156-LA DEIVORA, L'ENTITÀ ARCANA GIUNTA DA PARAKOSM
Per l'esattezza, a che cosa si erano voluti riferire i due divi con il loro allarmante messaggio? Che tipo di entità aliena, situata in Kosmos in un luogo imprecisato, poteva essere in grado di risucchiarsi divinità anche ad una distanza molto remota? Essa era interessata ad inglobare unicamente essenze divine, oppure il suo obiettivo era quello di ingurgitare l'universo intero nelle sue caratteristiche fisiche? Se fosse stata vera questa ultima ipotesi, allora le divinità che lo abitavano sarebbero state coinvolte soltanto marginalmente, senza rischiare alcunché. Comunque, pure tale verità andava appurata con discernimento. Senza dubbio, il nostro lettore si starà ponendo queste doverose domande, non soltanto per soddisfare la sua curiosità; ma soprattutto perché è preoccupato per il suo eroe divino. Il dio Iveon, come si sa, si stava preparando per andare a sottrarre i due divi ad un pericolo ignoto, senza aver preso per niente coscienza della gravità del problema. Da esso, infatti, sarebbe potuto derivargli un danno incalcolabile, se egli improvvidamente fosse caduto nella sua rete. Per tale motivo, prima di procedere nel nostro racconto, ci conviene innanzitutto approfondire la reale situazione cosmica di quel momento. Agendo così, saremo sicuri che, nel seguito della nostra storia, nella nostra mente non sorgeranno dubbi di alcun genere, almeno per quanto attiene alla sua realtà.
Iniziamo col chiederci che cosa poteva essere realmente quella entità arcana, la quale ben presto avrebbe messo in allarme le divinità positive e negative che risiedevano in Kosmos. La risposta, che ne scaturisce, ci porta direttamente alla Deivora, della quale non è affatto confortante conoscere le particolari prerogative. Per il momento, quindi, nei suoi riguardi ci è utile apprendere soltanto che il significato del suo nome era "divoratrice di divinità". Ciò, a una nostra prima valutazione della medesima, ci lascia presupporre che essa andasse in cerca solo di essenze divine; ma un fatto simile andava ancora verificato e appurato in modo inconfutabile. Naturalmente, la qual cosa poteva avvenire attraverso lo studio delle peculiarità del suo corredo cromosomico. Perciò, anche se ci sarà richiesto un certo quantitativo del nostro tempo, allo scopo di trattarle e di approfondirle con la dovuta applicazione, volentieri lo cederemo, essendo convinti che varrà la pena di dedicarci ad esse.
La natura della Deivora non si poteva definire né materiale né spirituale, siccome essa si mostrava una via di mezzo, collocandosi a metà strada tra la natura spirituale e quella materiale. Perciò l'entità aliena risultava un fermento di pure energie, che erano dotate di una voracità incredibile. Vista dall'esterno, invece, essa si presentava come una massa nebulosa del tutto dedita ad espandersi all'infinito. Per farlo, però, aveva bisogno di incorporare in continuazione le entità spirituali che si ritrovavano con la componente psichica modificata, secondo i criteri della realtà di Kosmos. Riguardo a tale modificazione, va precisato che essa poteva aversi nelle divinità in due modi. Invece noi ne abbiamo conosciuto soltanto uno, cioè il passaggio della divinità attraverso una delle due nubi di Luxan, nel caso delle divinità positive, oppure attraverso la Fonte della Rigenerazione di Tenebrun, nel caso delle divinità negative. Quanto al secondo modo, esso era quello che si ereditava, cioè nascendo da divinità che si trovavano già a vivere in Kosmos. Senza che vi fosse avvenuta una trasformazione del genere, nessuna divinità poteva essere attaccata dalla Deivora, poiché l'entità divina, in questo caso, era refrattaria alle sue potenti energie risucchiatrici. Nello stesso tempo, però, se difettava del suo adattamento alla realtà cosmica, essa neppure poteva trascorrere in Kosmos una esistenza normale. In una situazione di tale specie, la divinità veniva colta da malori intolleranti, che incidevano negativamente sulla sua sfera psichica. Cioè ne compromettevano il pieno svolgimento esistenziale nel Regno della Materia e del Tempo. Allora, per evitarli, essa era costretta a rifugiarsi nel suo luogo di origine, il quale poteva essere Luxan oppure Tenebrun.
