135-IL GERARK DI ZUPES CONVOCA IL DIO IVEON
Il gerark Vaulk, raggiunto il suo pianeta che era situato nella galassia di Astap, era rientrato subito nella propria fortezza. Una volta presso la sua abitazione, egli si era precipitato tra le braccia dell'afflitta consorte, sebbene non vedesse l'ora di mandare a chiamare Iovi. Il divo gli serviva per farlo mettere in comunicazione con Elesia, dovendo avanzarle la proposta prevista dal piano escogitato dal fratello Neop. Ma dopo le prime roventi effusioni, che i due coniugi si erano manifestate all'insegna della passione, la dea Gedal si era mostrata impaziente di riferire al marito ciò che le si andava agitando gioiosamente nell'animo. Così, alla prima pausa del loro libero sfogo passionale, il quale li aveva sommamente gratificati, la dea si era data a dire al marito:
«Vaulk, due giorni fa, quando eri lontano dal nostro pianeta, poiché ti trovavi su Pestuk impegnato a discutere con i tuoi fratelli, mi ha raggiunto Iovi. Egli è venuto a riferirmi delle cose interessanti da parte della diva negativa, le quali mi hanno fatto gioire immensamente.»
«Dici sul serio, amata mia? Ti ha forse recato altre notizie sul conto di Ukton, da parte di Elesia? Altrimenti non saprei a cos'altro pensare! Ma se ho ragione, allora raccontami tutto quanto è venuto a riferirti il figlio di Volc, senza tenermi oltre sulle spine!»
«Invece, Vaulk, devo deluderti. Le novità, che sto per darti, non riguardano il nostro Ukton, ma la diva negativa. Adesso te le faccio conoscere subito, non volendo vederti friggere nella tua impazienza.»
«In che senso, Gedal, esse riguardano Elesia? Ella forse non si è rifatta viva per informarci della nuova prigione del nostro Ukton e del suo attuale stato psichico? Se non è stato per parlarci di lui, mi dici perché ha voluto ricontattarci? Questo fatto non riesco proprio a comprenderlo, siccome non è ciò che ci aspettavamo da lei!»
«Adorabile marito mio, questa volta Elesia aveva cose ben più importanti da sottoporre alla nostra attenzione: credimi! E non sto affatto blaterando, mentre ti parlo così! Ti assicuro che, dopo averle ascoltate, potrai soltanto stupirtene a non dirsi. Anzi, sarai felicissimo di apprendere il loro contenuto! Non potrebbe essere altrimenti!»
«Intendi forse affermarmi che esse hanno una importanza maggiore che darci notizie del nostro sventurato secondogenito, Gedal? Ma come fai a dichiararmelo pure con un volto raggiante di gioia! Vorrei sapere che razza di madre sei diventata, da un giorno all'altro! Non riesco più a comprenderti, se ti esprimi in questa maniera!»
«Vaulk, dopo che sarai venuto a conoscenza di quanto Elesia ha voluto proporci attraverso Iovi, sono certa che anche tu ne sarai lieto oltre ogni immaginazione. Proprio come lo sono io adesso! Te lo posso garantire! Per questo non rimproverarmi senza avere una valida ragione e prima di ascoltare ogni cosa che ho da riferirti!»
«Allora cosa aspetti a rendermene edotto, mio tesoro? Sono impaziente di conoscere ciò che Elesia ci ha proposto tramite Iovi! Comunque, anch'io ho da farle una proposta, la quale è scaturita in seno alla riunione dei gerark. Tra poco, perciò, mi toccherà far venire di nuovo presso di noi il figlio del sovrintendente Volc per invitarlo a comunicarla alla diva. Prima, però, Gedal, mettimi al corrente del contenuto della proposta che è venuta a farci la diva, senza perdere altro tempo!»
«Ebbene, Vaulk, ella ha deciso di inscenare la sua cattura da parte tua. Così dopo potrai chiedere al padre il suo scambio con Ukton. La poveretta attende il nostro benestare per raggiungerci e mettersi a fare la parte della prigioniera presso il nostro castello! Non sembra anche a te una bella notizia questa che ti ho appena data?»
«Ma è esattamente quanto volevo proporre io alla diva, Gedal! Tale fatto risulta incredibile! Quindi, grazie a lei, avrò il compito facilitato in questa operazione! Con il suo nobile gesto, Elesia ci conferma che ogni cosa che ha dichiarato su di sé è conforme al vero. Per questo, tramite il divo Iovi, tra poco le farò sapere che approvo la sua proposta e che si può già passare ad attuarla, trasferendosi sul nostro pianeta!»
