159°-LA SETTA DEGLI ARANEIDI E IL LORO DIO ARANEO

Chi era Korup? Da dove era sbucato fuori questo nuovo personaggio? Perché se ne andava girando per il mondo, dando una caccia spietata a coloro che si consideravano dei campioni nelle armi o nelle arti marziali oppure in entrambe le specialità, con l'intenzione di sopprimerli con ferocia inesorabile? Qual era lo scopo di tante sue malvagie uccisioni? Apparentemente, esse erano dettate dalla sola vanagloria di essere ritenuto il più forte fra tutti gli specialisti delle armi e della lotta libera. Ma ciò corrispondeva poi a verità? Per avere la risposta ad ognuna delle domande che sono state appena formulate, bisogna approfondire la sua vita e la sua storia, a cominciare dalla loro origine. L'una e l'altra, come tra poco scopriremo, non erano quelle che si potevano attribuire ad un comune essere mortale. Esse, al contrario, collocandosi a metà strada fra il divino e l'umano, permettevano di conferire al sedicente campione, di cui si è fatto il nome, quelle caratteristiche che erano proprie della natura di un semidio. Ma cerchiamo di procedere con ordine.

Nelle vicinanze della città di Cirza, si trovava un bosco di modeste dimensioni. Al centro di una sua radura, fino a pochi decenni prima, c'era stato un grande tempio, di cui adesso restavano soltanto pochi ruderi. Esso era stato dedicato ad Araneo, che era il dio del sesso. Si trattava di una divinità malefica minore, la quale veniva raffigurata come un gigantesco ragno avente la testa di uomo. Poiché il suo simulacro si presentava con quattro zampe su ciascun lato dell’addome e un corno prominente in mezzo alla fronte, per antonomasia il dio era pure citato con il nome di Ottopode Cornuto. Il vecchio tempio, a dire il vero, non esisteva più, essendo stato bruciato da persone che erano state contro l'araneismo, che era la religione degli Araneidi. Perciò adesso ci riferiremo al tempio che era stato costruito successivamente altrove, da parte dei nuovi numerosi proseliti, dopo la distruzione del primo. Nello stesso tempo, parleremo pure delle varie funzioni religiose che in esso venivano celebrate per ingraziarsi il loro dio.

Gli adoratori del dio Araneo, i quali si facevano chiamare Araneidi, ogni notte di ciascun novilunio si riunivano nel loro tempio. Esso risultava costruito all'interno di un immenso antro. La sua nuova ubicazione risultava segreta ed era nota ai soli appartenenti a tale setta. Con quella loro cautela, i settari araneici volevano evitare una nuova rappresaglia dello stesso tipo di quella che avevano subito una trentina di anni prima nei pressi della città di Cirza. Nel loro edificio sacro, gli Araneidi si radunavano per assistere a tre importanti riti religiosi, da loro seguiti con una fede ardente. Il primo rito comprendeva due funzioni religiose, le quali erano: l’Immolazione dei Pargoletti e l’Animalizzazione del divino Simulacro. Le due funzioni religiose del secondo rito invece erano: l’Eccitazione carnale della Divinità e la Deflorazione delle giovani Vergini. Il terzo rito, infine, prevedeva un'unica funzione religiosa, la quale era la Celebrazione della Fertilità. Durante lo svolgimento delle varie funzioni sacre, officiava la somma sacerdotessa. Ella occupava il vertice della setta, siccome era al di sopra di tutti gli altri organi settari.

Ma è possibile venire a conoscenza se, nell'ambito della setta degli Araneidi, vi era una gerarchia scalare? In caso affermativo, essa come era strutturata? Inoltre, come si svolgevano i suoi tre riti religiosi e in cosa consistevano effettivamente le cinque funzioni celebrative, le cui denominazioni sono state appena indicate? Certo che sì! Allora non perdiamo tempo e diamoci a conoscere ogni cosa della setta degli Araneidi.

