163-ANNURA IN LUXAN PER FARSI AIUTARE A RINTRACCIARE IL CONSORTE

Per immettersi in Luxan, la dea Annura e il dio Ukton avevano dovuto prima attraversare la Nube Bianca. Si trattava di un adempimento obbligatorio, se si voleva adeguare la propria psiche alla realtà del Regno della Luce. Dopo, però, senza perdere un attimo di tempo, essi si erano condotti alla dimora del divino Vaulk, il padre del giovane dio. I due visitatori avevano trovato il dio del coraggio che si intratteneva con la moglie Gedal, poiché stava discutendo con lei sulle nuove nozze previste nell'ambito familiare. Di preciso, esse riguardavano l'imminente matrimonio del loro primogenito Pluv con la divina Nues. Per avere le idee più chiare, la futura sposa, che era la dea della tolleranza, era la nipote di Leris, la dea della bellezza, essendo figlia del fratello Beroc, il dio delle feste.

Nello scorgere il loro secondogenito e la dea Annura, i due coniugi si erano mostrati molto felici. Avendo poi notato che essi si avvicinavano a loro senza essere accompagnati dall'insigne dio Iveon, entrambi se ne erano preoccupati parecchio. Quasi avessero presentito qualcosa di spiacevole, sia l'uno che l'altra avevano fatto apparire sul loro volto i segni di una evidente ansia, se non proprio di rammarico. Ma i divini coniugi, prima di essere certi che la loro preoccupazione non era immotivata, avevano voluto convincersene, parlandone con i diretti interessati. Perciò, una volta posto termine ai convenevoli, i quali erano stati quelli che si potevano attendere tra familiari o tra amici stretti, il dio Vaulk non aveva esitato a domandare alla dea della temperanza:

«Amabilissima Annura, ci dici a cosa dobbiamo l'onore della tua visita, dal momento che il nostro Ukton, come immaginiamo, ti ha solo accompagnata alla nostra casa? La mia consorte Gedal ed io vogliamo sperare che sia stato un buon vento a spingerti in Luxan presso di noi e non qualche avversità capricciosa dell'esistenza! Allora cos'hai da risponderci alle mie domande, se vuoi essere così gentile?»

Prima ancora che la dea di Zupes si decidesse a dargli la dovuta risposta, la consorte dell'ex gerark, intervenendo anche lei a parlarle, non si era astenuta dal chiedere alla medesima destinataria:

«Amica mia cara, ci riferisci pure come mai non c'è il tuo eroico marito al tuo fianco? Ma sono sicura che egli aveva un altro impegno da sbrigare in Luxan, per cui vi raggiungerà tra breve a casa nostra, ossia non appena si sarà liberato da esso! Già, sarà senz'altro così!»

«Amici miei e del mio Iveon, poiché le vostre domande mi permettono di darvi una unica risposta, visto che essa le comprende entrambe, passo ad accontentarvi immediatamente. Già da adesso, però, vi premetto che non la troverete affatto di vostro gradimento, dopo che ve l'avrò data con le mie labbra! Perciò state ad ascoltarmi.»

Fatto quel chiarimento, la consorte del dio Iveon si era data a raccontare ai genitori di Ukton la vicenda che c'era stata nella dimora del loro figlio, in occasione dell'iniziazione del loro nipote Olin. Nel rispondere poi ai due consorti, ella non aveva tralasciato alcun particolare, neppure sul proprio stato d'animo, il quale continuava a mostrarsi tremendo e crudele. Alla fine, dopo aver terminato il suo compassionevole racconto, la dea si era rivolta al dio del coraggio e gli aveva formulato le seguenti domande:

«Vaulk, ora che hai appreso ogni cosa sulla vicenda di mio marito, sapresti azzardarmi un tuo parere sulla sua scomparsa, la quale non puoi immaginare quanto e come mi stia distruggendo l'esistenza, facendola naufragare nell'assoluta disperazione? Se non vuoi scontentarmi, per favore, da te voglio un parlare franco, senza nascondermi alcunché di sospetto! Ti sono stata chiara, grande amico del mio Iveon?»

