172°-IL RACCONTO DI SEANIRA

Fino ad un decennio addietro, sopra Kloust non erano sorti problemi di sorta, per cui il nostro popolo vi aveva conosciuto soltanto una esistenza serena e laboriosa. Perfino il mio retto genitore, che ne era il re, non aveva avuto alcuna difficoltà a governarlo con la massima saggezza, per cui ai suoi sudditi egli era risultato una vera delizia. In seguito, però, alcune circostanze avverse, dopo essersi presentate repentinamente, misero alle strette lui e i suoi pacifici sudditi. Un brutto giorno, infatti, non si sa con precisione da dove fossero venuti fuori, apparvero sul nostro pianeta degli esseri orribilmente strani, i quali ci fecero presente che si chiamavano Tagmi. Tali esseri mostruosi, pur essendo di corporatura più o meno uguale a quella dei Kloustiani, erano in grado di effettuare grandi salti sia in altezza che in lunghezza. Perciò essi consentivano loro, quando lo desideravano, di spostarsi fino a venti metri in avanti e a dieci metri verso l'alto. Inoltre, siccome la pelle del loro corpo si presentava molto coriacea e considerevolmente elastica, nel ripiombare a terra dopo simili salti, essi non accusavano alcun dolore. Anzi, rimbalzavano sul suolo, come se fossero delle palle di gomma.

Per quanto riguardava il loro aspetto, i Tagmi avevano una corporatura abbastanza tozza, mentre le loro braccia avevano una lunghezza doppia di quella delle gambe. Perciò, se distese lungo il corpo a stazione eretta, le loro dita riuscivano perfino a toccare terra. Invece una lanugine rossiccia di due centimetri ne copriva la maggior parte del corpo, il quale era di aspetto cretaceo. Essa lasciava scoperte solamente il viso, le palme delle mani e le piante dei piedi. In riferimento alla loro testa, essa risultava allungata in senso verticale e mostrava due occhioni giallognoli, un muso sporgente, un naso camuso ed una piccola prominenza cornea in mezzo alla fronte. Infine, la loro statura, come già ti ho accennato prima, era su per giù uguale a quella dei Kloustiani, per la quale ragione i Tagmi costituivano una specie molto affine a quella umana. Essi, però, se ne differenziavano per la loro vertebra caudale, la quale si presentava interamente sporta in fuori, e per le loro piccole orecchie, essendo appena visibili. Infatti, il loro padiglione auricolare risultava molto ridotto rispetto al nostro, per cui appariva quasi atrofizzato. Un’altra prerogativa della pelle dei Tagmi, anch'essa a loro vantaggio, era l’invulnerabilità nei confronti delle frecce e delle lance, considerato che né le une né le altre riuscivano a trafiggerla, dopo essere state lanciate contro i loro corpi. Mentre i colpi delle spade, ma solo quando venivano assestati con molto vigore, riuscivano a perforarla solo superficialmente.

I truculenti Tagmi, oltre a quanto fatto presente, avevano anche una forza immane, poiché erano capaci di sollevare di peso un Kloustiano e di lanciarlo poi fino a quindici metri di distanza dal posto in cui si trovavano. Non bastando tale loro eccessiva forza fisica e la loro seminvulnerabilità, essi disponevano anche di armi incredibilmente efficaci nel fare strage dei loro nemici. Si trattava di grossi chiodi metallici, i quali erano lunghi una ventina di centimetri ed avevano un diametro uguale ad un decimo della loro lunghezza. Delle loro due estremità, una era appuntita e l'altra formava un anello. Essi, che erano da considerarsi delle armi a tutti gli effetti, venivano magistralmente adoperati dai pelosi Tagmi. Infatti, una volta lanciati da coloro che ne erano provvisti, si andavano a conficcare quasi per intero nel corpo degli avversari, lasciando all’esterno di esso solo la loro parte anulare. Di regola, ogni Tagmo aveva una cinquantina di quelle armi strane ed efficaci, tenendole conservate in una sacca che era appesa al suo collo. In battaglia, però, una volta esaurite quelle che aveva di scorta, egli poteva ricorrere alle altre già usate, estraendole dai corpi delle sue vittime. Per fare ciò, si serviva del loro anello, che ne facilitava l’estrazione.

