161-SPLENDOR PRIVA LA DIVA ELESIA DEL MARCHIO DELL'INFAMIA

Cinque giorni dopo, il dio dell'eroismo e il dio del coraggio si erano ritrovati a colloquiare di nuovo nel solito appart. Essi avevano bisogno di discutere su come portare a termine quelle cose che, essendo rimaste in sospeso, erano da concludersi al più presto. Il dio Iveon doveva recarsi dal dio Kron per restituirgli gli anelli da lui ricevuti per le ragioni che conosciamo. Inoltre, all'illustre dio del tempo premeva incontrare i divi Ukton e Iovi, poiché intendeva studiarne a fondo la mente. Soprattutto egli voleva comprendere come avveniva in loro il prezioso fenomeno della telepatia. Nel caso poi che gli fosse stato possibile, avrebbe fatto di tutto per ottenerlo anche nella mente delle divinità adulte. Infine c'era da fare interessare le due eccelse divinità della questione della diva Elesia, la quale attendeva da tempo di essere trasformata in diva positiva dall'onnipotente Splendor. La qual cosa doveva avvenire mediante l'eliminazione dalla sua fronte del marchio infamante, che vi restava impresso dalla nascita. Perciò anch'ella doveva essere presentata all'eccelso Kron, per la differente ragione che è stata poc'anzi ricordata.

Dunque, dovendosi far fronte a tali impegni, da parte del dio Iveon, il gerark Vaulk aveva ritenuto giusto unirsi al gruppo in partenza per Luxan. Anche perché, andando con loro, egli avrebbe fatto sì che l'amico dio dell'eroismo non si annoiasse nel viaggiare da solo con i tre divi. Invece il lungo viaggio, se lo avesse affrontato insieme con lui, gli sarebbe risultato meno gravoso. Da parte sua, il dio del coraggio, una volta che fossero giunti nel Regno della Luce, ne avrebbe approfittato per salutare e abbracciare la sua cara genitrice, che era la dea Lux. Egli era convinto che, con quella sua visita inattesa, le avrebbe fatto una piacevole sorpresa, specialmente perché conduceva con sé il figlio Ukton, che era suo nipote. A causa del quale, anche la divina nonna aveva trepidato e penato dall'inizio della sua scomparsa fino alla sua liberazione.

L'indomani il divino gruppo si era messo in viaggio per Luxan. Dove, nel frattempo, le divinità che vi risiedevano erano già state messe al corrente della vittoria conseguita dal divino eroe sulla pericolosa entità aliena, che era stata la Deivora. Perciò, non appena il gruppo delle due divinità e dei tre divi avevano fatto il suo ingresso nel Semiempireo dell'eccelso Kron, esse avevano fatto ressa intorno al celebre dio. Tutte quante stavano ad attenderlo da molto, essendo ansiose di congratularsi con lui ed esprimergli la loro immensa ammirazione. Allo stesso modo si era comportata la madre del dio Vaulk. Ella, nonostante fosse una divinità massima come Buziur, si era affrettata a tributargli il dovuto onore. Subito dopo, però, aveva badato a riservare la sua festosa accoglienza ai suoi familiari e alla diva Elesia. Quest'ultima all'istante aveva fatto un'ottima impressione alla dea della luce, che l'aveva abbracciata con affetto e tenerezza. In merito alla quale, più tardi, chiamato in disparte il suo ultimogenito per parlargli a quattr'occhi, ella non si astenuta dal domandargli:

«Vaulk, se Splendor riterrà Elesia meritevole di entrare nel novero di noi divinità positive e la priverà del marchio dell'infamia, facendola quindi smettere di essere una diva negativa, pensi che dopo ella e tuo figlio si sposeranno? Tu e Gedal avete già pensato a un fatto del genere oppure no? Voglio saperlo ad ogni costo, figlio mio!»

«Madre, se essi si amano, come hanno dimostrato fino a questo momento, e in seguito vorranno pure unirsi in matrimonio, perché non dovrebbero farlo? Rammenta che lo dobbiamo a lei, se tuo nipote Ukton è ritornato a stare con la sua famiglia!»

«Tu e tua moglie forse avete ragione a non opporvi alla loro unione. In fin dei conti, Elesia, oltre che essere di sani principi morali, è anche molto attraente e simpatica!»