«In verità, Annura, considero molto strano ciò che mi hai riferito sul tuo consorte, anche perché non è suo costume sparire dalla circolazione, senza dare più notizia di sé. Per cui sono propenso a credere che egli ci sia costretto ad agire nel modo che sappiamo. Ma poi chi potrebbe averla vinta contro di lui, fra tutte le divinità negative esistenti in Kosmos, siano esse maggiori o minori? Senz'altro nessuna! Allora ci sarebbero da fare due ipotesi. La prima, anche se in un certo senso è da considerarsi impossibile, ci porta a credere che ci sia in Kosmos la presenza di Buziur. Egli, dopo essersi imbattuto nel dio dell'eroismo, se proprio non lo ha cercato a bella posta, avrebbe così deciso di farlo suo prigioniero.»

«Invece la tua seconda ipotesi, Vaulk, a cosa dovrebbe farci pensare?» aveva chiesto la dea «Mi auguro che essa sia meno terribile di quella precedente! Altrimenti, potrei reagire malissimo!»

«La mia seconda congettura, Annura, la quale pure ci fa navigare nell'assurdo, ci farebbe pensare alla comparsa di una nuova entità aliena nel Regno della Materia e del Tempo. Essa, quindi, lo avrebbe intrappolato, senza dargli modo e tempo di liberarsene. Comunque, nella prima supposizione, non ci sarebbero difficoltà a liberarlo. Basterà fare intervenire l'eccelso Kron a soccorrerlo, poiché egli è l'unico in grado di perlustrare l'intero spazio cosmico con un suo sguardo indagatore. Il dio del tempo, infatti, può rendersi conto della realtà dei fatti che vi si svolgono ed intervenire a correggervi le anomalie che vi riscontra. Le quali possono essere abusi di divinità negative su quelle positive oppure la presenza in esso di cataclismi inconsueti in grado di destabilizzare il regno della materia in parte o in toto.»

«Se invece Buziur non c'entrasse nella vicenda di mio marito? In questo caso, Vaulk, potremmo attenderci il suo ritorno a casa? Oppure il problema sarebbe ancora più irrisolvibile? A tale riguardo, mi riesce difficile pensare a qualcosa di più brutto. Ma ho fiducia nel suo ritorno.»

«Da parte mia, Annura, vorrei che fosse opera dell'Imperatore delle Tenebre il mancato ritorno a casa del tuo consorte, poiché così saremmo sicuri che l'intervento dell'eccelso gemello lo libererebbe e lo farebbe ritornare a casa. Invece, prendendo in considerazione la seconda mia ipotesi, ad esserti sincero, non potremmo essere certi che il divino Kron riuscirebbe a risolverci il complicato problema. Egli potrebbe trovare delle difficoltà oggettive del tipo di quelle che gli erano derivate nel recente passato dalla presenza della Deivora in Kosmos. Allora, stando così le cose, non ci resta che rivolgerci al dominatore del tempo e pregarlo di intervenire in favore del mio amico. Ovviamente, ricorreremo a lui tramite la mia genitrice Lux, la quale, essendo una divinità somma, è in ottimi rapporti con la magnifica divinità.»

«Mille grazie, Vaulk, per avermi parlato a cuore aperto e per esserti offerto di portare il caso di mio marito davanti all'eminente Kron. Vorrei solo pregarti di non attendere molto tempo, prima di deciderti ad agire come hai detto poc'anzi, se vuoi evitare che l'animo di questa sventurata dea continui a soffrire terribilmente! Allora posso contare in un tuo sollecito intervento presso le due eccelse divinità a favore di mio marito?»

