150-L'INCURSIONE DEL DIO IVEON SUL PIANETA KROP

Il ritorno del dio Iveon da Luxan era stato atteso con ansia dal dio Vaulk, volendo conoscere le nuove decisioni del dio del tempo. Per questo motivo, quando aveva visto il divino eroe fare ingresso nella sua fortezza insieme con il dio Osur, egli era andato a riceverli in gran fretta. Dopo, senza tante formalità, il dio del coraggio aveva fatto accomodare entrambi nel suo appart, dove era incominciato a svolgersi tra loro tre un colloquio fitto e cordiale. Al gerark premeva conoscere quali altre direttive aveva emanato l'eccelso Kron, a proposito della nuova incursione che il dio dell'eroismo era andato a proporgli. Così, con l'intento di farsele partecipare da lui stesso, si era affrettato a domandargli con una certa trepidazione:

«Allora, Iveon, mi dici come ha preso l'eccelso Kron la tua proposta di tentare una ulteriore impresa, questa volta sul pianeta di residenza del kapius Brust? Per il bene di mio figlio Ukton e della mia depressa famiglia, spero abbastanza positivamente!»

«Il dio del tempo, Vaulk, non soltanto è stato d'accordo con quanto gli ho proposto; ma mi ha anche fornito questo anello, i cui poteri equivalgono a quelli dello scettro posseduto sia da te che dagli altri gerark. Con esso infilato al mio dito, eviterò di correre il rischio di essere neutralizzato da un potenziale energetico superiore a quello che è in mio possesso! Tu ci pensi come l'eccelso gemello sia stato generoso con me?! Per come la vedo io, indirettamente la sua generosità ha inteso beneficiare soprattutto te e la tua famiglia!»

«Hai ragione, amico mio! Per me e per i miei familiari, questa risulta una gran bella notizia! Presumo che la tua partenza ci sarà molto presto, prima di quando avevo previsto. Vorrei sapere pure se verranno con te le stesse divinità della volta scorsa. In caso affermativo, le farò avvisare senza indugio della nuova missione, che è da intraprendersi tra breve. Così esse si terranno al più presto pronte a ripartire insieme con te!»

«Vaulk, certo che il commando sarà costituito dai medesimi componenti da me scelti l'altra volta! La partenza, invece, avverrà, soltanto dopo che avrò trascorso un po' di tempo con la mia consorte Annura. Lo sai benissimo che, in questo periodo, sono stato costretto a trascurarla per lungo tempo, a causa dei problemi che conosci. Per questo considero mio dovere dedicarle almeno qualche giorno del mio amore!»

«Hai senz'altro ragione, Iveon! In questi ultimi tempi, la poveretta, a causa della mia famiglia, è stata quasi sempre privata della tua preziosa compagnia. Quando la raggiungerai, oltre ad un nostro sentito grazie, ti prego di porgerle le nostre scuse, per i fastidi che le stiamo procurando. Dille pure che le siamo immensamente riconoscenti!»

«Ma che dici mai, Vaulk! A quali fastidi ti sei voluto riferire? Lo sai anche tu che la mia Annura è una donna saggia e comprensiva! Anch'ella, come me, si è immedesimata nella vostra sventura e nel vostro dolore. Per questo non le pesa affatto la mia mancanza, in questa spiacevole circostanza. Ti assicuro che mia moglie si preoccupa unicamente perché alla fine la mia dedizione alla vostra causa dia i migliori risultati concreti. Mentre ogni altra cosa ha una importanza marginale per lei!»

«L'atteggiamento della tua consorte, Iveon, mi spinge a fartela ringraziare ancora di più a nome di tutta la mia famiglia, la quale le sarà eternamente grata! Adesso corri pure da lei e non farla attendere oltre, dal momento che hai a disposizione pochissimo tempo!»

«Ve la ringrazierò senza meno, Vaulk, non appena sarò rincasato e l'avrò raggiunta. Per questo ritieniti già accontentato! Adesso che mi torna alla memoria, mi stavo dimenticando di riferirti cosa l'eccelso Kron ne pensa, a proposito degli altri cinque kapius.»

«Visto che egli ti ha altresì espresso un giudizio riguardante loro, mi fai anche quest'altro favore, dicendomi quale è stato il suo pensiero?»

«Vaulk, a tale riguardo esso collima con il mio, poiché ha supposto ciò che io ti avevo anticipato. A suo parere, essi si saranno riuniti di sicuro in un consiglio, nel quale si saranno espressi favorevolmente al rilascio del tuo secondogenito, fatta eccezione di Brust. Quest'ultimo, invece, ingannandoli, avrà trattenuto arbitrariamente presso di sé il tuo Ukton ed avrà imprigionato anche Pousum.»

«Ma perché il dio della distruzione ha fatto prigioniero pure il dio degli imbrogli? Secondo l'eccelso Kron, quale sarebbe stato il motivo che avrebbe spinto Brust ad imprigionarlo? Io non riesco ad intravederne neppure uno. Perciò sentiamo qual è stato quello suo!»

«A giudizio del dio del tempo, probabilmente Pousum, essendo venuto a conoscenza della decisione del Consiglio dei Kapius, avrebbe cercato di opporsi a Brust, dopo che costui aveva manifestato l'intenzione di non liberare tuo figlio Ukton. Allora il dio della distruzione, temendo che egli sarebbe andato a riferire il suo gioco al comandante in capo dei kapius, non avrebbe esitato ad imprigionarlo. Sono convinto che, non appena Elesia riuscirà a mettersi ancora in comunicazione con il nostro Iovi, ci convaliderà entrambe le considerazioni del dio del tempo!»

«Iveon, comincio a crederci anch'io, visto che si presenta assai difficile spiegare altrimenti l'attuale situazione precaria del dio negativo di Elmud! Egli, quindi, avendo preso a cuore la liberazione di Ukton, avrà davvero minacciato le due esecrabili divinità che sarebbe andato dal dio Fuat a spiattellargli ogni cosa della loro turpe magagna segreta!»

Dopo le conclusioni tratte dal dio Vaulk, che erano state in linea con le supposizioni dell'eccelso Kron, il dio Osur disse al divino eroe:

«Innanzitutto scusami, Iveon, se ti faccio perdere anch'io un po' di tempo e ritardo il tuo incontro con la tua amata dea. Ma prima che tu ci lasci, mi pregio di darti un utile suggerimento. Lo so che non hai bisogno di essere consigliato da nessuno, conoscendo già la tua fama di divinità equilibrata, navigata e con alle spalle un'esistenza costellata di insuperabili prodezze. Comunque, pur non sapendo fino a che punto esso potrà esserti proficuo, ugualmente sono spinto a dartelo. Così potrei metterti al corrente di qualcosa, di cui forse potresti non essere a conoscenza.»

