175-L'INCONTRO DEL DIO IVEON CON ULLIOZ
Dopo che ebbe riferito anche il racconto dell'indovino Handrus al suo divino interlocutore, il defunto re Elost gli si rivolse, dicendo:
«A questo punto, divino Iveon, termina il mio truce racconto riguardante la mia gente e la disgrazia che continua ad investirla. Come tu stesso hai potuto constatare, la mia narrazione è stata dettagliata e minuziosa. In questo modo ho potuto darti nella maniera migliore l'idea dello strazio inaudito, che da tanti secoli l'odioso dio Broxun sta procurando al mio popolo. Perciò vorrei apprendere da te quale aiuto potrai dare al mio popolo, il quale ne ha un grandissimo bisogno.»
Da parte sua, il divino Iveon, che aveva seguito l'esposizione del racconto, non senza restarne turbato ed accendersi di sdegno, restò in silenzio per alcuni attimi, avendo deciso di darsi ad una breve meditazione. Mostrandosi poi sicuro di sé, si espresse così al suo interlocutore:
«La storia del tuo popolo, Elost, allo stesso tempo mi ha commosso e mi ha caricato di massima ira contro l'iniquo dio negativo Broxun. Nel momento che me la raccontavi, già avrei voluto intervenire contro di lui per dargli la lezione che si meritava. Per questo ho stabilito che, non appena sarò ritornato in Kosmos, mi interesserò della vicenda del tuo popolo e farò pentire la divinità negativa per tutto il male che gli sta arrecando. Se temi che io non possa farcela contro di lui, tengo a precisarti che non a caso sono l'eroe delle divinità benefiche e il mio eroismo l'ha già fatta pagare a diverse divinità malefiche. Ecco perché, dopo l'ascolto del tuo racconto, non vedo l'ora di liberare la tua tribolata gente e la dea Laxen. Devi sapere che ella, oltre ad essere la protettrice dei Salunnesi, è una mia lontana parente. Sei contento adesso?»
«Come non potrei esserlo, divino Iveon? Con le tue parole rassicuranti, mi hai reso l'anima più felice di Animur! Adesso mi rendo conto del perché solo con la mia morte, purché fatta avvenire in un determinato periodo, avrei potuto riscattare il mio popolo dal dio Broxun. Come mi avvedo, avendo seguito il consiglio degli astri, non sono mancato all'appuntamento, che già mi era stato prefissato con te in questo luogo. Qui ho potuto parlarti delle disgrazie della mia gente ed invogliarti ad andare in suo soccorso, una volta che sarai di nuovo nello spazio cosmico, dove ritornerai ad essere la divinità di prima. Dunque, era destino che pure tu, poco dopo il mio sacrificio, per cause ancora ignote, saresti arrivato nel Regno delle Anime, dove in seguito ci saremmo ritrovati a conversare insieme, come stiamo facendo in questo istante! Come mi rendo conto, gli astri avevano davvero ragione!»
«Può darsi che sia come stai dicendo, Elost, ammesso che l'esserci incontrati nel Regno delle Anime non sia stata una pura coincidenza! Comunque, io ho i miei dubbi a tale riguardo, essendo convinto che una diversa ragione mi ha costretto a trovarmi in questo posto. La quale non ha niente a che vedere con la tua anima e con la storia del tuo popolo. Invece gli astri, disponendosi in un dato modo sulla volta celeste e dando così vita alla predizione dell'indovino Handrus, hanno voluto permettere anche al tuo popolo di approfittare della circostanza propizia che si stava delineando a suo favore. Essa era costituita appunto dal mio arrivo coatto nella realtà di Animur. Perciò entrambi adesso possiamo prendere atto che essi ci sono riusciti alla perfezione!»
«Nessuno può negare l'evidenza di quanto hai affermato, dio dell'eroismo. Ma per me è importante che il nostro incontro ci sia stato sul serio nel Regno delle Anime, proprio come era stato previsto dagli astri. A ogni modo, la verità la conosceremo da Ullioz, il quale sicuramente saprà rivelarci qualcosa in merito alla tua presenza in Animur. Ne sono più che convinto! Secondo quanto ho potuto appurare, a lui è permesso indagare su ogni cosa.»