«Certo che ci puoi contare, Annura! Se lo vuoi sapere, ci condurremo da mia madre proprio adesso e la inviteremo a darci una mano nella risoluzione del problema, che attiene al mio carissimo amico Iveon. Vedrai che ella, senza remore, si metterà a nostra disposizione e ci accompagnerà immantinente dall'eccelso Kron per parlargli del misterioso caso del tuo consorte. Ma sono convinto che egli, più che fare un favore a mia madre, vorrà essere utile a te, che sei la moglie del dio dell'eroismo, siccome lo tiene in grandissima considerazione. Specialmente dopo che egli è stato l'indiscusso eroe nella nostra recente lotta contro le divinità negative ed è riuscito a dare scacco matto alla Deivora!»

Alcuni istanti dopo, mentre il dio Ukton era rimasto a far compagnia alla sua amata genitrice, siccome una madre e un figlio hanno sempre molte cose da raccontarsi, il dio Vaulk e la dea Annura si erano recati all'abitazione della dea Lux. In quel luogo, essi avevano trovato non solo la dea della luce, ma anche il figlio Neop, che era il dio dell'ingegno. Avvenuti nella casa materna i saluti e gli abbracci convenzionali, il dio del coraggio si era dato a spiegare ai due stretti congiunti il motivo che li avevano spinti a ricorrere alla madre. Inoltre, aveva evidenziato agli stessi la pena e l'agitazione che angustiavano la psiche della consorte del dio Iveon, a causa della sparizione improvvisa dell'eroico marito. Alla fine, sebbene l'una e l'altro si adoperassero in vari modi per rassicurare la dea della temperanza che presto la vicenda del marito si sarebbe chiarita e risolta, nessuna delle due divinità consanguinee aveva saputo ventilare apprezzabili ipotesi concernenti quel caso. La divina Lux, da parte sua, volendo risollevare la consorte del dio dell'eroismo dal profondo sconforto che la perturbava, senza mostrarsi affatto dubbiosa, aveva concluso:

«Annura, se c'è qualcuno che potrà esserti di aiuto nell'immane frangente che stai attraversando, egli è soltanto l'eccelso Kron, il quale sarà lieto di mettersi a tua completa disposizione. Perciò smettila di abbacchiarti come stai facendo adesso, perché tra poco andremo da lui e gli sottoporremo la questione dell'introvabile tuo marito. Ma voglio farti presente che non sarà per mia intercessione che il dio del tempo si farà in quattro per esserti di aiuto. Invece egli sarà felice di venirti incontro, essendo memore dei preziosi servigi che l'intrepido Iveon gli ha reso in passato, i quali oggi sono a conoscenza di tutte le divinità positive. Adesso, però, affrettiamoci a recarci da lui per incontrarlo!»

Allora, mentre il dio Neop se n'era ritornato al suo focolare domestico, la dea della luce aveva accompagnato il suo quartogenito figlio e la dea Annura alla dimora dell'eminente dio del tempo; ma era stata lei ad entrarvi per prima, dovendo annunciargli le due inattese visite.


Una volta all'interno della dimora del dio Kron, la dea Lux aveva avuto la sorpresa di trovarvi anche il gemello Locus, essendo entrambi intenti a discutere su un argomento inerente all'Intersereno. Il quale era stato tralasciato da molto tempo da loro due. Quando la divina genitrice del dio Vaulk aveva fatto la sua gradita apparizione alle due eccelse divinità, il dio Kron si era distratto dalla discussione che stava avendo con il fratello; anzi, se n'era dimenticato del tutto. Invece aveva preferito esultare a voce alta:

«Questa sì che è una graditissima sorpresa! Non ci poteva apparire una visione migliore, in questo istante che ci vede intenti a risolvere un nostro problema! Adesso approfitteremo per fare una pausa. Sono convinto che sei anche tu d'accordo con me, fratello Locus!»