«Madre, il tuo giudizio su di lei trova concordi pure me, la mia consorte Gedal e quant'altri l'hanno conosciuta. Ma adesso, visto che si è fatto tardi, bisogna affrettarsi a raggiungere la coppia delle eccelse divinità. Sono convinto che troveremo anche Locus nella dimora del fratello gemello! A proposito, madre, perché non vieni anche tu insieme con noi e ci accompagni? La tua presenza ci farà sentire più a nostro agio, quando ci presenteremo agli autorevoli Kron e Locus!»

«Certo che verrò anch'io con voi, Vaulk, avendo già previsto questa eventualità! Accompagnati da una dea come tua madre, senza meno le due eccelse divinità vi accoglieranno con maggiore riguardo! Anche se, devo ammetterlo, nell'odierna circostanza c'è già con voi chi vi farà ricevere da loro con sommo gradimento! Tu sai a chi mi riferisco!»

«Come potrei ignorarlo, madre mia? Chi, se non Iveon, può essere il dio che ci farà accogliere da loro due con tutti gli onori? A mio avviso, è anche giusto che sia così!»

«Precisamente a lui pensavo poco fa, figlio mio! Ho timore che oggi il tuo eroico amico, agli occhi del dio del tempo e del dio dello spazio, oscurerà perfino il mio prestigio e il mio charme! Lo sapevi, Vaulk, che Kron ha sempre avuto un debole per me? Da parte mia, però, ho sempre fatto finta di non accorgermene, ad evitare uno scandalo in Luxan! Oltre ad un dolce sorriso, a dire il vero, egli non ha ricevuto nient'altro da me!»

«Davvero dici, madre? Secondo te, Ebla non si è mai accorta del tenero, che il marito continua a dimostrarti? A mio avviso, ella ne sarà senz'altro al corrente, sebbene finga di non avvedersi di nulla! Mai nessun dio riuscirà ad ingannare voi dee, quando si tratta di salvaguardare il talamo nuziale! Non è forse così, madre mia?»

«Può anche darsi che tu abbia ragione, Vaulk! Ma nel nostro caso, non so dirti se quanto affermi sia vero. Ricordo soltanto che una volta tuo padre, il mio ex consorte, me lo rinfacciò con molto risentimento. Perciò, se si accorse lui della cosa, figuriamoci Ebla! Comunque, puoi stare tranquillo, figlio, perché ogni cosa è tenuta sotto controllo. Vuoi conoscere come? La finzione, in certi casi, riesce a salvarci tutti.»

Dopo aver posto fine al loro colloquio riservato, il dio del coraggio e sua madre avevano raggiunto subito gli altri. Così, tutti insieme, essi si erano avviati verso la fastosa dimora del dio del tempo.

Non si era sbagliata l'adorabile dea Lux, quando aveva affermato al figlio che qualcun altro, durante la loro visita agli illustri gemelli, avrebbe oscurato la sua presenza. Ciò, sebbene ella fosse una dea di prestigio e anche desiderata da uno dei due fratelli. Oppure da entrambi? Infatti, quando il gruppo dei divi e delle divinità si era presentato dinanzi alla coppia degli eccelsi gemelli, nessuno di loro due, almeno inizialmente, si era preoccupato di riverirla con il solito speciale rispetto. La totale loro attenzione, in quell'occasione, si era incentrata invece sul divino eroe. Al quale essi avevano desiderato esprimere la loro ammirazione e la loro infinita gratitudine. Ma era stato il dio Kron a parlargli per entrambi, accogliendolo con le seguenti parole:

«Onore e gloria al nostro eroe Iveon, il quale è riuscito a sconfiggere la perniciosa Deivora! I recenti fatti, eroico dio, hanno dimostrato che la fiducia riposta in te da mio fratello e da me era largamente meritata! Con la tua brillante impresa, che solo tu potevi compiere, hai reso un grande servigio a tutte le divinità che si trovano a trascorrere la loro esistenza in Kosmos. Purtroppo, ne hanno fruito anche quelle negative, che sono nostre nemiche! Ma non si poteva fare altrimenti, se si voleva riportare la serenità nel Regno della Materia e del Tempo!»

«Ho fatto unicamente il mio dovere, eccelso Kron! Perciò ho svolto con sommo piacere il compito che tu e tuo fratello avevate voluto affidarmi. Adesso però che non c'è più alcun motivo che io continui a portare i vostri due preziosi anelli a due delle mie dita, sono qui da voi pure per la loro restituzione da parte mia ai loro legittimi proprietari.»