I Tagmi fecero la loro prima comparsa sul nostro pianeta da un giorno all’altro. Prima di allora, mai nessuno ne aveva incontrato qualcuno oppure aveva sentito parlare di loro. All’inizio, tra i Kloustiani, c’era chi sospettava che li avessero vomitati le viscere del pianeta e chi invece asseriva con certezza che essi erano provenuti dal centro della Foresta del Terrore. Ma la maggioranza di loro sosteneva che quei mostri erano stati inviati da qualche divinità malefica, allo scopo di vendicarsi della loro fervida adorazione rivolta alle due eccelse divinità di Luxan, cioè Kron, il dio del tempo, e Locus, il dio dello spazio. Essa si mostrava ancora più irata, poiché i Kloustiani avevano dedicato a tali divinità un maestoso tempio comune, dove esse venivano adorate insieme da loro tutti con la massima fede e con la devozione più sentita e sincera. Ad ogni modo, ben presto le loro dissertazioni sulla provenienza dei mostruosi alieni vennero meno, dovendosi iniziare ad affrontare una dura realtà, la quale non concedeva alcuna tregua e costituiva una seria minaccia per l’intero popolo kloustiano. Difatti, fin dalla loro prima comparsa sul nostro pianeta, i Tagmi si sarebbero dimostrati degli esseri crudeli e spietati, anche se risultavano delle bestie alquanto intelligenti.

Di un numero imprecisato, ma alcuni li davano per un migliaio, in un primo momento, essi dilagarono nelle zone più remote del nostro regno. In quelle terre, grazie alla loro ferinità animalesca e selvaggia, si diedero a seminare terrore e morte fra i tranquilli contadini, dandosi ad eccidi senza precedenti. Costoro, da parte loro, invano tentarono di fronteggiarli con i loro archi e con le loro lance; né furono in grado di sfuggire alla loro ferocia con la fuga, dopo averne constatato l'invulnerabilità. In verità, solo alcuni Kloustiani del luogo, essendo riusciti a sottrarsi in tempo alla loro vista, evitarono di subire lo stesso crudele trattamento subito dai loro compatrioti. Così i pochi profughi, dopo lunghe marce forzate notturne, raggiunsero infine la nostra città di Teurak, dove si presentarono atterriti al loro re Euroco e lo informarono dell’invasione delle loro terre da parte dei terribili Tagmi. Allora, una volta messo al corrente degli alieni sterminatori, mio padre immediatamente convocò il Consiglio dei Saggi, per ricevere da esso le proposte che risultassero le più idonee al caso. Tale autorevole organo collegiale, a quel tempo, come lo è anche adesso, era formato dalle dieci persone più sagge della città e dal sovrano, che lo presiedeva. Quando esso si fu riunito, mio padre si mise a parlare agli altri membri in questo modo:

«Vogliate scusarmi, insigni sapienti di Teurak, per l’improvvisa convocazione di stamani. L’ho ritenuta improrogabile, a causa del suo carattere di eccezionalità. Del resto, sarete voi stessi a rendervene conto e a darmene atto, dopo che vi avrò riferito ogni cosa. Degli esseri orribili, di corporatura più o meno grande quanto la nostra, ma dotati di una forza straordinaria, tutto ad un tratto, sono apparsi sui nostri territori e si sono messi a sterminare la nostra gente che abita le terre più remote appartenenti alla nostra regione. Non si conosce l'esatto numero degli alieni invasori; invece sappiamo che essi non rispettano per niente le regole della convivenza civile. Il loro impatto con i nostri contadini si è dimostrato di una belligeranza assurda ed abominevole. Circa la loro provenienza, per il momento, non si è potuta avanzare alcuna ipotesi, essendo stato difficile farne a questo riguardo. Qualcuno di voi saggi saprebbe riferirmi qualcosa in merito, ammesso che ne abbia già sentito parlare in città, dopo che si è sparsa la voce della loro ostile comparsa?»