Il messaggio telepatico del divo Iovi, il quale le trasmetteva l'approvazione da parte del gerark di ciò che ella era venuta a proporgli, era giunto alla diva Elesia, proprio mentre s'intratteneva con Ukton nella sua prigione di Luot. Il padre dell'amato la invitava a dar corso al suo generoso piano, mettendosi immediatamente in viaggio alla volta di Zupes.
La nuova prigione aveva accresciuto le sofferenze di Ukton, siccome egli vi doveva subire pure gli scherni del dio Seurd e dei suoi familiari, i quali erano soliti dileggiarlo, allo scopo di divertirsi e di farlo adirare. Per sua fortuna, ci stava l'amorevole Elesia a riempirlo di coccole e ad alleviargli le pene durante le ore notturne, appagandolo con il suo ardente amore. Ella poteva dedicarsi ogni notte a lui, senza che qualcuno potesse impedirglielo, grazie al favoreggiamento e alla complicità della madre. La quale vedeva di buon occhio lo stretto rapporto che si era instaurato tra i due divi innamorati. Nell'istante che Iovi l'aveva contattata, la diva si trovava nel luogo dov'era segregato il secondogenito del gerark Vaulk. Non appena ella si era sintonizzata telepaticamente con lui, Ukton aveva incominciato ad ordinarle con insistenza:
«Elesia, dimmi cosa mi manda a dire il mio amico e quali novità egli ti dà dei miei genitori! Voglio conoscerle senza indugio, altrimenti finisco per spazientirmi! Avanti, dimmi ogni cosa che egli ti trasmette!»
«Càlmati, mio caro Ukton!» lo rimproverava la diva «Non fremere per l'impazienza e smettila di agitarti convulsamente, come stai facendo in questo momento! Almeno dammi prima il tempo di recepire le parole di Iovi, sennò dopo non posso neppure riferirle a te con calma! Infatti, se urli come stai facendo, mi fai ascoltare ben poco del messaggio di Iovi e, di conseguenza, non potrò relazionarti su di esso! Mi ti sono spiegata abbastanza, benedetto divo?»
Solo così il figlio del gerark aveva smesso di perdere l'autocontrollo, dandosi ad una relativa calma. Quando ciò era avvenuto, Elesia stava già abbandonando l'atteggiamento corporeo che le permetteva di sintonizzarsi con la mente di Iovi. La qual cosa dimostrava che il divo aveva finito di parlarle. Allora il rasserenato Ukton le chiese con pacatezza:
«Mia cara, adesso che la trasmissione del suo messaggio è terminata, mi riferisci ciò che mi manda a dire il mio amico, da parte dei miei genitori? Ti prego di mettermi al corrente di ogni cosa, senza perdere altro tempo, visto che sono ansioso di apprenderlo da te! Spero che ciò avvenga, prima che io crepi d'impazienza e di disperazione!»
«Devo deluderti, Ukton, poiché non ci sono notizie per te da parte dei tuoi genitori. Egli mi ha solo comunicato che tuo padre ha accolto favorevolmente la proposta che gli avevo avanzata qualche giorno fa. Perciò mi sollecita a raggiungerlo su Zupes, visto che intende metterla in pratica, dopo che avrà trovato la giusta divinità negativa per attuarla. Questo è quanto mi è giunto da parte del tuo amico!»
«Come ti sei permessa, Elesia, di proporre qualcosa a mio padre, senza avermi prima consultato?! Si vede che è tale la tua considerazione verso di me, da non rendermi partecipe delle tue decisioni per consentirmi di darti dei consigli utili, quando ciò è necessario! Se ti comporti in questo modo con me, è perché non mi meriti! Sappi che, da oggi in avanti, farò altrettanto con te! Così imparerai a rispettarmi!»
«Non parlare in questo modo, Ukton, perché lo sai benissimo quanto ti stimo e ti amo! Sei anche al corrente che neppure per sogno ti riterrei inidoneo a darmi un valido consiglio. Se non ti ho interpellato in questa circostanza, è stato solo perché volevo farti una bellissima sorpresa. Avevo pensato di parlarti della mia originale idea, dopo aver ricevuto anche il beneplacito del tuo autorevole genitore. Perciò, adesso che egli ha aderito alla mia proposta, sono ansiosa di renderla effettiva. Nel frattempo, ti metto a conoscenza del suo contenuto!»