Terminato di parlare, il dio Iveon se li aveva sfilati dal mignolo della sua mano sinistra e dall'indice di quella destra, provando una certa commozione nel farlo. Dopo lo sfilamento dei due anelli, si era sbrigato a riconsegnarli nelle mani di chi glieli aveva forniti nel precedente incontro. Mentre l'eroico dio li porgeva nella palma della mano destra del suo germano, il dio Locus ci tenne ad elogiarlo per proprio conto, confermandogli:

«Sei stato stupendamente magnifico, mio egregio Iveonte! Quale altra divinità, senza essere te, poteva riuscire in una impresa simile, la quale richiedeva eroismo e temerarietà allo stesso tempo? Ti posso rispondere io immediatamente: nessun'altra!»

«Chi sarebbe questo Iveonte, eccelso Locus?» gli aveva chiesto il dio dell'eroismo, aggiungendo subito dopo: «Sono convinto che si sarà trattato di un lapsus linguae!»

«Scusami, Iveon, se mi sbaglio ogni volta a pronunciare il tuo nome! Il fatto è che mi capita sempre e soltanto con te, se lo vuoi sapere! Ti prego di non farci caso, né adesso né in futuro!»

«Ma esiste poi qualche divinità positiva con questo nome che somiglia al mio, eccelso Locus? Di regola, quando continuiamo a cadere nello stesso errore, c'è quasi sempre qualche ragione a farcelo commettere! Ne convieni anche tu, sublime dio dello spazio, oppure è soltanto una mia convinzione? Vorrei saperlo anche da te!»

«Non hai tutti i torti, valoroso Iveon!» gli aveva spiegato il divino Kron «In effetti, sarà un umano a portare questo nome. Il quale, ugualmente a te, sarà un grande eroe. Se lo vuoi sapere, Iveon, in un futuro molto remoto, tu e lui vi incontrerete in Kosmos. In tale circostanza, per quanto strano possa sembrarti, sarà lui a dare a te una mano provvidenziale. Lo so che non puoi comprenderlo in nessun modo!»

«è mai possibile, eccelso Kron, che in avvenire accadrà un fatto del genere? Mi appare completamente assurdo che un umano possa soccorrere un dio, il quale, per giunta, è anche considerato un grande eroe da tutte le altre divinità positive! Se fosse stato il contrario, avrei anche potuto comprendere benissimo, senza stupirmene!»

«Alla tua domanda non sono in grado di darti una risposta, Iveon. So soltanto che ciò accadrà senz'altro. Per questo puoi accettare come certo un fatto del genere, dal momento che così ha decretato l'ineluttabile Destino delle umane sorti e di quelle divine!»

Poi, con l'intento di svicolare, il dio del tempo era saltò fuori a dire:

«Noto con piacere che mi hai condotto i due divi, Iveon. Bene! Dopo li tratterrò presso di me, poiché desidero studiare approfonditamente il fenomeno della telepatia che si verifica in loro, come già ti dissi nell'ultimo nostro incontro. Vedo che è con te pure una diva negativa. Ella non sarà mica la figlia dell'infame Katfur, della quale mi parlasti nel medesimo nostro incontro? Sul suo conto, si è già iniziato a vociferare, tra le divinità di Luxan, poiché ella rappresenta un autentico enigma, per non dire una eccezione alla regola!»

«Esatto, eccelso Kron, è proprio lei, l'encomiabile unigenita del dio dell'infamia! Tu già conosci i motivi, per cui ella si trova qui da te. Spero che per la diva Elesia si metta a posto ogni cosa assai presto, come tutti desideriamo che avvenga!»

«Certamente, Iveon! Più tardi, mio fratello ed io esamineremo per bene anche lei. Dopo il colloquio che avremo con la diva, se la riterremo anche noi degna di essere una entità positiva, in quel caso saremo lieti di aiutarla. Per cui ci adopereremo perché ella lo diventi quanto prima. Esporremo il suo caso all'onnipotente Splendor e gli proporremo di fare avverare il suo sogno. A questo punto, non mi resta che chiedere scusa, pure a nome di Locus, alla nostra amica Lux, per non averle riservato la calda accoglienza di sempre! Ma siamo sicuri che ella, essendosi resa conto della particolare circostanza, avrà compreso ed accetterà anche le nostre scuse, senza volercene!»

«Le loro eccelse divinità» era stata la risposta della dea «non si devono affatto scusare con me, dal momento che oggi qui c'era presente un ospite d'eccezione. Iveon ha meritato ampiamente, da parte vostra, questo privilegio. E poi come potevo offendermi, se egli è colui che ha salvato mio nipote Ukton e ha riportato la felicità nell'animo angustiato di mio figlio Vaulk e in quello di mia nuora Gedal?»

