168°-KRONEL E LUCIEL SI GIURANO ETERNO AMORE

Al pari di Kronel, anche Luciel, il quartogenito della dea Lux nato nelle seconde nozze, era diventato un simpatico divo. La madre lo aveva cresciuto senza la collaborazione del consorte, poiché il dio Alcus, dal giorno che li aveva abbandonati, non si era più fatto rivedere presso i propri familiari. Allevato dalle sole amorevoli cure materne, il divetto era cresciuto all’insegna della bontà e della giustizia. Perciò si presentava a tutti come una divinità giusta e mite. Invece, seguendo le stesse orme paterne, egli si mostrava schivo di ogni genere di sollazzi. Per cui aveva sempre disertato le feste, che le altre divinità davano presso le loro dimore. A maggior ragione, non aveva mai acconsentito che la madre ne desse qualcuna nella loro casa, indipendentemente dal rispetto che nutriva per lo scomparso genitore. A proposito del padre, il divo era sicuro che, per non aver fatto più ritorno presso di loro, senza meno egli era impedito a farlo da qualche dio malefico maggiore, che lo avrebbe fatto suo prigioniero e gli avrebbe vietato di riprendere la via di casa.

Un giorno la dea Lux si era lasciata convincere da Leris e da Fires, le quali erano rispettivamente la dea della bellezza e la dea dell’eleganza, a dare un ricevimento in casa sua. Ma quando ella ne aveva parlato con il figlio, costui c’era rimasto malissimo. In verità, Luciel non si era espresso, dando in escandescenze, come avrebbe fatto il suo genitore. Invece aveva compresso dentro di sé l'intero sdegno, che era venuto a provare nell’intimo. Più tardi, però, era uscito di casa per farselo sbollire nell’ambiente adatto a tale scopo. Esso, nel Regno delle Luce, per tutte le divinità luxaniane era rappresentato dal meraviglioso Intersereno. Perciò le divinità dell'Empireo vi si conducevano, ogni volta che si sentivano un po’ depresse per qualche grave torto subito o per qualsiasi altro motivo che riusciva a metterle a disagio. Inoltre, vi andavano, quando le medesime intendevano superare qualche contrarietà dell'esistenza, la quale era venuta a mortificarle, senza che se lo aspettassero.

Raggiunta quell'oasi di amena serenità, Luciel si era dato a vagare solitario per le sue tante contrade, che offrivano ai divini visitatori diversi paesaggi stupendi e confortevoli. Essi, senza volere esagerare, facevano riposare gli occhi ed allietavano l’animo delle divinità, quando si trovavano al loro cospetto. Costoro vi andavano appunto con l'intento di ammirarli e riceverne la serenità venuta loro a mancare. Infatti, quella incantevole parte dell’Empireo, costituendo un angolo di incomparabile e seducente fascino, inebriava gli spiriti che la frequentavano, fino a lenire le ambasce e a stemperare i dissidi che tumultuavano in loro.

Giunto così sulla riva di un laghetto, il quale veniva accarezzato e reso ondulato da una leggera brezza, Luciel aveva stabilito di effettuarvi una sosta, senza assegnare ad essa alcuna durata. Stando poi disteso sulla riva lacustre, il divo si era dato a rimuginare quanto lo aveva spinto a rifugiarsi in quel posto inebriante. Egli si era andato domandando se la madre davvero non avesse alcun diritto di gestire la propria esistenza, come meglio credeva. Tanto più che erano passati un sacco di anni, da quando il marito l'aveva abbandonata e non si era più rifatto vivo a casa! Perciò, prendendo in esame il suo atteggiamento verso la genitrice sotto quell'aspetto, si era anche chiesto fino a che punto era giusto da parte sua arrogarsi il diritto di intervenire nelle decisioni materne, cercando di condizionarle a suo piacimento. Alla fine, poco a poco, Luciel si era andato convincendo che le sue prese di posizione e le sue pretese nei confronti di lei erano da considerarsi assolutamente errate ed arbitrarie. Inoltre, se ci rifletteva bene, esse non potevano essere che scorrette per principio, siccome tendevano a limitare la libertà di agire e di pensare di colei che lo aveva generato. E ciò, come ringraziamento delle sue continue ed infinite premure a lui rivolte!

