146-L'INCURSIONE DEL DIO IVEON SUL PIANETA LUOT

Sul pianeta Zupes, presso la fortezza del gerark Vaulk, era già tutto pronto per l'incursione da condursi sopra il pianeta Luot. Si attendeva soltanto l'ordine del dio Kron per dare inizio alla spedizione, che era stata decisa in precedenza. Essa doveva mirare a due obiettivi importanti: la liberazione del divo Ukton e la punizione di Katfur, il dio negativo che lo aveva rapito. Il commando designato a portarla a termine era costituito dalle seguenti cinque divinità: il dio Iveon, che ne doveva assumere il comando; Aziuk, il dio della vegetazione; Olred, il dio della vista; Uzeop, il dio delle intemperie; Ezuol, il dio delle stelle. In quella circostanza, era stato messo a loro disposizione un antimostro Vurk, con il quale essi avrebbero dovuto viaggiare per compiere la loro missione segreta all'interno dell'Impero dell'Ottaedro.

I Vurk, come già abbiamo avuto modo di apprendere, risultavano gli antimostri più potenti, di cui disponevano le divinità positive. Essi, che erano detti anche enti opponenti e avevano una potenza distruttiva immane, di regola agivano nell'ambito di una circoscrizione spaziale. Questa volta, però, il Vurk del commando sarebbe stato impiegato oltreconfine, ossia nello spazio sorvegliato dagli oculum delle divinità negative. Ciascun gerark ne aveva a disposizione duemila. Ma adesso, prima d'interessarci del viaggio che stava per essere intrapreso dalle cinque divinità benefiche in partenza, delle quali abbiamo appreso anche i nomi, ci conviene rammentare le caratteristiche di un simile potente antimostro. Un antimostro Vurk aveva una estensione in lunghezza di tremila metri e un diametro del corpo di settecento metri; invece le sue braccia erano lunghe ottocento metri. La sua velocità era duecento volte maggiore di quella della luce; mentre la sua potenza distruttiva era di quarto grado, per cui poteva distruggere una stella mille volte più grande del nostro Sole. Riguardo alla gittata massima del suo potenziale energetico, essa era di duecento milioni di chilometri. Perciò le sue energie distruttive potevano raggiungere corpi celesti situati a distanza remotissima.

In una precedente circostanza, quando li abbiamo passati in rassegna, abbiamo appreso che i mostri dell'Impero dell'Ottaedro e gli antimostri dell'Impero del Tetraedro venivano manovrati manualmente dagli oculum, che erano sistemati presso i kosmicon delle varie circoscrizioni spaziali. I quali, uno per ciascuna di esse, si trovavano all'interno delle fortezze dei gerark e dei kapius. Ora invece apprendiamo che i mostri delle divinità negative e gli enti opponenti di quelle positive potevano essere pilotati dalle divinità, dopo aver preso posto all'interno del loro abitacolo, che risultava diviso in due scomparti separati. Il primo era il pilot, che risultava costituito dalla cabina di pilotaggio, dove potevano prendere posto due soli piloti. Il secondo era il passeg, il quale era in grado di accogliere nella propria parte interna al massimo una decina di passeggeri divini. In relazione alla guida degli antimostri, va fatto presente che in precedenza i due sovrintendenti del kosmicon, il dio Volc e il dio Loub, per espresso volere del gerark, si erano incaricati di istruire nella guida di un Vurk l'intero equipaggio in partenza per Luot.

Ritornando alla nostra storia, passiamo ad occuparci di quanto stava avvenendo su Zupes. Su tale pianeta, in attesa che arrivasse il via libera da parte del dio Kron, più il tempo trascorreva, più l'inspiegabile silenzio di Elesia aggravava lo stato di tensione del dio Vaulk. Egli si andava domandando come mai la diva avesse smesso di dare notizie di sé e del suo Ukton. Nello stesso tempo, se ne preoccupava parecchio, chiedendosi se per caso le fosse successo qualcosa di spiacevole. In realtà, che cosa mai poteva impedire all'amata del figlio di far pervenire dei messaggi al divo Iovi? Dentro di sé il gerark preferiva credere che fosse la penuria di fatti nuovi oppure la loro scarsa rilevanza a non farglieli trasmettere. Per lui quella appariva la tesi più accreditata ed era condivisa pure dall'amico Iveon. Ciò, perché non c'erano dei validi motivi che potessero far dare una diversa interpretazione al silenzio della diva.

Quindi il dio Vaulk trascorreva il tempo in un'attesa impaziente, la quale giustamente a volte gli risultava snervante, allorquando era giunto su Zupes il dio Osur, in qualità di messaggero dell'eccelso Kron. Il dio della saggezza finalmente era venuto a comunicargli che si poteva dare l'avvio all'incursione. A quell'annuncio, il dio del coraggio aveva recuperato parte della sua calma. Volendo essere più realistici, egli l'avrebbe riacquistata, solo dopo che l'amico Iveon gli avesse riportato a casa il figlio Ukton.