A capo della setta araneica, stava la Somma Sacerdotessa, alle cui dirette dipendenze vi erano otto sacerdotesse, che prendevano il nome di aranelde. La più anziana delle quali, detta sacerdotessa decana, suppliva la somma sacerdotessa nei diversi riti religiosi, tutte le volte che quest’ultima era impedita per giusta causa nella sua mansione di officiante. A sua volta, ogni sacerdotessa aveva alle sue dipendenze una conversa. Si trattava di una giovane ragazza, la quale era stata già prescelta per diventare una futura sacerdotessa e per succedere a quella attuale, quando questa raggiungeva il limite di età o quando moriva prematuramente. Ma per il momento, suppliva la titolare nei vari riti, quando anch'ella era impossibilitata a parteciparvi. La conversa della sacerdotessa decana, invece, la sostituiva anche nel caso in cui questa svolgeva le funzioni di Somma Sacerdotessa. Tutte le aranelde non potevano superare i quarant'anni di età; invece le loro converse, all'atto dell'assunzione, dovevano avere per lo meno dieci anni in meno rispetto a loro. Inoltre, poiché le une e le altre dovevano essere infeconde, esse venivano rese sterili in modo irreversibile, mediante l'introduzione nella loro vagina di poche gocce di liquido seminale del loro dio. Il quale riusciva ad eiaculare durante ogni sua animalizzazione, previo il raggiungimento di un effettivo orgasmo conseguente all'eccitazione. Ciascuna aranelda aveva a sua disposizione nove satirei: anch'essi non potevano superare i quarant'anni. Il più anziano di loro aveva il compito di accoppiarsi con lei, durante il rito della Celebrazione della Fertilità. Quanto agli otto satirei più giovani, essi avevano l'incarico di deflorare, durante lo stesso rito religioso, altrettante vergini adolescenti. Costoro, a partire dall’ultimo novilunio, dovevano avere almeno quindici anni di età.

L'organo supremo della setta araneica era rappresentato dal Concistoro delle Aranelde, il quale era presieduto dalla Somma Sacerdotessa, la cui età non poteva superare i cinquant'anni. Tale organo veniva convocato il giorno precedente la notte di novilunio ed aveva ogni volta i seguenti due ordini del giorno: 1) predisposizione del materiale occorrente per la buona riuscita dei tre riti da svolgersi nel corso della nottata; 2) delibera dei provvedimenti da prendersi, in merito al buon funzionamento del loro intero apparato religioso.

Quanto ai simpatizzanti del culto araneico, prima di diventare Araneidi, cioè autentici seguaci di Araneo, dovevano fare un anno di accolitato. Durante tale periodo, ogni accolito era tenuto a procacciare alla setta otto bambini maschi, di età non superiore ai tre anni, per una loro eventuale immolazione al dio. Gli accoliti li rapivano ai loro genitori, che erano per lo più dei coloni, mentre essi erano intenti a coltivare la terra oppure a raccogliere i frutti del loro lavoro. I piccoli sarebbero dovuti servire, solo nel caso che fosse venuta ad esserci una penuria di vittime in seno alla schiera dei settari. Gli Araneidi, infatti, per cattivarsi la benevolenza del loro divino Araneo e ricevere da lui i massimi benefici, preferivano prelevare le vittime del grande sacrificio dalla prole delle loro donne. Per questo, ogni volta che era possibile, evitavano nel modo più assoluto di ricorrere a bambini di persone che risultavano infedeli.

Il tempio, che aveva la forma di un prisma ottagonale regolare, era alto dieci metri ed era sormontato da una piramide pure ottagonale, però essa era alta cinque metri. Contro ogni diedro di due pareti laterali contigue, si ergeva una colonna di marmo venato, il quale imitava le volute di un enorme pitone. Ognuna di esse aveva la stessa altezza della sezione ottagonale ed era sormontata da uno splendido capitello intarsiato interamente placcato d'oro. Il pavimento a mosaico era rivestito di tasselli di vetro variamente colorati, i quali, nella loro disposizione, rispettavano rigorosamente sia il senso artistico che quello geometrico. Quest'ultimo riproduceva otto triangoli isosceli e due cerchi concentrici ad essi sovrapposti. Ciascun triangolo aveva la base di trenta metri, mentre i suoi due lati obliqui misuravano all'incirca trentanove metri. In riferimento ai cerchi, il raggio del minore era lungo otto metri, mentre quello del maggiore misurava sedici metri. La qual cosa li faceva risultare distanti otto metri l'uno dall'altro.