«Non c'è dubbio, mio gemello Kron! Lo sai già che i miei gusti, come lo sono anche le idee, sono identici ai tuoi! E poi come potrebbe essere altrimenti, quando la dea, che è venuta a trovarci, è la splendida Lux? Ma adesso badiamo a domandarle perché si trova qui da noi!»

Proprio in quel momento, aveva fatto il suo ingresso nella grande sala ovale delle udienze pure Ebla, la quale era la dea della fertilità e la consorte del dio del tempo. Al suo arrivo, i divini gemelli, spegnendo all'istante i loro bollenti spiriti e smettendo di essere galanti più del dovuto con la bella ospite divina, avevano assunto nei suoi confronti un atteggiamento più controllato e meno esagerato. Allora il dio Kron, senza mostrarsi più un galletto affascinato da lei, si era affrettato a chiedere all'amica dea della luce:

«A cosa devo l'onore della tua visita, nobildea Lux? Se il mio germano ed io possiamo fare qualcosa per te, siamo ben lieti di aiutarti. Su, dicci di cosa hai bisogno, per esserti presentata a noi all'improvviso!»

«Innanzitutto, eccelso Kron, approfitto per far pervenire alla tua consorte qui presente il mio caloroso saluto. Dopo, visto che si trova da te anche il tuo eccelso fratello, desidero sottoporre ad entrambi un caso di umanità. Comunque, insigni gemelli, non sono io la dea che necessita di fruire del vostro beneficio. Invece si tratta di un'altra dea, la quale si sente immensamente disperata e ha bisogno di qualcuno che la tiri fuori dalla sua enorme desolazione. Se avessi avuto io il potere di accontentarla, lo avrei già fatto senza meno e non sarebbe stato necessario venire a scomodare voi due! Ecco come stanno le cose!»

«Possiamo sapere, Lux, di quale dea si tratta e che cosa la tormenta? Pur di esaudire la tua preghiera, mio fratello Locus ed io siamo disposti a soccorrere la dea, in favore della quale prodigalmente sei venuta ad intercedere presso di noi! Quindi, sbrìgati a farci il nome della dea, a cui occorre il nostro indispensabile aiuto!»

«Eccelso Kron, ella non è una dea che conoscete, non essendo mai stata in vostra presenza. Ma sono convinta che, non appena tu e tuo fratello avrete appreso il suo nome, tenterete ogni mezzo possibile per aiutarla; ma non per accontentare me! Lo sapete perché? Ve lo dico subito. La dea in questione è Annura, la moglie dell'eroico Iveon. Non mi dite che mi sono sbagliata a ragionare in questo modo!»

«Non hai avuto torto, Lux, a pensarla così! Come potremmo non venire in soccorso della consorte di un dio, il quale gode della nostra massima stima e in cui riponiamo la nostra incondizionata fiducia? Perciò ti sollecitiamo a raccontarci ogni cosa di lei e quale disavventura le è successa. Ma mi chiedo dov'era il suo prestigioso marito, quando le è capitata la disgrazia, a causa della quale ella è costretta a lamentarsi?»

Alla domanda del dio Kron, la dea Lux, con una relazione succinta, aveva fatto presente alle eccelse divinità quanto era avvenuto sul pianeta Zupes, nella casa del nipote Ukton. Inoltre, non si era astenuta dal partecipare alle medesime il dramma disperato che la poveretta Annura stava vivendo, in conseguenza dell'inspiegabile sparizione di suo marito, visto che egli continuava a non dare notizie di sé. Al termine della propria commovente narrazione dei fatti, ella non aveva dimenticato di aggiungere:

«In questo istante, eccelso Kron, la dea della temperanza è fuori della tua dimora, in compagnia di mio figlio Vaulk. Ella attende di ottenere udienza da te, essendo intenzionata a chiederti di trovarle il marito in Kosmos a tutti i costi. Il quale, come poco fa hai appreso da me, per uno strano mistero si è reso totalmente irreperibile.»

