15-A PORNUK NURDOK INCONTRA ENKER, SE NE INNAMORA E LA SPOSA

Durante le sue visite agli altri tre borghi della Berieskania, allo scopo di farsi conoscere dai loro abitanti, ma soprattutto per darvi luogo a tornei e a feste, in quello di Pornuk Nurdok aveva conosciuto Enker. Si trattava della donna, della quale si sarebbe innamorato a prima vista e che avrebbe sposato poco tempo dopo, conducendola con sé nella Sandar, ovvero nel suo borgo di Geput. La ragazza apparteneva alla tribù dell'Aria ed era la figlia di Biscon, il conductor della Pesak. Egli l'aveva incontrata durante la sua visita al terzo ed ultimo borgo beriesko, il quale era stato appunto Pornuk. Per la precisione, il loro incontro era avvenuto in casa della ragazza, quando l'autorevole padre di lei lo aveva ricevuto nella propria dimora, quale celebre vincitore di ogni torneo. Inoltre, il futuro suocero ve lo aveva accolto con i dovuti riguardi e con le massime attenzioni possibili, anche perché il prodigioso giovane era il nipote del superum della Berieskania. Ma prima di approfondire tale argomento, cerchiamo di apprendere ciò che era avvenuto nel villaggio della ragazza, quando ella non conosceva ancora di persona Nurdok. Anzi, aveva solo sentito parlare di lui con entusiasmo dai suoi fratelli.

Enker era una fanciulla dolce ed avvenente, come nessun'altra giovane donna esistente in tutta la terra dei Berieski. Ella, prima che Nurdok la chiedesse in moglie al padre, come la consuetudine esigeva, aveva avuto già molti pretendenti, i quali erano stati tutti di origine nobile ed appartenenti a casati di prestigio. Tra coloro che avevano chiesto la sua mano, c'erano stati anche Luctor e Torpus: il primo era il figlio di Rebsus, il conductor della Sandar; mentre il secondo era il primogenito di Fendro, il conductor della Landez. Ma Enker, senza pensarci su neppure due volte e trattandoli in modo scostante, li aveva respinti come suoi futuri mariti, con grandissimo disappunto dei propri genitori. Comunque, ella, dopo aver rifiutato la mano prima dell'uno e poi dell'altro, non aveva voluto rendere conto al padre e alla madre dell'incomprensibile comportamento da lei assunto. Ciò, nonostante essi le avessero fatto intendere che per lei tutti e due sarebbero stati degli ottimi partiti.

A tale proposito, ci è permesso di sapere quali erano state le intime ragioni che avevano spinto l'ultimogenita di Biscon a liquidare con un secco rifiuto le proposte di matrimonio dei suoi pretendenti, dei quali due erano da considerarsi molto interessanti per lei? Per la verità, almeno una ragione c'era ed andava reputata anche molto valida. Per cui la ragazza non aveva esitato a indirizzare verso gli altri suoi pretendenti dei recisi ed umilianti dinieghi. Essa l'aveva perfino spinta ad ignorare del tutto, sia i consigli dei genitori sia l'assiduo e martellante corteggiamento da parte dei più testardi corteggiatori. Ma siccome tale ragione era nota solo alla ragazza, per riuscire a conoscerla bisogna scandagliare il suo animo e scavare in maniera approfondita nella sua intimità. Unicamente comportandoci in questo modo, faremo venire alla luce i suoi vari segreti, compreso quello che la rendeva riottosa alle proposte di matrimonio, che le giungevano dai tanti suoi pretendenti. Da parte nostra, perciò, non ci dispenseremo dal farlo. Al contrario, studieremo a fondo la figlia di Biscon, visto che la sua conoscenza costituirà per noi la premessa per indagare la sua vita interiore.