«A proposito del tuo capo, Elost, quando hai deciso di farmelo conoscere? Come sai, ho da chiedergli parecchie cose, prima fra tutte il modo di uscire da questo Animur. Intendi condurmi alla sua dimora direttamente, senza alcun preavviso; oppure ti toccherà prima avvisarlo, come credo che sia più giusto? Hai stabilito ancora quando e come fare avvenire il nostro incontro? Io ti invito ad affrettarti a farlo, anche per il bene del tuo popolo, il quale attende di essere liberato dal perfido dio.»
«Stando anche a ciò che hai asserito tu, divino eroe, sarà meglio che mi incontri prima io con lui a quattr'occhi. Così lo informerò del tuo incredibile arrivo nel Regno delle Anime, della tua natura divina e della tua intenzione di incontrarlo. Anzi, lo faccio adesso stesso, soddisfacendo all'istante il tuo desiderio. Nel frattempo, ti consiglio di aspettarmi qui, poiché tra poco ritornerò da te e ti riferirò il risultato del mio incontro con Ullioz. Egli dovrà anche farmi sapere se dovrò condurti da lui.»
Il ritorno di Elost non si fece attendere molto. Egli si ripresentò al dio Iveon dopo brevissimo tempo. Una volta davanti a lui, con un sorriso sfolgorante sul volto, si diede a dirgli:
«Divino Iveon, Ullioz già sapeva della tua venuta in Animur, come pure è al corrente che sei una divinità positiva di grande prestigio! Sono felice che egli mi abbia confermato che potrai sul serio aiutare il mio popolo dall'infame dio Broxun! A tale riguardo, mi ha perfino detto che in Kosmos meglio di te nessun'altra divinità benefica potrà farlo. Inoltre, hai avuto anche ragione a mostrarti scettico su quanto ti avevo ventilato io, cioè che ti eri trovato in Animur esclusivamente per incontrare me ed aiutare il mio popolo. Comunque, la tua presenza nel Regno delle Anime non è stata casuale. Secondo quanto mi ha fatto intuire il mio esimio capo, se ti hanno forzato a venirci, è stato per una ragione molto più valida. La quale non ha niente a che vedere con il nostro incontro e con i Salunnesi. Adesso devo condurti da lui, siccome egli ti sta aspettando con grande ansia, essendo impaziente di fare la tua conoscenza!»
«Se le cose stanno così, sbrighiamoci a raggiungerlo, Elost, poiché anch'io muoio dalla voglia di incontrarmi con Ullioz, poiché sono molte le cose che intendo chiedergli! In cima alla lista, c'è quella che dovrà rendermi noto come posso abbandonare il suo regno e raggiungere la mia amata Annura. Non preoccuparti, Elost, perché, prima di correre tra le braccia della mia dolce consorte, onorerò la promessa che ti ho fatta, liberando il tuo popolo dalla tirannia del malvagio Broxun. Inoltre, renderò libera pure la benigna divinità adorata dai Salunnesi, che sarebbe poi la mia lontana parente Laxen.»
Quando pervennero all'esterno della dimora di Ullioz, Elost si fermò a pochi passi da essa. Indicando poi la porta di ingresso a colui che stava accompagnando, gli fece presente:
«Dio Iveon, puoi accomodarti dentro, perché all'interno c'è l'illustre mio capo, il quale ti sta aspettando con impazienza. Io non posso entrare insieme con te, dal momento che il vostro abboccamento dovrà avvenire ad alto livello, essendo voi due esseri metafisici eccezionali. Comunque, starò ad attenderti qui fuori, come mi è stato ordinato da Ullioz! Ti auguro un ottimo incontro con lui, mio divino eroe!»
All'invito del suo accompagnatore, il dio Iveon si affrettò a sospingere la porta di ingresso, al fine di farla aprire verso l'interno. Ma essa giocò di anticipo e si spalancò da sola, senza che egli l'avesse neppure sfiorata, favorendogli così l'entrata nell'edificio. Quando poi si fu ritrovato nell'interno, non ci volle molto perché l'eroico dio si rendesse conto dello splendore e dello sfarzo che vi abbondavano. I quali, in un certo senso, gli ricordavano la sala di udienza dell'eccelso dio del tempo, come se fosse una sua copia. Al posto delle pareti laterali, si intravedevano rivoli di luci multicolori. I quali, a guisa di cascata, si adagiavano sull'impiantito sottostante, dove divenivano poi un misto di leggera nebbiolina rosa e gialla. Questa, estendendosi sull'intero mosaico pavimentale, non si alzava mai più di mezzo metro di altezza. Anche la volta offriva la sua mirabile attrazione, essendo interamente pervasa da effetti di luce policromatica. I quali formavano delle trine che si abbassavano e si alzavano di continuo, senza mai allontanarsi più di tre metri dal soffitto. Quest'ultimo presentava un affresco che riproduceva incomparabili ambienti di vita georgica e pastorale. Se all'inizio si presentava rettangolare alla superficie e in tutta la sua altezza, dopo una ventina di metri, la sala prendeva la forma di un cilindro sormontato da una cupola semisferica. Ma anche in quest'area, gli effetti delle luci psichedeliche creavano un'atmosfera da sogno ed inondavano la realtà del luogo in un intreccio di coreografie e di sensazioni visive fantastiche ed incantatrici.