Mentre Luciel si andava capacitando sempre maggiormente di avere assunto ogni volta un atteggiamento egoistico ed egocentrico verso la madre, la presenza di un’altra giovane divinità lo aveva distolto dalle sue riflessioni. Le quali, secondo il suo aggiornato parere, adesso finalmente erano da considerarsi giuste e dettate dall’altruismo. Per l'esattezza, si era trattato di una diva che, senza alcun preambolo, aveva iniziato a parlargli in questo modo:

«Come vedo, Luciel, anche a te la vita non serba solo delizie e gioie, se sei venuto a rifugiarti in questo angolo rasserenante e dispensatore di serenità. Proprio come ho fatto io stamani per smaltire la mia collera! Chi lo avrebbe mai immaginato che pure in te a volte la felicità si fa desiderare, siccome ti viene oscurata da qualche ambascia o da qualche torto da te subito! Eppure, con il tuo carattere docile e con una madre così dolce e conciliante come la tua, dovrebbe esserti impossibile sentirti avversato da qualcosa e perdere in pari tempo la calma! Allora, quartogenito figlio di Lux, vuoi dirmi perché ti sei trasferito in questo luogo?»

«Ad esserti sincero, graziosa figlia del sublime Kron, prima che venissi in questo luogo beato, ero persuaso che fosse mia madre a farmi adirare con il suo comportamento. Invece, adesso che mi trovo in questo posto paradisiaco, mi sono reso conto che sono io a non agire correttamente nei suoi riguardi. Per questo, dopo aver ritrovato la serenità che poco prima la sentivo in me assente, mi avvedo che devo delle scuse alla mia povera genitrice, per non averla mai compresa! Ma devo constatare che pure a te, deliziosa Kronel, le cose non ti vanno sempre per il verso giusto, se anche la tua comparsa in questo posto beato non manca. Proprio come c’è stata la mia stamani, anche se a torto! Mi vuoi dire anche tu chi o che cosa ti ha spinta a trasferirti nell’Intersereno? Forse sono sorti dei dissapori fra te e qualcuno dei tuoi genitori? Soltanto in questo modo si può spiegare la decisione, la quale ti ha fatto condurre per il tempo necessario in questo luogo beatifico! Ma nel caso io mi sia sbagliato, poiché sei venuta qui soltanto per rilassarti, puoi benissimo correggermi. Sappi che sono pronto a farti le mie scuse!»

«Invece, Luciel, posso assicurarti che a nessuno dei miei genitori posso imputare i miei dispiaceri, poiché sono i miei fratelli più grandi a farmi esacerbare di continuo l’animo. Essendo corrosi dall’invidia e dalla gelosia, per il fatto che i miei genitori mi preferiscono a loro, non fanno altro che attaccarmi ogni giorno senza scrupolo. A volte li lascio perdere, altre volte li attacco come si deve e li induco al silenzio. Ci sono però dei giorni che non mi va né di lasciar correre né di rispondere a tono a tutti e tre i miei germani. Allora, ad evitare che fra di noi la lite diventi incandescente, li lascio bollire nel loro brodo e mi trasferisco in questo posto di beatitudine. Adesso, però, cambiando discorso, mi dici perché non ti si vede mai nelle feste a divertirti e a fare bagordi insieme con gli altri divi? Disdegni forse la vita sociale, la quale sovente ci si può dimostrare anche utile, in quanto favorisce le relazioni interpersonali?»

«Kronel, non sono le altre divinità a procurarmi una certa idiosincrasia; ma mi danno fastidio soltanto i festini, che spesse volte esse danno presso le loro dimore. Non ho difficoltà a vivere con gli altri dèi e con le altre dee; però mi piace stare in loro compagnia, al di fuori delle loro esternazioni di baldoria e di gozzoviglie! Adesso ti sono stato abbastanza chiaro, nel fornirti le mie spiegazioni in merito? Credo di sì!»