«Ben detto, avvenente Lux! Da una dea saggia come te, mio fratello ed io non potevamo attenderci una risposta più comprensiva! Te ne diamo atto! Adesso, però, essendosi esauriti i vari argomenti che erano in programma per quest'oggi, possiamo pure sospendere la nostra udienza e permettervi così di congedarvi da noi.»

«Tu e il tuo germano, eminente Kron,» era intervenuta a fargli presente la dea della luce «dovreste avere ancora la compiacenza di concederci un altro po' del vostro tempo prezioso, se non vi si reca alcun disturbo! Mio figlio Vaulk è qui anche per un altro motivo. Egli ha da sottoporvi un problema che solo voi potete risolvergli. Perciò le loro divinità eccelse dovrebbero continuare a pazientare ancora per una manciata di secondi ed ascoltare ciò che egli vorrà chiedervi.»

Allora il dio del tempo, mentre il fratello gemello annuiva con il capo, si era rivolto al gerark di Zupes con molta cordialità e gli aveva domandato quasi incuriosito:

«Sei invitato ad esporci il tuo problema, dio del coraggio. Mio fratello Locus ed io, se esso sarà nelle nostre possibilità, saremo ben lieti di risolvertelo! Così facendo, accontenteremo anche la tua graziosa genitrice, la quale ha tutta la nostra ammirazione!»

«In verità, eccelso Kron, più che di un problema, si tratta semplicemente di un chiarimento. Siccome Iveon, nel ritornarsene sul nostro pianeta, ha altresì catturato le due divinità malefiche Brust e Katfur, che sono stati i persecutori di mio figlio, vorrei che non fossi io ad infliggere ad entrambi la punizione. Altrimenti, la considererei una vendetta personale nei confronti delle due canaglie divinità negative. Se possibile, desidererei non occuparmene, ad evitare di continuare ad esistere con tale rimorso. Allora mi sarà permesso di dispensarmene?»

«Questa è un'altra bella notizia, Vaulk! Come ci rendiamo conto, Iveon non ha proprio tralasciato nulla nella sua missione contro la Deivora! Egli è riuscito anche a catturare i due responsabili delle sofferenze del tuo Ukton e dello scoppio della stravolgente Teomachia! Allora, riguardo alla loro punizione, ci chiarisci che cosa sei venuto a proporci, provato dio del coraggio? Noi ti ascoltiamo.»

«Sarebbe mia intenzione, divinità eccelse, demandare a voi due questo compito punitivo. In tal modo, sono sicuro che infliggereste a loro due una punizione equa, precisamente quella che risulterebbe commisurata alle loro gravissime colpe!»

«Se da parte tua ritieni che ciò sia più giusto, figlio di Lux, per noi non ci sono problemi di sorta. Sarò io stesso ad assegnare all'uno e all'altro malfattore il castigo che si meritano. Lo farò con molto piacere, non appena avrò a disposizione una fetta di tempo per farlo!»

Dopo l'ultima affermazione del dio Kron, aveva avuto termine l'udienza concessa dagli illustri gemelli alle sei divinità che conosciamo. In seguito, in separata sede, il dio del tempo aveva avvisato il dio Iveon di tenersi a sua completa disposizione, poiché gli avrebbe fatto sapere quando condurgli prima i due divi da sottoporre al suo esame in merito alla telepatia e successivamente la diva negativa Elesia. In quel modo egli e il fratello avrebbero dato la conclusione a quei due casi che andavano risolto al più presto, essendo entrambi degni del loro massimo interesse.


Era trascorso poco tempo, da quando il gruppo zupesino si era congedato dagli autorevoli gemelli, restando ancora nel Regno della Luce, allorché il dio Osur si era presentato al divino eroe con un'ambasciata dell'eccelso Kron. Con essa, il dio della saggezza lo metteva al corrente che era giunto il momento di accompagnare da lui i due divi. Avvenuto il loro accompagnamento presso la dimora del dio del tempo, l'insigne divinità, dal proprio studio eseguito su Ukton e su Iovi, aveva appurato le due situazioni che vengono qui riferite. In Luxan il fenomeno telepatico non funzionava tra i due scopritori; anzi, esso non si aveva neppure, quando un divo era in Luxan e l'altro in Kosmos. In seguito, dietro suggerimento del figlio del dio Vaulk, si provò l'esperimento nel Regno della Luce tra due divinità adulte, precisamente tra il dio Iveon e il dio Osur. Ebbene, tra la meraviglia di tutti, esso era risultato perfettamente funzionante. Così alla fine si era addivenuto alla seguente constatazione: il fenomeno della telepatia, com'era stato messo a punto da quelli che lo avevano scoperto, in Luxan riusciva, solo quando veniva effettuato tra due divinità adulte; invece in Kosmos esso si rivelava efficace soltanto con una coppia di divi. In quel modo, il fenomeno della telepatia era stato risolto in poco tempo, per cui Ukton e Iovi erano stati riportati indietro presso la dea Lux.