Prima di cominciare a seguire la missione del divino eroe, ci conviene conoscere lo stratagemma a cui era ricorso il dio del tempo, al fine di agevolargliela. Inoltre, occorre renderci conto di come esso avrebbe funzionato nell'Impero dell'Ottaedro. In effetti, bisogna cercare di comprendere in cosa il medesimo sarebbe consistito, anche se già possiamo prevedere che l'obiettivo del dio Kron sarebbe stato quello di trasformare il tempo nel solo impero delle divinità malefiche. Comunque, tale trasformazione non avrebbe coinvolto solo l'antimostro Vurk impiegato nella missione e il suo equipaggio. In contemporaneità, avrebbe condizionato pure lo spazio in cui si muovevano l'uno e l'altro. Ma sarà meglio trattarla nei suoi particolari, se vogliamo farcene un'idea comprensibile.

Il tempo e lo spazio procedevano di pari passo, in una corrispondenza biunivoca. Essi, perciò, formavano un connubio indissolubile, nel quale ogni sezione dell'uno era in rapporto con una sezione corrispondente dell'altro; e con quella soltanto. Per questo voler visionare una sezione spaziale, senza trovarsi anche nella sua correlativa sezione temporale, era come pretendere l'impossibile. Infatti, se sopra un tavolo c'è una bottiglia, la si vedrà spinta per terra da una folata di vento e rompersi, soltanto quando si presenterà la sezione temporale futura comprendente tale evento. Unicamente in quella circostanza particolare, si potrà captare nel suo futuro reale l'effettivo presente della nostra bottiglia nel suo nuovo stato, quello che ce la fa vedere mentre cade e si rompe. Il divino Kron, come suo dominatore, poteva produrre nel tempo un effetto ritardante oppure accelerante, in modo da dare ad una determinata circostanza dello spazio una rappresentazione distorta, ossia difforme da quella reale. In una situazione del genere, gli avvenimenti, susseguendosi gli uni agli altri, sarebbero accaduti prima o dopo il loro tempo reale. Per questo ogni fatto sarebbe risultato impercettibile a chi si trovava a visionare lo spazio da una sezione temporale differente. In quel caso, esso sarebbe stato captato da un tempo diverso, mostrandosi per niente consono al suo presente reale.

Era quanto il dio Kron aveva prodotto nell'Impero dell'Ottaedro, in previsione dell'incursione del dio Iveon. Volendo chiarire meglio il fenomeno, egli aveva ritardato lo spazio di un certo quantitativo di tempo, in modo che il suo presente desse una visione alterata della realtà. Con un simile stravolgimento della dimensione temporale, i fatti che vi si svolgevano nel presente effettivo sarebbero stati intercettati più tardi da coloro che vi vivevano: per la precisione, dopo un giorno. Per questo la loro visione distorta della realtà temporale li avrebbe costretti a vedere esclusivamente i fatti che sarebbero accaduti il giorno dopo. In concreto, succedeva che gli avvist degli oculum presenti nei kosmicon dei kapius erano obbligati ad esplorare lo spazio del giorno successivo. Per cui essi erano impossibilitati a registrare la presenza di entità aliene nel loro campo d'azione, siccome quelle vi venivano ad effettuarsi nel loro presente reale e quindi non erano registrabili da tali congegni. In effetti, considerata la cosa sotto tale aspetto, sarebbe accaduto che, qualsiasi azione il dio Iveon venisse a compiere nell'Impero dell'Ottaedro con le altre divinità del commando, essa non sarebbe stata avvistata durante il suo svolgimento dalle entità divine che vi risiedevano. La loro registrazione di una simile azione, quindi, ci sarebbe stata in seguito, quando esse potevano prenderne atto a cose fatte, ossia a distanza di un giorno. Dopo, nel caso che le medesime divinità avessero tentato di intervenire contro il Vurk delle divinità positive, esse avrebbero fatto cilecca. Il motivo? L'antimostro sarebbe stato per loro un autentico fantasma, considerato che di fatto aveva smesso di esserci.

Grazie all'espediente dell'eccelso dio Kron, del quale siamo stati appena resi edotti, l'antimostro su cui viaggiava il commando degli dèi positivi, avrebbe transitato senza problemi attraverso lo spazio situato all'interno dell'Impero dell'Ottaedro. Nel suo percorso, esso sarebbe risultato totalmente invisibile, come se non lo stesse percorrendo, intanto che si dava al suo rapido attraversamento.

Oramai il Vurk, che trasportava le divinità positive verso il pianeta Luot, aveva già superato i confini dell'Impero del Tetraedro e procedeva alla massima velocità attraverso la galassia di Oreap. Al momento attuale, esso aveva come meta lo spazio galattico di Sariop, la quale era la prima galassia che faceva parte dell'Impero dell'Ottaedro. Al governo dell'antimostro si trovavano il dio Iveon, in qualità di primo pilota, e il dio Olred, come suo secondo. Ogni tanto le due divinità, per ammazzare la noia, tiravano in ballo qualche argomento per discorrere intorno ad esso. Quello in corso riguardava appunto il loro imminente ingresso nell'impero delle divinità negative. In riferimento al quale, il dio della vista stava domandando al primo pilota:

«Davvero, Iveon, non verremo intercettati dall'oculum a disposizione del kapius Brust, dopo che saremo entrati nell'Impero dell'Ottaedro? Mi chiedo come faremo a sfuggire alla loro sorveglianza! Se vuoi conoscere la mia opinione a tale proposito, un fatto del genere mi sembra davvero impossibile! Tu invece cosa ne pensi in merito, dio dell'eroismo?»