«Ho colto il senso del tuo pensiero, Luciel, visto che anch’io non ci vado pazza per gli intrattenimenti che si hanno all’interno delle feste. Comunque, bisogna riconoscere che essi, oltre a rinsaldare le amicizie già esistenti, riescono anche a crearne delle nuove. In questo modo, permettono alle divinità, le quali non si sono mai viste prima, di conoscersi e di allacciare rapporti amichevoli. Il loro lato positivo è che, mentre si svolgono, ci può anche capitare di incontrare il compagno o la compagna della nostra esistenza. Infatti, tali circostanze festose favoriscono gli incontri fra le giovani divinità di sesso opposto, cioè fra divi e dive che sono alla ricerca di un partner. Inoltre, consentono loro di studiarsi a vicenda e di approfondire meglio i loro caratteri. Ciò, prima di iniziare ad intessere e a costruire fra loro il primo grande amore dell'esistenza, per poi coltivarlo e rinvigorirlo in un secondo momento.»

«Per quanto riguarda i ricevimenti, Kronel, sarà anche come tu dici; ma lo stesso mi sento meglio, quando mi tengo lontano da essi. Secondo me, in tali ritrovi chiassosi, una diva può ritrovarsi circondata soltanto da cicisbei e non da divi seri, ossia quelli che hanno un retto e sano concetto dell’amore. Oppure tu, ammesso che ti faccia piacere rendermene partecipe, ne hai già trovato qualcuno, il quale ti è risultato alquanto simpatico e a cui ti sei pure già legata sentimentalmente? Se ti è già capitato, buon per te e ti faccio anche i miei più vivi complimenti e i miei più sinceri auguri con la massima schiettezza!»

«Invece non ne ho ancora trovato nessuno, Luciel, se è questo che ti interessa sapere. Ti assicuro, proprio nessuno! Esattamente come tu sostenevi poco fa, quanti mi hanno avvicinata e mi hanno avanzato le loro proposte di fidanzamento mi sono tutti apparsi dei leziosi damerini. Ho ricevuto una serrata corte alcuni giorni fa anche da mio cugino Sork, il figlio dell’eccelso Locus, che è mio zio. Ma l’ho liquidato, facendogli presente che mai e poi mai avrei sposato un mio consanguineo, fino alla settima generazione! Pure i miei genitori sono al corrente di questo mio modo di concepire il matrimonio e lo rispettano, senza contraddirmi in alcun modo! Se sono fatta così, cosa ci posso fare? Esattamente, niente! In riferimento a quanto ti ho dichiarato, mi rendo conto che non è facile cambiare il nostro carattere! Lo pensi anche tu, figlio di Lux?»

«Hai ragione, Kronel! Una volta che è stato da te rifiutato, vuoi dirmi come se l'è presa il tuo cugino paterno? Penso che si sarà offeso moltissimo, dopo il tuo fermo diniego! Conoscendolo bene, egli avrà reagito senza meno nel modo che ti ho fatto presente! A meno che Sork, in qualità di sua parente stretta, non abbia voluto assumere con te l'atteggiamento opposto! Adesso che ci ripenso, sono convinto che egli ti avrà perfino chiesto scusa! Non è vero che è stata questa la sua reazione?»

«Infatti, Luciel, il mio cugino paterno ha reagito molto sportivamente! Rispettando i miei principi, ha accettato con filosofia il mio rifiuto. Ma non ha perso tempo a cercarsi un’altra diva, come sua degna compagna. Così il giorno dopo egli ha voluto fidanzarsi con Gioden, la degna figlia della dea Leris. La quale, come anche tu sei a conoscenza, uguaglia la madre nella bellezza. Perciò ella aveva già una lunga fila di giovani dèi che la corteggiavano, inorgogliendosene oltre ogni misura!»

«Devo confessarti, Kronel, che non mi è dispiaciuto avere appreso da te che non hai ancora trovato nessun compagno dell’esistenza! Invece, se tu lo avessi già, ci resterei malissimo, poiché un tale fatto mi affliggerebbe l'animo a non dirsi! Ma ti prego di non fraintendere le mie parole, sublime figlia dell'onnipotente Kron, poiché il loro significato è tutto diverso da come si potrebbe fare immaginare!»

«Invece non ti capisco affatto, Luciel! Anzi, trovo assai strana la tua confessione, oltre che sfrontata ed offensiva nei miei confronti! Se ho inteso bene le tue parole, vorresti che rimanessi zitella per l'eternità. Per questo esigo che tu mi dica che cosa di male ti ho fatto in passato, per augurarmi una disdetta del genere! Eppure non mi risulta che te ne abbia arrecato in qualche circostanza! Allora vuoi spiegarti meglio, per favore, e riportare in me la calma, che mi avevi portata via?»

