183°-IVEONTE LIBERA RINDELLA DALLA MALIA DI TURPOV

Adesso che le cose si erano messe piuttosto bene per il nostro eroe, disponendo egli di una spada e di un anello che gli si dimostravamo assai benevoli e vigilavano su di lui a tempo pieno, Lucebio ritenne che fossero maturati i tempi per mettere i tre giovani al corrente di ciò che continuava a rodergli nell’intimo. Perciò approfittò dell’ora di cena per sputare il rospo e liberarsi per sempre del suo peso di natura psicologica. Esso non aveva mai smesso di gravargli sullo stomaco, a guisa di un pesante macigno, da quando Madissa gli aveva parlato dello sciamano Turpov. Così, alla fine del pasto, quando erano ancora tutti riuniti intorno al desco, egli si diede a parlare nella seguente maniera:

«Prima di alzarci da tavola, miei simpatici giovanotti, avrei da farvi conoscere alcuni fatti alquanto seri. Avrei dovuto mettervi a conoscenza di essi già qualche bimestre addietro; invece, temendo per la vostra incolumità, ho evitato di farlo. Adesso, però, presentandosi le cose alquanto diversamente da allora, non ho più paura di rendervi consapevoli di tutto il malessere che da diversi mesi si agita dentro di me e sèguita ad opprimermi l’esistenza ogni giorno della mia esistenza!»

«Vuoi dirci di cosa si tratta, Lucebio?» gli chiese allora Iveonte «Possibile che tu ci abbia tenuto nascosti dei fatti che ti arrecavano un tormento insopportabile, senza consigliarti con i tuoi amici migliori, che siamo noi tre? Non avevi forse fiducia nel nostro valore, per cui ti sei astenuto dal coinvolgerci, solo perché avevi paura di metterci nei guai? Avevi forse dimenticato che nessuno al mondo è in grado di averla vinta contro di noi e di farci qualche tipo di male? Così facendo, oltre a commettere un imperdonabile errore, ci hai pure offesi in modo grave!»

«Se lo vuoi sapere, Iveonte, solo oggi sono convinto anch’io che nessun essere e nessuna forza al mondo sono in grado di apportarvi perfino la più piccola escoriazione. Ma non rimproverarmi per il mio atteggiamento assunto nella vicenda, della quale ora ho deciso di mettervi al corrente. Comunque, non puoi giudicarmi, fino a quando non l'avrai appresa da me interamente! Anzi, se vuoi conoscere il mio parere, considero soltanto te l’essere imbattibile, che è vaccinato anche contro le peggiori forze malefiche. Infatti, è esattamente contro di loro che dovrete battervi per averla vinta contro il male e salvare una sventurata dalle loro grinfie. Esse a volte si dimostrano capaci di varcare la soglia dell’aldilà, al fine di provocare distruzione e rovina ad un essere umano, senza che egli possa difendersi da loro in nessuna maniera! Quanto ai tuoi amici Francide ed Astoride, pur essendo degli straordinari guerrieri, in sostanza essi non potrebbero niente contro le medesime. Per cui dovrebbero soltanto arrendersi, divenendo alla fine loro prede, molto facilmente e in brevissimo tempo! Purtroppo, così stanno i fatti!»

«Allora, Lucebio, ci fai la cortesia di chiarirci ogni cosa, affinché noi dopo possiamo renderci conto di quanto non ci hai ancora rivelato? Avanti, non tenerci più sulle spine ed informaci al più presto di ciò che ti assilla! Avvenuto il tuo chiarimento, ci daremo ad inquadrare meglio il problema e ci metteremo anche a trovare la sua giusta soluzione!»

«Amici miei, si tratta di Rindella, la ragazza di Francide. È lei che si trova in grave pericolo e ha bisogno di un celere vostro aiuto! Se qualcuno non interverrà in tempo utile in suo soccorso, ella potrebbe pure rimetterci la pelle! Ecco: finalmente ora sapete chi sta rischiando la propria vita! Dovete sapere che ne sono venuto a conoscenza da poco ed è stata la sua tutrice Madissa a farmelo presente due mesi or sono.»

«Cosa ci dici mai, Lucebio!» lo riprese Francide «Gli unici a rappresentare un pericolo per la mia Rindella erano i figli di Stiriana; ma quelli sono stati eliminati da me per sempre! Forse adesso ti riferisci alla loro madre? Ebbene, se hai voluto fare riferimento ad una sua vendetta, non comprendo com'ella potrebbe costituire oggi un pericolo per Rindella! Oppure la megera non c’entra affatto con il tuo discorso? Nel qual caso, il tuo problema rimane per noi ancora interamente oscuro, non avendoci tu indicato gli ipotetici nemici che potrebbero commettere degli abusi ai danni della mia amata ragazza!»