«Ti garantisco, Osur, che mi sentirò molto fiero di aver ricevuto un tuo consiglio, dopo che me lo avrai dato. Sono convinto che la saggezza di chi è vissuto a lungo accanto all'eccelso Kron non può essere che illimitata. Per cui essa saprà solo dispensarmi dei pareri molto utili! Se poi si tratta di qualcosa che già fa parte del mio bagaglio di conoscenze o di esperienza, lo stesso non avrai perso tempo a suggerirmi quanto ti preme nell'intimo. Quindi, dammi pure il tuo benaccetto consiglio!»

«Grazie per il complimento, Iveon! Ma adesso veniamo a noi. Devi sapere che una divinità positiva, se ci sa fare, nella sua contesa contro una divinità negativa, oltre all'energia da essa posseduta, può sfruttare a proprio vantaggio anche quella della divinità avversaria. In tal caso, può colpirla con la somma di entrambe. Perciò, amico mio, quando ti troverai a competere con una divinità negativa di pari grado, cerca di ricorrere alla tecnica di cui ti ho parlato, al fine di ridurla all'impotenza! Ecco: è tutto qui il mio suggerimento che avevo intenzione di darti, dio dell'eroismo! Passerò in seguito a spiegarti in che modo un risultato del genere può essere ottenuto durante il confronto.»

«A dire il vero, Osur,» era intervenuto a fargli presente il gerark di Zupes «la tecnica, che poco fa intendevi consigliare ad Iveon, per lui non rappresenta affatto una novità. Anzi, ti garantisco che l'eroico dio, al quale hai voluto suggerirla, è anche un vero asso nell'applicarla! Visto che ci siamo, ti paleso che la conosco anch'io. Se poi ci tieni a saperlo, dio della saggezza, posso anche riferirti da chi l'appresi tempo addietro!»

«Certo che mi piacerebbe venire a conoscenza di ciò, Vaulk! Devo confessarti che poco fa ero convinto che sarei stato io per primo ad insegnare a te e ad Iveon una tecnica del genere. Invece voi, come mi stai asserendo, stupefacendomi, ne eravate già al corrente da parecchio tempo! Adesso mi dici chi fu ad insegnarla a te, dio del coraggio?»

«Ebbene, Osur, ne ho sentito parlare per la prima volta esattamente dal qui presente Iveon! Egli l'aveva già applicata, mentre combatteva contro il dio negativo Trauz, riducendolo in una specie di automa. Come vedi, il nostro eroico dio davvero non ha bisogno di apprendere alcuna cosa da nessuno nell'arte del combattere e della guerra, dal momento che egli dimostra somma perizia in entrambe le cose!»

Allora il messaggero di Kron aveva domandato subito dopo al dio Iveon:

«Posso sapere, dio dell'eroismo, a te chi aveva insegnato la tecnica in questione, prima di metterla in pratica contro il dio negativo, al quale ha fatto riferimento il nostro comune amico Vaulk?»

«Prima di allora, mio caro Osur, essa non mi era stata insegnata da nessuno. Fu mentre combattevo contro Trauz che, a un certo momento, addivenni alla sua istantanea ideazione, passando così ad attuarla ipso facto. E il risultato si dimostrò davvero insperato! Essa deve essere considerata identica a quella tua, se non sono in errore!»

«Allora, Iveon,» aveva concluso il dio Osur «la tua fama non ti attribuisce ancora appieno il giusto merito. Come la penso io, esso è ben lungi dall'esplicitare alla coscienza delle divinità positive l'intero valore che si annida in te. Tu, oltre ad essere un eroe autentico, ti dimostri senza dubbio una divinità dalle eccellenti qualità, le quali ti sono congeniali!»

Dopo che aveva avuto termine il colloquio tra le tre divinità positive, Iveon era volato subito alla propria dimora. Ma com'era da aspettarselo, pure questa volta egli aveva effettuato una visita lampo alla sua Annura, poiché non se l'era sentita di restare molto a lungo insieme con lei. I due giorni da trascorrere insieme con la consorte, quelli che aveva annunciato al suo gerark, alla fine gli erano sembrati un po' troppi. Allora, facendoli diventare appena un paio di ore, aveva rinunciato ad essi e si era preparato a partire per il pianeta Krop. In verità, anche la moglie Annura, da parte sua, non aveva ritenuto giusto trattenerlo più del necessario. Ella provava una immensa pietà per lo scalognato divo Ukton, siccome non si era ancora riusciti a liberarlo, sebbene il marito ce la stesse mettendo tutta nel suo gran darsi da fare a suo favore! Comunque, prima di lasciarlo partire, ella aveva stretto fortemente a sé il caro marito e aveva preteso da lui un nuovo bacio ardente e passionale.


Ritornando alla terna dei tre sfortunati prigionieri divini, i quali da qualche giorno si trovavano sul pianeta Bluez, apprendiamo che adesso non erano più rinchiusi nel dekonc; invece si trovavano in una comune cella energetica, dove avevano la possibilità di dialogare tra di loro. Per cui potevano scambiarsi i vari commenti, che via via si andavano snodando in seno al loro amichevole dialogo. Per ovvie ragioni, per loro tre si aveva una simile opportunità, soltanto quando il dio Katfur non li teneva sottoposti alle sue efferate sevizie giornaliere, allo scopo di procurarsi svago e distrazione. Questo particolare odioso, purtroppo, rappresentava il rovescio della medaglia, siccome il dio dell'infamia li costringeva a sorbirsi le numerose sofferenze psichiche che egli propinava ogni giorno a tutti e tre simultaneamente, provandone un immenso piacere.

Approfittando di una pausa di quiete, dopo che c'era stata per loro una ennesima diabolica tortura da parte dell'infame dio, era stata la diva la prima ad aprir bocca. Ella, spinta dalla curiosità di venirne a conoscenza, non si era astenuta dal domandare al dio degli imbrogli:

«Come mai, Pousum, sei stato rinchiuso in cella insieme con noi? In quale modo antipatico hai mai potuto indisporre il kapius Brust, da costringerlo a darti un castigo così duro? Se non ti dispiace, gradirei apprenderlo da te, che lo stai subendo, di sicuro ingiustamente!»