Al centro del tempio, precisamente all'interno del cerchio piccolo, si trovava il simulacro del dio. Esso era stato ottenuto con della giada verdastra, la quale risultava traslucida e riproduceva molto grossolanamente un ragno avente la testa di uomo, dalla cui fronte, precisamente dalla sua parte centrale, sporgeva un corno d'oro, che misurava una trentina di centimetri. In relazione al suo corpo, va aggiunto che esso era lungo tre metri, compresa la testa; mentre la sua massima larghezza era di settanta centimetri e il suo spessore era poco più di mezzo metro. Dalla superficie dorsale del suo addome ovoidale fuoriusciva una protuberanza imbutiforme, il cui cannello cavo penetrava dentro il corpo. Esso era munito di una valvola di sicurezza, che non permetteva il reflusso del sangue, dopo che esso era stato versato nel suo interno. Al corpo, che era sollevato dal pavimento quaranta centimetri, erano attaccate quattro paia di arti uguali e simmetrici. Ciascuno di loro constava di due segmenti di diversa lunghezza, i quali formavano un angolo di quarantacinque gradi, che era un ottavo di quello giro. Il minore, quello attaccato al tronco, era di mezzo metro; mentre il maggiore, che poggiava sull'impiantito, era di un metro. I due segmenti fusiformi di ogni arto avevano un'apertura angolare minore dell'angolo retto.

A questo punto, cerchiamo di capire, in modo particolareggiato, cosa avveniva all'interno del tempio, durante i tre riti di novilunio e quanti Araneidi vi prendevano parte attiva, allo scopo di propiziarsi la divinità.

Ebbene, già all'imbrunire, partendo da ogni parte, i seguaci e gli accoliti della setta, si mettevano in viaggio verso il tempio. Poi, sul fare della notte, ogni Araneide accendeva una fiaccola e, reggendola con la mano sinistra, proseguiva il proprio cammino. Così, a mezzanotte in punto, quando aveva inizio il primo dei tre solenni riti religiosi, tutti quanti già si trovavano dentro il sacro tempio. All’interno della costruzione templare, essi venivano accolti da una luce intensa, che si sprigionava dalle duecentootto torce presenti. Delle quali, centosessanta (ossia venti per parete) erano collocate nei pregiati torcieri murali di fine argento e quarantotto risultavano sistemate sopra otto candelabri a sei bracci (uno per colonna). Anche questi risultavano lavorati ed ottenuti con argento splendente. Ai seguaci e agli accoliti era assegnato lo spazio situato tra le pareti del tempio e il grande circolo. Il quale era il primo ad incontrarsi, procedendosi verso il centro del tempio.

L’unica eccezione era costituita dalla parte del tempio, che era adibita al passaggio delle sacerdotesse, dei satirei e delle puberi vergini. Si trattava di una corsia preferenziale avente la larghezza di tre metri, la quale era ricoperta interamente da una passatoia di flanella. Quest'ultima, partendo dal sacrario, conduceva alla zona che veniva destinata alla celebrazione dei riti sacri al dio. Invece lo spazio, in cui avvenivano le suddette celebrazioni, era delimitato dalle due circonferenze concentriche disegnate sul pavimento. Esso, che era riservato alle persone che vi prendevano parte in modo attivo, era suddiviso in otto sezioni uguali. Ognuna costituiva un ottante, siccome risultava l'ottava parte della corona circolare formata dalle due circonferenze concentriche. Perciò ogni sezione restava delimitata da due segmenti di sei metri ciascuno e da due archi disuguali. Quello più grande era lungo dodici metri e cinquantasei centimetri; mentre il più piccolo era esattamente la metà di esso, ossia sei metri e ventotto centimetri.