Il dio Kron e il dio Locus avevano dovuto appunto creare in Luxan la Nube Bianca e la Nube Nera per consentire alle divinità positive di riprogrammarsi, secondo la realtà cosmica. Tali nubi servivano per correggere la natura psichica di quelle divinità che da Luxan si trasferivano in Kosmos oppure avevano bisogno di fare il percorso inverso. Anche l'Imperatore delle Tenebre, ossia il dio Buziur, aveva dovuto inventarsi qualcosa di simile, al fine di consentire alle divinità negative l'esistenza nel regno materiale e temporale. Perciò aveva creato la Fonte dell'Assimilazione, che agiva sulla psiche delle divinità malefiche di Tenebrun, esattamente come operavano le due nubi su quella delle divinità benefiche.
Così è stato assodato il fatto che la Deivora era ghiotta di essenze divine e che poteva avere ragione soltanto di quelle che avevano subito un processo di adeguamento alle caratteristiche fisiche e temporali di Kosmos. Per cui adesso possiamo andare avanti senza difficoltà alcuna nella parte restante dello studio dell'entità aliena. La quale era apparsa nello spazio cosmico in maniera misteriosa, senza dare alcuna notizia su di sé e sulla propria origine. La prima domanda, che viene a sorgere in noi spontanea, è la seguente: Come risultava la natura delle divinità native di Kosmos, rispetto a quelle oriunde di Luxan e di Tenebrun, le quali, dopo essersi modificate, andavano a stabilirsi nella realtà cosmica? Va subito risposto che quelle nate in Kosmos non si differenziavano dalle altre che erano originarie dei due regni immateriali e sopratemporali. Perciò adesso che la nuova enigmatica entità era apparsa nell'universo ed aveva iniziato la sua caccia ai danni delle divinità positive e negative, le une e le altre non avevano più vita facile nel regno fondato sulla materia e sul tempo. Infatti, entrambi i tipi di divinità correvano il medesimo rischio nocivo e se ne dovevano preoccupare.
Insomma, per come stavano realmente le cose, la situazione di una divinità benefica o malefica vivente in Kosmos non poteva più considerarsi ottima e neppure buona. Se vi fosse restata allo stato puro, cioè senza avere avuto modificata la propria parte psichica, essa sarebbe stata senz'altro al sicuro dalla Deivora; però vi avrebbe condotto una esistenza enormemente tribolata. Al contrario, se vi fosse rimasta modificata psichicamente, allora il suo stato esistenziale non avrebbe avuto problemi di sorta. Ma per essa, in questo caso, prima o poi, si sarebbe profilato il pericolo di fare da pasto alla divoratrice di essenze divine, senza potere opporsi alla creatura aliena in nessuna maniera.
Adesso, essendoci resi conto che conosciamo ancora ben poco della Deivora, siamo obbligati a calarci ancora di più nella sua realtà, fino a risalire alle sue origini. Le quali non si presentavano affatto semplici, data la complessità delle circostanze, che le avevano consentito di agganciarsi a Kosmos e di gestirvi una esistenza sui generis. In verità, non appariva meno intricato il tipo di spazio, nel quale l'entità aliena era stata una creatura residente fino a poco prima. Esso, in un certo senso, veniva a sfatare quella concezione cosmica, che si era affermata fino a quel momento tra le divinità positive e quelle negative. Ebbene, alla luce di quanto a cui l'indagine della Deivora ci porterà tra breve, il concetto di spazio, inteso come un unico universo, stava per sfaldarsi, poiché ci avviamo a scoprire che essa non si era autocreata dal nulla in seno a Kosmos. Invece vi era piombata, dopo essere balzata fuori da una diversa realtà fisica, la quale si situava al di là dei suoi confini. A ogni modo, per la tranquillità del lettore, tra poco ci adopereremo per spiegare meglio possibile la natura della Deivora. Contestualmente, apprenderemo ciò che riguardava il suo passato e il suo luogo di origine, prima che essa facesse la sua comparsa in una parte dello spazio cosmico, la quale per il momento non risultava ancora bene identificata.