«Se mi trovo qui, Elesia, è perché ho preso le difese del divo Ukton. Ho esortato il dio della distruzione a liberarlo, come aveva deciso il Consiglio dei Kapius. Allora egli, temendo che potessi fare la spia ai suoi autorevoli colleghi, non ha esitato a rinchiudermi nella vostra stessa cella. Con questo suo provvedimento, il dio Brust ha inteso tapparmi la bocca, avendo temuto che essa avrebbe potuto comprometterlo.»

«Lo credo anch'io, Pousum, che egli sia riuscito nel suo intento! Dici davvero che il Consiglio dei Kapius ha decretato la liberazione di Ukton? Ne sei proprio certo? Allora perché, nonostante ci sia il decreto degli altri kapius del nostro impero, l'incosciente Brust e il mio genitore continuano ad ignorarlo e a fare di testa propria?»

«Per entrambi, Elesia, è come se i kapius non lo avessero mai deliberato! Brust si è rifiutato di prendere in considerazione la loro delibera a favore del divo positivo. Ingannandoli, ha fatto soltanto credere agli altri kapius dell'impero di averlo liberato. Invece si sa che Ukton è ancora alla sua mercé e di quella dell'amico. Quanto a tuo padre, egli ha fatto solo finta di accompagnare il tuo amico di cella dall'autorevole genitore, riportandolo poi indietro alla chetichella nella sua cella. Devi renderti conto che i due strafottenti, essendo del tutto anormali, si infischiano anche dell'organo supremo dell'impero, che è il Consiglio dei Kapius, senza temerlo in nessuna maniera!»

«Come mai, Pousum, eri presente sul pianeta Krop? Lo fai forse apposta a trovarti sempre sulla mia strada? Direi che tu mi segua come un abile segugio! Per favore, non badare alle mie parole che potresti fraintendere, poiché sto solamente scherzando!»

«Elesia, avevo capito che le tue parole erano frutto di uno scherzo. Rispondendo poi alla tua domanda, ti dico che ero venuto su Krop per trattare un nuovo scambio, questa volta quello del dio Seurd con il tuo Ukton. Oramai sono diventato un intermediario di professione presso le divinità positive, che hanno preso l'abitudine di ricorrere di continuo a me! Ma che ci posso fare? Niente!»

«Posso sapere, Pousum, chi aveva catturato il nipote di Brust, sconfinando nell'Impero dell'Ottaedro e sfidando i nostri mostri, anche se una idea su di lui già ce l'avrei?»

«Chi, Elesia, se non l'eroico Iveon? Egli, dopo esserci stato il fallimento del primo tentativo di scambio, che tu già conosci, ha condotto un'azione fulminea sul pianeta Luot, con la speranza di liberare il divo Ukton e te. Ma non avendo trovato nessuno di voi due nella dimora di Seurd, ha ritenuto opportuno catturare il dio dello sdegno, essendo egli il nipote del kapius Brust. Anche quella cattura c'era stata, in previsione di un futuro scambio più fattibile di quello tuo. Invece ugualmente essa non è servita a nulla, come puoi renderti conto, visto che mio malgrado mi trovo qui a raccontarti queste cose!»

«Avevo proprio pensato ad Iveon, dio degli imbrogli! Ma come mai il nostro kapius, benché l'ostaggio fosse suo nipote, cioè l'unico rampollo del figlio Fueb, che è il dio della prostituzione, si è rifiutato di acconsentire allo scambio? Secondo me, egli dovrà avere una testa bacata, come quella di mio padre, al quale, come constato, non ha nulla da invidiare. Essi, operando insieme, formano una coppia divina bene assortita!»

«Elesia, non c'è una risposta più semplice, se lo vuoi sapere! Come hai supposto poco fa, ci troviamo di fronte ad uno psicopatico della medesima natura di tuo padre. Dentro il suo animo impietrito, non può esistere affetto per nessuno, anche se il destinatario è un suo familiare! Hai ragione ad asserire che entrambi formano una coppia perfetta, senza che l'uno possa invidiare alcunché all'altro! Adesso comprendi, graziosa diva, di fronte a quali esseri abominevoli ci troviamo? Peggiori di loro non potevamo trovarceli tra i piedi! Perciò, in attesa di essere liberati, ci toccherà avere un sacco di pazienza!»

«Per come stanno le cose per noi, Pousum, allora dobbiamo disperare della nostra salvezza, almeno a breve termine. Oppure intravedi ancora qualche labile speranza per noi tre, che siamo tenuti prigionieri in questa cella energetica? Su, buon amico nostro, aprici uno spiraglio speranzoso, se vuoi risollevarci un poco dalla nostra pena scottante!»

«Invece non bisogna perdersi d'animo, Elesia!» era stato Ukton a risponderle, al posto del dio negativo «Conosco l'eroe delle divinità positive molto bene e vi assicuro che non è un tipo che si arrende facilmente. Egli andrà avanti nel suo proposito senza mai desistere, fino a quando non ci avrà liberati e non mi avrà ricondotto a casa, dai miei genitori!»

«Sì, Iveon è fatto come tu lo hai descritto, Ukton.» aveva acconsentito il dio Pousum «Il suo carattere adamantino non lo fa cedere di fronte a niente e a nessuno. Perciò esclusivamente in lui possiamo riporre ogni nostra speranza, poiché prima o poi egli verrà a tirarci fuori da questo buco! Sono dell'opinione che egli, oltre che voi, libererà anche me, avendo cominciato ad essergli simpatico, proprio come lo è anche lui per me!»

«Per nostra fortuna,» aveva aggiunto la diva Elesia «dalla parte nostra abbiamo Iveon, che rappresenta per noi la sola àncora di salvezza. Bisogna solo augurarci che egli venga a tirarci fuori dai guai al più presto! Ma prima l'eroico dio dovrà venire a sapere dove ci troviamo, per cui occorre avvertirlo senza perdere un attimo di tempo!»

«Puoi dirlo forte, Elesia!» aveva approvato Ukton «Quindi, sbrìgati a comunicare a mio padre le notizie che ci sono state riferite da Pousum. Non dimenticarti di trasmettergli anche che siamo stati trasferiti sopra un altro pianeta, del quale non sappiamo ancora niente, neppure il nome e la sua posizione galattica. Per questo spetta a loro intercettarci e recuperarci, senza che ci sia alcun aiuto da parte nostra!»

Poco dopo il divo positivo si era rivolto al dio degli imbrogli e gli aveva chiesto:

«Oppure, Pousum, puoi dirci tu qualcosa su questo pianeta sperduto? Basterà appena un piccolo dettaglio, se puoi darcelo, che possa aiutare mio padre ed Iveon ad individuarlo!»