Tre colpi di gong annunciavano la fase preparatoria della terna di riti. All'istante allora cessava ogni brusio tra i fanatici della setta araneica, i quali, durante l'intero tempo della cerimonia religiosa, se ne restavano seduti con le gambe incrociate. Ma di lì a poco, si assisteva anche all'ingresso nel tempio delle persone che dovevano soprintendere alle cinque funzioni religiose da svolgersi durante i tre riti sacri. Davanti a tutti, procedeva la Somma Sacerdotessa, la quale indossava un grosso manto riccamente ornato ed ingioiellato. Seguivano poi le otto aranelde, che vestivano una tunica verde ed avevano la fronte cinta di un nastro rosso. Ogni sacerdotessa aveva un proprio seguito, che era costituito: 1) dalla sua conversa, che era vestita di una tunica rossa; 2) da quattro coppie di vergini adolescenti, che seguivano la conversa; 3) dal gruppo dei satirei, che era formato dal satireo più anziano, che precedeva gli altri, e da otto satirei più giovani, che lo seguivano in coppia; 4) da otto bambini, che costituivano le vittime del sacrificio. Ogni satireo decano reggeva tra le braccia un bimbo incaprettato, il quale non poteva avere più di tre anni di età. Una rossa fascetta di lino copriva la bocca del piccolo per impedirgli di gridare. Invece le otto vergini, oltre ad indossare una bianca tunica trasparente, la quale le faceva apparire con molta nitidezza le nudità sottostanti, avevano dei lunghissimi capelli sciolti, che cadevano morbidamente sul loro nudo petto. Ricapitolando, la parte attiva delle sacre funzioni, quella che partecipava ai tre riti religiosi, era composta dalla Somma Sacerdotessa, dalle otto aranelde e dalle rispettive converse, dai settantadue satirei, dalle sessantaquattro vergini e dagli otto bambini. Per questo essi davano un totale di centosessantuno persone. Comunque, a mano a mano che il corteo giungeva nell'area del sacrificio, avveniva ciò che viene qui spiegato sommariamente.

La Somma Sacerdotessa andava a piantarsi davanti all'effigie del dio; mentre ogni sacerdotessa e la sua conversa accompagnavano le otto vergini loro affidate nel rispettivo ottante. Dopo averlo raggiunto, esse le facevano distendere sul pavimento in posizione supina, alla distanza di un metro l'una dall'altra. Inoltre, le invitavano a restarvi con le braccia incrociate sul petto. Stando in quella posizione, la loro testa rasentava il grande circolo. Allo stesso modo, pure ogni gruppo di satirei raggiungeva il rispettivo ottante, dove ciascuno degli otto più giovani andava a sedersi con le gambe incrociate davanti ad una delle vergini, ma volgendole la schiena. Invece il loro decano, tenendolo con la testa in giù, andava ad appendere il bambino a lui affidato al corrispondente arto segmentato del simulacro del dio. Eseguita tale operazione, egli raggiungeva nuovamente gli otto satirei che formavano il suo gruppo e vi si metteva a sedere nel mezzo. In relazione alle funzioni religiose, si rammenta che esse erano cinque e si svolgevano nell'ambito dei tre riti consacrati al dio Araneo. Prese nel loro ordine di svolgimento, le medesime erano le seguenti: durante il primo rito, avvenivano l'Immolazione dei Pargoletti e l'Animalizzazione del divino Simulacro; durante il secondo rito, si avevano l'Eccitazione carnale della Divinità e la Deflorazione delle giovani Vergini; durante il terzo rito, c'era infine la Celebrazione della Fertilità. A quest'ultima, che era la sola funzione religiosa a coinvolgere la divinità, partecipavano, oltre all'intera parte attiva dei tre riti religiosi, la totalità degli accoliti e delle rispettive mogli.