La realtà prima, intesa sia fisicamente sia secondo l'essenza temporale, non era rappresentata dal solo Kosmos; essa comprendeva anche un universo ad esso parallelo, che veniva chiamato Parakosm. I due cosmi paralleli di norma non comunicavano tra di loro ed erano indipendenti l'uno dall'altro. A volte, però, ossia in talune circostanze arcane che erano da definirsi eccezionali, essi venivano ad intersecarsi in un loro punto. Nel qual caso, essi si esercitavano una reciproca pressione, fino a formare una strozzatura sulle loro due superficie che, venendo a contatto, producevano un forte attrito. Per la precisione, essi vi originavano una profonda frattura, la quale così dava luogo ad un travaso di materiale cosmico dall'uno all'altro. Va chiarito che era solo temporanea l'intersezione comunicante che si verificava tra i due universi paralleli. Essa era dovuta alla straordinaria compressione esercitata da parte di ciascuno di loro sull'altro, come conseguenza del moto di riassetto, che periodicamente si aveva nello spazio intercosmico. Tale spinta pressoria non era da considerarsi né occasionale né dipendente da leggi puramente fatalistiche. Insieme con i fenomeni che l'accompagnavano, essa risultava qualcosa di previsto avente un proprio andamento ciclico. In merito alla spaccatura che ne conseguiva, essa non costituiva un fatto a sé stante, ossia senza un sèguito significativo; ma poteva dar luogo a dei fenomeni abnormi di vario genere. Di regola, la confluente pressione dei due universi paralleli dava origine a qualche trasfusione reciproca di contenuto cosmico, come il passaggio di qualche galassia dall'uno all'altro universo. Qualche altra volta essa dava luogo alla nascita di fatti e fenomeni impensabili ed enigmatici.
La Deivora, come sembrava, era stata appunto il prodotto di una simile intersezione fratturante, la quale in questa circostanza aveva dato luogo a qualcosa di eccezionalmente terribile. Aveva addirittura creato una entità immateriale che, allo stesso tempo, era costituita tanto dallo spirito quanto dalla materia; anzi, a rifletterci bene, appariva che fosse entrambe le cose. Nel caso specifico, la qualità cosmica dei due universi era stata snaturata, per cui ne era venuta fuori una entità che aveva disdegnato tutte le proprietà appartenenti alla materia e al tempo. In un certo senso, essa si era rifiutata di riconoscerle in sé; ma aveva avvertito l'ansia di superarle e di spazzarle via dalla propria insita composizione, non appena le fosse stato possibile. Comportandosi così, alla fine aveva raggiunto il suo scopo.
Non si sa con l'aiuto di chi o di che cosa, nel contraccolpo intersezionale che c'era stato tra i due universi paralleli, la Deivora aveva assunto delle prerogative che trascendevano la materia. Esse si manifestavano come forze che si agitavano ed andavano ricercando intorno a loro determinate energie, le quali fossero capaci di consolidarle e di farle accrescere a dismisura. Come entità immateriale, che non aveva nulla da spartire con l'elemento spirituale, la divoratrice di essenze divine era capace di trovare tali energie unicamente nella componente psichica delle essenze divine esistenti in Kosmos. Perciò ogni divinità, risultando costituita da una parte spirituale e da un'altra psichica, inscindibili l'una dall'altra, finiva per essere sopraffatta e trascinata via dalla Deivora insieme con la sua psiche. Ribadiamo che la divoratrice di divinità era interessata esclusivamente alla sua parte psichica, anche perché essa non avrebbe potuto arrecare alcun danno alla sua parte spirituale.
Si può sapere adesso come si esprimeva in Kosmos tale straordinaria forza aliena e con quali attributi poteva essere definita? Ammesso che si fosse potuto dare un certo valore al Male, inteso come concetto massimamente negativo, nella Deivora esso andava moltiplicato ancora per mille. La Forza del Male, cosmicamente intesa come l'opposto della Forza del Bene, con tutte le qualità negative che le erano proprie, rapportata alla nostra entità aliena, appariva alla fine davvero trascurabile. Difatti la forza in questione risultava un qualcosa di deleterio ridotto ai minimi termini, privata interamente delle sue prerogative più stravolgenti ed orripilanti. Principalmente essa si mostrava depotenziata di tutte quelle sue virtualità negative, che ne facevano un baluardo della malvagità più estremistica. Per questo la Deivora, secondo il nostro parametro di valutazione, faceva impallidire la Forza del Male, presentandocela come un autentico spauracchio, il quale non era per nulla in grado di spaventare in Kosmos nessun essere pensante, concreto e non.