Enker aveva quindici anni, quando aveva sentito parlare per la prima volta del formidabile guerriero, di nome Nurdok. Da quel giorno, ella se ne era innamorata alla follia, pur non conoscendolo di persona. Ma la ragazza era disposta a concedergli l'intero suo amore, qualunque fosse stato il suo aspetto fisico. A lei bastavano le sue gesta eroiche, come pure l'affascinavano le sue virtù morali ed intellettuali, le quali pure venivano decantate da tutti, fossero essi giovani o persone adulte. La dolce fanciulla, conscia della propria incomparabile bellezza, era convinta che il suo eroe senza meno si sarebbe invaghito di lei, non appena si fosse trovato al suo cospetto. Quindi, con una brama ed una passione inverosimili, la futura consorte di Nurdok aveva atteso il magico momento, avendo intenzione di donarglisi anima e corpo. A lui soltanto avrebbe permesso di entusiasmarsi di lei, di gloriarsi di lei e di godere di lei, fino a trasfondere nel valoroso giovane le sublimi gioie dell'umana esistenza.

Nel frattempo, però, in attesa del suo sospirato incontro con colui che non cessava di amare, Enker aveva continuato a restare sorda ai sentimenti di amore, che le provenivano da tutti gli altri corteggiatori. La qual cosa aveva fatto preoccupare non poco suo padre, poiché il poveretto non riusciva a capacitarsi di quel suo strano atteggiamento verso ciascuno di loro. Secondo lui, non era normale che la figlia mostrasse la più assoluta indifferenza verso gli altri uomini che non facessero parte del suo nucleo familiare. In seno al quale, le uniche presenze maschili, oltre alla sua, erano rappresentate dai due fratelli Misko e Terlus. Nello stesso tempo, lo preoccupava tantissimo il fatto che ella mostrasse la tendenza a restare impassibile di fronte a quelli che cercavano di rivelarle il loro amore. Anzi, se ne sbarazzava senza mezzi termini, dimostrando, a suo parere, di non avere un minimo di ragionevolezza.

Il conductor Biscon, essendo all'oscuro delle reali aspirazioni della figlia, non poteva comprenderla ed era soltanto spinto a muoverle delle critiche negative. Invece la moglie, in qualità di donna, aveva sempre sospettato qualcosa circa il comportamento della sua figliola. Per tale motivo, era rimasta sempre silenziosa, ogni volta che il marito si lamentava della loro Enker e la giudicava con molta severità. Ella, non potendo esibire delle prove certe per controbattere le tesi di lui, che si rivelavano di stampo puramente maschilista, preferiva restare del tutto zitta, senza né prendere le difese della ragazza né darsi a criticarla e a parlare male di lei. A parere della donna, sua figlia non era per niente affetta da misogamia, in quanto ella non avversava il matrimonio. Invece voleva soltanto sposarsi con l'uomo che diceva lei, il quale, come sospettava, di sicuro già esisteva nella realtà. Avendo pure una idea di chi potesse trattarsi, la madre era convinta che la ragazza lo avrebbe accolto senza meno a braccia aperte, se un giorno egli le si fosse presentato per chiederle la mano. Secondo la sua opinione, chi, se non il celebrato ed osannato Nurdok, poteva esserci nei pensieri di Enker? Infatti, ogni volta che in casa i suoi fratelli più grandi parlavano del nipote del superum e ne elogiavano le imprese eroiche, la sua ultimogenita fremeva in modo strano e ne restava molto estasiata. Oltre a ciò, il suo volto si irraggiava di una gioia inconsueta, quasi incontenibile. E siccome entrambe le cose non potevano sfuggire alla madre, costei pregava il buon Mainanun perché facesse incontrare al più presto la giovane figlia con l'uomo, di cui ella si era invaghita perdutamente, pur non essendoci stata la sua conoscenza diretta. Nella sua preghiera al miracoloso dio, la poveretta gli chiedeva anche di fare innamorare l'illustre personaggio della sua figliola, ammesso che non fosse già legato a qualche altra donna. Soltanto così sarebbero andati a buon fine, in un primo momento, il loro fidanzamento e, in seguito, il loro matrimonio.