Il divino Iveon, inoltre, stava nel bel mezzo di una musica surreale, che si esprimeva con felicità di tocco e riusciva ad irraggiare di immensa serenità chi ne fruiva. Soprattutto gli rendeva lo stato d'animo al colmo della letizia e del gaudio. Abituato a quel genere di spettacolo, pur essendo straordinario, l'eroico dio non si muoveva in tale strabiliante ambiente con il massimo stupore. Invece avvertiva in sé quella comune meraviglia che si prova, quando si rivisita un luogo già noto. Per la verità, egli aveva ben altro da pensare, anziché trasecolare per determinati portenti visivi e sonori, i quali nella sua mente rientravano nell'assoluta normalità. In quella circostanza, invece, in lui predominava la trepidazione di apprendere dall'ospite, oltre che quelle cose ignorate dalla totalità delle divinità, il modo di uscire dalla realtà di Animur.
Quando l'eroe divino pervenne ai piedi del trono, Ullioz vi era ancora seduto sopra. Ma dopo che egli si fu accostato ad esso, il gestore del Regno delle Anime ritenne giusto abbandonarlo, volendo accogliere degnamente il suo illustre ospite. Così, quando lo ebbe raggiunto ed abbracciato, si lasciò andare ad effusioni di cordialità. Ma poi lo invitò a sedersi sopra una delle due scranne che erano ai lati del trono, come fece pure lui. Infatti, Ullioz, anziché ritornare ad occupare il suo seggio regale, aveva preferito trovare posto sull'altra scranna, dopo averla avvicinata di più a quella su cui sedeva il suo divino ospite. Alla fine tra i due personaggi si diede inizio alla conversazione, la quale già all'inizio si lasciava prevedere calda e piacevole. Comunque, fu Ullioz a cominciare a parlare, mettendosi a dire al suo ospite:
«Benvenuto nel mio regno, dio Iveon! Per me è un onore averti come ospite nella mia dimora. Stavo aspettando questo momento da molto tempo e alla fine eccoti qui presso di me, come era stato annunciato! Tu sei stata l'unica divinità ad aver posto piede nel Regno delle Anime e a prendere coscienza della sua esistenza. Forse, se posso osare affermarlo, sei il dio più degno di venirvi ospitato!»
«Ti ringrazio, Ullioz, per l'ottima accoglienza che mi stai riservando, la quale non poteva essere migliore! Posso sapere come facevi ad essere al corrente che un giorno sarei capitato in Animur? Anche se sono tante le domande che ho da rivolgerti, con il tuo consenso vorrei che tu iniziassi a rispondere a quella che è stata la conseguenza della tua asserzione. Se poi la tua discettazione sull'argomento conterrà pure le risposte ad alcune delle altre mie domande che ho intenzione di farti, in quel caso esse non ti verranno più fatte, poiché le escluderò dalla mia lista.»
«Non mi crea alcun problema, divino Iveon, rispondere a quanto mi hai chiesto. Per farlo, però, mi toccherà chiarirti altri particolari, i quali sono ignorati da tutte le altre divinità, come ti sei reso conto in Animur. Tale chiarimento, logicamente, mi obbligherà a dilungarmi molto di più sull'argomento, di cui tra breve comincerò a parlarti.»
«Non preoccuparti, Ullioz, se sarai costretto ad andare per le lunghe o a diffonderti su taluni particolari da cui non potrai esimerti! Lo sai pure tu che qui di tempo da perdere ne ho parecchio; perciò in nessun caso potrei lamentarmi di una tua lungaggine. Sono convinto che la tua trattazione spazierà anche in campi che hanno già insite in sé le risposte ad alcune mie domande, per cui dopo mi risparmierò di rivolgertele. Ora puoi incominciare a rispondermi, essendo io già intento ad ascoltarti!»