«Con la mia confessione, Kronel, non mi sono neanche sognato di procurarti qualche offesa! Se hai notato una certa soddisfazione nelle mie parole, ti dichiaro che non ti sei sbagliata neppure un poco! Ma lo sai perché mi ha fatto un immenso piacere saperti libera e non impegnata con qualche altro divo? Adesso te lo spiego immediatamente. Non avendo tu un fidanzato, mi è permesso di nutrire delle grandi speranze, le quali già cominciano a rendermi felicissimo. Sebbene io ignori se un giorno esse si realizzeranno, l'importante per me è che adesso esse ci siano! E ciò già mi basta e mi soddisfa oltre ogni immaginazione!»

«Posso sapere, Luciel, quali sarebbero queste tue speranze, sorte in te tutto all'improvviso? Se non erro, esse hanno una certa relazione con la mia situazione di non essere ancora impegnata con qualche divo! Ma vuoi dirmi cosa c’entri tu con la mia vita privata, se è lecito chiedertelo? Rispondimi con sincerità, però, se vuoi farmi felice!»

«Possibile che tu non le abbia ancora comprese, simpatica Kronel, se sei proprio tu quella che potrebbe permettermi di realizzarle, essendo tuttora libera da ogni vincolo di fidanzamento? Mi dici come devo fartelo comprendere che, quando sto vicino a te, il mio animo fa festa, si rilassa, vive di giubilo e si rasserena tantissimo? Ecco: ora te l’ho detto!»

«Se questo è un modo per dichiararmi che aspiri alla mia mano, Luciel, tengo a farti presente che da parte mia non c’è alcun problema a risponderti che non mi dispiace. Anch’io ho sempre provato molta simpatia nei tuoi confronti. Ecco perché non mi sarà difficile trasformarla in amore, se a te fa altrettanto piacere, come mi hai lasciato supporre; anzi, come mi hai manifestato! Ora sei contento, per averti parlato in modo franco, la qual cosa, come noto, ti ha recato un sacco di piacere?»

«Come mi avvedo, graziosa Kronel, hai preso proprio da tuo padre, che è il dominatore dell'essenza temporale! Senza dare tempo al tempo, hai voluto bruciare tutte le tappe. Così mi ritrovo fidanzato con te, senza che tu mi abbia dato l'opportunità di corteggiarti e di convincerti ad amarmi, proprio nella maniera che il mio animo desiderava!»

«Se due divi si fidanzano, Luciel, ciò non vuol dire che essi già si amano, nonostante non manchino fidanzamenti, nei quali è possibile riscontrare una casualità del genere! A mio avviso, l’amore, fra due divi che si dimostrano una simpatia reciproca, nasce e si sviluppa con il tempo, a patto che essi sappiano conquistarselo! Quindi, ho bruciato solo quelle tappe che riguardano le formalità di fidanzamento. Invece le fasi, che concernono la vicendevole conquista sentimentale di noi stessi, dovranno essere ancora sperimentate. Perciò sarà esclusivamente il tempo a farci comprendere con la massima certezza se siamo fatti l’uno per l’altra, a dispetto di ogni formalità prevista per la circostanza! Amico mio, non sei pure tu dello stesso mio parere?»

«Adesso che ci rifletto bene, Kronel, è precisamente come dici; invece prima non avevo affatto valutato la questione del fidanzamento in questi termini. L’avevo sempre ritenuto il punto di arrivo di due divinità, che hanno deciso di iniziare ad amarsi; ma giammai l'ho considerato il loro punto di partenza, come tu giustamente mi stai facendo osservare. Nel corteggiamento, non si ha modo di conoscersi veramente, per cui i mutui giudizi che ne scaturiscono possono anche non essere conformi alla verità. All’opposto, essi possono presentarsi travisati e falsati da tanti fattori, i quali sono propri dell’emotività oppure della convenienza. Nel fidanzamento, in un certo senso, l’estrinsecazione di entrambi i caratteri diviene più immediata, più efficace e più consequenziale, poiché non sempre i moti del nostro animo si possono reprimere o cancellare con facilità. Non sempre e non facilmente, riusciamo a nascondere i nostri sentimenti e i nostri desideri, con l'intenzione di apparire migliori agli occhi degli altri. Soprattutto nel clima del fidanzamento, essi trovano il terreno fertile per manifestarsi meglio e per mostrarsi quali realmente sono, giovando così moltissimo ai due fidanzati. Costoro, dopo che sono addivenuti ad una reciproca conoscenza più approfondita, se le cose non vanno come dovrebbero, possono anche ripensarci sopra e rompere ogni falso legame che è venuto ad instaurarsi tra di loro.»

