come mai non si è parlato del compenso che tali persone ci richiederebbero, nel caso che davvero ci liberassero dai predoni? In tal caso, sarei portato a pensare che il tuo rifiuto di aiutarci ci sia stato a bella posta, per poi fare intervenire tuo cognato a mettersi a nostra disposizione, dietro uno stratosferico compenso. Se ho torto, re Cotuldo, tu e tua sorella siete pregati di dimostrarcelo con i fatti; altrimenti dovrò persuadermi che ho senz'altro ragione!»

Alle parole palesemente offensive del delegato del nord, si incaricò la principessa sua sorella di rispondergli alquanto risentita:

«Certo che hai torto marcio, Siskum, se sospetti che mio fratello ed io ci siamo messi in combutta, per i fini da te ipotizzati! Il mio ragazzo e i suoi amici si mettono sempre gratuitamente a disposizione dei deboli e dei derelitti. Quindi, anche nel vostro caso che si presenta davvero molto pietoso, essi saranno ben lieti di profondersi in generosità e in opere di bene, in cambio di nessun compenso pecuniario. Per questo motivo, non dovrete corrispondergli il becco di un quattrino per il loro disturbo, poiché essi lo riterranno un'opera essenzialmente umanitaria e dettata dal loro profondo altruismo. Quanto poi alla loro diretta conoscenza, da parte vostra, essa ci sarà senza meno! Non appena il mio Iveonte si rifarà vivo a corte, probabilmente in giornata, gliene parlerò! Soddisfatto adesso?»

«Se le cose stanno come hai detto, nobile principessa, devo chiedere scusa a te e a tuo fratello, per avervi offesi in modo grave, palesandovi il mio sciocco sospetto nei vostri confronti! Ma chi non lo avrebbe fatto, al posto mio? Secondo me, nessuno!»

Proprio in quel momento, arrivò una guardia, la quale avvisò la principessa Lerinda che era arrivato il suo fidanzato. Egli la stava aspettando nel suo reparto privato. Allora il re Cotuldo ne approfittò per congedare la delegazione delle popolazioni nordiche, che era presente nella sala del trono. Infatti, disse alla consanguinea:

«Bene, Lerinda, essendo arrivato il tuo eroe imbattibile, adesso mi fai il favore di condurre via dalla sala del trono queste persone e di presentarle poi a lui? Dopo mi farai anche sapere come sono andate le cose tra loro e il tuo amato! Ma sono certo che si metteranno d'accordo, avendo i delegati presenti tutta la convenienza ad accettare l'aiuto gratuito del tuo ragazzo e dei suoi due amici! A dopo, allora!»

«Certo, fratello! Sappi che avevo già intenzione di fare quanto mi hai appena chiesto. I loro bambini mi stanno particolarmente a cuore e non avrò pace, fino a quando il mio valoroso Iveonte non li avrà liberati dalle bande tangale! Comunque, desidero pure che egli liberi i laboriosi coloni del nord dall'immane flagello, che li sta mettendo a dura prova. Ma sono quelle madri, alle quali vengono rapiti i bambini, a soffrirne in maniera incredibile, ritrovandosi esse senza pace tutti i giorni dell'anno!»

Dopo, rivoltasi ai membri della delegazione, la principessa aggiunse:

«Adesso, se volete essere cortesi, lasciate questa sala e trasferitevi all'ingresso della reggia, dove tra breve vi raggiungerà il mio ragazzo. Con lui poi prenderete i vari accordi su come gestire la vostra amara vicenda e sul giorno in cui lasciare Dorinda per partire alla volta delle vostre remote terre. Le quali attendono di essere bonificate dalle ininterrotte e spietate razzie dei Tangali, grazie al propizio intervento del mio Iveonte e dei suoi compagni, che sono Francide ed Astoride. Nel frattempo, vi esorto ad avere la massima fiducia in loro, essendo essi capaci di fare anche l'impossibile! Intesi?»

Di lì a poco, intanto che Siskum e i suoi conterranei andarono ad aspettare il suo fidanzato all'esterno della reggia, ossia nel luogo esatto che ella aveva loro indicato, Lerinda si affrettò a raggiungere il suo amore. La ragazza non vedeva l'ora di metterlo al corrente dell'impegno che aveva assunto con gli sventurati contadini del nord, alla presenza di suo fratello. Il quale non ne aveva voluto sapere assolutamente niente di aiutarli. Così, dopo essersi condotta nel suo alloggio privato ed essersi trovata al cospetto del giovane amato, alla principessa Lerinda risultò spontaneo, prima di ogni altra cosa, appagare la propria frenesia di abbracciarselo e di baciarselo a più riprese. Alla fine, essendosi appagata di quelle sue esternazioni amorose, ella si affrettò a fargli presente:

«Amore mio, lo sai che stavo proprio aspettando il tuo arrivo e non vedevo l'ora che tu venissi a trovarmi? E non solo per incontrarti, ma anche per un'altra questione importante.»