«Ebbene, dio Iveon, inizierò il mio racconto dall'origine di Kosmos e da quella di Animur, tenuto conto che quest'ultimo fu la conseguenza del primo. In verità, esso si autocreò, senza che neppure Splendor ne venisse a conoscenza. La qual cosa fa ritenere inesistente il mio regno nella coscienza di tutte le divinità, siano esse positive oppure negative.»
Fu a quel punto che Ullioz si diede a narrare certe vicende sbalorditive e suggestive sulla creazione cosmica, le quali risultarono affascinanti e singolari al dio dell'eroismo. Costui, da parte sua, non avrebbe mai immaginato che esse fossero potute avvenire nel contesto creativo di Kosmos, all'insaputa dello stesso Splendor. La qual cosa ci fu, nonostante egli risultasse la divinità non plus ultra, per aver dato l'origine e l'esistenza a tutti gli esseri spirituali. Dopo aver terminato la sua lunga e fantastica narrazione, la quale aveva stupito enormemente il suo ascoltatore, Ullioz non si astenne dal chiedere all'illustre suo ospite:
«Credi, dio Iveon, che il mio racconto abbia dato le risposte alla totalità delle domande, che avevi intenzione di rivolgermi? Oppure, durante la mia dettagliata esposizione, qualcuna ne è rimasta per caso priva? Se così fosse stato, ti basterà segnalarmi quella che non è stata da te riscontrata nel mio racconto. Così rimedierò subito!»
«Non preoccuparti, Ullioz, poiché essa è riuscita a soddisfare tutte le domande che volevo farti e che hanno avuto le relative risposte. Adesso invece m'interessa fare ritorno in Kosmos. In esso, oltre a mantenere la promessa fatta all'anima di Elost, avrò premura di rifarmi vivo dalla mia consorte Annura e dalle divinità a me più care. Senza il tuo aiuto, come posso rendermi conto, non potrò uscire dal Regno delle Anime e portare a termine le cose che ti ho appena dichiarate!»
«Per me sarà un onore, divino Iveon, mettermi a tua completa disposizione. Tra poco farò squarciare la cicatrice spaziale che separa Animur da Kosmos e creerò in pari tempo le condizioni adatte per consentirti un agevole ritorno nel Regno della Materia e del Tempo. Per questo non ci resta che salutarci da ottimi amici! Non ti pare, eroico dio?»
Dopo essersi accomiatato dall'autorevole Ullioz ed avere raggiunto Elost, il dio dell'eroismo, prima di lasciare Animur, volle incontrare di nuovo Grael, dando luogo ad un altro commovente incontro. Infatti, entrambi avvertirono nel loro intimo quel particolare calore che si diede a riaccenderli dell'antico fuoco. Il quale, pur essendo stato fugace, era esploso come un fortunale travolgente nella tempesta della passione, per cui ne aveva surriscaldato gli spiriti in modo inimmaginabile. Poco dopo, però, egli, facendolo gioire di nuovo, rinnovò al suo accompagnatore la promessa che avrebbe liberato il suo popolo dalla divinità malefica, consentendogli così di ritornare ad essere sereno come un tempo.
Una volta che ebbe fatto ritorno nella realtà di Kosmos, il divino eroe si accorse che era ritornato ad essere una divinità, con tutti i suoi poteri e i suoi attributi. Ma fece appena in tempo a scorgere l'anima che gli era appartenuta in Animur, la quale si stava allontanando in gran fretta da lui, essendo rimasta priva della sua dimora materiale. Adesso, anche a costo di impiegarci una eternità, essa intendeva cercarsene un'altra. La quale, essendo stata la prima molto illustre, non poteva essere da meno. Così le avrebbe regalato le migliori soddisfazioni possibili.
Ora possiamo sapere quali erano state le vicende personali che Ullioz aveva raccontato al dio Iveon? Certo che è possibile apprenderle, anche perché esse avevano avuto una certa importanza, in relazione alla nostra storia futura. Perciò riporteremo di seguito, nella sua interezza, il racconto del creatore di Animur. Anzi, lo seguiremo con il medesimo ardore mostrato finora, facendoci coinvolgere e trascinare da esso con uno spirito appassionato e in preda ad un grande entusiasmo.