«Anche a me risulta sconosciuto questo pianeta, miei amabili divi. Adesso che ci penso, Ukton, sei forse uscito di senno, per dare ad Elesia gli ordini che mi sono giunti poc'anzi all'orecchio? Oppure entrambi mi state prendendo in giro, come se fossi un babbeo? Se fosse così, mi fareste adirare sul serio! Perciò smettete di dire scemenze!»

«Noi non intendiamo prenderci gioco di te, Pousum! Elesia ed io ce ne guarderemmo bene dal farlo, risultando anche tu simpatico a noi due! Te lo garantiamo!»

«Allora vuoi spiegarmi come farà la figlia del dio dell'infamia a comunicare con tuo padre Vaulk, il quale si trova chissà a quanti lucet da questo pianeta? Voglio proprio vedere, Ukton, come farà la tua amica ad operare un prodigio di tale portata! Vi crederò, soltanto se ella me lo dimostrerà! Ma già so che Elesia non potrà riuscirci!»

«Questo è un nostro segreto, Pousum. Stanne certo, però, che non sto fantasticando nell'assicurarti che Elesia è in grado di farlo. Te lo può confermare benissimo lei stessa. Ella, come risulta anche a te, è allergica a ogni tipo di menzogne!»

«è vero, dolce diva, che non mi si sta pigliando in giro da voi due?» il dio negativo aveva domandato alla figlia del perverso Katfur «Se me lo assicuri tu, Elesia, non avrò più motivo di non credere ad Ukton, poiché sono certo che non mi mentiresti mai. Comunque, anche nel caso che tu non ti smentisca, trovo un fatto del genere impossibile, per quanto io ne sappia! Perciò sbrìgati a darmi la tua risposta!»

«Perché io e lui dovremmo beffarci di te, Pousum? Ciò che Ukton ti ha affermato poco fa corrisponde esattamente alla pura verità. Invece, prima che io contatti suo padre, perché non ci dai una mano, rendendoti utile in questa faccenda?»

«Se mi dici in che modo, Elesia, sarò lieto di aiutarvi, siccome beneficerò anch'io della vostra interessante scoperta! Quindi, dolce diva, chiariscimi cosa volete che io faccia per voi, perché vi sia utile nel vostro contatto con il genitore di Ukton!»

«Dovresti soltanto scoprire il nome del pianeta su cui ci troviamo. Essendo tu il dio degli imbrogli, non dovrebbe esserti difficile trarre in inganno mio padre, facendoti palesare inavvertitamente il nome dell'astro spento su cui siamo tenuti prigionieri. A dirla con il proverbio degli umani, che trovo abbastanza giusto, tentare non nuoce!»

«Vi prometto che ci proverò senza meno, Elesia! Ciò avverrà, non appena il tuo malvagio genitore verrà a farci la sua prossima visita. La quale avrà come obiettivo il suo solito proposito di suppliziarci che peggio non si può. Vedrete come mi sarà facile imbrogliarlo! Vi garantisco che, grazie alla mia bravura di imbroglione, lo farò cascare proprio come una pera matura. Ovviamente, a sua insaputa! Non per niente sono il dio degli imbrogli! Perciò state tranquilli perché ci riuscirò senza meno a turlupinarlo! Parola mia!»


Nel frattempo, a una distanza sterminata dal pianeta Bluez, il gerark Vaulk stava colloquiando con la consorte Gedal. In verità, era la dea che lo stava subissando di domande, a proposito della nuova missione del dio dell'eroismo. Il quale l'aveva intrapresa da qualche giorno, stando a capo dello stesso commando che lo aveva accompagnato sul pianeta Luot. Mentre erano nel loro appart, ella stava chiedendo al marito:

«Sei convinto, Vaulk, che questa volta le circostanze consentiranno a Iveon di riuscire nell'impresa, facendogli riportare a casa nostro figlio? Lo spero tantissimo, poiché solo in questo modo cesserebbero le tribolazioni del nostro povero secondogenito. Con le sue, sparirebbero pure le mie, le tue e quelle dei suoi angosciati fratelli, che non si danno pace!»

«Sono certissimo della riuscita di Iveon, mia cara Gedal! In questa missione, egli ha tutte le carte in regola per ottenere un trionfante successo sul kapius Brust. Vedrai che il suo eroismo e l'anello dell'eccelso Kron, che ora porta infilato al dito medio della sua mano destra, gli permetteranno una incursione gloriosa. Dunque, puoi incominciare a vederti accanto il tuo amatissimo figlio, il quale molto presto sarà di nuovo nella nostra famiglia, tra i suoi cari!»

«Invece, Vaulk, io non ci crederò, fino a quando non avrò visto il nostro Ukton tra le mie braccia. Come sai, noi già siamo stati illusi e disillusi un paio di volte, anche se è vero che le divinità inviate a liberarlo non hanno avuto alcuna colpa, ma solo sfortuna. Questa volta preferisco essere previdente, la qual cosa mi spinge a crederci, unicamente dopo la sua liberazione e il suo trasferimento in mezzo a noi!»

«In questo hai pienamente ragione, Gedal! Le cose spesso finiscono per essere contrarie a come le abbiamo previste con certezza. Un fatto del genere avviene, poiché in alcune situazioni la sorte ci si mostra crudele e si diverte a bersagliarci sadicamente con i suoi atroci dispetti, senza che possiamo reagire e porvi dei rimedi! A ogni modo, speriamo che almeno adesso essa ci sia propensa e ci tranquillizzi per sempre!»

«Auguriamocelo per davvero, Vaulk! Quanto vorrei che la sorte, nell'attuale missione, abbracciasse la nostra causa, appagando il nostro grande desiderio. Non vorrei seguitare ad amareggiarmi, senza mai smettere, a causa della sua ironia sempre in agguato, la quale ha cominciato a ferirci in questi ultimi tempi!»

«Invece ti invito a non dartene pensiero, Gedal! Nella missione in atto, Iveon porta pure con sé l'anello dell'eccelso Kron, il quale è capace di averla vinta perfino contro la stessa sorte. Perciò non essere scettica almeno in questa circostanza, mia amabile consorte. Vedrai che, per merito dell'eroe delle divinità positive, tutto si risolverà per il meglio!»