«Esatto, Francide! Qui Stiriana non c’entra affatto, come pure non c'entrava la sua prole. La minaccia proviene a Rindella da uno sciamano, il quale pratica la magia nera. Egli, dopo averla salvata da una folgorazione da parte di un fulmine, quando aveva solo tre anni, adesso la tiene continuamente sotto il suo influsso malefico. La paura di Madissa è che egli quanto prima vorrà sacrificarla alle forze malefiche che lo proteggono. Secondo lei, lo stregone è al servizio dei Geni del Male e sta aspettando che la ragazza compia gli anni da lui stimati adatti per il suo sacrificio. La povera donna aveva già tentato di fare liberare Rindella dal maleficio di Turpov, che è il nome del perfido sciamano, ricorrendo a Fulton, il quale era un suo vecchio conoscente. Voi non immaginate la fine orrenda che lo sciamano assegnò ai dieci uomini che lo avevano accompagnato. Essi avevano l’incarico di sistemarlo a dovere oppure, nel caso che non lo avessero trovato nella sua abitazione, di trafugargli la ciocca di capelli appartenenti a Rindella. Infatti, lo sciamano, pur stando abbastanza lontano da lei, se ne serve per potere agire contro la sventurata ragazza: ogni volta che vuole e a suo piacimento!»

«Ci dici, Lucebio, chi è questo sconosciuto Fulton, al quale ricorse la tua donna per far liberare Rindella dallo sciamano Turpov?»

«Era un ex ufficiale della milizia dorindana, mio caro Francide. Anch'io un tempo lo avevo intravisto a corte e mi era sembrato un tipo piuttosto in gamba. Ma rappresentava pur sempre una nullità, a confronto dello sciamano, come in seguito si dimostrò! Per sua fortuna, egli pensò di sorvegliare i suoi uomini dall’esterno, standosene in un posto nascosto, poiché così evitò la stessa fine orrenda subita da loro!»

«Scusami, per averti interrotto, Lucebio, poiché mi è venuto spontaneo chiedertelo; ma adesso vai pure avanti a raccontarci il resto, poiché esso mi interessa tantissimo, visto che riguarda la mia ragazza!»

«Ebbene, non appena essi furono entrati, lo sciamano scatenò contro di loro le malefiche forze delle tenebre. Allora esse, dopo essersi trasformate in raffiche tempestose, prima li sbatterono all'esterno dell'antro e poi li sollevarono a grandissima altezza. Alla fine li fecero ricadere al suolo, dove i loro corpi si ritrovarono senza vita e sfracellati in modo orribile. Si salvò il solo Fulton, il quale era rimasto fuori a spiare l'eventuale rientro del demoniaco mago, se per caso egli non fosse stato trovato in casa. In considerazione di ciò, fin dal giorno in cui Madissa mi ha messo a conoscenza dei precedenti di Rindella e di questo tragico avvenimento, non me la sono sentita di spingervi contro Turpov. Ero convinto che la sua magia nera avrebbe assegnato anche a voi tre la medesima sorte; invece io non volevo avere sulla coscienza le vostre giovani vite troncate per colpa mia!»

«Lucebio, vuoi riferirci come mai adesso non hai temuto di metterci al corrente di ogni fatto, che ha riguardato il passato della mia Rindella? È cambiato forse qualcosa da allora? In caso affermativo, possiamo sapere che cosa oggigiorno ti fa sperare bene per noi?»

«Certo che le cose sono diverse, Francide, rispetto al passato! Ora mi ha incoraggiato a parlarvi delle disgrazie di Rindella il fatto che Iveonte è protetto da una spada e da un anello, che sono capaci di preservarlo dagli attacchi malefici delle forze protettrici di Turpov. Quindi, approfitto per pregarvi di apportarle un sostanziale aiuto, attraverso la neutralizzazione dei magici poteri dello stregone. Inoltre, vi esorto ad intervenire prima possibile in suo soccorso, senza permettere al perfido sciamano di raggiungere il proprio scopo maligno. A tale proposito, vi anticipo che soltanto Iveonte è in grado di sconfiggerlo, grazie ai due doni ricevuti dalle divinità, che sono il suo anello e la sua spada. Per questo, Francide ed Astoride, quando andrete ad affrontarlo, vi consiglio di stare alla larga dal suo antro. Invece lascerete il solo vostro compagno combatterlo e batterlo, essendo la persona in grado di sconfiggerlo! Garantisco a te e ad Astoride che, agendo come vi ho suggerito, nessuno potrà considerare imbelle e pusillanime il vostro atteggiamento. Anche perché le prerogative umane valgono poco contro le maligne forze dell'occulto!»

«Bene, Lucebio,» a quel punto, Iveonte intervenne a dirgli «finalmente ci hai resi edotti del problema, il quale, come ti ha tenuto sotto pressione fino adesso, continua a farlo tuttora. Prima di risolvertelo, però, abbiamo bisogno di avere da te due indispensabili informazioni relative allo sciamano Turpov. Ci occorre conoscere dove è ubicata la sua dimora e in che maniera la sua malia riesce a controllare la vita di Rindella, fino a rendergliela un inferno, pur restando ad una distanza considerevole da lei. Così dopo ci metteremo immediatamente in viaggio ed andremo a fargli la nostra visita. A tale riguardo, nostro saggio amico, fermamente ti promettiamo che essa non sarà di cortesia, ma di tutt’altro genere! Ma questo lo avevi già compreso: ne sono convinto!»