Non molto tempo dopo, ancora tramite il dio Osur, gli eccelsi gemelli avevano mandato a dire al dio Iveon di condurre da loro anche la diva Elesia, dovendo essi sottoporla ad un loro studio accurato. Quando l'avevano esaminata a fondo, anch'essi l'avevano trovata esente da quelle imperfezioni che potevano provenirle dalla sua natura negativa. A loro avviso, c'era solo il marchio dell'infamia a farla apparire malefica. Per loro, perciò, ella rappresentava il classico caso dell'arcano, che solo Splendor avrebbe potuto chiarire e risolvere. In verità, da parte del padre di tutte le divinità, non c'era stato bisogno di farle alcuna domanda. Appena gliel'avevano presentata, gli era bastato solo scrutarla un istante, per rendersi conto della verità. Allora le si era avvicinato e le aveva poggiato l'indice destro sulla fronte. Al suo tocco taumaturgico, l'infamante marchio era svanito dalla sede anatomica in cui si trovava. A quel punto, Elesia si era ritrovata ad essere una diva positiva a tutti gli effetti, come se lo fosse stata in tutta la sua esistenza passata.

Quando il dio Iveon l'aveva riportata indietro presso la casa della madre del dio Vaulk, dove la stavano aspettando con animo trepido, tutti erano trasaliti di gioia nello scorgerla senza avere più sulla fronte il marchio dell'infamia. Esso, fino a poco prima, l'aveva colpevolizzata ingiustamente e l'aveva additata come una diva negativa alla totalità delle divinità di Kosmos. Invece, da quel momento in poi, per lei non sarebbe stato più così.

Una volta che si erano accomiatati dalla dea della luce, le divinità e i divi di Zupes avevano lasciato Luxan e avevano fatto rientro sul loro pianeta. Ma non appena essi erano stati all'interno della fortezza, nel vedersi davanti Elesia, anche la dea Gedal aveva avuto la stessa reazione gioiosa della suocera e non voleva credere ai propri occhi. Ella, vedendo la fronte della diva privata del turpe marchio, aveva avuto un sussulto e se n'era rallegrata immensamente. Dandosi poi ad abbracciarla con intenso calore, le aveva esclamato: "Adesso sì che ti posso considerare come una figlia, mia amabile Elesia!" Con quelle parole affettuose, la dea della fermezza aveva preannunciato di fatto il futuro matrimonio tra il figlio Ukton e la diva, garantendole che ci sarebbe stato senza meno. Esso, infatti, era stato celebrato, non appena entrambi erano diventati divinità adulte, siccome consideravano la maggiore età quella giusta per affrontare i tanti problemi che la vita matrimoniale comportava. Tra i molti invitati, i più graditi non potevano essere stati che il dio Iveon e la sua consorte, che era la dea Annura. In quell'occasione, lo sposo aveva dichiarato di volere essere il dio della sofferenza; mentre la sposa aveva preferito essere la dea del perdono. Manifestando la volontà di perdonare, come scopo della sua esistenza, per la quale ella non avrebbe mai smesso di lottare, la nuova dea positiva aveva inteso lanciare un messaggio assai eloquente ai suoi pessimi genitori. I quali l'avevano fatta soffrire tantissimo, specialmente quando, da piccola, aveva avuto un particolare bisogno delle loro carezze, le quali le erano sempre mancate da parte loro!

Una volta convolati a nozze, Ukton ed Elesia finalmente avevano visto realizzarsi i loro sogni, che in verità erano stati sempre assai modesti. Essi avevano anelato unicamente ad una esistenza serena, senza che ci fossero più tra di loro ostacoli insormontabili. Questi avrebbero potuto minare la loro armonia e la loro felicità lungo l'infinito sentiero della loro esistenza, com'era avvenuto in precedenza.