Il dio del coraggio aveva appena terminato di rassicurare l'allarmata consorte che le cose presto si sarebbero messe a posto, allorquando l'adolescente figlio del dio Volc aveva fatto irruzione nell'appart. Scorgendolo arrivare di corsa, senza neppure bussare alla porta, il gerark, senza rimproverarlo come le altre volte, gli aveva esclamato:

«Iovi, di certo avrai ricevuto altre notizie di mio figlio dalla diva Elesia! Altrimenti non ti saresti precipitato nel mio appart in questo modo sconveniente, ossia senza chiedere il permesso di entrare! Adesso però assicurami che le cose stanno esattamente come ho pensato io e che non mi sono sbagliato di una sola virgola! Intesi?»

«è proprio come hai immaginato, rispettabile gerark di Zupes! Ella me le ha trasmesse un momento fa, mentre discutevo con mio padre nel kosmicon. Però…»

«Però cosa, Iovi? C'è forse qualcosa che non va? Su, non ti ci mettere pure tu a far stare sulle spine me e mia moglie! Riferiscici l'intera verità, senza perdere un attimo di tempo!»

«Ve la dirò senz'altro, esimio Vaulk. Ma vi preannuncio che parte di essa non vi giungerà gradita, anche se per il resto nulla è mutato. Purtroppo la parte cattiva risulterà avversa alle vostre aspettative, oltre che assai deludente ed angosciante!»

«Allora, Iovi, comincia ad esprimerti, iniziando da essa. E facciamola finita! Accidenti, vedo già la mia Gedal sbiancarsi in volto! Me lo aspettavo! Insomma, di cosa si tratta, effettivamente? Ti decidi, amico di mio figlio, a parlarcene oppure vuoi che la mia consorte svenga per davvero, pensando a qualcosa ancora peggiore di quello che è?»

«Ukton ed Elesia non si trovano più sul pianeta Krop. Di nuovo sono stati trasferiti altrove. Adesso essi si trovano relegati sopra un pianeta ignoto, che perfino Pousum, il dio degli imbrogli, non ha saputo dire qual è, risultando anche a lui sconosciuto.»

«Iovi, ciò significa che Iveon farà un altro viaggio a vuoto! Spero almeno che egli lasci un bel ricordo a quel delinquente di Brust! Sono certo che il divino eroe, non trovando Ukton nella fortezza del kapius, si indispettirà molto e farà qualcosa di brutto contro il maledetto! Adesso passami le altre notizie, visto che, come hai accennato, ce ne sono altre da darmi. Perciò voglio conoscere anche quelle!»

«Il dio della distruzione sta agendo contrariamente alla decisione del Consiglio dei Kapius, che si è espresso a favore dello scambio. Egli sta ingannando gli altri membri di tale organo, che ha potere decisionale. Lo spostamento dei prigionieri di sicuro sarà scaturito da un controllo effettuato su Krop dal comandante in capo Fuat. Infine Pousum ricorrerà a qualche stratagemma per farsi dire da Katfur il nome del pianeta su cui si trovano prigionieri attualmente. Non appena essi ne verranno a conoscenza, Elesia si affretterà a comunicarcelo. Con questa ultima notizia, avrei finito.»

«Allora le supposizioni dell'eccelso Kron avevano colto nel segno qualche tempo addietro! Ma ora come facciamo a comunicare con Iveon e a metterlo al corrente delle notizie che mi hai recate? Questo è davvero un bel guaio, mio divo Iovi! A quanto sembra, egli farà un altro buco nell'acqua, senza liberare il mio secondogenito!»

«In merito a ciò, illustre Vaulk, sempre che tu me lo consenta, vorrei darti un ottimo suggerimento. Esso potrebbe essere utile al dio dell'eroismo alla prossima eventuale missione, senza andare più incontro ad altri imprevisti di questo genere.»

«Certo che ti è permesso, Iovi! Non si sa mai che da un divo possano derivarci delle idee brillanti! Dunque, inizia pure a dirmi ogni cosa o a propormi quello che secondo te sarebbe una cosa utile e necessaria! Sono qui ad ascoltarti e a prendere in considerazione ogni tua proposta! Magari fosse vero come hai detto, divo dalle mille idee!»

«Ebbene, nobile gerark, perché non prepariamo i divi e le dive del nostro pianeta a saper comunicare tra di loro tramite la telepatia? Una volta che ciò sarà avvenuto, voi divinità adulte, sfruttando la loro capacità di comunicare telepaticamente, potrete trasmettervi varie notizie, pur stando ad enormi distanze. Che ti sembra quanto ti ho proposto? Sono convinto che, se lo avessimo fatto prima, adesso potremmo comunicare ad Iveon le cose che abbiamo appreso da Elesia!»

«La tua è una idea geniale, Iovi! Quindi, ti autorizzo a realizzarla già da adesso, istruendo prima di ogni altro il mio terzogenito Biok. Pensa un poco se anch'egli avesse avuto dimestichezza con la telepatia e si fosse imbarcato sul Vurk di Iveon! Come hai osservato, adesso gli avremmo potuto comunicare le calde notizie che abbiamo appena apprese dalla figlia di Katfur, sia quelle buone che quelle cattive. Perciò, Iovi, stanne certo che la prossima volta non ci lasceremo trovare impreparati, dal momento che il tuo suggerimento viene accolto da me all'istante. Ti assegno, quindi, l'incarico di dare attuazione al fenomeno telepatico fra tutti i divi del nostro pianeta! A questo punto, dopo averci detto ogni cosa che volevi farci sapere, puoi congedarti da noi, Iovi.»

Quando il divo aveva lasciato l'appart, il gerark, il quale appariva molto dispiaciuto per la brutta notizia ricevuta da lui, aveva teso a concludere il suo colloquio con la moglie. Allora, rivolgendosi a lei con un debole ottimismo, aveva potuto solamente dichiararle:

«Gedal, non ti sbagliavi affatto! Anche se mi dispiace ammetterlo, la sorte ha voluto ancora gabbarci. Ma da oggi, grazie al divo Iovi, davanti a noi si aprono nuove frontiere. Senza alcun dubbio, già possiamo ritenerle la premessa ai futuri sviluppi positivi che verranno a caratterizzare la vicenda del nostro scalognato secondogenito!»