«Allora, Lux, non farla attendere di più e conduci subito qui da noi la consorte del dio Iveon! Naturalmente, inviterai anche il tuo ultimogenito a presentarsi con lei, senza lasciarlo fuori ad annoiarsi da solo!»

«Dunque, Lux, sbrìgati ad andare a chiamarli entrambi.» aveva aggiunto il dio Locus «Avremo così finalmente l'occasione di conoscere anche la moglie del nostro grande eroe Iveonte! Sono convinto che la dea della temperanza sarà immancabilmente degna del campione delle divinità positive! Non può essere altrimenti!»

«Ancora te ne esci con questo Iveonte, fratello!» lo aveva ripreso il dio del tempo «Qui si sta parlando del dio Iveon e non del futuro umano Iveonte: mi sono spiegato? Non dimenticartelo mai più, per favore, se non vuoi costringermi a correggerti in continuazione!»

Poco dopo, la dea Lux era ritornata dai divini gemelli insieme con il figlio e con la dea della temperanza. Allora il dio del tempo, rivolgendosi senza indugio alla consorte dell'eroico dio, con molto garbo e con una impressionante gentilezza, aveva incominciato a spiegarle:

«Nobile Annura, la nostra cara amica Lux ci ha riferito ogni cosa sulla triste vicenda che ti ha coinvolta, nonché sui difficili momenti che stai attraversando a causa di essa. Perciò non c'è bisogno che tu mi chieda altro in merito, allo scopo di ricevere il mio aiuto. Anzi, considerato che si trova pure mio fratello in casa mia, adesso noi due te lo daremo congiuntamente, per cui esso risulterà più efficiente nel perseguire il suo obiettivo. Ma chi ci assicura che tuo marito non sia stato prima su Luxan e non ne sia poi uscito, attraversando la Nube Nera? Potrebbe anche essere stato così! Unicamente in quel caso, egli, in qualità di divinità latente, non potrà essere ricercato da noi in Kosmos.»

«Certo che non lo ha fatto, eccelso Kron! Egli si era allontanato dal nostro pianeta per una semplice ricognizione, avendo notato degli strani fenomeni nello spazio situato tra la nostra galassia di Astap e quella di Paren. Comunque, prima mi aveva promesso che sarebbe rientrato in tempo utile per la cerimonia di iniziazione del divo Olin, il bisnipote della qui presente dea Lux. Invece ciò non è avvenuto. La qual cosa mi ha messa in un turbamento esacerbante che non cessa di affliggermi. Esso difficilmente mi abbandonerà, se prima non avrò scorto di nuovo accanto a me il mio venerato Iveon!»

«Ebbene, sconsolata ed afflitta Annura, non trovandosi il tuo Iveon allo stato latente in Kosmos, ti garantiamo che il mio gemello ed io te lo scoveremo nel suo sterminato spazio. Così sapremo anche cosa o chi, contro la sua volontà, gli è di impedimento a fare ritorno alla sua dimora. In tal caso, procederemo alla eliminazione dell'ostacolo che glielo impedisce, liberando il tuo consorte e permettendogli di ritornare sul suo pianeta. Ora procederemo al suo ritrovamento nello spazio cosmico.»

Essendo stata rassicurata dal dio del tempo che la loro ricognizione cosmica avrebbe dato i suoi frutti, la dea della temperanza si era rasserenata. Da parte loro, i due eccelsi dèi, disponendosi l'uno di fronte all'altro e sfiorandosi con i soli polpastrelli delle dita, si erano predisposti per operare l'immedesimazione transluxaniana. Si trattava di una speciale simbiosi, che era in grado di attivarsi solo in Kosmos, ossia oltre i confini di Luxan. Da essa le due eccelse divinità traevano un reciproco vantaggio nell'estendere la propria perlustrazione nell'infinito universo, soprattutto nel prendervi i loro dovuti provvedimenti, se fosse stato necessario.