Quando Luciel aveva terminato di fare le sue osservazioni sul fidanzamento in genere, dando atto alla saggia quartogenita di Kron che le sue deduzioni erano più che giustificate, Kronel era intervenuta a porre fine all’argomento in atto. Ma solo con il proposito di focalizzare la parte di esso che più li riguardava personalmente. Perciò, senza usare mezzi termini, si era data a parlargli così:

«Visto che siamo entrambi d’accordo, Luciel, da questo momento in poi, possiamo ritenerci dei veri fidanzati. Comunque, gradirei che, per un certo periodo di tempo, nessuno ne venga a conoscenza, neppure i nostri tre genitori. Perciò i nostri futuri incontri amorosi dovranno avvenire in questo luogo, se non vogliamo che qualcuno venga a sapere della nostra relazione! Sei d'accordo anche tu in quanto propongo?»

«Condivido appieno la tua idea di non ufficializzare subito il nostro fidanzamento, mia cara Kronel. Come tu hai deciso, esso dovrà restare segreto per tutte quante le altre divinità, siano esse parenti, amici o conoscenti. Ciò, almeno fino a quando non ci sentiamo talmente sicuri del nostro rapporto, da riuscire a difenderlo dopo da chiunque tenterà di dissuadercene! Per ora, dunque, è opportuno non rendere il nostro amore di pubblico dominio da parte di noi due; ma dovremo unicamente badare a coltivarlo nella massima riservatezza possibile. Allora restiamo d'accordo, come abbiamo stabilito.»

Era stato così che i due divi avevano cominciato a frequentarsi nella più piena segretezza, dandosi ogni volta appuntamento, per i primi tempi, nell’Intersereno. In seguito, via via che si era andata approfondendo la loro conoscenza, avevano voluto isolarsi meglio, trasferendosi in Kosmos e in zone sempre più remote di esso. Per nascondersi ad ogni occhio indiscreto, essi, dopo avere attraversato insieme la Nube Nera, si erano tenuti alla larga dalle altre divinità, raggiungendo distanze tali, da non poter essere identificati da nessuno. Al ritorno dalle loro escursioni, però, le due giovani divinità avevano ogni volta attraversato la Nube Bianca, per il loro adattamento obbligatorio alla realtà di Luxan.

Col passare del tempo, Kronel e Luciel si erano andati convincendo sempre di più che erano fatti l’una per l’altro, poiché l’attrazione fra loro due si andava intensificando a vista d’occhio. A dire il vero, essi non riuscivano a comprendere se quel loro scambievole interessamento era da riferirsi più all’amore o più alla simpatia. Infatti, spesso era sembrato ad entrambi di volersi bene più fraternamente che non in una maniera diversa. Per questo più di una volta i due divi si erano chiesti il motivo di quello strano sentimento comune, il quale di frequente veniva a coinvolgerli senza una ragione apparente; però non erano mai giunti a delle conclusioni che li soddisfacesse come avrebbero desiderato.

A dieci anni esatti dal loro primo incontro nell’Intersereno, Kronel e Luciel finalmente si erano sentiti di affermare con sicurezza che il loro reciproco amore non poggiava più su nessun dubbio e su nessuna incertezza. Entrambi si erano persuasi che esso si radicava nel consolidamento più stabile e nella determinazione più incrollabile. Per questo ognuno di loro si sentiva sicuro di rappresentare per l'altro l'anima gemella, nonché l’essenza complementare ed insostituibile della loro meravigliosa esistenza a due. L’amore, quindi, faceva procedere i loro spiriti in perfetta sintonia, come se essi appartenessero ad una sola entità divina e perseguissero la medesima finalità! Probabilmente neanche la compenetrazione, a loro parere, li avrebbe resi così intimamente congiunti. Tra Luciel e Kronel, oramai, si era costituita una reale fusione di aspirazioni e di intenti; nonché si era effettuata un’assonanza di vedute e di sentimenti! Per la quale ragione, l’una provava le stesse gioie e le stesse amarezze che investivano l’altro e viceversa, senza dimostrarsi da parte loro in grado di evitarle in un modo qualsiasi.