«Spero almeno che quanto tu hai prospettato al babbo abbia qualcosa a che vedere con la mia liberazione! Oramai questa prigionia, che mi sta logorando in tutti i sensi, è da molto tempo che mi sta privando di una esistenza normale! Perciò vorrei tanto che essa in me ritornasse ad essere quella di un tempo, mia graziosa Elesia!»
«Certo che la mia proposta riguarda te, Ukton! Dovresti già sapere che ogni mio sforzo è rivolto, di continuo e senza mai stancarmi, alla tua felicità; mentre riuscire a liberarti è diventato il mio chiodo fisso. Ecco perché mi adopero in maniera esclusiva in questa direzione! A questo proposito, ho suggerito a tuo padre di farmi sua prigioniera; ma solo per finta, s'intende! Così potremo aprire successivamente una trattativa con il mio perfido genitore, al fine di scambiarmi poi con te. Non trovi geniale la mia trovata, amore mio? Su, ammettilo che lo è, senza negarmi la tua approvazione!»
«Hai proprio ragione, Elesia: essa è degna del mio ingegnoso zio Neop! Nella tua idea, oltre all'ingegno, ci scorgo anche tantissimo amore per me. Ti ringrazio e te ne sarò sempre riconoscente, mia adorabile diva! Inoltre, non serve ricordarti che la tua esistenza, da quando sono prigioniero, rende quella mia più tollerabile.»
«Puoi dirlo forte, Ukton, considerato che il mio amore per te non ha limiti, è immenso, è insuperabile! Adesso, però, devo lasciarti, amore mio, poiché ho premura di raggiungere tuo padre e consegnarmi a lui come spontaneo ostaggio. Speriamo che il mio genitore vorrà ragionare almeno in questa circostanza, anche se potrebbe non essere d'accordo, a causa della sua imprevedibilità! Allora, tesoro mio, non mi resta che separarmi da te con una fitta nell'animo. Mentre ti lascio, ricevi il mio "In bocca al lupo!", poiché è quello che ci vuole in questo momento!»
Dopo essersi abbracciata e salutata con il suo Ukton, Elesia aveva intrapreso il suo viaggio in direzione del pianeta Zupes. Questa volta, quando ella pose piede nell'Impero del Tetraedro, non aveva incontrato sulla sua rotta nessun tipo di antimostro, intenzionato a sbarrarle il passo. Essendo stata identificata all'istante dagli avvist dell'oculum situato nella fortezza del gerark Vaulk, il suo sovrintendente di turno, che era ancora Volc, le aveva consentito di transitare liberamente per l'immenso spazio della circoscrizione. Pervenuta infine al pianeta in questione, la diva negativa era andata con sollecitudine a consegnarsi al padre del suo amato in qualità di prigioniera posticcia, con la speranza che in seguito il proprio scambio con Ukton sarebbe andato a buon fine. Da parte loro, il dio Vaulk e la dea Gedal avevano apprezzato il gesto ammirevole di Elesia, considerato che essi vi scorgevano un altruismo raro e un amore fuori del comune.
In quel luogo, posto termine ai soliti convenevoli, i quali erano culminati in un abbraccio tenero ed intenso con la diva, il gerark aveva abbandonato l'appart, lasciandovi le due divinità di sesso debole a consolarsi a vicenda. Per lui erano iniziati dei momenti di gran daffare e non facilmente gestibili. Egli era convinto che la salvezza dello sfortunato suo figlio sarebbe dipesa solo dall'organizzazione e dalla messa a punto delle sue mosse successive, le quali andavano studiate a regola d'arte.
Siccome la diva era stata intercettata anche dagli altri tre gerark, non c'era dubbio che il suo ritorno su Zupes li aveva convinti che la cieca fiducia riposta in lei dal loro fratello minore era totalmente meritata. Per questo ognuno di loro aveva ritenuto che gli si dovessero delle scuse da parte di tutti. Inoltre, avevano atteso con impazienza di conoscere i risultati positivi che sarebbero derivati dal liberale gesto della diva negativa, la dolce figlia del dio dell'infamia.