«Se lo avessi saputo, Lerinda, sarei venuto da te molto prima, anticipandoti la mia visita. Anche perché sentivo un gran bisogno di vederti e di averti vicina! Se non l'ho fatto, è perché temevo di trovarti ancora a letto. Ma adesso mi dici perché mi cercavi con urgenza? Sono sicuro che un motivo ci sarà senza meno, se mi stavi attendendo con premura! Allora sbrìgati a riferirmelo; così dopo vedrò cosa potrò fare per te!»

«Non posso negarlo, mio caro Iveonte, visto che una ragione c'è. Comunque, solo da poco ho iniziato a desiderare che ti facessi vivo a corte, poiché c'è da dare una mano a dei perseguitati dalla sorte. Essi sono venuti a chiederla a mio fratello, in quanto loro sovrano; ma egli gliel'ha negata e li ha congedati, facendoli sentire dei cani bastonati. Ma ti sembra giusto che un sovrano si comporti così?»

«Non di certo, Lerinda! Adesso, se mi dici di cosa si tratta, dopo sarò io a studiare il loro caso e mi renderò conto se mi sarà possibile fare qualcosa per quelle persone bisognose. Probabilmente, se hai promesso loro che le avrei soccorse, ciò vuol dire che potrò accontentarle senza dubbio, traendole dalle loro disgrazie. Perciò adesso riferiscimi il motivo della loro venuta a Dorinda.»

«Questo lo sapevo anch'io, amore mio. Ecco perché mi sono impegnata con loro in prima persona, promettendo agli sventurati che li avresti aiutati di sicuro. Essi, però, dubitano che tu e i tuoi amici, da soli, possiate liberarli dalla loro brutta rogna! Per il momento, gli stessi hanno accondisceso unicamente ad incontrarvi e a discutere con voi, siccome intendono prima conoscervi e farsi una idea del vostro valore. La ragione? Hanno paura che il vostro intervento possa peggiorare ancora di più la loro disastrosa situazione. Secondo quanto hanno dichiarato a mio fratello, soltanto un suo esercito bene armato avrebbe potuto avere il sopravvento su quelli che si sono messi a vessarli da vari mesi, risolvendo il loro problema. Ma Cotuldo, come hai appreso, non ha voluto accogliere la loro richiesta, non avendola trovata di suo gradimento.»

Dopo la principessa Lerinda passò a far presente al proprio amato quale serio problema affliggeva i disgraziati coloni dei territori del nord e quale pena tremenda esso costituiva per le disperate madri, a causa dei rapimenti dei loro bambini. Alla fine, quando ebbe terminato di spiegargli ogni cosa, ella chiese al suo ragazzo:

«È vero, mio eroico Iveonte, che tu e i tuoi amici accetterete di soccorrere tali persone, per cui non gli ho dato invano la mia parola che senza meno sareste intervenuti in loro aiuto? Non vorrei che la speranza ritornasse a spegnersi in quegli scalognati contadini, dopo che gliel'ho accesa con le mie belle promesse!»

«Stanne certa, Lerinda, che io e i miei amici ci faremo carico del loro fardello di sventure e ci adopereremo, affinché esse diventino soltanto un brutto ricordo per quella sfortunata gente! In merito a questa missione, devo apprezzare il tuo altruismo. Infatti, sebbene esso ti obblighi a restare senza di me per un certo periodo di tempo, ugualmente non rinunci ad esso e ti metti a disposizione dei bisognosi. Ciò ti fa onore e mi rende orgoglioso di avere come compagna una donna con la tua innata inclinazione a fare del bene. Dunque, puoi stare serena e tranquilla, gioia mia, perché non ti faremo screditare agli occhi di coloro, ai quali hai fatto le tue nobili promesse! Sei contenta adesso?»

«Certamente, tesoro mio e te ne ringrazio! Se lo vuoi sapere, ti paleso che, quando ho promesso a quegli uomini iellati il tuo aiuto e quello dei tuoi amici, ero convinta di interpretare anche il tuo e il loro pensiero. Il quale si mostra ogni volta compiacente nell'intervenire a favore di coloro che necessitano di soccorso e di conforto, per essere essi maltrattati ignobilmente dalla sorte!»

«Non ti sei sbagliata per niente, dolce mia Lerinda! Oramai sei diventata la fedele interprete dei miei pensieri, dei miei ideali e dei positivi obiettivi che intendo perseguire in ogni tempo e in ogni luogo. Ora, però, mi conviene raggiungere subito quei sette infelici, siccome mi dispiacerebbe rendere la loro attesa più lunga. Essi potrebbero spazientirsi e andarsene via, in compagnia della loro grande sfiducia nel prossimo!»

«Hai proprio ragione, mio caro Iveonte. Perciò raggiungili al più presto, prima che possa avvenire quanto hai ipotizzato un attimo fa! Ti raccomando: cerca di convincerli che sarà un gran bene per loro porre in te e nei tuoi due amici la fiducia più grande che ci possa esistere!»