A questo punto, ci conviene sbrigarci a raggiungere il Vurk che trasportava il commando zupesino capeggiato dal dio Iveon e seguirlo nella sua attuale navigazione spaziale. Esso, dopo essersi lasciato alle spalle dapprima la galassia di Astap e poi quella di Lasef, ora sfrecciava attraverso lo spazio neutrale ad una velocità impressionante. La quale era duecento volte superiore a quella della luce. Mentre viaggiavano, davanti agli occhi dei membri dell'equipaggio, si andava dispiegando un universo incredibile. Esso incantava quanti potevano ammiralo da quella remota posizione; inoltre, li affascinava e li elettrizzava. Si trattava di straordinari moti vorticosi di talune galassie, le quali a volte tendevano a rinchiudersi e a sparire nei profondi meandri dello spazio; altre volte invece ne riemergevano. Allora la loro riapparizione dava l'impressione che si stesse di fronte ad una pioggia di scintille oppure ad una sorgente di fuochi d'artificio. Invece quella massa di faville, che si presentava come un ammasso granuloso di luce diffusa, era data da una miriade di stelle che costituivano una parte dell'armonia insita in Kosmos. Non poteva considerarsi di minore attrattiva l'effetto spettacolare che proveniva dai restanti corpi celesti, come le comete, i pianeti e i satelliti. Esso, presentando le proprie famiglie astrali in perpetui moti ellittici, trasformava lo spazio cosmico in una girandola di luci in movimento, stupendo incredibilmente gli occhi degli osservatori. Facevano la loro impressione pure le solitarie costellazioni, le quali si mostravano sbalorditive a causa della loro forma. Esse spesso disegnavano figure di animali noti o di oggetti comuni, come se volessero identificarsi con tali esseri viventi e non viventi. Anzi, finivano per creare con loro un certo rapporto esotericamente coinvolgente e colmo di mistero.

Di fronte a simili visioni eccezionali per grandiosità e bellezza, le quali si mostravano pregnanti di meraviglie e di incanti, le cinque divinità positive, che viaggiavano a bordo del loro antimostro Vurk, manifestavano una gioia indefinibile. In pari tempo, facevano scintillare i loro lucidi occhi di una commozione mai così avvertita. Quegli straordinari fenomeni cosmici, inoltre, apparivano a tali divinità viaggiatrici inverosimilmente reali e le invitavano a magnificare l'onnipotenza di Splendor. Costui, essendone stato l'insuperabile artefice, si dimostrava l'impareggiabile essere divino a cui nulla era impossibile.

In quella seconda incursione, il dio dell'eroismo aveva come secondo Ezuol, il dio delle stelle. Anche fra loro due, mentre il Vurk divorava la immensa distanza esistente fra loro e il pianeta Krop, c'era stata una discussione riguardante il loro viaggio. Con tale accorgimento, essi erano sicuri di non morire di tedio. In un certo senso, si trattava di domande pertinenti all'argomento, che venivano rivolte dal secondo pilota al suo comandante, ricevendo da lui altrettante risposte esaustive.

«Ammesso che tu possa rispondere alla mia domanda, Iveon,» aveva iniziato a chiedergli il dio delle stelle «viaggiando a questa velocità verso la nostra meta, fra quanto tempo varcheremo il confine dell'Impero dell'Ottaedro ed inizieremo ad attraversarlo indisturbati e senza essere avvistati, proprio come è avvenuto la volta scorsa?»

«Oramai, Ezuol, manca poco e dovremmo esserci a momenti. Vedi quella stella grigiastra, che si scorge davanti a noi poco più in alto rispetto alla nostra traiettoria e viene fatta scorgere in miniatura dalla sua lontananza? Non dovrebbe esserti difficile intravederla nell'esatta posizione che ti ho appena indicata. Allora riesci a scorgerla?»

«Sì sì, la sto vedendo proprio in questo istante, Iveon! Essa, a causa della sua lontananza, appare grande quanto la testa di un umano. Inoltre, a giudicarla dal colore, mi sembra formata più da ghiacciai che da brucianti ammassi. Per come la penso io, un fenomeno del genere non dovrebbe essere comune in una stella!»

«Precisamente quella, Ezuol! La stella in questione, il cui nome è Gelien, sarà la prima che incontreremo all'interno dell'impero delle divinità negative. Essa è ubicata all'inizio della galassia di Sariop. Lo spazio, in cui l'astro lucente fa sentire la sua influenza, demarca una parte del suo infinito confine. Tra poco, la medesima stella comincerà a spostarsi sempre di più verso la nostra direzione, fino ad assumere una posizione ortogonale, rispetto al nostro antimostro. Dopo che si sarà posizionata sopra la nostra testa, vedrai che essa scomparirà del tutto alla nostra vista. Per continuare ad avere la sua visione, dovremmo poter guardarla alle nostre spalle, dove adesso ha iniziato ad allontanarsi, distanziandoci sempre di più. Quanto al fenomeno che si verifica in essa, da te evidenziato un momento fa, davvero esso non è rinvenibile in nessun'altra stella del Regno della Materia e del Tempo.»

«A proposito di Kosmos, Iveon, non credi che sia una creazione così grandiosa, che a Splendor non sarebbe potuta riuscire migliore? Oppure tu hai una diversa opinione in merito a questo mio concetto?»

«Ne sono convinto anch'io, Ezuol, poiché Kosmos è un atto creativo superbo e singolare. Ma non possiamo affermare con sicurezza che la realtà cosmica è il massimo che ci si possa attendere dalle facoltà dell'onnipotente Splendor. Nessuno di noi è mai stato nella sua mente e vi ha eseguito una valutazione accurata delle sue potenzialità. Su questo fatto dovresti essere d'accordo con me!»

«Questo è senz'altro vero, Iveon. Come posso constatare, con te nessuno può sgarrare di un millimetro, siccome parti subito in quarta a muovergli dei giustificati rilievi. Ovviamente, come al solito, essi si rivelano ogni volta inopinabili ed irreprensibili. Per la quale ragione, non possono essere criticati in nessunissima maniera da qualcuno!»

«Non è affatto così, Ezuol. Comunque, anche se so che hai voluto scherzare nel fare un'affermazione del genere, lo stesso ci tengo a confutarla! Non è forse vero che non parlavi sul serio sul mio conto? Altrimenti, dovrò limitarmi nel comportarmi in un certo modo, al fine di evitare che ci siano fraintendimenti inopportuni tra di noi!»

«Certo che scherzavo, Iveon! Adesso, però, vorrei permettermi di cambiare argomento, sempre che faccia piacere anche a te. Vorrei proporti di metterci a parlare del divo Ukton.»

«Perché non dovrebbe esserti consentito, Ezuol? Invece puoi farlo liberamente, anche perché il divo mi sta molto a cuore.»

«Vorrei sapere, Iveon, se stavolta riusciremo a trarre in salvo il figlio del gerark e a riportarlo finalmente ai suoi genitori, i quali sono in preda alla disperazione più nera a causa della sua prigionia. Io e gli altri dèi del Vurk ne saremmo felicissimi al pari di te, nel caso di un tuo successo! Perciò auguriamoci che questa volta esso ci sarà!»