Al momento attuale, la sua massa energetica, la quale si presentava nebulosa ed informe, se ne andava impazzando per l'infinito spazio cosmico. Avanzava simile ad una furia scatenata, la quale non ammetteva forze rivali degne di competere alla pari con essa. Si poteva affermare che la Deivora sarebbe riuscita a soffocare nell'impotenza qualunque altra specie di energia che si fosse proposta di resisterle e di contrastarle l'avanzata. In un certo qual modo, la si poteva paragonare ad una entità energetica avente la forma di una piovra dalle enormi dimensioni. I cui tentacoli attiravano nel proprio nucleo le divinità che venivano a trovarsi nel loro raggio di risucchio. Quest'ultimo, da parte sua, a partire dalla sua parte nucleare, aveva la possibilità di allungarsi ed estendersi fino ad un miliardo di chilometri. Gli spostamenti della Deivora, comunque, avvenivano senza una meta prestabilita ed erano intenti a farla procedere nel Regno della Materia e del Tempo in una qualsiasi direzione. Per essa, la cosa importante era riuscire a trovare almeno una minima traccia di essenze divine. Così dopo avrebbe provato ogni espediente per farle trovare nel suo raggio inglobatore.
Anche se la sua avanzata non era tanto rapida, secondo il modo di vedere di una divinità; però, valutata con la nostra logica, essa appariva di una velocità impressionante. Inoltre, procedeva come un qualcosa di straordinariamente terribile e sconfortante. La sua rozza sagoma, simile ad uno sconfinato banco di nebbia, marcatamente sfrangiato ai bordi, si muoveva ad una velocità di mille chilometri al secondo. Il suo costante movimento la portava a disintegrare tutti gli astri, che venivano a trovarsi sul suo percorso. Agendo in quel modo, privava le varie galassie che incontrava sulla propria avanzata di una buona parte delle loro stelle e delle loro comete, dei loro pianeti e dei loro satelliti, facendo in esse tabula rasa.
Al suo passaggio infernale e tremebondo, lo spazio cosmico subiva lo sfacelo più orrido e catastrofico, piombava in un caos di assordanti collisioni e di schianti rovinosi, di deflagrazioni e di contrazioni reprimenti, fino a restarne alla fine quasi annichilito. Nello stesso tempo, si udiva l'urlio delle sue energie, le quali si distendevano e si aggrovigliavano, si contraevano ed esplodevano; ma soprattutto agivano in un fermento di lampi abbaglianti e scombussolanti. In quella maniera, la creatura aliena dava origine allo spettacolo più distruttivo e raccapricciante che si potesse immaginare nelle sue adiacenze, che per noi potevano significare estensioni di milioni di chilometri. Si trattava di qualcosa di oltremodo orrendo, il quale si manifestava in grado di sconvolgere nei suoi confini ogni tipo di realtà fisica, come nessun fenomeno apocalittico di Kosmos sarebbe mai riuscito a fare! Quanto alle divinità risucchiate, la loro trazione nel corpo della Deivora non avveniva con la massima celerità, poiché il trasbordo non si aveva all'istante. Esse vi venivano trascinate con una velocità modica e costante, la quale le faceva spostare a diecimila chilometri al minuto. In una simile circostanza incresciosa, nelle divine essenze veniva a verificarsi un blocco totale delle loro energie, poiché non riuscivano a riprendersi e ad opporsi efficientemente alla forza attrattiva della Deivora. Perciò esse si lasciavano condurre via impotenti, quasi fossero paralizzate, svigorite di ogni atto oppositivo e completamente in balia della entità aliena. La loro componente psichica, infatti, tenendole imprigionate dentro di sé, impediva alla loro componente spirituale di reagire secondo la sua natura e di opporsi alla perfida entità oscura. La quale, senza un minimo di difficoltà, si avviava ad incorporarla nella sua massa sterminata e vorace.