Una volta che il dio Vaulk ebbe lasciato la consorte e la diva negativa completamente sole, nell'appart erano trascorsi alcuni attimi di silenzio. Poi era stata la dea Gedal ad aprire bocca per prima. Ella, volendo farle presente il proprio giudizio su di lei, il quale era ulteriormente migliorato, si era data a dire all'unigenita del dio dell'infamia:
«Elesia, mi vado convincendo sul serio che in te non c'è nulla delle altre divinità negative. Il tuo raro altruismo è difficile trovarlo perfino in tante divinità positive. Esse, se ci tieni a saperlo, contrariamente al tuo comportamento, sono molto brave solo a spettegolare tra di loro, senza dimostrarsi per niente serie nel loro agire!»
«Nobile Gedal, sto facendo solo il mio dovere, quello che mi è dettato dalla coscienza. è la mia natura che mi spinge ad operare in questo senso, cioè ad amare il mio prossimo e a ispirarmi a un profondo sentimento filantropico. Adesso poi che è in gioco il benessere del mio amato Ukton, mi sento infervorata ad assumere una condotta massimamente altruistica! Dovresti essere dentro di me per renderti conto di come in realtà stanno le cose! In quel caso rafforzeresti di più in te il giudizio positivo che inizi ad avere di me! In merito, non so cos'altro asserirti.»
«Ami così tanto mio figlio, Elesia, che davvero saresti disposta a fare qualunque cosa per lui? Perfino a sacrificarti? Mi dici quando e in che modo è nato il tuo amore per il mio secondogenito Ukton? Ne sarei lieta ed orgogliosa, se gentilmente me lo facessi apprendere! A ogni modo, sappi che sono contentissima che egli ti abbia incontrata!»
«Il mio amore per lui è incommensurabile, Gedal. Quasi oserei dire più grande di quello che tu riservi a tuo marito! L'amo a tal punto, che gli darei retta, anche se egli mi ordinasse di non esistere più. Ukton governa i miei pensieri, rasserena la mia mente, è l'essenza che mi aiuta ad esistere, è il sostegno dell'intera mia realtà. Se egli mi venisse meno, la mia esistenza non avrebbe più alcun significato. Mi sono innamorata di lui, fin dalla prima volta che l'ho visto, mentre mio padre lo tormentava con le sue torture psicologiche. Per un fatto strano, fin dal primo istante, ho iniziato a provare le sue stesse sofferenze, come se il mio genitore le arrecasse anche a me, nel medesimo tempo che le infliggeva a lui. Più penavo insieme con il suo dolore, più il mio amore nei suoi confronti s'ingigantiva e diveniva inestinguibile! Dopo quanto ti ho dichiarato, madre del mio Ukton, riesci a comprendermi del tutto?»
«Come potrei non capirti, mia amabile Elesia? Ti assicuro che sono anche fiera del mio figliolo, avendo egli come compagna una diva che lo ama con un ardore e una passione incredibili! Quando la faccenda di mio figlio sarà per sempre risolta, farò fuoco e fiamme, perché il mio Vaulk si adoperi presso le alte sfere di Luxan, al fine di farti sparire dalla fronte l'infamante marchio del male. Così, dopo che sarete divenuti divinità adulte, tu e il mio secondogenito potrete anche sposarvi senza difficoltà. Ma cambiando discorso, Elesia, secondo il tuo parere, tuo padre sarà disposto a scambiarti con il nostro Ukton? Oppure hai qualche perplessità in merito? Voglia Splendor che lo scambio avvenga senza intoppi e che il mio Ukton ritorni finalmente a casa!»
«Vorrei poterti rispondere subito con un bel "sì", Gedal. Esso risulterebbe senz'altro confortevole a te e a me! Invece devo rinunciarci, conoscendo la perfidia e il volubile carattere di mio padre. Anche se non ho timore di credere che egli possa subodorare il nostro inghippo, a meno che non sarà mia madre a metterlo al corrente di esso, non me la sento di darti per certo il suo assenso allo scambio. Speriamo soltanto che, quando il tuo consorte glielo proporrà, in quel momento egli si senta disponibile a concederlo, lasciando libero il nostro Ukton! Invece, conoscendo il mio genitore, ti dico che, fino a quel momento, non possiamo darlo per scontato. Questa è la mia risposta non rassicurante!»