«Secondo me,» il saggio Fulcio gli rispose per primo «siccome nessuno mai su Kloust ha udito parlare di tali esseri mostruosi, saranno state le viscere del nostro pianeta a vomitarli fuori. Diversamente, non si spiega la loro presenza sulle nostre terre, avvenuta tutta in una volta! Comunque, non ritengo giusto che essi si siano messi ad invadere le nostre terre e ad uccidere la gente che vi abita, dopo avervela sorpresa. Per questo non bisogna lasciarli impuniti, visto che il loro comportamento si è dimostrato offensivo nei confronti dell'intero nostro popolo!»

«Invece io sono della convinzione che essi provengano dalla Foresta del Terrore.» il saggio Berco intervenne a parlare per secondo «Infatti, mai nessuno ha saputo dire che cosa possa nascondersi nella sua fitta ed intricata boscaglia. Inoltre, quanti hanno osato addentrarsi in essa, oltre a non farsi più rivedere tra noi, non hanno neppure dato notizia di sé, come se la foresta li avesse all’improvviso inghiottiti! Non è forse vero? Quindi, essi vanno affrontati e debellati al più presto, se vogliamo evitare altre loro stragi a danno dei nostri compatrioti!»

«A mio avviso,» il saggio Melok si intromise nella conversazione per terzo «i mostruosi alieni non possono essere che creature del male, le quali ci sono state inviate da qualche divinità malefica. Essa, essendosi indignata a causa del nostro devoto culto per le due massime divinità che rappresentano i pilastri dell’universo, alla fine, essendosi indispettita, ha deciso di impartirci una severa lezione, a scopo di mera vendetta. Perciò, se ciò corrispondesse alla realtà, noi potremmo fare ben poco contro i nostri truci nemici!»

Per ultimo, anche il saggio Cilbo espose il suo parere in merito all’apparizione dei Tagmi. Il vegliardo, il quale era il membro più anziano del consiglio, soltanto dopo avere ascoltato gli altri ed averci riflettuto abbastanza bene, incominciò ad esprimersi in questa maniera:

«Secondo la mia modesta opinione, qui si sta sprecando un mucchio di tempo, solo per tentare di spiegarci la provenienza dei nostri invasori. Quando invece, onorevoli colleghi, dovremmo interessarci del reale pericolo che attualmente gli alieni rappresentano per il nostro popolo; nonché trovare il modo di arginare la loro avanzata e neutralizzarli. Ecco quale deve essere l’argomento, del quale dobbiamo occuparci in questo nostro incontro, evitando di continuare a perdere tempo, come è stato fatto fino a questo momento! Esclusivamente agendo come ho fatto presente, daremo davvero prova della nostra saggezza!»

Nessuno dei restanti savi consiglieri trovò sballato il risoluto intervento del saggio Cilbo. Perfino il re Euroco lo reputò assennato, per cui si affrettò a proporre agli altri membri del consiglio:

«Al punto in cui sono rimaste le cose, penso che conveniate con me sull’opportunità di una immediata spedizione punitiva contro i Tagmi. Anche se ce lo vietano i nostri principi morali, che sono fondati essenzialmente sulla pace e sulla trattativa a oltranza, non possiamo comportarci altrimenti. Quindi, se trovo unanime il vostro consenso, invierò contro gli invasori un esercito di cinquantamila soldati, sotto il comando del nostro stratega Achilide. A mio modesto parere, esso dovrebbe essere più che sufficiente per sconfiggere i tracotanti alieni e a riportare la serenità sui nostri territori! Se qualcuno di voi è di parere contrario, lo dica pure apertamente, senza restarsene in silenzio!»