Qualche attimo dopo, con uno scatto istantaneo, la figura del dio del tempo era stata vista balzare in quella del gemello, divenendone una sola e bifronte. Perciò adesso essa mostrava due facce saldate nella regione occipitale, delle quali una era del dio Kron e l'altra del dio Locus. Inoltre, una luce soffusa formava intorno a loro un'aureola luminosa. Quest'ultima li avvolgeva interamente e pareva che scorresse all'interno di sé stessa, quasi fosse un fiume straripante di vivida energia. L'eccezionale visione era durata appena dieci minuti, al termine dei quali le due divinità si erano scisse di nuovo. Ritornate poi ad essere due entità divine distinte e separate, proprio come lo erano prima, esse avevano ripreso a rivestire il ruolo di divinità singole e indipendenti l'una dall'altra. A quel punto, il dio del tempo, ridiventato sé stesso, ma non più nelle forme ottimali da lui possedute prima, si era ridato a parlare alla dea della temperanza, dicendo:

«Nobile Annura, anche se la cosa ci risulta molto strana, mio fratello ed io non siamo riusciti a scorgere tuo marito in nessuna parte di Kosmos, nonostante egli fosse una divinità con i propri dati identificativi. Essendoci trovati in tale difficoltà, allora sono ricorso alla mia facoltà che mi consente di ripercorrere il tempo a ritroso. Così sono andato a ripescarlo nell'attimo in cui egli ha lasciato Zupes per darsi alla sua perlustrazione, alla quale egli ti aveva anche accennato. Ma mentre lo seguivo nel suo viaggio spaziale di ricognizione, a un dato momento, l'ho perso di vista proprio in quello spazio cosmico dove il tuo consorte aveva notato i misteriosi fenomeni, che ti aveva riferito.»

«Com'è possibile, eccelso Kron, che il mio Iveon sia sparito in Kosmos, senza che tu abbia potuto seguirlo? Mi dici come devo considerare un fatto così assurdo, il quale si prefigura anche minaccioso per lui?»

«Non lo sappiamo neppure noi, Annura; ma è stato proprio così! Dopo la sua sparizione, in quel medesimo luogo è continuato a verificarsi qualcosa di anormale, perché ho scorto più volte la qualità spaziale aprirsi ed avvolgersi su sé stessa, come se volesse collassare. Anzi, mi è sembrato che lo spazio, nella sua vuotaggine, prima si gonfiasse e poi si sgonfiasse nuovamente. Nel suo sgonfiamento, però, spariva anche ogni entità concreta e psichica che capitava all'interno di quella sua parte enfiata e trasparente. Avveniva come se quel vuoto circoscritto dello spazio evitasse di ritornare ad essere il niente di prima. Al contrario, esso si invaginava e finiva per racchiudere in sé il quantitativo di spazio appartenuto al gonfiore, facendolo diventare un'altra realtà invisibile capace di contenere qualsiasi cosa. Di conseguenza, dea della temperanza, se ora sappiamo cosa è successo a tuo marito, a causa della straordinarietà dell'evento, nulla possiamo fare in suo soccorso. Egli è stato inghiottito da una realtà, la quale non è affrontabile da parte nostra.»

Era stato così che l'afflitta dea, sebbene si fosse rivolta alle due eccelse divinità di Luxan, era dovuta ritornarsene sul suo pianeta con il dio Ukton, senza aver combinato un bel niente in merito al ritrovamento di suo marito. Perciò, una volta sopra Zupes, la sua pena interiore sarebbe continuata a restare dentro di lei immensa e senza fine. Stando così le cose, poteva ella sperare in un miracolo, in grado di riportarle indietro l'amato consorte, cosa che non erano riusciti a fare neppure le due eccelse divinità del Regno della Luce? Tutto era possibile, se si seguiva la via della speranza! Nessuno poteva affermare con certezza se un fatto del genere si sarebbe avverato oppure no nel futuro. Né tantomeno può saperlo il nostro lettore, a meno che egli non sia un provetto veggente, capace di prevedere l'avvenire. Ma andando avanti nella nostra appassionante lettura, sono convinto che in seguito noi sapremo se il miracolo agognato dalla dea Annura si avvererà oppure no.