A questo punto, sono sicuro che il lettore si starà chiedendo anche a quale fine andava incontro una divinità nel corpo della Deivora, se neppure Splendor, il suo creatore, non era in grado di distruggerla. Insomma, egli vuole sapere cosa di veramente brutto le sarebbe successo, se per caso fosse stata risucchiata da essa con le modalità sopradescritte. Ebbene, una volta confluita nel nucleo della Deivora, la divinità era sottoposta ad un azzeramento totale della sua componente psichica, la quale veniva poi utilizzata per incrementare le energie della sua catturatrice. Invece la sua essenza pura, privata integralmente della sua parte psichica, anziché ritrovarsi libera di lasciare quel posto, come si potrebbe immaginare secondo la nostra logica, ne diventava prigioniera. Così iniziava a condurvi una esistenza simile a quella che si aveva in Inesist, il Regno dell'Inesistenza. Un fatto del genere stava a significare che la sua coscienza cessava di esistere, diventava assente perfino a sé stessa. Anzi, perdeva ogni impulso ad essere e a confrontarsi con altre divinità, smarriva la propria identità nel nulla, divenendo un'essenza mai esistita. Perciò Kosmos e tutto quanto gli apparteneva non significavano più niente per essa, morivano nel loro esistere e divenire, ripiombavano nel buio di un ricordo annullato, senza un proprio passato.
Venuto a conoscenza di ciò che la Deivora rappresentava in Kosmos e della sua origine, il lettore adesso giustamente pretende di sapere da chi fosse stato creato Parakosm. Inoltre, si starà chiedendo se anch'esso era una creazione dell'onnipotente Splendor. La sua domanda, sebbene si presenti duplice, richiede una risposta unica. Essa dovrà confermarci o meno se il padre di tutte le divinità uscite da Luxan, oltre ad essere il creatore di Kosmos, aveva avuto pure a che fare con quello spazio di un'altra dimensione, il quale risultava essere la sua copia perfetta.
Ebbene, quando aveva deciso di creare Kosmos, l'onnipotente Splendor aveva pensato di dare origine nell'immensità di Tenebrun soltanto a tale creazione. Così gli aveva messo a disposizione uno spazio, un tempo e una materia, i quali elementi costitutivi dovevano essere in grado di instaurare tra di loro un rapporto armonico e duraturo. Per tale ragione, non era stata sua intenzione dare luogo ad un universo parallelo a Kosmos, come sua copia perfetta. Parakosm, quindi, si era autocreato all'insaputa dello stesso Splendor, prendendo posto sulla sua scia creatrice, intanto che egli dava vita all'immensa creazione cosmica. Alla fine ne era venuto fuori un universo diverso, che non era controllato dal padre degli dèi; inoltre, mostrandosi con caratteri esistenziali propri, aveva fine a sé stesso. A ogni modo, esso riproduceva alla perfezione il suo universo gemello, che era Kosmos, almeno per quanto riguardava la materia e il tempo, ignorandosi invece quali fossero gli altri suoi ingredienti. La realtà dell'uno, in un certo senso, non era conforme a quella dell'altro, poiché essi erano da considerarsi identici soltanto costitutivamente; mentre le circostanze e gli eventi che vi accadevano non coincidevano per niente. Le loro fenomenologie risultavano uguali, se riferite ai fattori naturali; al contrario, si diversificavano molto, se paragonate a quei fattori inerenti all'esistenza delle divinità e dei Materiadi.
L'universo parallelo di Kosmos, inoltre, non era uno spazio dove si avevano dei fenomeni strani ed assurdi, logicamente parlando. Questi erano la diretta conseguenza dei loro periodici rapporti, ai quali l'uno e l'altro andavano incontro di tanto in tanto. Null'altro si conosceva di Parakosm, oltre al fatto che, durante un particolare suo rapporto con Kosmos, vi riusciva a produrre degli eventi e delle situazioni anormali. Inoltre, le cose, che appartenevano ad esso, risultavano oscure a tutte le divinità, poiché rimanevano nel suo mistero impenetrabile. Per meglio chiarire la cosa, il nuovo universo non permetteva a nessuna di loro di accedervi. Lo stesso confine che lo separava da Kosmos, non essendo continuativo e realizzandosi in evenienze eccezionali, non era reperibile o localizzabile con una ipotesi qualsiasi. In quel caso, però, esso si proponeva come un atto istantaneo e perturbatore dell'intera meccanica cosmica. Il medesimo, inoltre, lasciava un segno di quella sua particolare circostanza, che si rivelava quasi sempre negativa. Infatti, perturbava quell'iter armonico che lo aveva caratterizzato in precedenza, non facendolo più essere tale.