«Olred, è quanto il messaggero dell'eccelso Kron ha assicurato a me e al nostro gerark, avendolo appreso dall'eccelso Kron. Tra brevissimo tempo, avremo modo di sincerarcene direttamente e senza avere più alcun dubbio! Comunque, non possiamo dubitare dell'autorevole dio del tempo, il quale sa senz'altro il fatto suo! E su questo non ci piove!»

«Mi dici, Iveon, che cosa di preciso è stato escogitato per farci apparire inesistenti agli avvist degli oculum, che sono situati presso i kosmicon dei sei kapius delle divinità negative? Sono convinto che, per garantirci dei risultati così inimmaginabili, sarà qualcosa di molto ingegnoso e sofisticato. Direi che si tratti di una vera diavoleria!»

«Come ho potuto capire, Olred, l'eccelso Kron ha apportato qualche modifica al tempo esistente nel loro impero. In virtù della quale, verrà causata alle divinità malefiche una visione travisata della realtà presente. Per l'esattezza, le obbligherà a viverla nel solo tempo passato, ossia il giorno prima, privandole così del loro presente reale.»

«Mi spieghi pure in cosa consiste, Iveon, la trasformazione temporale che l'eccelsa divinità ha operato in questa circostanza? Sai cosa ti dico? Essa, nello stesso tempo che mi incuriosisce, mi affascina molto!»

«Volendo dirti qualcosa di più sulla sua manovra, Olred, mi pare che egli abbia ritardato il tempo esistente nell'Impero dell'Ottaedro. Ciò significa che chi vi vive riesce a scorgere la realtà con un giorno di ritardo. Ossia, gli è preclusa la consultazione della loro realtà nel presente. Per questo le divinità negative saranno costrette a visionare esclusivamente quella del giorno prima, la quale per noi risulta già trascorsa. Di conseguenza, esse non potranno vivere e gestire la realtà del loro presente. Meglio di così non riesco a spiegarmi!»

«Invece, dio dell'eroismo, sei stato abbastanza bravo a farti comprendere. A mio avviso, unicamente all'eccelso Kron, in qualità di dominatore del tempo, poteva risultare possibile un paradosso simile. Ma noi avremo il tempo di compiere la nostra missione, prima che la qualità temporale ritorni ad essere quella reale nell'impero delle divinità malefiche? Speriamo che il suo encomiabile espediente duri almeno, fino a quando non avremo portato a termine la nostra missione intrapresa!»

«Non c'è dubbio che avremo a disposizione tutto il tempo che ci occorrerà, Olred! Osur ripartirà dopo che noi saremo ritornati su Zupes con il divo Ukton, dovendo egli informare Kron sull'esito della nostra incursione. Perciò, solo al suo rientro in Luxan, l'eccelsa divinità dovrebbe far riprendere alla dimensione temporale il suo corso regolare anche nell'Impero dell'Ottaedro. Questo particolare mi è stato garantito da Osur, il quale è il saggio messaggero dell'eccelso Kron.»

«Se è come mi hai chiarito, Iveon, allora possiamo stare tranquilli che non verremo scoperti dai nemici, fino al compimento della nostra missione! Adesso il tuo chiarimento mi fa stare più sereno; invece prima, se lo vuoi sapere, non mi sentivo troppo sicuro.»

«Non capisco, Olred, perché ti preoccupava così tanto il fatto che saremmo potuti essere intercettati e scoperti dalle divinità negative. Lo sai anche tu che nessuno dei mostri a disposizione dei kapius può competere con il nostro Vurk. Perciò non correremmo alcun pericolo, anche se venissimo avvistati da loro. Invece dovrebbero allarmarsi di più i nostri nemici, se ciò si verificasse sul serio. Inoltre, se Kron è voluto ricorrere a tale marchingegno, non lo ha fatto con lo scopo di difenderci. Egli non vuole ancora arrivare ad un conflitto vero e proprio con le divinità malefiche e farla così finita con loro una volta per sempre! Vuoi conoscere la ragione? Egli è consapevole che, se esso scoppiasse tra di noi, ci andrebbero di mezzo soprattutto i Materiadi che vivono sui vari pianeti e satelliti di Kosmos. Infatti, con la distruzione di tali corpi celesti, ci sarebbe anche la distruzione di una parte di loro.»

Esaurito il loro primo argomento, il quale aveva riguardato l'invisibilità del loro intero viaggio attraverso l'Impero dell'Ottaedro, la navigazione cosmica era proseguita silenziosa soltanto per un breve tratto del loro tragitto spaziale. Poco dopo, il dio Olred, siccome si ritrovava ancora con la testa frastornata da continui dubbi e assilli, era intervenuto ad interrompere il silenzio con una nuova domanda, la quale poteva essere rivolta esclusivamente all'eroico dio. A un tratto, perciò, gli aveva domandato:

«Una volta entrati nella dimora di Seurd, Iveon, mi dici in quale rapporto vivremo con le divinità negative che vi abitano? Si accorgeranno esse di noi? Non riesco a rendermi conto di questo particolare affatto semplice per uno come me! Per favore, vorresti tu spiegarmi meglio anche questa circostanza, non essendomi essa ancora chiara?»