Quando non erano ancora sposati, Elesia aveva voluto rivedere per l'ultima volta suo padre, prima che l'eccelso Kron infliggesse l'eterno castigo a lui e all'ex kapius Brust. L'incontro della diva con il padre non aveva dato luogo ad alcun fatto emotivo. Dal canto suo, il dio dell'infamia non aveva provato gioia e soddisfazione per la figlia, la quale era diventata da poco una diva positiva. Invece Elesia, sebbene il tremendo castigo del dio Kron stesse per travolgerlo, non aveva sentito alcuna pietà verso di lui. Fra i due congiunti, c'era stato solo uno scambio di sguardi improntati all'indifferenza assoluta, come se essi non si conoscessero e non fossero mai stati padre e figlia! Tra di loro, infatti, non era mai esistito nessun vincolo di parentela effettivo, specialmente quello paterno–filiale, avendo voluto così l'intransigente figura paterna.

La punizione del dio Kron era sopraggiunta poco dopo ed era stata esemplare, poiché l'ira del dio del tempo aveva raggiunto sul pianeta Zupes le divinità negative Brust e Katfur. All'improvviso, esse si erano viste travolgere e rinchiudere in un'angusta sfera energetica dalla superficie esterna opaca, dove entrambe potevano avvertire le sensazioni più sconcertanti e terribili. Vivendo in quel modo orribile la loro esistenza, i due dèi negativi erano stati costretti a vagare per l'eternità attraverso i bui e gelidi spazi del profondo Kosmos, avendo a loro disposizione solamente la coscienza per meditare.

Oramai l'intero spazio cosmico viveva la sua relativa tranquillità, dopo che l'Impero dell'Ottaedro era stato smantellato e reso per sempre inesistente. Ma venuto meno l'impero delle divinità negative, non si avvertiva più neppure la necessità della presenza in Kosmos di un impero delle divinità positive. Perciò un bel giorno il messaggero del dio Kron fece visita al gerark Kavor, il quale era il comandante supremo dell'Impero del Tetraedro. Osur era venuto a comunicargli la decisione degli eccelsi gemelli, secondo la quale in Kosmos non c'era più bisogno che ci fosse l'impero delle divinità benefiche. Inoltre, dovendo esserci il suo smantellamento al più presto, le divinità positive che vi dimoravano potevano scegliere tra le seguenti due alternative: continuare a trascorrere la loro esistenza nel Regno della Materia e del Tempo oppure trasferirsi nel Regno della Luce.

Preso atto della volontà espressa dalle due eccelse divinità circa il loro impero esistente, il dio dell'astuzia l'aveva comunicata poco dopo ai gerark delle altre tre circoscrizioni spaziali, affinché provvedessero a conformarsi ad essa. Allora ciascun suo fratello, volendo comportarsi di conseguenza, ipso facto aveva fatto avvertire tutte le divinità poste sotto la propria giurisdizione dell'immediata fine del loro Impero. Era stato così che Kosmos era ritornato ad essere completamente libero in ogni sua parte, senza più esserci i due imperi in contrapposizione con i loro mostri ed antimostri in agguato. Per la qual cosa, le divinità dell'una e dell'altra natura vi potevano circolare senza più il pericolo di essere assalite e catturate dalle mostruose creature dell'opposto schieramento. Allora, sopra uno stesso pianeta, non di rado si erano viste convivere divinità sia positive che negative. In quel caso, però, la loro esistenza si era espressa a volte pacificamente ed altre volte dedita ad aspri conflitti locali.

In Kosmos, la fine dell'Impero del Tetraedro ben presto era venuta a produrre un sostanziale spopolamento dei pianeti che ne avevano fatto parte, poiché molte divinità positive avevano deciso di andare a dimorare in Luxan. Anche i quattro figli della dea Lux, ossia gli ex gerark dell'impero, avevano optato per il Regno della Luce. Al contrario, non tutti i loro discendenti avevano condiviso le scelte paterne. Dei figli del dio Vaulk, solo il dio Pluv e il divo Biok avevano seguito i genitori; mentre il dio Ukton e la sua graziosa moglie avevano preferito restare su Zupes. Quella loro decisione era dovuta al fatto che i due coniugi si erano assai affezionati al dio Iveon e alla sua consorte Annura. Infatti, anch'essi non ne avevano voluto sapere di andare a vivere in Luxan, dal momento che prediligevano l'agreste vita che stavano conducendo sul loro amato pianeta da migliaia di anni.