Riscosso il compatto assenso di tutti gli altri membri del consiglio, mio padre mandò a chiamare con urgenza il nostro bravo stratega, ordinandogli di allestire al più presto un esercito di cinquantamila uomini e di guidarlo contro i nemici razziatori. Allora l'illustre militare, senza perdere un attimo di tempo, si diede ad organizzare la spedizione offensiva contro gli alieni invasori. Così, in una decina di giorni, approntò l’esercito che gli era stato richiesto dal suo sovrano. Poi, al suo comando, egli si diresse contro i feroci nemici. Costoro, a loro volta, mettendo a ferro e fuoco i territori che attraversavano, continuavano a mostrare la loro ferma intenzione di raggiungere la nostra città di Teurak, la quale oramai era abbastanza vicina. Infatti, i Tagmi, come da poco si era venuto a sapere, fin dal loro primo apparire su Kloust, dopo essersi divisi in gruppi di cinquanta unità ciascuno, si erano dati a saccheggiare i villaggi kloustiani con alquanta spietatezza. Ma poi, avendo appreso che era stato inviato contro di loro un grande esercito e che esso stava per sopraggiungere, non persero tempo a formare un unico blocco compatto. La qual cosa permise agli esploratori kloustiani di rendersi conto finalmente del loro reale numero, che essi adesso riuscivano a stimare non superiore alle duemila unità.

L’esiguità delle forze a disposizione del nemico fece tirare un sospiro di sollievo al comandante in capo dell’esercito dei Kloustiani. In un primo tempo, per la verità, egli si era mostrato parecchio preoccupato per le sorti della battaglia, a causa della straordinaria forza dei terribili nemici; ma venuto poi a conoscere finalmente il loro numero reale, si tranquillizzò. Secondo Achilide, la superiorità numerica dei suoi soldati avrebbe compensato la maggiore forza fisica dei loro spietati nemici. Egli però ignorava che il corpo dei Tagmi, oltre ad essere molto forte, era anche abbastanza elastico nel salto e godeva di una seminvulnerabilità. La quale avrebbe reso inutili le frecce e le lance dei suoi soldati, non potendo esse ricevere dai loro tiratori e lanciatori quella spinta necessaria per trafiggere gli avversari. Lo stratega era anche all'oscuro che i loro superprotetti nemici erano provvisti di cinquanta chiodi ciascuno, i quali, una volta scagliati dalle loro mani, scattavano rapidi proprio come dei veri proiettili, senza mai fallire il bersaglio. Per cui essi potevano tener testa senza la minima difficoltà anche ad un esercito di centomila soldati, senza dovere ingaggiare con loro un combattimento corpo a corpo. Il quale tipo di lotta, ammesso che ci fosse stato tra i due eserciti, si sarebbe potuto risolvere soltanto a vantaggio degli imprevedibili Tagmi, considerate la forza immane e l'agilità incredibile di cui erano dotati!

Quando i due schieramenti si fronteggiarono, i Kloustiani all'istante si resero conto che tanto le loro frecce quanto le loro lance risultavano inefficaci contro i loro nemici. Difatti tali loro armi, dopo averli raggiunti, cadevano per terra, anziché conficcarsi nei loro sodi corpi. Allora essi decisero di dare loro di petto, affrontandoli in un combattimento diretto, ossia corpo a corpo. I Tagmi, a loro volta, almeno all'inizio, evitarono di assecondarli in quel loro proposito; ma li accolsero con delle micidiali gragnole di chiodi, i quali si misero a decimare i Kloustiani in maniera spaventosa. Costoro, ad un certo punto, furono visti stramazzare al suolo a migliaia, simili a foglie che si staccano numerose dai rami all’assalto delle raffiche autunnali. Mentre si dava battaglia in quel modo, il comandante Achilide, non appena si fu accorto che il numero dei Kloustiani sul campo si era ridotto a cinquemila unità, ordinò immediatamente ai propri uomini di battere in ritirata. Al suo comando, però, non tutti i soldati furono in grado di eseguire l'ordine da lui impartito, ma ci riuscirono soltanto coloro che possedevano un calliut. I rimanenti, cioè quelli che ne erano sprovvisti e che ammontavano a circa un migliaio, furono anche loro barbaramente trucidati dai Tagmi fino all'ultimo. In riferimento all'animale appena citato, che vive sul nostro pianeta, si tratta di uno strano quadrupede, il quale è da considerarsi un incrocio di un cammello con una cavalla. Esso sarà stato ottenuto dai nostri lontani antenati, in un passato da stimarsi molto remotissimo.