Ritornando ad Enker, ella spasimava per il suo idolatrato Nurdok, per cui non cessava mai di pensare a lui; inoltre, trascorreva le giornate, cercando di immaginarselo in un modo qualsiasi. Si rivolgeva al suo eroe con il cuore e con la mente, fino a formulargli i propri pensieri, come se il suo amato le stesse davanti ad ascoltarli. Con essi, ella palesava al giovane amato il suo intero dramma interiore, il quale era denso di pathos e scaturiva dalla impossibilità di averlo vicino e di coccolarlo tra le sue braccia. Soprattutto gli esprimeva la sua fervida speranza di fidanzarsi presto con lui per iniziare a considerarlo esclusivamente suo. Più o meno, i suoi patetici soliloqui non si discostavano dal seguente:

"Mio prode Nurdok, adorabile amore mio, tu mi hai carpito il cuore, fin dal primo giorno che ho sentito parlare di te dai miei due germani, che sono più grandi di me. Allora, benché io fossi ancora un'adolescente, avvertii in me una brama irresistibile di diventare la tua donna e, allo stesso tempo, di averti tutto per me. Anzi, a dirti la verità, ti consacrai all'istante il mio amore illibato, in attesa che tu venissi a coglierne i frutti, dal primo all'ultimo! Adesso la mia passione per te mi porta ad essere scontrosa con gli altri uomini, fatta eccezione di mio padre e dei miei fratelli. Perciò tarpo drasticamente le ali a quanti osano aspirare alla mia mano. Sappi, mio amato eroe, che il mio spirito si placherà, solamente dopo che si sarà fuso con il tuo e con esso formerà una unica entità spirituale. L'empito della mia passione si appagherà, dopo che si sarà sbizzarrito sul tuo corpo e si sarà assopito tra le tue braccia. Il mio animo si rasserenerà, unicamente dopo che ci saremo uniti in matrimonio, divenendo per sempre io la tua donna e tu il mio uomo.

Sono mesi che sento dire che vai in giro per la Berieskania, essendo intenzionato a visitare i tre borghi, che non ti hanno dato i natali. Alcune voci ci hanno messi al corrente che già sei stato nei borghi di Fiuros e di Tascus, dove hai riscosso grandissimi successi e molta gloria. Dalle medesime notizie abbiamo perfino appreso che presto giungerai anche nel nostro borgo di Pornuk. Sono certa che qui da noi seguiterai a non smentirai la tua fama di valoroso guerriero, oltre che di persona nobile e saggia. Nel nostro borgo, però, non soltanto otterrai la soddisfazione dei tornei e del plauso delle masse osannanti, ma assaporerai pure la felicità. Essa potrà provenirti esclusivamente dai miei baci e dalle mie carezze, nonché dalle dolcezze del mio corpo inviolato, il quale è disponibile ad appagare ogni tuo desiderio ed ogni tuo capriccio. Perciò raggiungimi presto, mio caro Nurdok; corri a prendermi tra le tue braccia; vieni a far scatenare i tuoi istinti passionali sul mio corpo, fino a rendermi superbamente beata. Io ti amo più di ogni altra persona al mondo e tu dovrai venirne a conoscenza al più presto, se vuoi farmi felice!"

Non erano mancati neppure alcuni momenti, nei quali la fascinosa Enker si era data profusamente a dei soliloqui intimi pervasi di intensa passione, come quello che viene riportato qui appresso:

"Amore mio, vorrei essere nel tuo corpo, nel tuo spirito, nella tua anima, nella tua mente; insomma, in ogni parte che ti appartiene e ti fa esistere. Vorrei volare insieme con te in una dimensione che riesca a collocarsi tra l'essere e il non-essere, tra il reale e l'irreale, tra il finito e l'infinito. Inoltre, una volta pervenuti nella nuova dimensione esistenziale, vorrei lasciarmi travolgere dal tuo ardente amore; vorrei perire tra le tue braccia, mentre mi tengono impegnata in una effusione amorosa sia terrena che ultraterrena. Infine, vorrei bearmi dei tuoi baci, di quelli che mi inebriano il corpo e mi esaltano lo spirito; ma anche vorrei essere posseduta da te per farmi condurre dalla tua passione ardente nell'oasi della somma felicità. Lasciandoci andare in questa maniera, i miei sensi fruirebbero delle tue carezze; da parte mia, trasfonderei in te quanto in me si va agitando e ribollendo di mille sensazioni sublimi.