«Iveonte, se tu e i tuoi compagni avete deciso di togliere dai guai Rindella, è naturale che vi saranno necessarie tali informazioni; però esse non vi possono essere fornite da me, poiché non sono in mio possesso. Al posto mio, sarà Madissa a darvele, siccome è lei che conosce a menadito la strada che conduce alla sua dimora. Ella è costretta ad avere degli incontri annuali con lo sciamano, dovendo fargli recapitare la nuova ciocca di capelli della ragazza che dovrà sostituirla con l'altra, com'egli pretende da lei. Il motivo del quale recapito vi è presto detto. Egli, solo agendo sui capelli di Rindella, può fare di lei tutto ciò che desidera. Può perfino arrecarle i mali più terribili, pur restandosene nell'antro, che è la sua dimora. Perciò voi domani mattina, non appena si sarà fatto giorno, senza perdere tempo vi recherete dalla mia Madissa e vi farete dare le indicazioni esatte sul percorso da seguire per raggiungere l'abitazione di Turpov. A questo punto, noi quattro possiamo anche andarcene a letto, dal momento che si è fatto già abbastanza tardi!»


L’indomani, l’alba era da poco spuntata, quando Iveonte, Francide ed Astoride erano già svegli e pronti a partire alla volta di Dorinda. Lucebio, come ogni giorno, prima di essere salutato dai tre giovani, pretese che essi consumassero la colazione, poiché l'aveva già preparata anche per loro tre. Al termine della quale, i suoi tre ospiti abbandonarono in gran fretta il campo e si diressero verso la città, dove trovarono le sue porte già aperte. Essi allora entrarono in città e proseguirono verso il palazzo di Sosimo. Quando poi vi furono giunti, raggiunsero lestamente le due donne, le quali, a quell'ora del giorno. erano ancora intente a dormire. Dopo che le ebbero fatte svegliare, Iveonte esortò Madissa a fargli un resoconto dello sciamano e ad informarli sul percorso che bisognava seguire per raggiungere la sua caverna. A tali sue richieste, la donna fece un sobbalzo per lo spavento e incominciò a tremare come una foglia. Quando si fu ripresa un poco, la donna iniziò a dirgli:

«Tu e i tuoi amici, Iveonte, siete forse diventati folli? Non sapete che chi si mette contro lo sciamano Turpov è un uomo morto? Nessuno, tra gli esseri umani, è in grado di affrontarlo, senza venirne sconfitto e senza avere la propria salma ridotta in modo tale, da non farla più riconoscere da parenti e da amici! Egli è protetto dai Geni del Male, per cui riesce ad evocarli, proprio come se fossero dei suoi compagni desiderosi di servirlo. Così li usa con il solo scopo di procurare i mali più tremendi ai suoi nemici, anche se essi si trovano a grandi distanze. Adesso, baldi giovani, vi siete capacitati che non dovete avventurarvi in una simile impresa, anche se lo fate a beneficio della mia Rindella? Essa potrà soltanto risultarvi fatale! Oramai il suo atroce destino è segnato e non è giusto che anche voi vi sacrifichiate invano insieme con lei!»

«Non preoccuparti per noi, nobildonna Madissa!» la rassicurò Iveonte «Tu devi solo metterci al corrente di quanto ti abbiamo chiesto. Al resto ci pensiamo noi tre, che non vediamo l’ora di ammazzare Turpov!»

«Lucebio ed io avevamo convenuto di tenervi nascosta la vicenda di Rindella, consapevoli che non avreste esitato ad imbarcavi in una impresa pazzesca, la quale poteva risultarvi solo senza speranze. Perciò vi prego di rinunciare al vostro insano proposito! Se ci fosse per voi almeno una sola possibilità di vittoria contro il terribile stregone, sarei io stessa a spingervi ad affrontarlo. Invece, non intravedendone neppure una, vi imploro di non lasciarvi trascinare dal vostro impulso altruistico. Esso, nel caso specifico, di sicuro vi riuscirebbe mortale, se lo assecondaste!»

«Noi non siamo della tua stessa idea, Madissa! Non abbiamo mai tollerato i soprusi dei più forti nei confronti dei più deboli, per cui li combattiamo ovunque essi ci si presentino. Adesso poi che il pericolo pende proprio sulla testa di Rindella, che è la ragazza del mio amico fraterno, come fai a pensare che potremmo tirarci indietro e consentire ad un malfattore di abusare di una sua giovane vittima? Perciò scordatelo nel modo più assoluto, timorosa Madissa! Nemmeno ti fa sentire tranquilla il fatto che anche Lucebio oggi è convinto della nostra vittoria finale contro il perfido sciamano? Eppure dovresti esserlo!»

«Possibile che qui si stia parlando di me e di un pericolo che mi minaccia,» anche Rindella si intromise nella conversazione «senza che io, che sono la diretta interessata, ne sappia meno di niente? Perciò volete mettermi al corrente della vicenda che mi riguarda in prima persona? Posso conoscere che cosa mi è capitato a mia insaputa? E chi sarebbe poi questo sciamano Turpov? Egli, se ho bene inteso, all’improvviso ha preso in mano il destino della mia vita e non vuole più mollarlo.»

«Non preoccuparti di niente, tesoro mio,» cercò di rassicurarla Francide «perché quanto prima ogni cosa si sistemerà per il meglio! Così non avrai più nulla da temere per la tua sicurezza. Comunque, i miei amici ed io siamo certi che per te non si prospetta il pericolo che Madissa ha paventato senza un valido motivo! Inoltre, ti chiedo di non fare domande a tale riguardo, considerato che ti spiegheremo ogni cosa, quando saremo ritornati dalla nostra prossima missione. Anzi, adesso cerca di restare tranquilla come lo eri prima, senza aver paura di alcunché, poiché non ti succederà nulla, dal momento che ci penseremo noi a non farti accadere le cose brutte che teme la tua Madissa!»