«Se ho compreso bene come dovrebbero andare le cose, Olred, noi vedremo le divinità malefiche realmente. Quindi, potremo anche agire di fatto nei loro confronti. Invece esse, non scorgendoci, ci ignoreranno del tutto. Soltanto al divo Ukton, avendo egli la nostra stessa essenza, sarà consentito di vivere il suo reale presente. Ecco perché, una volta che lo avremo trovato, il suo rapporto con noi sarà normale, per cui il divo potrà vederci e parlarci nella giusta realtà temporale.»

«Iveon, ciò vuol dire che, se fossimo costretti a rapire una divinità negativa, essa nemmeno si accorgerebbe del suo ratto in fase di attuazione. Magari ci lascerebbe fare tranquillamente senza opporsi neppure un poco, come se nulla le stesse accadendo! Oppure mi sbaglio?»

«Non ti sbagli, Olred! Avverrebbe proprio ciò alla divinità malefica. Essa ne prenderebbe coscienza, solo dopo che il nostro Vurk avrebbe superato i confini dell'Impero dell'Ottaedro. In esso, infatti, il tempo non si presenterebbe in alcun modo modificato pure per le divinità negative di Kosmos in transito oltre i confini del loro impero.»

«Allora, Iveon, se sono nel giusto, ci sarebbe negato di rivolgerci a loro, se avessimo bisogno di costringerle a rivelarci qualcosa di importante, come l'ubicazione della prigione del nostro divo Ukton! In questo penso proprio di aver ragione, se la logica non m'inganna! Oppure, contro le mie previsioni, mi sbaglio anche questa volta?»

«Ciò è senz'altro vero, Olred! Infatti, la nostra impossibilità di comunicare con loro costituisce l'unico neo del portentoso stratagemma del dio Kron. Ma dal momento che il nostro obiettivo non è quello di andare a farci una chiacchierata con le divinità malefiche, tale imperfezione non influirà per niente sull'incisività della nostra missione sopra il pianeta Luot. Non pare anche a te? Perciò la cosa migliore è non farci caso!»

«Lo credo anch'io, Iveon. Noi stiamo andando in quel luogo con due precisi obiettivi, che fanno parte della nostra missione. Essi sono la liberazione di Ukton e la punizione del perverso dio dell'infamia, alla quale penserai tu di persona. Tutto il resto non ci riguarderà per niente.»

Anche il secondo argomento della loro discussione si era appena concluso, allorché la spia di bordo aveva segnalato ai due piloti spaziali l'ingresso del Vurk nello spazio dell'Impero dell'Ottaedro. Essa ne aveva reso consapevoli entrambi con intermittenti lampeggiamenti e con alcuni bip bip, i quali erano durati appena qualche minuto. A tale coppia di fenomeni, l'uno luminoso e l'altro acustico, il dio Iveon aveva detto al suo secondo:

«Ecco: finalmente ci siamo, Olred! Da questo momento in poi, potremo saggiare l'efficacia dell'espediente dell'eccelso Kron; anche se non ho il minimo dubbio sulla sua validità e sulla sua efficienza. Esso riuscirà senz'altro, per cui non verremo scoperti dalle divinità negative!»

Com'era stato previsto, la folle corsa dell'antimostro, che sfrecciava nella galassia di Sariop a velocità strabiliante, era proceduta senza essere notata dagli oculum che esistevano presso le sei fortezze dei kapius. Nessuno di tali apparati di avvistamento lo aveva intercettato in qualche maniera, siccome essi riuscivano a registrare soltanto ciò che era successo nel loro spazio il giorno precedente. Preso atto dell'efficacia dell'egregia opera messa in atto dal dio Kron, le divinità del commando avevano puntato dritto sul pianeta Luot. Sulla sua superficie esse avrebbero dovuto cercare i due divi che avevano avuto l'ordine di salvare e di condurre su Zupes, ossia Ukton ed Elesia.

Prima di andare avanti nel nostro racconto, bisogna far presente un particolare importante. Alle divinità, fossero esse positive o negative, non serviva la misura del tempo, considerato che esso non influiva né sulla loro natura spirituale né su quella psichica. Presso di loro, comunque, lo stesso esistevano tre misure che riguardavano l'azione temporale. La prima, ossia quella cosmica, era considerata assoluta; mentre la seconda e la terza, entrambe planetarie, figuravano come relative. L'unica misura assoluta veniva espressa in lucet, la quale corrispondeva al tempo impiegato dalla luce a percorrere una distanza di circa ottocento miliardi di chilometri. Essa, più o meno, corrispondeva alla durata di tempo del nostro mese terrestre. Quanto alle due misure relative, esse erano espresse in planeriv e planerot. Il primo indicava il tempo impiegato da un pianeta ad orbitare intorno alla propria stella; mentre il secondo esprimeva il tempo impiegato dallo stesso nel girare intorno al proprio asse. Perciò sia la durata del planeriv sia quella del planerot non risultavano uguali per tutti gli astri spenti, ma erano differenti fra loro. Esse non potevano neppure dipendere dalla loro grandezza o dalla loro distanza dalla stella, poiché l'una e l'altra si mostravano ininfluenti sulla durata di entrambi, come i tanti esempi lo dimostravano.