I soldati fuggiti in rotta ben presto fecero ritorno a Teurak, dove sia il re Euroco che l’intera cittadinanza vennero a conoscenza della grande disfatta a cui era andato incontro il loro esercito. Allora, in uno sforzo comune, i Kloustiani cominciarono a prepararsi a sostenere l’imminente assedio dei Tagmi. Costoro, a parere di tutti, si sarebbero presentati sotto le imprendibili mura della loro città, nel giro di un paio di giorni, come avvenne esattamente. In quella circostanza, a dire il vero, non ci fu nessun assedio alla nostra Teurak, da parte degli aggressori. Essi, durante la notte tra il secondo e il terzo giorno, grazie alla loro agilità nel saltare, superarono facilmente le mura cittadine e si ammassarono intorno alla reggia di mio padre, essendo egli il sovrano della città. In mattinata, perciò, al nostro risveglio, una parte dei Tagmi fece irruzione nel palazzo reale, dopo aver colto di sorpresa ed ucciso tutte le guardie che vi prestavano servizio ed erano state incaricate di sorvegliarne rigidamente l’accesso. Solamente una ventina di Tagmi, però, si presentarono al sovrano di Teurak, palesando un atteggiamento presuntuoso e per niente cordiale. Colui che li comandava allora si mise a riferire al mio genitore quanto adesso ti riporto fedelmente:

"Euroko, re di Kloust, dopo che abbiamo sonoramente battuto il tuo esercito, ti sarai reso conto che noi siamo invincibili. Perciò ogni ulteriore aggressione da parte del tuo popolo ai danni dei miei Tagmi, che sono gli esseri che hanno invaso le vostre terre, non potrebbe che ritorcersi contro di esso in modo massacrante e sanguinoso! Ai tuoi sudditi, quindi, conviene piegarsi alla nostra volontà ed eseguire i vari ordini che sto per impartirgli tramite la tua persona, se non vogliono sparire per sempre dalla faccia di questo pianeta. Io mi chiamo Gurap e sono il capo dei Tagmi. Un tempo eravamo delle scimmie e conducevamo vita arboricola nella Foresta del Terrore. Poi, grazie all’intervento prodigioso di Detruf, il dio del fuoco, divenimmo gli esseri che adesso siamo. In seguito, applicando alla lettera le sue precise istruzioni, gli erigemmo un tempio nel cuore della foresta, all’interno del quale cominciammo ad adorarlo.

In seguito, sempre per suo espresso desiderio, ci demmo a sacrificargli ogni sei mesi una vittima di sesso femminile con il menarca. Ella, infatti, come il nostro dio ci aveva ordinato, doveva trovarsi al suo primo ciclo mestruale. Ma adesso il dio Detruf ci ha chiesto di costringere pure voi ad adorarlo e ci ha anche incaricati di demolire le statue delle divinità Kron e Locus, le quali risultano erette nel vostro tempio da tempo immemorabile. Così dopo le sostituiremo con il suo simulacro. Inoltre, egli vuole che vengano decapitati tutti i sacerdoti delle due divinità da voi adorate e che, da ora in avanti, le vittime designate del sacrificio semestrale siano sette e tutte kloustiane. Quindi, se ci tenete a continuare ad esistere, non vi resta che obbedirgli in ogni sua richiesta. Solo agendo in questo modo, eviterete che la collera del dio si scateni tremenda contro di voi e vi trascini verso il genocidio! A dirla con il proverbio, Kloustiani avvisati mezzo salvati! Allora qual è la tua risposta? Stiamo qui per conoscerla, per regolarci subito dopo!"

Mio padre, non riuscendo a trovare una diversa soluzione praticabile al caso, allo scopo di portare a salvezza il suo popolo sopravvissuto alla battaglia, decise di sottostare a quanto Gurap era venuto ad imporgli, in nome del dio Detruf. Egli si fece anche portavoce presso i suoi sudditi, ai quali fece presente che la loro sopravvivenza dipendeva esclusivamente dall’accettazione di tutte le condizioni che gli odiosi Tagmi erano venuti a dettare loro, senza tentare alcuna sollevazione. Alla fine, invitandoli a pazientare, li convinse ad accettarle remissivamente.