Possibile che bisognava considerare il dio Iveon una divinità oramai perduta per sempre, dopo che la sua figura aveva dominato, per eroismo e per atti di valore, su tutte le altre entità divine di Luxan? Non era stato forse lui il dio che, più di ognuna di loro, si era dimostrato rifulgente di gesta memorabili? Inoltre, aveva fatto parlare di sé perfino nel Regno della Luce, come di un eroe insuperabile, e vi aveva riscosso le ovazioni più esaltanti e la simpatia più sentita. Perciò come lo si poteva accantonare dai suoi divini ammiratori nell'angolo più recondito, senza mostrare un briciolo di giudizio e di considerazione per lui? Magari anche dandolo per disperso in un qualcosa di inconoscibile ed estirpandolo dalla loro memoria? Un fatto del genere non era assolutamente possibile, per cui bisognava iniziare ad immaginare ben altro sulla sua entità divina, da parte di tutte le divinità di Luxan. Quanto a noi, essendo divenuti suoi sostenitori incalliti, non ci arrenderemo al pari della sua pietosa consorte, che ad ogni costo non intendeva rinunciare a lui. Al contrario, ci tufferemo a capofitto nella sua ricerca, al fine di fargli continuare quella sua esistenza avventurosa, che finora è riuscita ad avvincere la nostra mente e a fare esultare il nostro animo in maniera meravigliosa.

Allora si può sapere che fine aveva fatto il dio Iveon, dopo essersi allontanato dalla moglie Annura? Egli le aveva comunicato che andava a controllare un paradossale fenomeno, che stava accadendo in una certa area di Kosmos. La quale, a suo avviso, non era neppure tanto distante dal loro pianeta. Naturalmente, abbiamo valutato la distanza, secondo un parametro specifico delle divinità, che non aveva nulla a che vedere con quello con cui gli umani erano abituati a familiarizzare.

Adesso, lasciando da parte la distanza che separava quel luogo da Zupes, vorremmo essere messi a conoscenza del fenomeno che ve lo aveva attirato, dopo averlo allarmato in modo significativo. In merito al quale, l'eroe divino aveva evitato di far presenti alla consorte le proprie serie preoccupazioni. Difatti non aveva voluto farla impressionare per qualcosa, di cui si ignorava tutto: entità, pericolosità e possibili sviluppi futuri. Perciò noi, simili a degli abili segugi, ci mettiamo rapidamente sulle sue tracce, essendo desiderosi di raggiungerlo in qualsiasi posto si trovi attualmente. Anzi, soltanto dopo esserci resi conto dell'intera sua vicenda, ci daremo pace e sospenderemo ogni nostra indagine, se proprio saremo costretti a farlo.

Prima di darci alla sua ricerca con l'intento di recuperarlo in qualche parte oscura di Kosmos, premettiamo che era abitudine del nostro eroico dio positivo darsi ogni tanto a trasvolate cosmiche. La qual cosa succedeva, quando egli desiderava far rigenerare la sua mente oppure intendeva sgomberarla da tutto ciò che gli risultava noioso ed oppressivo. In questo modo, le sue passeggiate spaziali, intanto che egli si lasciava avvincere dall'ebbrezza della velocità, lo facevano sentire libero da qualsiasi pensiero opprimente e da quell'uggia che era solita provenirgli dall'inattività. Il nuovo stato d'animo, a dire il vero, non cessava in lui al termine di ogni sua sfrecciante corsa; bensì esso continuava a restarvi, anche parecchio tempo dopo che aveva posto termine ad essa. Così gli arrecava molta serenità nell'animo, il quale avvertiva una incessante voglia di esistere e di sentirsi un essere attivo.