Si era ad un millesimo di lucet dalla meta, quando sul quadrante di controllo del pilot fu visualizzato il pianeta Luot. Esso, mostrandosi con una colorazione di un azzurro sbiadito, in quel momento stava effettuando la sua orbita intorno alla propria stella, che era Keup. Il suo movimento risultava retrogrado, rispetto agli altri tre pianeti del sistema keupino. I quali orbitavano regolarmente intorno alla loro stella, dal momento che seguivano la direzione del loro movimento rotatorio. A quel punto, il dio Iveon aveva spostato verso il basso la leva che controllava la velocità, la quale era situata sul quadro di comando. Con tale manovra, egli aveva sottoposto il Vurk ad una modica decelerazione, facendogli rallentare dolcemente la corsa. Così l'antimostro si era ritrovato ad essere completamente fermo nello spazio, ad una distanza dal pianeta di circa dieci chilometri. Una volta effettuato il dolce arresto del veicolo astrale, il divino Iveon ne era potuto uscire insieme con gli dèi Olred ed Aziuk, con i quali poi si era avviato verso il vicino pianeta, che era di media grandezza. Ma prima egli aveva affidato il governo del Vurk alle divinità Uzeop ed Ezuol, poiché essi avrebbero dovuto tenerlo in orbita fino al loro ritorno.

Giunte infine sulla superficie di Luot, senza perdere tempo, le tre divinità positive erano pervenute alla dimora del dio Seurd, dove avevano iniziato a cercare la cella in cui erano rinchiusi i divi Ukton ed Elesia. Esse, però, non riuscivano a rilevare alcuna traccia dell'uno e dell'altra in nessuna parte dell'edificio; né potevano avere su di loro informazioni da qualcuna delle divinità che si muovevano sotto i loro occhi, come se appartenessero ad un mondo parallelo. Le divinità negative, essendo impedite a vivere la loro realtà presente, venivano scorte con gli sguardi e con la mente che riuscivano a soffermarsi solo sull'irrealtà del giorno prima. Per la qual cosa, in esso, almeno in quel lasso di tempo, non poteva esserci esistenza per le intruse divinità positive.

Il dio Iveon, dopo aver perlustrato attentamente l'intero pianeta, ne aveva arguito che Ukton ed Elesia non potevano trovarsi in qualche parte di esso. Tanto più che neppure il loro carnefice, l'infame Katfur, si era potuto reperire in alcun posto di Luot. Allora, reputando che non era possibile uscire in alcun modo da quella situazione di stallo, il divino eroe ritenne utile ripiegare sulla cattura del dio Seurd. Costui, oltre ad essere l'amico intimo del dio dell'infamia, era anche il nipote del kapius Brust, come quartogenito di sua figlia Relian, la dea dell'ozio. In verità, non era stato difficile al dio Iveon catturare il dio negativo e riuscire a tradurlo a bordo del Vurk. I suoi familiari si sarebbero accorti della sua sparizione solo il giorno dopo, oppure non appena il tempo si fosse normalizzato per loro, sempre ad opera del dio Kron.

Con la cattura del dio dello sdegno, il dio Iveon era convinto di aver rimediato in parte all'insuccesso del commando ai suoi ordini, il quale c'era stato a causa delle circostanze avverse e non della propria incapacità. Per prima cosa, egli si sarebbe fatto dire da Seurd dov'erano finiti Ukton ed Elesia, costringendolo a rivelargli la nuova ubicazione della loro cella. Inoltre, trovandosi con un ostaggio così prezioso nelle mani, Vaulk avrebbe potuto giocare la sua carta vincente nelle nuove trattative, che ben presto egli avrebbe riaperto. Questa volta il suo gerark avrebbe trattato direttamente con il kapius Brust, allo scopo di scambiare il figlio con il nipote di lui. Se vogliamo saperne di più sul conto del dio negativo appena catturato dal dio Iveon, egli aveva anche una famiglia sul pianeta Luot, che era formata dalla moglie e da cinque figli.

Ripreso il viaggio di ritorno, il Vurk ben presto aveva oltrepassato i confini dell'Impero dell'Ottaedro ed era entrato nello spazio neutrale appartenente alla galassia di Oreap. Allora il dio Iveon prima aveva rallentato la corsa del veicolo spaziale e poi ne aveva arrestato l'avanzata, ottenendo così il suo stato di quiete. A quel punto, egli aveva lasciato il pilot e aveva raggiunto il passeg, dove si trovava la campana energetica in cui aveva relegato il dio malefico da lui fatto prigioniero. Quando il dio dell'eroismo vi aveva fatto il suo ingresso, in quel preciso istante il dio Seurd era rientrato nella sua realtà, prendendo coscienza di una situazione che non si sarebbe mai aspettata. Perciò, nel vedersi in un posto a lui totalmente ignoto, egli aveva accusato il colpo della sbalorditiva sorpresa, la quale per lui poteva risultare soltanto assai negativa. Allora l'eroico dio, avendo letto sul suo volto il grande stupore che già aveva previsto, all'istante era intervenuto a fargli notare:

«Come puoi renderti conto, Seurd, non sei più un dio libero. D'altronde, nemmeno il divo Ukton può godere della sua libertà come vorrebbe, per colpa del perverso tuo amico Katfur. Il quale, in un certo senso, è diventato pure il responsabile indiretto della tua cattura. Non ti pare che sto dicendo il vero? A proposito, io sono Iveon, il dio che ha eseguito la tua cattura! Sono convinto che già avrai sentito parlare di me! Non è forse vero che già mi conosci di fama?»

«Certo che ti conosco di nome, Iveon! Sono tanti gli dèi negativi che hanno avuto a che fare con te e ne sono stati conciati piuttosto male! Ma non riesco a rendermi conto come tu abbia fatto a prendermi in ostaggio, mentre ero nella mia dimora con la mia famiglia, senza che me ne accorgessi! Mi vuoi spiegare con quale magia ci sei riuscito?»

«Se sei a bordo del nostro Vurk, Seurd, è perché sei tu che devi rivelare talune cose a noi e non viceversa! Almeno questo dovresti comprenderlo, se hai un minimo di buonsenso! Quindi, adesso dovrai decidere rapidamente se ce le vuoi dire con le buone oppure con le cattive. Sta a te scegliere e non a noi, che dovremo solo badare a punirti, nel caso che ti rifiuterai di collaborare nella maniera giusta!»

«Sono al corrente, Iveon, che con te non si può essere ribelli, neppure se si è una divinità maggiore. Ancor più non potrà permettersi una cosa simile una divinità del mio grado! Perciò dimmi cosa di preciso vuoi apprendere da me e, sempre che io ne sia a conoscenza, ti fornirò ogni notizia che vorrai avere senza esitazione.»

«Seurd, voglio sapere perché mai il divo Ukton non è stato trovato presso la tua dimora. Se poi è stato trasferito altrove, mi devi dire in quale nuovo luogo egli è stato condotto dal tuo amico, di cui pure si sono perse le tracce nella tua casa. Dopo queste due domande, che vogliono delle risposte non ingannevoli, non ne avrei altre da farti. Almeno per ora, s'intende, quando non se ne intravedono altre!»

«In seguito alle minacce che ci erano pervenute attraverso Pousum dal gerark Vaulk, Katfur non si è sentito più sicuro neanche nella mia abitazione. Ecco perché ha deciso di chiedere ospitalità a mio nonno Brust, nella cui fortezza adesso vive insieme con la consorte. Egli ha voluto condurre con sé anche la cella con i due divi prigionieri. Devi sapere, Iveon, che il mio amico dio dell'infamia, allo scopo di punirla, ha rinchiuso anche la figlia Elesia nella stessa cella del divo Ukton, essendosi ella ribellata apertamente all'autorità paterna! Adesso desideri apprendere qualcos'altro da me, dio dell'eroismo?»

«Grazie per le informazioni da te ricevute, Seurd, le quali mi hanno soddisfatto! Per il momento ti chiedo se sei a conoscenza del motivo per cui ho voluto farti prigioniero. Se non lo immagini, ti faccio presente che la tua cattura di ripiego è scaturita dal fatto che abbiamo visto sfumare la liberazione del nostro divo positivo. Ora ne sei venuto a conoscenza.»

«Dopo quanto da te accennato, Iveon, ogni cosa mi ritorna molto limpida. Secondo il tuo ragionamento, avendo me in ostaggio, il gerark Vaulk potrà trattare con mio nonno la liberazione del figlio, scambiandolo con me. Non è forse vero che hai ragionato come ho pensato? Ma ti anticipo che sarà assai difficile che ciò avvenga!»

«Certo che è stato questo il motivo che mi ha indotto a farti prigioniero, Seurd. Ma perché trovi difficile lo scambio? A tale riguardo, mi dici quante probabilità avete tu ed Ukton di ritornare ad essere entità libere? Quanto a te, non illuderti che si ripeterà il miracolo, come è già successo con la diva Elesia! Il mio capo, questa volta, è fermamente intenzionato a non rilasciare più il suo nuovo ostaggio, se prima non sarà liberato il suo secondogenito. Ficcatelo bene in testa, dio malefico!»

«Non ci penso neppure per sogno, Iveon, anche se la cosa mi farebbe piacere! Dopo la prima delusione ricevuta da parte del mio amico Katfur, il gerark giustamente non vorrà darsi ad un altro atto di clemenza. Ciò è comprensibile e gli do pure ragione, se non vorrà bissare nella sua indulgenza! Vorrà dire che ci andremo di mezzo io e la mia famiglia!»

«Adesso, Seurd, come credi che si metteranno le cose per i due sventurati di questa vicenda, che siete tu e Ukton? Te la senti di scommettere che questa volta Katfur, considerata la vostra grande amicizia, si mostrerà più malleabile e comprensivo nel trattare, cedendo così allo scambio che gli verrà riproposto dal mio gerark?»