Rassicurata dal suo ragazzo, Rindella smise all'istante di fare altre domande sul caso e di interessarsi all’argomento della conversazione. Invece la sua tutrice seguitò ad essere sul piede di guerra, poiché non intendeva ancora arrendersi. Ella era convinta che la sua lotta mirava a salvare la vita dei tre giovani dalla malvagità di Turpov, avendo essi già fatto tantissimo per la sua adorata principessa. Volendo poi costringerli ad un ripensamento, la poveretta ritornò alla carica con più foga e con maggiore opposizione, fino a minacciarli nel modo seguente:

«Se voi non volete darmi retta, giovanotti, mi rifiuterò di darvi le informazioni che mi avete richieste. Così vedremo come farete a pervenire all’abitazione dello sciamano, a sfidarlo e, per giunta, a rimanerne uccisi! Io continuo a non comprendere come mai Lucebio vi abbia parlato di lui senza avvertirmi! Vi ha riferito ogni cosa sulla brutta faccenda, dopo avermi promesso che non lo avrebbe mai fatto. È forse ammattito pure il mio uomo, per avervene parlato da vera persona irragionevole? Allora sono stata scema io, che gli ho riferito ogni cosa su Turpov!»

«Lucebio era ben lucido di mente, Madissa, quando ci ha messi a conoscenza dei vari fatti.» le fece presente Iveonte «Se ti stupisci della sua decisione, ti preciso che la risposta è semplice. Prima il tuo uomo non credeva che noi tre potessimo competere con lo sciamano ed ha temuto che ne saremmo rimasti vittime. Invece adesso egli è sicuro che possiamo sconfiggerlo e distruggerlo, siccome militano dalla nostra parte le Forze del Bene, le quali sono rappresentate dalla mia spada e dal mio anello. Per tale ragione, anche tu devi sentirti serena, senza preoccuparti per noi. Invece, da questo istante, dovrai rallegrarti per il fatto che tra poco l’incubo di Turpov sarà scacciato per sempre dalla tua esistenza! Ma se continuerai a fare la cocciuta e a non aver fiducia in noi, ricusandoti perfino di fornirci le indicazioni utili per raggiungere la dimora dello sciamano, allora ci rivolgeremo a Fulton. Sono sicuro che egli, per il rispetto che nutre verso Lucebio, si metterà a nostra completa disposizione e ci riferirà l’itinerario esatto per arrivare alla caverna dello sciamano. Se poi nel frattempo ti sei ammansita, puoi risparmiarci il nostro ricorso all'ex ufficiale, dicendoci tu quanto vogliamo sapere!»

Al nuovo intervento di Iveonte, la tutrice di Rindella si arrese. Inoltre, cominciò anche a capacitarsi che, se Lucebio aveva preso una tale decisione, cioè quella di ricorrere al giovane Iveonte per la liberazione della principessa, voleva dire che essa era l’unica cosa giusta da farsi. Allora non esitò a rendere edotti i tre giovani del percorso che essi avrebbero dovuto seguire per giungere rapidamente alla loro meta. A quel punto, una volta appresi da lei i vari particolari sul viaggio che presto avrebbero intrapreso, Iveonte e i suoi amici fecero ritorno presso Lucebio e lo informarono di come si era svolto il loro incontro con le due donne. Per il resto della giornata, essi badarono ad equipaggiarsi nel modo più confacente al caso, poiché il viaggio, lungo il tragitto, non si presentasse di una certa problematicità, specialmente dal punto di vista idrico. Così, sulla scorta delle informazioni ricevute da Madissa, la loro preoccupazione fu quella di rifornirsi di abbondante acqua. Infatti, essi non avrebbero avuto difficoltà a trovare carne fresca lungo il percorso per cuocerla allo spiedo, essendo la regione ricca di una prelibata selvaggina.

Trascorsa la buia notte, si presentò il nuovo giorno con la sua alba che faceva diffondere ovunque i riflessi del sole appena sorto, i quali apparivano rosati in alcuni posti e dorati in altri. Ma con l'avvento luminoso della prima parte della giornata, i tre giovani amici abbandonarono il loro campo e si misero in cammino verso la dimora di Turpov. Naturalmente, prima si erano salutati caldamente con Lucebio, il quale gli aveva rivolto la scaramantica formula di augurio "In bocca al lupo!" Si prevedeva, ad ogni modo, che essi avrebbero coperto in sette giorni la distanza che li separava da essa. Inoltre, stando alle loro rosee previsioni, il viaggio sarebbe stato effettuato senza intoppi di sorta. I tre giovani lo avevano previsto nella maniera giusta, per cui esso si svolse nella massima tranquillità e senza che niente avesse potuto allarmarli!