Uldor, a tale riguardo, avverto l'obbligo di farti sapere a cosa va incontro ogni giovane vittima kloustiana durante un sacrificio così inumano, il quale non dovrebbe potere esistere. La fanciulla, dopo essere stata denudata, imbavagliata e legata ai polsi, si vede condurre sopra la base di una struttura marmorea di forma cilindrica, il cui diametro è di due metri. Essa, che sembra un pezzo di una massiccia colonna tronca, è alta tre metri e permette di salirvi sopra tramite una scaletta. Una volta sulla sua superficie circolare, ella viene prima spalmata di un grasso molto infiammabile e poi appesa all’anello terminale di una barra metallica girevole, alla quale è consentito un giramento di soli novanta gradi, formando così un angolo retto. Essa, che è parallela al pavimento, risulta verticale ad una seconda barra di metallo, la quale è saldamente fissata al suolo proprio davanti alla statua del dio. La barra fissa fa da cardine a quella girevole, che vi rimane inserita in modo da poter girare agevolmente su di essa per la sola ampiezza indicata in precedenza.

Quando la barra girevole si trova lateralmente rispetto a quella fissa, cioè alla sua destra, l’estremità anulare di essa sovrasta la superficie superiore del cilindro di marmo, che è quella che permette di legare la giovane vittima sacrificale al suo anello. Se invece essa viene a trovarsi frontalmente al simulacro della divinità, i piedi penzolanti della vittima sono rasenti alla bocca di un grande braciere acceso e si ritrovano così avvolti dalle sue fiamme. In questo modo, l’intero suo corpo diventa loro preda. Allora esse lo avvinghiano, lo bruciano e lo carbonizzano, facendolo dissolvere così nel grande braciere ardente. In relazione alla misera vittima, ella, dopo essersi contorta per qualche minuto, cioè fino a quando le ustioni non diventano di quarto grado, muore per sempre. Soltanto a quel punto, cessano le indescrivibili sofferenze provocate dal fuoco sul suo corpo, ossia quando le lingue di fuoco non lo hanno ancora completamente carbonizzato ed incenerito.


È ormai trascorso un decennio, da quando il popolo kloustiano fu costretto dai Tagmi ad immolare ogni semestre le sette adolescenti femmine ad un dio infame e sadico, sebbene esso nemmeno lo riconoscesse come sua divinità protettrice! Non bastando ciò, i Kloustiani hanno dovuto anche subire delle oppressioni vessatorie di varia natura, da parte dei Tagmi. Costoro, anno dopo anno, sono andati infierendo sempre di più contro i pacifici abitanti di Kloust. I quali si sono sempre dimostrati totalmente inetti ad ogni forma di ribellione. C'è stata pure la violenza carnale da parte degli oppressori, avendo obbligato le donne kloustiane ad accoppiarsi con loro quotidianamente, insozzando anche la loro onorabilità. Per fortuna essi non sono mai riusciti ad ingravidarle e ad avere da loro dei propri figli mostriciattoli, grazie all'infecondità dell'anomalo ibrido. Volendo essere obiettivi, più che la loro vigliaccheria, è stata ogni volta la seminvulnerabilità dei Tagmi a tenere a freno gli abitanti di Kloust. Essi, avendola scambiata per invulnerabilità totale, si sono sempre astenuti dall’intraprendere, nei loro confronti, un tipo di aggressione più deciso. Perciò non hanno mai provato a condurla con forza a distanza ravvicinata e mediante armi diverse da quelle di lancio, come la spada e il pugnale. I cui colpi, se fossero stati vibrati da vicino e con violenza, avrebbero potuto trafiggere i loro nemici e rendersi conto che avrebbero potuto lottare contro i loro oppressori.