«Se vuoi sapere la verità da me, Iveon, non so proprio che cosa risponderti, sebbene io e lui siamo degli amici fraterni. A volte il padre di Elesia si dimostra molto strano ed incomprensibile. Per questo non me la sento di scommettere a favore di un suo cambiamento di opinione, solo per venire incontro al suo migliore amico. Anche perché non ha ceduto neppure per favorire la figlia! Dunque, conoscendo bene Katfur, non intendo invogliarvi a sperare invano!»

«Se la stramberia del dio dell'infamia dovesse creare dei problemi al tuo scambio con Ukton, potrebbe sempre intervenire tuo nonno Brust. Egli, come suo kapius, non avrebbe difficoltà ad imporglielo d'autorità. Oppure neppure su di lui puoi contare, per non essere egli un nonno esemplare? Vuoi anticiparci qualcosa, dio dello sdegno, circa tale particolare? Così il tuo commento ci darebbe modo di farci un'idea su di lui!»

«Ma che dici mai, Iveon! Almeno sul padre di mia madre vorrei poter contare! In caso contrario, la mia consorte e miei figli resterebbero privi del loro capofamiglia, la qual cosa li farebbe addolorare immensamente! Quindi, non potrei pensare altrimenti in merito a mio nonno, per il bene della famiglia del nipote, che sarei io!»

«Quanto alle trattative sullo scambio, Seurd, non ho intenzione di perdere tempo. Quindi, anziché andare prima a Zupes e poi ritornare sul pianeta Elmud, mi recherò direttamente dal dio degli imbrogli e lo incaricherò di avviarle già presso tuo nonno, a nome del mio gerark. In questo modo, si perderà meno tempo, siccome si permetterà a Pousum di occuparsene subito, senza che io raggiunga Zupes e ne ritorni!»

«Fai bene, Iveon, a muoverti come hai detto. Agendo così, io e il divo Ukton potremo essere messi in libertà con un largo anticipo, prevedendo che questa volta lo scambio si risolverà positivamente. Anche il tuo gerark Vaulk te ne sarà molto riconoscente per la tua sagace intraprendenza e ti ammirerà ancora di più!»

«Lo penso anch'io, Seurd. Altrimenti, non mi prenderei la briga di immischiarmi in cose che non mi competono. A questo punto, però, è tempo di riprendere con celerità la via del ritorno. Sono certo che il mio gerark mi starà aspettando con trepidazione, convinto che in mia compagnia ci sarà pure il suo secondogenito. Purtroppo egli, non vedendolo arrivare con me, rimarrà molto deluso. Ma non potrò farci niente!»

Dovendo fare tappa sul pianeta Elmud, il divino Iveon non aveva fatto ripartire il Vurk alla massima velocità. Invece si era limitato ad imprimergli un decimo della sua intera potenza, la quale era duecento volte superiore a quella della luce. Ma anche a quella velocità ridotta, che era da considerarsi assai modesta per le divinità, si era arrivati sul pianeta elmudino in poco meno di un lucet. A ogni modo, il dio dell'eroismo era sceso da solo sul pianeta, dove si era affrettato a raggiungere la dimora del dio Pousum.

Quando il dio negativo se lo era visto di nuovo davanti, da una parte, era rimasto sorpreso; dall'altra, non conoscendo ancora le reali intenzioni del dio positivo, era stato sul chi va là. Egli, però, sapeva benissimo che quel suo atteggiamento di allarme, per il momento senz'altro ingiustificato, ugualmente non gli sarebbe servito a niente, nel caso che la sua vecchia conoscenza avesse voluto farlo ancora prigioniero. Allora il dio dell'eroismo, essendosi accorto delle sue perplessità, aveva cercato di rassicurarlo:

«Non sono qui per catturarti, Pousum, come l'altra volta, poiché ci servi per il medesimo lavoro. Cioè, sempre per conto del mio gerark, ti toccherà nuovamente trattare lo scambio del figlio presso il dio dell'infamia. Oramai dovresti esserci abituato in questa mansione! Non è forse vero, quanto ti affermo?»

«Potrei rifiutarmi, Iveon? Certo che no! Naturalmente, con la tua nuova visita, mi fai pensare che avrai procurato al tuo capo un'altra merce di scambio. Ma lo sapete che non vi servirà a niente, visto che Katfur si rifiuta in ogni modo di sentir parlare di baratto? Dopo che ho visto come si è comportato l'altra volta con la figlia, dubito che possiate avere un ostaggio migliore che sia capace di smuoverlo e farlo così piegare. Una cosa che non riesco ancora a capire, Iveon, è il fatto che vai catturando divinità di qua e di là per usarle come merce da barattare, quando invece potresti affrontare direttamente il dio dell'infamia e costringerlo a liberare con la forza il divo Ukton! Quindi, mi domando perché non lo hai ancora fatto finora? Me lo vuoi spiegare, per favore?»

«In questo momento sto tornando da Luot, Pousum. Ci ero appunto andato perché ero intenzionato a fargliela pagare a caro prezzo all'infame Katfur. Così avrei anche liberato dalle sue grinfie il figlio del mio grande amico Vaulk. Perciò l'appunto, che hai voluto farmi poco fa a proposito del mio comportamento, non ha senso!»