Sono sicura che ti sentiresti appagato in ogni senso e non desidereresti altro che fonderti con me, saziarti del mio corpo stupendo, vivere con me l'idillio più meraviglioso e gratificante. Non vorresti più respirare l'ossigeno che ti circonda, ma cercheresti di annegare dolcemente nel mare del mio amore fremente. Non vorresti più gustare le bellezze naturali; invece desidereresti solo lasciarti guidare dalla mia ciclonica furia passionale, allo scopo di venirne intimamente travolto. Nello stesso tempo, brameresti sentirti parte di essa per trasformarla in modo tale, da ottenerne il massimo appagamento e l'emozione più sentita. Se un giorno tutto questo si avvererà tra noi due, sono convinta che nei tuoi occhi splendidi brillerà la mia immensa gioia, esulterà il mio spirito rasserenato, palpiterà il mio cuore giubilante, si tranquillizzerà il mio spirito appagato. Sulle tue labbra carnose si accenderà il mio ardore infiammato, si sfogherà la mia frenesia ed esploderà la mia passione incalzante. Sul tuo corpo caldo e vibrante si scateneranno i miei sensi in preda alla lussuria, si immedesimeranno con i tuoi altrettanto lascivi, intanto che il mio estro sarà dedito alla carnalità più soddisfacente. Il mio essere sarà lieto di diventare il tuo schiavo delirante, il quale si lascerà padroneggiare dalla tua turbolenta concupiscenza.

Ora, mentre penso a te, ignori completamente come desidero svegliarmi accanto a te per sentire l'odore della tua pelle, avvolgerti in una spirale di sensualità, farti avvertire i moti vorticosi della mia scatenata voglia di amarti, fino a trasmetterti un godimento immenso e senza fine. Presèntati presto nel nostro borgo, amore mio, e mettiti a mia disposizione, poiché in questi giorni la lunga attesa mi sta quasi snervando!"


Dopo sei mesi di impaziente attesa, Enker aveva ottenuto dalla provvida sorte ciò che da tempo agognava di più, poiché Nurdok si era fatto vivo anche a Pornuk, dove era stato accolto con grande ovazione da una folla in tripudio. Anche il conductor Biscon si era precipitato ad andargli incontro per accoglierlo ed omaggiarlo. Egli, in quell'occasione, gli aveva espresso la sua ammirazione, la sua simpatia e la sua amicizia. Inoltre, come gli aveva consigliato la sagace moglie, aveva voluto offrirgli ospitalità nella sua casa. Una volta entrato nell'abitazione dell'illustre ospite, Nurdok all'istante era stato rapito dall'avvenenza della sua ultimogenita. Ella, in tale circostanza particolare, aveva trovato una ottima alleata nella madre. La quale, in previsione dell'imminente incontro della figlia con il mitico giovane fuochese, l'aveva sottoposta ad uno speciale trattamento del corpo. L'aveva truccata in modo irresistibile e l'aveva agghindata così splendidamente, da far venire le vertigini ad ogni uomo che le si fosse trovato davanti ad ammirarla. Difatti, dopo che la ragazza era stata preparata dalle cure materne, il trucco e l'agghindamento conferivano alla sua bellezza già seducente un fascino elettrizzante e un tocco di ineguagliabile grazia, che non sarebbe potuto essere migliore.

Anche Nurdok, che mostrava una prestanza fisica eccezionale, con la sua fulva ed ondulata capigliatura spiovente sulle spalle tipo zazzera, era piaciuto moltissimo all'ammaliante fanciulla. A ogni modo, come abbiamo appreso, il giovane sarebbe stato gradito da lei, qualunque fosse stato il suo look esteriore. Prima di ogni altra cosa, ella si era innamorata di quelle sue doti che lo arricchivano interiormente. Invece risultavano di secondo piano le altre sue qualità, ossia quelle che lo presentavano agli occhi di tutti come il campione in assoluto in ogni aspetto della vita. Ebbene, una volta in presenza di Enker, il nipote del superum, senza mai allontanare gli occhi dalla ragazza, il cui volto adesso appariva erubescente, si era rivolto al padre, dandosi ad affermargli:

«Bison, dovevi dirmelo che avevi in casa una figlia dal volto così leggiadro e con un corpo che si presenta davvero una meraviglia! Se lo avessi saputo, senz'altro avrei visitato il tuo borgo per primo! Al posto tuo, mi mostrerei infinitamente orgoglioso di aver procreato una così rara bellezza. Secondo il mio sincero parere, ella può essere stimata un prezioso diadema finemente tempestato di rubini e di smeraldi. E non credo di aver esagerato nel mio giudizio superlativo, che ho sentito di esprimere con la massima sincerità nei confronti di tua figlia!»