Nel frattempo, sopra Luxan, precisamente nella dimora del dio Kron, si stava già discutendo dell'inatteso grattacapo, che la Deivora stava già procurando in Kosmos a tutte le divinità sue abitatrici. Siccome la sua comparsa non era sfuggita all'occhio indagatore del padrone di casa, egli si era voluto abboccare immediatamente con il fratello Locus, invitandolo presso di sé. Adesso il dio del tempo ne stava parlando appunto con il suo gemello, mostrando molta apprensione mentre lo faceva. Essa gli proveniva dal fatto che egli aveva ravvisato nello strano fenomeno qualcosa di terribilmente pernicioso per le divinità positive e negative che risiedevano in Kosmos. Insieme con lui, a qualunque costo voleva cercare di trovare una soluzione al problema, il quale era sorto improvviso e molesto nella realtà materiale e temporale. Dopo un ennesimo botta e risposta tra sé e il suo gemello, rivolgendosi al suo interlocutore, il dio Kron gli stava dicendo:
«Questa Deivora, Locus, in Kosmos minaccia seriamente la sopravvivenza, forse è meglio dire la permanenza, di tutte le divinità che vi dimorano, senza fare distinzione alcuna circa la loro natura. Come possiamo constatare, ci stanno andando di mezzo sia le divinità positive sia quelle negative. Perciò al più presto bisogna prendere un provvedimento adeguato contro di essa per farla smettere di nuocere a tutte loro!»
«Ma tu, Kron, sei riuscito ancora a farti una idea di questa strana entità, la quale rappresenta una minaccia per le une e per le altre divinità? Sai dirmi di cosa possa trattarsi effettivamente? Oppure ne sai quanto me sulla misteriosa entità in questione? Desidero saperlo.»
«Ad esserti sincero, Locus, non ho ancora acquisito un chiaro concetto della nostra nemica, siccome ignoro perfino da dove è saltata fuori. Ti posso soltanto affermare che la sua natura è davvero particolare, poiché non è né materiale né spirituale; però possiamo definirla immateriale. Questa sua atipica particolarità la rende inattaccabile dalle nostre energie, le quali si dimostrano inefficaci contro di essa.»
«Allora, fratello, come mai questa Deivora può attaccarci ed avere anche ragione di noi; mentre, da parte nostra, siamo impotenti a reagire alla sua forza? In teoria, nessuna cosa, sia materiale che immateriale, dovrebbe essere in grado di procurarci del male! Ho forse torto a pensarla in questo modo? Chiariscimi meglio questo concetto, per favore!»
«Invece esse non possono farlo, Locus, proprio come hai pensato! La Deivora riesce ad averla vinta contro la sola parte psichica delle divinità di Kosmos, per il semplice fatto che essa non conserva più la sua purezza originaria, quella che possedeva in Luxan. Dopo essere stata modificata dalla Nube Bianca o dalla Nube Nera o dalla Fonte dell'Assimilazione, la loro psiche si presenta indebolita. Se vogliono condurre la loro esistenza in Kosmos, le divinità positive e negative sono obbligate a seguire questa prassi, come è stato sempre. Solo che, da quando vi è apparsa l'entità aliena, la modifica della loro psiche le sta mettendo in un guaio molto serio, cioè sta facendo rischiare la non esistenza a ognuna di loro! Ma non sappiamo com'essa ottenga senza difficoltà una cosa del genere in una divinità, sia essa positiva oppure negativa!»
«Allora, Kron, mi dici come fa la Deivora a predominare sulla parte spirituale di una divinità, se agisce soltanto sulla sua psiche? Ad esserti sincero, questo fatto non mi quadra proprio per niente. Dunque, vorrei che tu me lo spiegassi meglio, se ti è possibile darmi una spiegazione!»
«Stando alle nostre conoscenze, Locus, nel Regno della Materia e del Tempo, ogni divinità si ritrova con la sua componente spirituale in subordine a quella psichica. La qual cosa la obbliga a dipendere da essa totalmente. Inoltre, grazie ad un meccanismo non ancora bene identificato, la Deivora si dimostra in grado di prevalere sulla componente psichica delle divinità; però solo su quella modificata. Di conseguenza, siccome indirettamente ne è coinvolta anche quella spirituale per le cause già chiarite, l'intera divinità finisce per essere sopraffatta dall'aliena, che così ne diventa la facile catturatrice per soddisfare le esigenze.»