«Mi dici cos'è che non ha funzionato sul pianeta Luot, Iveon, considerato che hai fallito di nuovo? Non dirmi che non ne sei stato capace, se non vuoi deludermi!»

«Non ho potuto combinare un bel niente, Pousum, per un semplice motivo. In seguito alle manifeste minacce a lui rivolte da parte del mio gerark, che tu stesso hai rapportato a Katfur, egli le ha temute sul serio. Perciò, quando siamo arrivati su Elmud, il dio dell'infamia si era già rifugiato presso il suo kapius Brust, portando con sé anche i suoi due prigionieri. Ecco le ragioni del mio fallimento, dio degli imbrogli!»

«Allora tu, Iveon, per rifarti dell'insuccesso non dipeso dalla tua inettitudine, hai ritenuto utile catturare il suo amico Seurd. Il quale, guarda caso, è anche il nipote del kapius Brust! Devo ammettere che la sua cattura è stata una bella mossa da parte tua; però non so quanto essa potrà risultare proficua al tuo Gerark!»

«Sì, ho fatto proprio quello che hai pensato, Pousum, se lo vuoi sapere. Cos'altro potevo fare, secondo te? Così, nel caso che il sentimento dell'amicizia dovesse rivelarsi ancora impotente a scavare nell'animo di Katfur, entrerebbe in gioco l'autorità del dio della distruzione a farlo rigare dritto. Sono convinto che il nonno di Seurd, pur di liberare il nipote, lo costringerà allo scambio, senza che egli possa opporsi!»

«Senz'altro hai fatto un salto di qualità, dio dell'eroismo, e comprendo la logica del tuo ragionamento. Ma qualcosa mi dice che tu e il tuo gerark non sarete in grado di ottenere dei buoni risultati nemmeno con un ostaggio del calibro di Seurd. Secondo quanto ho potuto capire, il kapius Brust è ancora più sballato di Katfur e non si lascia impietosire da nessuno, neppure se si tratta di parenti stretti. Per questo motivo, al posto tuo, non sarei così ottimista e sicuro che adesso il nuovo prezioso ostaggio potrà rappresentare per voi la carta vincente! Io ne dubito moltissimo, se ci tieni a saperlo!»

«Questo è ancora tutto da vedersi, Pousum! Perciò ti esorto a metterti subito in viaggio alla volta di Krop. Su quel pianeta tratterai con entrambi il solito scambio che il gerark Vaulk manda a proporre a loro due. Quanto a me, me ne ritornerò su Zupes, dove Vaulk ed io staremo ad attendere tue notizie. Spero che esse saranno esattamente quelle auspicate dai familiari del divo Ukton, da me e da tutti gli altri che gli sono affezionati!»

«Possibile, Iveon, che dovevi scegliere proprio me per trattare questi vostri scambi, i quali alla fine si concludono sempre con un nulla di fatto? Invece avrei preferito restarmene qui a godermi la vita in mezzo ai generosi Ceuti. Soltanto loro sanno come procurarmi un godimento che non ti dico! Devo palesarti che lo fanno assai bene e con prodigalità.»

«Mi dispiace per te, Pousum; ma in giro nello spazio a noi vicino non c'era niente di meglio! E poi dovresti sentirti onorato di essere chiamato in causa in certe ragguardevoli ambasciate. Adesso esse ti renderanno un importante intermediario tra un gerark e un kapius. Perciò, al posto tuo, mi sentirei orgoglioso di tali delicate mansioni, poiché sono soddisfazioni che non si ha la fortuna di provare tutti i giorni!»

«Invece devi sapere che queste forzate ambasciate mi privano di un ingente godimento, che non potrò mai più recuperare. I miei fedeli devoti me lo fanno raggiungere nel mio tempio, quando si sposano. Infatti, vengono a trascorrervi la loro prima notte di matrimonio. Perciò farei volentieri a meno delle soddisfazioni alle quali ti sei riferito poc'anzi: devi ficcartelo bene in testa, una buona volta per sempre, Iveon!»

«Sei il solito venale incallito, Pousum! Come fai a non farti toccare per niente dalle grandi soddisfazioni della vita? Preferisci ad esse gli effimeri piaceri del sesso, senza mostrare neanche una briciola di dignità! Ora, però, non posso attardarmi di più sulla superficie di questo pianeta, poiché altrove mi attendono altri compiti di gran peso, che dovrò svolgervi senza altra dilazione. Perciò arrivederci a presto!»

Così si era concluso il breve incontro tra le due divinità di natura opposta. Al termine del quale, l'una e l'altra avevano intrapreso il loro viaggio verso le rispettive destinazioni. Comunque, il primo a raggiungere la sua meta fu Pousum, il quale aveva incominciato a svolgervi subito la missione che gli era stata affidata dal dio Iveon. Egli non intendeva perdere tempo, siccome non vedeva l'ora di liberarsi di essa e di ritornarsene sul proprio pianeta Elmud. Infatti, desiderava continuare a godersela a più non posso tra i suoi compiacenti Ceuti.