Seguendo a puntino l’itinerario, come Madissa lo aveva tracciato, Iveonte e i suoi amici pervennero nelle vicinanze dell’antro di Turpov nel tardo pomeriggio dell’ottavo giorno del loro viaggio, senza incontrare nessuna difficoltà lungo il cammino. Ma avendo essi cavalcato nell’ultima giornata per diverse ore, prima di ogni altra cosa, preferirono riposarsi in un posto appartato e protetto da occhi indiscreti. Calata poi la sera, i tre giovani, dopo aver consumato la cena, si diedero a preparare il loro piano di attacco, ossia quello che avrebbe dovuto fargli aprire le ostilità avverse allo sciamano. Al termine del quale, essendo sopraggiunta la notte, essi considerarono proficuo darsi al sonno. Una bella dormita, a loro parere, il mattino dopo li avrebbe fatti ritrovare bene in sesto. L’indomani, infatti, li attendeva una dura lotta contro l’imprevedibile ed infame stregone, siccome egli non si sarebbe arreso con tanta facilità. Anzi, avendo dalla sua parte i Geni del Male, non avrebbe esitato ad invocarli anche contro di loro, facendoli intervenire dall'aldilà.

In effetti, com’era stato studiato il piano dai tre giovani amici, allo scopo di far fronte al temibilissimo sciamano? Poiché egli era protetto dalle Forze Malefiche delle tenebre, loro tre non potevano presentarsi a lui senza prendere le dovute precauzioni. Innanzitutto si volle evitare che Francide ed Astoride si trovassero faccia a faccia con chi faceva uso del potere occulto, considerato che, se ciò si fosse verificato, di sicuro l’impatto per loro due non sarebbe stato dei più salutari. Un fatto del genere avrebbe avuto invece delle conseguenze drammatiche, ma esclusivamente a danno di entrambi i giovani, per un semplice motivo. Essi non erano vaccinati contro i malefici dei Geni del Male, i quali risultavano essere i potenti ed invincibili protettori dello stregone. Perciò, in considerazione della loro nulla refrattarietà ai suoi influssi deleteri, si era stabilito che Francide ed Astoride si sarebbero tenuti a rispettosa distanza dalla dimora dello sciamano. All'interno della quale, invece, si sarebbe presentato il solo loro amico, essendo egli protetto dalle divinità benevole. Iveonte, secondo loro, non avrebbe corso alcun rischio nello scontro con un essere così diabolico, quale si dimostrava appunto Turpov, avendo dalla sua parte due amuleti portentosi. Questi, ovviamente, erano rappresentati dalla sua spada invincibile e dal suo anello, il quale tutto poteva, risultando l'una e l'altro due doni divini.

Come stabilito, il primo compito dell’eroico giovane sarebbe stato quello di accedere all’antro dello sciamano per sorprendervelo ed ucciderlo. Se sfortunatamente non ve lo avesse trovato, egli si sarebbe dovuto impadronire della ciocca di capelli appartenente alla ragazza di Francide, la quale era conservata in un’anfora. Subito dopo avrebbe dovuto bruciarla seduta stante al fuoco di una delle torce murarie accese. Condotta poi a termine tale operazione, il giovane avrebbe dovuto attendere l'arrivo del pericoloso stregone nella sua dimora e farlo fuori, dopo esserci stato il suo ingresso. Difatti egli avrebbe dovuto portare a compimento anche quella parte della sua missione, la quale consisteva nell’eliminazione fisica del perfido Turpov, nel caso che non gli fosse stato consentito di effettuarla all'inizio. Lo sciamano, come si erano resi conto, se non lo si ammazzava, avrebbe continuato a rappresentare una continua e concreta minaccia per Rindella, dal momento che in futuro egli avrebbe trovato senz’altro il modo di farlo. Quindi, esclusivamente con la soppressione dello stregone, si sarebbe concluso l’incarico che Iveonte e i suoi compagni si erano assunti. Al termine del quale, essi avrebbero potuto far ritorno a Dorinda per ripresentarsi alle due donne e per ricongiungersi all’amico Lucebio. Le une e l'altro, da parte loro, li avrebbero attesi infatti con grande apprensione e si sarebbero mostrati per niente sereni fino al loro ritorno. Essi erano ansiosi di conoscere l’esito della loro missione, considerato che la medesima era prevista dall’esito parecchio incerto.

Il giorno seguente, come da accordi presi, Francide e Astoride andarono ad occupare il posto prescelto. Esso doveva servire a nasconderli e a permettere ad entrambi di sorvegliare lo spazio esistente tra il loro luogo di appostamento e l’antro dello sciamano. Il quale si trovava ad una cinquantina di metri di distanza. Da esso, i due giovani, oltre ad avere sottomano la situazione, avrebbero compreso se era il caso di intervenire al fianco del loro amico. Come pure avrebbero potuto constatare che conveniva all'uno e all'altro abbandonare precipitosamente la zona per sfuggire a qualche improvviso frangente macchinato a loro danno dal maligno Turpov. Nel frattempo, Iveonte, all’apparenza imperturbabile nel suo aspetto e marziale nel suo incedere, avanzava verso l’abitazione dello stregone. Inoltre, vi si conduceva con passi decisi, essendo ansioso di farla finita con colui che presto si sarebbe trovato al suo cospetto, in qualità di irriducibile avversario. Quando poi fu pervenuto all’ingresso dell’antro dello sciamano, prima di accedervi, si armò della sua invincibile spada. La quale, mentre veniva impugnata dal giovane, si teneva a stretto contatto con l’anello. Quest’ultimo, a sua volta, creava una specie di collegamento tra l’arma e il dio Kron, permettendo a costui, in quel preciso istante, di rendersi conto della reale situazione che la figlia Kronel si trovava ad affrontare con il suo amato pupillo.