«Se lo troveremo sopra Krop, Ezuol, non ci sono dubbi che lo libereremo, visto che nessuna sorta di ostacolo ce lo impedirà, anche nel caso che esso fosse costituito dallo scettro di Brust! Ma non si sa mai che… Anzi, lasciamo perdere ed incrociamo le dita, senza farci l'uccello del malaugurio da noi stessi! In questo modo, eviteremo che le cose vadano al contrario di come le desideriamo!»

«Ho capito, Iveon, a quale ipotesi stavi per riferirti; invece poi ti sei trattenuto dal formularla all'ultimo momento per una questione scaramantica. Comunque, speriamo sul serio che almeno in questa incursione essa non si avveri! Se poi anche stavolta dovesse capitarci di non trovare il divo sopra Krop, per essere stato ancora spostato sopra un altro pianeta, vuoi dirmi cosa ci toccherà fare?»

«In tal caso, Ezuol, avremmo fatto un ulteriore viaggio a vuoto! Prima stavo accennando proprio a questo, come tu stesso ti eri reso conto; ma subito dopo mi sono trattenuto per scaramanzia, volendo scongiurare un tale evento negativo. Al kapius Brust, però, non andrà bene, siccome egli, indipendentemente da se riusciremo o meno a liberare il nostro divo, riceverà la batosta che si merita. Ti prometto che dovrà fare una gran fatica per riuscire a raccogliere i vari suoi cocci esistenziali per risistemarsi la divinità di prima! Gli frantumerò l'esistenza in modo tale, che dopo il dio della distruzione non saprà più raccapezzarci qualcosa, quando cercherà di riconoscersi come entità esistente, senza essere oramai più in grado di esistere in Kosmos!»

«Dimentichi, Iveon, che il kapius Brust possiede lo scettro che ha ricevuto dallo zio Buziur. Perciò come farai a sconfiggerlo facilmente, come asserisci? Al massimo, potrai fargli passare la voglia di mettersi a sfidarci con alterigia, senza temere alcuna nostra reazione. Allora che cosa puoi rispondermi a questa mia ennesima domanda?»

«Ezuol, ignori che questa volta sono in possesso dell'anello del dio Kron, il quale è più potente dello scettro posseduto dai kapius dell'Impero dell'Ottaedro. Per questo motivo, potrò strapazzarlo a mio piacimento, nel modo e nella misura che deciderò al momento. Questo ti dovrebbe bastare per convincerti di ciò che ti ho appena fatto presente: non ti pare? Né potresti essere di parere avverso!»

«Se le cose stanno come hai detto, Iveon, possiamo già cantare vittoria sul kapius di Krop, senza temere alcuna sua reazione pericolosa. Teoricamente, potremo anche farlo prigioniero e tradurlo sul nostro Vurk per consegnarlo poi al nostro gerark. Non è forse come ho detto? Oppure c'è qualcosa che te lo vieta in questa missione?»

«Questo non te lo so ancora dire, Ezuol. Penso che un fatto del genere non possa esserci consentito, presentandosi esso del tutto improbabile. A ogni modo, saggeremo gli effetti dell'anello all'atto pratico. Per il momento, sono solo al corrente che le sue facoltà difensive sono illimitate; invece non conosco i limiti di quelle offensive. Ne verrò a conoscenza, non appena li avrò sperimentati sopra il pianeta Krop.»

«Nel nostro obiettivo, Iveon, oltre a quella del figlio del nostro gerark e della diva Elesia, è prevista anche la liberazione del dio Pousum? A proposito di lui, siccome lo hai già conosciuto in più di una occasione, vuoi chiarirmi che tipo di divinità è il dio degli imbrogli? Stranamente, lo immagino come un soggetto simpatico!»

«Se ogni cosa procederà conformemente ai nostri piani, Ezuol, con i due divi, pure lui sarà sottratto alla brutalità del kapius Brust e del suo degno compare Katfur. Comunque, posso affermarti che egli è la più simpatica tra le divinità negative con cui ho avuto a che fare fino ad oggi. Naturalmente, la dolce diva Elesia, essendo un caso a parte, è stata esclusa dal mio rigido confronto!»

«è giusto che sia così, Iveon! Secondo quanto ho appreso da voci di corridoio, Pousum si è prodigato tantissimo a favore di Ukton, senza essere obbligato a farlo da nessuno. Egli poteva benissimo squagliarsela, dopo che il dio del coraggio lo aveva rimesso in libertà. Invece il dio guardone ha voluto fare il suo dovere fino in fondo. Si è presa la causa del divo così a cuore, da farsi perfino punire dal suo kapius Brust!»

«Stanne certo, Ezuol, che non sono solamente indiscrezioni! Il dio degli imbrogli ha fatto per Ukton più di quello che era tenuto a fare, come se il divo fosse un suo congiunto. Perciò egli, per tutto quanto ha fatto per il secondogenito del nostro gerark, si merita la nostra riconoscenza. Ma non dimenticare che è stata Elesia, come continua ad esserlo tuttora, la diva che è risultata al divo prigioniero di grande aiuto e di immenso sollievo. Per cui principalmente a lei deve andare la nostra gratitudine, la quale non potrà mai considerarsi abbastanza, dopo quanto ella ha fatto per il divo Ukton da lei amato!»

Iveon aveva appena finito di pronunciare la sua ultima frase a favore di Elesia, allorché sul quadro dei comandi era venuta ad accendersi una spia luminosa. Lampeggiando ed emettendo un acuto bip bip a brevi intervalli di tempo, essa aveva segnalato che il Vurk era entrato nell'Impero dell'Ottaedro. La spia, come la volta scorsa, aveva smesso di inviare il suo segnale, dopo un minuto di funzionamento. La sua improvvisa accensione era stata accolta dal dio dell'eroismo con la seguente esclamazione giuliva:

«Ecco che ci siamo, Ezuol! Abbiamo cominciato ad attraversare l'impero delle divinità negative, per esattezza la Circoscrizione di Krop. Comunque, non dovremmo essere avvistati per niente né dall'oculum di Brust né da quelli degli altri kapius. Adesso lo verificheremo di nuovo!»