La dea Gedal, abbracciando con molta amorevolezza l'amata del suo secondogenito, quasi fosse per lei già una nuora di fatto, l'aveva baciata teneramente su una guancia. Poi, facendole eco con un'ansia fiduciosa, aveva voluto esprimersi con tono ottimistico:
«Che la speranza non ci abbandoni in questa operazione, Elesia! Al contrario, cerchiamo di confidare in un momentaneo amor filiale, da parte del tuo duro genitore. Soltanto in questa maniera il nostro diletto Ukton potrà esserci restituito da lui, con somma gioia tua, di noi familiari e di tutti quelli che lo conoscono e gli vogliono bene!»
Nel frattempo, il dio Vaulk aveva raggiunto la sua sala di udienza. Da quel posto, innanzitutto aveva mandato a chiamare presso di sé Iveon, il dio dell'eroismo, con il quale aveva intenzione di scambiare dei pareri sulla vicenda del figlio, oltre ad impartirgli alcune sue direttive. Anzi, soprattutto intendeva avere un suo suggerimento sul modo di condurre le delicate trattative con il dio negativo Katfur. Ma perché il gerark aveva deciso d'incontrarsi con quel dio, il quale ci è sconosciuto, e concedergli la sua incondizionata fiducia in quella complessa missione? Ebbene, il dio in questione godeva della massima stima e di una fiducia senza limiti presso il gerark, naturalmente non senza una ragione. Il dio Iveon risultava agli occhi del dio Vaulk la divinità più di spicco, se lo si valutava secondo quella particolare ottica che al momento il gerark teneva più in considerazione. Perciò cerchiamo anche noi di sapere qualcosa di più sulla nuova divinità, la quale, spuntando fuori dal mistero, ha già iniziato a godere la nostra ammirazione più piena. Per questo non vediamo l'ora di sentir parlare di lui, convinti che la sua storia avrà molto da raccontarci e da stupefarci.
Iveon era un dio adulto che aveva ancora un ridotto numero di anni sulle spalle, per cui, sotto diversi aspetti, lo si poteva considerare una divinità nel fior fiore della sua esistenza. A parte i suoi anni, agli occhi delle altre entità divine il giovane dio si presentava come un tipo dinamico, solerte ed intraprendente; né scarseggiavano in lui la sagacia, la scaltrezza e la combattività. Inoltre, era risaputo che egli era inarrendevole e temerario; mentre la sua vita vantava una lunga scia di eroismi rifulgenti e di eccezionale epicità. A dirla in breve, il nostro nuovo personaggio divino aveva dalla sua parte le migliori qualità che una divinità potesse desiderare e riusciva a goderne con ampio compiacimento. Ma egli non se ne vantava e preferiva condurre un'esistenza morigerata e riservata, senza mai accennare a qualche dissolutezza. Anzi, mostrava una forte avversione ad ogni tipo di sfrenatezza e di sregolatezza.
Il divino Iveon era il figlio unigenito di Orius, il dio del mattino, e di Occen, che era la dea della sera. Dei suoi due genitori, soltanto il padre era una divinità maggiore, perciò anch'egli lo era diventato per discendenza. In riferimento al suo stato civile, nell'ambito della collettività divina, egli risultava coniugato, avendo sposato Annura, la dea della temperanza. Da lei non aveva avuto ancora alcun figlio, poiché per il momento avevano deciso insieme di non averne. Entrambi avevano preso tale decisione, poiché erano convinti che la prole, numerosa od esigua che fosse, avrebbe comportato una serie di problemi alla loro vita. Essa, perciò, sarebbe stata costretta a cedere parte della loro libertà, la quale spesso era in grado di donare alla coppia dei giorni mistici di dolce serenità e di gaia spensieratezza.
Ritornando alla personalità dell'eroico dio, non erano stati pochi gli episodi, dei quali egli si era reso protagonista in un tempo relativamente remoto. Essi, dopo averne messo in luce le singolari doti di combattente audace e di brillante condottiero, lo avevano reso famoso agli occhi di tutte le divinità di Luxan. Perciò i medesimi continuavano ad essere sulla loro bocca sia nel Regno della Luce che in Kosmos, per il fatto che li rammentavano ancora e potevano valutarli soltanto positivamente. Le divinità ricordavano principalmente l'avventura che egli aveva affrontato sul pianeta Treun. Allora, da parte nostra, essendo desiderosi di appurare quanto in essa ci fosse di vero sul conto del dio dell'eroismo, andremo a rivangarla nel tempo passato. Così conosceremo il dio in maniera approfondita nel suo valore eccezionale d'insuperabile eroe.