L’accesso del giovane all’interno della caverna avvenne nella massima normalità, non avendo trovato ostacoli di nessun tipo sul suo cammino. Per questo, dopo che vi fu entrato con passi accorti, vi cercò l’anfora a cui aveva fatto riferimento Madissa, intenzionato a prelevare dal recipiente di terracotta i capelli di Rindella e a bruciarli senza indugio. In verità, non gli fu difficile scorgerla in un canto della caverna. Così si avvicinò ad essa speditamente, ne tirò fuori i lunghi capelli annodati a ciocca e gli diede fuoco con la viva fiamma di una delle quattro torce, che erano accese sulle pareti ed illuminavano a sufficienza la cavità. Ultimate siffatte operazioni come da copione, ad Iveonte non rimase altro da fare che aspettare il ritorno del terribile sciamano alla sua abitazione, con la speranza che egli vi rientrasse al più presto. Allora, in attesa che Turpov facesse la sua apparizione nel proprio antro, il nostro eroe non poté fare altro che stare seduto placidamente sopra uno sgabello, che aveva trovato nella stessa cavità semibuia.

Non era trascorsa neppure un'ora da quando lo aspettava, allorché lo vide entrare all’improvviso in preda ad una rabbia feroce. Difatti lo sciamano, dopo avere avuto l'inatteso incontro con Francide e con Astoride nelle adiacenze, già prima di accedervi, aveva sospettato la presenza di un terzo intruso dentro la propria dimora, dopo averla violata con spudoratezza. Circa poi quanto era già avvenuto tra lui e i due giovani, lo sapremo tra poco direttamente dalla bocca di Turpov, il quale vorrà innanzitutto vantarsi con il loro compagno di come li aveva ridotti all’esterno della sua abitazione, dopo averli sorpresi nella loro postazione nascosta. Intanto, però, lo seguiremo, mentre sarà alle prese con Iveonte, mettendosi ad investirlo con le sue minacce e le sue spacconate, per aver egli profanato la sua abitazione. Ebbene, nello scorgere il giovane, la cui espressione del volto si presentava serena, in un primo momento, gli montò il sangue alla testa. Qualche attimo dopo, si infuriò contro di lui, affermandogli:

«Tra poco farò i conti anche con te, come già li ho regolati con i tuoi due amici! Credevi di darti alla profanazione della mia dimora, senza subire un esemplare castigo? Sappi che nessuno, senza essere invitato da me, può entrarvi impunemente! Perciò prepàrati anche tu, alla stessa stregua dei tuoi compagni, a subirne le immancabili conseguenze, improvvido uomo, che non hai più alcun avvenire davanti a te!»

«Posso sapere cosa hai fatto ai miei due amici, Turpov?» Iveonte gli si rivolse con furia, ma anche con una certa apprensione «Tu non immagini neanche i guai che ti capiteranno, se hai osato recare loro del male! Te ne farò pentire amaramente e non potrà esserci forza al mondo in grado di farteli evitare! Ti garantisco, essere immondo e malvagio, che sarà come ti sto dicendo in questo momento!»

«Ah, ah! Hai anche il fegato di minacciarmi, giovane senza cervello, quando invece dovresti metterti a tremare come una foglia! Ma resta pure con questa tua idea, se ti fa piacere, siccome dovrai abbandonarla molto presto! Intanto ti riferisco quanto è capitato ai tuoi amici, in modo che tu ti convinca che tra noi due sono io colui che detta leggi e può fare minacce ad altri. Sappi che li ho colti di sorpresa, mentre avevano gli sguardi fissi in direzione del mio antro. Dopo essere apparso alle loro spalle, li ho chiamati e mi sono fatto scorgere da loro. Allora essi, impugnate le spade, hanno cercato di aggredirmi e di farmi fuori. Invece io, con la mia potente magia nera, prima li ho disarmati, facendo volare via le loro armi, e poi li ho colpiti con una scarica della mia malia, riducendoli in uno stato comatoso. Adesso le loro essenze sono sospese tra la vita e la morte, tra l’essere e il non-essere, tra il tutto e il niente. Attendono soltanto che io dia loro la spinta finale e le faccia precipitare finalmente nei gorghi dell’inesistenza. Perciò, piccolo insignificante uomo, completerò la mia opera iniziata con i tuoi amici, dopo che avrò conciato te in modo sensazionale e ti avrò punito come ti meriti! Tra non molto scoprirai come saprò ridurti in un essere miserabile, incauto intruso!»

«Invece, smargiasso di uno stregone, sarai tu a subire da me la giusta punizione. Così, dopo che ti avrò ammazzato come un verme schifoso, correrò a liberare i miei due amici e li salverò dal tuo malefico influsso. Ecco come alla fine si risolveranno le cose tra noi, se non lo hai ancora compreso! Tra breve te ne convincerai tuo malgrado ed imparerai che c'è qualcuno che è più potente di te e della tua magia nera!»