In quel momento si stava attraversando la galassia di Sariop, dove le sue decine di miliardi di stelle inizialmente venivano incontro al Vurk delle divinità positive. Dopo, guizzando controsenso sui suoi fianchi, si facevano lasciare da esso alle sue spalle, fino a ridiventare delle luci puntiformi come prima; però lo scenario stellare non poteva aver fine in nessun modo. Per il velivolo in volo, che si muoveva celermente nell'interminabile spazio cosmico, al massimo poteva esserci un apparente riciclaggio delle stelle. Le quali, nella sua ampia visuale a centottanta gradi, si rinnovavano di frequente. Nel frattempo, anche la galassia di Sariop era stata percorsa per intero e perciò già si stava navigando in quella di Druap, dove Krop orbitava intorno alla propria stella Zuram. Questa era da considerarsi ancora molto lontana, ossia ad una ventina di lucet di distanza dal punto in cui si trovava a navigare il Vurk. Ma il tempo, come si sa, a volte è capace di passare assai in fretta ed inavvertitamente. Perciò, quando i membri dell'equipaggio non se l'aspettavano, il loro veicolo spaziale era entrato nella zona d'influenza del pianeta in questione. Allora esso si era dato ad orbitargli intorno. A quel punto, il commando delle divinità positive, dopo aver lasciato il loro antimostro, aveva badato a raggiungere la fortezza del kapius Brust.

Giunti in prossimità della dimora del dio della distruzione, il divino Iveon subito si era accorto che essa era circondata da un campo di forza di natura superiore alle loro potenzialità energetiche. Perciò, se non si fosse prima proceduto alla disattivazione di quella barriera posta a difesa della fortezza, essi non vi sarebbero potuti entrare. Anzi, avrebbero corso il rischio di restarvi intrappolati. Essendosi presentata la casa di Brust protetta da tale barriera energetica, il dio Iveon si era reso conto che, per rimuoverla, era necessario ricorrere al suo anello. Perciò, facendolo uscire dal suo prodigioso amuleto, egli aveva fatto guizzare contro di essa un raggio energetico bluastro, che in un battibaleno la privò del suo potere lesivo. Non bastando ciò, il dio l'aveva resa incapace di attuare qualsiasi forma di arresto nei confronti delle divinità positive.

Soltanto dopo tale precauzione presa dal loro comandante, gli appartenenti al commando erano stati in grado di riversarsi indisturbati nei vari ambienti del castello. Allora essi avevano cominciato a perlustrarli con cura, da un capo all'altro di esso. Anche qui, come nella casa del dio Seurd, le divinità positive potevano scorgere quelle negative, senza che queste si accorgessero minimamente della loro reale presenza. Esse continuavano a svolgere le loro attività quotidiane con la massima naturalezza e non si rendevano conto che degli intrusi si aggiravano in mezzo a loro. Questi ultimi avrebbero potuto anche prenderle a schiaffi, senza che da parte loro ci fosse stata la più piccola reazione. Lo schiaffeggiamento, in verità, si sarebbe fatto avvertire dalle stesse solo il giorno dopo, quando avrebbero preso atto del danno ricevuto sulle guance. Ma non avrebbero avuto la possibilità di individuare i loro schiaffeggiatori, essendo essi oramai assenti.

Come la volta precedente, pure adesso le ricerche del commando, sebbene fossero state condotte in modo scrupoloso, alla fine erano risultate infruttuose. In ogni parte della fortezza e dell'intero pianeta, non si era potuta rinvenire la benché minima traccia del terzetto di prigionieri. La medesima cosa valeva anche per i loro infami carcerieri, i quali sembravano essersi volatilizzati insieme con loro. Secondo il dio Iveon, ciò lasciava supporre che le due schizofreniche divinità negative li avessero ancora trasferiti, forse da poco tempo, come se fossero state preavvertite della loro imminente incursione. Un fatto del genere, però, non poteva essere possibile, per cui il nuovo trasferimento dei prigionieri era da considerarsi formalmente accidentale, oppure era da attribuirsi a qualche evento che essi per il momento potevano soltanto ignorare.

Su quale altro pianeta le due malvagie divinità potevano averli condotti? Si andava chiedendo l'eroico dio, il quale in quel momento veniva divorato dalla stizza. Egli si mostrava consapevole che era impossibile condurre la ricerca su vasta scala, considerata l'enorme quantità di pianeti esistenti nella sola galassia di Druap. Perciò bisognava ancora arrendersi di fronte all'evidenza dei fatti. Essa non lasciava loro altra scelta che quella di dover rinunciare per la seconda volta alla liberazione degli ostaggi. Ma era sempre possibile una pesante ritorsione nei confronti della fortezza del kapius di Krop.

Dal momento che in quella vicenda il dio Brust aveva preferito assumere il ruolo di un autentico irresponsabile, la distruzione della sua dimora non sarebbe risultata cosa di poco conto. Al contrario, per lui sarebbe stato come subire lo smacco più umiliante della sua esistenza cosmica! Per questo il dio Iveon aveva deciso di agire in quel modo, ma non prima di essersi impossessato dell'oculum della fortezza. Dopo egli era passato a rendere effettivo ciò che prima poteva essere definito un proposito virtuale. Una volta invitati gli altri dèi del commando a condursi a debita distanza, l'eroico dio aveva fatto partire dal suo talismano anulare diversi raggi di natura distruttiva. Perciò essi avevano colpito la mastodontica fortezza del kapius nei suoi punti basilari, trasformandoli in talloni di Achille. Allora la struttura organica della fortezza non era stata in grado di resistere all'azione combinata dei potenti raggi dell'anello. Per questo, dopo uno scricchiolio che si era avvertito nelle diverse sue parti, la si era vista infine cedere alla loro attività trapanante ed invasiva, sfaldandosi alle sue fondamenta. Così, dopo essere crollata come un autentico castello di sabbia, essa si era disintegrata ed era svanita istantaneamente nel nulla. Fatta sparire la fortezza del kapius, il dio dell'eroismo, a lettere cubitali indelebili, aveva lasciato scritto sul suolo dove essa sorgeva: "Brust, questo è un regalo che ti lascia Iveon, in attesa di incontrarti con il tuo amico Katfur e di ridurvi in due miserabili divinità!"

Essendo soddisfatti di aver punito in quel modo il dio della distruzione, il divino Iveon e gli altri componenti del commando si erano affrettati a raggiungere il loro Vurk, il quale seguitava ad orbitare intorno al pianeta. Dopo esservisi imbarcati, essi avevano intrapreso la via del ritorno, la quale li avrebbe riportati sul pianeta Zupes, senza esserci scali intermedi durante l'intera navigazione. Il loro animo, però, mentre viaggiavano, appariva mogio, avendo essi perduto quella ilarità che un tempo gli era congeniale.