«Il merito è interamente della madre, valoroso Nurdok, se il fulgore della sua bellezza supera quello delle stelle!» si era affrettato a precisargli Biscon «Con il mio fisico segaligno, nonché con il mio volto scarno e solcato da rughe fin da quando ero giovane, giammai avrei potuto procurargliela. Perciò non mi sbaglierei affatto, se ti affermassi che io ho soltanto contribuito a farla venire alla luce e a procurarle l'esistenza! D'altronde puoi rendertene conto anche da te, intelligente quale tu sei!»

«Senza dubbio, anche tua moglie Acris è una donna stupenda, ma non può considerarsi all'altezza dello splendore della figlia. Il quale, secondo il mio schietto parere, si rivela senza confronto. Giacché ci siamo, mio simpatico Biscon, ti voglio svelare un segreto, che non ho ancora confidato a nessuno. Devi sapere che ho intrapreso i miei viaggi da un borgo all'altro non solo per divertirmi e per fare divertire gli altri, bensì anche per cercarmi una moglie, la quale fosse di mio gradimento. Fino ad oggi, nessuna donna mi è andata a genio a tal punto, da farmi decidere di prenderla come mia compagna della vita. Ma adesso sono certo che io l'ho finalmente trovata, poiché scorgo in tua figlia la donna ideale da legare a me vita natural durante! Sei lieto della mia decisione?»

Le affermazioni di Nurdok, se avevano suscitato diversi fremiti di gioia in Enker e in sua madre; al contrario, avevano fatto trasecolare il conductor della Pesak. Perfino il giovane, il quale era tutt'altro che uno sprovveduto, aveva avvertito il suo impaccio e il suo sconcerto. Per questo egli si era affrettato a rivolgergli la seguente domanda:

«Biscon, è forse già impegnata la tua dolce figliola? Se fosse così, non vorrei procurarti alcun imbarazzo, per cui ritirerei la mia richiesta di matrimonio rivolta alla tua Enker. Ti assicuro che continueremmo a restare ottimi amici, anche se non avvenisse il fidanzamento tra me e tua figlia! Eppure, se non mi sbaglio, mi è parso di capire che sia lei che la tua consorte abbiano accolto con entusiasmo la mia richiesta!»

«In verità, saggio Nurdok,» si era scusato il padre della ragazza «la mia Enker è assolutamente libera. Solo che mia figlia non si è mai voluta impegnare con nessuno fino a ieri, sebbene i suoi pretendenti fossero stati degli eccellenti partiti. Ovviamente, nessuno che si potesse paragonare a te! Io non so perché ella abbia rifiutato le varie proposte che le sono state fatte e non abbia mai voluto sposare nessuno, pur appartenendo i suoi corteggiatori a famiglie altolocate ed opulente! Perciò adesso temo che ella possa comportarsi allo stesso modo pure con te, dandomi il più grande dispiacere della mia vita, se ciò accadesse. Non ti nascondo che già in passato i suoi rifiuti mi hanno procurato parecchio rincrescimento. Ma siccome oggi l'uomo a pretenderla in moglie è il giovane più in vista della Berieskania, un ennesimo suo rifiuto mi arrecherebbe un'amarezza indicibile! Dalla quale, con molte probabilità, non riuscirei più a liberarmi, siccome la vivrei terribilmente in me per la restante parte della mia esistenza!»