Alle parole di sfida, che gli erano state lanciate dall’avversario, Turpov si mostrò con gli occhi iniettati di sangue. Agendo in quel modo, intese esprimere al rivale l'intera sua ira fremente ed annunciargli che essa stava per esplodere nei suoi confronti con la massima carica offensiva. Iveonte ne prese atto all'istante e si preparò a contrapporglisi con una valida difesa. A dire il vero, l'eroico giovane non avrebbe potuto nulla contro lo stregone, se non ci fosse stato l’intervento combinato del suo anello e della sua spada a parteggiare per lui. Il prode Iveonte, dunque, senza farsi impressionare nemmeno un poco dall’atteggiamento tremebondo dell'avversario, si armò della sua invincibile arma e si adoperò animosamente per respingere i suoi attacchi malefici. Essi si sarebbero presentati non solo attizzati da una rabbia sovrumana; ma anche si sarebbero rivelati portatori di un maleficio letale, da cui difficilmente ci si sarebbe potuto difendere. Per questo, non appena lo sciamano li ebbe emessi, lasciandoli in piena libertà, i suoi malefici all’istante tentarono di raggiungere Iveonte, desiderosi di polverizzare il suo fiero atteggiamento. Il quale, a detta del loro emittente, aveva palesato una buona dose di insolenza, per cui essa andava punita a qualunque costo.

Adesso Turpov, usando le mani allungate, le agitava in ogni direzione, i cui movimenti mettevano in mostra una truce coreografia, la quale mirava a fargli prefigurare la morte prima del tempo. Inoltre, si diede a scagliare contro il giovane avversario una valanga di luci psichedeliche. Le quali non erano altro che le forze primigenie del suo subconscio, mentre era intento a dare origine con loro al maggiore cataclisma possibile intorno alla sua persona. Esse, però, anziché colpire fisicamente Iveonte, finivano per scontrarsi con la lama della sua spada. La prodigiosa arma, infatti, dopo averle intercettate e deviate dal giovane, le attirava su di sé e le trasformava in bruciacchianti stridori. In seguito, invece, a mano a mano che esse si originavano da chi le faceva riprodurre, l’arma si diede a frantumare e a disperdere la loro indemoniata sarabanda. Tale fenomeno fece trasalire Turpov. Egli non voleva credere ai suoi occhi, intanto che si armeggiava nella sua produzione di nuove forze perniciose da scaraventare contro il suo avversario, il quale si rivelava un essere non comune.

Quando infine lo sciamano si rese conto che quel suo darsi da fare non sortiva alcun effetto concreto contro il giovane che aveva violato la sua dimora, a causa dell’interposizione della sua miracolosa spada, pensò di fare intervenire a suo favore i suoi potenti protettori. Perciò, allungando le braccia in avanti, si diede ad invocarli con tali parole: "Geni del Male, qui c’è bisogno del vostro aiuto, siccome io non riesco a cavarmela con le sole mie energie. A quanto pare, mi contrasta un’arcana forza che, contrapponendosi alla mia, vanifica ogni mio sforzo rivolto ad annientare il mio avversario. Perciò vi evoco con tutta la mia volontà, affinché la vostra presenza nella mia dimora sbaragli e distrugga ogni altra forza che vi esiste e si contrappone alla mia. Vi voglio all’istante in questo luogo a dimostrare la vostra potenza distruttrice al mio avversario e a chiunque si dà a proteggerlo in questo momento. Agendo così, miei Geni del Male, nessuno avrà l'ardire di accusarvi di inettitudine e di impotenza!"

Era appena avvenuta l’evocazione di Turpov, allorquando si vide uscire dalla sua bocca del fumo rosso. Esso, venendone fuori come un fiume in piena con le sue numerose anse, innanzitutto si mise a circondare lo sciamano mediante le sue volute che diventavano multicolori, intanto che si ergevano verso la volta della caverna. Raggiunta la quale, subito dopo la colorata massa vaporosa assunse per breve tempo l’aspetto di un fungo. Soltanto alla fine, dai bordi di quella che poteva essere considerata la sua cappella, si dipartirono sette rivoli, ciascuno avente un colore differente. Essi rappresentavano i sette Geni del Male ed erano lì per ubbidire al loro devoto Turpov, per cui in un attimo iniziarono il loro attacco diretto contro l’avversario del loro protetto. Con esso, i geni intendevano scatenarsi contro di lui in maniera talmente selvaggia, da massacrarlo fino all’eccesso, riducendolo infine in una poltiglia irriconoscibile. Ma, com'era da prevedersi, le loro intenzioni furono frustrate dall’intervento dell’anello di Iveonte. Esso, facendo ritrovare il giovane in una calotta formata di sole energie, subito lo preservò dal loro arrivo malintenzionato. Allora inutilmente i sette Geni del Male cercavano con grande impegno di sfondare ed oltrepassare la barriera della campana energetica. Essa reagiva ai loro attacchi senza scomporsi minimamente; anzi, li avvertiva, come se essi fossero dei lievi sfioramenti.