«Quali vantaggi, fratello Kron, ricava la Deivora dalla cattura di una divinità? Almeno uno ce ne dovrà essere senza meno, se essa viene spinta a farlo voracemente e senza interruzione! Da parte tua, ne hai ancora individuato qualcuno? Se sì, quale sarebbe?»
«Secondo quanto ho appreso fino a questo momento, Locus, essa assorbe e metabolizza la parte psichica delle divinità. In questo modo, potenzia le proprie energie e le va accrescendo in continuazione, quasi a dismisura. Ecco il vantaggio che essa ricava dalla psiche delle divinità, per cui fa di tutto perché queste diventino sue prede nutritive!»
«Fratello, due cose ancora voglio avere spiegate da te. A quale disturbo vanno incontro le divinità, che vengono imprigionate dalla Deivora, e perché mai una essenza divina, anche dopo essere privata della sua componente psichica dalla entità aliena, non le si sottrae, ma continua a restare sua prigioniera. Secondo la mia convinzione, una divinità, in qualità di essenza spirituale, dovrebbe avere la possibilità di farlo, al contrario di quanto avviene! Non dovrebbe essere così, Kron?»
«Già, è quello di cui sono convinto anch'io, Locus! Se vuoi saperlo, sta proprio qui il nocciolo della questione! Dopo essere stata risucchiata e privata della sua essenza psichica dalla Deivora, una divinità rimane ancora completamente in sua balia. Il motivo? Essa, a un tratto, si ritrova ad essere una entità senza più la coscienza e la forza di reagire. Non riesco appunto a comprendere questo particolare fenomeno, che mi fa pensare ad Inesist. Infatti, una volta nel nucleo della Deivora, una divinità si dà a vivere un'esistenza identica a quella che vivrebbe, se si buttasse nell'Abisso dell'Oblio. Nelle sue viscere, come tutti sappiamo, la medesima è costretta ad essere del tutto alla mercé del Regno dell'Inesistente e del Nulla! Quindi, neppure io riesco a spiegarmelo.»
«Considerato che i fatti stanno come li hai esposti, fratello, cosa credi che si possa fare contro la temibile aliena nel più breve tempo possibile? Se ci è impossibile distruggerla, almeno bisognerà fare qualcosa per renderla inoffensiva. Esclusivamente in questa maniera, riusciremo a salvare Kosmos, insieme con tutte le sue creature materiali!»
«Questo lo so anch'io, Locus, che occorre cercare di neutralizzarla a qualsiasi costo e nel minor tempo possibile, se proprio siamo del tutto impotenti a liquidarla con le nostre potentissime energie! Per questo motivo, occorrerà fare al più presto qualcosa a tale riguardo!»
«Secondo me, Kron, ci deve pur essere un artificio che possa ridurla all'impotenza e ricacciarla nel suo luogo di origine. Ci basterà solamente scoprirlo ed attuarlo senza indugio contro la mostruosa e maledetta aliena che ci sta tormentando! Non sei d'accordo pure tu?»
«Credi che io me ne stia con le mani alla cintola, Locus? Il mio tempo è tutto dedicato alla soluzione del problema, privandomi perfino del sonno e del riposo! Naturalmente, devo sobbarcarmi anche alla tua parte di lavoro, che devo sempre svolgere io senza il tuo aiuto! Comunque, non fa niente, poiché oramai ci sono abituato e lo faccio volentieri.»
«In verità, Kron, ogni volta sei tu a voler fare anche la parte di lavoro che mi compete, siccome ti piace prendere iniziative e portarle a termine da solo. Riguardo alla Deivora, fratello, come prima cosa da farsi, proporrei di invitare tutte le divinità positive di Kosmos a trasferirsi in Luxan. Così esse si metteranno al riparo dall'ingorda entità aliena, evitando di venirne catturate e di fare una brutta fine. Soltanto in un secondo momento, invece, ci attiveremo per bloccare la pestifera aliena!»
«La tua proposta non è praticabile, Locus. Per noi sarebbe impossibile raggiungere le numerose divinità sparse per l'intero Kosmos. Inoltre, ce ne sono molte che hanno preferito dimorare sopra alcuni pianeti che si trovano all'esterno dell'ex Impero del Tetraedro. Perciò è necessario muoversi direttamente contro l'entità aliena, avendo come unico obiettivo la sua totale distruzione. Basterà individuare il suo punto nevralgico e colpire proprio quello, per farla capitolare ed annientarla!»