L’esistenza difficilmente serbava ai due divi innamorati delle angoscianti sorprese, dal momento che essi la trascorrevano nell’oasi beatificante del loro intenso amore. Il quale, non conoscendo sosta alcuna, li allietava in continuazione e li avviava per gli appaganti sentieri della letizia. Anzi, questi ultimi finivano tutte le volte col blandire ogni loro pensiero ed ogni loro sospiro. Inoltre, facevano in modo che la dolcezza e la serenità non smettessero mai di trionfare nella coppia delle giovani divinità. Entrambi adesso non riuscivano a fare nient'altro, oltre che amarsi in modo incessante ed incantevole. Comunque, bisogna tornare a rimarcare, pure a costo di apparire ripetitivi, un fatto importante che li riguardava. Da quel loro sentimento, che essi definivano amore, continuava a trasparire più il candore di una tenera e profonda amicizia, o al massimo un genuino affetto fraterno, che non una vera passione amorosa dirompente e sfrenata. Oltre ad elargirsi abbracci e baci, dai due divini giovani innamorati non venivano mai avvertiti appetiti propri della sfera sessuale. Questi, in ogni momento della loro genuina passione, se ne restavano invece nei loro animi assopiti; anzi, accantonati in un angolo senza mostrare alcun vigore vivificante ed appagante.

Dopo un certo periodo di tempo, relativamente breve, Kronel aveva ritenuto che i tempi fossero finalmente maturi per rinsaldare il loro amore con un giuramento solenne e per renderlo subito dopo palese a tutte le altre divinità di Luxan, a cominciare dai propri familiari. Perciò aveva parlato al suo amato in questo modo:

«Luciel, è giunto il momento di consacrare il nostro amore, giurandoci scambievolmente che esso fra noi due giammai avrà fine e che si manterrà tale, da superare perfino le barriere temporali. Come pure è tempo che tutti ne vengano a conoscenza, a cominciare da quanti fanno parte delle nostre due famiglie. Perciò adesso, stando l'uno di fronte all'altra e tenendoci con le mani intrecciate, pronunceremo la nostra rituale formula di giuramento, la quale è la seguente: "Noi, Luciel e Kronel, prendendo atto che esso in noi è sincero ed incrollabile, ci giuriamo eterno amore. Contestualmente, ci promettiamo fedeltà assoluta ed incondizionata; nonché ci impegniamo a difenderlo da chiunque si adopererà per ridurlo in frantumi e per privarcene ad ogni costo. Fossero essi pure i nostri cari genitori, visto che ce lo giuriamo!"»

Avvenuto il giuramento del loro perenne amore, secondo la formula di rito riportata dalla diva, Kronel e Luciel avevano deciso di metterne al corrente per primi i loro genitori e in seguito quant’altri avessero il diritto di saperlo. Ma i poveretti erano ignari che la partecipazione del loro fidanzamento non sarebbe risultata per niente gradita proprio a coloro che essi consideravano i destinatari principali del loro annuncio, ossia il padre di lei e la madre di lui. Al contrario, sia l'uno che l'altra avrebbero avversato in modo irremovibile il loro fidanzamento; anzi, essi lo avrebbero contrastato con ogni mezzo a loro disposizione. Nel medesimo tempo, si sarebbero dispensati dal giustificare la loro tenace opposizione. Infatti, entrambi, il primo alla propria figlia e la seconda al proprio figlio, avrebbero dichiarato che essi non erano tenuti a motivare il loro rifiuto, poiché i genitori avevano tutto il diritto di negare qualcosa alla loro prole, anche senza un giustificato motivo. Per tale ragione, la posizione intransigente e pervicace del padre di lei e della madre di lui si sarebbe rivelata ai due candidi innamorati incomprensibile ed assurda, anche perché tra le loro famiglie esistevano da sempre degli ottimi rapporti di amicizia. I quali non potevano assolutamente essere ignorati dai loro componenti dalla sera alla mattina, a causa del loro sopravvenuto fidanzamento. Per cui esso stava per risultare inconcepibilmente sgradito, oltre che per niente favorevole, all'uno e all'altra.