Proseguendo così le cose, una settimana fa il capo dei Tagmi è venuto a far visita al mio genitore e gli ha comunicato:

«Re Euroco, il dio Detruf ti è grato per la fattiva collaborazione, che gli hai dimostrata in tutti questi anni. Sei riuscito sempre a tenere buono il tuo popolo, convincendolo ad adoperarsi con la massima devozione per la realizzazione dei suoi grandi disegni. Adesso, però, volendo misurare la tua fede, egli ha deciso che anche la tua bella figlia Seanira venga inclusa nel gruppo delle vittime sacrificali. Ciò avverrà non appena ella avrà il menarca. In base all'atteggiamento da te mostrata nei riguardi della sua decisione, il dio vaglierà la tua fede in lui. Tieni a mente che, se essa non dovesse corrispondere alle sue aspettative, la tua consorte e gli altri tuoi due figli maschi ne subirebbero senz’altro le conseguenze. Dunque, come puoi renderti conto, per il tuo interesse dovrai continuare ad ubbidirgli, come hai fatto ogni volta fino ad oggi!»

La comunicazione di Gurap fu tutt’altro che gradita da mio padre; anzi, essa gli risultò scioccante ed avvilente oltre ogni immaginazione. Ma la cosa peggiore per lui è stata quella di aver dovuto tenersi la sua rabbia e la sua pena interamente compresse dentro di sé, senza poterle gridare in faccia al latore di quella comunicazione ignobile. Egli ha temuto che, se lo avesse fatto, avrebbe senz'altro compromesso anche la vita dei restanti suoi familiari, insieme con quella mia, che considerava già praticamente perduta. Così il poveretto, comprimendo nel proprio intimo l’intero profondo astio che in lui era venuto a lievitare ulteriormente verso i Tagmi e verso la loro malefica divinità, cercò in qualche modo di non apparire contrariato. Anzi, sforzandosi di essere sereno il più possibile, rispose al suo interlocutore:

«Sia fatta ancora la volontà del potente dio Detruf! Quindi, anche mia figlia, al pari delle altre adolescenti del nostro pianeta, senza godere di nessun privilegio rispetto a loro, non verrà meno ai suoi obblighi verso la nostra generosa divinità. Gurap, questa è la mia risposta che darai al tuo divino protettore, poiché la considero sommamente giusta!»

Quando il capo dei Tagmi si fu congedato da lui, mio padre subito si precipitò da mia madre, volendo sfogarsi con lei e vomitare l’intero veleno, che poco prima era venuto ad accumularsi nel suo animo. Tale sfogo, se non altro, gli impedì di morire di crepacuore! Ma se in quel modo la sua rabbia sbollì in parte, non la stessa cosa si poté dire della sua pena interiore. Essa, qualche attimo dopo, iniziò a marciare di pari passo con quella della consorte, mettendosi a vivere insieme con lei un dramma di una crudeltà indefinibile. Dinanzi alla funesta prospettiva della loro figliola, in quel giorno maledetto essi versarono fiumi di lacrime e si afflissero in una maniera indicibile. Li sorprese perfino un malore, il quale sembrò spingerli direttamente nelle tenebre della morte. Alla fine, pur non riuscendo a farsi una ragione della disgrazia toccata alla sventurata figlia, i due regnanti furono d’accordo di sottacermi, almeno per il momento, l'intera verità. Comunque, ne informarono i miei due fratelli più grandi, i quali anche l’appresero con immenso dolore.

In seguito, via via che i giorni sono andati trascorrendo veloci, i miei genitori hanno preso coscienza che anche io avevo il diritto di essere informata con un largo anticipo della sventura che mi era toccata, senza potermi opporre ad essa. Così, cercando di nascondere il più possibile sui loro volti la profonda angoscia che li stava divorando nell’animo, stamattina essi mi hanno palesato tutta la terribile verità. A quella tragica notizia, scoppiando in un penoso e compassionevole pianto, ho abbracciato insieme mia madre e mio padre, restando per lungo tempo aggrappata a loro due, ma senza proferire alcuna parola. Infine, dopo essermi staccata da entrambi, sono corsa a rifugiarmi nel parco della reggia, dove mi sono messa a pregare le due eccelse divinità dell’universo, che sono il dio Kron e il dio Locus. Desideravo tentare di commuoverle e di farle intervenire in soccorso almeno dello sfortunato mio popolo. Ma in questo luogo, poco dopo, quando già avevo formulato l'intera mia sentita preghiera, mi hai raggiunta tu, Uldor, che sei il solitario viaggiatore del tempo e il soccorritore di tutte le persone infelici.