«Ma se non possiamo entrare in Kosmos, come da disposizioni dell'onnipotente Splendor, ciò vuol dire che dobbiamo incaricare qualche altra divinità di portare a buon fine tale operazione, dopo averla investita di quei poteri eccezionali, dei quali avrà bisogno per competere con una creatura simile! Non è forse vero, Kron?»
«Le cose stanno precisamente così, fratello Locus! Alla divinità in questione si dovrà anche permettere di affrontare la realtà cosmica, senza la modificazione della sua parte psichica. In questo modo, la si renderà anche refrattaria ai suoi attacchi a noi noti e, quindi, più libera di muoversi. Così combatterà con essa ad armi pari.»
«Allora, Kron, per una buona riuscita della missione, necessitiamo di una divinità che abbia tutti i requisiti richiesti, perché non la faccia fallire. Perché egli l'abbia vinta contro la venefica Deivora, nel dio che sceglieremo dovranno coesistere l'eroismo, la sagacia, l'astuzia, il coraggio, la temerarietà e l'indomabilità. Non è vero forse, mio caro gemello, che dobbiamo disporre di una divinità con tali requisiti e di nessun'altra?»
«Per l'appunto, Locus! Solo una divinità avente una tempra simile, insieme con i poteri che noi gli forniremo, potrà confrontarsi con la deleteria entità aliena e metterla fuori gioco. Per nostra fortuna, noi già abbiamo la divinità che fa al caso nostro, la quale molto probabilmente ci libererà di una rivale così temibile e nociva! Perciò bisogna convocarla senz'altra perdita di tempo presso di noi, invitandola in Luxan!»
«Di sicuro ti stai riferendo all'eroico Iveonte, fratello! Non è vero?»
«Il suo nome è Iveon, fratello, e non Iveonte! è mai possibile che il nome del nostro eroe divino non riesca ancora ad entrarti bene nella testa? Non posso mica stare a correggerti di continuo, obbligandomi ogni volta a rimetterti in sesto la memoria!»
«Non hai torto, Kron. Mi confondo sempre, quando mi riferisco al nostro eroico Iveon! Mi chiedo come mai mi si è fissato in testa il nome di questo Materiade! Oltre al fatto che egli sarà l'umano eroe della seconda Teomachia, ci deve essere qualche altra ragione, per cui non riesco a togliermelo dalla testa! Fratello, non potresti aiutarmi tu a rinfrescarmi la memoria in merito a lui, chiarendomi di nuovo ogni cosa?»
«Locus, questo non è affatto il momento di pensare a qualunque amore futuro! Adesso abbiamo a che fare con problemi ben più importanti ed impellenti, i quali richiedono una soluzione immediata! Te ne sei forse già dimenticato, fratello mio?»
«Kron, adesso comincio a ricordare ogni cosa sull'umano Iveonte! Si tratta proprio di un amore, come hai detto poco fa. Una mia nipote, la quale in futuro sarà la tua figlia prediletta, si innamorerà alla follia di lui, dopo aver rifiutato perfino la proposta di matrimonio che le avrà avanzata un mio figliolo! A ogni modo, fratello, hai ragione tu. In questo momento difficile, abbiamo ben altro a cui pensare e non ci possiamo far distogliere da esso per nessuna ragione!»
«Finalmente lo hai capito, Locus! Qui bisogna affrettarsi a convocare il dio dell'eroismo presso di noi, siccome abbiamo da affidargli l'incarico e metterlo nella migliore condizione di affrontare la Deivora. Se non ci sbrighiamo, l'eroico dio si rimetterà improvvidamente alla ricerca dei due divi sperduti in Kosmos. Se lo facesse, potrebbe imbattersi nella temibilissima avversaria, con la quale egli, finché rimane con la psiche modificata, non potrà mai rivaleggiare. Nelle sue attuali condizioni, il nostro prezioso eroe davvero rischia di grosso, poiché egli può addirittura rimetterci le penne. Dunque, occorre inviargli immediatamente il mio messaggero con la nuova ambasciata, prima che sia troppo tardi! Se il nostro Iveon venisse meno all'esistenza, dopo come faremmo a sbrogliare la difficile matassa costituita dalla Deivora, dal momento che soltanto a lui possiamo affidare questa ardua impresa?»