Comunque, quel suo atteggiamento durò, finché l’anello non stabilì di dare agli assalitori del suo protetto una dimostrazione della propria potenza. A quel punto, dalla superficie della calotta energetica si staccò una luce intensa, la quale dilagò per l'intera caverna. Essa, che rappresentava una forza di inaudita potenza, dopo essersi aggrovigliata con i fasci luminosi dei Geni del Male, ne fece conseguire una deflagrazione devastante, in seno alla quale sparirono lo sciamano e i suoi protettori. Perfino l’antro rimase squarciato e privato della volta, senza che Iveonte ne subisse alcun danno. Probabilmente, le Forze del Male, oltre allo scotto pagato in termini di prestigio e l’imposizione a ritornarsene nel loro regno delle tenebre, non furono obbligate ad espiare nessun’altra colpa. Allo sciamano Turpov, al contrario, le cose andarono molto peggio, poiché egli fu polverizzato dall’esplosione e dalla conseguente fiammata. Quest'ultima, dopo averlo disintegrato del tutto, lo fece sparire per sempre dalla circolazione.

Dopo quei fatti strabilianti, il primo pensiero di Iveonte fu quello di condursi subito dagli amici, essendo animoso di liberarli al più presto dal male, che lo sciamano Turpov aveva arrecato ad entrambi. Ma una volta presso di loro, li trovò che non erano più sotto l’effetto malefico dello stregone. Contemporaneamente alla sua morte, erano pure scemati gli effetti lesivi della sua magia nera sui corpi di Francide e di Astoride. Allora egli fu molto contento di ritrovarli sani e salvi, non più vittime di alcun incantesimo maligno; ma in preda soltanto ad un leggero torpore. Tale loro stato, in un certo qual modo, li faceva apparire disorientati e completamente ignari di ciò che era loro successo qualche ora prima, ad opera dello sciamano. Iveonte, volendo farli ritornare del tutto svegli, li scosse e si diede a parlare all’uno e all’altro in questa maniera:

«Ehi, amici, è ora di destarvi, poiché l'influsso malefico di Turpov ha smesso di soggiogarvi! Ne siete stati liberati, non appena egli ha subito dal mio anello la morte che si meritava. Adesso dobbiamo prepararci per fare ritorno a Dorinda e per dare a coloro che tanto la stanno aspettando la bella notizia che lo sciamano è definitivamente morto. Nel frattempo, mi dite quali nocivi effetti allucinogeni vi erano provenuti dalla sua magia nera, dopo che egli ve l'aveva praticata a vostra insaputa?»

Alla domanda del compagno, il quale era stato il loro liberatore, fu Francide a rispondergli, facendogli il seguente resoconto:

«Se è tuo desiderio apprenderlo, Iveonte, senza dubbio la nostra è stata una bruttissima esperienza. Ho detto "la nostra" perché sono sicuro che quella di Astoride non è stata differente da quella mia. Ebbene, mentre ci scagliavamo contro lo sciamano Turpov, il quale era apparso all’improvviso alle nostre spalle, ci siamo sentiti come inchiodati a terra, senza avere più la possibilità di fare altri passi. Eravamo come sospesi tra la nostra realtà ed un abisso tenebroso, ovviamente pronti a cascare in quest’ultimo, dove prevedevamo una esistenza affatto confortante. Nel frattempo ci assalivano agghiaccianti sensazioni, le quali erano di mille tipi e tutte assai negative, cioè repellenti e disgustose al massimo. Per fortuna, a un certo momento, esse hanno cessato di coinvolgerci e di strapazzarci, ridandoci la nostra pace. Questo è tutto, amico mio!»

«La vostra liberazione da esse, Francide, è coincisa con la distruzione definitiva dello sciamano, la quale è avvenuta ad opera del mio anello. Esso ha pure sconfitto le Forze del Male, ricacciandole nel baratro infernale, da dove erano venute fuori per punirmi. Ne è rimasta sventrata perfino la sua caverna, la quale, come ora potete osservare, non è più abitabile, a causa dei seri danni riportati. A questo punto, senza perdere altro tempo, conviene rimetterci subito in cammino verso casa, essendo anche il viaggio di rientro abbastanza lungo. Oramai Rindella è stata per sempre liberata dalla malia di Turpov, il quale ha smesso di agire contro di lei. Le due donne chissà quanto si staranno preoccupando per la nostra salvezza, dopo aver temuto per noi in tutti questi giorni! Anche il nostro Lucebio non si starà comportando diversamente da loro, pur avendo la massima fiducia nel mio anello e nella mia spada!»

Il loro viaggio di ritorno si protrasse più o meno per un tempo uguale a quello occorso per l’andata e non fece registrare anch’esso inconvenienti di sorta. Ma giunti a Dorinda, naturalmente i tre giovani amici destinarono la loro prima visita a Rindella e a Madissa, alle quali raccontarono la loro esperienza avuta presso la dimora dello sciamano. Soprattutto ci tennero a riferire ad entrambe il successo ottenuto da Iveonte nei suoi confronti. Allora le due donne rimasero immensamente soddisfatte e felici di quanto era avvenuto.

Partiti dal palazzo di Sosimo, i tre giovani amici, quando la sera stava già quasi calando, raggiunsero l’amico Lucebio, che rividero e riabbracciarono con molto piacere e con immensa gioia. L’esimio educatore, dopo essere stato messo al corrente da loro dei risultati ottenuti nella recente missione, non stava più nei suoi panni per la contentezza. Anzi, per festeggiare l'avvenimento, senza attendere altro tempo, si diede a preparare una squisita cena. Essa, a suo parere, sarebbe dovuta riuscire una vera leccornia, come regolarmente avvenne, rendendo assai paghi i tre fortunati giovani.