Biscon aveva appena terminato di rispondere al suo esimio ospite, facendo apparire visibilmente sul suo volto tantissima preoccupazione e molto disagio interiore, per le serie ragioni che abbiamo avuto modo di conoscere, allorché la figlia, sorprendendolo moltissimo, era intervenuta ad affermargli con voce giubilante:

«Invece questa volta, padre mio, non mi opporrò ed eviterò di amareggiarti, poiché tutti i miei rifiuti si sono ormai esauriti! In passato, essi ci sono stati, solo perché a chiedermi la mano non è stato mai Nurdok, colui al quale avevo giurato eterno amore, pur conoscendolo solamente di fama. Perciò sono lietissima che l'invincibile e saggio guerriero abbia voluto scegliere me come sua sposa. Era da anni che attendevo questo fortunato giorno e sospiravo questa meravigliosa circostanza! Tu, ovviamente, non ti eri mai accorto del mio stato d'animo e dell'amore che segretamente nutrivo per il mio adorato Nurdok. Invece mia madre, anche se non me l'ha dato mai ad intendere, era riuscita a leggere i miei pensieri fin dal loro primo nascere ed aveva sperato che essi si realizzassero al più presto con l'arrivo del glorioso Nurdok nel nostro borgo.»

«Enker, amabile figlia mia,» le aveva esclamato il genitore «tu non sai di quanta gioia stai colmando in questo momento il mio animo! Che Mainanun non smetta mai di benedirti per quanto è lunga l'eternità! Ma adesso che ho conosciuto la verità sull'atteggiamento assunto ogni volta da te in passato, non posso che elogiarti e smettere di biasimarti. Inoltre, avendo appreso il motivo per cui agivi in quella maniera, consentimi di farti le mie scuse più sentite, per aver pensato sempre male di te, quando ti sei opposta a quelli che ti si proponevano come mariti. In passato, che grande sciocco sono stato ogni volta, figlia mia!»

Chiariti i malintesi, che in altro tempo c'erano stati tra padre e figlia, era avvenuto all'istante il fidanzamento ufficiale tra Nurdok ed Enker. Perciò, in casa del conductor della Pesak, la giornata era proseguita in un'atmosfera di festa e in un clima di gioia. Logicamente, nella dimora di Biscon il sapore della letizia era perdurato per l'intero tempo che si erano svolti i tornei nel borgo di Pornuk, i quali avevano reso euforici quanti li avevano presenziati con gradimento. Quando infine le varie gare di confronto erano terminate, il loro vincitore assoluto era risultato Nurdok, come era avvenuto anche negli altri borghi. Al termine delle quali, con la gioia dei Pornukesi, si erano celebrate le nozze fra i due giovani innamorati. Esse si erano svolte tra suoni, danze e banchetti, durante i quali da parte di tutti si era continuato ad osannare ai due novelli sposi. In occasione del gaudioso evento, le strade erano state allestite a festa, volendosi onorare le due illustri persone, le quali in quel fausto giorno si erano uniti in felice matrimonio.

Due giorni dopo che c'erano state le nozze, insieme con la giovanissima moglie Enker, Nurdok aveva abbandonato Pornuk e se ne era ritornato al suo borgo natio. Avevano viaggiato con loro anche i guerrieri fuochesi, che avevano accompagnato il loro giovane eroe nei tre borghi da lui visitati. Ma una volta giunti a Geput, i festini nuziali, dopo essere stati ripresi per ordine del nonno paterno di Nurdok, erano andati avanti per altri tre giorni. Il superum Suok aveva così voluto onorare degnamente i novelli sposi, essendo essi suo nipote e la sua cara mogliettina. In quel modo, anche gli abitanti del borgo di Geput, al pari di quelli di Pornuk, avevano potuto festeggiare gli sposi e divertirsi insieme con loro con spensierata allegria. In quel triduo di festa e di gioconda ilarità, non c'era stato chi non si fosse divertito un mondo, dedicandosi anima e corpo a quell'atmosfera festosa, che aveva invaso copiosamente l'intero borgo, che era residenza del superum della Berieskania. La festa era stata invitante ed esilarante come non mai, per cui essa aveva consentito di svagarsi in particolar modo a quanti conoscevano solo il lavoro della terra e non avevano mai goduto neppure l'ombra del divertimento.

Al termine d quei tre giorni meravigliosi ed indimenticabili, gli abitanti del borgo di Geput avevano sentito il dovere di riprendere le loro attività agricole, venatorie ed artigiane. Essi erano consapevoli che soltanto il lavoro era in grado di procurargli da vivere, poiché permetteva a quanti si dedicavano ad esso di procurarsi il loro sostentamento quotidiano.